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Autore: Eralery    30/01/2017    8 recensioni
Cap3:
« Sai, qualcuno qui ha un cervello… »
« Stai parlando di me, vero? » 
« Stiamo parlando di qualcuno che ha un cervello, non di qualcuno che ha le capacità intellettive di un asticello » rispose Lily, godendosi appieno la faccia scandalizzata che James mise su.
« Su, almeno di uno Snaso! » esclamò, punto nel vivo. « L’asticello può essere Sirius, al massimo! »

Cap8:
« Punto primo: io non sbavo dietro Lily Evans » precisò James, con aria truce. « Punto secondo: nessuno è immune al fattore Potter, figurati se può repellere qualcuno! Punto terzo: vaffanculo, Padfoot, okay? Vaffanculo ».
Cap18:
« Non pensare di poterti liberare così facilmente di me ».
Lily rimase in silenzio per qualche secondo, prima di sospirare e sciogliersi in un piccolo sorriso.
« Suona un po’ come una minaccia… » commentò a voce bassa, facendolo ridacchiare.
« Oh, è una minaccia bella e buona ».

Cap20:
Lily avvertì la mano di James stringersi intorno alla propria e le loro dita intrecciarsi, ma non c’era traccia di imbarazzo o di incertezza in tutto ciò. Non vi era abituata, ma quando James, sempre sorridente, si girò verso di lei per dirle qualcosa, Lily, in tutta quella situazione, non riuscì a trovarvi neanche un difetto.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Ordine della Fenice, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Under Their Scars'
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Capitolo 20

A mano a mano

20-a-mano-a-mano

 

Sirius scese rapidamente le scale a chiocciola che collegavano i dormitori maschili alla Sala Comune, consapevole di aver dormito un po’ troppo quel pomeriggio e di essere in ritardo per la cena con gli altri. 

Sbadigliando e cercando di sistemarsi i capelli alla bell’e meglio, mise finalmente piede in Sala Comune e si diresse subito verso il quadro della Signora Grassa; una volta fuori ci mancò poco che si andasse a scontrare con una ragazza dai capelli biondi e gli occhi scuri. 

« Ehi! » esclamò la ragazza, leggermente spaventata, prima di alzare lo sguardo su di lui e riconoscerlo, sciogliendosi poi in un sorriso. « Ah, Sirius, sei tu! »

« Sì, ciao, Abigail » la salutò lui, di fretta. « Scusa se ti sono venuto addosso, non era mia intenzione, mi dispiace! » aggiunse, alzando la mano in cenno di saluto e facendo per incamminarsi lungo il corridoio. 

Rallentò leggermente quando sentì la ragazza affiancarlo e cominciare a camminare con lui.

« Come mai così di fretta? » gli domandò, curiosa. « Non parliamo da un sacco di tempo. Come stai? »

« Bene, grazie. Tu? » rispose, anche se in realtà non era veramente interessato alla sua risposta. « In questo periodo ho un po’ di problemi a cui pensare… come al fatto che in questo momento dovrei già essere in Sala Grande per cenare con Mary e gli altri ».

Non appena pronunciò il nome della ragazza, il sorriso sul volto di Abigail sembrò farsi più finto. Sirius sapeva bene che la ragazza aveva una cotta per lui e non poteva negare di essere stato attratto fisicamente da lei in passato, ma ormai non era più interessato sotto alcun punto di vista. 

« Quindi è vero che ora sei diventato monogamo » asserì la bionda con un finto tono casuale, sistemandosi i capelli su una spalla e guardandolo divertita. 

« Detto così sembra che io avessi una specie di harem » le fece notare, girandosi per la prima volta a guardarla veramente. 

La prima cosa che notò fu l’enorme differenza tra Abigail e Mary. Se quest’ultima aveva i capelli mossi e scuri, infatti, l’altra vantava una liscia chioma bionda; se la prima aveva gli occhi azzurri e chiare efelidi su guance e naso, la seconda aveva gli occhi scuri e una pelle dal colore perfettamente uniforme. Anche fisicamente erano molto diverse: Abigail aveva decisamente un bel corpo formoso, sebbene fosse bassa, mentre Mary, che era più alta, aveva un fisico più asciutto. 

« Be’, non sei mai stato un santo » ribatté la ragazza, alzando le spalle. 

Sirius si lasciò scappare una risatina. 

« Questo posso concedertelo » ammise, sincero, prima di sospirare. « Tuttavia penso proprio che quel periodo sia finito. Come hai detto tu, Sirius Black è passato alla monogamia ».

« Che peccato » commentò Abigail con fare casuale. « Non ti senti un po’ in colpa nei confronti della popolazione femminile di Hogwarts? Privare tutte queste povere ragazze della tua compagnia… »

« Nah, non mi sento in colpa » disse Sirius, anche un po’ divertito da quelle sue constatazioni. « So di essere inimitabile, ma che ci posso fare? Ad un certo punto bisogna pur ritirarsi ».

« Be’, non per forza… » fece lei, lanciandogli un’occhiata carica di sottintesi che rischiò di farlo scoppiare a ridere.

« Cosa stai cercando di dirmi, Abigail? Sappiamo entrambi che odio girare intorno alle cose ».

« Io? » esclamò, fingendosi sorpresa. « Non sto cercando di dire niente! »

Sirius la guardò con un sopracciglio inarcato finché lei non sbuffò, consapevole di essere stata beccata, e lui non poté che ghignare prima di parlare.

« Sarò onesto: sono lusingato dalle tue attenzioni, ma temo tu debba rivolgerle altrove » le disse, fermandosi in mezzo al corridoio e stando bene attento a non starle troppo vicino. « Io ormai sto con Mary e sto bene così. Non ho bisogno di un’altra ragazza ».

« Non ti sto offrendo una seconda ragazza » gli fece presente, sorridendo. « Sto solo dicendo che, nel caso ti interessasse… »

« Il punto è proprio che non sono interessato » la interruppe Sirius, scuotendo la testa. 

Lei fece per ribattere, ma proprio in quel momento arrivò James. Quest’ultimo rimase un po’ sorpreso nel vedere il proprio migliore amico insieme ad Abigail, ma, dopo avergli lanciato un’occhiata confusa, si strinse nelle spalle, la salutò e poi si rivolse direttamente all’altro.

« Possiamo parlare? »

« Certo » acconsentì Sirius, annuendo, per poi rivolgersi alla ragazza. « Ci vediamo, Abigail ».

« Ciao, Sirius » borbottò lei, insoddisfatta, prima di girare sui tacchi e tornare sui propri passi.

Una volta che fu lontana, James parlò di nuovo.

« Ma cosa voleva? »

« C’è rimasta male perché il grande Sirius Black non è più sul libero mercato » rispose con onestà Sirius, lasciandosi sfuggire una risata. « Te l’avevo detto che sarebbe stata una tragedia per la popolazione femminile del castello ».

James alzò gli occhi al cielo.

« Certo, come no » commentò, mentre imboccavano le scale principali. « Comunque non è di questo che volevo parlarti… So che non è passato molto tempo dall’inizio del semestre, ma io sono preoccupato per Mary. È palese che non stia bene… »

Sirius annuì mestamente, lasciandosi andare ad un sospiro. 

Sapeva che James aveva ragione, ma fino a quel momento pensava che nessun altro si fosse accorto di nulla dato che non si era mai discusso apertamente della faccenda. Erano tornati a scuola da ormai quasi due settimane, e da una settimana a quella parte Mary aveva smesso di avere crisi. Certo, ogni tanto Sirius si ritrovava ad incrociare i suoi occhi, lucidi e schivi, ma per il resto sembrava che Mary stesse finalmente iniziando a metabolizzare la cosa. 

Nonostante ciò era palese che le cose fossero ancora ben lontane dall’andare bene. Spesso la sera se ne andava in camera subito dopo cena, senza neanche rimanere un po’ con tutti loro in Sala Comune, e tutte le volte che Sirius o James le avevano proposto di passare la notte nel loro dormitorio lei aveva stranamente rifiutato. 

« Ha perso peso » rispose Sirius, lanciando un’occhiata all’amico, che si passò una mano tra i capelli ed annuì. 

« Sì, l’ho notato anche io… » convenne James, altrettanto preoccupato. « Solo che non so come parlarle. Non l’ho mai vista così a terra, non è da lei, e mi sento così terribilmente inutile. Lei è la mia migliore amica e io non so neanche come poterle stare accanto in un periodo del genere… »

« Non so quanto possa consolarti, ma neanche io so come comportarmi » ammise Sirius. « Più che altro non riesco neanche a capire come stia davvero. So che non sta bene » aggiunse, vedendo che l’altro stava per interromperlo e capendo subito cosa volesse dirgli. « Però lei sta provando ad andare avanti ».

« Ma hai visto che occhiaie ha? » gli chiese James, scuotendo la testa. « E poi ha perso troppo peso… è ovvio che mi preoccupi per lei ».

« Certo, è la tua migliore amica. E sì, ho visto le occhiaie, ma quando le ho detto che avrebbe dovuto cercare di riposa mi ha promesso che sarebbe andata da Madama Chips per farsi dare qualcosa » disse Sirius, soprappensiero, ricordando la conversazione avuta neanche due giorni prima con la propria ragazza. 

« Vorrei solo poter fare qualcosa per farla stare meglio » borbottò l’altro, prima che il silenzio cadesse tra di loro.

Per l’ennesima volta nell’arco di cinque minuti, James si arruffò i capelli, ancora umidi dopo l’allenamento di Quidditch. La partita contro Serpeverde si avvicinava sempre di più, perciò Lucas aveva programmato tre allenamenti settimanali più uno la domenica mattina per preparare la squadra al meglio e battere l’altra squadra di un cospicuo numero di anelli. 

James apprezzava molto il lavoro che Lucas stava facendo, ma in quei giorni non poteva non pensare a Mary e a dei possibili mezzi per aiutarla. Dopo anni l’uno accanto all’altra, gli faceva addirittura male l’idea di non poterle stare accanto come avrebbe voluto. 

Arrivarono davanti al portone della Sala Grande prima di quanto avessero messo in conto e Sirius stava già per entrare, quando si sentì afferrare per un braccio e tirare indietro. 

« Se dovesse dirti qualcosa, me lo diresti, vero? » gli domandò, lanciando poi un’occhiata all’interno della Sala per individuare l’oggetto del loro discorso.

Mary era già lì, seduta con Lily, Remus e Peter, e James fu felice di vederla ridere. 

« Come se non fossi tu la prima persona a cui direbbe qualunque cosa… » ribatté Sirius, guardandolo con un sopracciglio inarcato. « Andiamo, lo sappiamo entrambi che, se c’è qualcuno di cui si fida con tutta se stessa, quella persona sei tu ».

James non poté non sorridere a quella affermazione, prima di guardare l’amico.

« Io sono il suo migliore amico, certo, ma guarda che lei si fida anche di te, Pad… » gli fece notare, sorridendogli per incoraggiarlo. « Lasciatelo dire: se non si fidasse, non si sarebbe mai messa con te, soprattutto vista la fama che hai avuto fino a qualche mese fa ».

Sirius abbozzò un sorriso, non rispondendo. Non era bravo a parlare di sentimenti ed emozioni, specialmente dei propri, ma era sicuro che James sapesse quanto per lui valessero le sue parole.

« Comunque stasera io e Remus abbiamo una ronda e Peter ha un appuntamento con Christine » gli disse infine James, dandogli una pacca sulla spalla e incamminandosi accanto a lui verso il tavolo di Grifondoro. « Perciò potrebbe essere l’occasione perfetta per parlarle in privato e vedere se ti dice qualcosa ».

« Sempre che lei accetti… ultimamente è sempre più sfuggente » ammise Sirius, pensieroso. « Non so neanche perché, quando le chiedo se le va di passare del tempo insieme mi dice sempre che ha da fare o che è stanca. Sembra quasi che voglia evitarmi ».

« Mary non ti eviterebbe mai, se non ci fosse qualcosa che non la fa stare tranquilla » commentò James, prima di sospirare. « Insomma, non mi piace parlare di Mary in quel senso, però tra i due non sei l’unico che sembra voler sempre saltare addosso all’altro, ecco ».

Sirius si fermò in mezzo alla Sala Grande e lo guardò colpito, prima di scoppiare a ridere e attirare l’attenzione di alcune persone lì attorno tra cui i loro amici. Quando incrociò lo sguardo confuso di Mary, le sorrise a trentadue denti. 

« Non riesco a credere che tu l’abbia detto » gli disse, ridendo ancora. « Ora andiamo, che le nostre dame ci stanno aspettando… » aggiunse, notando le rapide occhiate che Lily stava lanciando a James cercando di passare inosservata. 

« Forse volevi dire tua » lo corresse l’altro, sapendo quanto Sirius si divertisse a ricordargli che lui era fidanzato.

« Purtroppo sembra che la Evans si sia rincretinita di colpo e stia miracolosamente cedendo… » fece Sirius, guardandolo divertito, prima di superarlo e andare a sedersi vicino alla propria ragazza. 

« Grazie mille, sono felice di vedere che pensi delle cose così belle del tuo migliore amico! » borbottò, sedendosi all’altro lato di Mary. 

« Di che state parlando? » domandò la ragazza, curiosa, spostando lo sguardo dal suo migliore amico al suo ragazzo.

« Cose da maschi » rispose semplicemente Sirius, stringendosi nelle spalle e posandole poi un bacio veloce alla base del collo. 

Lei ridacchiò, incassando leggermente il collo nelle spalle a causa del solletico. 

« Allora, che si diceva? » chiese James, che nel frattempo aveva cominciato a servirsi dello stufato. 

