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Autore: I aint bothered    26/05/2009    0 recensioni
Cari ragazzi, io e la mia amica Laura_Black, stiamo scrivendo un libro. Abbiamo pensato di fare un esperimento, cominciando a pubblicare una parte su questo sito. Vorremmo sapere cosa ne penserebbe un eventuale pubblico. Mi raccomando: siate clementi! XD
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                           QUARTO CAPITOLO:

                                                "Il Test di Assegnamento"

                                                                    (Laura)

Il giorno dopo il nostro arrivo ci spettava la parte più importante di tutta questa storia: il Test di Assegnamento a uno dei tre “partiti” della scuola. Quando Max accennò a questi credetti che parlasse di partiti politici e ciò mi sembrava improbabile quanto assurdo, ma non mi azzardai a chiedergli cosa c’entrasse la politica con la scuola. Ero sicura che avrei fatto una gran brutta figura. Poi accennò tre nomi: Sirio, Andromeda e Steno. Allora capii cosa intendeva per partiti. In attesa di essere assegnati a qualcosa, sistemarono tutti noi nuovi in un edificio staccato dalla scuola, una specie di dependance. Erano tre o quattro enormi stanze e i bagni. Ci avrei giurato che da fuori non sembrava così grande. Sarah ed io per fortuna rimanemmo insieme. Infatti, una ragazza che doveva certamente essere dell’ultimo anno ci aveva assegnati alle varie stanze, ed ero seriamente convinta che se fossi rimasta nuovamente sola mi sarei fatta prendere dal panico. Mi sentivo molto stupida.

Capitammo la stanza più rossa che un uomo possa immaginare. Le pareti erano di un rosso accecante. I vetri delle finestre sembravano avere una raccapricciante tonalità rosa antico e le tende erano amaranto. Ai quattro angoli della stanza c’erano dei tavolini rotondi con un centrini di un rosso un po’ più chiaro delle pareti, un vaso in ceramica bianca e rose rigorosamente rosse.  I letti avevano una coperta marrone e lenzuola, per fortuna, bianche. Quello che mi colpì di più furono i quadri al di sopra delle spalliere dei letti su cui era dipinta una bellissima donna vestita di pelli leopardate, in diverse pose. Quella era Morgana, senza dubbio. Mi sorprese piuttosto il fatto che non le avessero dipinto i capelli di rosso.

Io e Sarah ci sistemammo in due letti vicini. Stavo uscendo il pigiama dalla valigia, quando mi accorsi che una ragazza mi guardava insistentemente. E con avversione.

   << È Cecilia De Santis. >> disse Sarah quando quella uscì dalla stanza.            << La ragazza più arrogante che conosca. >>.

   << Ma dai… >> dissi con sarcasmo. Sarah sorrise.

   << Il padre è il creatore di una delle due scope più potenti del nostro mondo e pare che di recente si sia occupato di tappeti volanti, creandone un modello unico in seta. La ragazza se la passa decisamente bene. Per questo ha la puzzetta sotto il naso. >> mi spiegò Sarah.

Feci una smorfia disgustata e tornai a sistemarmi.

La notte fu inaspettatamente tranquilla. Mi aspettavo di fare sogni terribili come di essere divorata dalla scuola, ma nulla di ciò accadde. Mi svegliai ancora prima che suonasse la sveglia. Rimasi ancora un po’ a letto a contemplare il soffitto, convinta che se mi fossi girata alla mia destra avrei visto il solito comodino della mia stanza, pieno di fazzoletti, carte e un bicchiere d’acqua. Nulla di tutto ciò accadde quando mi alzai per andare in bagno a farmi una doccia.

Sarah fu l’ultima a svegliarsi. Proprio per questo forse, emise un urlo disumano quando andò in bagno. L’acqua rimasta doveva essere molto fredda. Riuscì comunque a sbrigarsi prima che fosse troppo tardi.

In men che non si dica imboccammo il sentiero per la scuola ai cui lati c’erano cespugli di rose dai colori vigorosi e le foglie di un verde cenere. Infine svoltammo per il sentiero principale, che portava al portone d’entrata alla scuola.

Fu con grande emozione che la vidi in tutta la sua imponenza. Decine e decine di finestre si stagliavano lungo la parete bianca della facciata. Fino al primo piano arrivavano ad arrampicarsi dei rami d’edera. O qualcosa che le assomigliava, difatti le foglie erano dorate.

