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Autore: lily winterwood    28/01/2017    1 recensioni
[Kimi No Na Wa/Your Name!AU |Victuuri |Traduzione by Class Of 13]
Per qualche strana, inspiegabile, fantastica ragione, Yūri Katsuki e Viktor Nikiforov si stanno scambiando di posto.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Minako, Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: AU, Cross-over, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5: un ricordo senza conforto.
 



 

All'inizio è come annegare. Tutto ciò ci cui è cosciente è la pressione dei pattini sui suoi piedi e il bruciore nei suoi polmoni. Viktor scalcia e si dimena contro la corrente che lo trascina in basso, ma senza risultati.

E poi il mondo esplode attorno ai lui in una luce brillante e, anche se sta ancora cadendo, smette di lottare per guardare le immagini che gli sfrecciano davanti, ciascuna di esse connessa a lui da un sottile filo rosso.

«Guarda cosa so fare!», esclama un bambino pattinando per formare un piccolo cerchio sul ghiaccio. Una bambina a bordo pista lo applaude.
«Era bellissimo, Yūri!», grida.


Le immagini si sfocano e scompaiono, ma sono rapidamente sostituite da altre nuove. Yuuri e la ragazza sono più grandi, adesso, mentre guardano qualcosa in televisione.

«Quello è Viktor Nikiforov, l'attuale campione mondiale della divisione Junior. Non è figo?», domanda la ragazza.

Il piccolo Yūri fissa la televisione, gli occhi castani spalancanti e brillanti in quella maniera che Viktor ama. Viene trascinato via prima che possa reagire ulteriormente, però, e l'immagine passa a Yuuri e alla ragazza che saltano assieme sul ghiaccio. Dopodiché appare Yuuri da solo, che prova delle sequenze coreografiche finché non sono assolutamente perfette.
«Yūri -kun, anche tu hai avuto un cucciolo?», chiede la ragazza mentre si trovano davanti alle porte della pista.
«Sì!», dice Yūri ammirando il piccolo barboncino tra le sue braccia. «Il suo nome è Viktor».
«Ammiri davvero tanto, Viktor, non è così? Spero che un giorno tu possa avere la possibilità di pattinare sul suo stesso ghiaccio», dice la ragazza, e, sebbene Yūri arrossisca appena nel sentirlo, i suoi occhi brillano di una determinazione ferrea.


L'Ice Castle Hasetsu si dissolve rapidamente sotto di lui mentre viene trascinato via a Detroit. Viktor si regge al filo mentre guarda uno Yūri più grande scrivere delle domande sulla propria mano — lo osserva provare il suo quadruplo Salchow ancora e ancora finché finalmente non riesce ad atterrarci su — lo vede provare il free skate di Viktor quasi come se sapesse che un giorno avrebbe dovuto pattinarlo lui stesso —  
Stupido Viktor. Come se avesse diritto di commentare la mia solitudine. Non ricevuto chiamate o visite da nessuno che potrebbe anche solo lontanamente passare per un suo amante!
Viktor vede Yūri svegliarsi come lui in una stanza d'albergo di Pechino la notte del free skate della Coppa di Cina. Osserva Yūri pettinare i suoi capelli allo specchio e indossare il suo costume, notando con un po' di vergogna come non tocchi il suo sedere.

Viktor probabilmente andrà bene al trofeo NHK, perciò devo cercare di fare del mio meglio con il suo programma!

Guarda Yūri nel suo stesso corpo pattinare verso il centro del ghiaccio, osserva le deboli note del pezzo al pianoforte cadere piano attorno a lui, vede Yūri cadere - ma con abbastanza rotazioni - sul quadruplo flip e eseguire il quadruplo Salchow alla fine.

