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Autore: Heihei    03/01/2017    1 recensioni
TRADUZIONE
La storia è stata scritta da Alfsigesey e pubblicata su fanfiction.net in lingua inglese.
Bethyl post-finale della 4 stagione
"Nulla sarà più facile di nuovo. Scappare da Terminus, sconfiggere una mandria di vaganti, cercare provviste. Ma niente di tutto ciò sarà difficile come innamorarsi e provare a costruire una vita insieme in mezzo a tutto questo."
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Carol Peletier, Daryl Dixon, Un po' tutti
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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DESTINAZIONE?




Dopo aver visto i vaganti, Carol sarebbe dovuta tornare a prendere Judith. Sentiva quel bisogno come un calcio nello stomaco, ma restò lì.
Lei e Michonne stavano dando il loro meglio per avvantaggiarsi sugli abitanti di Terminus attaccando dal loro punto strategico, il tetto dell'armeria. Altri due gruppi di guardie avevano provato ad entrare nell'edificio per riconquistarlo, ma uccisero il primo gruppo a suon di colpi di pistola e il secondo gruppo incontrò l'ultima granata vicino alla rampa di scale.
Il loro obiettivo principale, dopo aver ripulito i tetti, divenne quello di eliminare ogni possibile minaccia ravvicinata per Rick e gli altri. Mirarono con una precisione strabiliante alle teste delle guardie più vicine con dei fucili a lunga portata, e li eliminarono.
Rick e un uomo dai capelli rossi che lei non conosceva, ma che Michonne chiamò Abraham, stavano andando verso i furgoni per liberare gli altri prigionieri e fare numero contro Terminus. Rapidissimo com'era risaputo che fosse, Glenn era entrato nell'armeria circa tre volte per prendere le armi da portare alle altre persone liberate.
Maggie, Sasha e altre due donne che non aveva mai visto erano alla ricerca di qualcosa. Iniziò a perdere le loro tracce mentre si aggiravano per il campo, perché le guardie avanzavano per attaccarle e loro dovettero eliminarle dal tetto. Con tutte quelle minacce diventava sempre più difficile fare loro da angeli custodi. Poi, quando le vide mettere in moto una jeep, capì che stavano cercando delle chiavi.
Ma ormai erano tutti scoperti.
Una guardia si avvicinò pericolosamente a loro e Carol e Michonne se ne accorsero solo quando videro Maggie cadere all'indietro. Si stringeva una gamba con entrambe le mani, urlando. Simultaneamente, entrambe le donne abbatterono la guardia, sparandogli. La sua pistola cadde a terra e quando Carol vide il calibro le si fermò il cuore: per il momento, Maggie era fuori combattimento. Bob le tendeva la gamba nella parte posteriore della jeep. Non poteva vederlo da quella distanza, ma sembrava non fosse messa bene. Almeno non era stata colpita al torace.
I vaganti cominciarono a invadere il campo, una delle recinzioni più lontane era completamente andata. Dovevano aver sentito gli spari ed essendo tutti ammassati in un unico punto, presto avrebbero abbattuto anche le altre recinzioni. Da quel punto, erano state le prime ad accorgersene.
"Dobbiamo andare!", Michonne cominciò a raccogliere tutte le armi più utili, tra cui la balestra di Daryl, che afferrò senza esitazioni. "Forza Carol, andiamo!"
Carol sparò un ultimo colpo a un vagante che si stava avvicinando a Carl.
"Vai senza di me, devo andare a prendere Judith e Sophie!"
Michonne non provò a dissuaderla. Se ne andò, correndo più lentamente per il peso di tutte quelle armi. Carol la coprì come aveva fatto con gli altri finché, tra la polvere, non la vide salire sulla jeep insieme a quelle due donne sconosciute e Glenn.
Mentre il fuoco e i vaganti continuavano a divorare Terminus, vide i suoi abitanti in fuga e, tra la folla, vide anche lei: la dottoressa dai capelli grigi correva verso una Saturn grigia con un fagotto in braccio. Nauseata, Carol riconobbe la coperta in cui avevano avvolto Judith alla Casa delle Madri. Afferrò le sue pistole e corse, ma era troppo tardi. La Saturn era stata già messa in moto e stava lasciando il campo, portando con sé la bambina.
Si diresse verso la Casa delle Madri, nella speranza di rivedere Sophie, uccidendo tutti i vaganti che le capitavano a tiro. 
