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Autore: Signorina Granger    19/12/2016    8 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
1944: Gellert Grindelwald rappresenta più che mai una minaccia e la Camera dei Segreti è stata misteriosamente aperta da circa un anno; nemmeno Hogwarts è un luogo sicuro.
Nella speranza di preparare i suoi studenti a ciò che potrebbe aspettarli dopo il Diploma, il Preside Armando Dippet convoca alcuni tra i suoi più talentuosi ex studenti per far seguire delle lezioni nuove, creando così una classe speciale formata dai più capaci studenti dell’ultimo anno.
Queste nuove lezioni li aiuteranno ad affrontare la crudeltà della vita vera?
Oppure anche i loro nuovi insegnanti si ritroveranno ad imparare qualcosa da loro?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Magisterium '
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Capitolo 23: Verifiche, chiarimenti e incontri indesiderati

 

Giovedì 8 Aprile

 

 

“Bella, svegliati.”

“No grazie, passo.”

 

Ingrid alzò gli occhi al cielo, avvicinandosi al letto dell’amica con la spazzola in meno, intenta a sistemarsi i capelli mentre Isabella era ancora rintanata sotto le coperte, mugugnando che quel giorno avrebbe fatto sciopero.

 

“Andiamo Bella, dobbiamo scendere!” 

“No, è sabato.”

 

La risposta secca e decisa della Caposcuola lasciò interdetta la tedesca per un attimo, portandola a chiedersi se non fosse davvero sabato e lei si fosse sbagliata… lanciò un’occhiata in direzione di Imogen, che era seduta sul suo letto e si stava mettendo le scarpe. La ragazza scosse il capo con aria sconsolata, desiderando ardentemente a sua volta che fosse davvero arrivato il fine settimana.

 

“Vorrei tanto Bella, ma temo che sia giovedì. Andiamo, su!” 

Ingrid sospirò, avvicinandosi all’amica e scostando le coperte, facendola sbuffare. La rossa prese il cuscino e se lo premette sul viso, insultando mentalmente i Fondatori per aver creato Hogwarts.

“Che barba… per me è sabato, altro che giovedì…”

“Piantala di fare la pigrona, abbiamo anche verifica!” 

“Ah già… ok, ho capito. Accio.”

 

Senza nemmeno alzarsi Bella puntò pigramente la bacchetta contro il bagno, facendo planare verso di lei spazzola e cosmetici.

 

“Non ti alzi neanche?” 

“No, oggi va così… che ore avete detto che sono?”

 

“Le 8.”

“CHE? E IO COME FACCIO A RENDERE LA MIA FACCIA PRESENTABILE IN 5 MINUTI?”
 

“Io ho provato a svegliarti, ma tu hai ripetuto per dieci minuti che era sabato!”

 

                                                                                  *

 

Chissà di cosa sta parlando… bah, non ho voglia di pensarci

 

Isabella Burton inarcò un sopracciglio, osservando pigramente Lumacorno blaterare ma senza sentire una parola… la sua testa era ancora qualche piano più in alto, sotto le coperte.

Dietro di lei Ingrid e Jane stavano discutendo a bassa voce sulla Pozione Polisucco che dovevano ultimare, mentre nella fila accanto Oliver e Dante avevano nascosto gli appunti di Medimagia sotto al banco per ripassare durante la doppia ora di Pozioni.

 

“Ehy, Bella!”

 

Che barba, non si può neanche sonnecchiare in pace…

 

“Scusate ragazzi, ma non sono in grado di aiutarvi stamattina. Il mio cervello è disconnesso.”

La Corvonero si voltò verso i due, parlando con un tono talmente piatto e pacato che sia Jane che Ingrid ridacchiarono, cogliendo le facce deluse e sgomente dei due Grifondoro.

 

“Perché, di solito com’è?”

“Black, impara a sussurrare decentemente almeno! Ti avranno sentito anche i gargoyle!”

“Ma io volevo che mi sentissi, infatti!”

 

Isabella fece per replicare ma si tappò la bocca appena in tempo, stampandosi sul viso un sorriso innocente quando Lumacorno si piazzò davanti al suo banco.

 

“Come procede, Burton?”

Bella domanda, non so neanche cosa sto preparando…

“Splendidamente, signore.”