Questo è un pezzo sull'amore, lo so. Magari è perfino un pezzo su di noi?
E oh, quanto vorrebbe dirgli che ha ragione. Il pezzo è dedicato a loro e alla loro strana intrecciata storia d'amore che sembra trascendere il tempo e lo spazio. Ma le parole gli rimangono bloccate in gola senza possibilità di smuoverle, e l'immagine di Yūri-nei-suoi-panni che si erge sul secondo gradino del podio si distorce e si dissolve come il riflesso della luce della luna sulla superficie di un lago che si increspa improvvisamente.

Sono riuscito ad arrivare alla finale del Grand Prix! Finalmente riuscirò ad incontrare Viktor!

Oh no. Grida Viktor all'improvvisa rivelazione, ma sta già cadendo lontano dell'immagine di Yūri seduto in una cabina del bagno a Sochi, le lacrime che cadono rapide e fitte dai suoi occhi. Le gocce sembrano inseguirlo sempre più giù, sbocciando in un'altra immagine davanti ai suoi occhi.

Si tratta dell'arrivo di Yūri ad Hasetsu, con l'aria di essere più pesante di quanto Viktor ricordi, la sconfitta che si avvinghia a lui come una nuvola temporalesca. Viktor guarda una trasmissione televisiva dei Campionati Mondali venire riprodotta nella sala da pranzo di quello che doveva essere stato lo Yu-Topia Katsuki, e Yūri la supera correndo sulla sua strada per dirigersi alla pista.

Devo mostrare a Yuuko quest'ultima routine. Lei è stata la prima a farmi conoscere Viktor, la prima a credere in me. Devo ringraziarla.

«Devi uscire di lì!», urla Viktor, anche se i fili rossi lo tirano via dall'immagine di Yūri che si erge al centro del ghiaccio, pronto per la sua ultima performance. «Yūri! Ascoltami! Un terremoto e uno tsunami stanno per abbattersi su Hasetsu e avete bisogno di evacuare!».

I fili lo strascinano giù verso l'immagine finale di Yuuri e di quella ragazza - Yūko - emergere dalle macerie della pista di pattinaggio, giusto in tempo per vedere il fangoso vorticare delle onde avvicinarsi velocemente a loro.

«Yūri! Vai via da lì!», grida Viktor mentre assiste impotente ai begli occhi castani di Yūri spalancarsi per la paura. «Yūri, ti prego!».

E mentre l'acqua si abbatte per terra, Viktor urla il nome di Yūri finché la voce non lo abbandona, e allora il mondo attorno a lui precipita nell'oscurità.

Viktor annaspa mentre i suoi occhi si aprono improvvisamente. Prova a muovere la testa solo per ritrovarsi con una cuscino da viaggio comodamente arrotolato attorno al suo collo. Il borbottio del treno riempie l'aria e Viktor si volta a guardare mentre città e paesi si sfocano in lampi di grigio e bianco.

Poi coglie distrattamente il proprio riflesso nel vetro e rimane a bocca aperta. Il volto di Yūri ricambia il suo sguardo, un berretto nero calato in testa e una sciarpa di un blu brillante ben arrotolata attorno al suo collo. La sua mascherina è tirata su fino al naso e la sua giacca marrone chiaro è abbottonata su quelli che sembrano una montagna di strati. Viktor è anche piuttosto sicuro che se avesse raggiungo quegli strati e tastato un po', avrebbe trovato un nuovo strato di grasso che di sicuro non c'era l'ultima volta che si erano scambiati.

Potrebbe non andare bene per la competizione, ma in quel momento a Viktor non sarebbe potuto importare di meno. Era tornato nel corpo di Yūri. Yūri è ancora vivo. Sente le lacrime salirgli negli occhi e deve resistere all'impulso di abbracciarsi e stringersi per timore delle persone nei posti accanto al suo. Ma oh dio, vorrebbe farlo. Cataloga mentalmente ogni battito del cuore, ogni respiro. Assapora il calore della pelle di Yūri e la morbidezza del suo corpo.
Dio, il sedere di Yuuri deve essere incredibilmente soffice in questo momento. Ma non ha intenzione di mettere alla prova quell'ipotesi in pubblico.
Quasi non sente l'annuncio per la Stazione di Hasetsu, ma riesce a scendere in tempo lo stesso, trascinando la valigia rossa di Yūri con sé mentre trova gli ascensori per l'uscita.

