Serie TV > The Walking Dead
Segui la storia  |       
Autore: BillieJeanBJ    08/01/2017    9 recensioni
Il brillante sceriffo Rick Grimes si rivolge alla nota agenzia pubblicitaria -Greene Company- per inaugurare e sponsorizzare la nuova officina meccanica del suo migliore amico, Daryl Dixon.
La società è stata ereditata dalle sorelle Greene, Maggie e Beth, ma è soltanto la prima ad avere in mano le redini dell’impresa di famiglia. La seconda, invece, è la mente creativa.
E sarà proprio la piccola Beth ad occuparsi dei nuovi clienti, Rick e Daryl.
C’è solo un piccolo dettaglio: non ha assolutamente idea di quale sia il volto del signor Dixon e questo le causerà un imbarazzante, catastrofico problema.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon, Negan, Rick Grimes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ok, di cose assurde ne sono accadute da quando lavoro in questa società ma sapere dell’inaugurazione di un’impresa.. anonima.. le supera tutte!
‘Ehi, si è fuso il motore della mia auto, conosci un meccanico qui nelle vicinanze?’
‘Sì.’
‘E come si chiama?’
‘Boh, non lo so.’
‘Ah, ok. Grazie.’

Non troviate sia una cosa stupida, insensata e.. assurda?
Per questo quando entro nell’ufficio di mia sorella ho ancora stampato in volto un’espressione incredula.
-Problemi?-
E, ovviamente, il sospetto di Maggie è più che giustificato.
-Sì.-
Appoggio i palmi sulla scrivania e la fisso come se stessi per informarla di un imminente cataclisma. E più o meno è così.
I suoi occhi verdi mi scrutano attendendo impazienti e curiosi la sciagurata notizia. Devo ammetterlo, Maggie Greene è una donna che non si fa prendere dal panico ma quando ascolterà cosa ho da dirle..
-L’officina.-
Una sola - semplice - parola.
Il tono che ho utilizzato è stato estremamente serioso e grave, non è necessario aggiungere altro.
Lei ricambia l’intensa occhiata solo che il suo sguardo resta impassibile. Non che mi aspetti chissà quale reazione, ma che addirittura non mostri neanche un minimo di preoccupazione..
-E allora?-
La sua fronte si corruga mentre le labbra si stringono infastidite da una notizia che, ovviamente, non ritiene importante.
-Non ha un nome!-
Ecco, adesso le sue mani dalle unghie laccate di rosso dovrebbero affondare tra i capelli corti e castani, il mento dovrebbe sollevarsi al cielo e lei dovrebbe urlare disperata un ‘Dio Onnipotente, ma cosa ti ho fatto di male?’
Dovrebbe, appunto.
E invece continua a rimanersene.. indifferente e seccata.
-E allora?-
Proprio non capisce.
-E allora non dovremmo accettare! Tra una settimana c’è l’inaugurazione di un’officina senza nome, il proprietario non si è presentato e, da una chiamata telefonica, abbiamo capito che non ha le idee molto chiare a riguardo, e come se non bastasse questo Daryl mi ha appena spedito a quel paese!-
Sì, proprio così!
Dopo aver informato Rick che saremmo dovuti ripartire da zero, lo stronzo di Dixon mi ha consigliato la strada per il vaffa.
Lì per lì non mi sono arrabbiata, come potevo quando quegli occhioni azzurri del belloccio mi guardavano con una desolazione quasi da spingere me a chiedere scusa? Ma non appena sono rimasta sola.. beh, ho ricambiato quel vaffanculo, anche se in ufficio non c’era ormai più nessuno. Insomma, chi è questo Daryl Dixon? Chi gli ha dato l’autorizzazione di essere così maleducato con me?
-Cosa stai cercando di dirmi esattamente, Beth?-
-Che forse questo è tutto uno scherzo! Che non esiste nessuna officina e che c’è gente che ama farci perdere tempo.-
E pazienza!
