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Autore: piccolo_uragano_    24/12/2016    4 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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"Conta, la voce più sottile 
di chi vorrebbe dire, ma 
sfuma nel dolore (...) 
Dimmi chi conta davvero, 
almeno, che forse 
mi addormento (...)
Conta che quel giorno c'eri tu 
quando mi hanno detto 
"questo è il fondo" 
e il fondo era più giù,
conta il tuo sorriso in faccia al mio 
quando tu mi dai la mano. "

(Conta, braccialetti rossi) 

A chi contava, conta e conterà. 
A chi è rimasto, e anche a chi se n'è andato. 
Tutto, in qualche modo, conta. 



Kayla era seduta in cucina a pensare, quando sentì suo fratello Robert scoppiare a ridere. Non era una semplice risata, e lei lo sapeva: non era quella risata Malandrina che aveva con Fred e George, non era quella risata intenerita e paterna che aveva quando giocava con Gabriel, Zoe o Anya, no, non aveva niente a che vedere con quelle.
Era la risata che aveva quando era con Hermione. Era quella risata che permetteva a Kayla di capire che il cuore di suo fratello era pieno, in quel momento. Si alzò e andò verso la porta, notando all’ingresso che Hermione era a venti centimetri da terra, tra le braccia di Robert, e sorrideva con lui. Quando smisero di ridere, ignari del fatto che Kayla fosse sull’uscio della cucina e che Tonks, Rose e Remus fossero sulle scale, Robert la rimise con i piedi a terra, per prenderle il viso tra le mani e baciarla.
Tonks si schiarì la voce, interrompendoli. Loro si girano a guardarla.
“Ben trovata, Hermione.” Disse loro Rose. “Pensavamo fossi in montagna con i tuoi.”
“Lo sci non fa per me.” Si giustificò lei. “Robert mi aveva detto che sarei potuta venire qui in ogni momento, quindi …”
“Certo che puoi stare qui.” Intervenne la voce di Sirius, da dietro il magico trio. “C’è ancora il tuo letto in camera di Kayla. A proposito, qualcuno l’ha vista?”
“Sono qui, papà.” Sbuffò lei.
“Uh!” replicò lui entusiasta. “Principessa! Dammi un altro libro!”
Lei alzò gli occhi al cielo. “Un altro, papà?”
“Si! Non ne hai più di Freud?”
“Li hai già letti tutti, papà.”
“E non ne ha scritti altri?”
“No.”
“Perché?”
“Perché è morto!” sbuffò lei, rientrando in cucina. Non poté fare a meno di pensare che, se fossero stati al castello, sarebbe potuta sgattaiolare verso il suo piccolo rifugio e chiedere al Dottore di … i ricordi dell’ultima avventura con Jack e il Dottore le fecero venire brividi lungo tutta la schiena.
No. Si disse. Non pensarci.
Il Dottore l’aveva avvertita. Le aveva detto che non tutti i pianeti erano gradevoli. Le aveva detto che non sempre tutto andava bene.
Si bagnò il viso con dell’acqua, concedendosi di osservare il livido ormai di colore verdastro alla base dell’avambraccio. Era nascosto sotto al maglione grigio, ora, ma lei non poteva dimenticarlo. E così Fred e George.
Non devi nemmeno battere le palpebre, George, e per voi umani è pressoché impossibile.
Le parole del Dottore la graffiavano da dentro. Lei aveva battuto le palpebre. Non l’aveva fatto apposta, ma era buio, c’era una bufera di neve, le prudevano gli occhi ed era sicura che a pochi metri da loro ci fossero almeno due Dissennatori.
“Kayla?” domandò la voce di suo padre dalla porta.
Lei si voltò di colpo. “Sì?”
“Va tutto bene, principessa?”
“Sì, certo.” disse.
“Lo sai che … beh, per qualunque cosa … puoi contare su di me, si?”
Lei annuì sorridendo. Fece qualche passo verso di lui, per poi abbracciarlo.
Lui da prima rimase stupito da quel gesto, poi ricambiò l’abbraccio, accarezzandole i capelli. “Va tutto bene.” Le disse.
Lei avrebbe voluto dire di no, che non andava tutto bene, che non riusciva più a dormire, che era tornata ad avere paura del buio, e che Jack e il Dottore erano al castello senza avere loro notizie e lei era preoccupata, che essere grande non le piaceva affatto e che quel Natale era molto meno Natale di quanto avesse bisogno, ma semplicemente, scoppiò a piangere.

