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Autore: Heihei    16/12/2016    2 recensioni
TRADUZIONE
La storia è stata scritta da Alfsigesey e pubblicata su fanfiction.net in lingua inglese.
Bethyl post-finale della 4 stagione
"Nulla sarà più facile di nuovo. Scappare da Terminus, sconfiggere una mandria di vaganti, cercare provviste. Ma niente di tutto ciò sarà difficile come innamorarsi e provare a costruire una vita insieme in mezzo a tutto questo."
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Carol Peletier, Daryl Dixon, Un po' tutti
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: Violenza
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TAGLIO CESAREO


Carol non poteva avere idea che la sua bugia sul taglio cesareo potesse essere messa in discussione così in fretta. Non appena entrò nella comunità di Terminus, Jenny era in travaglio.
Jenny era la ragione per cui Carol non era stata gettata in quel furgone insieme a Tyreese, era pronta a partorire e tutti erano preoccupati perché aveva concepito il suo primo figlio col cesareo. Le tornò in mente Lori, insieme a un flusso incessante di emozioni frustranti.
La donna dai capelli grigi che aveva preso Judith era il loro medico. In realtà, insegnava biologia al liceo perché aveva abbandonato gli studi di medicina vent'anni prima. Aveva le conoscenze basilari per aiutarle con problemi minori, ma le mancava l'esperienza che invece Carol aveva detto di avere. 
L'avevano trasferita alla Casa delle Madri, probabilmente l'unico edificio di Terminus che era stato trasformato in un'abitazione confortevole. Le mantenevano lì e, per la stragrande maggioranza di loro, erano solo ragazze. C'erano poche donne adulte, come Jenny, abbastanza grandi d'età da non far sembrare il titolo di madre inadeguato, come invece era per le altre, ma Carol cercò di non pensarci, cercò di ignorare lo sguardo spento di quelle ragazze deboli, disperate e impaurite. Terminus le proteggeva e loro in cambio dovevano fare bambini e prendersi cura di loro. C'erano una decina di donne incinte, tutte quasi pronte al parto e, se non lo erano, lo sarebbero state presto. Vide solo circa cinque bambini e si chiese da quanto tempo esisteva la Casa a Terminus... e poi, anche quanti bambini dovevano aver perso.
Seduta con altre ragazze in una sorta di soggiorno, vide Sophie. Carol passò talmente in fretta che forse non l'aveva neanche notata. La guardò meglio da lontano, almeno non piangeva. Era con delle ragazze della sua età, ma probabilmente le stavano raccontando cose orribili.
Forse questo la sveglierà.
Judith era ancora con la dottoressa, le vide mentre la stavano portando nella sala da parto dov'era Jenny, disperata e insofferente per i dolori.
"Tu... tu sei un medico? Sai far uscire il bambino?"
Jenny rimase a bocca aperta tra un gemito e l'altro, sembrava che volesse strappare le lenzuola sotto i suoi pugni.
"Sì, calmati. Sono qui per aiutarti."
Non sarà come con il vagante, Carol ammise tranquillamente a se stessa tramite una vocina nascosta dentro di sé, ma decise di ignorarla e iniziò a tagliare. L'aveva già fatto con un cadavere ed era sempre stata molto abile con i coltelli, non vedeva perché avrebbero dovuto scoprire che mentiva.
La preoccupazione per se stessa svanì nel momento in cui si trovò da sola con lei in travaglio. Certo, non voleva dire la verità, ma voleva salvare davvero lei e il suo bambino. La dottoressa dai capelli grigi venne in suo aiuto e Carol sperò che avesse affidato Judith a qualcuno di competente.
"Abbiamo un sacco di farmaci", le disse.
"Bene, ne avremo bisogno."
Avevano appena finito di lavarsi le mani quando un urlo straziante proveniente dall'esterno le fece trasalire.
"Vai a vedere di cosa si tratta", ordinò la dottoressa a una delle ragazze sedute nel corridoio per assistere all'intervento.
"Dobbiamo focalizzarci su quello che succede qui, in questa stanza, per il momento", disse Carol, col cuore che le batteva all'impazzata. Forse erano solo un paio di vaganti troppo vicini alla recinzione.
Pensò a Tyreese. Se avesse avuto la possibilità di uscire da quel furgone, l'avrebbe fatto.
Pochi minuti più tardi, la ragazza incaricata di andare a contollare tornò nella stanza, annunciando ad alta voce: "Qualsiasi cosa fosse, è finita velocemente!"
Con un numero sufficiente di anestetici per mantenerla incosciente nelle ore successive, le urla della madre cessarono e i suoi occhi si chiusero. Carol respirava profondamente, cercando di contenere il tremolio della mano con cui teneva il coltello.
