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Autore: TotalEclipseOfTheHeart    01/01/2017    1 recensioni
Elayne O'Connel ha solo sedici anni quando la sua vita viene sconvolta, e scopre di essere stata scelta come Guardiana della Terza Dimensione, Astrapos, per combattere contro il male.
Perchè Yggdrasil, l'Albero del Mondo, sta morendo, e con lui, anche il sigillo che teneva prigionieri Nidhoggr, la Grande Viverna, sta svanendo.
Solo I Sette Guardiani possono combatterlo, ritrovando l'Aetherna, l'unica anima pura che possa sconfiggere il mostro.
E' però una lotta contro il tempo, perchè, se sarà lui a trovarla, per loro, per tutto il mondo, sarà la fine...
Tratto dal testo:
"Non ho scelto io il destino che mi è stato assegnato.
Mi sono svegliata un mattino, e booommm … la mia vita non era più come prima. Semplicemente, gli dei o chi per loro avevano altri programmi per me, e che mi piacesse o no, dovevo seguire la strada che avevano tracciato.
Seh … se pensavate davvero che gli dei fossero dei santarellini tutto amore e amicizia, mi spiace deludervi ma … non è affatto così. Prendete me, per esempio. Pensate davvero che volessi rischiare le penne per salvare il mondo? Io??? Tre denunce per rissa e sette sospensioni, tutte in scuole diverse … come no."
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Watchers Chronicles'
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Capitolo XXIX
Missione di salvataggio
 
 
(Chrystal)

Quando io e gli altri ci alzammo dai nostri letti, quella mattina, capimmo subito che l’aria era insolitamente oscura.
Uscendo sul ponte della nave, fu con immenso stupore che ci trovammo di fronte uno degli spettacoli più inquietanti, sublimi e meravigliosi che avremmo mai potuto vedere nella nostra breve esistenza.
La Fortezza di Zaffiri si stagliava proprio lì, di fronte a noi, con uno splendore e una possanza senza eguali, al punto tale che era impossibile non sentirsene soggiogati e ammaliati.
Si trattava di un’immensa roccaforte, costruita all’interno di una cittadella di stampo visibilmente militare, considerate le mura che la circondavano e le torri di guardia che, per leghe e leghe del suo perimetro, si stagliavano a intervalli regolari per poter proteggere al meglio quella roccaforte costruita al solo scopo di dominare sul territorio circostante. Subito oltre le altissime mura, una schiera perfettamente ordinata di edifici militari e insediamenti separava le stesse dalla roccaforte, fulcro della difesa. Tutto era interamente costruito nello stesso, identico, marmo color inchiostro, che si trattasse delle strade lastricate o degli edifici, dei lampioni che illuminavano le vie o degli ampi portici. Persino quei pochi alberi che comparivano qua e là erano neri come la pece. Oltre alle caserme, alle scuderie e alle armerie, vi erano anche innumerevoli arene e campi di addestramento, forge e fucine. Infine, la Fortezza di Zaffiri: una costruzione dai tratti visibilmente gotici, con le guglie aguzze che si innalzavano verso il cielo come a volerlo sfidare, e i gargoyle ghignanti che si sporgevano dalle pareti, mentre figure ferali e demoniache davano a tale luogo un aspetto sempre più inquietante. Per finire, cosa non da poco, ogni strada pareva deserta, vuota, con solo una leggerissima nebbiolina perlacea a popolare le strade senza vita.
Protetti dall’Incantesimo di Illusione che ci avevano imposto i maghi di Atlantis, potemmo avvicinarci indisturbati, raggirando la costruzione senza essere visti fino a posizionarci di fronte alle porte settentrionali della città.
Apparentemente sguarnite.
Chiusi nella Cupola che proteggeva dalle acque marine anche quel luogo, sentivamo l’aria farsi sempre più gelida, pizzicandoci la pelle e facendoci venire la pelle d’oca non tanto per il freddo quanto per l’inquietudine profonda che solo quel luogo pareva incutere nei nostri animi impreparati.
“Wow, che dire. E io che credevo fosse Draacos a pensare in grande.”, fece Castiel, raggiungendomi sul ponte e osservando la fortezza, in attesa.
“Già, sto’ posto mette i brividi. Fortuna che abbiamo Astrea, entrare senza copertura altrimenti sarebbe stata un’impresa.”, disse Jakhaal, posandosi sul bordo della nave, e lasciando che lo sguardo cercasse l’altro lato della cittadella, dove i nostri compagni stavano per dare il via all’attacco.
