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Autore: Lunaticalene    16/01/2017    1 recensioni
« No, » è la risposta pronunciata contro la sua guancia che viene sfiorata con il naso « Tu sei Victor Nikiforov, tre volte campione del mondo e stella del pattinaggio internazionale. Un Re può essere spodestato sempre. Una leggenda rimane immortale. »
« E tu credi che io sia una leggenda? »
« La domanda è un'altra Vitya: vuoi essere una leggenda? »
Cosa si nasconde dietro la maschera che una leggenda ha ormai imparato ad indossare? Dietro quel sorriso magnetico, dietro quegli occhi di ghiaccio apparentemente impossibili da spezzare? Cosa succede quando quella leggenda è chiamata a fare i conti con se stessa?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Christophe Giacometti, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Masquerade - Nero su fondo ghiaccio

«Una vera e propria battaglia quella di oggi sulla pista della Rostelecom Cup qui a Mosca. Una pista straniera anche per il team Russo che ha tuttavia dato una prova di assoluta maestria nelle due esecuzioni che tuttavia confermano al momento il ritorno in trionfo di Nikiforov, presente al primo posto con un vantaggio notevole rispetto al più giovane Plisetsky.»
«Esatto. Entrambe interpretazioni magistrali, davvero. Ma quello che Nikiforov ha dimostrato, in un confronto diretto il suo erede, è che la capacità artistica di un pattinatore può decisamente fare la differenza anche in punteggi tecnici che, da soli, cavalcano la classifica »
Momenti di cronaca che servono a dare alle parti il tempo di scambiarsi, rivelando il realismo concreto delle sue previsioni. Il punteggio di Chris, che esce adesso dal Kiss and Cry, non è così lontano da quello di Emil e Michele. Neppure da quello di Yurio, il che rende la competizione semplicemente più interessante. Almeno fino a quando l'ultimo concorrente in gara non viene chiamato, segno che quel fantasma nero è davvero lì, pronto a salire sul ghiaccio. Quegli occhi scuri lo guardano, stretto nella felpa della federazione russa e il suo sorriso scivola fuori dalle labbra, così. Semplice e quasi banale. Come se non fosse cambiato niente. Si avvicina alla balaustra, trovandolo quasi fin troppo calmo.
«Sembra che Yuuri Katsuki non stia pattinando con l'ansia al suo fianco.» accenna inclinando il capo di lato.
«Non ho tempo per l’ansia» accenna, sollevando la mano sinistra al volto, sfiorando con le labbra il cerchietto d'oro «Devo rubare l'oro ad un pluri-medagliato» replica, in uno slancio che fa sorridere entrambi.
«Allora devo avvisare il pluri-medagliato di prepararsi ad essere spodestato?» domanda, sollevando il sopracciglio destro.
«Ricordagli solo che deve guardare soltanto me adesso» accenna con un occhiolino, conquistando il centro della pista.
Le mani si serrano attorno al metallo allungando lo sguardo verso Yuuri.
«Ed ecco l'ultimo concorrente in gara, Yuuri Katsuki. Oserei dire che è atteso su questa pista quando le stelle di Russia no?»
«Esatto. L'argento dello scorso Gran Prix presenta una coreografia preparata dall'allenatore Victor Nikiforov che, appunto, si trova in cima alla nostra classifica come pattinatore. Le male lingue sostengono che sia una posizione prefetta per sabotare un possibile rivale»
«Certo, le malelingue che non sono impegnate a vedere nei due atleti una coppia danzante. Ma ecco che Katsuki è pronto. Presenta il suo programma breve su un brano di Maurice Ravel, scelto dal proprio allenatore. Decisamente in contrasto con quello che Nikiforov ha scelto per sé stesso, ma coerente con il tema dello scorso anno presentato dal pattinatore nipponico»
Un mezzo sorriso è quello che sfugge al russo a quelle considerazioni. Ha scelto di proposito di non discostarsi dal programma dell'anno precedente del suo atleta, mentre ha voluto sancire la loro distanza. Ha imposto a Yuuri il carico di un nuovo Eros da trascinare sul ghiaccio, lo stesso che adesso osserva, vestito di nero, al centro della pista. Una giacca di pelle, in cui strisce di cinture cingono la vita del giapponese, scivolando, in continuità, nel pantalone nero, facendo di lui una linea sottile e cesellata. Uno stilo pronto ad incidere sul ghiaccio il principio ritmato, scandito da quelle note che prendono a rimbalzare nella sala. Una dopo l'altra si inseguono come le lame contro il ghiaccio. Accompagnando ogni affondo, come una lama di coltello, si muovono le braccia, dando alla figura una grazia che rende impossibile scivolare con gli occhi via da lui mentre il primo salto si avvicina fin troppo presto, mostrandosi in una piroetta perfetta e aggraziata. Il ritmo di base che sembra uscire direttamente fuori dai fianchi di quel fantasma nero che scivola sul ghiaccio. Lo sguardo perso, che si incastra negli occhi di tutti. Il capo che accompagna, accondiscendente e con una punta di voluttà quasi invisibile ogni gesto. Ogni piroetta. Sequenza di salti. Quadrupli e tripli. Eseguiti ormai senza timore. Sequenza di passi in laterale, fino a quando non si avvicina, con quella rapidità esaustiva del programma breve, il climax del brano che abbassa le note prima di un trionfo corale. Danza il suo fantasma in quadruplo flip che lo porta a stringere forte il metallo. Che lo spinge alle lacrime. Perfetto. In ogni dettaglio. In ogni chiusura. Per me. Solo per me tu danzi così. E sorride davvero. Si commuove davvero tanto che quando la musica finisce lui si ritrova a correre di nuovo per aspettarlo a braccia aperte mentre il palaghiaccio esplode in un applauso.
