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Autore: ErinJS    17/12/2016    7 recensioni
Dopo l'addio ad Elsa, Anna e Kristoff, a Storybrooke tutto sembra essere tornato alla normalità. La quiete, però, non può durare per sempre e l’improvviso arrivo di una giovane ragazza di circa 17 anni porta con sè un'ondata di misteri e problemi. Nessuno sa da dove venga o chi sia, o perché quegli occhi verdi sembrino tanto familiari; quello che però è chiaro alla Salvatrice è che nasconde qualcosa e prima o poi riuscirà a scoprirlo. Ma se non fosse tanto importante il luogo da cui proviene la giovane, ma il…quando?!
Una nuova minaccia aleggia nella vita dei nostri eroi e questa volta il domani sembra proprio dietro l’angolo.
La ff presenta degli spoiler sulla quinta stagione.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Foresta Incantata
 
La soglia del dolore è qualcosa di insolito, difficile da spiegare a qualcuno che non si è mai davvero chiesto cosa sia.
Varia da persona a persona. Lo sanno tutti e, nel corso del tempo, aveva finito col divenire un dato di fatto.
Eva aveva sentito qualcuno definirla come il semplice momento in cui uno stimolo comincia ad essere percepito come doloroso; l’esatto istante in cui il cervello manda un messaggio d’allarme, rendendo troppo calde le fiamme o troppo fredde le lastre di ghiaccio.
Non sapeva se fosse vero, ma di una cosa era certa: la soglia del dolore non variava solo da individuo a individuo, ma anche dal preciso momento in cui il cervello decideva di dar libero sfogo ai suoi segnali, rendendo pazzo chiunque vi cadesse vittima.
Qualcosa di inatteso e di estremamente illogico.
Non vi era un tempismo o la premonizione di quell’arrivo logorante; il dolore compariva senza troppe cerimonie, divenendo padrone incontrastato della vita di qualcuno.
Jake, per esempio, doveva possedere una soglia a dir poco invidiabile.
Dal momento in cui si erano rincontrati dopo quell’assurdo salto nel buio, non lo aveva più visto lamentarsi per la ferita alla spalla.
Non un accenno, non un lamento. Era come se il dolore avesse cessato di esistere; come se una parte del suo cervello fosse stata spenta improvvisamente, sotto il freddo controllo del figlio di Regina.
Le cose, però, non stavano di certo andando a quel modo ed Eva lo sapeva bene. Jake non voleva apparire debole ai suoi occhi e, piuttosto di lamentarsi, si limitava a digrignare i denti e ad andare avanti con il suo consueto portamento fiero e impeccabile.
Non voleva il suo aiuto.
Non per una questione di antipatia o chissà che altro, la sua era semplice e genuina testardaggine. Lui era un Ribelle, lui era il figlio della potente Regina e del valoroso Robin; lui non cadeva di fronte a niente, men che meno per qualche sciocca ferita, come le aveva definite lui.
Nemmeno il giovane Mills, però, era immune alla sofferenza ed Eva poteva dire di averne avuto la conferma dopo l’uscita di scena di Morgana, Ector e Phil, da quel sentiero divenuto più spaventoso del più oscuro e infestato degli incubi.
Era stata lì. La sovrana dell’oscurità, l’unica e diretta responsabile di tutto quel dolore era stata a pochi passi da loro, completamente ignara della loro presenza.
Se Jake non le avesse premuto la mano sulla bocca probabilmente a quell’ora le cose sarebbero andate diversamente, con Morgana intenta a danzare sui loro cadaveri e Phil tutto gongolante con tutto il suo tanto agognato oro tra le dita.
Ma le cose, fortunatamente per loro, avevano preso una piega diversa e, dopo aver strappato il cuore dal petto del bandito, Morgana era svanita nel nulla, maledicendo il suo servo per essersi fatto scappare il maledetto topo, ovvero lei.
Ector non aveva osato rispondere, limitandosi a trascinare il corpo privo di sensi di Phil verso il castello da cui era venuto.
Nel momento in cui il corpo sinuoso della Fata Oscura aveva lasciato la foresta, Eva e Jake erano rimasti immobili per quelli che erano sembrati minuti interminabili.
Nessuno dei due era riuscito a credere all’eventualità che Morgana non si fosse accorta di loro, che non li avesse visti o, perlomeno percepiti. Se ne era stata in quel sentiero, in compagnia di Phil e di Ector, senza chiedersi a chi appartenesse quei battiti cardiaci così accelerati.
Per un momento Eva aveva avuto la sensazione che si trattasse di un sogno, una sorta di illusione auto prodotta dal suo cervello ormai intaccato. Perché la Fata Oscura non poteva essersene andata a quel modo.
Solo pensarlo suonava strano e impossibile.
Eppure Morgana aveva manifestato il secondo punto debole della sua non più così invincibile corazza. Non solo la presenza di suo padre, il grande Killian Jones, riusciva ad annebbiare la sua vista; ora anche Jake sembrava sortire lo stesso, se non maggiore effetto.
Morgana aveva…un punto cieco.
Già…ma non era solo quello l’aspetto ad aver sconvolto entrambi i fuggitivi.  
Morgana aveva parlato dell’affetto che legava lei e Jake.
Com’era possibile che i sentimenti, non sentimenti, o qualsiasi cosa fosse ciò che provavano l’uno per l’altra, riuscisse ad annebbiare il potere di Morgana?
Affetto.
Quante cose poteva significare una semplice parola: una persona poteva provare affetto per un oggetto, per il proprio animale domestico. Si poteva provare affetto per una persona, un amico, un fratello, per la persona che si amava.
E loro? Che affetto provavano l’uno per l’altra al di là della palese e reciproca antipatia? Era un affetto di tipo familiare? Fraterno? Disperato? O qualcos’altro?
Ma chi poteva dirsi abbastanza coraggioso da intavolare un simile discorso?
Jake non pareva incline a un al dialogo ed Eva, ovviamente, non rappresentava un’eccezione.
Dopotutto, cosa avrebbero potuto dirsi? Lei non sapeva cosa provava per lui e la parola “affetto” sembrava così grande e, al contempo, così piccola da apparire del tutto inappropriata.
Nonostante ciò, durante tutto il tragitto, la giovane Swan non riuscì a pensare ad altro, fissando la mano ormai svincolata dalla stretta di quel palmo forte e sporco di sangue.
Una parte di lei voleva davvero parlarne, voleva capire il motivo che rendeva quella maledetta strega per la prima volta davvero debole ai loro occhi. L’altra parte però si chiedeva cosa ci fosse di meglio di una buona dose di profondo silenzio.
I pirati non parlano, non quando le cose si fanno serie almeno.
Dopo un’ora di cammino senza pausa, Eva aveva colto le prime avvisaglie di cedimento da parte del giovane Mills: il passo si era fatto più lento, finendo col rimanere indietro; il volto pallido e attraversato da smorfie di dolore; gli occhi spenti.
Ovviamente Jake non aveva perso tempo a dare una spiegazione ad ognuna di quelle sue accuse, come lui sembrava viverle: rimaneva indietro per coprirle le spalle; le smorfie si presentavano ogni qualvolta lei facesse rumore con quel passo da elefante, cosa che accadeva piuttosto spesso; e i suoi occhi erano stanchi di sentirla parlare.
Galante come al solito.
“Imbecille…” sussurrò a denti stretti la figlia del Capitano Jones.
Il loro affetto, sì come no. Jake era innamorato perso di lei e quelle erano semplici dimostrazioni di quanto fosse immane il loro amore.
Perfino Morgana, alle volte, riusciva a prendere dei granchi assurdi.
Infischiandosene del rumore emesso dai suoi stivali ricolmi di terra e fango, Eva stentava ancora a credere ai livelli di idiozia che quel ragazzo riusciva a raggiungere.
E con che razza di coraggio poteva dire che lei aveva un passo pesante. Sarebbe stata un ottimo acquisto per i Ribelli, se solo lei stessa fosse stata interessata a farne parte.
Avevano solo da perderne. L’idiota dietro di lei compreso.
Proseguendo verso la parte più interna della foresta, i due non si rivolsero un solo cenno di parola. Jake troppo distratto dai suoi pensieri; ed Eva….troppo occupata a lasciarsi infuriare dai suoi.
La principessa pirata si ritrovò ad aumentare la distanza tra loro, infischiandosene se i suoi passi apparivano meno aggraziati di quelli di qualsiasi ragazza Jake avesse avuto; e vista la mole di Diletta, il primato non era poi così facile da ottenere.
Un improvviso rumore alle sue spalle la fece sussultare, per poi rendere il suo sguardo offeso ancora più tagliente.
“E menomale che sono io quella che non sa attutire il passo vero…”
Nel momento in cui Eva si voltò per iniziare l’ennesima guerra verbale, ciò che vide riuscì a soffocare qualsiasi insulto stesse per lasciare le sue labbra.
Il corpo del giovane ribelle era riverso a terra, con il volto nascosto dal terreno su cui si era scontrato.
Cercando, invano, di rimettersi in piedi con l’aiuto di un’immensa radice d’albero alla sua destra, Jake emise un lamento straziante, il quale pareva aver finalmente dato voce a tutto il dolore fino ad allora trattenuto.
Ed eccolo lì.
Il dolore era arrivato.
Senza acclamazioni, senza appuntamenti.
Celere. Improvviso. Devastante.
Dimenticando tutta la rabbia che, fino a quel momento, aveva alimentato il suo orgoglio, Eva corse verso il ragazzo, inginocchiandosi ai suoi piedi e aiutandolo a posare la schiena sul tronco su cui aveva, poco prima, posato la mano insanguinata.
Solo in quel momento Eva si accorse di quanto grave fosse la situazione.
Con un gesto privo della delicatezza che probabilmente avrebbe caratterizzato qualsiasi altra ragazza, Eva abbassò la giacca di pelle nera e strappò l’orlo della maglia scura indossata da Jake, riuscendo così a mettere in luce la gravità di quella ferita fino a quel momento derisa.
La spalla era del tutto fuori posto e la caduta doveva aver peggiorato le cose, rendendo la visione di quell’osso qualcosa di disgustoso e innaturale. Sembrava che una malformazione si fosse impossessata del suo arto; l’osso era a contatto con la pelle, così vicino dal squarciarla in maniera netta, come una lastra di ghiaccio conficcata nella carne. Non poteva essere una semplice lussazione e lo sguardo di dolore di Jake ne era una dimostrazione.
Il sangue sgorgava copioso, inzuppando ogni strato di stoffa riuscisse a raggiungere.
Il colorito abbronzato, quasi bronzeo, del ragazzo aveva lasciato spazio al pallore tipico di chi era privo di forze, accompagnato da solchi neri sotto gli occhi.
Le iridi di Jake, così scure e cariche di sentimento, apparivano velate e lucide, come se una schiera di lacrime fosse pronta a riversarsi su quel volto.