Quasi non appena scende in stazione, si ritrova davanti ad innumerevoli poster del viso di Yūri. Viktor deve trattenere una risatina nel vederli. Yūri aveva fatto menzione in diversi resoconti in passato del fatto che fosse soltanto "uno dei tanti" pattinatori artistici in Giappone, un nessuno che non sarebbe mancato ad alcuno. Quanto si sbagliava, perfino quando era stato vivo. Poster di Yūri Katsuki sembrano ammontare all'ottantacinque percento delle decorazioni di questa stazione. Chiaramente il ragazzo è un eroe cittadino.

Una voce familiare lo scuote dalle sue constatazioni. «Yūri!», lo chiama Minako, e Viktor si volta per vederla l'altro capo del tornello dei biglietti, la gamba estesa in un arabesque mentre lo saluta con una bandiera con su il nome di Yūri.

«Minako!», esclama facendo un passo verso il tornello. Per un momento fruga in tutte le tasche subito disponibili di Yūri cercando di trovare il suo biglietto. Finalmente lo trova nella tasca dei pantaloni della sua tuta e attraversa la barriera. «È bello rivederti!».

Lei inarca un sopracciglio. «Per te è Minako-sensei, Yūri-kun», insiste. «Inoltre, come mai l'inglese? Hai lasciato il cervello in America?».
Viktor ride imbarazzato. «Diamola per buona, sì», dice. «Minako-sensei», aggiunge velocemente. Lei alza gli occhi al cielo, prende la sua mano e comincia a trascinarlo verso l'uscita.

Viktor si guarda attorno, notando che le persone lo stanno fissando e si stanno sussurrando qualcosa in giapponese. A quanto pare Yūri doveva essere stato sulla bocca tutti in città, a quel tempo. Sorride e saluta un bambino e una vecchietta mentre Minako continua a spingerlo fuori dalla stazione.

«Sei diventato più amichevole con i tuoi fan, sembra», dice. «L'America sta facendo miracoli».
«Immagino di sì», dice Viktor guardandosi attorno con curiosità mentre finalmente escono dalla stazione ed è bombardato dalla vista degli alberi di ciliegio perdere i loro petali come un gigante nevischio rosa. È una di quelle immagini del Giappone a cui quasi sicuramente non si abituerà mai, non importa quante volte vi avrebbe fatto visita in primavera. «Dove stiamo andando?».

«Ti sto portando a casa, sciocco», risponde Minako trascinandolo verso il parcheggio. «Stasera vanno in onda i Campionati Mondiali; non vorrai perderti Viktor Nikiforov, no?».

Viktor si lascia sfuggire una risata nel sentirlo. Minako gli rivolge una strana occhiata per poi sbloccare la macchina. Mentre Viktor carica il bagaglio di Yūri nel bagagliaio e prende posto nel sedile del passeggero, guarda in basso gettando uno sguardo al cellulare di Yūri per controllare l'ora.  È soltanto il primo pomeriggio. Ha tempo.

«Minako-sensei», dice mentre la macchina esce dal parcheggio. «Di recente ha sentito nulla nelle notizie riguardo… Dei terremoti?».

Viktor guarda Hasetsu sfrecciargli accanto per un po', ancora orgogliosa e bella prima della caduta, e sospira. «È soltanto…». Come dovrebbe anche solo fare una cosa del genere? «Ho soltanto la sensazione che forse dovremmo far andare via di qui tutti coloro che conosciamo il più presto possibile», spiattella.

Le nocche di Minako divento improvvisamente bianche sul manubrio, come se stesse cercando di rimanere sulla carreggiata piuttosto che sterzare di lato per accostare e chiedergli se alla fine ha perso la testa. Prende un paio di respiri profoni e poi dice, in una voce che sta chiaramente cercando di mantenere calma:

«Cosa ti fa pensare che accadrà?».