La struttura mi ricordò molto le regie francesi del Settecento. Alle spalle, però, di questa bellissima facciata, c’era un enorme edificio cilindrico con ai lati due torri molto alte.

Queste, invece, erano molto simili ai castelli Medievali, ma il colore era bianco come la facciata settecentesca.

Varcammo la soglia del portone e osservai meglio anche dentro. Ai lati dell’entrata c’erano degli arazzi raffiguranti Morgana. Alla nostra destra c’era un breve corridoio che portava ad un cortile. Probabilmente lo avremmo visitato dopo. Alla nostra sinistra c’era un altro corridoio, ad occhio e croce un po’ più lungo, alla fine del quale sembrava esserci una grande sala. Di fronte, invece, c’era un altro portone, leggermente più piccolo di quello principale.

   << Test di Assegnamento? >> una voce alle nostre spalle ci fece sobbalzare. Avanzai di un passo e mi voltai con uno scatto. A parlare era stata una ragazza che non avevo ancora visto. O forse solo tra i rappresentanti degli studenti. Non avrei saputo dirlo con certezza.

Aveva un aspetto piuttosto gradevole. Capelli lunghi, castani, tenuti fermi alla nuca da un fermaglio. Gli occhi cerulei avevano l’aria felice di chi ha scoperto di aver vinto una gran somma di denaro. Guardava me e Sarah con una vivacità che allora non avrei saputo eguagliare. Accanto a lei c’era un’altra ragazza. Pensai che senza ombra di dubbio le due dovevano essere sorelle, tanta era la somiglianza. La sola vera differenza stava nel colore dei capelli: l’altra ragazza, la seconda, li aveva più scuri. E inoltre lei aveva l’espressione annoiata.

Sarah sembrava conoscerle.

   << Silvia! Marta! Che piacere vedervi! >> esclamò Sarah con enfasi, abbracciando la ragazza che ci aveva parlato prima. Si divisero in fretta e Sarah si rivolse a me.

   << Laura, questa è Silvia, la fidanzata di Robbie. >> e la tipa allegra mi porse la mano molto cordialmente. Io la strinsi e mi presentai, abbozzando un sorriso che non fosse troppo timido. Silvia indicò la ragazza accanto a lei.

   << Questa è mia sorella Marta! >> strinsi la mano anche a lei, che perse per un momento l’espressione tediata di prima.

Sarah si voltò proprio verso di lei e la guardò curiosa.

   << Che c’è che non va? >>

Marta stava cominciando a dire qualcosa, ma fu anticipata dalla sorella.

   << Non vuole fare Alchimia oggi. >> spiegò Silvia roteando gli occhi.

   << E perché? Tu non amavi l’Alchimia? Mi pare di averlo sentito dire a mio fratello una volta… >> fece Sarah, facendosi pensierosa.

   << Sì, eccome! >> Marta poté finalmente parlare << Ma oggi c’è il nuovo insegnante e ho una profonda antipatia per lui già da ora! >>.

   << È stupida, non farci caso. >> mi sussurrò Silvia, facendomi agitare. Le persone così vivaci mi incutevano terrore al primo incontro. Un po’ come Sam, Johnny, Sarah… La presenza di Max riusciva a rilassarmi un po’, invece. Lasciai perdere questi inutili pensieri e ripresi ad ascoltare le ragazze.

   << …in ogni caso il Test quest’anno si svolge al primo piano, nell’aula di Historìa. Sai, in assenza del professore… >>

   << Non è che ci accompagneresti? Io… >> cominciò Sarah.

   << No, no, no! Andate pure, sorelle Previti… della nostra sorellina ci occupiamo noi! >> esclamò Johnny spuntando alle nostre spalle. Lui e Sam avevano due identici ghigni malefici, il che mi fece preoccupare. Sarei stata una loro vittima? Mi risposi che probabilmente mi stavo creando troppi problemi.

Silvia e Marta, non molto convinte, ci salutarono e si dileguarono in breve tempo.

   << Ma ci stavate seguendo? >> chiese Sarah ai suoi fratelli aggrottando la fronte.

   << Non lo so! Johnny, le stavamo seguendo? >> chiese Sam con espressione innocente.

   << Non saprei… Laura, vi stavamo seguendo? >> mi chiese Johnny. Inutile dire che non risposi. Mi limitai solo a mordermi un labbro, facendomi pure male.