“Mi piacerebbe esserci stato.”
Martha si girò verso il marito, mentre si infilava un maglione pesante. “Di che parli?” si posizionò davanti allo specchio e iniziò a spazzolarsi i capelli.
“Di Kayla, ovviamente.”
Martha si sporse dalla porta del bagno quanto bastava per guardarlo stranita.
“Avrei preferito esserci stato e sbagliare tutto, piuttosto che non esserci stato.”
Lei ripose la spazzola, scuotendo la testa, per uscire dal bagno e sedersi sul lettone accanto a lui. “Cosa è successo?”
“Voi tutti vi ricordate il giorno in cui è nata. Per me è stato un giorno come un altro.”
Martha annuì, capendo che ormai suo marito stesse parlando da solo.
“E adoro il fatto che tu abbia tenuto un sacco di foto da parte per me, ma nessuna foto mi ridarà mai indietro il tempo perso.”
“Non è stata colpa tua.” Disse, con decisione, ma senza riuscire a nascondere un leggero tremolio nella voce. “Questo sarebbe un discorso accettabile se tu mi avessi lasciato per scappare con la prima che passava, ma non è un discorso accettabile per un uomo innocente che è stato in carcere dieci anni a scontare la pena del suo amico.”
“Non importa del motivo, ora il motivo non conta, Redfort, io non ci sono stato. Ed è questo che conta.” Rispose lui, prendendole una mano tra le sue. Lei posò la testa sulla sua spalla.
“Sai cosa conta, cosa conta davvero, Sirius? Contano i momenti in cui tu e Kayla vi guardate negli occhi e vi capite, contano i momenti in cui ridete insieme e conta l’amore che entrambi sentite quando vi abbracciate. Questo, e solo questo conta.”
“Quando ero ad Azkaban, io …”
Sentì Martha trattenere il respiro.
“Non fare così. Si deve parlare dei proprio traumi, e …”
Devi smetterla con quei libri.” Rispose lei, alzandosi. “Abbiamo parlato abbastanza di quel trauma, Sirius, abbiamo parlato per notti intere della tua Azkaban, appena sei tornato, e non hai mai davvero considerato che anche io sono stata in carcere dieci anni. Avevo Robert e Kayla, ma ogni volta che li guardavo, vedevo te. Avevo mia madre che mi guardava come se fossi stata l’ultimo esemplare di una specie in via d’estinzione, e poi c’erano Remus e Rose che sparivano a turni. Ero in carcere anche io, Sirius, la mia cella era un po’ più grande della tua, ma non solo tu sei stato dieci anni senza di me, anche io sono stata dieci anni senza di te, svegliandomi ogni mattina sperando che non mi arrivasse un gufo che mi diceva che mio marito, l’uomo che amavo e di cui stavo iniziando a dimenticare alcuni piccoli dettagli, fosse morto! Sono stata in carcere anche io, Sirius, e se tu sei pronto a parlarne con una facilità davvero disarmante, io non lo sono!”
Martha aveva le lacrime agli occhi.
Sirius si alzò per trovarsi alla sua stessa altezza. “Perché non ne abbiamo mai parlato?”
“Perché fa male!” disse lei, lasciandosi andare al pianto. “Anche se sono passati cinque anni, fa male!”
“Fa male anche a me, Martha.” Disse, con voce tremante. “Ma non smetterà mai di fare male se non tiri fuori tutto quanto.”
“Ma se fosse troppo da tirar fuori?”
“Allora non abbiamo passato abbastanza notti a parlarne.”

