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Autore: piccolo_uragano_    20/01/2017    3 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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A chi resta. 
Nonostante tutto. 



Kayla si lasciò sedere sul letto di Fred. Lui aprì un occhio, la guardò e sorrise. “Buongiorno amore mio.” Sussurrò, con la voce rovinata dai postumi.
“Buon pomeriggio signor Weasley.” Scherzò lei, per chinarsi e posargli un bacio sulle labbra. “Sai ancora di Whiskey Incendiario.”
“Per ogni cosa successa ieri sera, attribuirò le colpe a tuo fratello Robert per il resto della mia vita.”
“Ti sei perso la cantata annuale di mamma e zia Rose.”  Scherzò lei, accucciandosi sul suo petto.
Lui finse di dispiacersi. “Mi rifarò il prossimo anno. Pomeriggio, hai detto?”
“È da poco passata l’ora di pranzo.”
Fred spalancò gli occhi. “E George e Robert dove sono?”
“Si sono alzati poco fa, perché …”
“Ma come ti è saltato in mente?!” sbraitò la voce di Martha, dalla cucina.
“Ecco.” Concluse Kayla. “Piton è venuto a cercare Harry per dirgli che gli darà lezioni di Occlumanzia, e, mio padre, sai … non l’ha presa troppo bene.”
“Tu sei forte in Occlumanzia, perché non gli dai una mano tu? Il Dottore ha detto che …”
Non parlare del Dottore qui dentro!” sussurrò lei, guardandosi attorno. “E poi, i miei non sanno che mi sono data all’Occlumanzia e alla Legilimanzia la scorsa estate.”
“Sei un bambino, Sirius, sei il solito bambino!”
Kayla sorrise e scosse la testa. “Walburga si sveglierà.”
“Seriamente, piccola, Walburga è il tuo primo pensiero, al mondo?”
Davanti a Harry!  Gli hai puntato la bacchetta addosso davanti a Harry!” urlò di nuovo Martha.
“Buon anno nuovo dai coniugi Black!” scherzò Fred. “Sarà meglio che mi alzi.”
“Mi ha provocato!”
Certo che ti ha provocato, emerito idiota, e tu hai reagito esattamente come lui voleva!”
Kayla si alzò dal letto. “Sarà meglio che vada a vedere come stanno le cose.” Lasciò la stanza, lasciando che Fred si ributtasse sul letto, e scendendo le scale si accorse che non solo Walburga era sveglia, ma che le sue urla erano coperte da quelle di Martha e Sirius.
“Beh scusami se ho delle reazioni prevedibili, Martha, scusa se ti punto la bacchetta addosso se mi parli male di James!”
“Parlare male di James è ciò che fa da quando ci conosce, Sirius, e non dovevi permetterti di puntargli la bacchetta addosso!”
“E perché no? Harry sa benissimo che non sono un padre modello che reagisce con le buone maniere anche davanti a un coglion-“
“Sirius!”
Kayla entrò in cucina, trovando Harry e Robert tra i loro genitori, mentre Molly cullava Anya e Rose sistemava i piatti usati per il pranzo. Tutti, a modo loro, facevano finta di non prestare attenzione alla litigata in corso.
“Nessuno ti chiede di essere un padre modello, Sirius, nessuno qui è un genitore modello, però vorrei che i ragazzi imparassero il rispetto e la dignità!”
“Puntare la bacchetta contro Mocciosus non è stato forse difendere la dignità di James Potter, Martha? Gli stavo dicendo che se avesse anche solo provato a mettere i bastoni tra le ruote a Harry se la sarebbe dovuta vedere con me, e lui ha detto che il ragazzo è uguale al padre, quindi un irrispettoso e arrogante stronzo, a suo avviso! Ora guardami negli occhi e dimmi che tu non avresti alzato la bacchetta!”
Martha sostenne lo sguardo del marito, porgendogliene uno altrettanto pungente.
“Io non avrei alzato la bacchetta.” Disse poi, con voce ferma. “Ci sono mille altri modi per rispondere, e …”
“Certo! Avevo dimenticato che tu non sbagli mai niente!”
“Non lo avrei fatto, perché è stato stupido raccogliere una provocazione che …”
“Tu fai sempre tutto giusto! Quello che sbaglia sono io! Sempre io! Facile così!”
“Piton non piace nemmeno a me, e tu sei il solito cafon-“
“In salute e in malattia! Io nel torto e tu nella ragione!”
“Basta, Sirius, basta! È come litigare con un dodicenne! Non sto dicendo che ci sia una persona nel torto e una nella ragione, sto dicendo che Piton è dalla nostra parte, e la sola cosa che ci manca è …”
“Non mi fiderò mai di Severus Piton, scusami tanto.”
“Qui non si tratta di fidarsi di Piton, qui si tratta di fidarsi di Silente!”
“Okay, ora basta.” Decretò Molly. “Ragazzi, tutti fuori. Queste sono cose dell’Ordine, fuori. Robert, prendi Anastasia. Andate di sopra.”
“Oh andiamo, non …” provò ad obbiettare Robert, ma lo sguardo di Molly lo zittì. Prese in braccio Anastasia, baciandole la fronte mentre lei lo fissava intensamente nella sua tutina rosa, e mentre Harry lasciava la cucina fissandosi i piedi, Robert si soffermò a guardare Kayla, che era in piedi sulla soglia, per qualche secondo di troppo.
“Kayla, è un succhiotto quello che hai sul collo?”
“Ho detto fuori!” strillò Molly, prima che Martha e Sirius ricominciassero a strillare. Prima che la porta si chiudesse, alle loro spalle, Sirius si voltò verso la figlia e notò anche lui quella macchia sul collo, impallidendo.
Robert rise, tenendo Anya in braccio, e Kayla scosse la testa. “Sei il solito idiota. Che bisogno avevi di peggiorare la situazione?”
“Beh” gli diede corda Harry “la faccia di Sirius valeva tutto.”
Robert gli diede una pacca sulla spalle. “Meno male che ci sei tu, fratello. Da solo con queste due femmine sarebbe una noia mortale.  Non è vero, Anya?”
“Anya ha fatto la cacca, Robert.” Gli disse Kayla. “O la sta per fare.”
“Tu e il tuo olfatto da figlia di Padfoot. Perché io ho l’udito da Padfoot? Avrei voluto io l’olfatto!”
“Olfatto o udito, Robbie, la devi cambiare.” Rispose Kayla, entrando in salotto e lasciandosi cadere sul divano.
“Io? Oh, no, Kayla, dai, io non …”
Kayla scosse la testa. “Kayla, io cambiavo i pannolini a te, tu ora li cambierai a lei.”
Fece per passarle la bambina ma lei alzò le mano e scosse la testa. “Non ci penso nemmeno!”
“Oh, benissimo, fantastico: un giorno verrai a chiedermi qualcosa, e io ti dirò che non ci penso nemmeno!”
“Ma se non ti chiedo mai niente!” si oppose lei, ridendo. “Kayla, mi dai tre galeoni? Kayla, puoi dare questo a Fred? Kayla, mi dici quanto volo alto e veloce?”
“Kayla, cambi il pannolone ad Anya?” disse, continuando sullo stesso tono.
“Puoi andare a fa-“
“Non dire parolacce davanti alla bambina!” strillò Robert.  Anya scoppiò a piangere. “Ecco, vedi? L’hai fatta piangere!”
Tu hai urlato!” si ribellò lei. “Perché dovrebbe essere colpa mia?”
“Perché tu non la vuoi cambiare!”
“Piange perché non la state cambiando.” Intervenne Harry, sventolandosi una mano davanti alla faccia, indicando il cattivo odore che aveva ormai invaso la stanza.
“Non la state?!” esclamò Robert. “Sei suo fratello anche tu! Cambiala tu!”
“Non ci penso nemmeno!” esclamò Harry. “Insomma, io non ho idea di come si faccia!”
“Perché, secondo te io ce l’ho? Andiamo, Harry, mi conosci!”
Kayla guardò i suoi fratelli, e involontariamente, scoppiò a ridere. Loro la guardarono, e, senza davvero capire il motivo, scoppiarono a ridere con lei.

