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Autore: Julia Weasley    24/05/2009    14 recensioni
Regulus Black sta per iniziare il suo sesto anno a Hogwarts: suo fratello Sirius è appena scappato di casa, nella comunità magica è scoppiata la guerra con i Mangiamorte, e Regulus si ritroverà a compiere la scelta che gli cambierà per sempre la vita.
In questa storia, Regulus subirà un enorme cambiamento, da semplice studente con grandi progetti a Mangiamorte al servizio di Voldemort a, infine, eroe solitario che affronterà l'estremo sacrificio a testa alta. Tutto questo sullo sfondo di un rapporto fraterno piuttosto complicato e di un amore sofferto ma eterno.
Storia vincitrice del premio Best Saga dei Never Ending Story Awards.
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mangiamorte, Nuovo personaggio, Regulus Black, Sirius Black, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Acqua

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Sirius si svegliò di soprassalto, ritrovandosi nel letto della sua nuova casa. Il cuore gli martellava nel petto a una velocità eccezionale e gli mancava quasi il fiato. Si passò una mano tremante tra i capelli, per scoprire di avere la fronte madida di sudore freddo.

Il ricordo dell’incubo che aveva appena fatto sfumava ogni volta che cercava di acciuffarlo, ma alcune immagini gli erano rimaste impresse.
C’era acqua. Una distesa infinita di acqua nera come l’inchiostro.
Aveva sentito delle urla provenire da quell’abisso, e non aveva dubbi. Avrebbe riconosciuto quella voce in mezzo a quelle riunite di migliaia di persone.

Si costrinse a darsi una calmata e guardò fuori dalla finestra: sembrava il giorno del giudizio.
La pioggia era così fitta che sembrava una cupa tenda grigio scuro, illuminata da lampi abbaglianti, seguiti dal fragoroso rombo dei tuoni. Aveva un brutto presentimento. C’era troppa acqua.

Un’occhiata alla sveglia gli suggerì che erano le sei del mattino, nonostante il buio fosse completo.
Si alzò e andò a vestirsi, dopo di che scese di sotto a fare colazione. Per tutta la durata dei preparativi, non si riuscì a scrollare di dosso la sensazione di vuoto che dominava nella sua mente.
Era come se avesse perso una parte di sé.

Insomma, è solo un sogno! pensò, prendendosela con se stesso. Ma allora perché tremava ancora?

Si costrinse a pensare che l’incubo fosse soltanto dovuto alla paura che lo affliggeva da qualche giorno a quella parte, ossia quella che suo fratello potesse…

L’improvviso bussare alla porta d’ingresso lo fece sussultare. Chi poteva essere a quell’ora del mattino?
Di solito teneva la bacchetta pronta tutte le volte che qualcuno bussava, e invece quella mattina fu assalito da una speranza che gli fece dimenticare quella precauzione.
Regulus… Ti prego, fa’ che sia lui…

Raggiunse la porta, il cuore in gola, e chiese:
“Chi è?”
“Siamo noi, Ramoso e tutti gli altri” rispose la voce di James, con un tono cupo e sbrigativo.
“Oh…”

Per la prima volta in vita sua, Sirius voleva che al posto del suo migliore amico ci fosse stato qualcun altro.
Aprì la porta con irritazione e lasciò entrare James, Remus, Peter e Lily, senza neanche guardarli in faccia. Quando chiuse la porta, finalmente si voltò verso di loro.
Erano zuppi di pioggia e stranamente silenziosi.

“Allora? Come mai siete qui a quest’ora? Che…?” Sirius si bloccò, vedendo i loro volti scuri, e si accorse di tremare. “È successo qualcosa? Gli altri dell’Ordine…?
“Stanno bene… loro” disse James, mordendosi il labbro. Nei suoi occhi non era rimasto nulla della consueta allegria.
“Sirius, forse è meglio se ti siedi” provò a dire Lily, ma lui non mosse un muscolo.

Remus sospirò e decise di parlare chiaro.

“Si tratta di… tuo fratello” disse molto lentamente.

Quella frase ebbe su Sirius un effetto devastante. Il presentimento che aveva cercato di scacciare fino a quel momento si era trasformato in un mostro che gli artigliò le viscere con violenza.

