Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: TotalEclipseOfTheHeart    01/01/2017    1 recensioni
Elayne O'Connel ha solo sedici anni quando la sua vita viene sconvolta, e scopre di essere stata scelta come Guardiana della Terza Dimensione, Astrapos, per combattere contro il male.
Perchè Yggdrasil, l'Albero del Mondo, sta morendo, e con lui, anche il sigillo che teneva prigionieri Nidhoggr, la Grande Viverna, sta svanendo.
Solo I Sette Guardiani possono combatterlo, ritrovando l'Aetherna, l'unica anima pura che possa sconfiggere il mostro.
E' però una lotta contro il tempo, perchè, se sarà lui a trovarla, per loro, per tutto il mondo, sarà la fine...
Tratto dal testo:
"Non ho scelto io il destino che mi è stato assegnato.
Mi sono svegliata un mattino, e booommm … la mia vita non era più come prima. Semplicemente, gli dei o chi per loro avevano altri programmi per me, e che mi piacesse o no, dovevo seguire la strada che avevano tracciato.
Seh … se pensavate davvero che gli dei fossero dei santarellini tutto amore e amicizia, mi spiace deludervi ma … non è affatto così. Prendete me, per esempio. Pensate davvero che volessi rischiare le penne per salvare il mondo? Io??? Tre denunce per rissa e sette sospensioni, tutte in scuole diverse … come no."
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Watchers Chronicles'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo XXVIII
Lo Stato di Elementale
 
 
(Castiel)

Premetto una cosa.
Io amavo perdutamente il mio adorabile fagottino ripieno di folgori ad alto voltaggio, ma cacchio, se in quel momento ero fuori dai gangheri.
Quando rientrammo, e capimmo ciò che era accaduto in nostra assenza, avrei veramente voluto mollare tutto e correre dritto alla base nemica, uccidere tutti quelli che mi si paravano di fronte e sculacciarla di santa ragione!
Ok, detto così sembra una cosa malata, ma vorrei vederci voi, al mio posto!!!
Insomma, era la mia ragazza, e fino a prova contraria anche la nostra leader, e ora era in mano loro.
Per farla breve, e detta in termini abbastanza grezzi, eravamo con la merda fin sopra i capelli.
Ovviamente però se fosse stato tutto li sarebbe stato poco.
No, perchè nemmeno un quarto d’ora dopo le campane dell’accampamento della resistenza iniziarono a suonare, annunciandoci l’arrivo di un altro attacco nemico e costringendo sia me che i miei compagni a radunarci assieme alle truppe presso il fronte settentrionale, da cui l’attacco sarebbe arrivato.
Personalmente, avevo proprio bisogno di spaccare qualche cranio, e vedendo il modo in cui anche Chrys stringeva spasmodicamente il suo Frutto persino lui non doveva essere messo molto meglio.
Le cose cambiarono improvvisamente quando nella Cupola fece il suo ingresso il tipo più strano e ridicolo che avessi mai visto in tutta la mia breve e indiscutibilmente divina esistenza. Ossia un cretino dai capelli blu elettrico e il corpo stipato di piercing argentanti, che sbraitava ordini fatti di “Yo” e “Bro” alle truppe.
L’attacco sarebbe arrivato da nord, e i soldati erano appena usciti dall’accampamento, costruito a ridosso delle mura, appositamente per impedire alle truppe nemiche di avanzare.
Questa volta, avremmo combattuto su terra e non contro dei Titani, anche se non per questo potevamo ritenerci tranquilli.
Durante il precedente attacco, avevamo perso, nonostante la vittoria sudata, quasi tutte le nostre catapulte e anche i lancia-palle-d’acqua che non so come si chiamino. Praticamente, eravamo privi di macchinari bellici a supportare le truppe a distanza e gli arcieri, da soli, non bastavano per sostenere la fanteria e la cavalleria contro l’immensità dell’esercito avversario, che contava almeno 100.000 fanti e 300 cavalieri, contro i nostri 50.000 fanti e 100 cavalieri, che tra l’altro non erano nemmeno freschi ma affaticati dagli scontri precedenti.
