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Autore: Icee    02/01/2017    0 recensioni
Questa storia parla di tre amici, che vivono un' adolescenza abbastanza complicata, ma pensandoci bene, quale adolescenza non lo è?
Allison, Diego e Alessia, tre ragazzi totalmente diversi impareranno insieme a sopravvivere a questo mondo complicato fatto di amore e inguistizie,
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ora di scultura.

-Ragazzi essendo il primo giorno vi do la possibilità di usare la vostra immaginazione, prendete l'argilla e lasciate che essa vi ispiri, con noi faranno lezione anche gli alunni della 4D, siccome non hanno ancora il professore di scienze, quindi vedete di non creare troppo baccano. Prego ragazzi affiancate un alunno di terza.-

Casualmente indovinate chi mi si mise affianco...

-Ciao.-
-Continerai a perseguitarmi ancora per tanto?-
-Lo sai che guardare l'argilla non ti porterà a niente?!-
-Sto pensando.-
-L'ho notato nanetta, ma almeno poni le tue mani su essa, aiuta a pensare.-
Prese le mie mani e le posò sopra quel quadrato color mattone.
Percepivo tutti quegli sguardi d'odio da parte delle ragazze.
-Aspetta...come mi hai chiamata?? Ammetto di non essere nell'altezza media, ma il mio metro e i miei sesanta centimetri ci sentiamo davvero offesi.-
-Vogliamo vedere?-
Ed eccolo lì quel ghigno malefico, neanche il tempo di rispondere che il mio simpatico lavoro finisce sul ripiano sopra la mia testa, ovviamente per me impossibile arrivarci.
Impassibile, recupero lo sgabello su cui sono seduta e in un attimo recupero il materiale.
-Non scherzare ragazzino.-
-Che paura nanetta.-

In un attimo, buona parte dell'argilla è spalmata sulla sua faccia.
Il silenzio prende possesso dell'aula.

-Ferrari finalmente qualcuno ti ha dato una bella lezione, vai a sciacquarti il viso e quando torni vedi di non importunare la signorina...-
-Allison...AllisonWalker professoressa...-
-...la signorina Walker.-

Con una espressione a me indecifrabile si alza e chiude dietro di se la porta.
Io nel mentre provo a modellare l'argilla, nella speranza che qualcosa mi venga in mente.
--------------------------------------------
Finita la lezione, di Diego neanche l'ombra.
Sei proprio un imbecille, sempre a trattare male le persone, non ti ricordi cosa è successo l'ultima volta?
Autodifesa.

-Sappi che ho provato molta invidia nei tuoi confronti quest'oggi.-
-Ale a me non interessa, mi sta già sul cazzo.-
-Tranquilla nessun rancore, allora ci vediamo domani va bene?-
-Certo, grazie ancora per tutto.-
-Figurati!-

Fù così che mi abbandonarono per la seconda volta in un giorno.
Casa mia non sarebbe stata molto distante dalla scuola, se avessi usato i mezzi, ma come al solito il mio bisogno di svuotare la mente prende il sopravvento, così mi ritrovo a percorrere a piedi un immenso parco.
Affaticata dallo zaino decido di sedermi su una singola panchina sopra una triste collina.
Mi fai tristezza da sola.
Tu non hai un cazzo da fare tutto il giorno oltre che a farmi sentire uno schifo?
Ora che ci penso...  no, niente, non ho altro da fare.
Fottiti.

-Posso dirti che mi fai tristezza seduta qui sola?- quella voce oramai era già familiare.
-Ho altre alternative?-
-Almeno potresti chiedermi scusa per l'argilla!-
-Tu hai giocato con il fuoco!-
-Va bene, accetto le tue scuse- detto ciò si sedette al mio fianco
-Perchè?-
-Perchè cosa?-
-Mi hanno riempito di storie su dite, colui che non parla mai, il Latin Lover che non ha bisogno di nessuno. Perchè adesso sei qui? Perchè non sei con una ragazza? Perchè non sei alla ricerca della vita eterna, siccome dicono tutti che il tuo fisico farebbe diventare gay anche l'uomo più omofobo al mondo.-
-Non sono così.-
Un velo di tristezza si impossessa del suo dolce viso.
-Scusa non volevo sembrare sgarbata. Mi sembra solo strano che tu stia sprecando il tuo tempo con me.-
-Tu sei diversa.-
-Tutti siamo diversi, ma ciò non ci rende speciali.-
-Io sono sbagliato.-
-Mai definire qualcosa "sbaglilato", perchè per qualcun altro potrebbe risultare "giusto".-
-Sai, sei forte nanetta.-