«Io —», Viktor si interrompe. Prende anche lui un respiro profondo. «Lo so e basta, va bene?».

«In genere non lanciano un allarme durante il telegiornale se c'è un terremoto in arrivo?».
«Sì, ma questo è inaspettato! Ecco perché te lo sto dicendo!». Viene fuori più petulante ed isterico di quel che avrebbe voluto, ma Minako sembra gestirlo tranquillamente, più o meno.

«Okay», dice. «Ammettiamo che io ti creda, Yūri. Cosa vuoi che faccia, fare inversione e portarci subito fuori città?».

«Non ancora». Viktor scuote la testa. «Dobbiamo far evacuare tutti quanti».

Minako annuisce lentamente. «E come proponi di farlo?».

«Io…», Viktor incespica per un momento. «Non ne sono sicuro», ammette.

Minako sbuffa. «I Nishigori all'Ice Castle Hasetsu attualmente hanno accesso a buona parte dell'equipaggiamento di trasmissione della citta. Potresti cominciare lì».
Viktor l'avrebbe abbracciata proprio lì e in quel momento se non stesse guidando e se non fosse stato sicuro del fatto che la cosa sarebbe sembrata molto fuori dal personaggio se fatta nel corpo di Yūri. Perciò, invece, opta per un semplice ringraziamento e riporta la sua attenzione sullo scenario di passaggio.

Arrivano finalmente ad un ryōkan in stile tradizionale, individuando un cartello che lo annuncia come lo Yu-Topia Katsuki all'entrata. Minako parcheggia l'auto nel cortile e scaricano il bagaglio di Yūri, trascinandolo attraverso l'entrata principale. Il respiro di Viktor si mozza al tepore che sembra permeare l'aria in questa piccola locanda. Si tratta chiaramente di un piccolo esercizio a conduzione familiare, e solo il pensiero di Yūri che cresce in un ambiente del genere fa sentire il suo cuore stranamente agitato.

Ricorda poi per cosa è qui e il gelo lo coglie in quello stesso istante. Non c'è modo per cui possa salvare l'intera costruzione così com'è da ciò che succederà. Ma potrebbe almeno provare a salvare le persone al suo interno.

Minako grida un saluto in giapponese. Alcuni momenti dopo una robusta signora di mezza età li raggiunge correndo per salutarli, gli occhi che brillano in maniera familiare. La madre di Yūri, realizza Viktor, e il freddo colpisce nuovamente il suo cuore.
Sbatte gli occhi quando c'è un improvviso e lungo silenzio e realizza che avrebbe dovuto rispondere a qualcosa che la madre di Yūri ha appena detto. «Scusami», Viktor dice, imbarazzato. «Non sono sicuro di quello che hai appena detto».

La madre di Yūri rivolge un'occhiata preoccupata a Minako, che risponde in giapponese. Dopodiché si volta nuovamente verso di lui, lo sguardo caldo e invitante.

«È passato troppo tempo dall'ultima volta che ti abbiamo visto, Yūri. Bentornato a casa», dice in un inglese accentato ma fluente.
«Oh», dice Viktor. Non è sicuro di quanto tempo sia passato, davvero. «È bello essere a casa, immagino».

«È un peccato che tu non ti sia qualificato ai Mondiali quest'anno, ma almeno questo significa che riusciamo a vederti di più!», continua la madre di Yūri, e il cuore quasi si ferma alle implicazioni del fatto che Yūri avrebbe potuto essere ai Mondiali stanotte piuttosto che qui ad Hasetsu. Specialmente adesso che sta conoscendo i cari di Yūri non è sicuro di quale situazione sia peggiore. «Ma probabilmente sarai molto affamato dopo aver viaggiato per tutto il giorno. Posso prepararti una ciotola di Katsudon, se vuoi!».

Lo stomaco di Viktor brontola un po' nel sentirlo. «Mi piacerebbe», concorda.