Anche con il supporto di noi Guardiani, eravamo in netto svantaggio.
Osservai teso Faust, che sembrava aver temporaneamente abbandonato la sua aria strafottente e osservava tetro il fronte nemico, una massa scura e omogenea che continuava ad avvicinarsi, mentre dall’alto quello che doveva essere il Generale Infernale dava ordini coordinando le truppe con efficienza e fermezza.
Strinsi i pugni, mentre sentivo il sangue andarmi al cervello alla sola idea che Elayne potesse essere rinchiusa in qualche posto oscuro assieme a quelle bestie senza cuore.
Seguii in silenzio gli arcieri, che avrei supportato con le mie fiamme, mentre di fronte a me Chrystal avanzava con la cavalleria, determinato a ridurre in polvere quella avversaria non appena avrebbe iniziato a caricare.
Dietro di noi, Ainu e Jakhaal erano pronti a intervenire, qualora le cose si fossero messe male, e osservavano silenziosi le truppe avvicinarsi.
 Appostato nella seconda linea di guardia, con gli arcieri, potei quasi sentire il rombo degli zoccoli degli stalloni martellare la terra, mentre si dirigevano spediti verso gli uomini di Chrystal che, prontamente, si curò di coprire il terreno di uno spesso strato di ghiaccio, facendo capitolare gli avversari l’uno sull’altro e permettendo ai suoi uomini di ottenere un seppur minimo vantaggio.
Subito, accesi di fiamme inestinguibili i dardi dei miei uomini, che volarono verso il cielo, coprendo di puntini scuri il soffitto della bolla d’aria in cui ci trovavamo e precipitando sui nemici causando il caos e disintegrando le file nemiche, che terrorizzate spezzarono i ranghi.
Avrei voluto che fosse sufficiente, ma subito altre truppe andavano a sostituire quelle venute a mancare e altre frecce, questa volta provenienti dal fronte nemico, andavano a mietere vittime tra i nostri soldati, diminuendo drasticamente le nostre file e costringendoci a una rapida ritirata.
Il mio compito era quello di guidare gli arcieri, ma di fronte a quel massacro non ci vidi più dalla rabbia.
Sapevo che era pericoloso.
Chrystal me lo aveva ricordato più e più volte, durante gli allenamenti, ma in quel momento non ci feci caso.
Semplicemente, ero arrivato al limite, e la sola cosa che volevo era ammazzare quanti più nemici possibili, per vendicare Elayne e tutti quelli che avevano sofferto a causa loro, per portare giustizia in memoria delle morti di Castor e Arianne, che erano caduti per mano loro e la cui perdita ancora faceva ardere d’odio il mio animo sofferente.
Sentii le fiamme avvolgermi il corpo, mentre lasciavo che fossero i miei poteri a prendere il controllo di me stesso.
Fu un istante, e la mutazione ebbe inizio. Avevo raggiunto il mio Stadio di Elementale, e ora non potevo tornare indietro.
Sentii il mio corpo mutare, mentre i capelli si allungavano, coperti di fiamme incandescenti, o meglio, FATTI di fiamme incandescenti, che parevano volteggiare al vento. Gli occhi divennero due fosse di magma bollente, mentre la carnagione raggiunse un’accesa tonalità rosso fuoco, puntellata a tratti da squame color dell’oro. Percepii i muscoli tirarsi, mentre il mio corpo continuava a mutare e la mia mole cresceva, facendomi rapidamente raggiungere le dimensioni di un toro.
Quando tutto fu finito, beh, penso si possa immaginare.
Sordo ai richiami dei miei compagni, mi gettai in avanti, lasciando una scia di erba bruciata al mio passaggio e gettandomi a capofitto tra le truppe nemiche, distruggendo le loro linee e disintegrando tutto ciò che mi capitava a tiro. Sentivo le spade infrangersi sulla mia pelle, così bollente da scioglierle al solo tocco, e gli scudi cedere sotto i miei colpi, di una potenza tale da parere quasi disumani.