 

Isabella sorrise amabilmente all’insegnante, che lanciò un’occhiata al calderone della ragazza. Rimase in silenzio per un istante, durante il quale sia Dante che Oliver e Antares sperarono di assistere per la prima volta ad un rimprovero verso la perennemente perfetta Isabella Burton… ma rimasero a bocca asciutta e con le mascelle snodate quando l’uomo sorrise con aria soddisfatta:

 

“Non avevo dubbi… eccellente Burton.”


“CHE? HA MESSO COSE A CASO E HA FATTO GIUSTO? Ma come fa?”    

 

Dante sgranò gli occhi con orrore, chiedendosi come fosse possibile quando invece lui spesso e volentieri non riusciva a preparare una pozione correttamente anche impegnandosi.

 

“Bella domanda…”    Antares inarcò un sopracciglio, guardando la compagna quasi con una nota sospettosa negli occhi azzurri e chiedendosi perché non riuscisse mai a metterla con in castagna davanti agli insegnanti, neanche quando praticamente dormiva in piedi.

In effetti anche la Caposcuola sembrò vagamente perplessa, ma poi sorrise, rifilando una linguaccia ai tre compagni:

 

“Alla faccia vostra!”

“Burton, hai detto qualcosa?”

“Certo che no signore, chiedevo solo a Black se mi prestava il suo coltello d’argento.”

 

Isabella sfoggiò un sorriso innocente a trentadue denti, facendo sbuffare sommessamente Antares: avrebbe anche fatto a meno di prestarglielo, ma non poteva rifiutarsi davanti a Lumacorno…

 

“Grazie Black, gentilissimo!”

“Ma falla finita Burton!”

 

Il ragazzo sbuffò, rifilando un’occhiata torva alla compagna e facendola ridacchiare mentre si rigirava il coltello tra le mani, improvvisamente tornata perfettamente sveglia.

 

                                                                                       *

 

“Portala a Luisa, ok? E’ importante… e questa è per Stephanie, ma devi portarla a casa sua, non al Dipartimento, mi raccomando.”

 

Charlotte accarezzò le piume color crema del gufetto che si era appollaiato sulla finestra davanti a lei, legandogli le due lettere ad una zampa.

Il piccolo rapace tubò, puntandole contro gli occhioni ambrati. Charlotte gli sorrise, sperando che fosse un modo per dirle che aveva capito quello che doveva fare… non poteva certo presentarsi al Dipartimento con una sua lettera per Stephanie, di certo l’amica sarebbe finita nei guai.

Le aveva scritto comunque la sera prima, quando aveva saputo che i tedeschi si erano dati alla pazza gioia e avevano fucilato 28 civili e un centinaio di partigiani.

L’Auror guardò il piccolo gufo planare fuori dalla finestra, svolazzando e allontanandosi velocemente dalla sua visuale e dalla Guferia.

Rimase comunque lì per un po’ a guardare il Lago, appoggiandosi al davanzale senza cornice, scavato semplicemente nella pietra.

 

Chissà come se la cavavano, a Londra… di sicuro sia Maghi che Babbani stavano dando di matto, ognuno faceva quello che poteva per limitare i danni ma non sembrava essere mai abbastanza.

Malgrado tutto un lieve sorriso le comparve sul volto, immaginandosi con una punta di divertimento Stephanie dare di matto al Dipartimento, circondata da un buon numero di maschilisti idioti che non la ritenevano all’altezza per fare qualcosa sul campo… poveretta.

 

Rilassati, tempo qualche settimana e poi tornerò… li conciamo per le feste, quei vecchi bigotti

 

Le aveva scritto così, alla fine della lettera, intuendo che la collega volesse che tornasse almeno quanto lo voleva lei… insomma, senza Charlotte Stephanie con chi poteva fare il verso e prendere in giro il suo odiatissimo superiore che quasi la trattava da segretaria?

 

Sfortunatamente però al termine del suo congedo mancavano ancora due mesi e mezzo… e 10 settimane erano davvero molto, troppo lunghe.

Sarebbe rimasta ad Hogwarts per neanche due mesi, poi sarebbe dovuta tornare a Londra… e non aveva la minima idea di cosa avrebbe fatto per le tre settimane che sarebbero rimaste per stare alla larga dal suo lavoro.

Conoscendosi, era improbabile che sarebbe riuscita a non fare niente… ma qualcosa si sarebbe inventata.

 

Quanto a Luisa… beh, le aveva scritto perché sperava che l’avrebbe aiutata a risolvere la confusione che aveva in testa. Non si era mai definita una persona vigliacca, ma negli ultimi tempi scappare era diventata una specie di specialità per lei… e non a caso praticamente evitava accuratamente di trovarsi davanti a William Cavendish da quasi una settimana.