Vedo mia sorella sospirare e lasciarsi cadere contro lo schienale della poltrona mentre si passa la lingua sulle labbra.
-Rick Grimes è una persona seria e questo affare non è uno scherzo.-
-Lo conosci?-
-Sì, Beth, lo conosco. E’ un uomo di legge.-
Oh.
Queste rivelazioni proprio non me le aspettavo.
Rick è un agente o qualcosa del genere e mia sorella lo conosce. Ecco perché si sono dati del tu.
Inoltre il sospetto che questo Dixon sia un ex detenuto diventa sempre più una certezza! Rick Grimes sarà l’agente che lo tiene in custodia.
Io ho fiuto per certe cose! Il mio sesto senso è infallibile!
-Intenderai, dunque, che non può permettersi certi giochetti e che questo incarico dev’essere portato a termine con la stessa professionalità di sempre.-
La vedo dura, ma annuisco riconoscendo di aver avuto un dubbio errato.
Ma solo per quanto riguarda Rick Grimes.

Il quartiere è quasi deserto e per la decima volta controllo il foglietto, che il belloccio Rick mi ha lasciato questa mattina, per assicurarmi che l’indirizzo sia questo. Lo è.
Mi ha scritto anche il suo numero di cellulare (già salvato tra i numeri in rubrica del mio) ma se non lo chiamo, è perché non voglio apparire una stupida incompetente.
Infondo non dovrei stupirmi se l’officina si trova in una zona dimenticata da Dio, voglio dire.. ‘conoscendo’ a chi appartiene è tutto nella norma.
Solo che adesso non so davvero cosa fare. Attorno a  me vedo solo una saracinesca abbassata, qualche auto vissuta (non fossero così malandate, le definirei d’epoca) e un bar. Ed è proprio lì che mi tocca andare se non voglio che questo finisca per essere un viaggio a vuoto.
Vi confesso che una parte di me vorrebbe ritornarsene a casa, al sicuro.. magari a gustarmi un bel Kit-kat, ma se devo scegliere tra scambiare quattro chiacchiere con un uomo scorbutico-bisbetico-ex detenuto, e subirmi la sfuriata di mia sorella.. beh, preferisco di gran lunga rischiare con il primo.
Non appena apro la porta vetrata una musichetta country mi da il benvenuto in quel che è un locale davvero molto accogliete, impressione che dall’esterno non penseresti nemmeno a causa dell’insegna ‘Nick&Joe’ quasi interamente distrutta.
La sala, dalle pareti di legno, non è molto grande ma è dotata di tutto l’essenziale; quattro tavoli -due dei quali sono occupati da un gruppo di tre uomini sulla cinquantina che sta giocando a carte, e un altro che chiacchiera e beve birra da boccali enormi- con panchine poste frontalmente l’una dall’altra, l’angolo bar con cinque sgabelli anch’essi di legno, e c’è persino uno spazietto dove poter giocare a biliardo e a freccette.
Inutilmente osservo rapida ogni presente cercando di localizzare il misterioso ex detenuto Daryl Dixon.
Si, lo so. Vi starete chiedendo come potrei mai avvistarlo se non l’ho neanche visto in foto segnaletica, ma vi confesso che la mia immaginazione (guidata sempre dal mio infallibile sesto senso, ricordate?!) ha creato un Dixon tutto suo: altezza nella media, capelli scuri dal taglio e dalla consistenza alla Pippo Baudo e uno stile da zoticone: jeans sporchi, consumati e strappati e t-shirt bianca a maniche corte che lascia scoperto l’ombelico di una pancia rotonda e dura come quei palloncini che vendono nelle fiere.
Nessuno pare essersi accorto della mia presenza e ringrazio il Creatore per questo perché i clienti sono tutti.. uomini.  E ringrazio infinitamente anche me stessa per aver deciso di sostituire il tailleur a gonna e le scarpe con tacco con una giacchetta sportiva nera, un semplice jeans e le mie amate converse nere e bianche.