“Attenderemo l’inizio dei primi scontri, poi potremmo fare la nostra mossa. Per ora, speriamo solo di non essere scoperti. L’incantesimo si spezza nel momento esatto in cui qualcuno si rende conto della nostra presenza.”, osservai, tetro e non poco nervoso.
“Hanno radunato quasi tutte le loro forze dall’altra parte, non credo baderanno a noi per un bel po’ … comunque, non so voi, ma io inizio a sentirmi a disagio. Che ne dite di cantare qualcosa?”, Ainu sorrise, cercando di scaldare l’atmosfera, senza riuscirci molto a dire il vero.
Eravamo tutti troppo tesi per ….
“Eeeeera un mondo piccolo. Naaa-nanana-na-nana, e poi …”
Ci voltammo verso Astrea, che si difese: “Non dite niente, sono ansiosa, Ok? Stiamo per farci ammazzare tutti, mi sarà concesso sentirmi un po’ nervosa. E comunque, guardate quello, dite su a lui, se proprio!!!”, ci voltammo, verso Castiel che,  in un angolo, stava scrivendo il suo testamento.
Oddio, a volte mi chiedo perché proprio io sia finito in una gabbia di matti come quella.
“Io avrei un suggerimento. Perché non ce ne stiamo zitti e buoni fino al segnale? Saremmo anche invisibili, ma possiamo ancora essere sentiti, e preferirei non attirare l’attenzione delle persone sbagliate.”, osservai, accennando alla Fortezza.
“Esatto. Il Ghiacciolo a ragione, meglio non fare rumore.”
“Aaarrrggghhh!”, Castiel balzò in piedi, mentre un Belfagor molto divertito gli compariva di fianco.
Lo fissammo, interdetti, per poi sfoderare i nostri Frutti, in allerta.
“Ecco, cosa vi avevo detto?!?”, feci, furioso.
Ora si che eravamo nei guai.
“Tranquillo, non è colpa loro.”, fece l’altro, scuotendo la mano, poi si rivolse a Castiel, prendendolo per il mento, “Sai, Dolcezza, il duo odore era così forte che non ho potuto proprio non notarlo.”
Quello divenne bordò, per poi scostarsi, evidentemente incazzato nero: “Ok, ora mi sento in dovere di ucciderti!!! Per il bene cosmico!!!”, l’altro rise, divertito, per poi riprendere: “Comunque, temo di non poter proprio permettervi di passare. Se lo facessi, Lilith non me lo perdonerebbe mai, e non posso deludere il mio capo ora che tutto sembra andare secondo i nostri piani. Quindi, temo che, per arrivare alla vostra amica, dovrete prima vedervela con me. Belfagor, Secondo Giudice degli Inferi.”, e ci fece il pollicione. E io che credevo fosse il fiammifero quello con dei problemi …
Ci guardammo, tesi.
Non avevamo nemmeno iniziato, e già la missione rischiava di finire.
Mi morsi il labbro, combattuto, poi esordii: “Fa niente. Ainu, Jakhaal … io e il Fiammifero penseremo a lui, voi prendete Astrea e apritevi un varco. Dovete trovare Elayne e portarla in salvo il prima possibile, ci occuperemo noi di tenerlo impegnato.”
Castiel annuì, per la prima volta d’accordo con quanto stavo dicendo: “Non gli permetteremo di seguirvi. E poi, devo assolutamente spaccargli il culo di mazzate. Nessun cretino ci prova con me per poi minacciarci di morte come nulla fosse!”
Annuirono, poi, a un cenno comune, io e Castiel ci lanciammo in avanti, spingendo il demone fuori bordo, mentre Astrea apriva il fuoco e, allo stesso tempo, grida di battaglia si alzavano dall’altro lato della cittadella.
La battaglia finale aveva avuto inizio!!!


(Jakhaal)
Quando i cannoni della nostra compagna partirono in azione, sparando una raffica di palle micidiali contro le mura nemiche, e riducendole in polvere, né io né Ainu esitammo un istante.
Prima che le truppe nemiche rimaste a difesa del fronte settentrionale potessero uscire dai loro alloggi e cercare di organizzare una difesa decente, io e lei ci eravamo già lanciati in avanti, percorrendo le vie come inseguiti dalla Viverna in persona, sfruttando la copertura di Astrea per muoverci indisturbati fino a raggiungere,  in pochi e brevi minuti, l’ingresso della Fortezza di Zaffiri.