Funzionerà, sopravviveranno e dimostrerai di essergli utile. Potrai anche salvare Tyreese e Judith, e portare via Sophie dalla Casa delle Madri più facilmente, una volta diventata parte di loro.
Sapeva di avere un'unica possibilità, e cercò di attenersi al piano durante l'intervento. Affondò il coltello nell'addome di Jenny, facendo sufficiente pressione per farla gemere leggermente. Fece del suo meglio per non mostrarsi insicura e a non reagire quando la dottoressa si asciugò il sudore dalla fronte, preoccupata. Seguì la cicatrice del vecchio taglio, il sangue le bagnò le mani in pochi secondi. Era senza guanti, non era del tutto sicura che fossero a disposizione se lei li avesse chiesti.
Era caldo. Inaspettatamente, pensò a Karen e a David, a quanto la stupì quella sensazione di calore. Aveva ucciso tanti vaganti, ma non era come essere a contatto con il sangue di un corpo vivo.
Andò tutto così bene che Carol dopo pronunciò una piccola preghiera di ringraziamento, cosa che non faceva da parecchio tempo. Il bambino piangeva e tutta la Casa era in festa. La dottoressa cullava il neonato, mentre lei ricuciva il ventre della madre. L'unico rischio per Jenny poteva essere un'infezione, dato che le loro condizioni non erano state proprio sterili, ma aveva fatto del suo meglio.
Infine, la donna dai capelli grigi le offrì di sedersi con lei e il neonato fin quando la madre non si fosse svegliata. Quando lo fece, le presentarono il bambino e poi Carol fu autorizzata ad andarsene.
Tutte le ragazze presenti la ringraziavano, dicendole quanto le fossero grate per il suo arrivo. Alcune la definirono un "dono di Dio" con le lacrime agli occhi.
Usò la stanchezza come scusa per andarsene e non partecipare a quella festa con loro. Attraversò tutto il corridoio della Casa alla ricerca di Sophie e la vide, finalmente, in una delle sale da parto con Judith in braccio. Entrambe videro le porte sul fondo del corridoio, quelle che affacciavano all'esterno, aprirsi. Due uomini armati entrarono per vedere il bambino. Carol deglutì, avvicinandosi a Sophie che non riusciva a non guardare le mani della donna, sporca di sangue fino ai gomiti. Tutti gli stracci e il sapone per lavarsele erano rimasti nella stanza di Jenny, ma decise che avrebbe potuto aspettare.
"Stai bene?", sussurrò a Sophie.
"Mi dispiace. Sarei dovuta rimanere nel bosco", le sue labbra tremavano. "Ma ho temuto che ci avrebbe prese se fossimo rimaste lì."
Carol scrollò le spalle. "Forse l'avrebbe fatto. Se credevi che potesse accadere, hai fatto bene a scappare."
"Vogliono violentarmi", disse a voce rotta, con un tono così basso che Carl la capì per aver letto il labiale. Aveva gli occhi lucidi, il viso teso in una smorfia di dolore. "Me l'hanno detto le altre ragazze. Hanno detto che devo lasciarli fare e tutto farà meno male."
Abbracciò forte Judith per confortarsi.
Carol non si rese conto subito di aver annuito tutto il tempo, ma quando lo fece, si fermò facendo un respiro profondo. "E' quello che avevo pensato", ammise.
"Dobbiamo uscire da qui."
"Lo faremo", la rassicurò. "Ce ne andremo. Io, tu, Tyreese e Judith. Ce ne andremo e staremo bene da soli. Ma fino a quel momento, dobbiamo essere coraggiosi."
"Per quanto tempo? Non possiamo andarcene prima che..."
"Non lo so, Sophie. Ho intenzione di portarvi fuori di qui al più presto."
Avrebbe voluto dirle tante cose. Odiava la sua stessa voce, era troppo dura. Aveva ragione Tyreese, era troppo severa con lei e troppo determinata a cambiarla. Ma Carol non era cambiata in una notte, non poteva aspettarsi che lo facesse lei. Sophie aveva bisogno di qualcuno che la proteggesse finché non avrebbe imparato a farlo da sola. Qualcuno doveva dirle che, anche se in quel momento era impotente, non lo sarebbe stata per sempre e che, anche se non fossero riusciti ad uscire prima che avessero abusato di lei, sarebbe diventata comunque forte. Non poteva mollare solo perché le erano accadute delle brutte cose. Carol lasciò che volesse bene a Sophie quel tanto che bastava per farle pensare quelle cose, ma non potè trasformarle in parole.
Fuori quelle porte, gli spari cominciarono a piovere su Terminus. E stavolta non si fermarono.
   
 
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