“Guardati le spalle, pulce, okay?” sussurrò Martha, accarezzando il viso di Robert. “E abbi un occhio di riguardo per i tuoi fratelli. Per qualsiasi cosa, Silente e …”
“E la McGranitt si metteranno immediatamente in contatto con voi. Sì, mamma, lo hai già detto.” Sorrise lui, avvolto nel suo miglior cappotto, alzando gli occhi al cielo. “Puoi, per favore, fidarti di noi?”
Martha sentì gli occhi riempirsi di lacrime e diede un leggero schiaffo sul volto immacolato del primogenito. “Non esagerato con gli scherzi. Non arrabbiatevi troppo con la Umbridge, non …”
“Non riempire i ragazzi di raccomandazioni.” Sussurrò Sirius, avvicinandosi a loro con Anya in braccio.
Robert fece un buffetto sul naso della sorellina. “Anastasia, ti affido i nostri genitori. Dal primo all’ultimo erede, confido che non si ammazzino l’un l’altro finché sono con te, intesi?”
Anya sorrise e Martha scosse la testa. “Pulce, per qualsiasi cosa …”
“Silente e McGranitt, lo so, lo so!”
“Martha, se non gli lasci il braccio perde il treno.”
Robert rise e baciò la fronte di sua madre. “Ci vediamo presto, non preoccuparti troppo, piangi di meno e tu” disse, rivolgendosi a Sirius “io terrò d’occhio Kayla, come richiesto, ma tu affido le altre donne della famiglia.”
Sirius finse di mettersi sugli attenti. “Ragazzo mio, il treno.”
“Cosa?”
“Sta partendo.”
“Si, ecco, insomma, vi … vi voglio bene, ecco.” Senza aggiungere altro, e senza lasciare ai suoi genitori la possibilità di rispondere, girò sui tacchi e saltò sull’Espresso per Hogwarts.