Lui capì l’antifona e lasciò perdere il mio silenzio imbarazzato. Sarah mormorò qualcosa che non riuscii a sentire e aprì quel portone di fronte a noi.

Ci trovammo in una stanza di forma quadrata. Di fronte a noi c’era una rampa di scale in marmo bianco, illuminate da una grande vetrata. Alla nostra destra un’altra rampa di scale portava a un piano inferiore. Delle porte si affacciavano su questa specie di atrio. Erano delle aule da quel che potei capire. Non molto in ogni caso.

Le pareti, color panna, erano tappezzate di quadri raffiguranti nature morte, maghi e streghe di ogni tempo (compresa Morgana) e animali mitologici.

   << Volete restare qua per molto ancora? >> domandò Sam, un po’ più avanti rispetto a noi. Scossi la testa e vidi Sarah fare lo stesso. Seguimmo lui e Johnny senza discutere e arrivammo al primo piano. Imboccammo il corridoio. Il pavimento in legno faceva sembrare i nostri passi svelti molto cupi, ma l’unica cosa che mi incupì veramente fu il ritardo con cui arrivammo. I gemelli stranamente non ci trattennero, ma ci raccomandarono di non entrare in Steno. Non capii perché, ma non m’importava molto.

Io e Sarah entrammo contemporaneamente in classe e chissà per quale buon dio, il professore non era presente.

L’aula era abbastanza grande. Eravamo in tutto una trentina di ragazzini, disposti in file ordinate di banchi singoli. Da una finestra entrava giusto un po’ di luce. Le tende non permettevano ai raggi del sole di arrivare a noi.

Io e Sarah trovammo due banchi vicini, l’una dietro l’altra. Con mia grande sfortuna, davanti a me trovai quella tipa snob della sera prima, Cecilia De Santis. Quella si voltò lentamente verso di me, mi lanciò un’occhiata sprezzante e sbuffò.

   << C’è qualche problema? >> le chiesi cominciando a scaldarmi. A quel punto nulla avrebbe potuto fermarmi.

   << Dici a me? >> rispose quella dandosi un mucchio di arie.

   << Vedi altre oche in giro? >>.

La mia risposta dovette offenderla molto, poiché tornò a guardare davanti a sé con aria furiosa. Qualcuno ridacchiò sotto i baffi, in particolare un ragazzo con i capelli rossi nel banco accanto al mio. Sembrava che volesse complimentarsi, ma non ne ebbe il tempo. Una donna dai capelli corvini entrò in classe reggendo dei fogli e si voltò a guardarci, appoggiata alla cattedra.

   << Buongiorno ragazzi. Io sono Miranda Duffa e sono la bibliotecaria. Oggi sono in missione per voi. >> alzò per qualche secondo i fogli facendoli vedere per bene. << Questi sono i vostri Test. Da questi dipende il vostro futuro scolastico. Dovrete rispondere a 100 domande su di voi, e siete pregati di essere sinceri. Potreste pentirvene. >> il suo sguardo s’incupì. Forse lei non era stata sincera. Cominciò a passare tra le file per distribuire quella serie di fogli. Anzi, erano più dei fascicoli. Erano qualcosa tipo undici fogli. Nell’ultimo c’era pure lo spazio per firmarsi. Prima che la bibliotecaria ci desse il via mi voltai verso Sarah, guardandola speranzosa.

   << Potete iniziare! E fate velocemente! >>.

Cominciai a leggere la prima domanda: “Come ti senti?”. Ma che razza di domanda era? E le risposte: A) Ottimista, B) Insicuro, C) Arrabbiato.

Come poteva dipendere il mio destino scolastico da simili domande? Alcune erano più interessanti, come la 16 (“Cosa fai in caso di pericolo?”), ma altre erano assurde e inutili come la 50 (“Che animale preferisci tra il cane, il cavallo e il serpente?”).

Andai avanti ancora un po’ con le domande dopodiché completai il Test e scrissi il mio nome nella prima pagina.

Mi alzai molto discretamente dalla sedia e andai alla cattedra dalla signora Duffa.

   << Bene, cara… >> mi disse quella con un gesto impaziente della mano << adesso puoi andare. >>.

Io restai là a fissarla imbambolata. << Andare? >> le chiesi.

   << Sì, ragazzina. Fuori, fuori dall’aula! >>.