Ho il dubbio che qui il sesso femminile non sia ben gradito ma non posso tirarmi indietro. Qualsiasi disavventura sarà meglio della ramanzina di mia sorella, credetemi.
Cercando sempre di essere invisibile, mi dirigo verso il bancone attenta a non spostare gli sgabelli per non emettere alcun suono che possa attirare attenzioni indesiderate. Purtroppo non posso chiamare il barista, che mi da le spalle, con un sussurro o picchiettandogli due dita. Le alternative -in tal caso- sono dunque solo due: o aspetto che si giri, rischiando che qualcuno mi noti, o lo chiamo sperando che la musica da sottofondo sovrasti la mia voce.
Decido di tentare la fortuna.
-Mi scusi?-
Niente. Non si volta.
-Ahm, mi scusi!-
Aumento di tono e guardo immediatamente alle mie spalle per accertarmi che nessuno mi stia lanciando occhiate guardinghe, e quando scopro che è così tiro un sospiro di sollievo. Nessuno si accorgerà di me, ne sono sicura.
-Mi scusi!!!-
Provo ancora e inevitabilmente il barista si volta perché.. beh, perché ho proprio urlato di gola! Come fanno i nipoti con i loro adorabili nonnini duri d’orecchio.
Deglutire un boccone d’aria pesante mi è automatico per un presentimento che mi aggroviglia fastidiosamente stomaco e pancia. Credo di aver appena avuto un crampo da colite spastica.
Lentamente mi volto e la colite da spastica cambia ad ulcerosa perché scopro che adesso gli occhi di tutti.. sono.. puntati.. su.. di.. me.
Chi aveva osato presuppore che tutto sarebbe filato liscio?!
Sento il viso scaldarsi come se lo avessi messo tra le fiamme del caminetto e se non me la squaglio è solo perché percepisco le mie gambe dannatamente fragili.
-Ehi, tu!-
Oh, no! E’ il barista che sta chiamandomi. E so che dovrei voltarmi e affrontarlo ma il tono con il quale si è rivolto non è proprio.. amichevole, ecco! Per non parlare del suo aspetto; spalle large e possenti coperte da un gilet ‘abbellito’ da un enorme teschio messicano e capelli legati in un codino. Scommetto che sul petto, invece, ha tatuato la testa del diavolo o qualche stramberia del genere.
-Sei sorda per caso?-
Ah, io?? Alla fine!!
Mi giro trattenendomi dal fargli notare che se mi trovo in questa situazione è solo per colpa sua e del suo pessimo udito -o cerume, non saprei-, e cerco di reggere il suo sguardo. Mai abbassare le palpebre davanti al tuo avversario, giusto?!
Solo che i suoi occhi.. cavolo, i suoi occhi sono così collerici da rendere il nero delle sue iridi.. demoniaco. Tanto per rimanere in tema.
Lui guarda me.
Io guardo lui.
Ho persino smesso di respirare aspettandomi.. non so, una sfuriata? Un’aggressione? Dio, sono così giovane! Non sono pronta a morire, ho ancora tantissime cose da fare, da progettare, da realizzare. Ho mille obiettivi da raggiungere e vorrei tanto
-Macciao, bambolina! Come ti chiami?-
Scatto inevitabilmente all’indietro e se non casco col sedere per terra è solo perché sono riuscita ad afferrare il bordo del bancone.
Ma in che razza di posto sono finita??
O sono stata drogata, magari da mia sorella, o il barista ha un gemello; chi mi sta rivolgendo un sorriso amabile, con le mani strette palmo contro palmo sotto il mento, in un’espressione visibilmente estasiata non può essere la stessa persona che solo pochi secondi prima mi aveva chiamato con una cattiveria tale da farmi tremare le ginocchia.