Ha la distinta sensazione di star mancando qualcosa, però, mentre la madre di Yūri aiuta a trasportare la valigia di Yūri nella sua camera. Viktor si affretta a seguire, cercando di memorizzare la struttura della locanda così da non sembrare un idiota perdendosi nella stessa casa d'infanzia di Yūri. Scorre nel cellulare di Yūri, cercando di trovare alcune note da parte sua che potrebbero aiutarlo. Sfortunatamente le note e i resoconti non sono lì.

Grandioso. Devo farlo prendendo la strada difficile, pensa Viktor in modo indisponente mentre viene lasciato in stanza di Yūri a vuotare i bagagli. Un paio di note su qualunque cosa Yūri faccia quando è casa aiuterebbero, in questo momento.

Dà un'occhiata in giro per la stanza e fischia quando vede il gran numero di foto e poster di Viktor Nikiforov appesi dappertutto. Sembra essere lo stesso rapporto poster-muro della Stazione di Hasetsu. È tentato di autografarli tutti quanti, ma sa che probabilmente sarebbe uno spreco di tempo.

Controlla nuovamente il suo telefono. Il free skate maschile comincia alle 7 e sono attualmente le quattro. Il terremoto dovrebbe colpire attorno alle otto e mezza, con del tempo tra la scossa principale e conseguente tsunami. Ha tempo per avvisare le persone, se lo ascolteranno.

Minako aveva detto qualcosa prima sul fatto che la famiglia Nishigori avesse all'Ice Caste accesso all'equipaggiamento di trasmissione. Deve solo capire come arrivare all'Ice Castle da qui.

Tirando fuori delle indicazioni per l'Ice Castle mentre è sulla strada, Viktor sfreccia fuori dalla stanza di Yūri.

Viene fermato a metà dell'ingresso da una donna  dai capelli corti e con le punte ossigenate e uno yukata che la denota come una impiegata dello Yu-Topia. «Come mai tutta questa fretta, Yūri?», chiede.

Viktor nota, con un po' di sollievo, che deve essersi sparsa la notizia di parlargli in inglese. «Sto andando fuori», dice.

«Fuori?», gli fa eco. «Sei appena arrivato. Mamma sta finendo di prepararti il katsudon. Perché non ti riposi un po' alle terme?».
«Ho bisogno di andare all'Ice Castle», dice Viktor mentre il suo stomaco si contorce alla realizzazione che questa donna deve essere la sorella di Yūri. Un'altra anima da salvare.

«Perciò hai deciso di tornare dopo questa stagione?», domanda.
Viktor sbatte gli occhi. «Uhm», risponde con intelligenza. Yūri, aiuto! Cosa dovrei dire?

«Lo sai che noi ti supporteremo qualunque cosa tu faccia, vero?».

«Sì», dice trovando improvvisamente interessante la brillantezza del pavimento di legno.

Sembra aver percepito il suo disagio riguardo l'argomento e posa una mano sulla sua spalla. «So che vorresti scappare e andare ad allenarti, ma mamma ha pensato che fosse strano che tu non abbia ancora salutato Vicchan».
«Vicchan», fa eco Viktor.

La sorella di Viktor lo guarda perplessa e comincia a spingerlo verso un paio di porte scorrevoli.
«Sì, Yūri, Vicchan. Lo sai. Il cane per cui hai supplicato mamma e papà per mesi? Quello che hai amato probabilmente più del resto di noi messi assieme? ANdiamo, non dirmi che te ne sei già dimenticato  —».

E poi lo spinge verso l'entrata e chiude le porte dietro di lui. Viktor quasi cade dal pianerottolo davanti al pavimento in tatami, ma riesce a trattenersi e si toglie le ciabatte prima di attraversare la stanza per dirigersi verso un altare dove giace una familiare foto di uno Yūri più giovane che stringe un piccolo cucciolo di barboncino.