La Casa era sigillata, con le fiamme che divampavano dal tetto in giù, avvolgendola in una nube di fumo. Corse fermandosi a ogni entrata, ma vide solo vaganti e fumo. Era già abbastanza esausta, non ce l'avrebbe fatta a raggiungere Sophie e a portarla via con sé, anche se l'avesse trovata.
"Non mi lasciare!"
Le ultime parole della ragazza riecheggiarono nella sua mente, ma sapeva di non potercela fare.
La Casa era comunque chiusa a chiave, probabilmente i vaganti non sarebbero riusciti ad entrare. Forse Sophie era ancora viva, ma se Carol fosse entrata lì dentro sarebbero morte entrambe.
Con un istintivo grido di battaglia, iniziò a correre contando sulle poche forze che le restavano, uccidendo i vaganti e cercando una direzione da prendere in tutto quel disordine. A un certo punto, sentì il rumore di un motore e lo seguì.
"Da questa parte!"
Sperò vivamente che fosse la sua gente.
"CAROL!", sentì Tyreese urlare. 
La jeep accostò a fianco a lei, e Tyreese balzò fuori per aiutarla, vedendola sul punto di crollare. "Stai bene? Ti hanno morsa?"
"Sto bene!", Carol strinse con forza le mani dell'uomo, tentando di salire.
"Dov'è Sophie? Devo tirarla fuor..."
morta!", le venne così naturale che non dovette neanche pensarci.
L'espressione dell'uomo si contorse in una smorfia di dolore, facendo trasparire tutto il senso di colpa che stava provando. Anche se gli altri gli gridavano di fare in fretta, si congelò sul posto. 
"È morta, Tyreese."
Non poteva dirgli che probabilmente era ancora viva nella Casa delle Madri. Se l'avesse saputo, sarebbe corso a cercarla. Doveva salvarlo, almeno lui.

--------


Quando Beth e Daryl s'incamminarono, il sole era già tramontato. Decisero di non procedere per le rotaie, in modo tale da risparmiarsi un mezzo-miglio di camminata. 
D'un tratto, videro una colonna di fumo in lontananza che sembrava provenire da Terminus. 
"Ci sono riusciti", disse Beth speranzosa, "Forse Sasha li ha aiutati e ora stanno combattendo."
"Sono fottutamente sicuro che quell'incendio non è un barbecue. Quello è un incendio doloso."
Daryl aveva il braccio appoggiato alle sue spalle, in modo tale da poter camminare senza sforzare troppo la gamba. Non avevano interrotto la loro marcia neanche una volta e si stupì di quanto stessero andando discretamente veloce.
"Guarda!", Daryl indicò il ciglio della strada. La jeep che aveva sabotato si era schiantata contro un masso. 
Si avvicinarono il più velocemente possibile. Un paio di vaganti si stavano cibando del corpo della donna che era alla guida. Fu facile abbatterli, essendo distratti dalla carne che stavano divorando. All'interno della jeep trovarono due barrette ai cereali e la guaina della katana di Michonne.
"Pensi che l'abbiano sacrificata per distrarre i vaganti?"
Beth l'aveva pensato perché il suo cadavere era privo di armi.
Senza risponderle, Daryl cominciò a zoppicare attorno alla jeep.
"Non sono tornati a Terminus. Probabilmente hanno visto il fumo e hanno deciso di cercare rifugio altrove. Forse ci sono posti sicuri dove nascondersi non molto lontani da qui."
In lontananza, la nebbia venne illuminata dai fari di un'auto. Stava andando verso di loro.
Senza dire una parola, rientrarono nel bosco a fianco alla strada, si sdraiarono a terra, nascosti tra l'erba alta, giusto in tempo per far passare un'altra jeep militare.
Sui sedili posteriori, Beth riconobbe Tyreese, e Sasha e Michonne sedute di fronte a lui.
"Sono loro!", saltò fuori dal loro nascondiglio, raggiunse il centro della strada e agitò le braccia per attirare la loro attenzione. "Hey! Maggie!"
Daryl si rialzò zoppicando e la raggiunse, anche lui agitando le braccia.
Ma la jeep sparì dalla loro vista in men che non si dica, svoltando alla prossima curva e lasciandoli al buio. Erano troppo veloci, probabilmente guidava Glenn.