Conoscete lo zio Marrabbio della serie Kiss me Licia? Avete presente come reagisce quando nel suo ristorante entra Mirko? E  quando entrano Andrea e Giuliano? Il suo cambio d’umore è repentino e abissale: da rabbioso a inebriato. Bene, per intenderci, il barista è esattamente così.
-Non capita tutti i giorni di vedere nel mio locale un viso dolce e delicato come il tuo, sai?!-
Onestamente credo che non capiti tutti i giorni di vedere una donna qui dentro per ovvie ragioni, ma evito di dirlo.
-Ahm, grazie.-
Sono ancora sotto shock ma l’educazione che da sempre mi ha contraddistinto ha la meglio e rivolgo al barista schizofrenico un sorriso riconoscente.
-Allora, come ti chiami?-
-Beth.-
-Piacere, Beth. Io sono Nick.-
Mi tende una mano e nello stringergliela la mia sparisce dentro la sua. Devo riconoscere però che è calda e morbida, un contatto piacevole.
-Posso servirti qualcosa? Offro io.-
-No, la ringrazio. Ma vorrei chiederle un’informazione.-
Non appena riceverò risposta, qualunque essa sarà, volerò via da questo posto. Almeno nessuno oserà dire che non ci abbia provato.
-Ti ascolto, bambola.-
Ossignore. Bambola!
-Può dirmi dove posso trovare un certo Daryl Dixon?-
-Perché?-
E la risposta che aspettavo non proviene da Nick ma da uno sconosciuto che sbuca dalle mie spalle e si accomoda sullo sgabello a destra.  Il cuore ha ripreso a battermi forte per il secondo spavento preso in meno di dieci minuti l’uno dall’altro. Se fossi stata in un ambiente neutro -e cioè in un luogo in cui ci sarebbe stata un’altrettanta numerosa presenza femminile- avrei ricordato all’intruso quali sono le buone maniere.
E, sempre se avessi avuto un appoggio, gli avrei anche rammentato che forse non sono affari suoi.
Non replico subito e quando mi giro per scoprire il volto dell’impiccione mi ritrovo ad osservare un profilo pulito e spiccato. Naso diritto ma con un adorabile rigonfiamento all’altezza delle narici, arco di cupido leggermente arrotondato da far sembrare il labbro superiore più carnoso rispetto a quello inferiore, e mento diritto coperto da qualche pelo di una barbetta corta e incolta. Ad incorniciare il tutto una massa di capelli dalle ciocche scure, sfilzate e disordinate anche sulla fronte marcata.  Ha un fisico allenato e.. sì, molto piacevole da ammirare; gambe toniche fasciate da un paio di jeans vissuti e braccia muscolose al punto giusto. Grazie alla camicia nera smanicata riesco ad ipotizzare che anche i pettorali sono sodi e perfetti.
Ma è nel momento in cui si volta verso di me che posso affermare con assoluta certezza che il dettaglio più singolare sono i suoi occhi. Le palpebre affilate e dal taglio esotico circondano due iridi dall’azzurro quasi trasparente.
Non c’è che dire, è un bellissimo uomo. Peccato che il suo insistente guardarmi confermi la tesi che della bellezza non te ne fai nulla se a dominare è la maleducazione.
E’ categorico che le mie guance avvampino una seconda volta perché sta invadendo la mia privacy con la sola forza di un’occhiata.
-Bambolina, vuoi un bicchiere d’acqua?-
Ma grazie Nick! Davvero, grazie molte! Grazie per aver rimarcato sul mio disagio. Grazie per aver fatto intendere che il mio rossore sia dovuto allo sguardo del tipo seduto al mio fianco! E grazie per non avermi ancora risposto!
-No, voglio solo sapere se qualcuno conosce ‘sto maledetto di Daryl Dixon!-
Credo che l’imbarazzo mi abbia dato la giusta dose di coraggio perché sono riuscita a controbattere e con fermezza ed esasperazione.