Le mie fiamme mietevano vittime attorno a me per metri e metri di spazio, distruggendo tutto e tutti e impedendo a chicchessia di avvicinarsi anche solo quel che bastava per ferirmi, fatta eccezione per poche salamandre e alcun draghi del fuoco che, comunque, non potevano certo reggere a lungo contro la mia furia assassina.
Dietro di me, potei sentire i nostri uomini rianimarsi, ripristinando i ranghi e partendo nuovamente alla rimonta, spinti dal mio ardore a continuare a combattere, questa volta senza tirarsi indietro.
Avrei potuto proseguire in quel modo per ore, se improvvisamente uno dei miei fendenti non fosse stato bloccato da una mano sconosciuta, e il Generale degli Inferi non mi si fosse parato di fronte, sospirando: “Ahi, ahi … e ora come lo spiego a Lilith che metà delle nostre truppe sono state fatte fuori da UNA SOLA persona?”
Lo fissai.
Una piccola parte del mio cervello, la sola ancora sveglia a razionale, mi disse che vedermela con lui non sarebbe stato altrettanto semplice, e alla fine, sebbene a fatica (visto che i miei neuroni parevano essere andati ufficialmente in sciopero), riuscii ad articolare una domanda: “E tu chi saresti, scusa?”
Quello sorrise: “Wow, siamo di cattivo umore, eh? Beh, non posso certo biasimarti, abbiamo ucciso i tuoi famigliari e catturato la tua ragazza, anch’io sarei abbastanza incazzato al posto tuo. Comunque, piacere. Io mi chiamo Belfagor e sono il Secondo Generale degli Inferi. Però puoi chiamarmi anche Bel, se preferisci.”
Annuii.
Non mi serviva sapere altro, per cui non gli diedi nemmeno il tempo di proseguire, e cercai nuovamente di colpirlo.
Quello dal canto suo, evitò il mio colpo, manco fosse stato quello di un gattino, e disse: “Non va bene. Sei troppo pericoloso, meglio che mi occupi io di te.”
Detto ciò si allontanò, conducendomi abbastanza lontano da campo di battaglia da evitare che il nostro scontro coinvolgesse anche i nostri stessi alleati, e poi si voltò, sorridendo appena: “Sai, io non sono un tipo violento. Tuttavia non posso proprio ignorare il fatto che tu, in questo momento, rappresenti una minaccia non indifferente sia per me che per i miei compagni. Quindi ti dovrò uccidere. Tranquillo, sarà veloce e indolore, non amo infierire sui cuccioletti. Bro!”
Lo guardai, senza sentire realmente cosa stesse dicendo, poi, prima che potesse proseguire con quelle che, in quel momento, mi parevano solo chiacchiere inutili, gli fui addosso.
Annebbiato com’ero dalla rabbia e dall’odio, non mi ci volle molto per scontrarmi con il baratro che ci separava.
Forse i miei colpi potevano anche essere stati potenziati dallo Stato di Elementale, ma ciò non significava affatto che avessi più possibilità di vittoria, al contrario. Ero così preso dal combattimento che sferravo colpi su colpi senza curarmi di seguire una strategia precisa, al punto che per farla breve ero pura potenza, ma niente tecnica, non gli ci volle molto per capirlo e utilizzare questo fattore a mio svantaggio.
Anche se più debole, era sempre incredibilmente veloce e anche parecchio sveglio, per cui si curò bene di affaticarmi come si deve, prima di iniziare a colpire con precisione micidiale, approfittando del fatto che le mie forze stessero venendo meno e lo Stato di Elementale mi stesse lentamente deteriorando.
Alla fine, come se non ci fossero mai state, le fiamme che coprivano il mio corpo e i miei capelli scomparvero, e mi ritrovai, solo e spossato, oltre che del tutto impotente, di fronte al mio avversario, fresco come una rosa.