 

E qualcosa le diceva che lui non ne era molto contento…

 

                                                                                           *

 

“Scacco in 5 mosse. Mi dici che ti succede? Non ti avevo mai battuto così rapidamente.”

 

Regan inarcò un sopracciglio, osservando Will con aria confusa e leggermente scettica, chiedendosi perché avesse la testa su un altro pianeta.

Per tutta risposta William sbuffò, lanciando un’occhiata torva alla scacchiera come se fosse lei l’artefice dei suoi guai prima di riprendere a torturarsi nervosamente le mani, cosa che faceva da ormai diversi giorni.

 

“Niente… tutto bene.”

“Con quel tono aspro non direi… problemi con tuo padre?” 

“No, mio padre per me è come se non esistesse. Ma vorrei tanto capire perché diamine mi evita!”
 

 

William sbuffò, puntando gli occhi sul vetro della finestra con aria decisamente torva e con una gran voglia di spiegazioni. Regan inarcò un sopracciglio, cercando di trovare un senso nella frase del collega… senso che non riuscì proprio a cogliere:

 

“Ma scusa, se dici che per te non conta perché ti preoccupi se ti ignora?"
 

“Ma che hai capito, non parlo di mio padre! Mi ignora da tutta la vita praticamente, non me ne importa niente…”

“E allora di CHI stai parlando?”    Il Pozionista inarcò un sopracciglio, guardando il collega con aria leggermente confusa… Will contrasse la mascella, non avendo molta voglia di rispondere a quella domanda: gli dava già piuttosto fastidio anche senza dirlo ad alta voce.

 

Fortunatamente per lui però la porta si aprì, facendo entrare una Lyanna leggermente esasperata: 

“Ciao! Ho incontrato Lumacorno che tornava da una lezione… non mi mollava più! Quell’uomo è una macchinetta quando deve chiacchierare… Giocate a scacchi?”

“Si, ma ho appena stracciato Will… giochi con me? Mi sa che lui non è in vena oggi.”

 

Regan sorrise alla collega, accennando all’uomo che sbuffò, guardando il pavimento con aria torva mentre Lyanna gli lanciava un’occhiata, trattenendosi dal ridacchiare: quando aveva aperto la porta aveva perfettamente colto l’occhiata speranzosa che Will aveva rivolto alla soglia della stanza, quasi come se avesse sperato di vedere Charlotte.  

“Ah no? Che ti succede Will?”

 

Malgrado lo sapesse benissimo Lyanna sorrise angelicamente, parlando al collega senza ottenere una vera e proprio risposta: Will si limitò a stringersi nelle spalle, lo sguardo basso mentre malediceva mentalmente una certa individua:

 

“Niente…” 

“Pare che sia scocciato perché qualcuno lo evita.” 

“Ah sì? Mi chiedo proprio di chi possa trattarsi…”

 

Lyanna sorrise, trattenendosi dal ridere mentre Will la fulminava con lo sguardo e Regan continuava ad apparire leggermente confuso.

Charlotte non le aveva detto niente, ma nei giorni precedenti si era accorta che la collega aveva evitato accuratamente Will… e ogni volta in cui aveva provato a menzionare l’argomento aveva deliberatamente glissato.

 

Non ci voleva molto a capire a chi si stesse riferendo William… ma in 31 anni di vita e in 8 di matrimonio Lyanna Goblets aveva capito che l’altro sesso non aveva la stessa capacità di percezione delle donne.  

“Lyanna, hai visto CeCe? Non la vedo da ieri… in effetti è molto evasiva di recente.”

 

“Non l’ho vista di recente, ma credo che volesse mandare un paio di lettere… forse è alla Guferia. Will, tu non devi spedire niente?”

La donna si rivolse al collega, sorridendogli dolcemente con gli occhi scuri luccicanti di divertimento: qualche mese prima avrebbe giurato che non avrebbe più rivissuto situazioni del genere… ma a quanto sembrava tornare ad Hogwarts l’aveva davvero fatta tornare in quegli anni.

 

Will esitò per un attimo, osservandola di rimando prima di annuire lentamente, alzandosi in piedi: 

“Ora che mi ci fai pensare sì… ci vediamo dopo.”

