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Autore: Heihei    28/12/2016    3 recensioni
TRADUZIONE
La storia è stata scritta da Alfsigesey e pubblicata su fanfiction.net in lingua inglese.
Bethyl post-finale della 4 stagione
"Nulla sarà più facile di nuovo. Scappare da Terminus, sconfiggere una mandria di vaganti, cercare provviste. Ma niente di tutto ciò sarà difficile come innamorarsi e provare a costruire una vita insieme in mezzo a tutto questo."
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Carol Peletier, Daryl Dixon, Un po' tutti
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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FELICE DI ESSERE VIVA



Daryl si tolse il gilet, liberando i suoi muscoli gonfi per lo sforzo. Le ali cucite sulla schiena erano sporche del sangue dei vaganti che aveva ucciso.
Davanti a una tale visione, Beth non poté evitare di arrossire, ma lui non sembrò accorgersene, quindi non distolse lo sguardo. La canotta era quasi pulita, essendo stata coperta da altri vestiti, così lui ne strappò una parte, scoprendo il tatuaggio che aveva su una spalla. Aveva spesso intravisto piccole parti di esso spuntargli fuori dai vestiti, ma non l'aveva mai visto completamente: erano due demoni che si toccavano. Occupavano tutta la sua scapola destra, contornati da una pioggia di cicatrici in rilievo sparse per tutta la schiena.
Nel corso degli ultimi anni, aveva assistito a innumerevoli spargimenti di sangue, atti di violenza e brutalità che spesso l'avevano fatta scoppiare in lacrime. Ma, crescendo, si era abituata anche lei, ritagliando nella sua anima un posto anche per tutto quell'orrore, accettandolo come parte integrante della sua vita senza però permettergli di terrorizzarla ancora. Per qualche strana ragione, rimase congelata davanti alle vecchie cicatrici di Daryl.
Lui e Carol erano molto amici, e spesso si era domandata se la loro vicinanza fosse dipesa dal fatto che entrambi avevano dovuto fare i conti con i demoni del passato. Carol non aveva mai nascosto che suo marito abusava di lei. Beth aveva conosciuto Merle poco prima che morisse, ma sapeva cosa avevano passato lui e Daryl e come si comportava nei confronti del fratello. Le persone che più di tutti avrebbero dovuto amarli, avevano fatto loro solo del male.
Daryl divenne teso e ansioso quando si accorse che Beth lo stava fissando. Aggrovigliò il tessuto strappato che aveva in mano e si voltò a guardarla.
"Posso?"
Lei, avvicinandosi, allungò la mano e prese quel laccio emostatico improvvisato sporco di sangue e di fango dalle sue mani. Con un notevole sforzo, Daryl tentò di raddrizzare la gamba ferita, affondò le dita nei buchi del pantalone e lo strappò, in modo tale che Beth potesse avvolgergli quello straccio attorno alla ferita e legarlo così come suo padre le aveva insegnato.
Erano completamente bagnati e la pioggia continuava a venire giù più forte che mai, ma a Beth sembrò meraviglioso. Inclinò la testa all'indietro e aprì la bocca, inghiottendo le gocce di pioggia per bagnarsi la gola. Le stesse gocce lavarono via le tracce di sangue dal viso di Daryl, che invece se ne stava lì seduto con la stessa espressione di un cane che non avrebbe voluto lavarsi.
"Riesci a camminare?", gli chiese. 
Provò a calcolare la distanza da lì a Terminus, che almeno sarebbe stata in discesa.
"Sarò lento, ma ce la posso fare."
"Che faremo una volta arrivati lì?"
Beth voleva che avessero un piano per far uscire gli altri, era anche consapevole che Daryl aveva bisogno di punti e tempo per guarire, ma, allo stesso tempo, gli altri non potevano aspettare: dovevano aiutarli a uscire prima che venissero uccisi.