A una settimana dal rientro a scuola, i ragazzi stavano seduti in Sala Comune Grifondoro a discutere di quanto i giornali avessero annunciato quella mattina: una serie di famosi criminali era evasa da Azkaban.
“Tu non capisci” stava dicendo Kayla a Ron “si seminerà il panico, ma il panico più totale, e …”
“Con tutti quelli che non hanno mai preso, che differenza fa?”
“Stai scherzando? La maggior parte di loro sono Mangiamorte, insomma, non …”
“Anche Piton lo è, eppure …”
In quel preciso momento, Harry entrò in Sala Comune mostrando un colorito pallido e uno sguardo stanco.
“Ti fa di nuovo male la cicatrice” disse Hermione “non è così, Harry?”
Harry annuì.
“E ti fa molto più male da quando hai iniziato le lezioni con Piton, o sbaglio?” domandò George.
“Hai ragione.” Disse Harry, sedendosi accanto a Fred e Kayla. “In più, non sto migliorando per niente.”
“Nemmeno un pochino?” s’incuriosì Robert.
“Riesce sempre a penetrare la mia mente.” Disse Harry. “Sempre. Non riesco a difendermi.”
Ron lo guardò perplesso. “Non hai pensato … non hai pensato che Piton non ti voglia aiutare?”
“Ma cosa stai dicendo?” gli disse Hermione.
“Beh, Piton è un Mangiamorte!”
“Era.” Specificò Kayla.
“Nessuno smette di esserlo davvero, Kayla. In teoria dovrebbe insegnargli a chiudere la mente a Tu-Sai-Chi, ma se stesse facendo l’opposto?”
“Perché dovrebbe?” domandò Fred.
“Per facilitare le cose a Tu-Sai-Chi!”
“Suvvia, Ronald” gli disse Hermione “negli ultimi cinque anni, quante volte hai sospettato di Piton?”
Ron si grattò la nuca. “Eh, più o meno … sempre?”
“E quante volte hai avuto ragione?”
Ron diventò dello stesso colore dei suoi capelli.
“Hai ragione.” Le disse Harry. “Credevamo che volesse la Pietra Filosofale …”
“E invece la voleva Raptor.” Continuò Kayla.
“Credevamo volesse aiutare Draco ad aprire la Camera …”
“E nessuno dei due era coinvolto.” Disse Hermione.
“E credevamo avesse messo il mio nome nel Calice.”
“Quando invece era stato Crouch Junior.” Disse Robert. “Vedi? Silente si fida di Piton per una ragione.”
La mamma si fida di Piton.” Disse Kayla. “Questo vorrà pur dire qualcosa, no?”
“Ma papà no.” replicò Robert.
“Quante volte, fidandoti della mamma, hai sbagliato?”
Robert non rispose, ma abbassò la testa.
“E quante volte fidandoti di papà hai sbagliato? Pensa solo a ‘puoi buttare quei cucchiai con lo stemma dei Black, Kreacher non si arrabbierà’!”
Robert sorrise e scosse la testa. “Okay, hai ragione. Quindi?”
“Se la mamma si fida di Piton, mi fido anche io. Ed è la migliore speranza che Harry ha per chiudere la mente.”
Nessuno osò dire niente, anche perché, in quell’esatto momento, la McGranitt entrò in Sala Comune. “Robert, Harry! Kayla!” Storse il naso, vedendola lì. “Signorina Black, cosa ci fa qui a quest’ora?”
Robert incarnò un sopracciglio. “Sbaglio o prima ci ha chiamati per nome?”
La McGranitt si illuminò, di nuovo: “Esatto! Sono qui in quanto madrina di vostra sorella Anastasia, e …”
“Anya sta male?” si allarmò Harry.
“No, affatto: Anastasia sta benissimo, visto che vostra cugina è appena venuta al mondo!”