Prima che qualcuno potesse chiedergli qualunque cosa William era già diretto alla porta, uscendo dalla stanza e avviandosi nel corridoio a passo svelto senza neanche chiudersela alle spalle, lasciando che sbattesse sui cardini da sola.

 

“Ma che sta succedendo qui? Charlotte non si fa mai vedere in giro, Will è perennemente di cattivo umore e tu ti comporti come se sapessi qualcosa che io ignoro… Lyanna, parla!” 

“Ok, ora ti spiego… ma come fai a non arrivarci? Tua moglie dovrebbe farti un corso di acume sentimentale, Reg.”

 

                                                                                     *

 

“Ma voi due state ancora ripassando?”      Ingrid inarcò un sopracciglio, rivolgendo a Dante e ad Oliver un’occhiata esasperata mentre i due ragazzi camminavano accanto a lei, diretti in Sala Grande per il pranzo ma con ancora gli appunti tra le mani.

“Certo, non vogliamo prendere una S! Devo prendere almeno una A.” 

“Già, stessa cosa per me…”          

 

Dante annuì come se Oliver avesse detto qualcosa di incontestabile, facendo alzare gli occhi al cielo ad Ingrid prima di notare una certa calca nell’Ingresso… ma non per entrare in Sala Grande come spesso succedeva, quanto più per leggere qualcosa che sembrava essere stato appeso sul muro.

 

“Che succede?” 

“Avranno appeso qualche avviso… andiamo a vedere!”  Oliver sfoggiò un sorriso allegro prima di prendere la ragazza per mano e trascinarsela dietro senza tante cerimonie, scendendo in fretta la scalinata principale.

“Olly vai piano, non voglio finire smaltata sul pavimento!” 

“Ma figurati biondina, ti tengo io!”

 

 

“Che succede?”         

Una voce pimpante e allegra fece voltare Dante, ma il Grifondoro dovette abbassare lo sguardo per poter guardare in faccia Bella, che era comparsa accanto a lui e osservava l’ingresso con gli occhi cerulei carici di curiosità. 

“Hanno appeso qualcosa… Ma Jane non era con te?”

Sono qui infatti!     La voce leggermente seccata della fidanzata lo fece voltare dall’altra parte, alla sua sinistra… e sorrise allegramente trovandosi accanto la sua “piccolina”, mettendole un braccio sulle spalle.

 

“Ah, eccoti! Scusa, non ti avevo vista… Su, andiamo a vedere cosa succede!”

Il Grifondoro si trascinò dietro Jane fino al muro dove venivano appese le comunicazioni… e come sempre non dovette faticare molto per passare davanti, visto che tutti si spostavano automaticamente per fargli spazio.

 

Isabella invece sbuffò incrociando le braccia al petto, restando dietro alla calca che si era affollata intorno alla pergamena… come al solito avrebbe dovuto aspettare che quel branco di scimmioni si levasse dai piedi per leggere qualcosa.

“Come mai rimani qui in disparte?”

 

Non si voltò neanche, riconoscendo perfettamente la voce e cogliendo distintamente la nota ironica.

“Sai com’è, amo guardare un branco di scimmie che si calpestano a vicenda per leggere un avviso. Tu invece, oltre a volermi prendere in giro perché rimani qui?”

 

Isabella alzò lo sguardo per guardare Antares, che si strinse nelle spalle: 

“So già cosa c’è scritto.” 

“Fantastico… sono sempre l’ultima a leggere queste cose, ci sono persino dei tredicenni più alti di me!”

Il tono seccato e aspro della ragazza lo fecero sorridere appena, ma si trattenne dal ridacchiare mentre la Corvonero parlava di nuovo:

 

“Vorrei proprio sapere chi è l’imbecille che li appende sempre così in alto…”

 

Isabella scrutò la calca davanti a lei mentre un inusuale silenzio piombava tra lei e il compagno, portandola ad alzare di nuovo lo sguardo dopo qualche istante: Antares era rivolto di nuovo verso di lei, osservandola restando impassibile.

 

“… Fammi indovinare, l’hai appeso tu.” 

“Già.”

“Oh beh, ovviamente non volevo darti dell’imbecille… ma già che ci sei mi potresti dire cosa c’è scritto? Sai, non ho fatto colazione e vorrei pranzare prima delle 16…”    Isabella sfoggiò un sorriso angelico, dando al ragazzo qualche colpetto sul braccio. Antares sorrise leggermente a sua volta, guardandola con aria divertita prima di parlare:

 

“Scusa, ma temo di avere molta fame anche io… ci vediamo a lezione, buona fortuna!”