« Nulla di che, parlavamo dell’ultima lezione di Lumacorno » rispose vagamente Peter, bevendo un sorso d’acqua.

« Merlino, io non ci ho capito nulla » ammise James con uno sbuffo. « Più parlava, più io mi ripetevo che Pozioni non è la materia per me. Se non mi servisse il M.A.G.O. per fare l’Auror avrei mollato quella materia dopo il quinto anno ».

« Speriamo che un tuo ipotetico figlio non prenda da te, allora » scherzò Mary. 

« Sai sennò quanti calderoni dovrebbe comprare ogni anno se li facesse esplodere con la stessa frequenza di James… » continuò Remus con un sorrisetto.

« Dai, sono migliorato, però! » protestò James. 

« Ma sì, dai… Ora la tua media è scesa a quanti, tre calderoni al mese? » continuò Mary, guardandolo divertita. 

« Non ti rispondo male solo perché sei tu » l’ammonì lui, sebbene fosse davvero contento che lei stesse scherzando con tutti loro di sua spontanea volontà. 

« Se al suo posto ci fossi stato io? » lo provocò Sirius, dopo aver mandato giù un boccone di petto di pollo arrosto. 

« Ti avrei affatturato » rispose sinceramente James come se nulla fosse, facendo ridere tutti sotto i baffi. 

« Ma guarda te… » borbottò Sirius, fingendosi offeso. 

Gli altri risero, divertiti, prima di cominciare a chiacchierare del più e del meno. Lily, Remus e James stavano parlando delle ronde e della prossima riunione dei Prefetti, mentre Mary aveva chiesto a Peter come andasse la sua storia con Christine. Solo Sirius continuava a mangiare, partecipando di tanto in tanto con qualche commento per non attirare attenzione, ma nel frattempo continuava a ripensare alla conversazione avuta con James prima di entrare in Sala Grande. 

Lanciò un’occhiata di sottecchi alla ragazza seduta accanto a lui, che continuava ad ascoltare Peter con interesse, il gomito sul tavolo e il mento poggiato sul palmo della mano. 

Per lui Mary rimaneva molto bella, ma, come aveva detto a James, era da qualche giorno che aveva notato un’effettiva perdita di peso. Nulla di troppo preoccupante per il momento, ma era ovvio che ciò fosse dovuto a quanto era successo nell’ultimo mese. Perché sebbene non ne parlassero mai, Sirius era sicuro che lei non stesse bene in quel periodo. 

Quando la conversazione tra Peter e Mary finì e il ragazzo venne interpellato da James, Sirius decise che era arrivato il momento di prendere il toro per le corna. 

« Mary? » la chiamò, mentre la ragazza beveva un po’ d’acqua.

« Sì? » fece lei, posando il bicchiere sul tavolo. 

« Be’, è da un po’ che non riusciamo a stare insieme » cominciò Sirius, cercando di non aggrottare le sopracciglia quando vide le sue labbra stringersi e i suoi occhi farsi consapevoli. « E visto che stasera hanno tutti qualcosa da fare stavo pensando che avremmo potuto approfittarne per passare del tempo da soli ».

Mary sembrò soppesare le sue parole e lui fu certo che si stesse mordendo l’interno della guancia, come faceva sempre quando non sapeva come rispondere a una domanda.

« Veramente sono un po’ stanca… »

« Possiamo anche non fare nulla e chiacchierare, poi se dovessi avere sonno puoi tranquillamente alzarti e andare » ribatté prontamente lui. « O rimanere a dormire con me, sai che non è un problema ».

Quando Mary piegò le labbra in un sorriso dolce, Sirius capì di avercela fatta.

« Va bene » gli disse infatti. « Vogliamo andare ora? Tanto da quel che ho capito nessun altro sale in Sala Comune con noi ».

« Certo! » esclamò Sirius, prima di guardarla un attimo. « Tu hai finito di mangiare, no? »

« Eh? » fece lei, che si stava già alzando in piedi. « Oh, sì. Non avevo granché fame » si giustificò, stringendosi nelle spalle.

Lui decise di soprassedere per il bene di entrambi, finendo l’acqua nel proprio bicchiere e alzandosi poi a sua volta. 

« Ragazzi, noi cominciamo a salire » disse, rivolto agli altri. « Ci vediamo dopo, in caso! »

« Salite di già? » domandò Remus, sorpreso. 

« La ragazza è stanca » rispose Sirius, scherzoso. « Sapete, penso proprio che mi sarei potuto anche mettere con una vecchia… non penso sarebbe cambiato poi molto! »

Peter e James scoppiarono a ridere, mentre Lily e Remus si limitarono a sorridere sotto i baffi. Mary, d’altro canto, si premurò di dargli uno schiaffo sull’avambraccio, fingendosi offesa. Lui in risposta si mise a ridere, passandole un braccio attorno alle spalle per scoccarle poi un bacio sulla tempia. 

« Be’, a dopo allora! » li salutò Mary, sorridente, lasciando che il proprio ragazzo la conducesse fuori dalla Sala Grande. 

Mentre camminavano alzò numerose volte gli occhi al cielo e la cosa non sfuggì a Sirius, che le lanciò un’occhiata confusa. 

« Mary, tutto bene? Perché facevi quelle smorfie in Sala Grande? » le domandò, non capendo il motivo del suo comportamento.

Lei gli lanciò un’occhiata in tralice, prima di incrociare le braccia e sbuffare, continuando a camminare al suo fianco ma senza rispondergli. Al ché Sirius non poté fare a meno di alzare gli occhi al cielo a sua volta. 

« Dai, che succede? » le chiese ancora. « Ho fatto qualcosa che non ti è piaciuto? » aggiunse, un po’ indispettito.

« No, non è questo » rispose lei, vaga. « Non importa ».

« Dai, dimmelo! » insistette Sirius, che ormai era anche curioso di sapere cosa l’avesse infastidita. 

Lei gli lanciò un’altra occhiata, prima sbuffare di nuovo.

« Non potevi essere un po’ meno bello? » fece infine, prendendolo in contropiede. « Insomma, ogni volta che stiamo in Sala Grande devo trattenermi dall’affatturare tutte le ragazzine che ti guardano… » gli spiegò, sperando con tutta se stessa di non essere arrossita. 

Dopo i primi istanti di sorpresa, Sirius scoppiò a ridere rumorosamente e la guardò con stupore. Guardandola lì, accanto a lui, con le braccia incrociate al petto e l’espressione corrucciata, gli venne un’improvvisa voglia di stringerla a sé. 

« Gelosa? » la provocò una volta che ebbe smesso di ridere, divertito e allo stesso tempo lusingato. 

« Nei tuoi sogni, forse » ribatté Mary, sprezzante, allungando un po’ il passo e precedendolo lungo la scalinata principale. 

Sirius scosse la testa, alzando gli occhi al cielo e raggiungendola senza fatica nel giro di pochi secondi. Vedendo che lei non accennava a volersi fermare, decise di superarla e bloccarle così la strada. 

« Spostati » gli disse, facendo per procedere e venendo prontamente fermata da lui per la seconda volta. « Dai, Sirius, spostati! »

« Oh, no che non mi sposto » ribatté lui con un sorriso furbo, allargando leggermente le braccia per impedire ancora di più i suoi movimenti. « E sta’ ferma, per una buona volta, dai… » aggiunse, dal momento che lei non ne voleva sapere di dargliela vinta. 

Si vide dunque costretto a circondarle la vita con le braccia, trovandosi così il suo viso a pochi centimetri dal proprio. Quando anche Mary si avvide della poca distanza tra i loro volti, gli poggiò le mani sul petto per tenersi un po’ più lontana, facendolo ridacchiare. 

« Allora… sono molto bello, quindi? » le domandò con finta casualità, senza smettere neanche un secondo di sorridere con fare sornione. 

« Non ho detto questo » gli rispose lei, sbuffando. 

« Be’, hai detto che le altre mi guardano perché sono troppo bello, perciò facendo due più due… » la provocò ulteriormente, divertito e, soprattutto, contento che nessuno stesse passando per le scale su cui si erano fermati.

« Per i loro standard sei troppo bello » disse lei, stringendosi nelle spalle e lanciandogli un’occhiata di sfida. « Magari hanno dei gusti terribili. Chi lo può sapere? Forse dovremmo proporre a Silente di far venire un Medimago per controllare la loro vista… »

Sirius inarcò le sopracciglia, guardandola con scetticismo, prima di ridere nuovamente e chinarsi un po’ di più verso di lei, che aveva diminuito la pressione delle mani contro il suo petto. 

« Sai, da quel che ricordo un tempo eri molto più brava a raccontare balle » commentò lui come se niente fosse, sapendo bene che lei non era più arrabbiata ma che gli stava semplicemente reggendo il gioco perché, dopotutto, tra loro era sempre andata così. « Ora ne stai usando alcune davvero pessime, e solo perché non vuoi ammettere quanto io sia bello e affascinante ».

« Mettiamola così » fece Mary, con un sorrisetto. « Tu sei bello, ma sei proprietà privata. Chiaro? »

« Cristallino » rispose lui, azzerando la distanza tra i loro visi e dandole un bacio sulle labbra. 

Lei non si fece pregare, circondandogli immediatamente il collo per avvicinarglisi ancora di più, mentre Sirius le posò le mani alla base della schiena.

Quando lei gli morse piano il labbro inferiore e infilò le dita sotto il colletto della sua camicia, Sirius la maledì mentalmente e si costrinse a interrompere il bacio. Sapeva bene che, se non si fossero fermati in quel momento, a nessuno dei due sarebbe importato granché della buona educazione e si sarebbero fermati lungo la strada per baciarsi contro un muro o dietro un arazzo. 

Mary fece per baciarlo di nuovo, così lui si piegò in avanti e nascose il viso tra i suoi capelli, respirando appieno l’odore di lavanda che emanavano. La sentì espirare sul suo collo, provocandogli una miriade di brividi, e rimasero in quella posizione per un tempo indeterminato, finché lui non si staccò totalmente da lei.

« Andiamo in dormitorio? » le chiese, scostandole una ciocca di capelli dal viso. 

Lei annuì, sorridente, prendendogli la mano e stringendola nella sua. Senza dirsi nulla, ripreso a camminare e in poco tempo arrivarono finalmente in camera.

Una volta in dormitorio Mary si tolse le scarpe e si sedette sul letto di Sirius, le gambe distese in avanti e la schiena appoggiata alla testiera, mentre lui si toglieva la cravatta e il maglione. 

Una volta fatto ciò, si sedette a gambe incrociate al centro del letto, così da poterla guardare in faccia mentre chiacchieravano. 

Per quanto gli sarebbe piaciuto baciarla e sfiorarla di nuovo, prima doveva parlare con lei. Nell’ultimo periodo lei era stata molto restia ad aprirsi e, ogni volta che lui aveva provato a chiederle qualcosa, lo baciava e metteva a tacere così ogni sua domanda. L’unico problema era che non sapeva minimamente come aprirle il discorso, perciò per un minuto buono rimasero a guardarsi senza dire nulla.

Ad un certo punto Mary, un po’ scocciata da quel silenzio assordante, aggrottò le sopracciglia e lo guardò attentamente prima di parlare. 

« Tutto bene? » domandò, inclinando leggermente la testa di lato.

« Io sì » rispose lui, slacciandosi i primi bottoni della camicia. « E tu? » aggiunse, studiando la sua reazione. 

« Ti riferisci a prima? » gli chiese, sbuffando e alzando gli occhi al cielo. « Lo so, non devo essere gelosa, e bla, bla, bla… »

« Ma no, non mi riferisco a quello » la fermò Sirius, sdraiandosi a pancia in giù accanto a lei. « In questi giorni sei sempre sulle tue… Sei sempre stanca, sei dimagrita, sei sempre distratta… non mi sembra che tu stia bene ».

Lei prese a torturarsi una ciocca di capelli e finse una risata.

« Se non stessi bene credo che lo saprei, no? »

Il tono di Mary era scherzoso, quasi sarcastico, e sebbene lei fosse riuscita a reggere il suo sguardo per tutto il tempo, Sirius non le credette per neanche un secondo. 

Se c’era una cosa che aveva imparato col tempo era che Mary aveva un orgoglio smisurato e che molte volte questo suo difetto le impediva di aprirsi. Era un lato del suo carattere che l’aveva sempre intrigato, ma in quel momento avrebbe voluto solo buttare giù quel muro che lei stava costruendo tra di loro. 

Non aveva idea di quali fossero i meccanismi di una vera relazione, ma era più che sicuro che loro non stessero prendendo la giusta strada. E la cosa lo mandava in bestia, perché, sebbene non pensava che lo avrebbe mai detto, lui voleva davvero che con Mary funzionasse.

« Non ne sono così sicuro » si limitò a dirle. 

« Be’, allora lascia che ti rassicuri: sto bene » ribatté lei, stavolta senza guardarlo in faccia. 

« Mary » insistette, lanciandole un’occhiata tra lo scocciato e lo scettico. 

Lei riportò la propria attenzione su Sirius, incatenando i propri occhi ai suoi.

« Merlino santissimo, Sirius! Se ti dico che sto bene, sto bene » sbottò, sulla difensiva. « Puoi smetterla di insistere? Mi hai portata qui per litigare? » aggiunse, girando il viso verso il lato opposto della stanza.

Lui non rispose subito e cercò di dissimulare il proprio stupore, limitandosi ad alzare un sopracciglia e guardarla. 

Ecco, se c’era un’altra cosa che aveva imparato era che Mary riusciva a farlo innervosire con una facilità a dir poco disarmante. Sebbene fosse difficile che lui mostrasse il proprio stato d’animo o le proprie emozioni in modo palese, infatti, Mary sembrava essere in grado di far scattare qualcosa che gli impediva di comportarsi con lei come si comportava con tutti gli altri.