“Sembra che sia sparito” spiegò James preoccupato. “È scritto sul giornale questa mattina, ma abbiamo anche sentito due Mangiamorte, che controllavamo, dire che Voldemort l’ha convocato per tre volte consecutive, e lui non si è mai presentato”.
“A quanto hanno detto, non è tornato a casa ieri notte” proseguì Remus. “Loro credono che… ma non è detto, insomma”.

Sirius voltò le spalle a tutti loro. Non sopportava che qualcuno lo vedesse piangere, ma in pochi istanti le lacrime avevano inondato il suo viso.
Immagini vivide e brevi dell’incubo di quella notte gli tornavano in mente come flash, in concomitanza con i lampi del temporale di fuori.

“Sirius, non è detto che sia…” provò Lily.
“Sì, invece!” sbottò lui. “È morto. Io glielo avevo detto di farsi aiutare! Perché non ha voluto?”

Nessuno rispose. Erano tutti disorientati dal dolore che l’amico cercava invano di nascondere. Quanto a Peter, la sua coscienza sporca gli impediva di distogliere lo sguardo dal pavimento.

Senza dare spiegazioni, Sirius li superò e uscì di casa, fermandosi proprio nel punto in cui aveva visto Regulus per l’ultima volta, sotto la pioggia dirompente.

Il cielo era nero, e a Sirius sembrava di trovarsi sotto una cascata.
Ma non gli importava. Non gli interessava più nulla, ormai.
Fino a qualche mese prima, aveva creduto di considerare Regulus come un perfetto estraneo. E invece, quando l’aveva visto diventare un Mangiamorte, aveva capito di soffrire terribilmente per la sua scelta.

Mentre la pioggia scrosciava sulle sue spalle, Sirius capì di essere stato uno stupido. Aveva avuto un fratello per diciassette anni ma li aveva sprecati trattandolo malissimo, solo perché i suoi genitori lo ritenevano migliore di lui. Era inutile mentire a se stesso. Aveva sbagliato tutto con Regulus, lo aveva tiranneggiato per un sacco di tempo, solo per sfogare il proprio malessere su chi non si sarebbe potuto difendere.

Se solo glielo avessi detto l’ultima volta, pensò, disperato. Chissà se adesso sa quello che sto passando

Non sapeva neanche perché stesse guardando speranzoso in direzione di dove l’aveva visto pochi giorni prima. Forse desiderava che potesse apparire di nuovo.
Ma non c’era nessuno, e Sirius lo sapeva bene.
Non si sarebbe mai perdonato di non aver insistito per aiutarlo.

Cadde in ginocchio e rimase lì a disperarsi, mentre l’acqua pioveva dal cielo, quasi a volerlo sommergere.

***

“È lei Rachel Queen?”

Rachel non si sarebbe mai aspettata di vedere un elfo domestico sconosciuto comparire improvvisamente davanti a lei.
Si trovava seduta sulla veranda, sotto la tettoia che la riparava dal terribile temporale di quella mattina.
Non era ancora l’alba, ma lei si trovava là dalla sera precedente. Non aveva avuto nessuna voglia di andare a dormire mentre sapeva che Regulus fosse impegnato in chissà quale impresa. Anche lei aveva una brutta sensazione.

“Sì” rispose, allarmata. “E tu chi sei?”

L’elfo aveva gli occhi rossi e gonfi di pianto, e le lacrime gli rigavano il viso.

“Kreacher” rispose. “Sono Kreacher”.

Lei saltò su dalla sedia di legno. Regulus le aveva parlato del suo elfo domestico, perciò sapeva bene chi fosse.

“E Regulus dov’è?”
“Il padrone ha detto a Kreacher di darle questa lettera” rispose l’elfo, tirando fuori una busta un po’ accartocciata e umida.
“Grazie, ma lui come sta? Sta bene?”

Kreacher non riuscì a trattenersi. Scoppiò a piangere cadendo a faccia in giù, e cominciò a dare pugni per terra, disperato.

“Non sta bene! Il padrone non può stare bene! Kreacher ha cercato di aiutarlo, ma non ce l’ha fatta! Kreacher non ha potuto salvarlo! Dovrebbe essere punito!”
“C-cosa…?”