“Suvvia, Rosalie: è uguale a me!”
“Vai a quel paese, Damian, l’ho appena messa al mondo e già avanzi diritti su di lei?”
Damian, con la bambina in braccio e gli occhi colmi di lacrime, sorrise. “Odio quando fai così.”
“Sì, certo. Mi dai la mia bambina, per favore?”
“Non è solo tua.”
“Ne riparleremo quando avrai partorito, emerito idiota!”
Martha, sulla porta con Anya in braccio, sorrise. “Fa più male di quanto tu possa immaginare.” Disse, a difesa della sorella. 
“Solo perché è il primo, Rosalie, mia sorella ha detto che dopo il secondo …”
“Stronzate, il terzo fa male quanto il primo.” Rispose subito Martha. “Piuttosto, Rose: il nome?”
“Il nome l’ho scelto insieme a Gabriel, finche Gabriel non la vedrà, non lo diremo.”
“Gabriel è con Remus e Tonks: sai, credo si sia un po’ spaventato quando hai urlato …”
“Damian, ti ripeto, quando partorirai potrai contestarmi.”
“Hai urlato ‘sto morendo’ in mezzo al salotto, Rose, è normale che il bambino si sia spaventato.”
“Hai idea di cosa sia una contrazione?!”
Martha rise, mentre Damian le passava la bambina e Anya gattonava serenamente per la stanza. Accolse la bambina tra le braccia con la naturalezza di sempre, mentre Rose cercava inutilmente di alzarsi.
“La Guaritrice ha detto che …”
Me ne sbatto di quello che ha detto.”
“Ciao.” Sussurrò Martha. “Si stava meglio là dentro, eh?” le accarezzò il naso. “Tu e tua cugina Anastasia avete scelto un momento un po’ critico per venire al mondo, ma non temere: io e la tua mamma faremo di tutto perché tu possa avere la bella vita che meriti.”
“Anya, quello è un comò. Comò. Non puoi cercare di sposare un comò che è attaccato al muro.”
“E sai, sono sicura che la tua mamma ti darà il meglio: ha sempre dato il meglio alle persone che ha amato!”
“La stai spaventando, Martha.” La mise in guardia Rose. “Per Godric, è al mondo da due ore!”
“Ecco, tesoro, la tua mamma non ha esattamente un bel carattere, ma …”
“Martha, ecco, basta.” Contestò, mettendosi seduta.
In quel momento, Sirius fece il suo ingresso nella stanza. “Dove è quella dannata strega?”
“Parli di me o di tua moglie?” domandò Rose.
“Di te! Gabriel non sta nella pelle. Possiamo farlo entrare?”
“Certo.” risposero Damian e Rose.
Sirius lasciò la porta aperta, prese in braccio Anya e baciò la fronte di Martha, che aveva ancora in braccio la bambina. “Ciao, piccola umana. Benvenuta in questa famiglia strampalata!”
Martha sorrise e mise la bambina in braccio a Damian, che nel frattempo si era seduto accanto a Rose, poco prima che Gabriel, saltellando, facesse il suo ingresso. Quell’immagine fu bellissima, e Martha riuscì ad Appellare la macchina fotografica istantanea babbana che aveva in borsa per immortalare Gabriel che, seduto in braccio a Damian, si sporgeva quel tanto che bastava per strofinare il naso contro quello della sorellina.
Sirius intanto le posò una mano sulla spalla e, mentre entrambi guardavano Anya gattonava in giro per la stanza, le posò un bacio sui capelli. Così, in quell’istante, Martha si sentì completa.