Rimasero lì a fissare per un secondo o due il punto in cui era sparita la jeep, poi si scambiarono un'occhiata complice e iniziarono a camminare. Era più difficile per Daryl procedere in salita, ma non ebbero bisogno di parlarne per capire che quella era l'unica cosa che avesse senso fare. Terminus era in fiamme, le persone erano in fuga. Non gli restava nient'altro da fare che cercare di seguire le loro tracce il più a lungo possibile, sperando di incontrarli dovunque decidessero di fermarsi a riposare.
Come aveva detto lui, non potevano immaginare che loro erano ancora vivi.
Beth si chiese ad alta voce se erano riusciti a mettersi tutti in salvo, ma poi scosse la testa guardando il viso pallido di Daryl poggiato contro la sua spalla. Anche lui ci stava pensando, ma lei forse un po' troppo in grande. Sarebbe stato un miracolo non aver perso nessuno.
Quando la pendenza e il freddo aumentarono, divennero molto più lenti. Se le prime due miglia non erano state facili da affrontare, l'ultimo mezzo miglio fu un'agonia. Erano ancora entrambi bagnati dalla pioggia e l'aria fresca della notte non migliorava la situazione. Non volevano fermarsi finché il sole non sarebbe sorto, o finché non avrebbero trovato un rifugio sicuro. Ma i movimenti di Daryl divennero sempre più rigidi e il suo peso era sempre più gravoso sulle spalle di Beth passo dopo passo.
"Aspetta, aspetta."
Spaventata dalla sua voce stremata, Beth scosse la testa e provò a spingerlo ancora in avanti.
"No, dobbiamo prima trovare un posto sicuro."
Non l'avrebbe lasciato stendersi in mezzo alla strada.
"Non mi serve, sto bene", mormorò tentando di raddrizzarsi, tenendo ancora il braccio stretto su di lei per evitare di cadere. "Guarda là", le indicò un punto tra i boschi, ma Beth non riuscì a vedere nulla di utile, non subito.
L'erba era quasi morta, la pioggia aveva infangato tutta la zona. Con tutto quel buio poi era difficile distinguere qualcosa, ma Daryl la invitò a guardare meglio.
Infatti, sforzando la vista, notò quattro auto diverse schiantate contro un albero. Beth sobbalzò e iniziò a cercare con lo sguardo la jeep militare, pur sapendo che, grazie alle grosse ruote della vettura, probabilmente sarebbero riusciti a superare senza problemi quella trappola scivolosa.
"Potrebbero essere qui da mesi... ma forse hanno qualcosa al loro interno che ci può servire", sussurrò, ascoltando i lamenti che provenivano da sotto le auto. Probabilmente erano solo due vaganti.
"È recente", disse Daryl, indicando il fango. Ma Beth riusciva a malapena a distinguere le tracce dei pneumatici nel fango.
"Qualcuno in fuga da Terminus?", indovinò.
Daryl iniziò a scendere verso le macchine, raggiunto di corsa da lei, che gli fornì il suo appoggio. Scesero in un ampio fossato e divenne più semplice distinguere le tracce, perché erano più profonde. Il fango gli arrivava alle caviglie. Le tracce dei pneumatici li condussero a una Saturn grigia, sulla quale si stavano avventando tre vaganti. Schiacciavano i loro corpi contro il parabrezza, cercando di arrivare a chi c'era dentro.
Liberando la katana di Michonne dal suo fodero, Beth la passò a Daryl e afferrò il pugnale che aveva nella cintura. I vaganti li notarono e si allontanarono dalla macchina. Li fecero fuori in breve tempo.
"Quanto mi manca la mia balestra", ammise Daryl mentre agitava la spada per far scivolare via il sangue, cercando di imitare Michonne. Ma non fece i movimenti giusti, infatti un paio di volte gli schizzò sul volto.
Beth osservò l'auto con attenzione. C'era una figura seduta dal lato del guidatore, immobile. Il parabrezza e i finestrini erano troppo sporchi per riuscire a vederla bene, ma riuscì a distinguere i capelli corti e grigi. Per un secondo, sperò che fosse Carol. Poi Daryl aprì la portiera puntandole una pistola contro: era la dottoressa di Terminus.
La donna alzò entrambe le mani.
"Scendi", le disse bruscamente.
Le tremavano le labbra. Con qualche difficoltà, scese dall'auto. Il sedile era ricoperto di sangue.
Il pianto di un neonato proveniente dai sedili posteriori rese gli occhi di Beth più lucidi. Si precipitò sulla portiera e l'aprì: trovò Judith fasciata in una coperta, legata a un seggiolino. Anche lei era sporca di sangue, ma non sembrava fosse il suo. Piangeva, ma non per il dolore. 
