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Autore: ElaineAnneMarley    24/12/2016    0 recensioni
È il primo giorno d’estate e Agata viene avvicinata da un ragazzo dall’aria smarrita. È la prima volta che incontra qualcuno di Levante, il continente al di là delle montagne. Lui ha i tratti tipici dei levantini: la pelle olivastra e gli occhi a mandorla. Gli occhi. Occhi di un colore simile non esistono, neanche a Levante. Sono di un blu intenso con scaglie ambrate e sembrano racchiudere la storia del mondo.
«Ti ho trovata» e il ragazzo lascia andare un sospiro di sollievo «appena in tempo.»
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 41 
 
Levante, 5 anni e 212 giorni fa - L'arrivo della carovana del mercante


Tseren era stato un bambino socievole al quale era stata negata la possibilità di avere amici. Quando era appena un Draghetto, Baya e Xhoán lo sorprendevano spesso a giocare con gli animali del bosco, gli unici esseri viventi con cui aveva il permesso di interagire. Peccato che gran parte delle bestiole lo temessero a tal punto da non poter ricambiare l'affetto genuino del piccolo.
 
Con il passare degli anni, il ragazzino si era rassegnato a quella che vedeva come una condanna. Per uno come lui, non c'era alcuna speranza di poter vivere in mezzo alle altre persone e doveva accontentarsi di passare il tempo con la madre e con l'Ascendente di lei. L'inizio dell'adolescenza era stato uno dei periodi più cupi. Spesso scendeva al villaggio e spiava di nascosto i suoi coetanei, ragazzi umani che organizzavano spedizioni tra le montagne, avventure cui non avrebbe mai potuto prendere parte.
 
Come meccanismo di difesa il bambino socievole si era trasformato in un ragazzo solitario e di poche parole. Con il passare degli anni, quello che un tempo lo avrebbe fatto soffrire, era diventato semplicemente la quotidianità. Nessuno avrebbe mai potuto esplorare gli abissi della sua solitudine, neanche la madre, che aveva vissuto in un'epoca in cui i Draghi scorazzavano tra le montagne. Per quanto fossero rimasti in due, la verità era che Tseren considerava la sua razza già estinta. Non aveva mai pensato di avere la responsabilità di mandare avanti la specie, non vedeva il motivo di condannare qualcun altro a quella vita incompleta. Sarebbe stato lui l'ultimo Drago, fino alla fine.
 
L'idea di non andare d'accordo con la propria Ascendente l'aveva torturato a lungo, non aveva mai avuto la possibilità di interagire con qualcuno della sua età, non sapeva neanche da dove cominciare per instaurare un rapporto. E legare con lei era di fondamentale importanza, per fare in modo che non lo abbandonasse mai.
 
Quando aveva incontrato Agata per la prima volta, gli era sembrata una persona con le idee fin troppo chiare su qualsiasi cosa, sapeva sempre dove andare e quale fosse la cosa giusta da dire. Non era la ragazza indecisa che aveva sperato di avere come Ascendente, ma uno spirito determinato che difficilmente cambiava opinione. Aveva quindi messo in conto di dover trascorrere molto tempo a Ponente, prima di convincerla a trasferirsi nei pressi del monte Ariun. E invece lei lo aveva sorpreso con una decisione repentina e apparentemente senza ripensamenti.
 
Nell'ultimo periodo aveva smesso di vederla come l'unica cosa che lo proteggeva dal suo lato feroce e passare il tempo insieme era molto più piacevole rispetto all'inizio. Era interessante sentire i suoi racconti, e dal momento che la ragazza sapeva tutto di tutto, si divertiva a chiederle spiegazioni sugli argomenti più disparati. Per esempio perché l'arcobaleno apparisse solo dopo un temporale oppure perché ci fossero così tanti modi di dire sui levantini della costa. Agata aveva sempre una risposta e le sue spiegazioni lo trasportavano in giro per il mondo. Certo, preferiva le uscite di caccia con Xhoán rispetto alle chiacchierate con Agata, però quando era con lei si sentiva sereno. Persino i suoi incubi erano diminuiti. Dietro quella corazza di nozioni e opinioni, stava scoprendo una ragazza che si faceva in quattro per aiutare e che spesso era maldestra a relazionarsi con gli altri quasi quanto lui.
 
L'amicizia con i giovani del villaggio era un altro degli aspetti che aveva reso la sua vita più piena, si divertiva a scalare le pareti di roccia con Oyun, per la prima volta in compagnia, e provava tenerezza per i tentativi maldestri di Nara di seguirli. Era inoltre rasserenato dal fatto che Agata si fosse affezionata tanto a Kheni, continuava a nominare spesso la sua amica d'infanzia Holly Dee, ma sembrava sempre meno gravata dalla nostalgia.
 