-Quindi questo Dixon sarebbe un maledetto?-
Di nuovo è il tizio alla mia destra a parlare, anche se lo fa quasi balbettando a causa della sigaretta che stringe tra le labbra. L’osservo sollevare il bacino per recuperare l’accendino dalla tasca ed è matematico; gli occhi mi cadono sul cavallo dei jeans laddove vi è una vistosa protuberanza. Cambio immediatamente visuale ma sbaglio ancora una volta obiettivo perché quando alzo le ciglia sul suo volto lo trovo a fissarmi con un ghigno assorto, espressione da ‘ti ho beccato a fissarmi proprio lì! Ah-Ah!’ O forse sono io ad immaginarmelo perché i lineamenti del suo viso sono seri e inespressivi. E questo mi fa arrabbiare ancora di più. E’ tutta colpa di Daryl Dixon se sono costretta a collezionare una figura di merda dopo l’altra!
-Maledetto, incoerente e maleducato se proprio desidera saperlo. Mi ci gioco ciò che vuole che è un ex detenuto, non ha le idee chiare e la civiltà non sa neanche cosa sia.-
Ecco, l’ho detto!
E non m’importa se questi due andranno a riferirglielo perché dalla smorfia del ragazzo e dall’ansito sorpreso del barista è chiaro che sanno di chi sto parlando.
-Lo conosci bene, bambolina!-
In realtà non ho ben capito cos’abbia detto Nick poiché ha parlato in un sogghigno mormorato. E non ho neanche la possibilità di chiedergli di ripetersi perché si è spostato per servire alcuni clienti. Maschi, ovviamente.
Che sia un locale per soli gay? Uhm, probabile.
-Tu chi sei?-
La domanda postami con tono piatto arriva sempre dallo sconosciuto alla mia destra. Vorrei non rispondergli, non ho tempo per fare nuove amicizie, ma -come vi ho già detto- l’educazione prevale.
-Mi chiamo Beth e lavoro per la-
-Beth?-
Non capisco perché l'uomo abbia ripetuto il mio nome riducendo le palpebre a fessura, ma annuisco.
-E lasciami indovinare. Lavori per la Greene company.-
Esatto! Glielo confermo solo mentalmente perché sono troppo stupita che un tizio come questo sappia dell’esistenza della nostra società.
-La conosce?-
L’uomo mi rivolge un sorriso stretto prima fare un altro tiro e soffiarmi il fumo sul viso.
Lo zoticone che è in lui non è mai troppo lontano.
-Quel maledetto, e non ricordo cos’altro, di Daryl mi ha parlato di voi pubblicitari.-
Incoerente, maleducato ed ex detenuto, ma evito di ripeterlo perché -come avevo supposto prima- i due si conoscono e adesso che gran parte della mia ira si è dissolta capisco di aver commesso un enorme errore.
E se Dixon decidesse di ritirare l’accordo? Maggie mi ha raccomandato massima professionalità e.. beh, di professionale sto usando ben poco.
-Senta.. posso chiederle di..  di tenere per sé questa conversazione?-
Non ho il coraggio di guardarlo in faccia e le mie dita che torturano la cinghia della borsa sono d’un tratto la cosa più interessante da osservare.
I secondi trascorrono lenti e pesanti, e le uniche cose che sento sono la musichetta da sottofondo e i sospiri fumosi dello sconosciuto.
-Mi stai chiedendo di non riferire a Daryl il modo in cui l’hai descritto?-
Ha capito tutto.
Percependo il suo sguardo addosso, continuo a tenere il mento basso e annuisco a malapena. Per fortuna ho lasciato i capelli slegati e parte di essi nascondono il rossore della guancia.
-D’accordo.-
Il sollievo che m’invade è balsamo per il fastidioso nodo che avevo allo stomaco, e quando mi volto verso colui che è appena diventato il mio angelo gli sorrido grata.