Ma Jake non avrebbe pianto, Eva lo sapeva e probabilmente ne era consapevole l’intera Foresta Incantata.
“Non puoi proseguire…” la voce delicata, priva di sarcasmo.
“Si che posso…devo solo riposare un attimo…” lanciandole uno sguardo altezzoso, Jake cercò di posare una mano sulla spalla ferita e rimettersi in piedi, incontrando però l’opposizione della giovane Jones “Che fai?!”
“Non. Puoi. Proseguire”
“Ah bene…immagino che allora sia arrivato il momento di lasciarmi qui!”
Il tono di voce pareva voler essere di sfida, ma l’unica cosa che raggiunse l’orecchio e il cuore della ragazza fu la sfumatura carica di preoccupazione.
Aveva paura di essere lasciato indietro. Temeva che lei lo avrebbe abbandonato lì, continuando a fare quello che aveva sempre fatto: contare unicamente su sé stessa.
Del resto come biasimarlo. Lei lavorava da sola; a meno che nei paraggi non ci fosse stato suo padre.
Ma come gli aveva detto poche ore prima in attesa del loro boia, lei non era una stupida.
Orgogliosa, permalosa, forse addirittura ingenua in alcuni aspetti, ma assolutamente non stupida.
Imparava quasi sempre dai suoi errori, come le aveva insegnato a fare la sua famiglia e, nonostante spesso faticasse ad ammettere di avere torto, quando lo faceva si impegnava anima e corpo per non ripetere lo stesso sbaglio.
Con Jake aveva già sbagliato, lo sapeva, forse più di quanto lui avrebbe mai compreso. Lo aveva capito quando si era trovata così vicina dal perderlo; quando aveva sentito le sue parole cariche di rimpianto. Quando aveva scoperto che quello che aleggiava tra loro non era odio e disprezzo ma semplice e pura solitudine, mista a qualcosa di non ben definito.
Non si era fidata di lui e questo era stato l’errore che aveva portato entrambi a pochi metri dalle grinfie di Morgana.
Deglutendo in maniera secca, Eva si sedette di fronte a Jake, ritrovandosi ad appoggiare una mano sul suo ginocchio.
Jake la fissò, lo sguardo sbarrato, per la prima volta preso alla sprovvista. Non lo aveva mai toccato, non intenzionalmente, non senza la paura di venire inseguiti da Phil o dai soldati di Morgana.
A ben guardare, da quel tuffo dal precipizio della radura, non avevano mai avuto un solo istante di tranquillità. C’era sempre stato qualcosa, il pesante fiato sul collo di qualcuno che li inseguiva o di qualcosa che non andava, come il breve soggiorno presso il villaggio degli orchi.
Nemmeno in quel momento, con solo foglie e tronchi d’albero come scudo, non erano immersi nella tranquillità.
Avrebbero mai avuto la fortuna di godere di un momento di pace? E, se così fosse stato, come si sarebbero comportati? Cosa si sarebbero detti?
“Non ti lascerei mai indietro…” la Jones lo guardò dritto negli occhi, serrando le labbra, con fare serio.
“…ma dovrai farlo” quella che ad orecchio inesperto sarebbe sembrata una domanda, in realtà era una triste e fredda affermazione.
Non vi era bisogno di alcuna risposta confortevole, non per lui.
Sembrava una premonizione; qualcosa di già scritto e impossibile da modificare.
Jake aveva capito fin troppo bene la gravità della sua ferita. Avvertiva chiaramente l’offuscamento derivante dall’infezione; il modo in cui i suoi sensi divenivano sempre meno istintivi, sempre meno presenti. Il battito cardiaco sembrava accelerare ad ogni istante e il modo in cui la sua mano destra continuava a tremare decretava la fine di ogni dubbio.
“Non credo proprio…” Eva si ritrovò a ridere di fronte a quella sciocca eventualità.
Rideva.
Maledizione, ci mancava quel sorriso per fargli annebbiare ancora di più il cervello, così bello da riuscire ad oscurare quello di qualsiasi principessa, regina o fata dei boschi esistente.
“Eva non…”
“Non cominciare ti prego” lo bloccò con un gesto della mano, la stessa che fino a quel momento era rimasta sul suo ginocchio “…non sono il tipo che ama discorsi smielati sull’importanza del sacrificio…”
“Strano…l’ultima volta mi sembrava che questo genere di discorsi ti piacesse…”
Ed eccolo quel sorriso malizioso che doveva aver fatto sciogliere il cuore della gran parte delle ragazze che lo aveva incrociato. Doveva aspettarselo che quel Ribelle non avrebbe fatto trascorrere troppo tempo prima di tirare fuori la storia del loro bacio.
Neppure una ferita infettata sembrava essere troppo dolorosa da zittire quella bocca prepotente e maledettamente invitante.
“Non so a cosa ti riferisci…” il volto in fiamme tradiva il tono di voce altezzoso della giovane Jones.
“Se vuoi possiamo…”
“Zitto!” con la sola forza dell’indice, puntato verso quel volto la cui malizia era annebbiata dal sudore del dolore, Eva bloccò qualsiasi parola stesse per uscire dalla bocca del ladro-guerriero “…o giuro che invece di guarirti ti tolgo quel sorriso dalla faccia a suon di pugni!”
Nel sentire quella minaccia il volto di Jake si fece pallido. Stranamente, però, non furono i pugni a preoccuparlo, ma qualcosa di ben diverso e di solitamente allietante alle orecchie di chi soffriva a quel modo.
“Tu non guarisci nessuno!” il tono secco, qualsiasi traccia di divertimento del tutto svanita.
“Sì invece…”
“Ti ha dato di volta il cervello forse?...se usi la magia Morgana ci troverà. Dio solo sa per quale motivo non ci ha visto prima…”
“Lo ha detto il motivo…” Eva lasciò fuoriuscire quelle parole con la stesa facilità con cui, di solito, lanciava occhiatacce a chiunque la innervosisse; e, ovviamente, se ne pentì nello stesso momento in cui le sentì echeggiare in quella notte infinita, illuminata unicamente dai raggi della luna.
Entrambi rimasero in silenzio, agghiacciati da quelle parole.
Maledizione, perché riusciva sempre a mettersi in situazioni così maledettamente difficili?
“Già…lo ha detto…” gli occhi dei Jake divennero improvvisamente due pozzi oscuri, così espressivi da dare l’impressione di essere un reale varco verso la sua anima “…ma se continui a fare la stupida…”
“Stupida?!” lo interruppe la Jones, sussurrando quelle parole piena di collera “….io voglio aiutarti e tu mi chiami stupida? Ma che razza di problema hai?”
“Sei tu il mio problema…continui a fare di testa tua non ascoltando per un solo momento quello che ti viene detto!”
“Forse perché quello che mi viene detto è incredibilmente idiota!”
“…sei impossibile!”
“Mai quanto te!”
Per un attimo i due si fissarono, come un lupo ed un leone pronti ad attaccare di fronte al minimo segno di movimento.
Iridi verdi riflesse in pozzi nero pece.
Neppure il soffio tenue e freddo del vento sembrava riuscire ad attirare il minimo interesse. Nessuno sembrava volersi arrendere, nessuno sembrava voler cedere il posto alla minima tregua.
Fino al momento in cui, per la prima volta, l’orgoglio nel cuore del lupo fece spazio alla umanità.
“Ascolta…” esclamò Eva spostando nervosamente i lunghi capelli scuri dietro di lei “…la ferita si sta infettando e il modo in cui ti fuoriesce l’osso è una delle cose più disgustose che abbia mai visto. Devi fidarti di me…”
“Io…”
“Hai promesso a mia madre che non mi avresti mai abbandonato…” lo interruppe nuovamente Eva, non apparendo però stoica e inflessibile come poco prima …”ma se non lasci che ti guarisca…non durerai a  lungo…e lo sai!”
Jake indurì la mascella, furioso nel vedersi sconfitto dall’arida realtà di quelle parole.
“Se usi la magia Morgana arriverà di corsa….”
“Non possiamo saperlo…forse…forse non riuscirà a vederci comunque!” gli rispose, deviando su ciò che realmente li mascherava dalla strega “…ma sarebbe stupido non provare…”
Il silenzio scese nuovamente su di loro, lasciando che un maestoso gufo reale prendesse il comando di quella nottata, avvolgendo con il suo grave e breve bubolo l’intera foresta; che fosse un richiamo o un avvertimento per un uccello invasore poco importava, quel suono riusciva a far irrigidire i nervi di chiunque, pirata e ladro compresi.
Fu Jake a rompere quell’atmosfera silenziosa, non sapendo di aver attirato su di sé i ringraziamenti della giovane di fronte a lui.
“Bè…che stai aspettando, non sei di certo il tipo che chiede il permesso…!?”
“…ti ho promesso che non avrei più usato la magia…e io le promesse le mantengo…quindi….”
“….quindi hai bisogno del mio consenso?!” concluse Jake, a dir poco incredulo “..,prima con Phil però la stavi per usare…o sbaglio?!”
“Eventi di forza maggiore…non era una mia scelta!” si difese immediatamente.
“Continuo a dire che tu hai qualcosa che non va…”
“Perché sono una di parola?”
“Diciamo che non sembri il tipo che dà valore alle promesse…sei un pirata no?!”
“Per metà…”
“Quindi la metà Swan ti porta a mantenere fede alla parola data?!”
“Questo…e diciamo che la parte Jones mi tiene il più lontana possibile dal promettere qualcosa!”
Jake si ritrovò a sorridere.
Quella ragazza era una continua fonte di sorprese e il modo in cui il suo cuore continuava a battere di fronte al suo sguardo puntato addosso gli faceva ben intendere in che razza di assurdo guaio si stesse per cacciare.
Già…come se ne fosse mai uscito davvero.
“Ok…guariscimi. Ma se ci trova dovrai scappare e lasciarmi qui…Chiaro?!”
Eva sorrise a sua volta, ma ciò che il giovane Mills vi lesse fu qualcosa di ben diverso dall’arrendevolezza di chi accettava quel semplice ordine.
Eva era una ribelle.
Non una qualsiasi; non una di quelle senza cervello alla continua ricerca di avventura.
No, lei era uno spirito libero, una di quelle persone impossibili da legare a qualcosa o a qualcuno, impossibili da trattenere. Bisognava limitarsi ad assaporare la loro presenza tra le dita e sperare che rimanesse il più a lungo possibile.
Era simile al vento che soffia tra i capelli nelle dirompenti tempeste: per quanto si cercasse di domarlo, alla fine il vento finiva per prendere le sue decisioni, andando nella direzione che preferiva e nel momento che più lo aggradava.
Era come l’acqua del mare, impossibile da trattenere, impossibile da stringere tra le braccia.
Lei era come il vento…era come l’acqua.
E lui…lui invece era semplicemente l’uomo che cercava di tenerla tra le dita, sfidando inutilmente le leggi della natura.
Il contatto delle dita di Eva sulla sua spalla, riportò il giovane alla realtà obbligando i suoi occhi a posarsi su quelle dita dalle unghie corte e poco curate. Sembravano le mani agili di un artigiano e non quelle di una principessa; ma al principe dei ladri andava bene così.
“Allora…comincia pure…” la incalzò Jake, cercando di scacciare quei pensieri dalla mente.
 