 

Senza trattenere un sorrisetto il ragazzo se la diede a gambe, muovendosi velocemente per raggiungere la porta aperta della Sala Grande, sparendo rapidamente dal campo visivo della rossa. Ad Isabella non restò così che sbuffare, arrendendosi all’inevitabile:

 

“Ti pareva… grazie tante.”   

 

Se non altro ora era chiaro perché gli avvisi erano sempre così alti… un po’ perché Black li appendeva adattandoli alla sua altezza e un po’ perché si divertiva a vederla in difficoltà, senza ombra di dubbio.

 

                                                                                 *

 

“Ehy… ce ne hai messo di tempo! Ti eri persa?”  

Ingrid sorrise con allegria a Bella quando la rossa prese finalmente posto davanti a lei, leggermente scura in volto:

 

“Stendiamo un velo pietoso… Allora, ti vedo contenta in prossimità della gita.”

 

“Certo che sono contenta, tu ci sei stata diverse volte… io soltanto una.”

 

 

“Naturalmente. Mi chiedo chi potrebbe volerci andare con te, sabato prossimo…”

 

Isabella inarcò un sopracciglio, parlando con un tono assorto vagamente falso mentre masticava distrattamente un grissino.

La bionda le riservò un’occhiata leggermente seccata ma arrossì comunque, facendo sorridere leggermente l’amica:

“Ho indovinato? Non per vantarmi, ma sono sempre stata perspicace.”

“Modesta, anche. Solo perché Olly mi ha chiesto di andarci insie-“ 

“Tranquilla non mi devi spiegare niente, lo so da quando ti ho vista sorridere a trentadue denti che te lo aveva chiesto… mi passi il purè per favore? Non mangio da ieri, tra poco inizierò a masticare il tavolo!”
 

“Se mi avessi ascoltata e ti fossi svegliata in orario…”

“Shh! Silenzio!”

 

                                                                                     *

 

Antares si era appena seduto al tavolo dei Serpeverde quando una voce decisamente familiare lo fece sussultare, spuntando dal nulla accanto a lui:

 

“Sabato vieni con me.”

“Per la barba… La zia ci ha tartassato con le buone maniere per anni e tu te ne spunti così? Complimenti vivissimi.” 

 

Antares sbuffò, lanciando un’occhiata torva a suo cugino e ringraziando mentalmente per non aver preso nulla in mano quando Altair era comparso accanto a lui… probabilmente avrebbe mandato per aria un vassoio, in quel caso.

 

“Non farmi la predica con il Galateo Ant, sappi solo che sabato prossimo verrai con me ad Hogsmeade… infondo sono il tuo cugino preferito, no?”

“No.”

“Come no?”

“No, la mia preferita è Cassiopea.”

“… Allora il tuo cugino maschio preferito! E se mi dici che preferisci Orion o Cygnus a me avrai una brutta pausa pranzo!”

 

“Ok, può andare. Ma perché tanta premura? Non ci vai con una delle tue tante conquiste?”    Antares inarcò un sopracciglio, rivolgendo un’occhiata leggermente scettica al cugino mentre si serviva il pranzo nel piatto d’oro… ricordava di aver sempre visto Altair in giro per il paese con una qualche ragazza, in effetti.

 

“No, vado con il mio cugino musone preferito… a Febbraio sei rimasto rintanato nei Sotterranei, ma questa volta andrà diversamente. Insomma, so che eri in lutto per il tuo amico eccentrico, ma…”

 

“Non parlare male di Rod! Pensa al TUO migliore amico, piuttosto!”

Il tono quasi offeso e la faccia seccata di Antares fecero ridacchiare leggermente il cugino, che diede una pacca sulla spalla del Caposcuola con aria divertita:

 

“Ok, scusa… sei un po’ irascibile quando si tratta di Lestrange, vero? Come sei tenero Anty.”

“Chiamami ancora così e questo piatto finisce dritto sulla tua bella faccia, Altair.”

 

                                                                              *

 

Ok, poteva farcela

Doveva farcela.

Insomma, ormai studiava da sette anni… quanti esami e verifiche aveva affrontato in quell’arco di tempo? Tante… forse anche troppe.

Quindi quella non avrebbe fatto differenza: doveva ricordarsi le cose, per forza.

Dante sbuffò, osservando la domanda con aria grave.