Una volta arrivati alla grande piazza che vi dava accesso, un plotone di qualche centinaio di fanti armati fino ai denti riuscì a circondarci, sparpagliandosi per tagliarci ogni via di fuga e metterci con le spalle al muro.
Chiusi gli occhi. Anche con i nostri poteri, combattere contro un numero simile di avversari ci avrebbe richiesto tempo e forze, forse avremmo persino potuto uscirne feriti per non dire uccisi. E non potevamo permettercelo.
Guardai Ainu, e lei capì: “Jak, sai bene che è troppo pericoloso. Non puoi … io … insomma, è troppo rischioso.”
Sorrisi, scompigliandole i capelli: “Tranquilla. So cosa sto facendo, ormai, ho imparato a controllarlo. Lo Stato di Elementale non è più un mistero insormontabile per me, ho perso così tante volte il controllo … non accadrà di nuovo. E se anche dovesse succedere, ci sei tu qui, giusto?”
La vidi annuire, per poi tornare a sorridere.
“Bene, ora … vediamo di dare una bella lezione di buone maniere ai nostri gentili ospiti!”, dissi, lasciando che le catene che tenevano sotto controllo il mio potere si allentassero, per poi sparire del tutto, e permettere alla mia energia di scorrere libera per il corpo, incendiando le vene e  facendomi ribollire il sangue.
Sentii i muscoli tendersi e modellarsi, le ossa schioccare, mentre si allungavano e la pelle iniziava a coprirsi di uno spesso strato di roccia color sabbia, fino a che non mi ritrovai avvolto da un’armatura praticamente inespugnabile, che proteggeva tutti i punti vitali del mio corpo, senza tuttavia dare cenno di pesarmi in alcun modo. Strinsi i denti, mentre il dolore della mutazione mi dava al cervello e per poco rischiavo di perdere il senno, ma riuscii a contenerlo, finchè tutto ebbe fine.
Un istante dopo, un colosso delle dimensioni di tre uomini stava al mio posto, pronto per affrontare quei soldati che, visibilmente terrorizzati, iniziarono a indietreggiare, in preda al panico.
Sorrisi, dicendo: “Buuu!”, e scatenando il finimondo.
Quasi tutti i miei avversari mollarono le armi, iniziando a correre da un lato all’altro cercando di dare l’allarme.
Ovviamente, non glielo permisi.
Un momento dopo erano tutti a terra, mentre una nube di finissimi proiettili in pura roccia mi volteggiavano attorno, formando una difesa insormontabile ma anche un attacco letale e dinamico.
“Mpfhhh … sei sempre il solito. Non me ne lasci mai nemmeno uno!”, fece Ainu, imbronciata ma, tutto sommato, anche contenta.
Sorrisi, caricandomela in spalla: “Bene, meglio muoverci. Non ci vorrà molto prima che qualcuno si accorga di noi.”
E detto ciò mi lanciai in avanti, sfondando le porte della Fortezza a introducendomi, senza mezze misure, al suo interno …


(Castiel)
“Eddai, non può essere tutto qui, vero? Impegnatevi un altro po’, altrimenti non mi diverto!”
Sbuffai, i nervi a fior di pelle mente, per l’ennesima volta in quei brevi minuti, non facevo in tempo a colpirlo che quello sprofondava nel terreno, per ricomparire, da una pozza di oscurità liquida, solo pochi passi più in là e spararmi contro la sua pioggia di aghi avvelenati, che per fortuna riuscii a disintegrare in tempo, con le mie fiamme fortunatamente funzionanti.
Decisamente, combattere nelle bolle d’aria era mille volte meglio che farlo in mare aperto, dove il massimo che potevo fare era creare qualche piccola corrente d’acqua calda.
Purtroppo, però, per quanto fossimo in due né io, né tantomeno il Ghiacciolo, parevamo in grado di metterlo alle strette.
Non appena si trovava con le spalle al muro, quel dannato bastardo scompariva, per colpirci alle spalle con forza rinnovata. Al che capimmo ben presto come non ci sarebbe stato semplice metterlo alle strette.
Era totalmente diverso da Belzebub … anche con solo quei dannatissimi aghi avvelenati, riusciva a tenerci a bada entrambi senza affaticarsi nemmeno troppo.