Viktor espira. Yūri aveva parlato del suo cane in alcune note. Ma non aveva mai saputo il nome del cane né che fosse morto.
Ricordando ciò che Minako aveva fatto alla tomba, Viktor si allunga e spolvera la foto sull'altare con un piccolo pennello, dopodiché accende una stecca di incenso nel sostegno davanti ad essa. Nota che le targhette del cane giacciono accanto alla foto, assieme un piatto di panini al vapore in raffreddamento.

Viktor ride un po' nel vederli. Makkachin avrebbe adorato questi panini.

«Vicchan», dice piano, voltando la fotografia. Il piccolo barboncino era identico a Makkachin quando Viktor lo ha avuto. Yūri probabilmente avrebbe detto di aver avuto un cane che era morto se fosse accaduto prima del loro ultimo scambio all'NHK Trophy, perciò Vicchan deve essere morto nel lasso di tempo tra allora e il presente. Il pensiero gli fa stringere un po' il cuore.

«Viacchan, so che probabilmente tu non puoi sentirmi, e se puoi probabilmente non sapresti chi sono», dice. «Sono Viktor, la persona di cui Yūri ti ha dato il nome. Sono venuto qui per sistemare le cose. So che è egoista da parte mia dire una cosa del genere, ma Yūri non si sarebbe dovuto ricongiungere a te così presto e così violentemente. Avrebbe dovuto vivere ancora per molti anni… E riunirsi a te nel sonno, tutto vecchio, rugoso e amato...».

Riesce a sentire di nuovo il groppo in gola e la puntura delle lacrime nei suoi occhi.
«Ti prego, Vicchan, dammi la forza. Dammi il coraggio necessario per salvare Yūri e la sua famiglia dal disastro, stanotte. E dammi…», si interrompe asciugandosi gli occhi. «… E dammi la possibilità di dimostrare a Yūri che lo amo».

Rimane vicino all'altare ancora un po' prima di alzarsi e lasciare la stanza. La sorella di Yūri, che stava bighellonando nella hall con una sigaretta, gli rivolge un cenno di saluto mentre esce dal ryōkan.

Viktor tira nuovamente fuori le indicazioni per l'Ice Castle Hasetsu e corre.

L'Ice Castle sembra un po' più vecchio rispetto all'ultimo ricordo che ha di esso. Viktor controlla l'ora mentre corre su per gli scalini  che conducono alla pista. Si sta facendo tardo pomeriggio, adesso; ha circa tre ore e mezzo di tempo prima del terremoto.

Fa irruzione attraverso le porte, facendo alzare lo sguardo in sorpresa alla ragazza dietro il bancone. È Yuuko, che si apre in un sorriso e un saluto che lui ignora.

«Yūri?», domanda confusa quando non risponde.

Viktor scuote la testa. «Mi dispiace, non posso parlare giapponese al momento», si scusa.

Lei gli rivolge uno sguardo interrogativo. «C'è qualcosa che non va?».

«Sì», risponde immediatamente Viktor. «Ci saranno un terremoto e uno tsunami in Hasetsu stanotte e dobbiamo far evacuare la città il prima possibile. Posso accedere alla vostra attrezzatura da trasmissione?».

È solo dopo aver sputato fuori tutto questo che si rende conto di come il gesto non fosse assolutamente da Yūri, perché Yuuko lo sta fissando con la testa inclinata di lato.
«Ti senti bene, Yūri?», domanda. «Vieni qui; forse dovrei misurarti la febbre».

«Sto bene!», esclama Viktor. «Ti prego, Yuuko, devi credermi!».

«Vorrei poterlo fare, ma è solo che sembra  — non c'è modo per cui  —».

«Yūri!». Un'altra persona all'improvviso prende Viktor in una presa alla testa, anche se pronunciando un altro saluto in giapponese che Viktor non riesce a comprendere. Solleva lo sguardo per trovare un uomo più alto e muscoloso dal volto bonario.

«Ehi?», riesce a dire attraverso la sua riserva di ossigeno in rapido esaurimento.