E invece no. Come un certo Babbano di quel tempo avrebbe detto, la sua testa era una specie di tabula rasa.

 

Possibile che non ricordasse? Eppure ricordava di aver letto qualcosa a riguardo…

Il Grifondoro sbuffò, decidendo di passare oltre per concentrarsi sulla domanda successiva… e dire che lui ci aveva sperato fino all’ultimo, che fosse tutto un gran Pesce d’Aprile.

 

Dal canto suo, Lyanna era seduta sulla cattedra, osservando i ragazzi quasi con leggera compassione: ci era passata anche lei neanche troppo tempo prima, dopotutto.

Gli occhi scuri della donna si posarono su Dante Julius, provando improvvisamente un gran moto di tenerezza nei confronti di quel ragazzo tanto alto quanto di buon cuore… e nel cogliere la sua faccia non proprio allegra Lyanna scivolò giù dal tavolo, sorridendo prima di parlare ad alta voce:

 

“Sapete ragazzi, mi sono appena ricordata di aver… scordato una cosa in Sala Insegnanti. Torno subito.”

 

Senza smettere di sorridere Lyanna uscì dalla stanza a passo svelto, cogliendo comunque le espressioni sgomente e allo stesso tempo sollevate dei ragazzi.
 

Una vocina nella sua testa le suggerì che forse era troppo buona… ma la mandò a quel paese in fretta: in un mondo contaminato dalla guerra, i piccoli gesti di bontà non erano mai abbastanza, specialmente se si trattava di ragazzi.

 

Ovviamente non appena fu sparita dietro la porta un insieme di mormorii si diffuse nell’aula, mentre quasi tutti si rivolgevano al compagno più vicino per chiedere qualcosa: non era mai successa una cosa simile, in effetti… ma di certo non avrebbero protestato.

 

A parte forse una certa ragazza dai capelli color carota, che si ritrovò a sospirare quando ricevette più di qualche domanda sulla verifica:

 

“Ma perché chiedete sempre a me? Andate da Black!”

 

                                                                                             *

 

William guardava le carte con cipiglio torvo, chiedendosi come accidenti procedere… ma come facevano a piacere i Solitari, a Charlotte?

Lui proprio non riusciva ad andarne fuori…

 

Contrasse leggermente la mascella, dicendosi di non pensare a lei… gli era sfuggita da sotto al naso un’altra volta, quella mattina: quando era arrivato alla Guferia non l’aveva trovata, e neanche sul tragitto. Come faceva a non farsi trovare con tanta facilità?   Non la vedeva nemmeno ai pasti, e nelle rare occasioni in cui era successo si era sempre seduta a qualche sedia di distanza per evitare di dargli modo di parlarle.

E ovviamente non poteva fare una scenata nel bel mezzo della Sala Grande, lei lo sapeva...

Sbuffò, prendendo le carte per rimettere in ordine il mazzo con nervosismo: se pensava di nascondersi per le successive settimane, si sbagliava di grosso… prima o poi sarebbe riuscito a trovarsi faccia a faccia con Charlotte Selwyn.

 

Quasi come se qualcuno avesse improvvisamente deciso di fargli un favore la porta si aprì e voltandosi Will quasi sorrise: beh, non pensava che ci sarebbe voluto così poco… ma tanto meglio.

“Beh, chi non muore si rivede. Ciao Charlotte.”

 
                                                            

 

Negli ultimi giorni non aveva quasi mai messo piede in quella stanza… a parte il pomeriggio precedente, quando Will aveva avuto lezione e sapeva per certo che non l’avrebbe incontrato.

Aveva incrociato Lyanna che, per qualche misterioso motivo, ci era appena stata… e le aveva detto di non preoccuparsi, che non c’era nessuno e che poteva tranquillamente prendere il suo mantello.

Così, quando aveva aperto la porta, l’aveva fatto senza alcuna esitazione… e dopo due secondi avrebbe voluto diventare invisibile, o in alternativa rincorrere Lyanna Goblets per tutto il castello.

Quando gli occhi di Will Cavendish incontrarono i suoi dopo giorni, una sola parola si fece spazio tra i suoi pensieri:

 

Merda

 

“Ciao. Io… dovevo prendere una cosa, ma se hai da fare ti lascio solo.”

“Non ci provare neanche! Se pensi di filartela un’altra volta ti sbagli di grosso, Charlotte.”