Harry entrò nel salotto di Grimmauld Place con la solita faccia arrabbiata che lo accompagnava da giorni. Trovò seduti sul divano,  i suoi fratelli i fratelli Weasley e Hermione.
“Scusatemi.” Disse, facendo per uscire.
“Torna qui, scemo.” Gli disse Kayla. “Dobbiamo parlarti.”
“I ragazzi mi hanno detto che sono giorni che ti nascondi.” Disse Hermione.
“Sempre a parlare di me, eh?”
“Io preferirei parlare con te.” Replicò Robert. “Ma ci eviti come se avessimo il vaiolo di drago.”
Harry non disse niente. Si limitò a guardarli.
“Harry, ormai ti conosco.” Disse Kayla. “E ti prego di rassicurarmi di una cosa.” Lasciò che Harry si avvicinasse di qualche passo. “Per favore, dimmi che non pensi di essere tu l’arma di Voldemort.”
Harry rimase stranito dalla semplicità con cui Kayla l’aveva detto, comunque dando il giusto peso alla cosa. Si perse ad osservare le espressioni di tutti, per poi sedersi in mezzo al gruppo e sfogare tutto ciò che intasava la sua testa da giorni.

Il giorno di Natale tutti furono svegliati dalla voce di Sirius che cantava canzoni natalizie come se fosse una persona davvero intonata.
Kayla fu svegliata da un bacio sotto all’orecchio che la fece sorridere ancora prima di aprire gli occhi. “Buongiorno raggio di sole.” Sussurrò la voce del rosso.
“Fai dell’ironia, Fred Weasley?” disse lei, aprendo un occhio.
I don’t want a lot for Christmas, there is just one thing I neeeeeed …”
Kayla scoppiò a ridere sentendo la voce del padre. “Ma che gli è preso?”
“Non lo so, ma la canta dalle sette.”
“E ora che ore sono?”
“Le dieci.”
Le dieci?!” esclamò lei, mettendosi seduta sul letto. “Ma è tardissimo!”
I don’t care about the presents, underneath the Christmas tree, I just want you for my own more than you could ever know …”
“Si, lo so, ma è successa una cosa.” Disse lui, guardandole il braccio.
La maglietta del pigiama l’aveva tradita, arrotolandosi nel sonno e mostrando il livido.
“Sto bene.” Sbuffò,  coprendolo di nuovo.
Make my wish come trueeeee, all I want for Christmas is youuuu!”
“Okay, farò finta di crederti.” Le disse lui, prima che una seconda voce femminile si unisse a quella di Sirius, cantando con lui.
“Questa è mia madre?!” domandò Kayla.
Fred scoppiò a ridere e si lasciò cadere sul cuscino di Kayla.
Santa Claus won’t make me happy, with a toy on Christmas Day, I just want you for my own more than you could ever know …”
“Ma anche noi saremo così, Fred? A trentasei anni saremo ancora così?” si lamentò.
“I tuoi sono grandioso, piccola.” La corresse lui. “E poi sempre meglio come i tuoi che come i miei. Insomma, mia mamma sta piangendo!”
“Perché sta piangendo?”
Make my wish come trueeee, all I want for Christmas is you!”
“Percy ha rimandato indietro il regalo.”
“Che cosa ha fatto?!” si stupì lei.
“Si, beh, era ovvio lo facesse.”
I just want you here tonight, holding on to me so tight, what more can I do?”
All I want for Christmas is you!” sorprendentemente, fu Kayla ridendo,  a completare la strofa.
Fred rise con lei, le baciò le labbra e la ributtò sul letto, tenendola stretta.
“Come hai fatto a perdere Kreacher?!”sbottò la voce di Rose.
Kayla sbuffò e si alzò dal letto. “Neanche a Natale si può avere un po’ di pace con questa famiglia, Fred.”
Lui scosse la testa. “Hai intenzione di scendere in pigiama?”
“Hai ragione: prestami una felpa.”
Lui sbuffò ed insieme scoppiarono a ridere.
All I waaant for Christmas is youuuu!”