Sorrido, forse tutto questo non sarà poi così tremendo come pensavo.
Quando finalmente lo guardai negli occhi capii perfettamente che non stava cercando di abbordarmi o cose simili, aveva solo bisogno di qualcuno.
Meno male anche perchè a noi non piaceva.
Finalmente siamo d'accordo su qualcosa.
Rimango io quella che ha buon gusto comunque.
Tesoro, tu sei nella mia testa.
...

-Ragazzino adesso non esagerare.-
-Sono più grande di te ti vorrei ricordare.-
-Sono più grande di te ti vorrei ricordare gne gne gne- ripetetti con tanto di versetti
-Ha ha ha simpatica.-
Risi ancora un pò fra me e me e nel frattempo presi la bottiglietta d'acqua che avevo nello zaino, aprofittando del fatto che lui si era già perso nel paesaggio, quel ragazzo era troppo musone.
-Ti giuro fa troppo caldo e pensare che siamo ancora a Settembre, da spararsi!-
-Sono perfettamente d'accordo con te nana, si muore dal caldo.-
In un attimo il contenuto della mia bottiglietta fù rovesciata sopra la sua testa.
-Ti ho risparmiata per l'argilla cara mia, ma col cazzo che adesso la passi liscia!-
Si, mi ero fatta un nuovo amico.
---------------------------------------------------
Nel tardo pomeriggio finalmente riesco ad arrivare a casa, sporca di terra e bagnata fradicia, siccome qualcuno aveva trovato la brillante idea di buttarmi nella fontana del parco.
Tu gli hai rovesciato l'acqua in testa, cosa ti aspettavi?
Effettivamente.
-Papà? Sono io Allison, papà...?-
Lascio lo zaino a terra davanti all'ingresso e inizio a raccogliere la moltitudine di bottiglie che si trovano per tutto il salotto, quando ad un certo punto sento rumori proveniente dal bagno.
Silenziosamente recupero un coltello dal cassetto della cucina e mi dirigo verso la porta spalancata ed è lì che lo vedo, mio padre, sdraiato a terra che a fatica si trascina al gabinetto probabilmente per vomitare l'anima. Mi rimbocco le maniche e con tutte le forze che possiedo l'aiuto ad arrivare alla tazza, in un secondo lui inizia a vomitare.
Sempre la stessa storia, lui beve e tu lì a sorreggergli la testa.
Lo sai il motivo.
Potresti andartene.
Rimane pur sempre mio padre.
Dopo una ventina di minuti riesco a farlo alzare e a farlo coricare sul letto, tutto questo in rigoroso silenzio.
Una volta finito di ripulire casa mi reco sul banconcino che affacciava su una triste via di Milano, frugo tra le mie tasche e finalmente trovo ciò che mi aiuta a tirare avanti, prendo una sigaretta e la porto alle labbra, l'accendo e finalmente sento la pace.
Bzzzz bzzzz
Un messaggio.
Leggilo.
Non ho amici da quando mi sono trasferita, chi può essere?
Sarà la Vodafone che ti informa che il tuo credito non esiste più.
Che senso ha guardare allora?
Magari non è la Vodafone.
Mi convinco e guardo il cellulare.
Numero sconosciuto.
*Dove abiti?*
*Chi sei? Come hai avuto il mio numero?*
*Sono io ALESSIA, la tua compagna di banco preferita! Ti ho hakerato il telefono mentre eri in bagno e mi sono salvata il tuo numero.*
*Oh.*
*Allora mi vuoi dire dove abiti?*
*Perchè dovrei dirti dove abito?*
*Così domani mattina ti vengo a prendere in motorino e mi accompagni da Starbucks*

   
 
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