***
 
 
“Non c’è che dire…in quanto ad uscite teatrali vostra figlia ne sa molto più di voi!”
Il tono secco e tagliente di Regina echeggiò all’interno del salotto, arrivando forte e chiaro alle orecchie dei due genitori, fermi nello stesso punto che avevano occupato prima che la loro figlia uscisse furiosa da quella stanza.
Con aria preoccupata, Emma lasciò vagare lo sguardo all’interno della stanza, prendendo atto di quello che era appena successo. Il divano era finito dal lato opposto della stanza; un vaso acquamarina, fino a poco prima integro, ora giaceva a pezzi ai piedi delle costose scarpe di Regina. Fogli a terra; sguardi sbarrati.
Per quanto cercasse di controllare la sua mente, la giovane Swan si ritrovava a ripetersi sempre la stessa domanda: Che diamine era accaduto?
Un momento prima, discutevano con Nimue sul modo migliore per sbarazzarsi di quella maledetta e ingombrante sorella e, nel giro di un battito di ciglia, Regina e la nuova arrivata si erano ritrovate a due millimetri da un incontro diretto con la magia di Eva.
La magia di sua figlia; una magia oscura.
Persino per la Salvatrice era piuttosto difficile ingoiare un simile rospo.
Certo, lei non era il genere di persona che innalzava sé stessa su di un piedistallo di bontà; dopotutto, anche lei possedeva un lato oscuro, ne era convinta; gran poche persone al mondo potevano definirsi totalmente buoni; forse suo figlio Henry rappresentava l’unica eccezione alla regola.
Ma la magia di Eva, la magia che le aveva visto usare poco fa; quella era magia oscura e, per quanto si sforzasse di leggere una spiegazione a tutto ciò, le risultava quasi impossibile.
“Lei…lei non sapeva com’erano andate le cose…” esclamò Biancaneve, avvicinandosi al corpo immobile della figlia “…era convinta che Emma fosse stata uccisa da Morgana…non è così?!”
“Sì…probabilmente nessuno era a conoscenza del sacrificio della Salvatrice…” rispose Nimue, con il suo solito tono freddo e distaccato “…tranne Regina!”
Gli occhi di tutti i presenti si posarono sulla figura del sindaco di Storybrooke, la quale era intenta a sfogare la sua rabbia sulla manica impolverata del suo abito.
Avvertendo lo sguardo della famiglia azzurra e della mascotte pirata su di sé, la bella Mills alzò lo sguardo di fuoco sui presenti, lasciando ben poco spazio all’immaginazione su quale fosse l’umore del momento. 
“Non guardate me…io sono la versione poco informata che, guarda caso, necessita di risposte!” esclamò graffiante la sovrana, stringendo le labbra con fare autoritario “Ho il presentimento che poco fa, quando Eva ha parlato di mio figlio, non si stesse riferendo ad Henry…Avrei gradito sapere che avrò un figlio che si sacrificherà per il bene di tutti. Quando pensava di dirmelo la tua figlioletta in crisi adolescenziale?!”
“Regina…” la voce irritata di Emma.
“Regina un corno Emma. Tu ora te ne stai qui sconvolta non sapendo come consolare tua figlia; ma qualsiasi cosa le dirai troverai il modo per riavvicinarti a lei. Io…io avrò un figlio…e non ne sapevo niente!”
“Non capisco Regina…sei più sconvolta dal fatto che avrai un figlio tuo con il Principe dei Ladri…o dal sapere che morirà?!”
Poteva una domanda simile, posta con il tono elfico e musicale della sorella di Morgana, accendere le fiamme assopite nell’animo di una persona?
Probabilmente no, a patto che quella persona non rispondesse al nome di Regina Mills.
Lasciandoci invadere dalla rabbia, Regina fece un semplice passo avanti, ignorando il suono emesso dai tacchi a contatto con i vetri rotti sparsi nel pavimento. Stringendo ancor di più le labbra, alzò la mano destra, rivolgendo il palmo verso l’alto e, con una classe impareggiabile, creò una sfera di fuoco, il cui destinatario sembrava infischiarsene del bersaglio dipinto sulla sua testa.
“Mi sono stancata di te…”
“Oooook…” esclamò Biancaneve, posizionandosi celermente davanti al corpo furioso della matrigna “…penso sia il caso di dividersi e cercare Eva…che ne pensate?! Scoprire che la propria madre si è uccisa non è una cosa semplice da digerire…né per i suoi genitori…né per sua figlia”
“È meglio dividersi!” acconsentendo silenziosamente alle parole del genitore, Emma si avvicinò alla sedia su cui aveva posato il cappotto. In fin dei conti, rimanere lì a rimuginare sulla magia di Eva non avrebbe di certo risolto le cose.
L’avrebbero trovata e, come aveva gentilmente fatto notare Regina, avrebbero chiarito le cose. Dopodiché si sarebbero occupati di Morgana, approfittando dell’entrata di scena di Nimue.
Nonostante il piccolo intoppo, le cose si stavano muovendo e non a vantaggio di quella maledetta strega arrivata dal futuro.
Arricciando le labbra con fare frustrato, Regina fece sparire la palla di fuoco con un semplice gesto della mano, senza però far minimamente assopire le fiamme che divampavano sulle sue penetranti iridi d’oro nero.
“Ok…come ci dividiamo?“ chiese il Principe Azzurro, lanciando uno sguardo verso la moglie, la quale non aveva smesso i panni di muro protettivo, rimanendo immobile davanti alla figura di Regina.
“Io vado con la nuova arrivata nella foresta…” esclamò il sindaco, lasciandosi andare ad uno dei suoi temibili e agghiaccianti sorrisi.
Luogo deserto. Regina da sola con Nimue.
Perfino Brontolo avrebbe compreso le intenzioni di Regina.
“Perfetto…Nimue…tu vieni con me e Uncino..” esclamò Azzurro, quasi ignorando la voce della sovrana “…voi tre invece…bè…andate dalla parte opposta della nostra!”
David posò la mano sulla spalla magra della “non fata”, alzando le sopracciglia, come a voler augurare buona fortuna alle due donne della sua vita, le quali si sarebbero trovate nel pieno del fuoco dirompente dell’ex cattiva di Storybrooke.
Non c’era da invidiarle.
Dopotutto, però, come biasimarla? Persino lui, che vantava un certo autocontrollo, avrebbe faticato non poco a digerire una simile informazione.
Regina avrebbe avuto un figlio che, a quanto detto da Eva, sarebbe morto per salvare tutti loro. Come si poteva reagire in maniera serena ad una simile informazione?
Ma la cosa sembrava non ammorbidire affatto il volto di Nimue, la cui schiettezza non sembrava essere dettata unicamente dall’ingenuità.
Ovviamente la sorella di Morgana non poteva rappresentare un modello di bontà, sarebbe stato strano il contrario; come si diceva, la mela non poteva cadere molto lontana dall’albero e Nimue non rappresentava l’eccezione. Perfino la parentela tra Zelena e Regina ne era un esempio. Certo, la Regina di oggi era totalmente diversa dalla Evil Queen che avevano conosciuto nella Foresta Incantata; ma stava di fatto che l’inclinazione al male era assopita in entrambe le donne e, per quanto si vergognasse a pensarlo, qualcosa di simile doveva pur legarle. Lo stesso valeva per lui no?
Ovviamente, però, la forza di volontà e il cuore di una persona potevano sconfiggere il male insito in ognuno, Regina e Killian ne erano un perfetto e valoroso esempio.
Ovviamente David non avrebbe espresso ad alta voce quella considerazione, soprattutto in presenza del pirata; non al momento almeno.
Ignaro dei pensieri che affollavano la mente del principe, Killian Jones si avvicinò alla figlia di quest’ultimo, cingendole con l’unico la vita sottile, attento a non ferirla.
“Swan…va tutto bene?!” il tono dolce e profondo, come solo quello del pirata sapeva essere.
Lasciandosi incatenare da quei profondi occhi color blu oceano, Emma alzò lo sguardo in direzione di Killian, prendendo la mano del pirata.
Chi l’avrebbe detto che si sarebbe sentita così a suo agio da fare un simile gesto in presenza di altre persone, i suoi genitori compresi.
“Diciamo che avrei preferito che Eva lo scoprisse in maniera…come dire…meno brusca!”
“Già…ti capisco tesoro. Ma ho paura che nostra figlia abbia ereditato parte della mia impulsività...e del mio lato o…”
“Shh…ti prego…” Emma posò un dito sulla bocca del pirata, porgendogli uno dei suoi semplici ma indimenticabili sorrisi “…non ha ereditato nulla di oscuro da te…perché non c’è nulla di oscuro da ereditare. Si è arrabbiata…e aveva tutte le ragioni per farlo. Il fatto che poi sia nata senza magia e che la mia versione futura l’abbia costretta ad accogliere la sua…bè…probabilmente avrà avuto un qualche effetto sulla sua personalità…”
“Pensi che non fosse destinata ad avere la magia?”
“Penso che le nostre versioni future abbiamo dato troppo peso a questa profezia…” il tono sicuro della Salvatrice catturò l’attenzione di tutti i presenti.
Gli occhi verde giada della figlia di Biancaneve sembravano brillare di luce propria, riuscendo ad accendere a loro volta le iridi blu mare del capitano della Jolly Roger dritto davanti a lei.
Eccola lì la sua Swan, la donna forte e coraggiosa che aveva scalato l’albero di fagioli insieme a lui; la donna che aveva portato il lieto fine in molti cuori, compreso il suo; la donna che avrebbe spezzato la maledizione che aveva oscurato il loro futuro.
La donna che li avrebbe liberati da Morgana.
La Salvatrice.
 
 
 