Rachel sperò di aver capito male. Doveva aver capito male. L’elfo ora stava sbattendo violentemente la testa contro il pavimento, e Rachel lo trattenne.

“Che cosa è successo? Rispondi, avanti!”

Era terrorizzata. Non poteva essere accaduto veramente …

“I-il padrone è… è morto” sibilò Kreacher.

Lei lo lasciò andare di scatto, come se avesse toccato un ferro incandescente.
Improvvisamente il rumore della pioggia scrosciante intorno a lei sparì. Non sentiva più nulla, a parte un cupo fischio all’interno della propria testa. Aveva la netta sensazione che il suo cuore si fosse fermato.
Quello che provava era indescrivibile. Sentiva un immenso dolore fisico, come se qualcuno la stesse stritolando con una tenaglia, impedendole di respirare.

Tuttavia non voleva ancora accettarlo. Non era possibile. Era sicura che da un momento all’altro Regulus si sarebbe Materializzato proprio lì, come aveva sempre fatto, sano e salvo, ma più trascorrevano i minuti più si rendeva conto che non sarebbe arrivato mai.
Ma non voleva ancora abbandonarsi alla disperazione. In quel momento la lettera che teneva stretta in mano le parve l’ultima ancora cui si sarebbe potuta aggrappare, l’ultima cosa che le restava di lui.

Impiegò parecchio tempo ad aprire la busta, perché le mani le tremavano e la vista era appannata dalle lacrime che le riempivano gli occhi, ma che ancora non riuscivano a scendere, come se fossero state congelate. Infine distese il foglio di pergamena e cominciò a leggere; ogni parola le procurava una fitta al cuore e le lacrime furono libere di scenderle lungo il viso.

 

Rachel,
mi dispiace di non averti detto che non ci saremmo più rivisti, ma non potevo. Molto probabilmente, quando leggerai questa lettera, sarò già morto.
Preferisco non pensare a come reagirai. Non ho nessuna intenzione di farti soffrire e spero che non mi odierai per questo. Sappi solo che chiunque tentasse di fare come me, la sua morte sarebbe inevitabile. Non ho voluto chiedere a qualcun altro di morire al posto mio. Prima o poi lo capirai anche tu.
Non so nemmeno cosa dire per aiutarti, perché in questo momento ho davvero tanta paura e non so se riuscirò ad andare fino in fondo.
Avrei voluto passare tutta la vita con te, ma quando sono diventato un Mangiamorte mi sono condannato da solo.
Non fare sciocchezze, per favore. Ho ancora bisogno di te.
Ieri sono entrato a casa tua e ho messo un biglietto per Silente sotto il comodino della tua camera. Non leggerlo, devi solo consegnarglielo. Riguarda quello che ho scoperto su Voldemort.
Secondo, a me Sirius non ha creduto quando gliel’ho detto, ma forse a te darà più retta. Peter Minus è un Mangiamorte. Devi dirlo a Sirius, prima che il suo amico faccia danni irreparabili.
So che adesso sarai disperata e furiosa al tempo stesso, e hai ragione, ma questo riguarda il futuro di tutti. Tu sei forte e puoi farcela, altrimenti non ti avrei chiesto di aiutarmi.
Ora che devo andare, penserò a te tutto il tempo. Sei stata tu a darmi il coraggio necessario ad affrontare tutto questo.
Grazie per avermi reso davvero felice in questi ultimi mesi. Sono stati i più belli della mia vita.

Regulus

PS: scusami per aver voluto evitare che questa lettera sia letta da qualcun altro.

 

Un attimo dopo la lettera, completamente zuppa di lacrime, prese fuoco per magia. Rimase solo un mucchietto di cenere ai piedi di Rachel, che non poté fare a meno di sentirsi come se lo avesse perso una seconda volta.

Come poteva pretendere che lei accettasse tutto ciò senza reagire? L’aveva messa davanti al fatto compiuto, quando lei gli aveva promesso che sarebbe rimasta sempre al suo fianco.
Era vero che prima o poi avrebbe capito il suo sacrificio, ma non in quel momento. Rachel voleva solo poter tornare indietro e impedirgli di andarsene.