"Judith!"
Beth si asciugò le lacrime e la slegò, prendendola in braccio. Lasciò che riposasse sulla sua spalla, e poté sentire di nuovo quel calore che così tanto le mancava.
"In ginocchio!", ringhiò Daryl.
La dottoressa obbedì, con le mani ancora alzate. Aveva una pistola, ma non provò nemmeno a raggiungerla. 
Tenendo la pistola dietro la sua testa, Daryl guardò Beth. "Come sta la piccola spaccaculi?"
"Sta bene."
La sua voce tremava dalla gioia mentre Judith giocava con i lembi della sua maglietta e con i suoi capelli.
"Cosa facciamo con lei?", le chiese, senza smettere di guardarla.
Un brivido le percorse tutta la schiena. Forse era semplicemente il freddo, o forse era lo sguardo di Daryl inchiodato al suo, in attesa di una sentenza. Doveva decidere lei.
"È messa male", gli rispose guardando la dottoressa, che era pallida come un cadavere, "Fasciamole quella ferita e lasciamola andare."
Daryl annuì, per niente sorpreso da quell'atto di misericordia.
"È bloccata", intervenì finalmente la donna con un filo di voce. Guardava dritto davanti a sé con gli occhi spalancati.
Guardando le ruote, capirono a cosa si stava riferendo. L'auto era scivolata fuori strada ed era rimasta bloccata nel fango. Muoversi in retromarcia sarebbe stato impossibile a causa dell'accumulo di fango e davanti ad essa c'erano le altre tre vetture incidentate. Ma se fossero riusciti a tirarla fuori dal fango in qualche modo, avrebbero potuto muoversi attorno alle altre tre auto tranquillamente.
Mentre Beth si prese un momento per gioire ancora un po' della compagnia di Judith, Daryl spostò il seggiolino nel bagagliaio e caricò la donna sui sedili posteriori, sequestrandole la pistola. Sembrava che non provasse niente. Il suo volto mantenne quell'espressione persa per tutto il tempo, aveva lo sguardo fisso nel vuoto e stringeva il fianco ferito con entrambe le mani.
Judith ricominciò ad agitarsi, probabilmente per il freddo causatole dalla maglietta umida di Beth. Daryl zoppicava intorno alla vettura, alla ricerca di qualcosa che potessero utilizzare per creare un po' di spazio sotto la ruota.
Beth non aveva intenzione di lasciare Judith a quella donna, quindi, tenendola ancora in braccio, iniziò a scavare nel fango con una mano, creando una sorta di rampa da un lato della ruota. Daryl fece lo stesso dall'altro lato.
Dopo aver ripetuto lo stesso lavoro sulle altre ruote, Daryl voleva spingere l'auto, ma Beth non glielo permise. Lo fece sedere al posto del guidatore, con Judith appoggiata dal lato del passeggero. Piangeva, forse per la scomodità e per il freddo. Riuscì a sentire Daryl tentare di tranquillizzarla mentre lei raggiungeva la parte posteriore della vettura per iniziare a spingere.
Ricoperti di fango, riuscirono a tornare sulla strada. Beth guidava, mentre Daryl, a fianco a lei, teneva Judith sulle ginocchia.
"È stato un peccato non usare il seggiolino", gli disse, anche se sapeva perché l'aveva messo via. Alla donna serviva lo spazio necessario per stendersi e, tra l'altro, preferiva vedere la neonata tra le braccia di Daryl. Non la voleva seduta a fianco a quella cannibale.
"Guida con attenzione."
Judith sembrava più tranquilla ora che giocava con il naso e il pizzetto di Daryl.
Dietro di loro, la donna stava gradualmente cadendo nell'incoscienza. Non riusciva più a sopportare il dolore, probabilmente sarebbe morta prima dell'alba e, nonostante non potessero fare molto per lei, per qualche assurdo motivo Beth si sentiva in dovere di salvarla.
"Se ti avessi chiesto di ucciderla, l'avresti fatto?"
Beth gli rivolse un'occhiata veloce prima di tornare con lo sguardo sulla strada.
Facendo le spallucce, Daryl annuì. "Avresti avuto le tue ragioni."
"Sai... non voglio credere che siano tutti come Brady. Non credi che alcuni di loro fossero diversi? Magari lei lo è."
