Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: Monique Namie    07/01/2017    3 recensioni
Ambientazione steampunk.
Da una parte, un sensitivo guidato da una premonizione giunge in una città sconosciuta: un posto meraviglioso in cui architetture del passato e del futuro si mescolano. Dall’altra, una principessa, soggiogata da un re e una regina alquanto manipolatori, è sulla soglia di una crisi di pazzia. Le loro strade sono destinate a incrociarsi e i due, in apparenza così diversi, scopriranno di essere in qualche modo legati.
- NOTA: È presente una scena lime che è uno dei motivi principali per cui ho scelto il rating giallo.
{Questo racconto ha partecipato al contest "È una storia sai..." indetto da Najara sul forum di EFP}
[Storia da revisionare]
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Princess Sci-fi Story'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

2.


Dannick Pascal aveva trovato posto vicino al finestrino; il treno veloce lo avrebbe condotto a destinazione in due ore. Amava guardare il susseguirsi di paesaggi naturali e antropici oltre il vetro; gli auricolari, sprofondati nelle orecchie ricoperte dai folti capelli neri, rimandavano canzoni tipiche del XXI secolo. Quella particolare musica, per qualche motivo a lui sconosciuto, gli ricordava immense metropoli in cui tutti andavano di fretta al proprio appuntamento d’affari. Nei suoi trent’anni di vita, tuttavia, di immense metropoli non ne aveva mai viste dal vivo. Seresix[1] sarebbe stata la prima, non appena l’avesse raggiunta.

Il suo paese natale era una piccola cittadina di periferia in cui la gente tendeva a non farsi mai gli affari propri e a giudicare le persone a partire da come si vestono. Il fatto che i passeggeri del treno veloce non badassero alla presenza di Dannick, era sintomo del fatto che la tratta era frequentata soprattutto da gente di un’importante città, abituata a fregarsene degli altri. Nessuno, infatti, sembrava interessarsi a lui, eppure non era di certo un tipo che passava inosservato.

Dannick vestiva con indumenti neri di manifattura artigianale piuttosto usurati: pantaloni lunghi infilati dentro a un paio di stivali con lacci che gli arrivavano al polpaccio, una giubba pesante con un collo alto, rigido ed esageratamente spesso, che finiva per coprirgli il mento e la bocca appena abbassava lo sguardo. Sulle spalle aveva un lungo mantello scucito e strappato verso il fondo. Quello che di solito attirava maggiormente l’attenzione era, in ogni caso, il fucile BP-laser a due canne. Normalmente lo teneva su una spalla, ora invece era adagiato sul sedile dal lato del finestrino. E la blusfera, un oggetto sferico che a tratti mandava bagliori azzurri, era tenuta al riparo nella tasca sinistra dei pantaloni. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non si trattava di una sfera di cristallo da cui trarre visioni, ma più che altro uno scudo. La blusfera aveva la funzione di indirizzare le facoltà mentali di un sensitivo verso strade sicure e di schermare da eventuali pericoli. Dannick in quel momento ne aveva più bisogno di un tempo, visto che le sue facoltà stavano evolvendo in modo alquanto inusuale.

Si stava avvicinando l’imbrunire. Il cielo era tinto di colori caldi stesi a sprazzi: arancione, rosso e viola. Vaste estensioni di terreno, coperte da pannelli fotoelettrici accostati da culture di piante aliene a basso stelo, stavano lasciando gradualmente il posto a zone sempre più brulicanti di abitazioni. Sopra alla ferrovia ogni tanto passava qualche strada sopraelevata sorretta da maestosi pilastri a spirale, progettati per sopportare pesi enormi. Nel cielo, navette di rientro da altre zone dell’universo sbucavano dalle nubi lasciando una scia iridescente al loro passaggio.

Dal treno su cui viaggiava, Dannick osservava e registrava ogni cosa esterna. Viveva l’ambiente a trecentosessanta gradi solo guardandolo: sentiva il vento fresco autunnale sulla sua pelle, la luce del sole morente colpirgli il viso e i rumori del traffico in lontananza. Il malinconico automatismo con cui tutto sembrava procedere gli apriva un varco nell’anima, talmente profondo che temeva potesse entrarci qualche demone; la vecchia musica che ascoltava serviva anche a questo, a tenerlo concentrato su qualcosa di piacevole per scongiurare il pericolo.

Sarebbe arrivato a destinazione ormai a breve. A Seresix avrebbe dovuto raggiungere una vasta piazza che dava su una struttura grigia, circondata da un’alta mura cosparsa di torri a guglia. Lì sapeva che avrebbe avuto la prossima visione.

Si sentiva un po’ preoccupato, anche se non era la prima volta che entrava in azione. Temeva sempre di non essere all’altezza della situazione e di fallire. Il suo punto debole era il dialogo: raramente riusciva a sostenere una conversazione senza essere frainteso. Che cosa sarebbe successo in quel caso? Se avesse fallito, per il disonore arrecato a quelli della sua specie, avrebbe dovuto andare in esilio. Al pensiero poggiò il capo sul finestrino e si abbandonò al cullare placido del treno sulla piattaforma magnetica.





Nota:

1- Il nome Seresix vorrebbe ricordare la Repubblica Serenissima, ovvero un antico Stato italiano con capitale Venezia. L’immagine che avevo scelto per il contest “Steampunk tendencies” mi ha ricordato molto quest'ultima città. La potete vedere nel link del primo capitolo. Nel seguito del racconto potrete cercare di riconoscerla nelle descrizioni (mi auguro di aver fatto un buon lavoro).





"La principessa e il sensitivo"
Tutti i diritti sono riservati © Monique Namie


   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: Monique Namie