-Davvero?-
-Hm-hm.-
Cavolo, non me lo sarei mai aspettato! Mantenere questo vile segreto è un gesto nobile dopotutto!
-La ringrazio moltissimo!-
Lo sconosciuto chiude la questione con un gesto del capo e si alza dallo sgabello. Adesso che mi fronteggia, il suo corpo -che sovrasta il mio facendomi apparire davvero piccola- diventa ancora più imponente.
-Posso.. posso chiederle un ultimo favore?-
So di non dover tirare troppo la corda ma c’è sempre una questione da risolvere.
Ignoro l’occhiata -giustamente- seccata che mi rifila e cerco di mostrargli il mio sorriso più tenero.
-Sa dove posso trovarlo?-
-Non disturbarti. Ha lasciato detto che domani mattina sarà lui a venire da voi.-
Oh.
Bene. Anzi, no, direi che è grandioso!
E senza darmi il tempo di ringraziarlo nuovamente, lo sconosciuto mi gira le spalle e se ne va.
Tutto sommato non è andata male, no?!

Quando torno a casa sono sfinita.
Non ho voglia neanche di svestirmi. Non fossero tanto scomodi, dormirei con i jeans.
-Sei viva! Sia ringraziato il cielo!-
-Ah-Ah! Non è divertente.-
Il fatto che io abbia confessato a Mery il mio sospetto sulla pedina penale di Dixon è stato un fatale errore. Ho condannato la mia esistenza a plateali battute come questa.
Lascio cadere la borsa sul divano e, come una vittima attratta dal suo ipnotizzatore, mi fiondo in cucina guidata dal profumo di burro, zucchero e uova.
-Dolce?-
Ipotizzo con voce sognante e con l’acquolina in bocca. Forse sarebbe il caso di informarvi che io amo i dolci.
-Pan di spagna con crema di nocciole.-
Conferma Mery alle mie spalle. Mi trattengo dallo gettarle le braccia al collo solo perché sono troppo impegnata a sniffare il paradisiaco odore che proviene dal forno.
-Ti adoro.-
-Sai.. non sapendo se fossi tornata a casa sana e salva, ho pensato di allievare un po’ le tue pene.-
E come una nuvola di fumo, il magico momento.. puff, evapora!
-Sei una cretina!-
Che vi avevo detto?!
-Allora? Com’è il nostro ex detenuto?-
Mi allontano dal forno prima che la follia mi porti a ficcarci dentro colei che, di regola, dovrebbe sostenermi e compatirmi anche!, e mi lascio cadere sulla poltroncina accanto al caminetto.
Dovete sapere che la cucina è la stanza più spaziosa, stupenda e confortevole di tutta la casa. Non per niente, quando non siamo fuori, trascorriamo qui la maggior parte del nostro tempo.
-Non l’ho visto. Non c’era.-
-Oh, mi dispiace. Quella stronza di Maggie ti farà il culo domani.-
-Mery!-
-Che c’è?-
Finge innocenza ignorando il mio richiamo e si accomoda nell’altra poltroncina incrociando le gambe chilometriche nella posizione yoga. A differenza mia, lei è alta con ogni curva al punto giusto. Direi che madre natura è stata molto generosa con lei, e molto tirchia con me.
-E’ mia sorella.-
-E quindi? Sempre stronza rimane.-
E’ comprensibile che la detesti a giudicare dal modo in cui la tratta e sono più che sicura che il loro sia un odio reciproco, anche se Maggie Greene snobba chiunque là dentro. Persino il suo stesso sangue!
Lei non è mai stata così.. stronza, men che meno con me. Era dolce e premurosa e non c’era giorno in cui non sorrideva. E’ stata la morte di nostra madre a cambiarla. Del resto, ognuno affronta il dolore a modo proprio, no?!
-Comunque, il mio sedere è al sicuro. Domani Dixon ci onorerà della sua presenza.-
Gli occhioni verdi di Mery sono attraversati da un luccichio eccitato; come me, è curiosa di scoprire il volto di questo misterioso cliente.