 
***
 
Jake le aveva dato il permesso di guarirlo.
Nessuno aveva ancora osato interromperli, attaccandoli con asce, incantesimi o bastonate alla testa.
Cos’altro poteva andare storto?
Ah già…Eva Jones non aveva mai usato la magia per guarire qualcuno.
Ed ecco comparire i primi segnali di preoccupazione.
Lei voleva guarirlo, certo; ma come si guarisce una persona con la magia? C’era un rito particolare da seguire? Si doveva pronunciare una qualche formula o muovere le dita in un modo particolare?
Possibile che solo ora realizzava di non averlo mai fatto? Poteva una persona essere più stupida di così?
Non aveva mai usato il suo potere per curare una ferita e una piccola, quanto infida parte di lei, continuava ad urlarle che non ne sarebbe mai stata capace. Dopotutto lei aveva la magia oscura dentro di sè e, per quanto si sforzasse di ignorarla, avrebbe sempre fatto parte del suo spirito.
Nessun cattivo usava la magia per guarire e questo, purtroppo, era un dato di fatto.
Tentando di concentrare le sue forze su quello che era il suo volere, Eva serrò gli occhi, con la speranza di mettere un muro tra lei e il mondo esterno; la magia si concentrò sulle sue dita sottili e sui palmi sporchi.
Lentamente, la sensazione di una debole scarica elettrica raggiunse ogni cellula del suo corpo, dandole l’impressione di essersi finalmente ridestata da un sonno troppo lungo e troppo profondo.
Il potere era lì, dentro di lei, le solleticava le dita, come una miriade di formiche intente a camminare sui suoi palmi.
Sentiva di potercela fare, ma qualcosa non andava. Per quanto la magai fosse pronta ad agire, c’era qualcosa che la bloccava, come una forza che si ostinava a non seguire il suo volere.
Scrollando le mani con fare frustrato, Eva si sistemò sulle ginocchia, avvicinandosi di qualche centimetro al corpo di Jake, ma evitando sempre di posare lo sguardo sul suo volto.
L’ultima cosa di cui aveva bisogno era vedere la delusione in quegli occhi scuri.
O, ancora peggio, la derisione.
Inspirando l’aria fredda della notte, Eva serrò nuovamente le palpebre.
Guariscilo. Guariscilo. Guariscilo.
Continuava a ripetersi quelle parole dentro la mente, con insistenza, con urgenza; ma nulla sembrava rispondere a quella richiesta.
Un improvviso silenzio sembrava essere disceso dentro di lei, rendendola del tutto inutile. Le mani avevano smesso di solleticare.
Nessuna scarica di magia, nessuna sensazione di leggerezza o di potere.
Il nulla.
La giovane Jones era pronta a sbraitare e ad alzarsi dando libero sfogo alla sua rabbia, quando la mano di Jake si posò sulla sua, la stessa che fino a quel momento aveva tenuto sopra la ferita del giovane, con la speranza di farla sparire.
Aveva la pelle calda, troppo calda per appartenere a qualcuno nel pieno delle forze.
D’istinto, Eva alzò lo sguardo su di lui, notando che aveva chiuso a sua volta gli occhi.
“Ti agiti troppo…”
“I…”
“Ti agiti troppo!” Jake bloccò qualsiasi rimostranza, tenendo la mano sopra la sua ed accennando un debole sorriso “…sei sempre così agitata Jones!”
“Non sono agitata…” il tono ostinato di sempre.
“Sì invece…sei sempre agitata. Arrabbiata. Irritata…” le parlava senza mai aprire gli occhi e senza accennare a volersi togliere quel sorriso dalle labbra; forse l’infezione aveva già raggiunto il cervello “…dovresti trovare qualcosa che riesca a rilassarti…”
“Non ho bisogno di rilassarmi…”
“Lo vedo…” Jake aprì un solo occhio, come a voler sbirciare la sua reazione.
“Il mio ciondolo mi rilassa…ma guarda un pò…l’ho perso…”
“Lo ritrovo il tuo ciondolo Jones…te l’ho promesso. Ma adesso devi rilassarti lo stesso…e non puoi legare la tua magia e la tua concentrazione ad un oggetto…”
“Ah no?...e perché?”
“Perché un oggetto puoi perderlo…e se vuoi usare la magia devi riuscire a concentrarti. E, guarda un po’, non ti concentri se non ti rilassi…”
“E queste cose le sai…” lo incitò a concludere la frase, con un’occhiata tutt’altro che comprensiva.
“…perché sono il figlio di Regina e ne so molto più di te in fatto di magia?!”
Questa era bella. E perché mai Regina si era presa il disturbo di insegnare i dogmi della magia al figlio che magia non ne possedeva? Che senso aveva dare certe informazioni a Jake?
Forse sperava che riuscisse ad aiutare Rowan? Visto che lui di magia sembrava possederne più di lei visti i geni materni.
O forse non vi era alcun motivo, e le idee di Regina non sempre seguivano una logica comprensibile.
Anche l’ex sindaco di Storybrooke, dopotutto, era alquanto strano.
“Bene…maestro” esclamò la giovane, con derisione “…cosa devo fare? Incrociare le gambe e divenire un tutt’uno con la natura?”
“Povero l’uomo che ti sposerà Jones…ha tutto il mio sostegno!” Jake alzò gli occhi al cielo, cercando di ignorare il dolore sempre più accecante “…Devi cercare di concentrarti…dico davvero!”
“Pensi che non ci abbia provato…c’è qualcosa che blocca la magia!”
“Forse sei troppo preoccupata…Pensa a qualcosa che ti faccia stare meglio. Qualcosa che…ti tolga un peso. Sei preoccupata per tuo padre?...per Henry?!”
“Sono sempre preoccupata per loro…” Eva abbassò lo sguardo, fingendo di concentrarsi su un ciuffo d’erba ai piedi degli stivali di Jake “…ed Henry…”
“Anch’io sono preoccupato per lui…ma so anche che Henry è un tipo ingamba e sono gran poche le cose che lo spaventano”
“Già…ma manca da più di un mese…e nessuno sa che fine abbia fatto…”
“Manca da 56 giorni “ gli occhi di Jake puntati sul volto di lei “ …io dovevo andare con lui. Eravamo insieme quando quella fata ci aveva imbambolati con la storia di un’arma leggendaria…”
Ricordava perfettamente quel giorno; le parole speranzose di una fata gravemente ferita, la cui morte improvvisa, ora come ora, era impossibile non collegarla a Diletta.
Quello fu il primo giorno in cui perfino lui, Jake Mills, aveva cominciato a sperare, a condividere la fede del fratello su una loro possibile vittoria.
“Entrambi volevamo partire al più presto…” continuò il ribelle “…e avevamo già preparato tutto per il viaggio…”
“Perché non sei partito con lui?!” nessuna accusa nel tono di Eva.
“Come sempre tuo fratello è riuscito a convincermi a fare quello che voleva. Riteneva fosse più importante che rimanessi con Roland e Row…e così finì col mettermi a capo dei Ribelli. Lui partì…alla ricerca di questa fantomatica arma…così potente da riuscire ad  uccidere Morgana…quindi probabilmente inesistente. Non so chi dei due sia stato più idiota!”
Jake si fece improvvisamente silenzioso, disorientato dallo sguardo sconvolto di Eva. Era stupore per aver scoperto che il fratello non doveva partire da solo? Stava per ucciderlo per essere rimasto?
“Non può essere…”
“Io…” cominciò il ragazzo, cercando le parole adatte per giustificare un comportamento che nemmeno lui aveva mai accettato reamente “Io volevo seguirlo…davvero…ma…”
“L’arma in grado di uccidere…Morgana…”
Stupore e rabbia per essere rimasto e aver fatto partire Henry da solo? No di certo. I figli di Emma non potevano che condividere la stessa speranza di trovare una simile arma. Stupido lui a non averci pensato subito.
“…era la convinzione di una fata in punto di morte Eva…”
“E non trovi sia curioso che sia la stessa cosa che Tremotino mi ha detto di cercare?”
Entrambi rimasero in silenzio, ammutoliti da quelle parole.
“Dopo…dopo che siamo caduti dal dirupo della riserva dei Ribelli…e che me ne sono andata…” ricominciò a parlare la giovane, glissando magistralmente sulla prima bastonata che Jake si era beccato in testa dalla sua compagna di viaggio “…Tremotino mi è apparso. All’inizio pensavo fosse un’illusione…”
“Ma guarda un po’…così hai visto il Signore Oscuro!” la derise Jake, controllando una smorfia di dolore “…sbaglio o quando te l’ho chiesto mi hai dato del pazzo visionario?”
“Vuoi che continui o preferisci morire qui da solo?”
Jake si limitò ad alzare gli occhi al cielo. Non c’era che dire, dovevano lavorare sulla permalosità reciproca.
“Dicevo…ho visto Tremotino, il Signor Gold in persona…In qualche modo è riuscito a proiettarsi nel futuro. Mi ha detto che esiste un’arma con la quale avrei potuto uccidere Morgana…ma che era presente nel passato e che...che per arrivarci avrei dovuto viaggiare nel tempo e che…”
“Il Signore Oscuro ti ha aiutata…così, guidato dal buon cuore…”
“Anch’io all’inizio ero scettica…ma poi ha detto che lo stava facendo solo per aiutare sé stesso…per non morire per mano di Morgana come invece aveva visto sarebbe successo. E per…per aiutare Baelfire…”
“Suo figlio?...ma…lui è…”
“Morto…già…ma quel Tremotino era ancora convinto di riuscire a ritrovarlo…” esclamò Eva, consapevole di come le parole di sua madre lo avessero indotto, inconsapevolmente o meno, a credere ad un lieto fine per la sua famiglia “…Mi ha detto che dopo aver trovato gli ingredienti…una lacrima di Zelena, una delle perle della Regina Bianca e l’Atto di Fede di chi non crede…e dopo essermi fatta aiutare da tua madre, sarei…sarei potuta andare nel passato, trovare quest’arma e…e salvare tutti!”
“Senza chiederti nulla in cambio?!”
“S-sì…”
“Pensavo avessi smesso di mentirmi Jones…”
“Io non mento…”
“Omettere la verità equivale a mentire…se non lo sai!”
Eva rimase in silenzio, combattuta e irritata.
Senza rendersene quasi conto aveva finito con lo svelare a Jake l’accordo stretto con Tremotino. Non aveva dovuto sforzarsi poi molto per trovare le parole; al contrario le aveva sentite uscire dalle sue labbra con estrema facilità, come lo scorrere del fiume Lyn, le cui sponde, un tempo, erano visibili dalla sua cameretta nel castello dei nonni.
Si fidava di lui e, per quanto cercasse di nasconderlo a sé stessa, era dalla sera in cui erano partiti dal villaggio di Phil che voleva parlargliene.
Poi le cose si erano fatte così difficili da mettere tutto in secondo piano, persino il suo obiettivo.
“Primo…non avresti dovuto accettare un accordo con Tremotino…” esclamò Jake, interrompendo il flusso dei suoi pensieri “…ma probabilmente io avrei fatto lo stesso quindi non starò qui a incolparti!”
“Secondo?” lo incalzò la giovane, fingendosi annoiata.
“…non avresti dovuto avere la presunzione di poter fare tutto da sola…” il tono schietto di sempre, senza troppi fronzoli o giri di parole.
Avrebbe potuto innamorarsi di un tipo così.
-Innamorarmi….dico ma che diavolo vado a pensare…- si rimproverò la giovane, arrossendo vistosamente.
“E a chi avrei dovuto chiedere aiuto? Nessuno sarebbe potuto venire con me nel passato. Tremotino ha detto che incontrare la propria versione passata avrebbe scatenato il caos….ero l’unica non ancora nata nel periodo…”
“L’unica?” la interruppe alzando le sopracciglia scure “…non mi sembra tu sia l’unica figlia degli eroi di Storybrooke mia cara…”
“T-tu?” gli chiese, scettica “…tu non verrai con me!”
“E perché no? Tu rovineresti l’intero universo se te ne andassi a spasso nel passato senza di me…”
“Ah…ma non farmi ridere…me la cavo benissimo da sola!”
“Nel giro di due giorni ti farai odiare da tutta Storybrooke con quel tuo modo di fare arrogante e prepotente!” la derise, posando involontariamente una mano sopra la ferita “…perfino da Henry…ci potrei scommettere!”
“Io so essere gentile se voglio...”
“Il problema è che non lo vuoi per la maggior parte del tempo Jones. Verrò con te…lo vuoi anche tu, altrimenti non me ne avresti parlato”
Eva si ammutolì di fronte a quelle parole.
Dopotutto come dargli torto? Aveva ragione, desiderava dirglielo per poter condividere con lui quel fardello troppo grande. Ma allora perché si sentiva in colpa?
E se gli capita qualcosa? E se muore nel tentativo di aiutarmi?
“Smettila di accollarti ogni tipo di responsabilità Eva…” la redarguì Jake, leggendo quasi nella sua mente e posando nuovamente la mano sulla sua “…non puoi controllare il destino di tutte le persone che ti stanno accanto…non puoi difendere tutti e tenerli lontani da ogni male. Ognuno ha il diritto di percorrere la propria strada. Henry aveva il diritto di partire per cercare qualunque cosa riuscisse ad aiutare chi ama. Mia madre e tuo padre avevano il diritto di partire per aiutare il figlio che li lega a tua madre. E io ho il diritto di venire nel passato con te e di aiutarti a trovare questa maledetta arma…qualsiasi cosa sia…”
“E se ti succede qualcosa? Tremotino ha detto che non esiste nessun modo per tornare qui…una volta uccisa Morgana questo futuro svanirà e con esso ogni traccia delle persone che abbiamo amato…o almeno la loro versione futura...”
Cos’era quella, preoccupazione? Eva Jones si stava preoccupando per lui? No, non poteva essere, e neppure il battito cardiaco accelerato era reale.
“Non mi succederà niente Jones…e se il nostro destino è quello di rimanere nel passato…così sia…”
Ma non potevano rimanere lì, era stato lo stesso Tremotino a dirglielo. Era per quel motivo che le aveva dato il veleno, il veleno di cui non aveva ancora fatto parola.
Il veleno che aveva perso nella lotta contro il Furetto.
Perché non gliene parlava? Perché non riusciva fidarsi totalmente di chi aveva davanti? Perché continuava a tenere per sé le cose più difficili?
“…e poi…me la so cavare piuttosto bene, come te del resto!” un sorriso provocante illuminò il viso del ragazzo, facendo arrossire vistosamente la figlia del pirata.
Vedere che qualcuno la reputava una persona forte e ingamba era qualcosa in grado di farla sciogliere lì, seduta stante.
Maledizione. Maledizione. Maledizione.
“Penso…penso sia una spada….Excalibur per essere precisi!”
E il premio come miglior esperta di fuga da argomenti scottanti va a: Eva Teresa Jones, signore e signori.
“Potrebbe essere, se questa spada sarà forte almeno la metà di quanto…dicono Morgana non avrà alcuna speranza.…”
Le sorrise.
Chissà se Jake sapeva quanto potere risiedeva dentro quel sorriso e chissà se Eva conosceva l’effetto che le sue delicate labbra stese riuscivano ad avere sul ragazzo di fronte a lei.
Abbassando lo sguardo sulla sua mano Eva vide il suo palmo brillare di una luce bianca, simile ai raggi del sole di un’alba insediata nei meandri dei suoi ricordi.
“La mia magia…”
“Ti sei rilassata…”
“N-non è…non è nera…” Eva sentiva gli occhi lucidi e colmi di lacrime di gioia “…non è magia oscura…”
“No…non lo è Jones!”
Mordendosi il labbro carica di emozione, Eva buttò l’aria fino a quel momento trattenuta e, chiudendo lentamente gli occhi, posò la mano sulla spalla del ragazzo, usando la magia per guarirlo dalla ferita.
Jake riuscì ad avvertire fin da subito il cambiamento.
Un insolito calore cominciò pian piano a propagarsi lungo tutta la spalla, raggiungendo ogni singola terminazione nervosa del suo braccio. Era qualcosa di incredibilmente piacevole, come la carezza di una piuma: quasi impossibile da percepire, ma al contempo straordinaria.
“Mi dispiace interrompervi ma…vi stavo cercando!”
Ed eccola lì.
L’ennesima interruzione, l’ennesima fine di quel guadagnato ma mortale momento di tranquillità.
 