"Andiamo dove Rick ha lasciato il borsone con le armi. Se è ancora lì, significa che Sasha non l'ha trovato, oppure che non ce l'ha fatta...", scosse la testa, spostandosi i capelli bagnati dal viso. "Se invece non c'è, significa che Sasha ha preso le armi e gliele ha portate per combattere e farli scappare. Ma siamo stati entrambi lì, anche se Sasha avesse preso il borsone, potrebbero averglielo sequestrato e, a quel punto, se Terminus ha le nostre armi, toccherà a noi cambiare la situazione."
"Quanto tempo è passato?" Beth guardò il cielo. Era buio, ma poteva essersi oscurato anche a causa delle nubi. Era difficile dire con certezza che il sole era davvero tramontato.
"Abbastanza. Non abbiamo tempo per fermarci, soprattutto dopo che siamo stati una giornata intera stesi lì sotto."
Nonostante quella sua ultima dichiarazione, Daryl non si alzò da terra. 
Beth pensò che non era stato proprio rilassante stare una giornata intera schiacciati da una massa di cadaveri, ma quel piano le aveva salvato la vita e non aveva intenzione di lamentarsi.
"Beh, allora andiamo!"
Lo aiutò ad alzarsi e lui provò ad appoggiare il peso sulla gamba ferita, ma riuscì a fare solo un passo prima di inciampare. Lei s'inginocchiò e controllò se il laccio emostatico che avevano creato fosse ancora stretto per bene, poi alzò ancora la testa per sentire la pioggia bagnare nuovamente il suo volto. Quando l'abbassò, lo sguardo di Daryl si agganciò al suo e, con un movimento lento e incerto, le accarezzò una guancia con le dita, cercando di strofinare via una macchia di sangue.
Ritornato in sé, stava per divincolarsi, ma lei lo bloccò, sfiorandogli la ferita con le labbra. A quel contatto, Beth lo sentì irrigidirsi. Fu arsa dallo stesso desiderio di quando l'aveva visto nel furgone dopo tutto quel tempo. Voleva stare con lui, sentirlo vicino a lei. Non sapeva come avrebbe reagito se si fosse gettata su di lui, ma aveva la sensazione che presto entrambi lo avrebbero scoperto.
Aggrappandosi alle sue braccia forti, si tirò su. Finora era stata in equilibrio su un sottile filo di tensione, stentando per sopravvivere. Doveva agire, saltare, combattere rischiando sempre di morire. Non aveva avuto tempo per pensarci davvero, anche se ci aveva provato in ospedale. Teoricamente, anche ora non ne avevano, dovendo ritornare a Terminus, ma si fermò a respirare profondamente, assaporando quel momento: erano di nuovo insieme, vivi. 
Come aveva sempre fatto, Daryl Dixon aveva rischiato la sua vita per proteggerla.
"L'ultimo sopravvissuto", gli disse con un sorriso, che lui non ricambiò.
Scosse lentamente la testa, non stava scherzando. "No."
Il dolore che vide nei suoi occhi fu sufficiente a farla vergognare, non poteva fare a meno di pensare che lui era fatto apposta per quel mondo.
"Se fossi stato da solo, di nuovo...", s'interruppe fissando lo spazio tra di loro. "...Non ce l'avrei fatta senza di te", borbottò.
"Probabilmente sarebbe stato più facile, senza di me", provò a correggerlo Beth. "Non avresti dovuto coprire prima me con i corpi e..."
"No", disse di nuovo. "Non è così, non lo è mai stato. Dopo che quell'auto ti aveva portata via..."
Si allontanò da lei barcollando, la sua gamba ferita tremava. Beth si fece avanti e gli afferrò la spalla, ma lui sembrava ancora combattuto: non sapeva se rifiutare quel contatto o stringere la sua mano e lasciarsi supportare.
"Dopo che ti hanno portata via, mi sono messo a correre. Ho seguito quella strada fin quando le mie gambe non hanno ceduto. Non so neanche quanto lontano fossi arrivato." Provò a indietreggiare ancora, rischiando di inciampare di nuovo. "Ero su quella strada quando ho visto delle persone venire verso di me, sapevo che probabilmente mi avrebbero ucciso e, per un secondo, li avrei lasciati fare. Alla fine sono andato avanti, ma dannazione, Beth, da solo? Da solo ero perso, non avevo più una buona ragione per lottare."