 

Will si alzò di scatto, deciso ad impedirle di darsela a gambe: in men che non si dica la porta si chiuse alle spalle di Charlotte e con un pigro colpo di bacchetta Will la chiuse a chiave.

 

“Will. Per favore, apri.”

“No, non penso che lo farò… prima ci facciamo una chiacchierata che voglio fare da qualche giorno.”

 

Will sfoggiò un sorriso, rimettendo la bacchetta nella tasca interna della giacca prima di incrociare le braccia al petto, appoggiandosi allo schienale della poltrona dove fino a poco prima si era seduto.

 

“Will… non costringermi a Schiantarti.”

 

 Charlotte sospirò, restando immobile mentre parlava, in piedi davanti alla porta chiusa. Lui però non si scompose, limitandosi a sorriderle quasi con un luccichio divertito negli occhi castano-verdi:

 

“Non lo farai.”

“Sicuro?”

“Io sono sempre sicuro di quello che dico CeCe, infatti sbaglio molto di rado… Magari un mese fa l’avresti anche fatto, ma oggi no.”

 

Charlotte sospirò sommessamente, un po’ perché a malincuore sapeva che aveva ragione, anche se le costava ammetterlo: no, non l’avrebbe Schiantato… in compenso però si stava già appuntando mentalmente di fare un discorsetto a Lyanna al più presto.

 

“Non chiamarmi così, per favore.”

“Perché no? Andiamo Charlotte… non risollevare il muro. Non ha senso. Mi dici perché mi eviti da una settimana, invece? E non provare a dire “no, che dici, non ti evito”, perché sappiamo entrambi che lo stai facendo eccome.”

 

Will sbuffò, rivolgendole un’occhiata quasi seccata. Lo stupì però il suo silenzio, visto che si era aspettato repliche su repliche…

Charlotte invece non disse nulla per qualche istante, fissando lo sguardo su un punto del muro mentre pensava alla sua domanda… e a cosa rispondere.

Non lo sapeva bene neanche lei, in effetti… forse perché infondo era una codarda con i fiocchi.

 

“Non… non lo so. Non volevo parlare con te.”

“E perché, di grazia?”

“Credo che tu lo sappia, Will… sei molto intelligente, no?”

 

Il sarcasmo non lo scalfì neanche lontanamente, troppo occupato ad osservarla per darci peso. Lo sapeva?  Forse sì, in effetti… ma voleva comunque che glielo dicesse.

 

“Si, sono una persona intelligente… e anche tu. Per questo non capisco perché ti comporti così… Dimmi quello che ti passa per la testa invece di evitarmi.”

Will sbuffò, parlando con un tono seccato e quasi gelido, scrutandola attentamente per non lasciarsi sfuggire nessun cambiamento espressivo sul volto della donna.

Charlotte però non aprì bocca, continuando a non guardarlo… e dopo qualche istante Will fece qualche passo avanti, prendendola per un braccio e piazzandosi davanti a lei:

 

“Charlotte, guardami per favore.”

 

Stranamente obbedì, sollevando leggermente il capo per guardarlo in faccia.

“Perché mi eviti da quando ti ho baciata Selwyn? E non rifilarmi qualcosa del tipo che non provi niente per me et similia, perché se così fosse mi avresti assestato uno schiaffo.”

 

Odiava ammetterlo, ma aveva ragione… del resto non si era tirata indietro, non subito almeno.

 

“Non è questo.”             Charlotte abbassò lo sguardo, evitando di guardarlo negli occhi e parlando con un filo di voce. Per una volta non era sulla difensiva e non indossava nessuna maschera d’impassibilità, tanto che suo malgrado Will si addolcì leggermente, parlando con un tono più calmo:

 

“E allora cosa c’è?”

“E’… complicato. Io sono molto complicata… e adesso ho un sacco di cose per la testa, troppe per concentrarmi su altro.”

“Hai avuto una settimana di tempo e mi rifili QUESTA come scusa? Mi deludi Charlotte.”

“Non ridere! Insomma… io sono seria!”

 

“Anche io. Ok, ascoltami… Pensi che io sia la persona più facile del mondo? Assolutamente no. Perciò se sei complicata benissimo, non avrò vita facile dovendoti sopportare e viceversa. Comincio ad essere stanco di non avere nessun legame vero, Charlotte… E anche se so che non me ne darai mai una vinta, almeno non mi annoierò.”