«Takeshi!», lo rimprovera Yuuko. «Lascialo andare!».
L'uomo obbedisce ridendo imbarazzato e scompigliando i capelli di Viktor. «È passato un sacco di tempo dall'ultima volta che sei stato qui, Yūri! Sei grasso quasi quanto me, adesso!».

Viktor borbotta. Dopodiché viene placcato da tre bambine identiche vestite in rosa, viola e blu.

«È bello riaverti tra noi, Yūri!».

«Wow, sei davvero diventato grasso, Yūri!».

«Hai perso l'uso del giapponese in America, Yūri?».

Viktor si rimette a fatica suoi suoi piedi, abbassando lo sguardo verso le tre bambine che stanno avidamente scattando voto della sua faccia in rapido arrossamento. Una giovane coppia con tre bambine  —

«Axel, Loop, Lutz!», abbaia Yuuko. «Smettetela di molestare il poveretto; è appena tornato!».

Viktor deglutisce. Deve salvare anche loro.

«Takeshi», dice voltandosi verso l'uomo. «Ti prego, fammi un favore. Porta la tua famiglia fuori città in questo istante. Vai verso l'entroterra più che puoi e su un suolo rialzato, se possibile».

Takeshi Nishigori si acciglia. «Cosa c'è che non va, Yūri?», domanda.

«Cosa?», domandano le tre gemelle. «Impossibile!».

«Dice che ci saranno un terremoto e uno tsunami, stasera», dice Yuuko.

«Non manderebbero un'allerta se una cosa del genere stesse per succedere?», domanda Takeshi.

«Ma fino ad allora sarà troppo tardi!», insiste Viktor. «Ti prego. Fidati di me».

Takeshi annuisce e Viktor si sente pervadere dal sollievo.

Yuuko si acciglia. «Che ne sarà delle altre persone in Hasetsu? Non dovremmo avvertire anche loro?».

«Ecco perché ho richiesto l'accesso alla vostra attrezzatura da trasmissione», dice Viktor. «Dobbiamo far evacuare la città, adesso».

«Ma i Campionati Mondali sono stasera!», si lamenta Axel.

«Morirete se rimarrete qui!», grida Viktor.

Ci sono diversi minuti di silenzio. Il cuore di Viktor batte così forte che è un miracolo che nessun altro riesca a sentirlo.
E se nessun altro mi credesse? Se morissero tutti nonostante I miei avvertimenti, allora tutto ciò sarebbe colpa mia?

L'ansia si fa strada nei suoi pensieri, avvelenandoli con la paura. Riesce a sentire il suo cuore scalpitare, il respiro che accelera. Le facce della famiglia Nishigori sembrano distorcersi in esseri lontani e mostruosi.

No. Non così. Viktor strizza gli occhi. Non posso lasciare che abbia la meglio su di me adesso.

All'improvviso il nome di Yūri si fa strada nella nebbia nella sua mente. Apre gli occhi e Yuuko ha una mano sul suo braccio e un sorriso sul volto.

«Manderemo un annuncio alla città», dice. «E andremo a prendere la tua famiglia sulla strada per uscire da Hasetsu».
Viktor prende un respiro profondo e ricambia il sorriso. «Bene», dice.

«Manderemo subito una notifica stampa!», dichiara Lutz, e le tre ragazze scorrazzano immediatamente verso un paio di porte, ridacchiando.

Viktor potrebbe collassare proprio lì sul posto. La mano di Yuuko non ha ancora lasciato il suo braccio.

«Sei sicuro di volerti perdere l'esibizione di Viktor, Yūri?», domanda con gli occhi che brillano scherzosamente. Viktor ossserva le porte di vetro che conducono alla pista e con sorpresa ricorda.
Se lui è qui nel corpo di Yūri, allora ciò significa che anche Yūri è qui, ma nel suo.

«Ne sono sicuro», dice, lo sguardo fisso sulle porte di vetro. «Per favore, andate. Mandate la notifica di evacuazione e andate via di qua assieme alla mia famiglia».
Yuuko e Takeshi lo osservano scioccati all'affermazione. «Che ne sarà di te, allora?», domanda Takeshi.