“Questa è davvero una pessima idea.” Mormorò Kayla mentre, insieme a Robert, Harry, Ron, Ginny, Hermione e i gemelli entravano nel reparto lungodegenti del San Mungo. Avevano pensato che sarebbe stato carino lasciare un po’ di spazio ai signori Weasley per litigare serenamente sul fatto che lui avesse permesso a un tirocinante di esercitarsi con una tecnica babbana, tale ‘punti di sutura’, sulle sue ferite. Robert aveva proposto di salire al quinto piano per un tè, ma erano stati bloccati di Gilderoy Allock – quel Gilderoy Allock – che non si ricordava minimamente di nessuno di loro, ma voleva ad ogni modo lasciar loro degli autografi.
“Davvero?” ironizzò Fred, indicando qualche letto più in là una donna con la faccia coperta di pelo.
“Secondo me ci sarà da ridere.” Gli diede corda George. “Insomma, quella ulula!”
Kayla gli diede un pugno sul braccio. “Idiota.” Disse.
“Oh!” esclamò una Guaritrice vedendo Kayla e Robert. “Voi siete i figli dei Black!”
Robert incarnò un sopracciglio e Kayla annuì perplessa.
“Vi siete persi, cari?”
“N-no, noi stavamo …”
“I vostri genitori e la piccola Anastasia sono laggiù, dai Paciock.”
Immediatamente, tutto il gruppo si voltò verso la direzione indicata dalla signora. Le tende in fondo alla stanza erano aperte, e distinguere Martha, Sirius e Anya tra la folla di degenti e parenti più o meno ‘ordinari’ non era troppo difficile. La cosa di cui rimasero colpiti, però, fu che accanto ai Black e alla piccola Anya ci fossero Neville e sua nonna.
“Non …”
“Neville!”
“Ecco, esattamente.” Sbuffò Hermione. “Ronald, per Morgana, ti sembra il caso?!”
Neville, diventando paonazzo, si voltò verso di loro. Harry e Kayla notarono l’espressione contrariata di Martha quando Sirius scoppiò a ridere, con in braccio Anya.
“Neville, che ci fai qui?” domandò Ron, ancora. “Hai visto che c’è Allock?”
Prima che Neville, potesse rispondere, sua nonna e Martha erano dietro di lui. “Sono i tuoi ragazzi, Martha cara?”
“Solo quelli con i capelli scuri, Augusta.” Spiegò Martha, con un sorriso cordiale. “Gli altri sono i figli di Molly e Arthur Weasley, mentre la ragazzina dai ricci castani è Hermione Granger, la fidanzata del mio primogenito.” 
“Oh, i Weasley … brava gente, davvero brava gente … come te e tuo marito, del resto … come sta tua sorella?”
“Mia sorella sta benissimo, Augusta, grazie per l’interessamento.  Diventerà mamma nel giro di un mese.”
“Uh!” la signora Paciock parve davvero entusiasta della notizia. “Non sapevo si fosse sposata!”
Martha non perse il sorriso. “No, non si è sposata, infatti. Avrebbe fatto in modo di invitarvi, in tal caso.”
Augusta abbassò lo sguardo e tornò a guardare i ragazzi, con le mani sulle spalle di Neville. “Beh, siete proprio un bel gruppo. Sì, Neville mi parla spesso di voi, e anche Martha, ovviamente. Lo avete aiutato in un paio di situazione spinose, non è così? È un bravo ragazzo, sapete, ma purtroppo non ha il talento di suo padre.” Disse, indicando i due letti in fondo alla corsia.
“Che cosa?” esclamò Ron. “C’è tuo padre, laggiù, Nev-“
“Forse non avrà il talento di Frank, ma ha la bontà di cuore di Alice.” Intervenne Sirius, avvicinandosi al gruppo con lo stesso sorriso falso e cordiale che indossava Martha.
Il tentativo di Sirius per nascondere la domanda di Ron, però risultò vago.
“Non hai raccontato ai tuoi amici dei tuoi genitori, Neville?” domandò Augusta.
“Augusta, io credo che …”
“Non c’è niente di cui vergognarsi, ragazzo!” esclamò.
“Okay.” Riprese Martha. “Ciurma! Verso casa. Ora.”