«E contro ogni possibile previsione Nikiforov dà il meglio di sé come allenatore e coreografo regalandoci due coreografie stupende ed eseguite alla perfezione da entrambi gli atleti. Qualunque sia il punteggio di Katsuki possiamo dire che adesso, vedendole sullo stesso palcoscenico e a breve distanza, le due coreografie di Nikiforov lo traghettano ad uno stadio ulteriore della sua stessa leggenda»
Parole che lo avvolgono tanto quando le braccia di Yuuri che stringe a sé. Senza riuscire nemmeno a tirare fuori una sillaba, fino a quando non gli prende il volto tra le mani.
«Sei stato magnifico. Ogni singolo passo. Ogni singolo movimento. Ogni...ogni dannatissima cosa.» Occhi incassati nei suoi, nel desiderio di sfiorare di nuovo quella bocca. Di catturarla nell'unico modo possibile ad esprimere l'eco delle emozioni appena ricevute. Lui. Una leggenda oltre sé stesso. Grazie a Yuuri. L'eco della cosa perfetta che li accompagna al Kiss and Cry, il braccio destro ancora avvolto intorno alle sue spalle.
«Avrai un punteggio altissimo, ne sono sicuro.» lo rassicura, quando Yuuri rischia di essere travolto dall'emozione, che diventa un puro shock quando viene annunciato il punteggio. È un brusio di silenzio che avvolge le orecchie di Victor. Il fantasma nero ride, accarezzandogli da dentro il cuore. Graffiandolo appena con la punta delle unghie.
«E si conferma così quanto il punteggio artistico possa fare la differenza e quanto questa sia definitivamente la cifra stilistica di Nikiforov come coreografo! Si chiude così la classifica del programma libero maschile della Rostelecom Cup: al primo posto troviamo Yuri Katsuki con 115,60 punti, seguito da Victor Nikiforov con 114,90 punti e da Yuri Plisetsky con 108,70 seguono, Giacometti, Crispino e Nekola. Possiamo solo aspettarci grandi cose per domani!»
Il boato della folla inghiotte ogni cosa, mentre Yuuri, dopo lo shock iniziale, butta le braccia al collo di Victor che, istintivamente, lo ricambia. Nessuno ha visto altro che il suo entusiasmo vivo ed efficace scivolare sul suo volto. Quell'energia, quella sportività ironica e perfetta. Lo ha abbracciato al momento delle interviste, senza mollarlo per un minuto. Frasi stupende, perfette. Maliziose solo quando domandano, invadenti, dei due anelli. Quando, da un canale Web, viene mostrato entusiasmo per quella che può già designarsi, con la prima gara del Gran Prix, come una coppia d'oro. Solo due occhi leggono oltre la maschera. Due occhi che sono pronti a sospirare addirittura la qualificazione al Grand Prix, malgrado il successo allo Skate America. Sono occhi che aspettano il momento in cui Victor congeda Yuuri, invitandolo ad arrivare celermente in Hotel, per dedicare alla sua famiglia una skype call degna del trionfo che sicuramente gli verrà tributato. Due occhi che si fanno vivi solo quando, di nuovo, nello spogliatoio, rimane solo lui. Senza nemmeno acqua corrente addosso questa volta. Un rubinetto aperto, in cui congela le dita, prima di passarle contro la fronte. Prima che due braccia lo afferrino da dietro. Come ogni volta. Il riflesso nello specchio dichiara la verità senza enigmi.