«Troverò un modo per fuggire», dice Viktor, e controlla il telefono di Yūri. Sono quasi le sette. Fuori il cielo sta cominciando a scurirsi in sfumature di rosa.
Si accorge degli altri che gli altri due se ne vanno, piuttosto che sentirli, e procede a grandi falcate verso le porte che separano l'entrata dalla pista.

La prima cosa che Yūri sente quando si sveglia è freddo. La sua faccia e le sue mani sono premuti con fermezza contro il ghiaccio e riesce a sentire attraverso tutto il suo corpo il vago pulsare dell'essere caduto sul ghiaccio.

Con lentezza si tira a sedere. Un ciuffo di capelli argentati gli cade sugli occhi.

Oh. È nel corpo di Viktor.

Yūri si guarda attorno. La pista su cui è seduto ha ancora la familiare insegna dell'Ice Castle su di sé, perciò deve essere ancora in Hasetsu.

Allora cosa ci fa Viktor ad Hasetsu? E indossando i suoi pattini, nientedimeno?  

Yūri pattina lentamente verso l'entrata della pista, aggrappandosi ai bordi per reggersi. Le sue dita sembrano essere troppo compresse in questi pattini e il suo intero corpo gli duole. Qualunque cosa Viktor abbia fatto al suo corpo potrebbe richiedere presto una visita medica.

Esce dal ghiaccio, trova le sue protezioni e le indossa. Alla fine si rimette le scarpe di Viktor e si avvia a grandi passi fuori dalla pista  —
Solo per ritrovarsi in un'entrata completamente diversa. I muri sono pieni di suoi poster e foto; c'è perfino una teca da esposizione piena di suoi trofei.

Il cuore di Yūri sembra aver preso posto fisso nella sua gola. Dove li —

I suoi occhi ricadono sulla targhetta sulla porta, e la raggiunge di corsa per leggerla, sentendo il suo stomaco precipitare mentre lo fa.

 
Questa pista, precedentemente chiamata Ice Castle Hasetsu, è stata ricostruita e rinominata in ricordo di
Katsuki Yūri
1992 - 2016
Uno dei migliori pattinatori artistici del Giappone e primo nei nostri cuori.


Yūri scheggia fuori dalla struttura, il cuore che palpita. Dalla cima delle scale osserva la pila di macerie che era stata il ponte che collegava lo Yu-Topia e l'Ice Castle, e i gusci di così tante altre strutture familiari attorno alla pista. Il sole sta già tramontando, morente nel cielo sfumato di rosa, ricoprendo le rovine innevate di pagliuzze d'oro brillante.

Allora quello tsunami…

Le ginocchia di Yūri tremano. Si accascia sull'asfalto, osservando il paesaggio devastato.

… Deve avermi ucciso.


 


Note della traduttrice a.k.a gli scleri di Class Of 13

Chiedo umilmente perdono per il ritardo, ma per colpa di un inconveniente avevo perso la prima parte del capitolo e quindi ho dovuto tradurre ripartendo dall'inizio di quest'ultimo. Ci siamo, mancano solo due capitoli alla fine della storia e ormai siamo al culmine degli avvenimenti: ce la farà Viktor a salvare Hasetsu dall'incombente disastro e ad incontrare finalmente il nostro Yuuri? Se volete un mio consiglio spassionato (no, non è vero, è un consiglio da fag del film, ma dettagli) potreste ascoltare Sparkle dei RADWIMPS durante la lettura del capitolo, giusto per sentirvi come se steste guardando il film.
E vi avviso, se io mi sono commossa traducendo questo capitolo... Nel prossimo si piange a fontana, e tanto, perché c'è il mio momento preferito di tutta la storia e di tutto il film a cui si è ispirata e io semplicemente non reggo.
Al prossimo capitolo!
Ja ne~

 
   
 
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