Vedendo che Mary si ostinava a non volerlo guardare in faccia, Sirius si alzò in piedi e si diresse verso la porta. Una volta posata la mano sul pomello, si girò di nuovo verso il letto per guardarla: era ancora lì, seduta sopra le coperte vermiglie, con le braccia incrociate e lo sguardo corrucciato. 

« Io vado in Sala Comune » l’avvertì, cercando di mantenere il proprio tono di voce il più neutrale possibile. « Se riesci a darti una calmata e a fare pace con il cervello, per una buona volta, sai dove trovarmi ».

Sirius fece per uscire, ma improvvisamente Mary parlò, bloccandolo proprio mentre stava per attraversare la soglia. 

« Io dovrei fare pace con il cervello? » domandò. « Prima dici che vuoi passare un po’ di tempo con me, e poi metti su tutto questo teatrino? »

« Io metto su un teatrino? » ribatté lui, girandosi verso di lei e guardandola con tanto di d’occhi. « Ma ti senti quando parli? »

« Non mi pare di essere stata io quella che non accettava una semplice risposta da parte dell’altro! » fece lei, alzandosi in piedi a sua volta quando lo vide avvicinarsi al letto e richiudersi rumorosamente la porta alle spalle.

« No, hai ragione: tu sei quella che ha mentito spudoratamente all’altro, infatti » disse Sirius, avanzando ulteriormente fino ad arrivare a meno di mezzo metro da lei. 

« Non ti ho mentito » controbatté Mary, reggendo il suo sguardo. 

« Ma la vuoi piantare? » domandò lui, gelido. 

Lei rimase in silenzio, guardandolo senza riuscire a muoversi o a dire niente.

« Forse è meglio che vada » sussurrò dopo un po’, aggirandolo e avviandosi lei stessa verso le porta per correre nel proprio dormitorio. 

« Brava » fu l’unico commento di Sirius, che si appoggiò alla colonna del proprio letto a baldacchino. « Continua a scappare dai problemi, continua pure » aggiunse, quando la vide girare la maniglia. 

Sapeva che era un colpo basso darle della codarda, ma in quel momento si stava comportando da tale e se c’era una cosa che odiava era vederla scappare da lui. Erano giorni che lo faceva, ed ogni minuto gli sembrava che si allontanasse sempre di più.

La ragazza si bloccò ma non si girò, continuando a tenere la mano sulla maniglia. 

Sirius vide le sue spalle alzarsi ed abbassarsi a ritmi regolari, come se stesse prendendo respiri profondi per cercare di calmarsi e non urlargli contro, ed era più che sicuro che avesse anche chiuso gli occhi per concentrarsi il più possibile. 

Quando si girò verso di lui, Sirius fu certo di vedere quel muro, quel dannato muro che lei continuava a costruire, iniziare ad accusare alcune crepe. Le spalle di Mary tremavano: non violentemente, no, era un tremolio lieve, ma tremavano. E le sue labbra, solitamente piene e curvate nel solito sorriso da gatta, formavano una linea sottile e quasi dritta. 

« Cosa vuoi? » 

Quelle furono le uniche due parole che uscirono dalle sua labbra, ma non suonarono dure come lei avrebbe voluto.

« Ammettilo » disse semplicemente Sirius, muovendo qualche passo nella sua direzione per la seconda volta nell’arco di pochi minuti. « Smettila di mentire a tutti. Smettila di mentire a me ».

« Io… » provò a difendersi, ma le parole le si bloccarono dolorosamente in gola. 

« Tu non stai bene » continuò lui, ormai a un passo da lei. « E ogni volta che dici di star bene e menti, te lo giuro, io penso di odiarti. Non ti rendi conto che non cambierai niente, facendo così? Ti sei chiusa nel tuo guscio e non dai a nessuno la possibilità di aiutarti, neanche a James. Parli poco, mangi poco, sei sempre stanca… e ogni volta che ti vedo così io non riesco a non odiarti, perché mi sembra di essere tornato al quinto anno, dopo quello che ti hanno fatto Avery e Mulciber… e io non voglio vederti più in quelle condizioni ».

Mary non rispose, ma abbassò gli occhi sul pavimento e si appoggiò con la schiena alla porta. 

Le faceva male sapere quanto Sirius e gli altri fossero preoccupati per lei e avrebbe davvero voluto fare qualcosa per poter migliorare la situazione. Ma c’era una piccola eppure grande parte di lei, la più irrazionale, che glielo impediva. 

Miriam le mancava: per i primi quattro anni era stata l’unica delle sue compagne di stanza con cui fosse riuscita a trovarsi bene e, sebbene negli ultimi tre anni la sua migliore amica fosse stata Lily, Mary le aveva voluto davvero bene. E le faceva male vedere come gli altri stessero andando avanti con le loro vite, come se Miriam non fosse scomparsa, come se Miriam non fosse mai stata loro amica. 

« Mary, rispondimi » le disse, perentorio, ma cercando di non risultare troppo duro. 

« Io non ce la faccio, okay? » rispose dunque lei non appena riuscì a parlare, riportando lo sguardo sul viso di Sirius e lasciando che lui vedesse il turbamento nei suoi occhi. « Io non riesco a fare finta di niente, a fare finta che la scomparsa di Miriam non mi abbia fatto male. La scomparsa di Miriam mi ha fatto male! E… e… non è giusto! Non riesco a fare finta che non sia successo nulla, che sia tutto come prima quando non è affatto così! »

Sirius sospirò e si passò una mano sul viso, stanco. 

Quello che stava succedendo gli stava solo confermando quanto ciò che provava per Mary fosse diverso da qualunque altra sensazione avesse mai provato per un’altra ragazza: vederla in quelle condizioni, con delle occhiaie grigie sotto gli occhi e tutta tremante, faceva male anche a lui. Gli faceva maledettamente male e per l’ennesima volta in quell’anno si chiese come facesse lei ad avere un ascendente del genere su di lui. 

Se fosse stata un’altra ragazza, probabilmente avrebbe lasciato quella stanza molto  tempo prima; ma lei non era una qualunque altra ragazza, lei era Mary e lui semplicemente non poteva lasciarla lì. Voleva rivederla ridere, ridere davvero, e soprattutto voleva che riprendesse ad essere la Mary spigliata e chiassosa che lui aveva imparato a conoscere e ad amare; non poteva lasciarla lì, perché sapeva che quella Mary c’era ancora, sotto il peso di tutto quello che era accaduto nelle ultime settimane, e lui desiderava solo vederla tornare in superficie. 

« Mary, so che quello che è successo ti abbia fatto male » le fece notare, non sapendo bene cosa dirle per farla stare meglio. 

Ad essere onesti, aveva paura che non ci fossero parole che fossero davvero in grado di aiutarla a superare quella situazione. Doveva essere lei a fare qualcosa, a cercare di trasformare quel dolore in un motivo in più per andare avanti e vivere la vita che fortunatamente poteva ancora avere. 

« Per favore, vuoi parlarne con me? » le domandò poi, vedendo che lei non sembrava voler aprir bocca. 

« Non posso far finta che lei non sia mai esistita e andare avanti come se nulla fosse » rispose Mary a voce bassa, parlando lentamente, come se stesse cercando di trattenersi dall’esplodere. « Non posso farlo. Sarebbe come… sarebbe come rinnegarla, come cancellare tutti questi anni. Sarebbe come dimenticarla… e io non voglio che lei finisca nel dimenticatoio… »

« La stai vedendo nell’ottica peggiore, facendo così » la interruppe Sirius, posandole le mani sulle spalle come se volesse fermare quel suo continuo tremare. « So che ti ha fatto male, che ci stai male, ma devi reagire… Fidati se ti dico che è ciò che Miriam vorrebbe ».

Non appena quell’ultima frase uscì dalle sue labbra, riempiendo il silenzio attorno a loro, Mary si lasciò finalmente andare ad un pianto disperato e liberatorio allo stesso tempo. Quando vide le prime lacrime farsi spazio tra le sue ciglia, Sirius sentì il terrore crescere dentro di lui: non aveva la minima idea di come ci si dovesse comportare con una ragazza che piange, e questa era una delle ragioni per cui la maggior parte delle volte che aveva “rotto” con le altre se n’era andato quasi subito. 

« Io non ce la faccio più » riuscì a dire ancora Mary tra un singhiozzo e l’altro. « Non riesco più neanche a dormire, ho sempre paura che possa succedere qualcosa a un’altra delle persone che mi sono a cuore, continuo a sognarvi tutti… tutti morti… » andò avanti, prima di fare un passo nella sua direzione per annullare totalmente le distanza tra di loro e stringersi a lui. 

« Non riesci a dormire? È per questo che sei sempre stanca? » le domandò, circondandole la vita con un braccio e accarezzandole piano la testa con l’altra mano. 

Mary non disse nulla, ma il singhiozzo che emise gli fece capire che aveva ragione. 

« Hai provato a parlarne con Evans? » indagò ulteriormente. 

« Non… ti prego, non fraintendermi, ma io non riesco a capire come lei possa rimanere così calma e imperturbabile di fronte a tutto questo » rispose lei, parlando contro il suo petto. 

« Siete due persone diverse, avete modi diversi di reagire alle notizie, non puoi fargliene una colpa… » provò a dirle, sentendosi un po’ toccato dalle sue parole: in fondo lui era il primo che non esternava le proprie emozioni. 

Mary alzò leggermente il viso per poterlo osservare dal basso. 

« Tu non puoi continuare così, Mac » disse Sirius, facendole un’ultima e lenta carezza sul braccio prima di lasciarla andare. « Devi andare da Madama Chips, almeno per farti dare qualcosa per non fare sempre incubi. Un po’ alla volta andrà meglio, devi solo smettere di sentirti in colpa e ricordati che noi siamo ancora tutti qui. Anche se Fleamont non c’è più e ora anche Miriam… noi siamo tutti qui ».

Lei annuì alle sue parole e, una volta finito di piangere, si strofinò gli occhi con i palmi della mani per cercare di pulirsi il viso il più possibile. Al San Mungo glielo avevano detto, dopo l’incidente, che avrebbe rischiato qualche ricaduta ma non pensava sarebbe successo così presto e non per Miriam: era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Dopo Fleamont, dopo l’attacco a Roger, dopo Diagon Alley… 

« Penso che ora sia ora che me ne torni in dormitorio » gli disse, cercando di sorridergli ma riuscendo a mettere su solo una strana smorfia. 

« No, tu stasera non vai proprio da nessuna parte » ribatté invece Sirius, e quando vide che lei stava per rispondergli la prese immediatamente in braccio.

Le passò un braccio sotto le ginocchia e uno dietro la schiena, tirandola su come se non pesasse niente, e si incamminò a passo deciso verso il proprio letto, dove la posò. Lei si mise un po’ più comoda e lo guardò con un lieve sorriso sulle labbra.

« Tu oggi dormi qui » le ordinò poi, perentorio. 

« Non ho nulla per dormire » gli fece notare, facendo per alzarsi. 

« Questo non è un problema » si affrettò a dirle, avvicinandosi al proprio armadio e frugandovi dentro per alcuni secondi sotto lo sguardo di Mary. « Ecco qui! » esclamò, una volta che ebbe trovato ciò stava cercando. 

Prima che lei potesse dire qualunque altra cosa, le mise in mano quelli che sembravano essere i pantaloni di un caldo pigiama di flanella e una maglietta nera su cui era stato disegnato il nome di un gruppo musicale babbano che lei gli aveva sentito nominare spesso.

« Led Zeppelin? » domandò, guardando il logo della maglietta. 

« And she’s buuuuying a staaairway to heaven » canticchiò Sirius, facendola sorridere davvero, mentre chiudeva l’armadio.

« Roba babbana, devo farteli sentire » disse ancora lui dopo aver visto la sua aria perplessa, stringendosi nelle spalle, contento di vederla più tranquilla. « Li ho scoperti durante le vacanze e devo dire che non sono niente male. Forse non ci sarà più la cara Walburga a impazzire per le mie magliette babbane, ma rimane il fatto che con quelle cose addosso sono ancora più affascinante e misterioso » aggiunse con un sorrisetto, finendo per contagiare anche lei.

« Sei sempre il solito… » commentò Mary, avvicinandosi poi a lui. Una volta che gli fu davanti si sollevò sulle punte e gli sfiorò appena le labbra con le proprie. « Grazie » disse semplicemente, strappandogli un sorriso. 

« Nessun problema » rispose lui, alzando le spalle. 

Dopodiché, Sirius prese anche lui il pigiama e lo indossò, mentre Mary continuava a spostare lo sguardo da lui ai vestiti che teneva in mano, incerta. 

« Be’… mi cambio, quindi? » 

Sirius alzò lo sguardo su di lei ed inarcò un sopracciglio mentre si tirava su i pantaloni del pigiama. 

« Direi proprio di sì » disse, divertito. « Puoi anche cambiarti qui, tanto non c’è nulla che non abbia già visto… » aggiunse, ricevendo in risposta una lieve botta sulla nuca. 

« Idiota » commentò infatti lei, prima di iniziare comunque a fare quanto le era stato detto. 

Una volta che ebbe indossato i suoi vestiti, Sirius si prese qualche secondo per osservarla prima di ridacchiare. Le stava tutto estremamente grande: i pantaloni erano troppo lunghi e quasi le nascondevano i piedi, mentre era palese che la maglietta fosse di almeno due o tre taglie più grande perché le stava larga sulle spalle e le arrivava quasi a metà coscia.

Mary alzò gli occhi al cielo, ma, mentre lui finiva di cambiarsi, chinò il capo per poter annusare velocemente l’odore che proveniva dalla maglietta che aveva addosso e, non vista, sorrise istintivamente.