«Ricordo il giorno in cui li hai tagliati. Anche quel giorno eri rimasto da solo nello spogliatoio, con un cellulare che squillava.»
«Quel giorno sei venuto a rapirmi» l'angolo destro delle labbra che si solleva appena «Sei venuto per farlo di nuovo?»
«Sarebbe sconveniente rapirti adesso.» scivola con le dita sul suo braccio fino a sollevare la mano sinistra del russo e avvicinarla al suo volto «Adesso sei un uomo impegnato.» è una provocazione, quella che porta lo svizzero a sbattere i fianchi contro la ceramica bianca, incastrato tra lo specchio e gli occhi azzurri che adesso lo tengono stretto per un polso.
«Va bene che tanto ho irrimediabilmente perso, ma le anche mi servirebbero ancora domani» prosegue sarcastico lo svizzero sollevando il sopracciglio destro e inclinando il volto dall'altro lato «E non guardarmi come se stessi per sbattermi contro un muro, se non hai intenzione di farlo.» Soffia, istigandolo a proseguire quella linea di condotta, fin troppo serio nello sguardo mentre allunga le dita della mano libera verso le mente dell'altro.
«Piantala»
« Non dovresti essere qui, in questo bagno da solo» Chris sospira, quando l'altro inevitabilmente si allontana «Dovresti dirglielo» sentenzia, come solo rare e sporadiche volte riesce a fare.
«Che cosa? Che sono contento della sua posizione? L'ho già fatto.» replica ricercando sé stesso. La sua impeccabile costruzione.
«No. Che ti rode clamorosamente il culo per il fatto che ti sia passato avanti. Il punteggio non è tanto ma fidati: se questo è quello che gli ha preparato per lo short posso solo piangere davanti al libero. Lo sapevi quando lo hai creato, che gli stavi legando alla vita il pugnale per ammazzarti, vero Giulietta?»
«Chris non è il momento per queste p*****e» replica passando le dita umide nei capelli «Io non dirò niente a nessuno. Andrò in albergo e semplicemente...»
«Farai finta che non sia successo niente? Ti complimenterai con lui fino allo sfinimento? Gli dirai che è stato magnifico e quando domani lui avrà la tua medaglia al collo gli dirai che lo sposi?»
«Solo una qualificazione» mormora a voce basse, tanto che Chris dubita di averla seriamente sentita «Si tratta unicamente di una stupida medaglia di qualificazione che non ha ancora vinto. Il fatto che possa vincere questo oro non significa niente» Graffia il demone nero lungo la gola. Succhia linfa vitale da quel dolore che sale e lo mastica da quella proclamazione parziale «Non significa che ha vinto lui e non significa che io sono finito. Io non ho intenzione di rinunciare al mio oro per nessuno.» la voce alzata di un paio di punti, in quella solitudine di cui è convinto. «Credi che domani prenderò sottogamba la cosa? Ho un punteggio tecnico più alto e posso alzarlo ancora a costo di vendermi l'anima. Io sono tornato per continuare ad essere la leggenda che sono e non qualcuno che può essere spodestato.» sono parole che escono fuori e fanno male. Perché sono la conferma del proprio egoismo, a spese di qualcuno con occhi troppo buoni per covare rancore nei suoi confronti «Possono rompere i miei record ma non prendersi le mie medaglie. Quel piedistallo è mio. Se oggi mi è passato davanti è solo per merito mio. E io posso fare di meglio. Io sono…»
È solo un movimento, oltre il lato sinistro del suo sguardo. L'occhio in cui vive il demone nero. Un occhio azzurro che si spalanca nel terrore della figura che compare appena contro la cornice della porta del bagno. Il suono di un messaggio ricevuto. Il volto dello svizzero che segue la traiettoria dello sguardo del russo prima che questo prenda a correre. Il cellulare, a malapena stretto dalla tasca della felpa che finisce a terra. Si abbassa, e a solo vedere quella prima riga di anteprima, con poco rispetto della privacy lo apre. Un sospiro, prima di scivolare in direzione del borsone di Victor, facendo scivolare il cellulare in una delle tasche.  

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NdA: 
Musica: Maurice Ravel, Bolero 1928
L'abito indossato da Yuuri si ispira ad uno dei costumi indossati da Stephane Lambiel 

   
 
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