Mentre a stento riuscivo a reggermi in piedi, vidi il suo colpo finale arrivarmi addosso, e chiusi gli occhi, quando un improvviso gelo mi immobilizzò dov’ero, e riaprendo gli occhi potei vedere Chrystal a pochi centimetri da me, che bloccava il colpo, per poi respingerlo. Mi guardò, inespressivo.
Strano, visto che avevo quasi rischiato di lasciarmi ammazzare. Mi sarei aspettato quasi di vederlo furibondo, e invece non disse nulla, quasi potesse capire il perché delle mie azioni. Mi osservò, chiedendo: “Tutto bene?”
Annuii, spossato.
“Bene, torna dagli altri. Ormai, grazie alla tua uscita inaspettata, la battaglia è praticamente finita. Se hanno un po’ di buon senso se ne andranno senza proseguire oltre, altrimenti li randelleremo ancora finchè non cambieranno idea. Però meglio che ti fai curare, non sei messo affatto bene.”
E detto ciò tornò a rivolgersi verso il Generale, che sconsolato osservava le sue truppe, ormai ridotte a un decimo della potenza iniziale.
Sospirò, grattandosi il capo: “Ahia … questa volta me la vedrò veramente brutta, Yo! Beh, peccato, avrei voluto intrattenermi con voi ancora per un altro pochetto. Spero che ci rivedremo …”, vidi il suo sguardo posarsi su di me, mentre sorrideva (si, sorrideva, e un secondo prima ci stavamo quasi per ammazzare) al mio indirizzo, “… fiammiferino. Mi piaci, sei un tipo tosto, ti chiederei di uscire ma a quanto so sei già impegnato. Pazienza, quando questa guerra sarà finita potrò divertirmi con te quanto mi pare, con questo, vi saluto, piccoli guardiani!”
E detto ciò sparì in una nube di fumo blu, mentre i corni della ritirata nemica suonavano e le truppe oscure iniziavano a retrocedere.
Caddi col sedere per terra, troppo stremato e sotto shock per poter dire qualsiasi cosa, e Chrys mi si accomodò accanto, per poi voltarsi, perplesso, e chiedere: “Aspetta un secondo. Ci ha provato con te o me lo sono immaginato?”
Sospirai, mettendomi una mano sugli occhi e rispondendo: “No, mi sa proprio che abbia detto che gli piaccio. Si può sapere che hanno che non va nel cervello questi demoni? Un attimo prima ci stavamo menando!”
Quello scosse il capo: “Mistero amico mio, mistero!”


(Jakhaal)
Avremmo tutti voluto concederci dei più che meritati festeggiamenti ma, a dire il vero, quasi nessuno se la sentiva di farlo.
Anche se eravamo riusciti, nuovamente, a difendere la capitale da un attacco nemico, rimaneva il fatto che i nostri uomini erano ormai stremati e le risorse iniziavano rapidamente a scarseggiare.
Avevamo subito comunque delle notevoli perdite e i rinforzi, dalle altre città del regno, tardavano arrivare. Molto probabilmente perché, a dispetto del potere centralizzato presso Atlantis, molti centri conservavano ancora il modo di pensare campanilista ereditato dalla precedente struttura composta da sole città-stato. Le altre megalopoli parevano dare già per scontata l’imminente caduta della capitale e non parevano interessate e spendere uomini e denaro per mandare aiuti che molto probabilmente non sarebbero mai arrivati in tempo.
Inoltre, senza l’Eletta con noi, non erano in pochi e dubitare dell’esito di questa guerra. Ora più che mai avevamo la necessità di averla tra noi, e purtroppo ciò poteva significare solo e soltanto una cosa.
“Non possiamo attendere oltre. Io dico che dobbiamo attaccare. La Fortezza di Zaffiri, e dobbiamo farlo subito.”, Faust osservava in silenzio l’assemblea di funzionari e ufficiali radunata attorno a lui, in attesa di una protesta.