Che oltraggio avevo subito! Perché una ragazzina calma e assennata come me doveva stare fuori? Da sola!

Mi avviai lo stesso verso l’uscita. Mentre passavo vicino al suo banco, Sarah mi fece segno di aspettarla fuori, ma vidi con grande dispiacere che era ancora alla terza pagina del Test. Annuii e uscii definitivamente.

Sperai in parte che uscisse qualcuno, ma non avrei saputo che dire, perciò cambiai subito idea.

Fissai la mia attenzione su un quadro appeso alla parete. Ritraeva due uomini vestiti alla maniera rinascimentale seduti a un tavolo che guardavano pensierosi un pezzo di legno che ricordava molto la bacchette. Le mie riflessioni furono interrotte da un borbottio sommesso. Mi voltai e vidi la fonte del rumore: un ragazzo di non più di venticinque anni veniva verso di me reggendo dei fogli. Sembrava che quelle letture lo stessero contrariando molto.

Tanto fu il mio timore di disturbarlo in un momento così delicato e tanta la sua distrazione, che mi venne addosso e gli caddero alcuni fogli.

   << Scusami! >> mi disse mortificato, aiutandomi ad alzarmi. Sì, avevo fatto una bella caduta.

Era un ragazzo piuttosto carino: alto, magro, con dei sottili occhi scuri e capelli neri. Il tutto contornato da un sorriso disarmante che, a modo suo, doveva essere incoraggiante.

   << Oh, no! È colpa mia! >> esclamai io agitando le mani furiosamente. Non volevo che si sentisse in colpa. D’altronde ero stata io la stupida a non spostarmi.

Lui guardò la porta dell’aula dove si stava svolgendo il Test. << È la signora Duffa a presiedere al Test? >> mi chiese.

Io annuii timidamente e lo vidi guardarmi come intenerito.

   << Non voglio mica mangiarti! >> mi disse sorridendo con accondiscendenza. << Sono Luiz Fernandez e tu? >>

   << Laura… Laura Monti. >>

   << Piacere Laura. >> disse porgendomi una mano << Ma mi sa che noi ci vedremo tra qualche anno! >>.

   << Perché? >> chiesi io con curiosità, mentre gli stringevo distrattamente la mano.

   << Io insegno Alchimia e voi la farete al sesto anno. Per il momento dovete accontentarvi delle basi e di altre materie… >> mi si fece più vicino affinché nessuno (e chi poi?) potesse sentirlo, << …noiose. >> fece un buffo sospiro. << Io avrei lezione e invece sto qui a fare perdere tempo a te e a chiacchierare. Non male come primo giorno! >>.

Decisi che avrei potuto sorridere, anche se l’idea che fino a poco prima avevo pensato che il mio futuro professore fosse un bel ragazzo mi imbarazzava ancora, impedendomi di essere me stessa.

   << Arrivederci, Laura. >> si congedò lui con un cenno del capo.

   << Arrivederci, professore. >> salutai io. Continuai a guardarlo finché non scomparve dalla mia vista.

Poco dopo la porta dell’aula si aprì e con mio gran sollievo ne uscì Sarah e dietro di lei una ragazzina di colore dall’aria sperduta. La capivo perfettamente.

   << Tutto chiaro il Test? >> chiesi a Sarah.

   << Sì, ma c’erano domande degne del più imbecille degli imbecilli. Mi pare ci fosse a pagina 9 una domanda di questo genere: voleva sapere se veniva prima l’uovo o la gallina e tra le risposte c’erano la gallina, l’uovo o nessuno dei due. Mi chiedo a cosa serva sapere certe cose. >>

Feci spallucce, ignorando anche io il significato di quei quesiti.

   << Abbiamo da fare ora? >> chiesi a Sarah.

   << Sì. >> rispose lei.

   << Oddio! Cosa? >> cominciai a preoccuparmi. Anch’io come il professor Fernandez, avevo la fobia da primo giorno. Solo che nel mio caso era più accentuata.

Sarah prese a ridacchiare. << Oziare! >> esclamò lei come se la cosa fosse scontata.

   << Ah… >> mormorai io imbarazzata, << Certo… >>.

Dovetti correre un po’ per starle dietro, ma alla fine, insieme, raggiungemmo il cortile e ci sedemmo su una panchina di fronte a una fontana monumentale.

Finalmente il primo passo era stato fatto.

 

 

 

   
 
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