« Che ci fai ancora ferma lì? » la richiamò Sirius, che nel frattempo aveva scostato le coperte e si era seduto sul bordo del letto. « Su, vieni » aggiunse, facendole cenno di affiancarlo. 

Lei non se lo fece ripetere due volte, andando a sedersi sull’altro lato del letto e infilò le gambe sotto la trapunta, cominciando a tirarsela su fino alla vita. Si girò su un fianco, così da poter guardare Sirius negli occhi quando anche lui si fu sdraiato. 

Vederlo lì, tutto intento a cercare di sistemare le coperte e imprecando quando finiva solo per scoprirsi di più, Mary non poté trattenere un sorriso. Ormai era quasi un mese che stavano effettivamente insieme, ma solo in quel momento si disse che aveva fatto bene a mettere da parte tutte le sue paure ed incertezze. Per settimane aveva avuto il terrore che, una volta che avesse ceduto, lui l’avrebbe poi messa da parte come aveva fatto con le altre; il fatto che lui fosse ancora lì, anche e soprattutto in un momento brutto come quello, la spinse ad avvicinarglisi un altro po’, così da far quasi sfiorare le loro gambe e avere il suo viso a pochi centimetri dal proprio. 

« Vuoi parlarne ancora? » le domandò lui, la voce bassa nonostante nessuno dei suoi compagni di stanza fosse ancora tornato. 

Mary ci pensò su un attimo, ma decise che, almeno per quella giornata, ne aveva avuto abbastanza. Parlare di tutte quelle cose e, soprattutto, di Miriam le faceva male. Per quanto volesse continuare a ricordarla, si disse che lei voleva ricordarla bene. Voleva ricordarla per la persona che era: solare, allegra, spigliata. E Sirius, a conti fatti, aveva ragione quando diceva che Miriam non avrebbe voluto vederla così. 

Mary quindi si ritrovò a rispondere negativamente alla domanda che lui le aveva posto.

« Be’, se la metti così… ho un po’ di battute da dirti » disse Sirius, e lei gemette: dopotutto, più una barzelletta era triste e più gli piaceva. « Sai cosa dice un vulcano appena nato? »

Lei inarcò le sopracciglia, mettendo su un’espressione scettica.

« No, cosa? » si arrese infine, vedendo poi il sorriso sul viso di Sirius allargarsi. 

« Voglio la magma » esclamò infatti lui, prima di ridere da solo. 

Mary lo guardò allibita, assimilando la risposta che lui stesso aveva dato alla propria battuta e trattenendosi con tutte le proprie forze dal ficcargli qualcosa in bocca pur di farlo tacere. Tuttavia sapeva che lui stava solo cercando di farla stare meglio come meglio poteva, e lei gliene fu grata. 

Conscia di ciò, infatti, decise di ricambiare il favore. 

« La vuoi una battuta sporca? » gli domandò, ghignando quando lo vide annuire, convinto di aver capito il tipo di barzelletta che lei avrebbe tirato fuori. « Un uomo si rotola nel fango » finì dunque lei, sistemandosi meglio con la testa sul cuscino.

Sirius aggrottò le sopracciglia, perplesso, prima di capire il senso della battuta. 

« Aah! » esclamò infatti. « Ma non è divertente! »

« E perché, le tue sì? » ribatté lei, portandosi le mani davanti, vicino al petto. 

« Ma come osi? » protestò Sirius, melodrammatico come al solito, prima di farlesi ancora più vicino e infilando le mani sotto la maglietta di Mary, cominciando a farle il solletico sulla pancia. 

 

Lost and insecure,

you found me.

*

 

Quando si svegliò, il letto di Mary era ancora vuoto.

La sera prima era tornata in camera dopo lo scattare del coprifuoco, ma quando aveva visto che la sua migliore amica non era in stanza aveva supposto che lei e Sirius stessero approfittando di quel poco tempo da soli per stare insieme. Evidentemente, però, lei doveva essere rimasta poi a dormire lì. 

Sospirando, si tirò su e cominciò a prepararsi. Claire e Kate erano già pronte, visto che tutt’e due seguivano le lezioni di Divinazione, a differenza di Lily e Mary. Loro le dissero che l’avrebbero potuta aspettare, se si fosse sbrigata, ma lei preferì dir loro di cominciare ad avviarsi così da potersi ritagliare più tempo possibile per riflettere. 

Mentre l’acqua calda della doccia le bagnava la pelle e i capelli, Lily si ritrovò a pensare a quanto fossero stati strani quegli ultimi giorni. Era il ventotto di gennaio, ormai, e quel mese era davvero volato, ai suoi occhi; aveva passato molto tempo sui libri, pur di distrarsi, e aveva cercato di stare in dormitorio il meno possibile per non rendersi conto di quanto fosse vuoto senza Miriam. Come se ciò non bastasse, il fatto che ultimamente Mary fosse così sfuggente non faceva che peggiorare la situazione: voleva la sua migliore amica, ne aveva bisogno e sapeva che era lo stesso per lei. 

Uscì dalla doccia e si pettinò i capelli, prima di asciugarli con un incantesimo. Si guardò brevemente allo specchio, infine sospirò e tornò in camera per cambiarsi. Si vestì lentamente, indossando la divisa e prendendosi tutto il tempo del mondo per allacciare i bottoni della camicia; poi preparò la borsa per le lezioni che avrebbe avuto quel giorno e, finalmente, si diresse in Sala Comune. 

Fortuna volle che, proprio in quel momento, anche Sirius Black stesse scendendo per andare a fare colazione. Aveva un viso abbastanza riposato, ma la cosa che davvero colpì Lily fu la sua espressione: nell’ultimo periodo aveva iniziato ad essere sempre imbronciato e pensieroso, ma quella mattina sembrava che avesse fatto finalmente pace con il mondo. 

« Ehi, Evans » la salutò non appena la vide, alzando la mano nella sua direzione in cenno di saluto. 

« Ciao, Black » rispose lei, prima di lanciare un’occhiata alle scale a chiocciola dietro di lui e non vedendo la persona che stava cercando. « Mary? » domandò quindi. 

« Si è appena svegliata, ieri si è addormentata come un sasso » rispose lui. « James è rimasto un attimo su per parlarle ». 

Lily annuì, non sapendo bene cosa dire di più. 

Il suo rapporto con Sirius Black era ancora piuttosto strano: non si odiavano più, ma non sapeva se poteva definire quello che c’era tra loro con la parola amicizia. Era rimasta però molto colpita dalla facilità con cui lui sembrava capirla su molte cose, in primis il suo legame con Petunia. Dopo anni passati a definirlo come infantile e insopportabile, aveva scoperto che anche lui, come James, nascondeva un altro lato del proprio carattere.

« Grazie » disse solo, ricevendo in risposta un’occhiata perplessa. 

« Per cosa? » domandò infatti Sirius, preso in contropiede. 

« Per Mary » rispose lei, con l’accenno un sorriso sulle labbra. « A volte può non dimostrarlo o non dirtelo, ma la fai davvero felice. La fai stare bene » aggiunse a mo’ di spiegazione. 

Per la prima volta nella sua vita, a Lily parve di vedere dell’imbarazzo negli occhi di Sirius. Quest’ultimo, tuttavia, fu molto veloce nel nasconderlo, mettendo su un sorriso laconico e stringendosi nelle spalle. 

« Si fa il possibile ».

Lily si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo, un po’ infastidita da quel suo modo di sminuire le cose. Era una peculiarità che gli era sempre appartenuta e che l’aveva sempre, sempre scocciata. 

A salvarla da un altro imbarazzante silenzio fu l’arrivo di James, accompagnato da un forte rumore di passi sulle scale e una caduta per poco sventata. Scendendo dall’ultimo gradino, infatti, il ragazzo inciampò e rischiò di finire con la faccia spalmata per terra. 

« Porco Salazar! » imprecò James, sistemandosi gli occhiali sul naso, dal momento che gli erano quasi caduti. « Oh. Ciao, Lily » aggiunse quando vide che Sirius non era da solo. 

« Buongiorno, James » lo salutò lei, ridendo sia del suo arrivo che dalla sua espressione lievemente imbarazzata. 

« Sarebbe stato divertente vederti cadere, però » disse invece Sirius, fingendosi meditabondo. 

« Perché non ci provi tu allora? » ribatté James.

« Perché io non ci riuscirei neanche se lo volessi: ho un portamento perfetto, sono troppo elegante per cadere a terra come un plebeo qualunque » rispose l’altro con aria di sufficienza e per un attimo, solo un attimo, Lily credette che dicesse sul serio. 

« Certo, allora spiegami meglio perché quest’estate ti sei addormentato per terra dopo essere caduto e non esserti voluto alzare per quasi mezz’ora».

« Forse perché ero ubriaco? » fece Sirius, retorico, alzando gli occhi al cielo. « Io comunque comincio a raggiungere Peter, visto che se voglio fare colazione prima di Divinazione devo anche sbrigarmi. Ti aspetto giù » aggiunse, rivolto a James. « Ci vediamo dopo, Evans ».

Lily annuì e lo salutò di rimando, guardandolo poi sparire dietro il ritratto della Signora Grassa. Anche James seguì con gli occhi l’uscita del proprio migliore amico, prima di sospirare e girarsi verso di lei.

« Temo di dover andare anche io » ammise con un sorrisetto, scompigliandosi i capelli con la mano. « Sai, Divinazione… »

« Ancora non capisco perché seguiate una materia del genere » commentò lei, divertita, che aveva sempre ritenuto Divinazione come una grande presa in giro, alla stregua degli oroscopi babbani. 

« Hai mai provato le poltrone di quell’aula? » le domandò James, e lei, perplessa, scosse la testa. « Allora non puoi capire quanto siano comode per dormire » le spiegò, serissimo. 

Lily lo guardò in silenzio per un paio di secondi, prima di scoppiare a ridere.

« Be’, effettivamente mi sembra un valido motivo » gli concesse, scherzando. 

« Certo che è un valido motivo. Anzi, validissimo! » esclamò lui, sorridente. « Adesso devo andare davvero, però. Non penso che Mary ne abbia ancora per molto, comunque » aggiunse, lanciando una rapida occhiata alle scale dietro di sé.

« Nessun problema, tanto alla prima ora non ho lezione » rispose Lily, stringendosi nelle spalle. « L’aspetto, così possiamo fare colazione insieme ».

« Perfetto » sorrise James. « Allora ci vediamo dopo » disse poi, scoccandole un bacio sulla guancia prima di seguire le orme di Sirius e lasciare la Sala Comune. 

Lily rimase lì una manciata di secondi, non sapendo bene cosa fare ma continuando a sorridere tra sé e sé. Stava giusto pensando di andare a sedersi sul divano di fronte al camino, quando una voce la richiamò alla realtà.

« Cos’è quel sorrisetto? » domandò infatti Mary, comparendo sulla soglia della porta che portava alle scale per i dormitori maschili. 

« Eh? » fece Lily, confusa. 

« Avevi un sorrisetto ebete stampato in faccia, Lily » rispose l’altra con una risatina. 

La rossa fece per aprire bocca, ma la richiuse immediatamente, sperando di non essere arrossita. 

« Ooh, ho capito » fece Mary con aria divertita. « Hai visto James, eh? »

Lily le lanciò un’occhiataccia e si rifiutò di risponderle, limitandosi a legarsi i capelli in una coda in silenzio.

« Vogliamo andare a fare colazione? » le domandò, cambiando direttamente discorso.

Mary inarcò le sopracciglia, prendendo il suo silenzio per una taciuta conferma, ma non disse nulla. 

« Mi cambio al volo e andiamo, va bene? » rispose invece. « Non mi va di indossare ancora i vestiti di ieri ».

Lily annuì, e lei si affrettò a salire le scale che portavano alle stanza delle ragazze. 

Rimasta nuovamente sola, la rossa si rese conto che Mary sembrava già stare un po’ meglio rispetto agli altri giorni. I suoi occhi erano ancora cerchiati da occhiaie, ma erano meno marcate rispetto al giorno prima, e anche il fatto che avesse scherzato con lei la mise di buon umore. Forse le cose stavano davvero tornando a posto, un po’ alla volta. 

« Eccomi, sono pronta! » esclamò Mary, scendendo di fretta le scale. 

Anche lei, proprio come James poco prima, inciampò sull’ultimo gradino e rischiò di cadere; questo piccolo parallelismo divertì Lily, che si lasciò andare ad una risata sotto lo sguardo un po’ contrito di Mary.

« Dai, non ridere, sono solo inciampata! » protestò infatti, sistemandosi la borsa scolastica a tracolla. 

« Non rido perché sei inciampata » disse Lily una volta che ebbe finito di ridere. « Solo che è successa la stessa cosa a James neanche dieci minuti fa ».

« Ah, che dire? Quel ragazzo mi copia » commentò Mary, fingendosi superiore. 

« Se vogliamo essere precisi, è successo prima a lui » le fece notare Lily, inarcando le sopracciglia. 

« Questo è solo un dettaglio ».

« Mi sembra ovvio ».

Mary le sorrise, regalandole finalmente un sorriso degno di questo nome, prima di afferrarla per il braccio e trascinarla con sé verso il buco del ritratto. Lily glielo lasciò fare, trovandosi così nel corridoio, dirette verso la Sala Grande.

« Stavo pensando che è da un po’ che io e te non parliamo… » cominciò, mentre iniziavano a scendere le scale. « Ti va di prendere qualcosa in Sala Grande e fare colazione fuori? Come facevamo un po’ di tempo fa, insomma » le propose poi, riferendosi alla loro vecchia tradizione di mangiare sedute sui gradini d’ingresso, sebbene di solito lo facessero solo in mesi più caldi.