Beth ebbe serie difficoltà a respirare, come se fosse stata schiacciata di nuovo da tutti quei corpi.
"Eri tu la mia ragione", gli disse.
Prima di vedere Tyreese, aveva messo da parte le sue speranze. Sperava ancora che la sua gente stesse bene, ma in quel momento non poteva neanche sapere se erano vivi. Con Daryl era diverso, sapeva che lui stava bene, perché doveva stare bene. Per tutto il tempo in cui aveva cercato di fuggire da Terminus, l'aveva fatto con l'obiettivo di tornare da lui.
Sapere che lui avrebbe mollato così facilmente le spezzò il cuore. Tornando con la mente a qualche anno prima, riuscì a capire Maggie che scoppiò in lacrime quando scoprì che sua sorella voleva suicidarsi.
"Tu eri la mia ragione", ripetè, tenendo gli occhi fissi sui suoi. "Dovevi proteggerti così come avresti protetto me, Rick, Judith, Carol o chiunque altro. Mi senti?"
La fissò con i suoi occhi glaciali come se volesse sfidarla, così tenace e imperturbabile che ancora tentava di reggersi in piedi da solo. Così, gli circondò la vita in un abbraccio, affondando la testa nell'incavo del collo.
"Forse è così che deve andare ora, forse nessuno di noi riuscirà più a vivere per se stesso", gli sussurrò.
Le sue labbra gli sfiorarono la pelle e, pian piano, lo sentì sciogliersi. Infatti, quasi si abbandonò a lei, accarezzandole la pelle dietro al collo e stringendole la vita con l'altro braccio.
"Dovremmo andare, dobbiamo raggiungere gli altri", le ricordò, ma non si ritrasse. 
La pioggia si fece meno intensa, ma ormai erano entrambi bagnati e tremanti per il freddo.
"Sì, andiamo", mormorò Beth. "Se non ci vedono arrivare..."
"...Non avranno alcun motivo per pensare che le nostre chiappe sono ancora sane e salve", sogghignò tra i suoi capelli.
Beth, grazie a un'innata spinta di coraggio, si alzò sulle punte e premette delicatamente le labbra contro le sue. "Sono così felice di averti ritrovato."
Daryl rimase di sasso. Dovette inciampare su un paio di mezze parole prima di arrivare a dire qualcosa di senso compiuto. "Perché l'hai fatto?"
Al posto di dirgli quello che lui avrebbe già dovuto capire da solo, lo baciò ancora, stavolta staccando lievemente le labbra, per invitarlo a prendere iniziativa. Con un'inaspettata e impulsiva convinzione, Daryl rispose al suo richiamo massaggiando le sue labbra con quelle di lei, mentre le mani si facevano strada sui suoi fianchi.
Dopo qualche secondo, il suo respiro cominciò a farsi affannoso e si staccò da lei con un movimento sbilanciato.
"Tutto bene? E' la gamba?", farfugliò Beth. Le sue guance si colorarono inevitabilmente di un rosso scarlatto non appena realizzò quello che era appena successo.
"La mia gamba continua a frignare, ma non è per questo." Si voltò e scosse la testa.
"Ho fatto qualcosa di sbagliato?", chiese lei con un filo di voce.
"No", le assicurò. "Tu sei perfetta." Guardando oltre la sua spalla, indicò un mucchio di ossa sparse a terra, ancora visibili nella sporcizia: tutto ciò che restava di Brady. "Ma se io approfittassi di te, cosa mi renderebbe diverso da quel bastardo figlio di puttana?"
"Cosa ti renderebbe diverso?!", ripetè le sue stesse parole, restando a bocca aperta. "Tanto per cominciare, tu mi piaci e non sei un cannibale."
"Quello che ha fatto mi ha fatto uscire fuori di testa. Ha provato a convincerti che senza di lui non ce l'avresti fatta, di aver bisogno di lui, in modo tale che avrebbe potuto fare di te ciò che voleva perché ti saresti sentita in debito con lui. Non voglio farti sentire così, tu non mi devi niente."