 

Per la prima volta dopo giorni Will sorrise, alzando una mano per accarezzarle il viso.  Charlotte roteò gli occhi ma non riuscì a restare seria, sorridendo leggermente a sua volta:

 

“Sicuro? Non vuoi una graziosa, accondiscendete bambolina invece di una testarda, impulsiva e problematica come me?”

“Ne ho avute tante di graziose bamboline CeCe… ci ho messo molto a capire cosa volessi, ma credo di esserci finalmente arrivato. Insomma, sei indubbiamente problematica ma credo di riuscire a sopportarti.”

 

Sperando di averla convinta e che non lo prendesse a pugni Will si chinò leggermente, baciandola per la seconda volta.

E con suo gran sollievo, questa volta Charlotte non scappò.


 

                                                                                   *

 

Chiuse il libro tirando quasi un sospiro di sollievo, felice di aver finalmente finito.

Non si era affatto pentito di essersi rintanato in Biblioteca per fare i compiti, lì c’era molta più calma rispetto alla caotica e affollata Sala Comune… e nessuno aveva potuto dirgli niente nonostante l’ora leggermente tarda, con sua gran soddisfazione.

Stava per infilare tutte le sue cose nella borsa quando il rumore di passi affrettati lo fece voltare, incuriosito: chi poteva correre per la Biblioteca a quell’ora?

Il ragazzo non fece però in tempo a voltarsi, perché quella persona l’aveva già raggiunto… e quando sedette accanto a lui, si diede dello stupido per essersi anche chiesto di chi potesse trattarsi:

 

“Che ci fai qui? Non dovresti essere in giro per il castello a controllare che nessuno passeggi a quest’ora?"

Antares inarcò un sopracciglio, guardando Isabella con aria leggermente confusa: per tutta risposta la ragazza sfoggiò un’espressione quasi schifata, passandosi una mano tra i capelli.

 

“Lo stavo facendo infatti… ma non puoi neanche immaginare COSA ho visto.”

“Non mi dire… il mostro della Camera dei Segreti ha deciso di farsi un giro?”

“Sono seria, simpaticone! Ho avuto un’esperienza traumatica!”   La rossa sbuffò, parlando con un tono grave che lo incuriosì, guardandola in attesa:

“Beh, sentiamo… che ti è successo Burton di tanto orribile? Hai incrociato il camaleonte di Julius?

“PEGGIO.”

“Non mi dire che hai visto la Hobskin con la maschera sul viso!”

“No, no, peggio!”

Antares sgranò gli occhi, iniziando quasi a preoccuparsi… cosa poteva esserci di peggio?

 

“Come peggio? Che accidenti hai visto Burton?”

“Lumacorno… con i bigodini e in pigiama!”

 

Isabella gemette con aria grave, nascondendo il viso tra le mani mentre cercava di cancellare quell’immagine orrenda dalla proprio testa… ma aveva il sentore che non se ne sarebbe mai liberata.

Antares invece rimase in silenzio per un istante, osservandola senza muovere un muscolo… ma dopo qualche secondo fece l’ultima cosa che la Corvonero si sarebbe aspettata: scoppiò a ridere.
 

Stentando a crederci Bella alzò lo sguardo, puntando gli occhi sul ragazzo con stupore… non ricordava di averlo mai sentito ridere.

“Che hai da ridere? Non c’è niente di divertente!”

 

La ragazza sfoggiò un’espressione quasi offesa, ma lasciò perdere quando capì che il Serpeverde non avrebbe smesso per un bel po’, riempiendo la Biblioteca con le sue risate alla sola idea di Bella che s’imbatteva in Lumacorno in tenuta notturna e sbiancava di colpo:
 

“E dimmi Burton… la camicia da notte ce l’aveva?”

“Imbecille…”  

 

Isabella si alzò, sbuffando e allontanandosi dal tavolo a passo di marcia, tornando al suo turno mentre il ragazzo continuava a ridersela… ma alla fin fine sorrise anche lei, mentre spariva dietro uno scaffale.

 

 

 

 

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Angolo Autrice:

Buonasera! Lo so, avevo detto che avrei aggiornato ieri... ma proprio non sono riuscita a finire il capitolo in tempo, quindi eccomi qui.

Come sempre, spero che il capitolo vi sia piaciuto... nel prossimo ci sarà un'altra uscita ad Hogsmeade e non penso di metterci molto ad aggiornare, ho già qualche idea in testa XD 

Ci sentiamo tra qualche giorno con il seguito, di sicuro prima di Natale... buona serata e a presto!

Signorina Granger

   
 
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