« Non fa un po’ freddo? » domandò infatti Mary, incerta. 

Lily si strinse nelle spalle.

« Sì, però mi farebbe piacere stare un po’ solo con te » rispose lei, sorridendole con dolcezza.

« Va bene » acconsentì allora Mary. « Che sarà mai un po’ di freddo? » aggiunse, facendola ridere. 

« Al massimo ci prendiamo l’influenza » scherzò Lily. 

« Oh, magari! Così potrei evitarmi le due ore di esercitazione di Pozioni domani pomeriggio… » commentò Mary, reggendole il gioco, anche se in fondo saltare Pozioni non le sarebbe dispiaciuto poi tanto. 

« Non penso che il processo sia così rapido, sai? Probabilmente ti ammaleresti durante il weekend » la prese in giro Lily, fingendosi pensierosa. 

« Eh, no! Nel weekend no! » protestò Mary, indignata. 

Lily scosse la testa, non riuscendo tuttavia a trattenere un sorriso. 

Le sembrava di essere improvvisamente tornata al mese precedente, quando ogni cosa era ancora al suo posto e la paura più grande di Mary era quella di ritrovarsi con il cuore spezzato a causa di Sirius. 

Vederla di nuovo scherzare e ridere davvero le scaldò il cuore, perché se c’era una cosa di cui aveva bisogno, in un momento del genere, era della sua migliore amica: quella Mary allegra, sempre pronta a stare accanto alle persone che le stavano a cuore ogni volta che loro ne avessero avuto bisogno. 

Ricordava ancora i giorni dopo la morte di Fleamont Potter, quando Mary, per quanto scossa fosse, aveva cercato di rimanere forte per James, per cercare di farlo stare bene. Era strano che, invece, lei non riuscisse a rimanere forte per se stessa: aveva così tanta paura di perdere le persone a lei care, che si chiudeva a riccio e cercava di non affrontare il problema faccia a faccia. 

« Ti trovo meglio » le disse improvvisamente, poco prima di superare il portone della Sala Grande. 

« Sì? » fece Mary, girando il viso verso di lei. 

« Sì » confermò Lily, annuendo per accentuare il proprio assenso. « E mi fa molto piacere ».

« Mi dispiace se in questi giorni non ci sono stata per te, Lily… » ammise Mary, chinando il capo in avanti. « Non sono stata una buona amica… Tu avevi bisogno di me ed io non c’ero. Mi dispiace veramente tanto… ».

Stavolta fu Lily ad afferrarla per un braccio, costringendola a fermarsi. Non le importava minimamente del fatto che si trovassero praticamente in mezzo alla Sala Grande e che potesse sembrare strano vederle lì, ferme. 

« Non ci pensare, okay? Io non ce l’ho affatto con te, non potrei mai prendermela con te per una cosa del genere » le assicurò, cercando di suonare il più convincente possibile: la verità era che lei aveva davvero avuto bisogno di Mary, ma d’altra parte capiva che neanche per lei doveva essere stato facile affrontare una situazione del genere. « Sono solo contenta di rivederti sorridere. Mi sei mancata ».

« Ooh! » fece Mary, abbracciandola di slancio, anche lei incurante delle occhiate confuse che alcuni studenti seduti là vicino lanciarono loro. « Scusami, scusami tantissimo! » ripeté, stringendola a sé. 

« Ti ho già detto che non hai niente di cui scusarti » rispose Lily, ricambiando la sua stretta e avendo quasi paura di romperla, magra com’era e indifesa come le sembrava. 

« Sì, ma io dovevo esserci per te se avevi bisogno di sfogarti » insistette Mary, cocciuta, sciogliendo l’abbraccio. 

« Non ti preoccupare » ribatté Lily, alzando gli occhi al cielo prima di sorriderle, accondiscendente. « Ora pensa a sfogarti tu, io in questi giorni ho già dato » aggiunse, lanciando un’occhiata veloce alla tavolata dei Grifondoro, dove i Malandrini stavano rapidamente facendo colazione. 

Mary seguì il suo sguardo, finendo per posarsi su James, che stava ridendo e dicendo qualcosa a Peter. 

« Capisco » commentò semplicemente, prima di piegare le labbra in un sorrisetto che Lily conosceva bene: significava che voleva sapere ogni cosa. « Prendiamo il cibo e usciamo subito, perché mi sa che mi sono persa qualcosa… » finì infatti, con un tono carico di sottintesi, mettendola un po’ in imbarazzo.

Mary si avvicinò ai posti occupati dai Malandrini, scrutando con aria indecisa la tavola: non aveva molta fame, come le succedeva ogni volta che qualcosa la turbava. Lei non ci faceva più neanche caso, ma si era accorta di come Lily, durante il loro abbraccio, le avesse accarezzato con attenzione le costole e le scapole e dello sguardo preoccupato che le aveva lanciato dopo. 

« Ehi, che ci fate là in piedi? » chiese loro Remus, che in quel momento stava spalmando della marmellata su una fetta di pane. 

« Sì, infatti. Perché non vi sedete con noi? » propose poi Peter. 

« Domani sicuramente » rispose Lily, che aveva affiancato Mary. « Oggi mangiamo fuori ».

« Oh, come mai? » domandò James, guardandole con curiosità da sopra la propria tazza di caffè. « Non fa esattamente caldissimo, fuori ».

« Chiacchiere tra donne » disse semplicemente Mary, lanciando all’amica un’occhiata d’intesa. « Non penso vogliate stare a sentire ».

« E se invece volessimo? » ribatté Sirius, ironico, girando il busto per vederle bene, dal momento che loro si erano fermate proprio dietro lui e Peter.

« Be’, non potreste, quindi non cambia nulla » fu la risposta di Mary, che però si abbassò e gli scoccò un bacio sulla guancia. « Adesso, se permettete… » aggiunse, aprendo un tovagliolo e mettendovi dentro due muffin e due frutti. « Prendi tu qualcosa da bere, Lily? »

La rossa annuì, riempiendo due calici con del succo di zucca. 

« Ci vediamo a Difesa, allora » li salutò Lily. « A dopo! »

« A dopo! » ricambiarono i ragazzi quasi in coro.

L’aria fredda di fine gennaio le investì non appena misero piede fuori dal portone d’ingresso; la neve che era caduta durante la notte si era depositata sul terreno, già innevato dalle nevicate precedenti. Tuttavia, per la prima volta nell’arco di qualche giorno, il cielo era terso e limpido, ed un timido sole splendeva sopra le montagne poco lontane. 

Lily e Mary si avviarono verso la strada che portava alle serre di Erbologia, dal momento che era fatta da un corridoio aperto ed era quindi più coperta delle solite scale d’ingresso. Si sedettero sul primo muretto, l’una davanti all’altra e con il cibo preso in Sala Grande tra di loro. 

« C’è qualcosa che mi devi dire? » domandò subito Mary, che non voleva perdere neanche un secondo, incrociando le gambe sul muretto.

Lily alzò gli occhi al cielo, capendo subito a cosa si stesse riferendo l’amica, e prese un pezzetto di muffin per mangiarlo prima di rispondere. Anche perché non sapeva bene cosa dirle. 

« Cosa vuoi sapere? » le chiese per temporeggiare.

« Cosa voglio sapere? Mi prendi in giro, spero » fece Mary, smettendo di mangiare la propria mela e guardandola con scetticismo. « Voglio sapere di te e James, ovviamente! »

Lily ridacchiò, abbassando lo sguardo sul proprio bicchiere di tè. 

« Be’, non c’è molto da dire… » rispose infine, stringendosi nelle spalle. « Queste ultime settimane sono state dure per tutti quanti, e visto che ora passiamo più tempo insieme, un po’ per le ronde e un po’ per le riunioni, abbiamo finito per sfogarci entrambi l’uno con l’altro. È stato molto… carino. Disponibile, ecco ».

« Com’è dicevi sempre tu? Non tutti i mali vengono per nuocere: era così, no? » commentò Mary, e Lily annuì senza dire nulla. « Be’, allora forse la mia assenza in questi ultimi giorni non è stata del tutto inutile… »

« Puoi vederla così, ma non azzardarti a sparire ancora, eh » la riprese Lily, mostrandosi scherzosa nonostante in realtà lo pensasse davvero. 

« Farò tutto il possibile, Lily, te lo prometto. Ti meriti un’amica migliore di quella che sono stata in questo periodo » rispose Mary, mogia, non riuscendo a guardarla negli occhi e spostando per questo motivo il proprio sguardo sulla mela mezza mangiata che aveva in mano. 

« Non c’è bisogno che torniamo su questo argomento » la tranquillizzò Lily, posandole una mano sul ginocchio. « Quasi quasi preferisco tornare al discorso di prima, guarda » ammise, ma quando incontrò di nuovo lo sguardo di Mary, ora di nuovo attento e incuriosito, si disse che forse avrebbe fatto meglio a tenere la bocca chiusa. 

« Oh, preferisci tornare al discorso di prima, eh? » fece infatti la mora, piegando le labbra in un sorrisetto. 

« Mi sa che è tardi per rimangiarmi tutto, vero? »

« Eh, già » rispose Mary, annuendo con convinzione prima di bere qualche sorso di tè. « Su, adesso sputa il rospo! Devi dirmi tutto, sennò non ti lascio andare ad Alchimia! »

« Ma il corso mi comincia tra quarantacinque minuti! » esclamò Lily, ridendo. « C’è un sacco di tempo! »

« Be’, il tempo passa e tu ancora non hai cominciato a raccontarmi! » le fece notare l’altra, contrariata. « Allora? »

« Va bene, va bene! » esclamò alla fine la rossa, arrendendosi definitivamente. « È solo che non so come spiegarmi… Te l’ho detto, è stato molto gentile in questi giorni, ha cercato in tutti i modi di farmi distrarre e, se per caso volevo parlare, mi ascoltava, mi ascoltava davvero. Non so, mi ha fatto piacere, ecco…».

« Mmh… » fece Mary, guardandola con aria pensierosa. « Ti ha fatto piacere il fatto che ci fosse per te o ti ha fatto piacere il fatto che fosse James ad esserci per te? » indagò, cercando di nascondere il proprio sorrisetto dietro il proprio bicchiere di tè. 

« Scema! » protestò Lily, imbarazzata, lanciandole un pezzetto di muffin sulla spalla.

« Oh-oh! » esclamò invece lei, soddisfatta. « Lily Evans che arrossisce per James Potter? E non per la rabbia? Questa mi è nuova! C’è forse qualche altra cosa che mi devi dire? »

« Assolutamente no! » rispose la rossa, troppo velocemente e, soprattutto, troppo in imbarazzo per essere sincera. 

« Senti, Lily… » disse Mary, abbassando la voce per sicurezza e piegandosi leggermente in avanti con il busto per starle più vicina. « Ma non è che ti sta iniziando a piacere James? » le domandò poi, guardandola senza malizia o soddisfazione, ma solo con sincera curiosità.

« A me? » gracchiò Lily, sperando di non arrossire ulteriormente. « Su, siamo solo amici, non scherzare! » aggiunse, affrettandosi a finire il proprio tè. 

« E chi scherza? » commentò la mora, tornando ad appoggiarsi con la schiena alla colonna di pietra dietro di lei. « E poi anche io e Sirius prima eravamo solo amici ».

« Vuoi davvero dirmi che per te Sirius è sempre stato solo un amico, prima che vi metteste insieme? » ribatté Lily, scettica. 

« Be’, i primi anni sì » rispose Mary. « E anche mentre stavo con Dylan… »

La rossa non disse nulla, limitandosi a guardarla con le sopracciglia inarcate. 

« Non guardarmi così! » protestò l’altra, sentendosi sotto giudizio. « E poi stavamo parlando di te, non di me! Non cambiare discorso! »

« Non ho cambiato discorso, sei stata tu a tirare in ballo la tua amicizia con Sirius » le fece notare prontamente Lily, saltando poi giù dal muretto e mangiando l’ultimo pezzo rimasto del suo muffin. « Ad ogni modo, adesso devo andare ad Alchimia! Ci vediamo dopo a Difesa! » esclamò, scoccandole un bacio veloce sulla guancia prima di afferrare le proprie cose. 

Mary non ebbe il tempo di fare nulla - né di insistere, né di farle presente che all’inizio della sua lezione mancavano quasi venti minuti -, perché subito dopo averle parlato la rossa si avviò a passo svelto verso l’entrata. 

Sospirando, si disse che Lily era davvero brava a sviare i discorsi spinosi. 

 

*

 

Per l’ennesima volta nell’ultima settimana, James Potter si svegliò con addosso ancora più sonno di quando si era infilato sotto le coperte, dopo ore passate a cercare di finire il tema di Incantesimi che aveva rimandato per giorni e giorni. 

Non appena si svegliò, ad ogni modo, la sua mente registrò due cose decisamente strane: innanzitutto, la sua testa non era poggiata sul cuscino, ma sul proprio mantello scolastico; in secondo luogo, c’era troppo silenzio per essere una normale mattina. Perché non sentiva le lamentele di Peter su Sirius e l’eccessivo tempo che passava in bagno? Perché non sentiva Lucas russare? Perché non sentiva Remus dire a tutti loro di muoversi perché aveva fame? 

Con tutti questi punti interrogativi per la testa, James si decise a tirarsi su a sedere e stropicciarsi gli occhi ancora gonfi di sonno. La testiera del letto era scomoda, dal momento che non c’era il cuscino - e lui si appuntò di affatturare Sirius il prima possibile per quello scherzo -, così, sbuffando, si girò per mettere i piedi per terra. Prese gli occhiali dal comodino accanto al letto e se li infilò, riuscendo finalmente a mettere a fuoco l’ambiente intorno a lui. 