***
 
Emma chiuse la telefonata, infilando nuovamente il cellulare nella tasca del suo cappotto.
“Era Killian…” spiegò la Salvatrice, rivolgendosi alle due donne poco più avanti di lei “…sono vicini al Troll Bridge. Hanno detto che lì non c’è nessuna traccia di Eva. Vanno a dare un’occhiata al confine…!”
“E non sembra essere nemmeno qui al parco” si aggiunse Biancaneve, preoccupata “…Forse stiamo cercando nei posti sbagliati…”
“Hai detto di iniziare dai posti che avrei scelto io…evidentemente non abbiamo le stesse preferenze in fatto di nascondigli!”
“Forse ha preso dal ramo paterno…” esclamò Regina in tono annoiato, sorpassando la panchina sui cui molto tempo fa Emma si era rifugiata, soffocata dal rimpianto di non poter far ritorno a New York insieme a Henry.
Quante cose erano cambiate.
“Hai ragione…” sussurrò a fior di labbra Emma, bloccandosi sul posto, catturando su di sé gli sguardi delle due improbabili compagne di ricerche “…Eva è cresciuta con Killian….lei…lei non si calma in mezzo alla foresta o in un parco…” continuò la bionda, osservando un punto cieco davanti a sé “…lei…è come Killian…si calma…guardando l’orizzonte!”
“Bene...” esclamò secca Regina, incamminandosi verso l’uscita dal parco di Storybrooke “…immagino che la prossima tappa sarà il molo allora!”
Madre e figlia si scambiarono una veloce occhiata, ben consapevoli di cosa si stesse muovendo dentro l’animo di Regina.
Aveva dovuto incassare l’ennesimo colpo da parte del destino, senza poter far nulla per anticiparlo o, per lo meno, sena riuscire a far nulla per attutirne l’impatto.
“Regina…non pensi sia il caso di parlarne?!”
Come riusciva Biancaneve ad avere una voce così dolce e morbida, Emma non sarebbe mai riuscita a capirlo. Non che non le piacesse la sua di voce; ma quella di sua madre aveva quel non so che in grado di convincerti a stenderti accanto a lei e raccontarle tutte le preoccupazioni che ti affliggevano.
Il tono di una mamma, ecco.
Un tempo pensava fosse qualcosa che succedeva solo a lei, un qualcosa che accadeva a tutte le figlie nei confronti delle loro madri; ma non era la sola a cadere vittima di quell’estrema dolcezza, di quello sguardo materno e sincero in grado di far affezionare persino la temibile Regina Cattiva. E fu proprio quest’ultima a lasciarsi avvolgere dall’aurea di Biancaneve.
Anche se a modo suo.
“Oh ma certo…” esclamò la mora, qualche metro avanti rispetto a loro, voltandosi di scatto e mostrando un’espressione decisamente poco propensa al dialogo “…da dove vuoi che cominciamo? Dal fatto che avrò un figlio che morirà probabilmente prima di me…tanto per rimarcare il fatto che il mio destino è quello di soffrire fino alla fine dei miei giorni?! Mai una gioia per la sfortunata Regina Mills!”
Non c’era che dire, una sintesi perfetta.
Regina possedeva quel non so che di autorevole perfino in mezzo ad un parco in pieno giorno, con un tailleur firmato di un’eccezionale tonalità blu oltreoceano, lo stesso che avrebbe messo in difficoltà qualsiasi donna d’America.
“Regina…non sappiamo nemmeno se Eva abbia detto la verità…era davvero fuori di sé poco fa!”
“Ehm…temo non fosse poi così fuori di sè…”
Figliastra e matrigna di voltarono in direzione della bionda, rimasta qualche passo dietro di loro, con il volto di chi sapeva già di pentirsi delle parole che avrebbe detto di lì a poco.
“Bè…ecco, poco fa ho utilizzato il tuo specchio Regina…per mostrare a Killian una parte del nostro futuro e…”
“E…” la esortò a continuare la donna, con gli occhi scuri alquanto scioccati.
“….e c’eri anche tu…con un bambino…di nome Jacob…”
Il silenzio.
Possibile che uccelli, scoiattoli e chissà quali altri animali abitassero la foresta di Storybrooke, decidessero proprio quel momento per starsene ziti?
“Oh…e dimmi Emma…quando avevi intenzione di dirmelo?”
“Quando ci fosse stato un momento di calma…”
“Quindi mai…”
Emma si ritrovò a fare un sorriso forzato; uno di quei sorrisi di scuse, che finivano con l’assomigliare qui a smorfie imbarazzanti che a veri e propri sorrisi.
“Bè…avrai un figlio…perché la cosa ti sconvolge tanto?”
“Perché io non posso averne!” esclamò tagliente Regina, posando lo sguardo sulla sua ex acerrima nemica “Q-quando ero…quando ero ancora la Regina Cattiva…Bè vi ho già raccontato di quando Trilli mi portò davanti alla taverna dove avrei potuto incontrato Robin. Quella notte non entrai…ma…più avanti mi si ripresentò l’occasione di conoscerlo. Si trattava, però, dell’ennesimo inganno da parte di mia madre. Finii col credere che volesse farmi avere un figlio da poter controllare a suo piacimento. A quel tempo ero divorata dall’odio e dal rancore…così…così bevvi una pozione che mi avrebbe impedito di avere figli…per sempre”
“Evidentemente non sarà così…” esclamò Biancaneve, solida sostenitrice della speranza “…e Nimue ha detto che sarà figlio tuo e di Robin…non sei felice?!”
“S-sì ma…morirà lo capisci? Mio figlio…”
“No non morirà…” Emma si avvicinò, accostandosi alla figura della madre “…Eva è qui per questo no? Faremo tutto il possibile per cambiare le cose e la presenza di Nimue è un cambiamento non da poco…non credi?!”
Regina si ritrovò a sorridere a quelle due donne che tanto aveva odiato e che ora cercavano in tutti i modi di infonderle speranza.
Come poteva ogni volta lasciarsi incantare da quelle parole? Che fine aveva fatto il suo carattere stoico e inattaccabile?
Forse aveva fatto la fine che meritava, lasciando spazio alla vera Regina.
“Forza…cerchiamo tua figlia…prima che Biancaneve si metta a fare uno dei suoi lunghi e interminabili monologhi sulla speranza!”
 