Non poteva darsi una risposta, neanche Daryl poteva. In silenzio, continuò a pensarci, ma poi scacciò via quelle preoccupazioni. Non era il momento. Dovevano trovare un posto sicuro. E poi, se fossero stati fortunati, magari avrebbero trovato anche Maggie e gli altri lungo la strada. Avevano il serbatoio pieno.
Anche se era ricoperta di sangue, fango e acqua piovana, anche se era esausta e affamata, si sentì più tranquilla. Si sarebbero messi in salvo. Avevano l'un l'altra, e anche Judith. Era un miracolo, un motivo per festeggiare.
"Ero un po' più triste prima."
"Che vuoi dire?", Judith giocava soddisfatta con le dita di Daryl. "Non ricordo", aggiunse.
"Quando mi sono chiesta come sia possibile che possa andare peggio di così. Ma sai, so che andrà peggio di così ed è proprio per questo che non riesco a smettere di cercare le cose belle in questo orrore."
"Le cose belle sono rare", mormorò Daryl.
"Sì, esatto", gli sorrise, contenta che lui avesse capito subito quello che voleva dire. "È un po' come quando T-dog e Lori sono morti. Io ero triste...", la sua voce si ridusse a un sussurro, "...ma non riuscivo a smettere di guardare la bambina."
"Neanch'io", ammise. "C'era la morte nascosta dietro ogni angolo, ma ora abbiamo lei."
"Abbiamo avuto un bambino. Voglio dire, so che non è mia, ma è come se lo fosse. È di Lori, di Rick, di Carl, di Michonne... è anche mia. Ed è la tua piccola spaccaculi."
"Sì, lo è." Daryl accarezzò il mento della neonata.
"Accadranno altre cose belle. Ritroveremo la nostra famiglia, incontreremo altre brave persone e il nostro gruppo sarà più forte di prima."
Daryl rivolse uno sguardo dubbioso alla donna stesa sui sedili posteriori.
"Prima che ti portassero nel furgone, stavo parlando con Abraham. È un militare, una brava persona."
"Maggie mi ha detto che ha aiutato lei e Glenn a ritrovarsi", Beth lo ricordava vagamente, non lo aveva guardato per più di qualche secondo.
"Sembra gente a posto."
"So che c'è gente cattiva, ma c'è sempre stata. Possiamo ancora sperare che ci siano più persone come noi qui fuori."
Non dissero più nulla per un po'. Judith era sulla buona strada per addormentarsi, e anche Daryl si mise comodo, appoggiando la testa sul sedile e girandola verso Beth.
"Li troveremo", sussurrò. 
"Sì?", Beth ricambiò lo sguardo con la coda dell'occhio, senza distogliere l'attenzione dalla strada. "Lo credo anch'io", gli sorrise genuinamente. Avrebbe voluto raggiungergli la mano e avvolgerla nella sua, ma prese in considerazione il prezioso consiglio che le aveva dato prima: doveva stare attenta alla guida.
"Non sto dicendo solo questo. Voglio che tu sappia che ho avuto speranza."
Daryl, anche se involontariamente, stava dando il meglio di sé per distrarla dalla strada. I suoi occhi azzurri erano fissi su di lei, l'ombra della notte sul suo viso non era abbastanza abile a nascondere un piccolo sorriso che si era coraggiosamente concesso. "Devo averla rubata a te."
Esitò, come se il trattenersi dal fare qualcosa lo rendesse tremendamente nervoso.
Era come all'obitorio, quando provò, miseramente fallendo, a dirle come si sentiva, ma lei lo capì comunque. L'aveva capito anche prima, nel modo in cui la baciava. Ora lo vedeva in quell'esitazione, in quel desiderio di dover fare sempre la cosa giusta se si trattava di lei. Allungò la mano sulla sua spalla, con una pressione sufficiente a riscaldarle la pelle bagnata. 
Tenendo gli occhi sulla strada, Beth inclinò leggermente la testa, appoggiando la guancia alla sua mano.
"Anche se ci vorrà del tempo a trovarli... tu sei con me."
Quelle ultime parole gli uscirono fuori in poco più di un mormorio.
"Sono con te."
Maggie e gli altri non dovevano essere poi così lontani. Percorsero tutta la strada fino alla fine del bosco e, arrivati lì, riuscivano a vedere miglia davanti a loro. Non videro altri fanali al di fuori dei loro.
La luna era coperta da un letto di nuvole e per quanto la loro vista gli potesse permettere, non gli restava che cercarli con lo sguardo nell'oscurità.
   
 
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