In preda alla disperazione, si lasciò cadere in ginocchio sulla sabbia, il viso nascosto tra le mani, desiderando con tutto il cuore di restare così per sempre, ignara dell’uragano. Ormai sapeva che non c’era più nessuna speranza.

La gola le bruciava per i singhiozzi che non riusciva a trattenere e intanto nella sua mente un centinaio di voci urlavano tutto il suo dolore.

“Reg, perché l’hai fatto?” gemette sottovoce, come se lui le fosse talmente vicino da poterla sentire.

Non sapeva se Kreacher fosse ancora lì o se ne fosse già andato via, non sapeva nemmeno dove si trovasse in quel momento. Ormai il resto del mondo non le interessava più.

Non è vero che sono forte, pensò. Senza di te non posso sopravvivere.
L’unica cosa che avrebbe voluto in quel momento era morire il prima possibile, perché era un dolore troppo grande per essere sopportato.
Perché mi hai lasciato? Lo sai che non avrò mai il tuo stesso coraggio. Non voglio vivere ma ho paura di morire. Che cosa faccio adesso?

Non avrebbe mai più potuto toccarlo, abbracciarlo o anche soltanto vederlo, cose che neanche prima le erano sembrate scontate, e ora che aveva perso quelle possibilità le desiderava ancora di più.

Un odio profondo, che non aveva mai provato in vita sua, la invase al pensiero del vero responsabile della morte di Regulus. Era tutta colpa di Voldemort. Era stato lui a dare il via a quella dannata guerra, a gettare nel terrore tutta la comunità magica, a uccidere tutta quella gente.
Non è giusto, pensò, sempre più disperata. Voldemort meritava di morire, non Regulus.

Il rombo di un tuono fece scuotere le pareti della villa alle sue spalle, ma lei rimase indifferente.
Ti prego, fa’ che mi colpisca un fulmine. Non ce la faccio…

Invece non accadde nulla di tutto ciò. Un attimo dopo si sentì circondare da un paio di braccia delicate, ma continuò a piangere senza fare caso a cosa le diceva sua madre.
Nessuno avrebbe mai potuto capire come si sentiva in quel momento. Le tornavano in mente soltanto i ricordi degli ultimi anni, rendendosi disperatamente conto che Regulus era sempre stato parte integrante della sua vita.

Ora invece non aveva la più pallida idea di come andare avanti.

 
 
 
 

*Angolo autrice*

Mamma mia, forse questo capitolo è stato ancora peggio dell’altro. Il prossimo sarà il penultimo, a proposito.
Comunque, se la cosa può consolarvi, mi è venuta in mente un’altra storia alternativa in cui Regulus non muore. L’idea me l’ha data Alohomora e ora comincerò a pensarci sul serio.

MEISSA_S (grazie, anche io odio la Rowling per quello che ha fatto… andrebbe messa al rogo! Spero che la reazione di Sirius ti abbia soddisfatta)
Alohomora (ciao, grazie ancora per la pazienza che hai avuto per sopportarmi! Poi ti farò sapere quando avrò ideato per bene la storia alternativa)
Basta_MarySue (hai proprio ragione, bastava un niente per farlo salvare…)
Dirkfelpy89 (grazie mille, sapere che almeno l’ho scritta bene mi risolleva un po’ il morale)
LMP (in effetti, anche se è colpa sua, il fatto di aver perso due figli deve aver distrutto Walburga… non vorrei proprio essere al suo posto, anche se io al suo posto non mi sarei comportata come lei. Però è vero, è un fallimento tremendo per qualsiasi genitore)
lyrapotter (bè, sì, se non fosse stato per la pessima idea della Rowling, Regulus sarebbe stato ancora vivo. Ma come ho già detto, ne scriverò un’altra che non seguirà la storia originale, anche se devo ancora decidere parecchie cosette…)
Pervinca Potter 97 (mi fa piacere che tu non abbia protestato, anche se non sono d’accordo con la Rowling. Non dico che non doveva far morire nessuno, ma ne avesse uccisi altri! Per esempio, Percy sarebbe stato meglio di Fred. Ora, povero Percy, ma, in effetti, sarebbe stato meno traumatico!)
_Mary (anche io, mentre scrivevo la ff, mi sono affezionata sempre di più a Regulus, e scrivere questi capitoli mi ha letteralmente distrutta…)

  
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