-Allora sarà meglio conservare il dolce. Non sia mai che l’ex detenuto cerchi di strangolarti in ufficio!-
Stringo le labbra sospirando nervosamente dalle narici allargate e le lancio contro la prima cosa che mi capita, e cioè il mio scoiattolo di peluche.

Questa mattina sono allegra e positiva. Sarà una giornata soddisfacente, me la sento!
Non mi lamento nemmeno quando indosso la gonna a tubino nera e la camicetta azzurrina. Pensate, mi piace persino lo chignon!
Lancio al mio riflesso un ultimo sorriso radioso neanche fossi in uno spot per dentifricio, e afferro le chiavi della mia auto. Una fantastica Mini Cooper rossa. Il bello di avere 18 anni, eh?!
L’edificio non dista molta da casa, ma sono già le 7 e 30 e non vorrei ritardare proprio oggi!
Mery è già uscita per cui chiudo la porta a chiave e scendo i cinque scalini che mi portano nel parcheggio riservato ai condomini del quartiere.  
Appena entro in auto sento il profumo di caramelle gommose, leccornia che occupa il secondo posto nella classifica peccatucci di gola.
 Abbasso gli occhiali da sole sul naso e giro la chiave pronta a raggiungere la Greene Company.
Il sole, seppur stanco per la stagione estiva appena passata, illumina delicatamente le strade ancora vuote della mia zona creando un panorama senza eguali. Sembra quasi di stare all’interno di un quadro paesaggistico; una zona rurale quella in cui vivo, con case bianche dai portici arricchiti di mille fiori. I giardini sono ovunque e i marciapiedi sono stati costruiti in pietra. Insomma, un’esplosione di colori capace di tingere anche le giornate più nere. Ma questa.. questa decisamente non lo è.
Sospiro serena, abbasso il finestrino per sentire il vento settembrino soffiarmi sul viso e sempre con quel sorriso radioso da pubblicità, guido verso la città.

8:05
-Eddai, muoviti!-
Continuando a premere il palmo schiacciato sul clacson sporgo il capo fuori dal finestrino; una coda di macchine infinita. Poteva mai iniziare bene la giornata? No, certo che no!
Alzo il viso verso il cielo, e senza rivolgermi a qualcuno in particolare, ringhio tra i denti:
-Ce l’hai con me? No, dico.. ce l’hai con me?-
-Siii.. ce l’ho con teee, Beeeetyyyy!-
Una voce bassa e decadente dal tono volutamente spettrale proviene dalla mia destra, precisamente all’interno dell’abitacolo. Nel rientrare vado a sbattere la testa contro il tettuccio e subito un pulsante dolore invade la zona lesa.
Magnifico! Un bernoccolo è ciò di cui ho bisogno!
Quando i miei occhi incrociano quelli verdi di Mery introdottasi di soppiatto nella mia auto, le lancio un’occhiataccia. Contrarietà che dura non più di tre secondi perché scoppio a ridere, e lei con me.
-Dio, proprio stamattina che ho un sacco di lavoro da recuperare.-
Si lamenta legando la sua chioma in una coda perfetta. Essendo la mia assistente i nostri turni sono gli stessi e la cosa un po’ mi solleva; non sarò la sola a subirmi la ramanzina del boss.
-Non dirlo a me! Ricordi?! Ho l’appuntamento con l’ex detenuto.-
-E come dimenticarlo?! Non aspetto altro da due giorni!-
E stavolta è lei a mostrare un sorriso da réclame perché entrambe sappiamo che eventuali risate saranno solo ed esclusivamente a mie spese.

Quando arriviamo sono le 8:20 e la porta dell’ufficio di Maggie è già chiusa.
-Si è svegliata con la luna storta.-
Ci informa Shane passando alla mia amica una pila di fogli.