“Non ci avete mai detto niente! Tu lo sapevi, Harry?”
“No, cioè sì, me lo ha detto Silente, ma …”
Tutti lo sapevano!” si lamentò Ron.
Noi no.” dissero all’unisono i gemelli. “Tu lo sapevi, Kayla?” domandò Fred.
“Immaginavo.”  Rispose lei, alzando le spalle.
“Cosa vuol dire ‘immaginavi’?”
“Niente.”
“Questa non è una risposta!” si lamentò George. “Robert, fratello, tu lo sapevi?”
“Sì, lo sapevo. Mamma andava a trovarli spesso quando aspettava Kayla.”
“Lo sapevi e non me lo hai detto?!” esclamò Hermione.
“Cosa avrei dovuto dirti?!” si difese lui.
“Okay, ora basta.” Disse Rose, entrando in cucina. “Vi si sente dall’ingresso, Merlino, calmatevi.”
“Perché Kayla, Robert e Harry sanno sempre tutto?” si lamentò Ginny.
“Anche noi vogliamo sapere!” le diede corda Ron. “Cosa è successo ai genitori di Neville?”
“Sono stati torturati.” Disse Rose, con tono grave.
“Che cosa?” esclamarono i rossi.
“Ma quando?”
“In che senso?”
“Ma guariranno?”
“Chi è stato?”
Calmatevi.”disse di nuovo lei, sedendosi su una sedia e massaggiandosi la pancia. “Fu poco prima della fine della Guerra, nel pieno di uno dei periodo più bui. Non avevamo informazioni, c’erano tre bambini – Harry, Neville e Robert – a cui badare, la piccola Tonks iniziava a capire più cose di quanto potessimo permetterci, ed erano iniziate a girare voci su una possibile spia all’interno dell’Ordine. Dopo una riunione …” si massaggiò la schiena con una mano. “Dopo una riunione, Alice e Frank scelsero di tornare a casa, nonostante il Quartier Generale, al tempo, fosse un vecchio castello di proprietà dei Potter che aveva stanze in abbondanza per tutti.” Fece una piccola pausa, notando Remus e Martha all’ingresso. “Loro volevano tornare a casa, perché Neville era rimasto con Augusta, e …”
“Chi è stato?” domandò George.
“Bellatrix. Lei era lì in attesa, probabilmente da ore.” Disse Martha. “Lei sapeva.”
“Non poteva vedere dove fosse il Quartier Generale, perché il Custode Segreto era Silente, ma Peter le aveva detto dove si trovasse.” Proseguì Remus.
“Probabilmente avrebbe voluto farci fuori tutti, quella sera, ma Alice e Frank furono i primi ad uscire.”
“Vuoi dire che sareste potuti essere voi?” domandò Robert. “Sareste potuti essere tu e papà?”
Martha, con le lacrime agli occhi, alzò le spalle. “Questi sono i rischi che si corrono quando si entra nell’Ordine, ragazzo mio. Quella notte toccò a loro, ma saremmo potuti essere noi, sarebbero potuti essere Rose e Remus così come sarebbero potuti essere i Tonks.”
“Non si può mai sapere.” Concluse Rose. “Ed è per questo che vi diciamo che con l’Ordine non si scherza. Perché sono passati quindici anni e loro ancora non si sono mossi da quel letto.”
Robert si lasciò cadere sulla sedia, immaginando di essere al posto di Neville. Immaginò Martha e Sirius in quei letti anonimi a ridere per delle cose che non esistevano. Immaginò un mondo in cui Kayla non era mai nata e in cui Harry continuava a vivere con gli zii. Immaginò di essere cresciuto con Rose o con Remus e di vedere Martha e Sirius una volta al mese e per gli auguri di Natale.
Volse gli occhi verso sua madre, trovando nei suoi occhi verdi il suo stesso pensiero. Senza aprire bocca, le disse che le voleva bene.