 
***
 
“Trilli!”
Era la seconda volta che la fata da toni verdi riusciva a prendere Jake alla sprovvista, facendolo invecchiare di dieci anni tutte le volte; e non era di certo una cosa di cui andare fieri.
“C-che cosa ci fai qui?!” esclamò nuovamente il giovane, alzandosi a fatica da terra e lasciandosi aiutare da Eva.
Ovviamente, alla fata non sfuggì quel delicato e breve contatto tra i due, i quali, fino ad un giorno prima, avrebbero sicuramente dato sfogo ad una miriade di offese reciproche per quel semplice tocco di mani.
La spalla di Jake era guarita del tutto, lasciando come unica traccia della vecchia ferita il sangue sui vestiti e la giacca strappata, dal quale era visibile un sostanzioso strato di pelle; ma, dopotutto, chi avrebbe potuto lamentarsi della visione diretta di quel fisico scolpito e abbronzato dal sole della Foresta Incantata?
“Ve l’ho detto…vi stavo cercando!”
“Oh no…è stata la mia magia a portarti qui vero?…” gli occhi di Eva si spalancarono, divenendo quasi più verdi del solito “…e se sei riuscita a sentirla tu, Morgana ci troverà…”
Il volto di Eva divenne improvvisamente pallido, la voce urgente. Anche la mente, solitamente concentrata, pareva essere partita a mille, focalizzandosi sulla strategia più adatta per distanziare la Strega.
“Calmati Eva…Non vi ho trovati grazie alla magia…ero nei paraggi e ho sentito le vostre voci...Per non parlare del numero di tracce che hanno lasciato i vostri aguzzini nel raggio di due miglia…” spiegò la bionda, alzando gli occhi al cielo e sistemandosi con noncuranza il fazzoletto verde scuro che teneva legato davanti al collo; come una sorta di bandana in ricordo dei vecchi tempi all’Isola Che Non C’è, quando il problema più grande era quello di non farsi uccidere dl padre del Signore Oscuro.
“Ma se mi spiegate il motivo per cui Morgana non si è ancora unita alla festa ve ne sarei grata…” aggiunse Verdolina, ignorando il ciuffo biondo finitole davanti al volto.
Improvvisamente il silenzio scese tra i due.
Per due volte Eva si ritrovò ad aprire la bocca e richiuderla, accompagnando il gesto con un insicuro cenno della mano, come se la spiegazione fluttuasse proprio lì, davanti ai suoi occhi.
Neppure Jake, dal canto suo, vantava la sua consueta sicurezza mista ad arroganza, limitandosi ad inclinare la testa di lato, scambiandosi un’occhiata con la ragazza al suo fianco.
“Allora?!” esclamò, con tono spazientito.
“Bè diciamo che…” cominciò Jake.
“…diciamo che non…non riesce a v-vederci…” si accodò Eva, titubante.
“Non riesce…a vedervi? Stiamo parlando di Morgana vero?! Quella che vede e sa tutto manco fosse un oracolo?”
“Sì…vedi…”
“Perché lei…è…”
“Noi siamo…”
Le voci dei due ragazzi cozzavano l’una all’altra, non dando la minima parvenza logica a quella spiegazione campana in aria in maniera a dir poco vistosa.
Immaturi.
Divertenti certo, ma estremamente immaturi.
“Ok……” Trilli alzò le sopracciglia, interessata dal rossore presente in entrambi quei volti solitamente spigolosi “…evitiamo discorsi imbarazzanti…per ora…”
“Bene…” esclamò Jake, lasciando andare un sospiro trattenuto, quasi in perfetta sincronia con la figlia di Killian Jones.
“E passiamo subito al patto che hai stretto con Tremotino!”
E per la seconda volta nel giro di una manciata di minuti, il volto di Eva divenne di cera.
Era rimasto qualcuno che non fosse a conoscenza del suo patto col Signore Oscuro? Mancava solo che suo padre lo venisse a sapere e avrebbe potuto benissimo trasferirsi in un altro reame.
“Ma forse anche questo è un punto spigoloso…Eva…” aggiunse la fata, alquanto pungente.
“A quanto pare alle fate piace origliare!” Jake incrociò le braccia al petto, assumendo la stessa aria altezzosa che, spesso, aveva caratterizzato la madre.
“O forse dovreste confidarvi in posti meno affollati!” lo riprese la giovane fata dai toni verdolini.
“Bè…se ci dici a che punto del racconto sei arrivata ti aggiorniamo…”
“Ho sentito tutto…”
“Alla faccia di quella che non origlia…” borbottò Jake, lanciando uno sguardo ad Eva.
“Se sei qui per dirci di non farlo….risparmia il fiato! Non ce ne staremo qui a pensare a come scappare o a dove nasconderci”
Il volto di Eva aveva velocemente abbandonato il pallore, divenendo nuovamente sicura di sé, com’era solita presentarsi.
Se Trilli pensava davvero di riuscire a farle cambiare idea soltanto perché Tremotino era il Signore Oscuro di un tempo, bè…poteva benissimo ritornare da dov’era venuta.
Lei avrebbe ucciso Morgana, o perlomeno ci avrebbe provato, anche se il prezzo da pagare era la sua vita e il suo futuro.
“Non intendo mettervi i bastoni tra le ruote Eva…” Trilli fece un passo avanti, mettendo la mano destra dentro la tasca della lunga giacca di cotone sgualcita che indossava, senza però estrarla “…al contrario voglio aiutarvi…posso portarvi da Zelena…”
La lacrima di Zelena. Il primo ingrediente in grado di farli andare nel passato.
“Perfetto!” gli occhi verdi di Eva si illuminarono, incontrando quelli di Jake in un modo quasi meccanico, ma il volto di Jake non pareva altrettanto soddisfatto.
“Dal tono sembra che la tua proposta preveda un ma…” la provocò il figlio di Regina, scuro in volto
“Ma…” arrivò prontamente la conferma da parte di Trilli “…a patto che mi diciate a chi di voi appartiene…questo!”
Con fare lento e programmato, Campanellino estrasse la mano dalla tasca, mostrando ai due giovani di fronte a lei una piccola ampolla, contenente un liquido nero e denso come solo il male poteva essere.
Con fare serio e rigido, Trilli volse lo sguardo verso Eva, la quale faticava a mantenere un’espressione controllata di fronte al piccolo oggetto finito nelle mani della fata.
Il veleno di Tremotino. Lo stesso che aveva perduto durante lo scontro con Tani e il Furetto.
Che ci faceva nelle mani della fata? Come poteva averlo trovato in mezzo ad un bosco?
“Sai che cos’è questo Eva?”
Sguardo e tono prevedevano una cosa soltanto: guai all’orizzonte.
“…un rum invecchiato troppo?”
“È un veleno Eva…uno dei veleni più letali esistenti al mondo…” replicò la fata, ignorando la risposta sarcastica degna del ramo paterno della ragazza “È il veleno delle Paludi Mortali. Si dice che lì, milioni di anni fa, sia nato il primo Spettro…e che ancora oggi vaghi su questo mondo! Chiunque beva l’acqua di quelle paludi elimina qualsiasi traccia della sua presenza…ogni ricordo, ogni traccia della sua vita svanirebbe nel nulla”
“Non vedo perché debba essere mio…”
“…perché se hai fatto un patto con Tremotino allora qualcosa mi dice che quel Signore Oscuro, divorato dal vendetta nei confronti di un certo Capitano, ti abbia chiesto come prezzo del suo favore il bere questo veleno, eliminando qualsiasi traccia dell’unica erede esistente di Killian Jones….”
“Se così fosse, e non sto dicendo che sia così, non vedo dove sia il problema…se vado nel passato e riesco ad uccidere Morgana tutto questo cesserà di esistere…”
“Già ma tu diverresti uno Spettro…” esclamò con tono acceso la fata dai capelli biondi, il cui volto appariva oscurato dagli anni e dagli eventi “Significa che vagheresti per l’eternità…diverresti uno spirito inquieto legato per sempre al luogo dove sei morta…E questo impedirebbe la tua nascita. Impediresti alla tua versione di esistere…”
Bene.
Questo Tremotino non glielo aveva detto. Ovviamente.
Eva strinse le mani a pugno, sentendo il sangue ribollirle nelle vene.
Il coccodrillo l’aveva ingannata. Certo, la cosa non avrebbe dovuto stupirla più di tanto. Dopotutto quell’uomo non aveva mai nascosto l’odio che provava nei confronti della sua famiglia, in particolar modo per suo padre, l’uomo che gli aveva sottratto moglie e rispetto.
Era stata una stupida. Una stupida a fidarsi e a non aver pensato al fatto che il coccodrillo avesse un piano di riserva per ottenere ciò che voleva: la distruzione di Morgana ed eliminare il futuro di Uncino.
E ora cosa avrebbe dovuto fare? Ignorare il patto e incorrere in qualcosa di ignoto? Infischiarsene delle parole di Trilli e sacrificare la sua vita per il bene di tutti?
Cosa succedeva a chi non manteneva fede ad un accordo con il Signore Oscuro?
“Oh bè…immagino che allora sia suo!”
La voce di Jake Mills echeggiò in tutta la foresta, portando su di sé gli occhi di entrambe le figure femminili presenti a pochi passi da lui.
“C-che cosa?!” il volto di Eva divenne terreo, più di quanto lo fosse quello di Trilli.
“È suo…” continuò il giovane, avvicinandosi alla fata e ignorando volutamente Eva “…sicuramente lo avrebbe usato per sacrificarsi…evitando di dirmelo…non è così…Eva?!”
E fu così che il momento di alleanza e pace instauratosi tra loro tramontò nel giro di un’ora.
Era durato più del previsto, dopotutto.
Senza aspettare una risposta da parte di Eva, Jake prese l’ampolla dalle mani della fata, limitandosi ad osservarla da vicino, dando l’impressione di volerla incenerire con la sola forza dello sguardo.
“Allora?” la incalzò, alzando finalmente lo sguardo su quel volto pallido e sporco di terra,
“Jake…tu non capisci…”
Buttando fuori l’aria con fare frustrato, il giovane Mills strinse con forza l’ampolla sul palmo della mano, per poi gettarla a terra e schiacciarla sotto il peso dello stivale, osservando con rabbia il fumo nero alzarsi, in seguito al contatto del liquido col terreno.
“Noooo” un urlo carico di frustrazione fuoriuscì dalle labbra della giovane, la quale si buttò a terra, inorridita da quel gesto tanto egoista “…che cos’hai fatto?....ora…ora non potrò più…”
“Cosa? Mentirmi? Ecco perché non volevi venissi con te…immagino stessi già architettando il modo per lasciarmi qui una volta presi tutti gli ingredienti! Maledizione…e io che continuo a fidarmi di te!”
“Io non ti ho mentito…”
“Omettere equivale a mentire Jones!” ripeté il concetto di poco fa, livido di rabbia.
Furiosa, Eva si alzò in piedi, stringendo mascella e pugni in maniera così forte da dare l’impressione di essere fatta di acciaio e non di carne e sangue.
“Io voglio solo proteggerti razza di idiota! Mi fido di te e se potessi…”
“Ma io non ho bisogno di essere protetto…al contrario di te che sembri avere l’indole suicida più alta del normale. Forse stai confondendo il motto della tua famiglia - Sono brava a sopravvivere - con - Sono brava a suicidarmi -
“Sei impossibile…te l’ha mai detto nessuno?!”
“Dipende…non me l’ha mai detto qualcuno a cui salvo la vita di continuo…”
“Sbaglio o sono stata io a buttarti giù da una finestra pur di salvarti?!”
“Appunto…mi hai buttato giù da u…”
“Quando avrete concluso con i vostri screzi amorosi potremmo parlare degli ingredienti che dovete cercare…”
Solo in quel momento i due sembrarono rendersi conto della presenza della fata, la quale aveva finito col sedersi su un masso a pochi metri da loro, godendo di un’ottima visuale di quello scontro tra titani.
La voce di Trilli riuscì a ridestare i due, i quali si ritrovarono ad allontanare i loro volti, così vicini l’uno all’altro da dare quasi l’impressione di riuscire a toccarsi.
Quando si erano avvicinati a quel modo?
“P-pensavo non fossi d’accordo con il patto del coccodrillo!” la voce incredula.
“Non sono d’accordo con la parte riguardante la tua morte definitiva…ma non sono così stupida da non condividere il piano”
“Ma se non muoio nel passato non rinascerò mai più”
“Moriremo. Rinasceremo…Comincia a parlare al plurale Jones, odio sentirmi messo da parte!”
Dopo aver lanciato un’occhiataccia al giovane, Eva chiuse gli occhi espirando in maniera teatrale.
“Se non moriremo…non rinasceremo!...e ti prego Trilli, non farmi dire quale sia la parte che più mi aggrada di questa frase!”
“So che tornare qui non sarà possibile…non con la magia bianca almeno…”
“Quindi sei d’accordo con me che distruggere il veleno di Tremotino non sia stata un’idea così geniale! Quindi quale altro piano di salvataggio hai in mente?” la interruppe Eva, incrociando le braccia al petto, non sforzandosi minimamente di nascondere l’astio verso il ribelle.
“Ma non sto parlando di un vostro ritorno ragazzi…”
Trilli si fece pallida. La voce poco prima divertita, ora pareva attraversata da un tremore impossibile da ignorare. “Fortunatamente, o meno, esistono molti veleni e pozioni in grado di uccidere e far svanire qualcuno. Basta solo sapere dove cercare…”
“Quindi la tua idea è quella di cambiare il modo in cui moriremo…nessuno ritorna a casa a lavoro concluso!?” esordì Jake, rivolgendo quella domanda fin troppo simile ad un’affermazione.
Trilli abbassò lo sguardo.
Chi l’avrebbe mai detto che proprio lei, una delle più vecchie amiche di Uncino e Regina, si sarebbe ritrovava di fronte ai loro rispettivi figli, discutendo sul modo in cui avrebbero dovuto suicidarsi dopo aver salvato l’intero mondo.
“M-mi dispiace…” si schiarì la voce la fata, cercando di ignorare la frase di Jake.
“Bene…cosa useremo?” tagliò corto Jake, il cui sentimentalismo sembrava avere una riserva alquanto scarna.
“Il veleno delle vipere di Agrabah…”
“Ormai sono estinte…” sottolineò Eva, corrugando la fronte.
“Sì…ma presumo che Merlino ne abbia una scorta da qualche parte…”
“M-Merlino? Quel Merlino morto anni fa?”
“Sì…quello…diciamo che è impossibilitato ad aiutarci in maniera fisica…ma può fare ancora qualcosa…”
“Perfetto….”
Già, perfetto.
Chissà perché ma alla giovane Jones l’aver coinvolto anche Trilli non sembrava una cosa poi così entusiasmante. E se anche lei fosse morta nel tentativo di aiutarla?
Henry, Roland, Neal, Alex, Rowan…quanti altri nomi doveva aggiungere a quell’infinita lista di dispersi? Per quanto ancora il suo cuore avrebbe retto all’ennesimo dolore? All’ennesima perdita?
Non puoi controllare il destino di tutte le persone che ti stanno accanto…non puoi difendere tutti e tenerli lontani da ogni male.
Le parole di Jake sembrarono rimbalzare nella sua mente.
Forse aveva ragione. Dopotutto lei era la prima a non sopportare il modo in cui suo padre o Henry la tenevano lontana da qualcosa nel tentativo di difenderla; che diritto aveva lei di tenere Jake e Trilli lontani dal destino del mondo?
Ognuno di loro aveva il diritto di fare qualcosa per cambiare le cose.
Tutti, perfino lei.
“Dobbiamo trovare una lacrima della persona più simile e più odiata di chi scaglia l’incantesimo…” fece mente locale Eva, cercando di rimandare un argomento fin troppo scomodo.
“Una delle sette perle della Regina Bianca e il terzo l’Atto di fede di chi non crede!” si accodò Jake.
“Posso portarvi da Zelena e indicarvi un portale per il Paese delle Meraviglie…nel frattempo cercherò di trovare qualcosa che abbia a che fare con l’ultimo ingrediente!”
E come avrebbe detto Henry se fosse stato lì:
L’Operazione Ritorno al Passato*…aveva finalmente inizio.
 
