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Autore: GReina    05/01/2017    2 recensioni
Percy decise che quello era un buon giorno per morire: il sole era alto; niente nuvole all'orizzonte e Annabeth accanto a lui era la ciliegina sulla torta. Quella mattina la prima cosa che fece fu scrivere il testamento, Annabeth era entrata nella cabina tre domandandosi come mai il suo ragazzo non fosse a colazione, goloso com'era, e lo trovò seduto alla scrivania che forse veniva usata per la prima volta
Genere: Angst, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Paul Blofis, Percy Jackson, Sally Jackson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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CAPITOLO 1

Era stato troppo bello per essere vero. Sua madre l'aveva abbracciato; aveva pianto, ma era riuscito a calmarla; Percy non dubitava che si fosse accorta che c'era qualcosa di cui non le voleva parlare, ma non c'era niente di cui preoccuparsi. Aveva ceduto il suo letto ad Annabeth, procurandosi anche dei bei complimenti dalla donna per essere “un galantuomo”, ma poi l'aveva fatto, si era tolto la felpa. Per tutta la sera il semidio aveva sudato come un forsennato: nel piccolo appartamento di New York non potevano permettersi l'aria condizionata, non ancora, eppure il figlio di Poseidone aveva tenuto duro, si era detto che se Sally avesse visto il tatuaggio non si sarebbe dovuto preoccupare di aver scritto il testamento troppo presto. Poi, l'aria di tensione che aleggiava per tutto il salotto si distese e il semidio dimenticò tutto: il Tartaro, Bob, Dameseno, il tatuaggio… aveva visto parecchie volte sua madre arrabbiata: per aver rotto un vaso, per aver risposto male agli adulti, per aver pasticciato di blu tutti i muri, per essersi messo in testa la sua biancheria intima atteggiandosi a supereroe, ma mai prima di allora l'aveva vista più nera.
Aveva iniziato a parlare piano, di quando è troppo arrabbiata anche solo per urlare; con un tic alla mani – come se volesse strangolare qualcosa – aveva chiesto il motivo di quel disegno sul braccio. Percy sollevò d'istinto le mani in segno di resa, tentando di calmarla e farle capire che il motivo era più che giustificabile, ma il gesto la fece probabilmente infuriare di più. Promemoria: non sfoggiare un tatuaggio davanti a una madre infuriata più del necessario; avrebbe dovuto nascondere il braccio dietro la schiena. Quando Sally iniziò a sbraitare contro il figlio, il semidio si sentì tremendamente in colpa: sua madre aveva quest'effetto, i suoi rimproveri non solo ti facevano capire di aver sbagliato, ma ti iniettavano un senso di colpa alcune volte incontenibile, anche se – come in questo caso – la colpa non c'era. 
Alle urla della signora Jackson, tutti i suoni del vicinato parvero sparire, come se tutto il quartiere fosse curioso di sentire cosa Percy avesse combinato. Era successo altre volte, solo il signor Pike si degnava di lamentarsi per il baccano, ma questa volta neanche lui si fece vivo. Quando Paul iniziò a parlarle a Percy sembrò l'uomo più coraggioso del mondo, altro che Crono e Gea, lui stava affrontando Sally Jackson!!
Come risultato a Percy fu negato di uscire di casa dovesse essere la fine del mondo (cosa perfettamente possibile, vista la sua fortuna nell'essere protagonista di Grandi Profezie); avrebbe pulito tutto l'appartamento per un mese e per nulla al mondo gli sarebbe stato cucinato del cibo blu. Quando il patrigno riuscì a portarla in camera da letto, Annabeth scoppiò a ridere
“Ti avevo detto che il testamento non era un'esagerazione” mise il broncio il ragazzo
“guarda il lato positivo” cercò di replicare la bionda piegata in due dalle risate “almeno non ti ha sequestrato Vortice”
“sono sicuro che ci abbia pensato. Fortunatamente mi ricompare sempre in tasca.” crollò sul divano aperto a letto sbuffando
“Suvvia, Testa d'Alghe, vedrai che domani riusciremo a spiegarle perché hai un tatuaggio e potrai mangiare tutto il cibo blu che vorrai” gli fece l'occhiolino
“oh, ma il cibo blu non può mica sfuggirmi” riprese l'altro più alleggerito “in un modo o nell'altro finisce sempre nella mia bocca.”
“Non ne dubitavo.” sorrise lei baciandolo sulle labbra “Buonanotte, Testa d'Alghe”.