Inoltre Xhoán e Agata andavano molto d'accordo, la ragazza si era appassionata al mestiere dello sciamano e con il passare degli anni sarebbe potuta diventare lei stessa una guaritrice di tutto rispetto.
 
**********
 
Una sera d'autunno i ragazzi erano seduti sulla staccionata che separava il villaggio dal deserto montuoso. Agata si dondolava come suo solito e Tseren la teneva d'occhio, pronto a sorreggerla qualora fosse scivolata, assecondando quello che ormai era diventato un riflesso incondizionato. Osservava di sottecchi anche Nara, che penzolava invece a testa in giù, quella bambina era davvero spericolata!
 
Oyun era seduto a terra a gambe incrociate e stava mostrando a Kheni l'appezzamento di terreno dove i genitori avevano intenzione di aprire un nuovo allevamento, tutto su una mappa scarabocchiata al suolo.
 
Xhoán li trovò così, mentre rientrava da uno dei suoi giri di più giorni per i villaggi vicini. Era stanco e affamato e così decise di invitarli a cena sperando che qualcuno si occupasse di preparare da mangiare. Aveva solo voglia di sdraiarsi tra i cuscini e scambiare due chiacchiere sul più e sul meno.
 
Li aveva appena convinti che udì un nitrito. Un brivido familiare gli percorse fulmineo la spina dorsale. I cavalli non erano comuni da quelle parti, quindi si voltò sorpreso.
 
Gli occhi dei cinque ragazzi erano già puntati da un po' sulla carovana che era spuntata da dietro l'angolo meridionale del villaggio, quello che era considerato la via principale d'accesso.
 
Come era buona educazione, il mezzo si fermò a una quindicina di metri di distanza dal centro abitato. Un uomo vestito riccamente scese dalla prima carrozza e si avviò a passi lenti verso il gruppetto.
 
Xhoán osservava con crescente preoccupazione il vecchio, ma era ancora troppo lontano per mettere a fuoco i lineamenti. Aveva riconosciuto però quegli orribili cavalli dal pelo lungo, le bestie gli avevano immediatamete riportato alla mente alcuni tra i momenti peggiori della sua vita.
 
Nonostante il tragitto alquanto breve, vista l'età, l'uomo strascicò i piedi con fatica fin lì. Lo sciamano guardò gli occhi piccoli e duri, i lunghi capelli bianchi che scendevano dal capo spelacchiato e le sopracciglia ispide. Non voleva credere ai propri occhi e così studiò l'abbigliamento del vecchio, sperando che il suo sospetto venisse smentito. E invece lo stemma che adornava la spilla usata per chiudere il mantello fu la conferma tanto temuta.
 
«Riconoscerei quegli occhi ovunque, Tseren» disse l'uomo con la voce che gli tremava. Ignorò volutamente Xhoán. L'unica che degnò di uno sguardo fu Agata, si era accorto infatti come Tseren si fosse avvicinato a lei, come a volerle fare da scudo.
 
Lo sciamano pensava che non avrebbe mai avuto la sfortuna di incontrare di nuovo uno degli uomini che odiava di più al mondo e invece eccolo lì, quel vecchio decrepito, ma con l'aspetto arrogante come al solito. Chiaramente era venuto per portare via Tseren, Xhoán non aveva il minimo dubbio a riguardo. Non si sarebbe altrimenti presentato con quel corteo di persone, soldati e altri nobili che erano rimasti alla dovuta distanza. Il mercante si era portato dietro più testimoni possibili.
 
Lo sciamano sarebbe voluto tornare indietro nel tempo, si pentiva di non aver seguito le regole di Baya, come si era potuto lasciar convincere a portare Tseren tra gli uomini? Aveva messo la sua esistenza sotto gli occhi di tutti e ora ne avrebbero pagato le conseguenze.
 
«Chi siete?» chiese Kheni sorpresa.
 
L'anziano mercante sospirò.
«Il mio nome è Thuluun» si fermò, aspettandosi che bastasse quella presentazione per essere riconosciuto. Visto che Tseren continuava a sembrare confuso, si decise a completare la frase, «Tumur era mio figlio, sono tuo nonno paterno, ragazzo».
 
Il Drago si voltò a guardare Xhoán in cerca di conferma e lo sguardo colmo d'odio dello sciamano fu una risposta sufficiente.
 
*NdA*
Ciao a tutti,
vi ricordo che la pubblicazione su efp procede a rilento, se siete curiosi di leggere i capitoli successivi li trovati qui.
Con l'occasione vi faccio tanti auguri di un sereno Natale! Godetevi il meritato riposo, l'affetto delle persone care e i banchetti natalizi!
Elaine

Mia Immagine
(*) L'immagine non è mia, l'ho trovata su Google.

   
 
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