 
***
 
 
Seduta sulla panchina in legno, Eva osservava le profonde acque che circondavano il molo di Storybrooke.
Non avrebbe saputo dire da quanto tempo se ne stava lì, seduta, in attesa che le ultime informazioni trovassero una qualche sorta di spiegazione nella sua mente.
Sua madre, la sua perfetta e coraggiosa madre, si era uccisa.
Il cuore che aveva distrutto era quello di Phil.
Allucinazioni, vedeva i fantasmi dei suoi morti.
Aveva usato la magia nera. Di nuovo.
Troppe cose. Troppo dolore.
Troppe colpe.
Prendendosi la testa tra le mani, Eva si piegò in avanti, sentendo il cappotto allargarsi e l’aria gelida del pomeriggio sfiorarle i vestiti che aveva scelto quella mattina.
E dire che, la sera prima, dopo aver ritrovato suo padre nella foresta e averle suonate di santa ragione a Morgana, aveva pensato che il vento stesse finalmente soffiando a loro vantaggio, portandoli verso la carovana dei vincenti.
Tutto stava andando come mai si era aspettata: la Strega aveva cominciava ad indebolirsi; erano riusciti a sottrarle la bacchetta; Ector era in prigione, senza cuore, ma pur sempre dietro le sbarre; tutti sapevano che lei era la figlia di Uncino e della Salvatrice e avevano accettato di bere una pozione in grado di cancellare ogni ricordo legato alla sua presenza, una volta uccisa quella maledetta Fata Oscura.
Tutto sembrava perfetto.
E invece…ecco che la realtà più brutta che potesse immaginare finiva per venire a galla, insieme ad altre che non avevano fatto altro che oscurare ancor di più la sua anima.
La sua famiglia non era stata spezzata da Morgana, ma da Emma Swan in persona.
Perché si era uccisa? Possibile che nessuno fosse a conoscenza della sua folle idea? Perché non avevano cercato di fermarla dal sacrificarsi per permettere a sua figlia di avere la magia e a tutta Storybrooke di trovare rifugio nella Foresta Incantata?
E, forse richiamate da quei pensieri, le parole di Jake risuonarono nella sua mente, più chiare di quanto le erano parse allora.
 
“…Successe poco dopo la sua morte…dopo che Morgana la uccise. Ricordo che mia madre riuscì ad aprire un portale in grado di portarci tutti nella Foresta Incantata”
 
Regina.
Regina sapeva tutto.
Per questo motivo era riuscita improvvisamente ad aprire un varco che riportasse tutti gli abitanti nella Foresta Incantata; cosa, fino a quel momento, decisamente impossibile da fare. Non era stata fortuna; non era stata la disperazione a far amplificare il potere del sindaco di Storybrooke.
Era stata sua madre, pronta a sacrificarsi per loro.
Regina…sapeva.
La stessa Regina che aveva acconsentito a mandare la secondogenita della sua amica laggiù, tendendo nascosto a Killian Jones il triste epilogo che quell’avventura avrebbe avuto per lei, la sua unica figlia.
Pur di uccidere Morgana, Regina aveva accettato qualsiasi sacrificio, arrivando a immolare perfino sé stessa pur di vedere morta quella strega.
Dopotutto, come biasimarla?
Aveva trascorso gli ultimi anni della sua vita cercando di dare un senso alla morte della sua cara amica, la Salvatrice, cercando di insegnare alla sua secondogenita tutto quello che c’era da sapere sulla magia. Sulla magia bianca.
Regina ed Emma avevano pensato a tutto quello che la magia della Salvatrice avrebbe potuto fare nelle mani del Frutto del Vero amore, non pensando mai alla cosa più importante. Non focalizzandosi mai sull’aspetto più gravoso.
Lei, Eva Jones, non era destinata ad avere la magia.
Lei era nata senza quel potere, ecco perché continuava a sentirlo così scomodo dentro di sé; come un vestito troppo stretto, così soffocante da dare l’impressione di esplodere da un momento all’altro.
Esplodere, cedere completamente all’oscurità, divenendo ciò che di più nero poteva esistere.
Lei non aveva la forza per tenere testa a quel suo lato oscuro. Era qualcosa più forte di lei, qualcosa contro cui non esisteva lotta. Nessuna competizione.
Come poteva Emma Swan, sua madre, aver resistito, e continuare a resistere, ogni giorno ad un invito così allettante? Come riusciva a non cedere alle lusinghe di quel lato nascosto, insito in un potere così grande?
Per lei era così difficile. Il solo sentire quella stretta al cuore, il sapere che sarebbe bastato lasciarsi andare per ottenere ciò che voleva, le faceva desiderare l’oscurità come la più fedele delle compagne.
Con Lei avrebbe potuto uccidere Morgana.
Grazie a Lei avrebbe potuto vendicarsi.
Lei era la salvezza della sua famiglia.
Era così difficile non cedere.
Lentamente, la giovane alzò il palmo della mano destra verso l’alto, lasciando che una piccola, ma intensa, scintilla di magia fuoriuscisse dalla sua pelle candida; come la fiamma di una candela appena accesa: piccola, indifesa, ma in grado di far divampare il più inimmaginabile degli incendi.
E quella fiamma era proprio lì, davanti ai suoi occhi, blu come la notte più oscura e potente come solo la magia nera sapeva essere.
Ma chi voleva prendere in giro?!
Lei…lei aveva già ceduto al suo lato oscuro.
Lo aveva fatto poco dopo il suo arrivo nel passato, quando aveva stritolato il cuore di Phil, pensando appartenesse al leccapiedi di Morgana. In quel preciso momento aveva scelto di vendicare Jake, aveva scelto la strada più facile, ben sapendo quanto il figlio di Robin Hood l’avrebbe odiata per questo.
“Mi dispiace…” sussurrò a fior di labbra, lasciando che la fiamma di magia sfumasse, come una candela appena spenta.
“Oh sei qui! Ti stiamo cercando dappertutto”
Quell’improvvisa voce la fece scattare sull’attenti, come un gatto attirato da un rumore troppo infido per i suoi sensi.
Odiava venire presa alla sopravvista, soprattutto quando a farlo era una persona poco gradita.
“E tu chi sei?” il tono freddo e ruvido.
“Già…poco fa non siamo riuscite a presentarci a dovere. Sono Nimue…la ragazza che tua madre ha liberato dall’albero dov’era tenuto prigioniero tuo padre…”
“T-tu sei…”
“La sorella di Morgana…esatto! Quella che stavi per disintegrare poco fa con la tua magia”
“Se pensi che possa provare rimorso ad aver quasi liberato il mondo da una parente di quella piaga sotto forma di Fata…ti sbagli di grosso. Anzi…ti consiglio di toglierti di torno!”
Con fare bellicoso, Eva si alzò dalla panchina, avvicinandosi alla donna a pochi metri da lei, i cui sottili capelli castani sembravano non aver risentito minimamente dei lunghi anni di prigionia.
“Sai non credo che mia sorella avrebbe sofferto molto per la mia dipartita. Noi…non siamo mai andate molto d’accordo!”
“Buon per te…” fingendosi annoiata, Eva superò la figura avvolta da un elegante cappotto nero, dal quale era possibile intravedere i pantaloni verde bottiglia di Ruby.
Non aveva nessuna voglia di parlare, men che meno con lo stesso sangue che scorreva nel corpo di Morgana.
Mentre si allontanava dal molo, però, la voce cristallina della donna la richiamò nuovamente, riuscendo ad attirare la sua attenzione.
“È orribile scoprire che chi ami…ti tradisce!”
Eva si bloccò, continuando a dare le spalle a Nimue, con le lunghe ciocche castane sfiorate dalla brezza fredda dell’oceano.
Lasciandosi andare ad un sorriso soddisfatto, la non-fata continuò a parlare.
“Tu hai fatto di tutto per aiutarli. Sei arrivata fin qui…e chissà quanto hai sofferto per riuscirci. Hai sacrificato le persone che amavi…tuo padre, Henry…Jake…” esclamò, avvicinandosi di qualche passo
“E tu come fai a saperlo?!” senza voltarsi, Eva spostò lievemente il capo, fingendosi interessata a qualcosa sulla sua spalla piuttosto che all’interlocutrice dietro di lei.
“…e cosa scopri arrivata qui?” continuò Nimue, non rispondendo alla domanda della ragazza “Che tua madre si è uccisa, lasciandoti la responsabilità di liberare il mondo da Morgana. Lasciandoti un fardello troppo grande da portare…”
“Tu non la conosci nemmeno. Lei…lei pensava di fare la cosa giusta…” le rispose collerica Eva, voltandosi di scatto e lottando con tutte le sue forze perché le lacrime non scendessero dai suoi occhi lucidi.
“Hai ragione…ma ad ogni azione Eva corrisponde una conseguenza. E in questo caso…la magia ha portato te verso la via dell’oscurità!”
“Non sai di cosa stai parlando...”
“Sì…invece. Ti ho vista poco fa…ormai non puoi più tornare indietro!”
“Come ho già detto…ti consiglio di andartene!” soffiò tra i denti la mora, stringendo le mani a pugno e non rendendosi conto che quel semplice gesto aveva confermato le parole della donna.
“Oh non devi preoccuparti Eva…davvero”
“Non-non devo preoccuparmi?...”
“No…non c’è nulla di brutto in quello che fai. In quello che sei! Non c’è nulla di sbagliato nella…magia oscura!”
Improvvisamente, Eva si lasciò andare ad una risata isterica, alzando gli occhi al cielo e fingendo che le parole di Nimue non stessero realmente scalfendo una sorta di apertura nella debole corazza attorno al suo cuore.
“Ah…incredibile. Stai dicendo che la mia magia è oscura…che io sono una cattiva…e non dovrei preoccuparmi!?”
“Una Cattiva? Oh ti prego ragazza…non puoi essere così riduttiva. Non esistono buoni o cattivi. Non esistono i malvagi e gli eroi…” continuò Nimue, avvicinandosi di un passo “Vedi…esistono solo diversi tipi di azioni. Ci sono le persone che posseggono la magia bianca e trascorrono tutta la loro vita a sacrificarsi per gli altri, a soffrire e a vedere morire le persone che amano…in nome di un bene superiore.
E poi ci sono le persone che…volontariamente o meno, si ritrovano a inoltrarsi nel tuo stesso cammino. Persone con una magia…diversa…”
“Vuoi dire con una magia…malvagia…come Morgana!”
“No no…Eva…sbagli” esclamò Nimue, con voce rassicurante, posandole una mano sulla spalla, gesto che riuscì ad attirare su di sé un’occhiata verde tutt’altro che pacifica “Sai…sai cosa ho dovuto sopportare in tutta la mia vita? Io ero la sorella sbagliata…la sorella che tutti…tutti vedevano cattiva, solo perché non possedevo un animo puro, solo perché una profezia aveva scagliato una maledizione sul mio nome….com’è successo a te.
Io non sono mai stata…come dire…buona, eroica…come la tua famiglia. Ma solo me stessa e…nonostante possedessi una magia tendente all’oscurità, non ho mai fatto niente di così Oscuro da rendermi…malvagia!”
“Ma tu…tu possiedi la magia oscura?!”
“Diciamo che…conosco qualche trucco Ma diciamo che, se avessi la magia vera e propria, sarebbe sicuramente oscura…hai visto i miei geni no? E per te…per te è lo stesso”
“Mio padre non è più cattivo da un sacco di tempo ” partì immediatamente in difesa la giovane Jones, scacciando con un gesto secco la mano che Nimue teneva sula sua spalla
“Lo so….ma tua madre…”
“Mia madre? Mia madre è un’eroina!”
“Già…ma a che prezzo? A pagare, a suo tempo, fu la figlia di Malefica, Lily, se non sbaglio. Se i tuoi nonni non si fossero macchiati di quell’orribile gesto…a quest’ora tua madre avrebbe potuto essere la più folle cattiva di tutti i tempi…” continuò la donna, con voce sempre più melodica e accesa “…questo immagino non lo sapremo mai. E gli Azzurri di questo tempo ancora non hanno fatto i conti con tutto questo. Ma tu…tu Eva, porti dentro di te lo stesso potenziale di oscurità. Tu sei il Frutto del Vero Amore…e questo fa di te…”
“O un grande eroe…o…o un grande cattivo!” concluse Eva, sentendo la voce di Nimue fare breccia dentro di lei, scalfendo quel che restava di quella sua ammaccata corazza di dolore.
“Non hai mai avuto scelta Eva. È il destino a scegliere per te…com’è successo a me” le sorrise la donna, freddamente gentile “Sai…io sono nata sotto un fiore nero…e le possibilità che il mio cuore fosse puro…erano alquanto scarse. Inizialmente ero spaventata da tutto ciò…da quello che sarebbe potuto accadere se la profezia si fosse realizzata…a cosa avrei potuto fare alle persone a cui tenevo. Ma poi…poi il destino ha scelto per me…e…” Nimue abbassò lievemente lo sguardo, come a voler trovare le parole giuste, come a voler nascondere una sorta di sorriso a fior di labbra “…e finalmente…mi sono sentita libera. Ho finalmente avuto la possibilità di portare avanti i miei sogni, di difendere la mia…famiglia. Ho nascosto Excalibur a mia sorella e…”
“A-aspetta un attimo…tu…tu sai dove si trova Excalibur?” la bocca della giovane si fece improvvisamente secca e arida.
“Sì…e sono disposta a dartela Eva…”
Per un istante, Eva non seppe cosa dire.
Nimue, la sorella di Morgana non solo sapeva dove fosse nascosta Excalibur, ma era anche disposta a dargliela. A lei, la bambina che la Fata Oscura cercava da uccidere da più di dieci anni. Tutta la fatica che avevano fatto, tutto ciò che lei e Jake avevano dovuto sopportare durante quella ricerca senza fine, stava finalmente dando qualche frutto.
Proprio in quel momento. Proprio grazie alla sorella di Morgana.
Già…troppo bello per essere vero.
Dove stava la fregatura?
“Tu non puoi avere Excalibur!” la voce di Eva sembrò avvolgere il suo volto sottile “…pensi davvero che sia così stupida da crederti?!” aggiunse, lasciandosi andare ad una risata fredda e sarcastica e allontanandosi lievemente da quella figura eccessivamente scaltra.
Nimue non poteva conoscere il luogo in cui Merlino aveva nascosto la spada; era impossibile. Quello era un trucco, lo sentiva fino all’ultima goccia del suo sangue.
“Non mi credi?”
“Per niente…”
“Perché dovrei mentirti Eva?...io voglio liberare mia sorella dall’oscurità…”
“Bè…questo può essere vero ma…tu non puoi sapere dove Merlino ha nascosto la spada, l’unico a saperlo è…”
E nell’esatto istante in cui Eva si stata apprestando a terminare la frase, tra le sue mani comparve il libro di Henry, aperto alla pagina di Camelot, la stessa che lei e Henry avevano studiato alla disperata ricerca di un indizio che li portasse verso la spada.
“Il libro di tuo fratello?!”
Lo sguardo sbarrato; la salivazione bloccata; il respiro mozzato.
Eva non sapeva cosa fare, cosa pensare. Troppe informazioni in un momento in cui il suo animo era così debole e ferito; in un momento in cui non sapeva più di chi fidarsi, nemmeno di sé stessa.
Eppure lì, tra le sue mani, vi era il libro di Henry, aperto nella pagina esatta in cui risiedeva l’indizio che li avrebbe portati ad impugnare la più potente spada di tutti i tempi.
“Il libro vi ha mostrato l’albero in cui ero imprigionata…” esclamò Nimue, con voce cristallina “…ero io l’indizio Eva…”
“Ma…ma tu…tu sei…la sorella di Morgana…” la voce di Eva sempre più insicura, con lo sguardo simile a quello di un lupo pronto ad andare incontro a morte certa.
“Esatto…”
“Tu vuoi che…io uccida Morgana!”
“Voglio vederla finalmente libera!”
Le due donne si fissarono l’una negli occhi dell’altra; una carica di aspettativa, l’altra ricolma di paura e dall’agghiacciante sensazione di stare per commettere il più grande errore della propria vita.
Perché il suo cuore continuava ad urlarle di non fidarsi di lei? Perché era la sorella di Morgana? Perché aveva appena usato la magia nonostante avesse fatto credere a tutti di essere indifesa?
Ma come poteva lasciarsi sfuggire una simile opportunità? Come poteva rifiutare l’occasione di impugnare la spada che avrebbe messo fine alla Fata Oscura?
Non poteva farlo. Lo doveva alla sua famiglia e a tutte le persone che contavano su di lei.
“Ok. Dammi la spada…”
“Certo…ma…”
“lo sapevo che c’era un ma…” esclamò ironica la figlia della Salvatrice.
“Prima di impugnarla Eva...devi accettarti per quella che sei. L’unico modo per riuscire ad impugnare Excalibur è quello di accettare il proprio destino…e la propria magia…” le spiegò Nimue, prendendole la mano con delicatezza, accorgendosi con una certa soddisfazione di non notare più alcuna resistenza da parte della giovane “…devi accettare la magia che scorre nelle tue vene…in tutta la sua potenza…e oscurità!”
“Devo…devo accettare la mia oscurità?!”
“Sì Eva…è l’unico modo per impugnare la spada. Se non sarai in pace con te stessa…la spada non ti accetterà mai!”
 