-Cazzo!-
-Merda!-
Faccio eco all’imprecazione di Mery tacchettando nel mio studio. Neanche provo a sperare che non si sia accorta del mio ritardo perché è scientificamente impossibile. A Maggie Greene non sfugge nulla.
Faccio in tempo solo a sfilare la giacca prima che la mia amica sbuchi da oltre la porta con un’espressione desolata e comprensiva. Si sta mordendo il labbro e solitamente lo fa quando qualcosa la preoccupa davvero parecchio.
-Devo augurarti buona fortuna?-
-Ha utilizzato la parola ‘diavolo’?-
Azzardo in un sussurro appena udibile mentre i denti di Mery addentano il labbro con più vigore.
-‘Dove diavolo è finita?’-
Mi cita la frase e stavolta tocca alla mia bocca subire la tortura di morsi agitati. Questo significa che è proprio incazzata.
-Okay.-
La conversazione si è ormai ridotta in fievoli mormorii, tipo la quiete prima della tempesta.
-So che è dura, ma io non tarderei ancora.-
Ha ragione.
Annuisco, prendo un lungo sospiro e racimolo tutto il coraggio di cui dispongo.
Lo so, starete pensando che sia una reazione esagerata la mia, ma credetemi, non lo è.
-Okay.-
Ripeto oltrepassando la mia amica che m’incoraggia con una carezza sul braccio.
Andrà tutto bene, al massimo dovrò sopportare dieci-quindici minuti di urla e rimproveri.
Busso una sola volta alla porta del mattatoio e la apro.
Timorosamente innalzo gli occhi dal pavimento e sono subito accolta da quelli furiosi di mia sorella che m’invita ad entrare. Me ne tornerei volentieri nel mio studio, se non direttamente a casa, ma non farei che peggiorare la situazione.
-Maggie, mi dispiace! So che avrei dovuto essere in ufficio alle otto ma c’era traffico e sono-
-Ah, bene! Anche in ritardo!-
Un momento! Cosa??
Mi state dicendo che Maggie non sapeva nulla?? Eppure è visibilmente imbestialita.
Anche in ritardo, ha detto. Anche..
Quindi se non è stata la mia entrata posticipata ad averla fatta innervosire..
-Shane? Fallo entrare.-
Ordina premendo il pulsante di chiamata rapida sul suo telefono ultramoderno  e un brutto, pessimo, inquietante presentimento mi attanaglia l’intestino.
Quando, dopo meno di un minuto, la porta dell’ufficio si apre e da questa vedo entrare lui.. il mio cuore si ferma per poi riprendere a battere con ferocia, spinto da contrastanti emozioni: sorpresa, paura, delusione ma soprattutto rabbia.
Che diavolo ci fa qui lo sconosciuto dagli occhi azzurri?



Note d’autrice
Ciao a tutte!!!!
Non so da voi, ma da me fa un freddo pazzesco! Mi si è gelato persino il fuoco nel caminetto! xD
Ma due cose positive questo grado sotto 0 a me l’ha portato: il tempo e l’ispirazione! Ho scritto il capitolo in soli due giorni (beh, per me è un record personale! Ahaha!)
Ritornando a noi, spero vi sia piaciuto!
La spiegazione fisica di Daryl potrebbe sembrare la classica descrizione dell’uomo perfetto e irreale, ma l’ho scritta guardando sul serio il profilo di Norman. E dire che amo il suo profilo è davvero riduttivo! (Non che frontalmente non mi faccia impazzire, eh!)
Comunque sia, se avete qualche consiglio da darmi, o se c’è qualcosa che non vi convince, non esitate a farmelo sapere!
Vi prego di perdonarmi per eventuali errori, e ringrazio chi ha già inserito la storia tra le preferite/seguite e chi decide di farmi sapere cosa ne pensa!
Un fortissimo abbraccio e alla prossima!

 
   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Walking Dead / Vai alla pagina dell'autore: BillieJeanBJ