Vuoto.

Fu questo tutto ciò che vide James. 

Il dormitorio era vuoto: nessun letto era occupato, la porta del bagno era spalancata e l’unico rumore che sentiva era quello del suo respiro, perché non c’era nessuno

« Ma che diamine? » borbottò, prima di afferrare il proprio orologio da polso e guardare l’ora sul quadrante. « Merda! » esclamò poi, vedendo con orrore che le lancette segnavano le nove e mezza. « Merda, merda, merda » continuò ad imprecare, alzandosi di scatto dal letto e correndo in bagno. 

Continuando a borbottare a mezza voce quel mantra - merda, merda, merda - si tolse gli occhiali e si buttò sotto la doccia, lavandosi il più velocemente possibile. Trattenne a stento un’imprecazione più colorita quando un dito s’impigliò in un nodo dei suoi capelli. Uscì in fretta dalla doccia, strofinandosi i capelli con un asciugamano, prima di rimettersi gli occhiali e lavarsi i denti. 

Tornò poi in camera, tirando fuori dal proprio armadio dei vestiti puliti. S’infilò tutto il più velocemente possibile, cercando di non perdere troppo tempo appresso ai bottoni della camicia, per poi girare come un matto per la stanza  - merda, merda, merda - alla ricerca delle proprie scarpe. 

Una volta che le ebbe trovate e se le fu messe, corse a preparare la borsa e i libri che avrebbe dovuto portare con sé per quella giornata. Rifletté un attimo, cercando di ricordarsi che giorno fosse e che lezioni avrebbe dovuto frequentare. 

« Allora… diamine, che giorno è oggi? » sbottò, prima di avere il lampo di genio. « Ah! Martedì! » esclamò, allungando una mano verso il libro di Trasfigurazione, prima di bloccarsi di colpo e sbiancare. « Merda! »

Come diamine aveva fatto a non ricordarsene prima? Erano giorni e giorni che aspettava quel giorno, e che faceva? Non si svegliava in orario. 

Si sentì un’idiota, soprattutto quando girandosi verso il proprio letto vide il pacchetto regalo appoggiato sul baule. Ci aveva messo secoli per trovarle il regalo perfetto, e alla fine era abbastanza certo di avercela fatta: niente di troppo impegnativo, ma con un significato dietro. 

Il giorno precedente aveva fantasticato più e più volte su come glielo avrebbe dato. Inizialmente aveva pensato di darglielo in Sala Grande a colazione, anche per far vedere a tutti che lui era in grado di farla sorridere genuinamente, ma poi si era detto che quello sarebbe dovuto essere un momento solo loro e che avrebbe preferito essere l’unico a vedere lo sguardo dolce quando Lily avrebbe scartato il regalo. 

« Sono un imbecille » decretò, arrabbiato con se stesso, buttando nella cartella i libri di Trasfigurazione, Difesa, Incantesimi e Divinazione, prima di uscire dalla stanza e scendere le scale in tutta fretta. 

Mentre correva per i corridoi, cercando di arrivare il prima possibile in classe, continuava a cercare una scusa decente da dire alla McGranitt. Sapeva di essere uno dei suoi pupilli, ma sapeva anche che se c’era una cosa che lei non tollerava minimamente erano proprio i ritardi. Non appena spalancò la porta dell’aula, infatti, la prima cosa che vide fu lo sguardo alterato della professoressa. 

« Buongiorno, signor Potter » fece la McGranitt, osservando con scetticismo le sue condizioni: effettivamente non era nella sua forma migliore, con i capelli ancora più scompigliati del solito, il mantello allacciato male, la cravatta allentata e le guance rosse per la corsa. « Alla fine ha deciso di presentarsi ».

« Mi dispiace, professoressa » si limitò a rispondere. « Non mi sono svegliato in tempo e… »

« Si sieda, signor Potter » lo bloccò la professoressa, le labbra strette in una linea quasi dritta. « E cinque punti in meno a Grifondoro ».

James ingoiò l’ennesima imprecazione della giornata, annuendo in direzione della McGranitt e avviandosi verso il posto che Sirius aveva tenuto occupato per lui. La donna, tuttavia, non sembrò molto d’accordo. 

« C’è un posto libero al primo banco, signor Potter » lo avvisò, con un tono che di casuale non aveva nulla. « Perché non si siede lì, per oggi? » 

« Certo, professoressa » rispose lui, cercando di non mostrare il benché minimo fastidio, prima di dirigersi verso il banco che gli era stato indicato. 

Si sedette così accanto a George Stebbins, che si premurò di salutare a bassa voce, per poi aprire la cartella e tirare fuori le cose che gli sarebbero servite per la lezione. Ad ogni modo non riuscì a trattenersi dal girare leggermente il viso verso l’altro lato della stanza, quello vicino alle finestre, dove sapeva di poter trovare Lily: con la sfortuna che sembrava avere quel giorno, tuttavia, la trovò che cercava disperatamente qualcosa all’interno della propria borsa. 

James era assolutamente intenzionato a continuare ad osservarla finché lei non avrebbe alzato lo sguardo per incontrare il suo, ma, ancora, quel giorno qualcuno sembrava volergli dimostrare che, se la fortuna era cieca, la sfortuna ci vedeva davvero benissimo. 

« Poteva non venire direttamente, signor Potter, se pensava di non prestare neanche un briciolo di attenzione alla lezione di oggi » lo richiamò la McGranitt, piccata come non mai. 

Lui spostò immediatamente lo sguardo, riportandolo sulla figura austera che sedeva dietro la scrivania e che lo guardava dritto negli occhi. 

« Mi scusi, mi ero distratto » provò a difendersi, capendo che nell’ora seguente avrebbe avuto gli occhi della professoressa fissi su di sé. 

« Ho notato » fu l’asciutto commento della professoressa. « Non mi costringa a togliere altri cinque punti a Grifondoro, signor Potter » disse, perentoria, prima di tornare a spiegare da dove si era interrotta. 

Sospirando, James s’impose di prestare attenzione alla spiegazione, dicendosi che in fondo Lily era troppo lontana per farle gli auguri. E inoltre, se si fosse girato ancora e la McGranitt l’avesse beccato, avrebbe fatto perdere altri punti alla propria Casa. 

La lezione andò avanti per più di un’ora, tra formule di incantesimi e paragrafi interminabili di teoria, ma James non riuscì a trattenere un sorriso quando la professoressa li congedò. Raccolse in fretta le proprie cose, gettandole con poca cura all’interno della propria borsa, e, dopo aver salutato George, si alzò per dirigersi verso Lily, che stava ancora sistemando le proprie cose. 

Mosse due passi, ma fu costretto a fermarsi.

« Vorrei parlarle un secondo, signor Potter » disse la voce della McGranitt ad un paio di metri da lui, ancora seduta dietro la scrivania. 

Dopo qualche secondo di stupore, James si girò verso la professoressa e le si avvicinò, fermandosi di fronte alla scrivania. Con la coda dell’occhio vide Lily lanciargli un’occhiata prima di uscire dalla classe insieme a Mary, Claire e Kate, e si dovette trattenere dal dare qualche testata al muro. 

« Mi dica, professoressa » la incitò, mentre anche l’ultimo studente usciva per andare a pranzare.

« Da un po’ di giorni ti vedo distratto, Potter » cominciò la donna, cominciando a dargli del tu: in fondo, dopo sette anni e parecchie detenzioni alle spalle, poteva tranquillamente dire di essere stato uno degli studenti che aveva passato più tempo con Minnie. « So che è un periodo complicato, ma vorrei che tornassi a concentrarti sullo studio come nello scorso quadrimestre. C’è qualcosa in particolare che ti distrae? »

James si strinse nelle spalle, non sapendo bene come risponderle. C’erano tante cose, in quel periodo, che lo distraevano: Mary, l’imminente partita di Quidditch contro Serpeverde, Lily, Sirius che nelle ultime settimane spariva sempre più spesso… e come se non bastasse c’era l’Ordine della Fenice, a cui non riusciva a fare a meno di pensare almeno una volta al giorno, quando leggeva le notizie sulla Gazzetta.

« Diciamo che tra gli allentamenti di Quidditch, le ronde, le riunioni e i compiti da fare dormo sempre poco… » si limitò a dirle con finta nonchalance. 

La McGranitt lo osservò per qualche secondo senza proferire verbo, studiandolo come se stesse cercando di capire se stesse dicendo la verità o meno, prima di sospirare e sistemarsi gli occhiali sul ponte del naso. 

« Va bene, Potter. Ma cerca di non arrivare più in ritardo ad una mia lezione, perché altrimenti sarò costretta a darti una punizione » si premurò di ricordargli, prima di abbozzare un sorriso. « Ora vai a lezione, non vogliamo che il nostro giocatore migliore non possa giocare la partita a causa di una detenzione, mi sbaglio? »

« Non si preoccupi, professoressa. Questa volta i Serpeverde non hanno davvero speranze » le assicurò, mettendo su il solito sorriso fiero e quasi tronfio che esibiva quando si trovava a cavallo della sua scopa. 

« Buona giornata, Potter » fu la risposta della McGranitt, che dopo avergli sorriso appena gli fece cenno di uscire dall’aula.

« Buona giornata… » fece James, fermandosi sulla soglia e girandosi verso la donna con un sorriso birichino. « … Minnie » completò, uscendo poi dall’aula in tutta fretta. 

Era ormai sparito dal campo visivo della professoressa, ma riuscì ugualmente a sentire il suo alterato « Potter! », che lo fece scoppiare a ridere. Quando si girò verso il corridoio che l’avrebbe portato nell’aula di Divinazione, ad ogni modo, si accorse di una figura appoggiata al davanzale di un’ampia vetrata. 

« Ce l’hai fatta, finalmente » commentò Sirius, mettendosi dritto in piedi, le labbra piegate in un sorriso divertito: doveva aver sentito anche lui le ultime due battute tra lui e la professoressa.

« Oi, Pad » lo salutò lui, facendoglisi vicino. « Minnie voleva passare un po’ di tempo con me ».

« Evidentemente le mancano tutte le punizioni che passavate insieme fino all’anno scorso » rispose l’altro ragazzo, con un sospiro che aveva qualcosa di nostalgico. « Ah, che bei ricordi le punizioni con Minnie ».

« Be’, non è che tu quest’anno non ne abbia avute » ribatté James, ridendo.

« Sì, ma da solo non riesco a farla sboccare come quando le prendevamo insieme! » protestò Sirius, totalmente convinto di ciò che stava dicendo. « Non perdonerò mai Silente per averti nominato Caposcuola. Non bastava già Moony come Prefetto? Ora sono davvero circondato da… da persone… persone ligie al dovere » aggiunse, pronunciando le ultime quattro parole quasi con disgusto. 

« Primo di tutto io non sono ligio al dovere. Sarebbe come dire che i capelli di Piton non sono unti, andiamo. Sono pur sempre Prongs » gli fece presente James, difendendo la propria nomea di Malandrino. « Secondo, non penso che Silente lo abbia fatto per fare un torto a te, sai? Mi dispiace dirtelo così, ma il mondo non gira intorno a Sirius Black » concluse, posandogli una mano sulla spalla con finto dispiacere. 

« Ma che stai dicendo: certo che il mondo gira intorno a me! » esclamò Sirius come se fosse ovvio, alzando gli occhi al cielo. « Non essere invidioso, negare tanto non serve a nulla ».

« Sogna pure » disse James, mentre si avviavano verso la Sala Grande. « Su, su, continua pure ad organizzare feste per le vittorie del mitico James Potter ».

« Senti, quattrocchi, rispetta i più grandi » lo ammonì Sirius, sfoderando un gran bel sorriso sfrontato. « Sai, tipo Silente, tua madre… me ».

« Hai solo centoquarantacinque giorni più di me!  » protestò James, ripetendoglielo per l’ennesima volta da quando si conoscevano. 

« Rimango comunque più grande di te, quattrocchi ».

« Smettila di chiamarmi quattrocchi! » 

« Ma certo, quattrocchi » lo scimmiottò ancora Sirius, girando leggermente il viso nella sua direzione per mostrargli l’espressione compiaciuta del proprio viso. « Ad ogni modo » parlò, fermando sul nascere la sua ennesima protesta, « penso che Evans ci sia rimasta un po’ male quando non ti ha visto questa mattina ».

James, che aveva già pronto un insulto da rifilargli, si fermò in mezzo al corridoio e costrinse così anche Sirius ad arrestarsi. Sbuffò rumorosamente, passandosi entrambe le mani tra i capelli e scompigliandoseli all’inverosimile; ad un certo punto, tuttavia, assimilò la frase del suo amico in ogni sua accezione ed un sorriso fece capolino sul suo viso. 

« Sì, eh?  » domandò semplicemente, riportando lo sguardo su Sirius, che ricambiò con un’occhiata complice e divertita. 

« Oh, sì » rispose infatti, annuendo. « Soddisfatto? »

Il sorriso di James si fece ancora più smagliante e, nonostante non avesse detto nulla ad alta voce, la risposta fu immediatamente chiara. 

« Tu sei pazzo, Prongs » commentò Sirius, scuotendo la testa.

« Oh, sì, sono pazzo di— ».

« Prova a dire “sono pazzo di lei” e giuro che non ti rivolgo più la parola » lo avvisò il giovane Black, a metà tra il divertito e il minaccioso. 

James scoppiò a ridere ed alzò le mani in segno di resa, prima di lanciare un’occhiata veloce all’orologio che aveva al polso per leggere l’orario. 

« Siamo nella merda, Pad » disse solo, tornando a guardare l’amico. 