Si svegliò di soprassalto nel mezzo della notte, con i nervi a fior di pelle, scattò in piedi sguainando Vortice e in posizione d'attacco. Paul alzò le mani sopra la testa, il figlio di Poseidone dovette prendersi un momento per ricordare dove fosse
“Paul” disse passandosi una mano sugli occhi “mi hai spaventato.” rinfoderò la spada
“Mi dispiace, ero andato a bere quando ho sentito che ti lamentavi” aveva un'espressione preoccupata
“Ah, sì?”
“Continuavi a chiamare un certo Bob...”
“Oh...” ancora quel sogno, anzi, peggio, quel ricordo “sto bene” lo rassicurò vedendogli ancora il viso corrugato
“ti capitano spesso questi incubi?” il semidio valutò se dirgli o no la verità, ma decise che non era il caso, non c'era motivo di farlo preoccupare, non avrebbe potuto fare niente per aiutarlo.
“Non è niente, sto bene” ripeté, ma persino lui si rese conto di quanto falsa dovesse sembrare la sua voce. Il patrigno andò in cucina, aprì il frigo e ne estrasse due birre fredde
“Non dico niente alla mamma se tu fai altrettanto” gli fece con aria complice. Percy accettò volentieri, aveva proprio bisogno di qualcosa di fresco con cui distendere i nervi. Si sedettero sul bordo del letto e per un po' nessuno dei due fiatò.
“Bel tatuaggio, comunque” provò a rompere il giaccio l'uomo “prima non ho avuto modo di dirtelo” rise, e anche Percy non poté fare a meno di sorridere
“già, avrei preferito la scritta POSEIDON, ma l'avevano finita” ci scherzò su
“vedrai che le passerà” continuò l'altro “le ho già parlato, le ho ricordato che non sei il tipo da stupidaggini simili, nonostante quello che i mortali possano pensare” Percy ricordò l'epoca in cui Paul non sapeva del suo vero padre, di quando era convinto che Percy fosse un teppistello espulso da fin troppe scuole per il suo carattere forte
“non è del tatuaggio che mi preoccupo” sospirò il ragazzo. Non sapeva ancora come dire alla madre tutto quello che aveva passato negli ultimi mesi, tutto quello che non era riuscito a dirle la sera prima
“ascolta” lo chiamò il patrigno “non so cosa tu non ci abbia ancora detto, ma è ovvio che qualcosa non va. Ti agiti nel sonno, hai occhiaie sotto gli occhi, e le tue cicatrici sembrano essersi quadruplicate. Non penso che sia tutto per… Gea, giusto?” Percy non rispose, troppo stanco e non ancora pronto per riportare a galla i ricordi del tartaro che già lo assalivano ogni notte. “D'accordo” gli diede una pacca sulla spalla l'uomo finendo la sua bottiglia “chiamami se hai bisogno di qualcosa, va bene?”
“Certo, buonanotte Paul”. Il semidio aspettò che la porta della sua camera da letto si fosse richiusa prima di sprofondare sul materasso, sì, decisamente non era ancora pronto. Si raggomitolò sotto le lenzuola – nonostante il caldo – e cercò di ricacciare quei brutti pensieri il più profondamente possibile. 

Il letto di Percy era decisamente comodo e come se non bastasse aveva il suo odore. Non ricordava da quanto tempo non dormiva così bene, quindi quella mattina era piuttosto di buon umore. Uscì dalla camera del suo ragazzo e raggiunse gli altri al tavolo della cucina: erano già tutti svegli, Paul e Percy chiacchieravano seduti a mangiare, mentre Sally si aggirava per la cucina. Sembrava ancora un po' tesa, ma si era decisamente calmata: c'erano momenti in cui – dimenticandosi di essere arrabbiata – rideva alle battute del figlio. Quando la sentirono arrivare e Percy si girò a salutarla si rese subito conto che lui non era stato fortunato quanto lei: aveva passato un'altra notte in bianco, o gran parte di essa. Gli diede un bacio sulle labbra, sentendolo fragile e stanco lo prolungò, non sapendo come altro aiutarlo. Quando si sedettero per proseguire la colazione si ritrovarono quattro occhi puntati addosso: Paul scambiò uno sguardo d'intesa con Percy, mentre le pupille di Sally sembravano essersi trasformate in due cuori. Solo allora la semidea realizzò che i due avevano solo avuto notizia del loro rapporto, senza che testassero con i loro occhi che era vero.