E se con me era anche abbastanza buono, nel senso che si limitava a giocare come un gatto fa col topo, per Chrys non si poteva dire altrettanto. Anche se aveva fermato la fuori uscita di sangue con il suo ghiaccio, il corpo del mio compagno era coperto di tagli e ferite che sebbene né profondi né ampi iniziavano presto a far sentire il loro effetto.
Pallido, riusciva a stento a reggere la propria arma, mentre il sudore gli imperlava la fronte e le membra tremavano in preda al veleno.
La situazione era drastica, e non avevamo più molto tempo a disposizione per sconfiggerlo.
Schivammo un’altra pioggia di aghi, mentre trascinavo il Ghiacciolo dietro un albero adunco, per consentirgli di riprendere fiato e calmarsi un po’.
“Merda, merda, merda! Se andiamo avanti così, ci ucciderà entrambi!!!”, sbottai, in preda all’ira.
Fuori dalle mura, ci trovavamo in un piccolo boschetto di cipressi neri come la morte, uno dei tanti che punteggiavano quella zona.
Per ora, eravamo salvi, ma era solo questione di tempo prima che il nostro rifugio venisse scoperto.
“Ehilaaa!!! Suvvia, non fate i timidi. Mica vi uccido! Beh … Ok, forse il ghiaccioletto senza palle lo ammazzo anche, ma non potrei mai fare del male a te, mio amore fiammeggiante. Vieni fuori, voglio solo giocare, Bro!”
Feci per uscire, ma Chrystal mi prese per la manica, facendomi cenno di fermarmi.
“Lascia perdere, se rispondi alle sue provocazioni, quello ci uccide tutti e due. Checché la sua mente bacata possa dire.”, fece, mentre una smorfia di dolore gli attraversava il viso e si guardava il fianco.
Impallidii.
Laddove era stato ferito, un alone violaceo e per nulla rassicurante aveva iniziato a circondare i tagli causati dagli aghi velenosi, mentre un forte odore di carne morta mi giungeva al naso, e un pus giallognolo gli sporcava le mani. Il viso era pallido, e gli occhi febbricitanti faticavano a rimanere aperti, mentre il corpo tremava in preda ai deliri della febbre.
Potevo anche odiarlo con tutto me stesso.
Ma cazzo, era comunque uno dei miei compagni!!!
Non avrei permesso che morisse in quel modo, non ora che stavamo per portare in salvo Elayne. Se l’avessi lasciato, probabilmente poi lei non mi avrebbe più rivolto parola per il resto dei miei giorni.
Magari cercava di nasconderlo, e non l’avrebbe mai ammesso di fronte a nessuno, ma era chiaro come ci tenesse a lui e io non avrei certo permesso che morisse, senza fare nulla per aiutarlo.
Imprecai, slacciandomi il mantello e posandoglielo sopra: “Ok, lascia perdere. Ci penso io ad andare avanti. Tu resta qui.”
“Ohhh, cielo! Che scena commovente. Sono un po’ geloso, a dire il vero … insomma, non mi dispiacerebbe essere lì al suo posto! Che ne dici di darmi un bacio?”, Belfagor ci era comparso alle spalle, sorridente come sempre.
“Sporco bastardo, come osi? Sei stato tu a ridurlo in quel modo, e ora ti azzardi persino a parlare in questo così? Dammi solo un motivo per cui non dovrei ammazzarti di legnate, qui ed ora!”, sbottai, mentre un fascio di fiamme andava incenerire gli alberi circostanti, espressione della mia rabbia per quel demone che, secondo dopo secondo, iniziavo a odiare sempre di più.
Quello sospirò: “Non odiarmi! Mica è colpa mia se devo combattere per la Venerabile Lilith, no? Sai, il mio popolo ha sopportato per millenni la sofferenza e l’umiliazione causati dal nostro esodo nell’Abisso!
Quando Nidhoggr venne distrutto, tutti i suoi seguaci, noi demoni compresi, vennero catturati e sigillati nella Dimensione Oscura, costretti a sopportare le pene peggiori per pagare il prezzo delle proprie azioni. E non furono solo i guerrieri ad esservi imprigionati, no! Tutti, persino le donne, i vecchi e i bambini verro segregati in quel luogo terribile, costretti a pagare per azioni che non avevano commesso. Intere generazioni sono sorte e tramontate nella sofferenza di quelle lande senza vita, cose avrei dovuto fare? Ora che il nostro signore sta per risorgere, che alternativa avevamo???”
Mi fermai, tentennante.