« Ma cosa stai… » iniziò, prima di capire dove volesse andare a parare e tacendo. « Siamo in ritardo anche oggi, vero? »

James annuì lentamente e, dopo essersi fatti un cenno d’intesa, i due cominciarono a correre a perdifiato verso la torre dove si trovava l’aula di Divinazione. Fortunatamente non erano molto lontani dalla loro meta, ma dall’inizio dell’anno scolastico erano arrivati in orario a quella lezione al massimo quattro volte. Forse tre. E, proprio per questa ragione, la professoressa Swindlehurst ce l’aveva con loro - l’unico motivo per cui non avevano ancora subito ripercussioni, era la pena che la donna provava nei confronti di quello che lei chiamava il povero, sventurato signor Black.

Neanche cinque minuti dopo arrivarono alla botola che conduceva all’aula, entrambi intenti a riprendere aria prima di entrare. James ringraziò gli allentamenti di Quidditch, perché era solo grazie ad essi che non si ritrovava totalmente senza fiato come Sirius, che si era appoggiato alla parete per appoggiarvisi. 

« Saliamo che è meglio » disse quest’ultimo non appena si fu ripreso abbastanza. « Peter dovrebbe aver già occupato il solito tavolo in fondo ».

« Aah, che meraviglia » sospirò James, non vedendo l’ora di potersi sedere su quelle poltrone morbidissime e godersele appieno. « Ho proprio bisogno di un bel tè e di una bella dormita ».

« Merlino, sembri una vecchia zitella » commentò Sirius, lanciandogli un’occhiata compassionevole, e prima di entrare nell’aula si premurò di fargli il verso. « Ho proprio bisogno di un bel tè ».

James si trattenne dal rispondergli solo perché ormai la porta dell’aula era aperta, così si limitò a maledirlo mentalmente mentre lo seguiva all’interno del luminoso soggiorno che la professoressa Swindlehurst usava per le sue lezioni. 

La donna era ferma in mezzo alla classe e, fortunatamente, aveva appena iniziato a versare il tè nelle tazze dei suoi studenti. Quando vide loro due fermi sulla soglia, sospirò. 

« Oh, voi due » esclamò, facendo loro cenno con la mano di avvicinarsi e prendere posto. « Questa mattina le foglie di tè me l’avevano detto che avreste fatto tardi ».

« Eh, già » si limitò a dire Sirius, mentre James salutò educatamente la professoressa.

Entrambi si diressero verso Peter, che aveva occupato il solito tavolino e che stava palesemente cercando di trattenersi dallo scoppiare a ridere. Quando si sedettero vicino a lui, ad ogni modo, iniziò a ridacchiare sommessamente.

« Gliel’hanno detto le foglie del tè » commentò Peter, riferendosi a quanto aveva appena detto la professoressa. « Le foglie del tè, non il fatto che non siate mai arrivati puntuali ad una sua lezione. No, certo, le foglie del tè ».

 « Scusa, perché? » gli chiese Sirius, portandosi teatralmente la mano al cuore. « Vorresti per caso dubitare delle foglie del tè? »

« Oh, non mi permetterei mai » rispose Peter, trattenendo a stento una risata e tacendo non appena vide che la Swindlehurst si stava facendo loro incontro per poter versare del tè nelle loro tazze. 

« Mi raccomando, ragazzi, fate bene attenzione a ciò che leggete nelle foglie… » si premurò di ricordar loro, lanciando un’occhiata particolarmente intensa a Sirius, che dovette trattenersi dallo scoppiarle a ridere in faccia. 

« Non si preoccupi, prof » la tranquillizzò James con un sorriso smagliante. « Saremo attentissimi » rincarò la dose, facendola sospirare prima che se ne andasse. 

« Secondo me, se dovesse succedere anche oggi, sarebbe capace di mettersi a piangere » disse Peter, senza staccare gli occhi dalla schiena della professoressa. 

« Lo penso anche io » concordò James, annuendo con convinzione prima di girarsi verso Sirius. « Ormai ti ha preso proprio a cuore, Pad ».

« Che posso farci? » si limitò a dire il diretto interessato, stravaccandosi sulla poltrona e prendendo tra le mani la tazza di tè. « Faccio sempre questo effetto alle donne ».

« Be’, non pensavo fosse il tuo tipo… » commentò Peter, lanciando un’occhiata alla donna. 

La professoressa, infatti, non era una grande bellezza, anche perché era abbastanza avanti con l’età. I capelli, ricci e ormai grigi, erano quasi sempre legati in un’alta crocchia disordinata e gli occhi chiarissimi erano protetti dalle spesse lenti degli occhiali da vista che indossava; in più, indossava sempre vestiti larghi e dai colori sgargianti, nascondendo così il fisico bassino e piuttosto paffuto. Come se ciò non bastasse, era totalmente suonata. 

« Merlino, che schifo, Wormy! » fece Sirius con una smorfia. « E poi sono io a fare colpo sulle donne, non è mica detto che loro facciano colpo su di me. Mettiamo in chiaro le cose » aggiunse, tremando appena nel tentativo di scacciare l’affermazione di Peter dalla propria mente. « Ew ».

James e Peter ridacchiarono dietro le loro tazze di tè, scambiandosi un’occhiata divertita prima di spostare lo sguardo sulla professoressa. Quest’ultima era tornata al centro della stanza e, come al solito, ricordava loro come leggere correttamente le foglie di tè che sarebbero rimaste sul fondo delle loro tazze. 

« Avete capito bene? » domandò alla fine del proprio discorso, facendo vagare lo sguardo per tutta la classe. 

Un coro di « Sì », metà annoiati e metà divertiti, si levò dagli studenti.

« Come se non lo avesse spiegato ogni lezione sin dal terzo anno… » borbottò a mezza voce Sirius nel frattempo, facendosi sentire da Claire e Kate, che occupavano il tavolo affianco insieme a due Tassorosso e risero sommessamente. 

Lui rispose con un occhiolino scherzoso, prima di tornare a prestare attenzione ai propri amici. James e Peter stavano chiacchierando a bassa voce, e dalle prime parole che Sirius riuscì a captare capì subito l’argomento. 

« Ancora Evans… » sbuffò, soffiando appena sul proprio tè. « Davvero, Prongs? »

James non gli rispose, lanciandogli però un’occhiataccia, e tornò a prestare attenzione a Peter.

« Allora, Wormy, stavamo dicendo » fece, sempre attento a non alzare troppo la voce, riprendendo il discorso che Sirius aveva interrotto. « Se n’è andata con Moony? »

« Sì, te l’ho detto… » rispose Peter, alzando le spalle. « Da quel che ho capito avevano un compito di Aritmanzia e dovevano sbrigarsi, altrimenti avrebbero fatto tardi ».

James sbuffò, infastidito, accasciandosi contro lo schienale della poltrona. 

« Che palle » si lamentò. « Oggi è non è proprio giornata ».

« Be’, potevi anche svegliarti… » commentò Sirius con nonchalance. 

« Potevo svegliarmi?! » ribatté James, trattenendosi dal dargli un calcio sotto al tavolo. « Be’, se la metti così potevate svegliarmi voi! Lo sapevate che oggi era il compleanno di Lily! »

« Guarda che noi ci abbiamo provato » gli fece notare Peter, guardandolo con compassione. « Solo che tu ci hai minacciati tutti di morte se non ti avessimo lasciato in pace e… »

« Dovevate insistere! » protestò James, sebbene si stesse mentalmente dando dell’idiota. 

« Come se noi ti avessimo creduto davvero » fece Sirius, alzando gli occhi al cielo. « Io ti ho buttato dell’acqua addosso ».

« E…? » domandò James. 

« Be’, visto che non te lo ricordi neanche direi che è ovvio che tu non mi abbia dato minimamente retta » gli fece notare Sirius, guardandolo come avrebbe guardato uno scemo.  

« Remus ha anche provato a dirti che era il compleanno di Lily, ma quando ha iniziato a parlare gli hai tirato contro il cuscino e be’… lo sai com’è Remus, ha detto che erano fatti tuoi ed è sceso… » aggiunse Peter.

« Ecco perché non avevo più il cuscino… » borbottò James, ricordandosi del mantello appallottolato su cui si era svegliato. 

« Proprio così, razza di genio » convenne Sirius.

Il giovane Potter gli lanciò un’occhiataccia, ma non rispose alla sua provocazione. 

« Quindi ora Moony ce l’ha con me? » domandò invece, sentendosi piuttosto in colpa per avergli lanciato contro il cuscino quando lui aveva soltanto cercato di fargli un favore. 

« Ma ti pare » sbuffò Sirius, roteando gli occhi. « Come se Remus riuscisse ad avercela con qualcuno per più di qualche minuto. Certo che non ce l’ha con te, anzi, quando non ti abbiamo visto arrivare a Trasfigurazione ha anche iniziato a sentirsi in colpa. Lo sai com’è Moony, la mattina è irascibile come una ragazza con il ciclo ».

« Come una ragazza con il ciclo » ripeté Peter, lanciandogli un’occhiata perplessa. 

« Gran bel paragone, Pad, davvero un gran bel paragone » fece finta di complimentarsi James, leggermente schifato.

« Femminucce » commentò semplicemente Sirius, come se nulla fosse, iniziando poi a bere lunghi sorsi di tè. 

James e Peter sorrisero, seguendo il suo esempio. La bevanda era molto buona: era un particolare infuso al sapore di mela e caramello, con un lieve retrogusto che nessuno di loro era mai riuscito a riconoscere. 

« Io continuo a non capire perché siamo dovuti tornare a leggere le foglie di tè » bofonchiò James, annoiato. « Insomma, era programma di terzo ».

« L’hai sentita la settimana scorsa, no? » fece Sirius, alzando le spalle. « Prima di cominciare la Tefromanzia dobbiamo riprendere la Tasseomanzia, che è molto importante ».

« Molto importante un par di pluffe » commentò Peter, iniziando ad intravedere sul fondo della propria tazza alcune foglie di tè sparse. 

« Be’, almeno è divertente » ricordò loro James, lanciando un’occhiata divertita in direzione di Sirius, che sbuffò sonoramente. 

« Parla per te, Prongs » ribatté infatti quest’ultimo. « Dovrò sorbirmi l’ennesimo discorso su quanto sia sventurato il mio futuro. Ormai è il suo hobby preferito » aggiunse, lanciando un’occhiata alla Swindlehurst. 

« Chissà se non ci sarà qualcosa sulla partita di questo weekend… » meditò James, guardando il contenuto della propria tazza con aria critica.

« Vuoi davvero dirmi che crederesti a delle foglie di tè? » gli chiese Sirius, alzando un sopracciglio. 

« Certo che no » rispose l’altro, lanciandogli un’occhiata quasi offesa. « Ma è sempre bello ricevere belle notizie ».

« Chi ha detto che sarebbero belle? » domandò logicamente Peter.

« Ehi, si tratta sempre della mia partita di Quidditch » disse James come se fosse ovvio. « James Potter, il miglior Cacciatore che Hogwarts possa offrire? Non so se avete presente? Le foglie del tè non possono darmi brutte notizie sulla partita di sabato » aggiunse, dandosi delle arie.

Gli altri due si guardarono, prima che Peter si mettesse a ridere sommessamente mentre Sirius guardava James con aria di sufficienza e gli diceva: « Certo, come no ».

« Che razza di migliori amici ho… » borbottò il giovane Potter, bevendo l’ultimo sorso di tè e posando poi la tazza sul tavolo, accanto a quella di Sirius che l’aveva già finita. 

Quando anche Peter bevve tutto il suo tè, poi, decisero chi avrebbe letto la tazza di chi. 

« Io leggo quella di Pad! » fece James prima che gli altri potessero dire qualcosa. 

« Strano » commentò il diretto interessato, facendogli cenno di prendere la sua tazza. « Perciò io devo leggere la tua? ».

« Sì, e io poi leggo quella di Kate come al solito » disse Peter, annuendo. « Cominci tu, James? »

« Oh, no, no » rispose lui con un ghigno sulle labbra. « Questa la teniamo per dopo. Comincia tu, Pad ».

Sirius non se lo fece ripetere due volte e, dopo aver aperto Svelare il futuro sul tavolo, prese tra le mani la tazza di James. Iniziò ad osservarne il fondo, confrontando ciò che vedeva con le immagini che trovava sul libro, e rimase in silenzio per una manciata di secondi.

« Allora… vedo qualcosa… » disse con un entusiasmo mai mostrato per la materia, ricevendo infatti due occhiate stranite. « Ecco, ecco! C’è una scritta… sì, dice proprio che James Potter è un imbecille, già ».

« Ti faccio vedere io chi è l’imbecille, testa di… » cominciò il ragazzo, facendo ridere Peter ed attirando così l’attenzione della professoressa. 

« C’è qualche problema qui? » domandò la donna, avvicinandosi al loro tavolo e guardandoli con attenzione. 

« Nessun problema, professoressa » rispose Sirius con un sorriso smagliante. « Stavo giusto dicendo a James che nel fondo della sua tazza c’è una foglia, simbolo di… uhm, simbolo di buona sorte » aggiunse, sotto lo sguardo di approvazione della Swindlehurst. « E poi… un’oca. Il che significa… » andò avanti, sfogliando rapidamente le pagine del libro per arrivare alla lettera o, « che riceverai un invito inaspettato ».

« Buona sorte? » domandò James, e l’altro annuì. « Ah, che avevo detto! Buone notizie in vista della partita » esultò, sospirando contento, facendo alzare gli occhi al cielo a Sirius.

« Non c’è altro nella tazza, signor Black? » chiese invece la professoressa. 

« Niente » rispose il ragazzo, scuotendo la testa. « Solo qualche foglietta sparsa, ma non mi pare significhi niente ».