Protesta che non venne, visto che era più che evidente quanto fossimo messi alle strette. Il suo ragionamento non era errato: se fossimo rimasti qui a subire colpi su colpi, presto avremmo perso ogni speranza di poter sconfiggere il centro del loro potere. Finchè i nostri uomini erano ancora in grado di combattere, dovevamo agire.
Lioor, per la prima volta realmente serio, parve tentennare: “Gli uomini sono distrutti, come possiamo chiedere loro una cosa simile?”
“Però, è anche vero che aspettare qui non servirà a molto. E dobbiamo liberare l’Eletta.”, a parlare era stato Liemliir, il padre adottivo di Shyral, nonché proprietario della Biblioteca di Atlantis.
Gli sguardi si spostarono su di noi, al che annuimmo.
“Noi ci siamo. Qualsiasi decisione deciderete di prendere, è nostro dovere rispettarla e seguirvi fino alla fine, siamo venuti qui per questo e non ci tireremo indietro ora.”, Ainu sorrise, al mio indirizzo, e io annuii.
Era vero.
Non ci saremmo arresi così facilmente.
“Si, si, molto interessante.”, Castiel si era fatto avanti, visibilmente impaziente, “Ora però andiamo al sodo. Quando si parte? Ne ho le palle piene di starmene qui a sentire i vostri discorsi assurdi, mentre Elayne subisce chissà cosa nelle segrete di quel pazzo psicotico!!!”
Chrystal annuì, sorprendentemente d’accordo.
Sospirai, mentre la mano delicata di Ainu si posava sulla mia spalla, chiedendomi di uscire.
Alzai un sopracciglio, ma d’altronde la decisione era ormai stata presa, per cui avremmo anche potuto assentarci un po’ senza che nessuno ci dicesse niente.
La seguii, per i corridoi del palazzo, finchè non la vidi fermarsi e sospirare: “Questa volta sarà diverso, vero?”, chiese.
Sapeva bene che, li, tra i Guardiani ero forse quello con più esperienza sul campo, e al che annuii, consapevole di non poterle nascondere proprio nulla.
“Quante possibilità abbiamo?”, domandò, osservandomi preoccupata.
Sospirai: “Vuoi che sia sincero?”
Annuì.
Al che dissi: “Non molte. Anzi, direi minime. Anche con il supporto di noi quattro, resta il fatto che dovremmo scontrarci contro Shyral e Lilith, oltre che con il Generale degli Inferi, e niente ci assicura che anche gli altri figli di Nidhoggr non siano presenti.
I nostri uomini sono si e no un decimo dei loro, e poi sono sfiniti e scoraggiati, i rifornimenti iniziano a scarseggiare e anche se un attacco simile potrebbe dare loro nuova speranza resta il fatto che non si tratterebbe di una battaglia qualsiasi, ma di un assalto alla fortezza più grande di Thalass. Se finissimo colo bloccarci in un assedio a senso unico, saremmo senza speranza.”
“Capisco.”, abbassò il capo, per poi chiedere, “E noi?”
La osservai, in silenzio: “Senza Elayne siamo persi, solo lei può sconfiggere la Viverna. Non abbiamo alternativa, se non provarci, e forse morire nel tentativo.”
“Quindi, suppongo che sia la fine.”, si zittì, come cercando di trovare delle parole che ancora le sfuggivano, poi disse, guardandomi nuovamente negli occhi, “Sai, anche se ormai è passato molto tempo, da quando stavamo assieme, io … so che può sembrare strano, forse persino ridicolo, ma non sono proprio riuscita a dimenticarti …”
Sentii il corpo gelarmisi, mentre una sensazione di disagio mi percorreva la spina dorsale e la mia attenzione si concentrava interamente su di lei, e su quelle parole che ancora faticavo a metabolizzare.
Insomma, sapevo che lei teneva a me.
Ma amarmi ancora? Dopo tutto quello che ci eravamo detti e rinfacciati? Era veramente possibile?
La osservai, senza sapere bene cosa pensare.