La colazione trascorse tranquilla, Sally adesso sorrideva saettando lo sguardo da Annabeth a Percy; parlarono del loro primo bacio, del loro ricongiungimento al Campo Giove, e di Roma, dove Percy contro ogni logica non aveva lasciato la mano di Annabeth. La semidea si fermò appena in tempo, guardò il suo ragazzo e minimizzò dicendo che stavano per cadere in un baratro, ma che Jason e Frank li avevano afferrati al volo all'ultimo secondo.
Da allora in poi, Paul non la smetteva di fissare Percy, distoglieva lo sguardo solo quando Sally guardava lui, come se volesse comunicare qualcosa al figliastro, ma non alla madre di questo.
La signora Jackson fu la prima ad alzarsi, era giorno feriale e doveva andare al negozio di dolciumi. Per Paul invece non erano ancora iniziate le lezioni, non aveva riunioni, quindi sarebbe rimasto in casa. Continuava a lanciare occhiate a Percy, Annabeth era sicura che fosse successo qualcosa tra loro, mentre lei dormiva, ma non fece domande. Quella stessa mattina il suo ragazzo le fece visitare il quartiere, alcuni lo salutavano per strada, e anche qualche mostro fece loro visita, non fu difficile per loro sbarazzarsene.
Sally non era ancora tornata quando rientrarono: quella mattina li aveva avvertiti che sarebbe tornata per pranzo, quindi la semidea colse l'occasione per fare una doccia.

Quando Annabeth fu sparita dietro la porta del bagno, Paul sputò quello che dalla colazione si teneva dentro: “Non ci sono riusciti, vero?” Percy sapeva a cosa si riferiva, ma preferì tardare l'imminente discorso
“Non so di cosa tu stia parlando”
“Percy” continuò l'uomo calmo e comprensivo “ripeto quello che ti ho detto questa notte” gli mise una mano sulla spalla “non sei obbligato a dirmelo, ma posso aiutarti” nei suoi occhi si leggeva solo preoccupazione, al semidio doleva il cuore a pensare di doverne aggiungere altra, il patrigno sembrava capirlo. “Figliolo,” Percy adorava sentirsi chiamare così, uscito dalla sua bocca sembrava così naturale, gli faceva credere di essere più normale “io sono qui per te, capito? È a questo che servono i genitori” a Percy scappò un sorriso: genitori, già, Paul era suo padre. Forse non di sangue, ma da quando l'aveva conosciuto c'era sempre stato per lui
“Non sono certo di volerne parlare”
“e questo è normale. Sono sicuro di non potere nemmeno immaginare cosa tu passi ogni estate, ma posso provarci, e sicuramente voglio aiutarti.” fece una pausa “Quel che è passato è passato, Percy. Per quanto orribile che sia. Io non posso cambiare quello che ti è successo, ma posso aiutarti a portarne il peso, almeno in parte.” il figlio di Poseidone era davvero tentato di raccontagli tutto, e lo avrebbe fatto, se non fosse stato per la serratura che scattava. Quando Sally entrò in casa, Paul si affettò ad abbassare la mano. Sicuramente era un buon complice, non voleva che la donna pensasse che qualcosa non andava; entrambi si preoccupavano per lei, il che non poté far altro che convincere ancora di più Percy a confidarsi con quell'uomo.
“Cosa state complottando, voi due?” chiese sorridente posando i sacchi della spesa per terra
“Niente” risposero insieme. Andarono a prendere i sacchetti all'ingresso, mentre la donna continuava il suo interrogatorio. Furono salvati da Annabeth che usciva in accappatoio
“Bentornata, signora Jackson” la salutò sorridente
“Annabeth” si imbronciò l'altra “ti ho detto di chiamarmi Sally!” bene, ora la sua attenzione era incentrata sulla bionda. Finirono di mettere a posto gli ingredienti appena comprati solo per uscirli mezz'ora dopo, quando Paul decise che li avrebbe tutti stupiti con un “pranzetto speciale”. Percy e Annabeth tentarono di aiutare, ma quando gli adulti capirono che non era il loro campo, li mandarono in salotto a rilassarsi, mentre loro pensavano alla cucina.
La notte in bianco cominciava a farsi sentire, probabilmente perché stantia della notte prima ancora. Annabeth che gli accarezzava i capelli non aiutava a mantenerlo sveglio, così – senza neanche accorgersene – si addormentò.

Paul insistette per mangiare sul divano, così che Annabeth non dovesse alzarsi e svegliare Percy, addormentatosi su di lei. Sally aveva provato a convincerlo che non c'era motivo di lasciarlo dormire a quell'ora, ma l'uomo non aveva voluto sentire ragioni. La semidea era sempre più convinta che sapesse qualcosa, magari in qualche modo si era svegliato la notte scorsa e aveva scoperto che Percy non era riuscito a dormire. Di conseguenza consumarono il pasto molto silenziosamente, scherzando a bassa voce. Annabeth raccontò loro della prima volta che vide Percy, anche allora “addormentato” per non dire privo di sensi. Caso volle che proprio in quell'istante Percy si svegliò, e la bionda non poté fare a meno di dire
“Quando dormi sbavi” adesso che il ragazzo era sveglio le risate si levarono alte.