Per la prima volta, aveva parlato come un normale essere umano, e per un istante quei discorsi così inattesi e fuori luogo mi immobilizzarono.
Fu la voce tremante di Chrystal a riscuotermi dai miei pensieri.
“C’è sempre un’alternativa alla distruzione. Solo non tutti sono capaci di vederla. Il vostro popolo avrebbe potuto restare neutrale nella guerra, ma così non fu: ognuno di voi scelse la strada da prendere, e sceglieste quella errata. È normale che tutti paghino le conseguenze di una decisione presa in comune accordo, non dovreste cercare di ribaltare i punti di vista, passandoci per cattivi quando ognuno di voi era perfettamente consapevole quando decideste di supportare la Viverna.”, la sua voce, roca, mi sorprese, mentre si alzava, a fatica, e i suoi occhi si posavano sul nostro interlocutore.
Belfagor rimase in silenzio, poi scosse il capo: “E’ troppo tardi per lasciarsi andare ai rimpianti. Ormai, per voi mortali non c’è più alcuna speranza. Thalass andrà incontro allo stesso destino che ha atteso le Dimensioni Gemelle, e che presto incontrerà anche Chion: non ne rimarrà che polvere.”
Sentendo nominare la propria patria natia, improvvisamente Chrys parve ridestarsi.
Indietreggiai, mentre un’aura omicida come poche altre esplodeva attorno a lui, lasciandomi senza fiato mentre vedevo i suoi occhi brillare come fatti di sangue appena versato.
L’aria si fece gelida, mentre un fitto velo di brina candida copriva il terreno, e una nebbia fredda iniziava a circondare il corpo del mio compagno, ormai fuori di sé dall’ira. Sentii una pressione famigliare colpirmi, mentre raggiungeva il suo Stato di Elementale, e mi rendevo conto che quello non sarebbe stato niente se paragonato alle volte precedenti, con me e Jakhaal.
Dopotutto, lui era il secondo membro più anziano di noi Guardiani, era su un livello del tutto differente e non mi sarei stupito se, al massimo delle sue potenzialità, avesse potuto tenere testa al nostro avversario anche senza ricorrere al mio aiuto.
Bastarono solo pochi istanti. Una corona di stalagmiti di ghiaccio andò a formarsi sul capo di Chrystal, simili alle corna di un demone, mentre sulla sua spina dorsale una chiostra di spuntoni prendeva forma, per terminare in una lunga coda ghiacciata. Gli occhi divennero due fosse fredde e prive di vita, mentre i corpo veniva coperto da uno strato di gelo e brina azzurro ghiaccio.
Aveva conservato le sue precedenti dimensioni, ma la sua aura era infinitamente più potente.
Feci appena in tempo a scansarmi, mentre con un grido liberava tutto il suo potere, e una tempesta di dardi ghiacciati di scontrava contro quella di aghi avvelenati di Belfagor, che nonostante il suo teletrasporto non riuscì a rimanerne illeso e venne scagliato innumerevoli passi più in là.
Prima che potesse anche solo rialzarsi, la lancia di Chrystal gli fu alla gola, costringendolo alla resa.
Mi avvicinai, cercando di farlo calmare, ma presto la sua furia parve quietarsi, svanendo come non fosse mai comparsa.
“Non mi sembri una cattiva persona, quindi non ti ucciderò. Ti chiuderò in una prigione di ghiaccio, prenditi pure tutto il tempo che vuoi per riflettere sui tuoi peccati. Avrai l’eternità ad attenderti.”
Un istante dopo, Chrys era tornato al suo stato normale, e di Belfagor non restava che una statua.
Una statua di ghiaccio e gelo.


Note dell'Autrice:
Ecco quindi a voi u altro capitolo.
Con questo, siamo ormai nel fulcro della saga dedicata alla dimensione dell'acqua, ormai quasi prossima al termine.
Spero che vi sia piaciuta, sebbene non abbia certo presentato una variante di personaggi nuovi pari a quella precedente, ma pezienza.
Ringrazio tutti i lettori e recensori che continuano a seguirmi costantemente, e che hanno apprezzato questa mia piccola opera passo dopo passo. Sono veramente felicissima di aver avuto la possibilità di condividerla con voi e sopratutto di avervi dato modo di amare quella che per me ormai è come una figlia.
Spero vivamente di continuare a mantenere alti i miei standard e di sorprendervi, sempre e comunque!
Alla prossima.
Teoth

 
   
 
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