Si girò di scatto per guardarlo e gli afferrò la cintura. Aveva provato a sfuggirle, ma la sua gamba lo rendeva troppo lento. Sospirò per la sconfitta nel momento in cui se la trovò di fronte, molto vicina, con la testa inclinata abbastanza all'indietro per riuscire a guardarlo negli occhi.
"Tu non sei come lui. Quando eravamo rimasti da soli, tu mi hai protetta, senza mai provare a corrompermi o a controllarmi. Mi ricordo addirittura che, quando ancora non capivo perché mi trattavi in quel modo, ero così arrabbiata con te!" Rise, cingendogli di nuovo la vita. "Un vagante mi stava attaccando e io aspettavo che lo uccidessi tu per me, ma mi hai costretta a combattere e a difendermi da sola per farmi diventare più forte. Non sei il genere di uomo che ha bisogno di circondarsi di gente debole per sentirsi forte. Tu mi hai protetta, senza usarmi o chiedermi qualcosa in cambio, semplicemente perché sei un brav'uomo."
Daryl la guardò di traverso. "Se fossi stato un brav'uomo, non ti avrei messo le mani addosso in quel modo."
Non aveva ancora afferrato il concetto, così Beth fu costretta a dirglielo apertamente.
"Non ti ho baciato perché ti sono grata di avermi salvato il culo cento volte, ti ho baciato perché volevo farlo dalla prima volta che ti ho visto alla fattoria di mio padre. So che sono giovane..."
"No, non sei giovane. Sono io che sono un vecchio sporco redneck che non avrebbe neanche dovuto guardarti."
Cercò di farle mollare la presa, ma lei non lo lasciò andare.
"Io non so neanche quanti anni hai e non dirmelo, perché non è importante", lo abbracciò di nuovo. "Forse sarà anche iniziata come una stupida cotta, ma io non sono più una bambina. Io sono una sopravvissuta, proprio come te."
Preoccupata che non la stesse ascoltando, alzò la testa per guardare il suo viso. Aveva ancora la mascella serrata, ma i suoi occhi scivolarono su di lei. Sembrava indeciso, non gli bastava la consapevolezza di voler stare con lei, doveva essere sicuro che fosse giusto.
"Sono una donna adulta ormai, signor Dixon. Oggi ho ucciso due uomini, ho abbattuto molti vaganti e sto diventando anche abbastanza brava con la tua balestra. Ti ho anche dimostrato di saper reggere l'alcool!"
"L'unica volta che hai bevuto, hai bruciato una casa", ribattè, ma Beth riuscì a notare comunque l'accenno di un sorriso che con fatica riusciva a trattenere.
"Abbiamo bruciato una casa."
"Hai vinto, Greene."
Si chinò per poggiare la fronte sulla sua, ma esitò. Poteva sentirlo trattenere il respiro e il suo cuore battere forte contro di lei.
Beth smise di sorridere appena capì a cosa stava pensando. Se lei non si fosse aggrappata a lui, l'avrebbe spinta via, convinto di farlo per il suo bene. Ma lei lo voleva e non aveva intenzione di arrendersi. Ne valeva la pena.
"M'importa di te. Io ti voglio, ti amo. Per questo ti ho baciato. Per questo e perché potrebbero separarci ancora, viviamo nell'incertezza e io non voglio perderti di nuovo senza che tu sappia come mi sento."
Le poggiò una mano sul viso, accarezzandole le labbra con il pollice.
"E' così che ti senti?"
Girando la testa, gli sfiorò il palmo con le labbra.
Continuando a tenere le mani sul suo viso, l'avvicinò fin quando le punte dei loro nasi si toccarono. Beth sentì il calore della bocca di Daryl a pochi millimetri dalla sua e chiuse gli occhi, in attesa. Lui indugiò per alcuni secondi, stuzzicandola. Le ciocche di capelli umidi che gli ricadevano sulla fronte solleticavano anche la sua, mentre lui si curvava leggermente, per poterla sfiorare ancora.
   
 
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