Dovettero spiegargli che stavano parlando male di lui perché capisse il motivo di tutte quelle risate. Scoprì anche di avere dormito per poco più di un'ora, Annabeth e Paul sembravano sollevati.
“Avete deciso a che liceo iscrivervi per l'ultimo anno?” chiese d'un tratto il patrigno. L'ultimo anno, Percy non poteva ancora crederci, un anno e poi lui e Annabeth si sarebbero trasferiti a Nuova Roma: niente più mostri! “Le lezioni inizieranno tra qualche settimana, vi conviene scegliere”
“Non mi interessa più di tanto, in realtà” ricevette uno spaventoso sguardo dalla madre “intendevo che qualsiasi scuola va bene” si affrettò a chiarire “Ci sono delle università, a Nuova Roma. Pensavamo di andare lì una volta preso il diploma” spiegò, era la prima volta che ne parlava con la madre.
“E quando avevi intensione di dirmelo?” mise le mani sui fianchi
“Ora?” scoppiarono a ridere
“Avete già scelto la facoltà?”
“Io studierò architettura” rispose la ragazza “mentre Percy...”
“Avranno sicuramente qualcosa che mi interessi.” tagliò corto, c'era ancora un po' di tempo per poter scegliere cosa studiare. “Intanto pensiamo al liceo.” cambiò discorso
“Potresti tornare alla Goode, e Annabeth con te.” suggerì Paul “Così posso tenervi d'occhio.” ammiccò al ragazzo
“È la scuola di Kelli e Tammi, per caso?” chiese la bionda, il semidio rise
“Già, quanti ricordi”
“Kelli e Tammi le cheerleader?” chiese confuso l'uomo. Solo allora Percy ricordò che ai suoi occhi le due studentesse si erano semplicemente ritirate dagli studi.
“Kelli e Tammi le Empuse” chiarì il figlio di Poseidone
“bhe, questo spiega un po' di cose...” altre risate.
Quello stesso pomeriggio Paul andò ad iscrivere i due semidei al nuovo anno scolastico. Le lezioni sarebbero iniziate tra tre settimane e Percy non aveva nessuna fretta.
Neanche quella notte riuscì a dormire, Bob continuava a tornare nei suoi ricordi. Non trovò Paul, ma prese il suo esempio della notte scorsa e si diresse al frigo in cerca di una birra. Stava per aprirla, quando gli venne in mente la scorta di alcol forte di Gabe il puzzone: chissà se era ancora lì. Lo sportello più in alto, dietro la porta della cucina, era pieno di bottiglie. Che quelle fossero o no risalenti a Gabe, poco importava. Il figlio di Poseidone si intendeva poco di alcol, l'unica vera sbronza che aveva avuto era stata con Jason e Thalia, quando questa era passata a trovarli e insistette per portare il suo fratellino a “bere forte” e - in un modo o nell'altro - si era ritrovato incastrato pure lui. Prese la prima che gli capitò a tiro e, senza neanche degnarsi di procurarsi un bicchiere, iniziò a bere.
Bob continuava a tornare; in molti dicevano che l'alcol fa dimenticare, allora perché non funzionava? Al titano si aggiunsero Bianca, morta alla discarica dopo che lui aveva promesso al fratello di proteggerla a qualunque costo; Zoe, caduta per mano del padre Atlante perché lui non era riuscito a fermarlo prima; Beckendorf, saltato in aria con la sua stessa bomba mentre lui si era salvato; e tutti, a uno a uno, i semidei morti nella battaglia di New York che il figlio di Poseidone aveva guidato. Gli venne in mente il tartaro, le arai, Calipso, la sua ragazza morente in un inferno senza fine. Poi, l'effetto dell'alcol iniziò a farsi strada dentro di lui: la mente si appannò e con lei tutti i brutti ricordi. Senza rendersene conto crollò in un sonno senza sogni.



Note autrice:
era iniziata come una one-shot comica ed è diventata una long angst. Ho beccato proprio i due opposti ;) 
Con questa fic voglio evidenziare la figura di Paul e del suo rapporto con Percy. Spero di riuscirci!!! 
Alla prossima!
xxx
GReina
   
 
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