Kayla, in lacrime, scuoteva il corpo di Fred. “Fred! No, Fred, no!”
“Kayla!” si sentì chiamare.
“Fred!” disse di nuovo, disperata.
“Kayla!”
Si guardò attorno: era sicura, che, oltre a loro due in una stanza piena di specchi che riflettevano quell’immagine terribile, non ci fosse nessuno. Fred, sdraiato su una pozza del suo sangue, giaceva immobile. “Fred, ti prego, no! No, no no!”
“Kayla? Kayla! Kayla!”
Si svegliò di colpo. Ci mise qualche secondo per mettere a fuoco la scena: Astoria e Daphne Greengrass, sue compagne di stanza, erano sedute sul suo letto e la guardavano con aria preoccupata. “Kayla, era solo un incubo.”
“Fred!” disse ancora, sconvolta. “Dove è Fred? Sta bene?”
“Credo che tu lo abbia svegliato.” Disse Daphne.
“Svegliato?” domandò Kayla, osservando con odio la sua stanza. “Non posso averlo svegliato, è nella Torre, e …”
“Credo che tu abbia svegliato tutto il castello, tesoro.” Disse Astoria, porgendole un bicchiere di acqua.
Kayla le sorrise per ringraziarla e si alzò dal letto, quando qualcuno bussò alla porta. Kayla, con un colpo di bacchetta, aprì la porta.
Draco Malfoy, quasi irriconoscibile con la vestaglia e due grandi occhiaie sul viso, la guardò preoccupato. “Cosa è successo?” domandò.
“Niente.” Rispose Kayla, accorgendosi di avere addosso una canotta e dei pantaloni della tuta e di avere freddo. “Non è successo niente.”
“Non è vero, ti ho sentita urlare.” Disse lui. “Facciamo due passi?”
Lei si mostrò titubante, e mentre pensava a come declinare l’offerta, Astoria le aveva già lanciato una felpa e le aveva tirato un calcio per avvicinarla alla porta. “A dopo!” le disse Daphne, ridendo, mentre lei rimaneva sola con Draco, nel corridoio, e la porta si chiudeva alle loro spalle.
“Senti, Draco, sto bene, non …”
“Và da Weasley.” Le disse subito lui.
“Cosa?”
“Veloce, ti copro io. A quest’ora anche Gazza dorme, e se sarai abbastanza veloce riuscirai anche ad evitare Pix.”
Che cosa?” chiese di nuovo lei.
“Hai urlato il suo nome nel sonno e hai svegliato tutti, per Salazar, non voglio che ricapiti, ho bisogno di dormire.”
Kayla scosse la testa e sorrise. “Dov’è il trucco?” domandò, continuando a dissentire.
“Devi fare veloce prima che cambi idea e ti rimandi da quelle due ochette che ti ritrovi come compagne di stanza.” Le disse, mentre raggiungevano l’uscio della Sala Comune. Stando ben attenti a non svegliare i quadri, Draco aprì la porta. “Corri, ma non fare rumore.”
“C’è qualcosa che non torna in tutto questo, Draco.”
“Si, ecco: Zabini sta per dare una Pozione Soporifera. Non farne mai parola con nessuno. Fatti trovare in camera tua prima che quelle due si sveglino. Ora, vai!”

Fred si svegliò sentendo un peso sul petto e, aprendo un occhio, associò quel peso a un respiro tranquillo e a una massa di ricci neri corvini. Scosse la testa e sorrise. “Ehi.” Le disse, picchiettandole la spalla.
Lei si strinse a lui con più forza. “Posso dormire qui?”
“Pare che tu lo stia già facendo.”
“Non rompere, Weasley, ho avuto un incubo.”
“Un incubo? Ma se sei appena tornata!”
Lei aprì gli occhi e lo guardò. “Nicole, mia cugina, svegliava tutta Grimmauld Place ogni tre ore. Ma lei è nata tre giorni fa. Tu che scusa hai?”
“Sei nel mio dannatissimo letto!”
“Perché ho avuto un dannatissimo incubo!”
Lui sorrise e si lasciò cadere di nuovo sul cuscino. “Vuoi raccontarmelo?”
“No, voglio dormire.” Disse lei, acciambellandosi di nuovo sul suo petto.
Lui le accarezzò i capelli. “Kayla?” chiese, dopo mezzo minuto. Lei non diede segni di vita. “Si, buonanotte, ti amo anche io.” scherzò, riaddormentandosi.
Robert, sveglio e silente nel letto accanto, non riuscì a fare a meno di sorridere. 


Persone sono in un ritardo davvero imperdonabile, quindi credo sia inutile stare qui a chiedere perdono. Posso solo dirvi che il mio blocco dello scrittore sta passando e io ho in serbo taaaante cose. Quindi, la sola cosa che posso dire è: a presto! 
E grazie a chi resta, nonostante tutto, come scritto sopra. Non è scontato. 

 
   
 
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