“La mia magia…”
“Ti sei rilassata…”
“N-non è…non è nera……non è magia oscura…”
“No…non lo è Jones!”
 
Rievocandolo per l’ultima volta, Eva lasciò andare quel ricordo, lasciò andare il modo in cui gli occhi di Jake si erano posati su di lei, colmi di orgoglio; lasciò andare le emozioni di quella notte e della sensazione di usare la magia bianca per aiutare l’uomo che amava.
Lasciò andare tutto.
Perché lei non poteva essere chi desiderava. Non poteva essere la Salvatrice di cui tutti avevano bisogno.
Lei era Eva e se era il sacrificio della sua anima il prezzo da pagare pur di salvare tutti da Morgana, bè…lei lo avrebbe fatto, un milione di volte.
“Ok…che cosa devo dire?!”
“Io Eva Jones…”
“Funziona davvero così?...stai scherzando?!”
Bastò un’occhiata glaciale da parte di Nimue per bloccare qualsiasi tentativo da parte della giovane Jones di sminuire quell’antico rito.
“Io…Eva Jones…” esclamò Eva, a fior di labbra.
“Accetto di essere oscura…e di avere l’animo colmo di odio…dolore e rancore…”
“Ma…”
“DEVI DIRLO?!” urlò Nimue, lasciandosi andare per la prima volta ad una collera fuori di sé, rendendola così simile alla follia insita nel cuore della sorella da riuscire a dare i brividi “…devi…devi dirlo, altrimenti Excalibur non apparirà!” cercò di ricomporsi, apparendo però ancora più agghiacciante.
“Accetto…di essere…oscura…” esclamò Eva, con voce tremante.
 
Ti voglio bene Eva.
Anch’io papà.
 
“…e di avere l’animo…”
 
Sei una bellissima persona…e…non riesco a fare a meno di essere orgogliosa…di te.
 
“…colmo di…” continuò la ragazza, stringendo la mascella al ricordo di quelle voci. I suoi genitori.
 
Abbraccia Henry da parte mia
Regina….
 
“…odio…”
 
Io ti aiuterò sempre. Mi butterò ancora da un burrone pur di salvarti e nessuno al mondo potrà sfiorarti con un dito senza prendere in considerazione l’idea di beccarsi una freccia in faccia.
 
“…dolore….”
 
io ti ritroverò sempre.
 
“…e rancore”
Gli occhi di Nimue colmi di soddisfazione.
“Perfetto!”
Perfetto? Cosa c’era di perfetto in tutto quello.
“Cosa stai aspettando principessa…non la raccogli?”
Intontita da ciò che stava accadendo, Eva si ritrovò a non dare importanza alle parole appena pronunciate dalla donna di fronte a lei.
Forse in un altro momento avrebbe ascoltato. Avrebbe colto ogni sfumatura; ogni incrinatura. Ogni parola.
Ma in quel momento non lo fece e, come in un sogno già fatto, si ritrovò ad abbassare lo sguardo osservando Excalibur stesa ai suoi piedi.
Era bellissima, come nel sogno che aveva fatto tempo fa.
L’impugnatura era di un intenso blu cobalto, profondo come gli occhi dii suo padre, e la lama appariva così scintillante da sembrare il più prezioso e intaccabile dei materiali.
“Questa è…Excalibur…” sussurrò Eva, inginocchiandosi e sfiorando l’arma con le dita.
“Sì…è proprio lei….” Esclamò Nimue “…e non devi fare altro che prenderla!”
Prenderla.
Sì doveva farlo. Eppure al contempo l’avvertiva come la scelta più sbagliata.
Come in quel sogno.
Già...ma cosa succedeva nel sogno? Perché non riusciva a ricordarlo.
“Prendila Eva…e metti fine a tutto questo”
Deglutendo a fatica, Eva avvicinò la mano all’elsa. Le dita, lentamente si posarono sulla pietra blu e sul cuoio che, in parte, la rivestiva.
E, proprio in quel momento, la voce di sua madre la richiamo alla realtà.
“EVA…NOOOOO!”
 
 
 
*Back to the Past (in inglese suona meglio)….ovviamente un omaggio al meraviglioso film “Ritorno al Futuro” con…Marty McWho xD
 
 
 
 
 
 
 
Come si può cominciare questo angoletto così a lungo rimasto nella polvere?
Bè…un BENTORNATI ci sta che dite?! :))
Lo so…è da molto tempo che non aggiorno la mia ff e tanti di voi avranno giustamente pensato che il nuovo capitolo non sarebbe più arrivato.
Bè…vi posso assicurare che questo non accadrà mai.
Ritardo con gli aggiornamenti certo (un ritardo così lungo dubito ricapiterà)…sono lenta e a volte alcuni capitoli sono meno avvincenti e “grammaticalmente corretti” di altri….ma credetemi…quando dicevo che avrei portato a termine questa ff, l’ho detto col cuore…e lo farò.
Adoro scrivere e questo è il mio primo esperimento. Mi sono imbarcata in questa esperienza con la speranza di riuscire, un giorno, a scrivere una storia tutta mia…e non mi cimenterò in quell’immenso progetto prima di aver portato a termine questa fan fiction.
Lo faccio per voi che mi avete sostenuta per tanto tempo, per me che tengo tantissimo a questa storia…e per chi ha continuato ad aspettare un mio aggiornamento nonostante la clamorosa pausa.
Sappiate che la mia assenza non è stata dettata da pigrizia o mancanza di idee….ma dai continui impegni (sia meravigliosi che…”pesanti”) della vita…
Non ho potuto fare altro se non mettere la storia in pausa e ritirarla fuori nel momento in cui fosse tornato tutto alla normalità (la mia amica Kerry sa di cosa sto parlando :P). Avrei potuto continuare a pubblicare…ma la storia ne avrebbe risentito pesantemente, con capitoli frettolosi e poco curati…..E visto tutto l’affetto e l’appoggio che mi avete dimostrato in questo tempo che ci conosciamo, mi sembrava una mancanza di rispetto nei vostri confronti.
Spero possiate capirmi e perdonarmi….e spero, con tutto il cuore, di avere ancora il piacere di leggere i vostri meravigliosi commenti, il vero carburante di questa storia.
Ok dai….mi sono dilungata troppo come al solito.
Se qualcuno di voi dovesse aver dimenticato parti della storia, al capitolo 23 c’è un riassunto che vi aiuterà a collocare meglio i pezzi.
Per qualsiasi cosa, dubbio, commento, imprecisione….scrivetemi. Il vostro parere mi fa sempre tanto piacere.
 
 
Che dire….sono tornata :)
 
Un grossissimo abbraccio a tutti
 
Erin
 
 
Ps: Chiedo scusa del ritardo con cui sto rispondendo ai commenti che mi avete lasciato…sto rimediando!!! Scusatemi davvero…. E ovviamente perdonatemi anche per gli errori grammaticali....avevo davvero voglia di aggiornare e forse ho fatto una revisione in meno del solito :P
Un bacione ♥
 
 
   
 
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