Una parte di me ancora si rifiutava di ammettere quella realtà, e l’altra invece era terrorizzata all’idea di doversi inoltrare di nuovo in quel terreno che ancora mi causava tanto dolore, specialmente dopo la perdita, non ancora superata, di Arianne.
“Sono perfettamente consapevole che tra noi due è finita da tempo, ma se all’inizio anch’io pensavo che fosse la cosa migliore, ormai è da tempo che ho iniziato a ricredermi lentamente. Prima che me ne rendessi conto, ho iniziato a sentire nostalgia per le nostre chiacchierate assieme, per le giornate passate l’uno con l’altra e per i momenti che non avrei più potuto provare.
Io … ho capito di essermi sbagliata. È vero che abbiamo due modi di pensare e di agire radicalmente diversi, ma senza di te mi sento vuota e sola, quando eri con me potevo sempre vedere anche l’altro lato delle cose, ero più completa e in pace con me stessa come non lo sono mai stata. E ora che non ci sei non riesco nemmeno più a riflettere obiettivamente, come facevo un tempo.
Quello che voglio dirti …”, parve riprendere fiato, mentre un rossore appena percettibile le copriva le gote e il suo sguardo si abbassava, “… è che ho bisogno che tu torni con me. Non posso continuare in questo modo, sto soffocando e … penso che anche tu dovresti provare a lasciarti il passato alle spalle. Crucciarti in questo modo di sta facendo male dentro, e io non voglio vederti di nuovo perdere il controllo.”
La guardai, senza sapere bene cosa dire.
Chiusi gli occhi, e subito il volto di Arianne mi comparve di fronte, vivido come non mai, ma, poco distante, vi era anche quello di lei, Ainuviel.
Le due avevano un alone diverso.
La prima rappresentava tutto ciò che ero e che sarei sempre stato, la seconda ciò che invece avrei voluto essere.
E non ero ancora certo di voler sapere quale strada avrei dovuto prendere.
No, troppe domande. Ero consapevole che quelle parole erano state pronunciate solo a causa della situazione di stallo in cui ci trovavamo, ma non potevo darle una risposta non riflettuta a dovere, per cui non mi restava che un’opzione.
Sospirai, esordendo, mentre le posavo le mani sulle spalle e la spingevo a guardarmi: “Ainu, io non ho dubbi sulla veridicità dei tuoi sentimenti, ma … non posso ancora risponderti. Non voglio mentirti, e non voglio mentire nemmeno a me stesso: se prenderò una decisione dovrò farlo consapevole della strada che prenderò, ma ora è troppo presto. Io … non ho ancora superato la sua morte, e non me la sento di rispondere subito alla tua domanda, è semplicemente troppo. Non dico che non risponderò mai, anzi, sono certo che, se sopravviveremo, saprò darti una risposta, ma se lo farò dovrò farlo nel rispetto dei tuoi sentimenti. Non voglio scegliere senza pensarci troppo e rischiare di ferire entrambi, non te lo meriti e non lo merito nemmeno io.
So che è chiederti tanto. Ma vorrei che aspettassi, mentirei se dicessi altrimenti. Quindi ti chiedo di attendere.”
La vidi sospirare, per poi tornare a sorridere, quasi si fosse aspettata di peggio.
La abbracciai, guardando fuori dalla finestra, e chiedendomi se mai sarei riuscito a darle veramente quella risposta che sembrava attendere tanto …


(Ainuviel)
Partimmo all’alba del giorno seguente, con la speranza a supportare i nostri cuori e l’ignoto a oscurare come una nube insuperabile i nostri orizzonti.
Per tutti, fu un momento carico di contraddizioni.
Da una parte, potemmo vedere gli uomini quasi sollevati. Questa volta, si sarebbero giocati il tutto per tutto: se avessero vinto, avrebbero potuto mettersi il cuore in pace, sapendo che non avrebbero più dovuto andare a letto con il timore di dover subire una schiacciante disfatta l’indomani; se avessero perso, lo avrebbero fatto sapendo di averci almeno provato, e che non stavano cadendo invano. Dall’altro, nessuno di loro era realmente pronto a partire, non con una famiglia a casa, non con dei progetti ancora da portare e termine, o sogni ancora da realizzare. Nessuno di loro voleva ancora dire addio ai propri cari, sapendo che forse non avrebbe più potuto fare ritorno, e che forse quella sarebbe stata l’ultima volta in cui li avrebbe visti.