Devi smetterla con queste feste di Capodanno, Rosalie.”
“Zitto, tu.” Ordinò Rose. “Hai di meglio da fare, tipo una luna piena improvvisa?”
Remus scosse la testa, scoraggiato. “Ci tieni che io ci sia?”
Rose si fece più seria. “Remus John Lupin. Ci tengo che tu ci sia.”
“Allora ci sarò.” Rispose lui, aiutandola ad appendere un dorato ‘happy new year’.
“E poi,” disse lei “ogni Capodanno potrebbe essere l’ultimo.”
“Ti ho proibito di morire anni fa, mi pare. Questo non sarà il tuo ultimo Capodanno.”
“Questo è molto dolce da parte tua, ma io non ho intenzione di morire.” Lo rassicurò lei. “Stavo pensando che il prossimo Capodanno la mia bambina gattonerà per casa e io e Damian chissà a che punto della nostra vita saremo.”
“Come vanno le cose?”
“Siamo in pace, per Gabriel e per …” indicò la pancia.
“Ha un nome?”
“Sì, lo ha scelto Gabriel.” Disse, passandogli l’ultimo festone da appendere. “Però vorrei chiarire una cosa. Sebbene si possa dire che io e Damian siamo tornati insieme, se mi dovesse succedere qualcosa …”
“Non iniziare.”
“Zitto. Parlare di Alice e Frank mi fa questo effetto. Quindi, stai zitto.” Sistemò sul tavolo una grande tovaglia a scacchi rossi e bianchi. “Se dovesse succedermi qualcosa … nominerò te tutore legale della mia bambina.”
Remus si bloccò di colpo. “Damian non gradirà.”
Me ne sbatto di quello che pensa Damian.”
“Ma perché fare una cosa del genere, se il tuo uomo è lui, ora?”
“Perché di sì, ecco perché.”
“Non è una risposta.”
“Senti, non hai voce in capitolo. Sarà sotto la custodia di Gabriel, appena sarà abbastanza grande, ma metti che mi succeda qualcosa prima, ecco … e Gabriel magari potrebbe scegliere di tornare in Francia e studiare lì … allora sarebbe compito tuo. Non c’è altra persona al mondo che vorrei svolgesse questo compito accanto a me o al mio posto.”
Remus scosse la testa, sistemando i bicchieri di cristallo con la bacchetta. “Tutto questo è assurdo.”
“E non è tutto. Quando dovrò tenerla io, visto che vivremo qui per un po’, i pannolini glieli cambierai tu.”
“Ti ho insegnato l’incantesimo, mi pare, non …”
“No, no, lo farai tu.”
“La metterai al mondo ma hai schifo all’idea di pulirle il sedere?”
“Sta’ zitto, Moony: voglio vedere come te la caverai quando avrai dei figli con i capelli blu o viola o verdi.”
Remus sorrise. “Ci credi tanto, eh?”
“In te e Tonks? Moltissimo.” Si fermò e lo guardò negli occhi. “So che sarai felice con lei, Remus, anche se tu non lo sai ancora.”



Avrei voluto che questo fosse un capitolo molto molto molto natalizio ma, a quanto pare, ci sono riuscita poco. 
Ad ogni modo, auguro a ognuno di voi, nel modo più sincero, di passare un buon Natale accanto alle persone che amate. E, vi prego, non datele mai per scontate. 

A presto!
C xx 

 
   
 
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