La marcia iniziò nel silenzio, ognuno era immerso nei propri pensieri, e ripercorreva quei ricordi preziosi che non lo avrebbero mai abbandonato. Alcuni si appoggiavano ad amici e compagni di sventura, altri cercavano la solitudine per poter riflettere in silenzio sul proprio dolore.
Tutti, però, guardavano al futuro con fermezza e determinazione. Non uno solo di loro sarebbe fuggito, non uno di quegli uomini avrebbe abbandonato le armi nè sarebbe tornato sui propri passi: sapevano ciò per cui stavano lottando, e avrebbero dato ogni loro singolo respiro per poterlo proteggere. E ciò li rendeva, in qualche modo, uniti, come una persona sola.
Sentivo il cuore disintegrarsi, all’idea di doverli lasciare.
Già, perché, quando tre giorni prima il Consiglio di Guerra si era riunito, tutti, per quanto dolenti, erano stati chiarissimi su quel punto.
Noi dovevamo portare in salvo Elayne, era questo il nostro compito. Perché senza di lei le altre Dimensioni sarebbero state condannate, perché altrimenti ogni sacrificio fatto in precedenza sarebbe stato vano e perché, dopotutto, solo lei poteva guidarci verso la vittoria, e tenere unito il nostro team.
Per quanto fosse doloroso, persino il Comandante della Guardia Cittadina era stato d’accordo: anche se privarsi del nostro supporto avrebbe significato mandare al patibolo i suoi uomini, noi dovevamo portare a termine la nostra missione. Loro, d’altra parte, avrebbero cercato di reggere il più possibile, in attesa del nostro ritorno: ma l’Eletta era la nostra priorità.
Quindi, mentre dal fronte meridionale le truppe avrebbero cercato di tenere occupate le forze nemiche noi, protetti dall’incantesimo d’invisibilità dei maghi atlasiani, avremmo raggirato la Fortezza, penetrando nel covo nemico e portando in salvo il più in fretta possibile sia Elayne che, con un po’ di fortuna, anche Leonice. Guadagnandoci, quindi, anche il supporto della Guardiana dell’Acqua.
Silenziosa, spostai lo sguardo verso sud dove, sull’orizzonte, le guglie nere della Fortezza di Zaffiri spiccavano verso il cielo.


Note dell'Autrice:
Eccomi qui, proprio come avevo promesso.
Causa festeggiamenti e cose varie, non sono riuscita a postare proprio a mezzanotte esatta, ma solo ora.
Spero che comunque possiate perdonarmi e godervi senza problemi il frutto del mio lavoro in questi mesi, in quanto penso proprio di essermi superata.
Voglio comunicare che da oggi ricomincerò a pubblicare, con cadenza penso bisettimanale perchè ormai gli esami sono alle porte e, ehimè, mi tocca prepararmi a dovere.
Voglio inoltre dirvi che mi dedicherò inoltre ha una revisione totale della storia, che spero vivamente apprezzerete, e che sono altresì intenzionata a cambiare tutti i titoli dei vari capitoli. Ci ho riflettuto parecchio e, appoggiata dall'immancabile supporto della mia sorellina, ho ritenuto che questi, per quanto divertenti, non fossero più adatti alla mia storia, in quanto richiedono uno spazio spesso eccessivo e un'nventiva che non rientra nei miei requisiti, purtroppo.
Detto questo, ringrazio come sempre tutti i miei carissimi lettori e recensori, vi amo moltissimo e senza di voi non saprei proprio cosa fare.
Buon anno a tutti voi!!!
Teoth

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: TotalEclipseOfTheHeart