« Allora io passerei alla sua, che dice? » fece la Swindlehurst, i cui occhi, dietro le spesse lenti, sembravano essersi fatti ancora più acquosi, come se avesse paura per lui. 

Trattenendosi dallo scoppiarle a ridere in faccia, James afferrò la tazza di Sirius per poterne vedere il fondo. C’era una figura strana, che, visto quello che sembrava essere un lungo collo, era molto probabilmente una giraffa, e poi…

« Oh, Sirius » fece, tirando fuori tutte le proprie capacità d’attore. « Oh, Sirius! » ripeté con più enfasi, facendo finta di essere disperato. 

Bastò questo perché la professoressa gli togliesse la tazza dalle mani per poter leggere lei stessa le foglie del tè. Non appena lo fece, però, sbiancò all’improvviso e si portò la mano libera alla bocca, guardando Sirius con le lacrime agli occhi. 

« Oh, figliolo! » esclamò, attirando l’attenzione di tutta la classe. « Qui c’è… qui c’è il gramo! » aggiunse, finendo la frase quasi in soffio. 

Qualcuno dall’altro lato della stanza domandò: « Ma non è dal quinto anno che Black ha il gramo nella tazza? », ma la Swindlehurst non ci fece minimamente caso e continuò a prestare tutta la sua attenzione al povero, sventurato signor Black. Gli afferrò una mano tra le sue, facendoglisi più vicina, guardandolo come se stesse morendo davanti ai suoi occhi. 

« Oh, signor Black! » lo compianse, mentre lui faceva finta di mostrarsi distrutto da quella notizia. 

« Perché a me, professoressa? Perché? » chiese, coprendosi gli occhi con la mano che la professoressa gli aveva lasciato libera. « Cos’ho fatto di male? »

« Non dica così, signor Black, non dica così » cercò di rassicurarlo, allontanandosi da lui per prendere di nuovo la teiera del tè. « Prenda dell’altro tè, magari avrà più… magari avrà più fortuna » finì, la voce rotta, tornando al loro tavolo per riempirgli una seconda tazza. 

Inutile dire che il gramo apparve anche nella seconda lettura delle foglie del tè, facendo così rischiare alla Swindlehurst l’ennesima crisi di pianto a causa del povero, sventurato signor Black. Anzi, mentre quest’ultimo stava per lasciare l’aula insieme ai suoi due amici, la professoressa si premurò di dire a James e Peter di stare attenti a lui. 

« Allora, Pad, come ci si sente a vedere il gramo? » scherzò Peter quando furono finalmente fuori dall’aula.

« La domanda giusta penso sia: come ci si sente ad essere il gramo? » rincarò James, abbassando la voce per non farsi sentire da orecchie indiscrete. 

« Dai, è assurdo che non abbia ancora capito che c’è qualcosa che non va » sbuffò Sirius, allibito e divertito al contempo. « Insomma, sono tre anni che mi compare questo maledetto gramo tra le foglie di tè. Secondo i suoi cari oracoli avrei dovuto tirare le cuoia qualcosa come due anni fa ».

« Pensa se ti vedesse per sbaglio mentre sei Padfoot » meditò James, immaginandosi e godendosi appieno la scena appena descritta. 

« Credo che avrebbe un mancamento » disse il diretto interessato con convinzione. 

« Mancamento? » ripeté Peter, scettico, scuotendo la testa. « Nah, muore sul colpo sicuro. Ma l’hai vista prima? Oh, signor Black! » aggiunse, imitando la voce acuta e sofferente della Swindlehurst. 

Sirius e James scoppiarono a ridere rumorosamente e i tre ripreso a scherzare su quanto appena successo mentre si dirigevano in Sala Grande per il pranzo. James non vedeva l’ora di arrivare a destinazione per due motivi principali: innanzitutto perché aveva saltato la colazione e dire che stava morendo di fame era dire poco, in secondo luogo perché finalmente sarebbe riuscito a parlare con Lily e farle gli auguri. 

Quando arrivarono in Sala Grande, tuttavia, si accorse subito della mancanza della chioma rossa  della ragazza al tavolo: Mary infatti stava chiacchierando amabilmente con Remus, ma della sua migliore amica non vi era neanche l’ombra.

Cercando di non far trapelare eccessivamente la propria delusione, James si sedette con finta tranquillità accanto alla ragazza, che si girò verso di lui immediatamente. 

« Ben svegliato » fu il commento di Remus, che però non sembrava arrabbiato con lui: anzi, dal tono sembrava che stesse cercando di stemperare la tensione. 

James sospirò e abbozzò un sorriso nella direzione dell’amico, mentre Sirius e Peter cominciavano a riempirsi i piatti. 

« Senti, Moony, per quanto riguarda l’episodio di stamattina… » cominciò, ma l’altro lo interruppe. 

« James… ».

« No, fammi finire! »

« Ma davvero, non ce n’è bis— ».

James fece per aprire di nuovo bocca e parlare, ma stavolta ad interromperlo fu Sirius. Quest’ultimo infatti li stava guardando con aria quasi annoiata, il gomito poggiato sul tavolo e il pugno chiuso sotto al mento.

« Remus, fammi un piacere » disse. « Fagli dire quello che ti vuole dire o non ne usciamo più » aggiunse, dal momento che tutti loro sapevano quanto James fosse testardo e quanto fosse diffide dissuaderlo dal fare qualcosa. 

Mary cercò di nascondere un piccola risata dietro al proprio bicchiere, fingendo di bere, ma James la notò comunque e si premurò di fulminarla con lo sguardo. 

« Ad ogni modo » fece solo, decidendo di soprassedere sulla frase di Sirius. « Mi dispiace molto, non avrei dovuto lanciarti il cuscino, ecco. E sì, insomma, non volevo davvero minacciarti di morte ». 

« Questo lo avevo capito da solo » gli disse Remus con un mezzo sorriso, tagliando a pezzi la carne di maiale che aveva nel piatto. « Tranquillo, Prongs. L’unica cosa… be’, lasciati dire che oggi hai una sfortuna pazzesca. Lily è stata chiamata da Lumacorno proprio poco fa » lo avvertì poi con un po’ di compassione. 

« Come mai il Prefetto Perfetto è stato convocato da un professore? » domandò Sirius, scherzoso, tirando nuovamente fuori il soprannome che lui e James le avevano affibbiato il primo giorno del quinto anno. « Che ha fatto, all’ultimo compito ha preso O anziché E? »

Remus scosse la testa, in realtà divertito, mentre gli altri tre risero. 

« No, non è per questo ».

« Ha tolto troppi punti a qualche povera coppia intenta a pomiciare in qualche nicchia? » ritentò, fingendo di pensarci su. « Ricordi l’altro giorno? » fece poi, girandosi verso la propria ragazza. « Ci siamo andati vicini ».

Mary non rispose, limitandosi a ridacchiare ancora sommessamente sotto lo sguardo divertito di tutti i Malandrini. 

« Non ci credo che vi siete fatti beccare da Lily » commentò Remus con un sorrisetto ilare. 

« Eh, già » rispose lei, con aria melodrammatica, annuendo. « Come aveva detto? » domandò poi a Sirius.

« È la quarta volta questa settimana! » esclamò con voce acuta, come se stesse cercando di imitare Lily. « E dire che un letto ce lo avete pure! »

Peter scoppiò a ridere rumorosamente, seguito a ruota da James, Remus e Mary. 

« Secondo me voleva esserci lei al posto nostro, altroché… » fece Sirius per provocare James, lanciando a quest’ultimo un’occhiata eloquente e piena di malizia. 

Mary alzò gli occhi al cielo e lo colpì con poca forza sul braccio, facendolo ridere. Il giovane Cacciatore, invece, ridacchiò sommessamente, cercando di non far capire agli altri che neanche a lui sarebbe dispiaciuto trovarsi al loro posto insieme a Lily.

« Dai » disse infine per tornare al vero discorso. « Perché è stata convocata dal Lumacone? »

« Un progetto per i M.A.G.O. o qualcosa del genere » rispose Remus, stringendosi nelle spalle. « Ha nominato anche il professore di Alchimia ».

« Uffa » borbottò James, un po’ infastidito. « Secondo me oggi Salazar mi sta perseguitando ».

« Allora stammi lontano, che tra me Salazar non corre buon sangue… » commentò Sirius, prima di bere un po’ d’acqua.

La sua voce era bassa, perciò la sentirono solo James e Mary. 

Nel suo tono tuttavia c’era una nota di fastidio misto a risentimento che sfuggì al giovane Potter, ancora intento a pensare a tutte le cose che quel giorno sembravano andargli male, ma non alla ragazza. Gli lanciò un’occhiata perplessa, prima di far scivolare una mano sotto la tavola per sfiorargli con finta casualità la coscia. 

« Che le hai preso? » domandò poi Mary, incuriosita. « Non fare quella faccia, è ovvio che tu le abbia fatto un regalo! »

« Guarda che non stanno insieme, sebbene tutte le foto che James conserva dicano il contrario… » le fece notare Sirius, ricevendo una gomitata da parte del diretto interessato.

« Come se il non stare insieme lo avesse mai fermato dal regalarle qualcosa per ogni evento » ricordò loro Peter, memore del Natale precedente, quando James le aveva inviato un Lettera Canterina nel bel mezzo della cena prima delle vacanze.

« Ops » fu l’unico commento del diretto interessato, che finse di sentirsi in imbarazzo e non riuscendo a trattenere un sorrisetto compiaciuto e divertito.

« Allora? » insistette Mary, allungandosi dietro Sirius per colpire James sulla spalla come se così facendo volesse incitarlo a parlare. « Che le hai preso? »

« In realtà devo dire che sono curioso anche io » ammise Remus con aria interessata. 

« E come ti sbagli? Sei peggio delle pettegole di Godric’s Hollow, Moony » lo prese in giro Sirius, ricevendo un’occhiata sbieca in risposta. 

« Dai, Jamie! » continuò la ragazza con insistenza. 

Lui si strinse nelle spalle e mise su un’espressione innocente e contrita al contempo. 

« Eeeh… Sorpresa! » fece, lasciando gli altri perplessi.

« Come sarebbe a dire sorpresa? » protestò per prima Mary. « Ma quale sorpresa! Io sono la tua migliore amica, devo sapere certe cose! Me lo devi, dopo tutte le volte che mi hai chiesto di mettere una buona parola con Lily per te » gli ricordò poi con un ghigno irriverente. 

« Non per dire niente, ma noi » s’intromise poi Sirius, indicando se stesso e gli altri due Malandrini, « ci siamo dovuti sorbire per tre anni tutti i tuoi monologhi su Evans. Penso che tu ce lo debba ».

« Effettivamente… » convenne Peter, mentre Remus annuiva con convinzione per dare manforte ai propri amici. 

James rimase in silenzio per un po’ e nel frattempo gli altri insistettero ancora, ma alla fine dovettero cedere perché Lucas entrò in Sala Grande come un razzo e si sedette insieme a loro. Prese posto di fronte a James e prima di concentrarsi solo su di lui si premurò di salutare a dovere anche gli altri.

« Come va, ragazzi? » chiese loro con educazione. « Mi dispiace disturbarvi a pranzo ».

« Figurati » rispose Mary con un sorriso gentile. « Vuoi delle patate? » gli domandò poi, essendosi accorta dell’occhiata che il ragazzo aveva lanciato al vassoio. 

« Magari » sorrise lui, mettendosi un po’ di patate nel piatto. « Voi come vi siete trovati con il tema di Difesa? La Hale sembrava tanto carina, ma è ancora più esigente di Lockwood… ».

« Lascia stare » fece Remus, sospirando. « Ho riscritto la parte finale del mio tema almeno tre volte. Dopo lo scorso compito mi sono accorto di averla presa un po’ sottogamba ».

« Come se non avessi preso una O comunque » gli ricordò Peter, ironico. 

« Ma se non l’avessi sottovalutata avrei potuto prendere E come James » ribatté Remus, che però non era seriamente invidioso del risultato ottenuto dall’amico.

James ridacchiò e mise su una finta espressione modesta. 

« Cosa posso farci se sono intelligentissimo? » 

« Se dopo tre anni ancora non sei riuscito ad uscire con una ragazza, forse tanto intelligente non sei » fu il salace commento di Sirius, che gli lanciò un’occhiata divertita alla quale James rispose con uno sguardo sdegnato.

« Questo non c’entra niente con l’essere intelligenti o meno » gli fece notare, stando però al gioco. « Anche perché, se così fosse, tu dovresti essere una delle persone più intelligenti che abbiano mai frequentato Hogwarts ».

« E direi proprio che non è così » aggiunse prontamente Mary come se niente fosse, continuando a mangiare tranquillamente. 

 Sirius inarcò subito un sopracciglio, guardandola scettico; lentamente un sorriso spavaldo curvò le sue labbra sottili sotto lo sguardo impertinente della ragazza.

« Ti ricordi la nostra conversazione, quel giorno al San Mungo? » le domandò con finta curiosità, e quando l’espressione di lei si fece confusa aggiunse con tono pieno di sottintesi: « Sai, l’imbecille e tutto il resto… »

Mary fece per scuotere la testa, ma poi capì a cosa si stesse riferendo Sirius e alzò gli occhi al cielo, sbuffando una risata divertita.

« Sei proprio deficiente, lasciatelo dire ».

« Imbecille, deficiente, quello che vuoi » ribatté lui senza scomporsi minimamente. « Il concetto rimane sempre quello ».

La ragazza non rispose, limitandosi ad alzare un’altra volta gli occhi al cielo e tornando poi a concentrarsi sul cibo che aveva ancora nel piatto. Nel frattempo, mentre Remus e Lucas avevano portato avanti la precedente digressione sulla professoressa Hale, lo scambio di battute tra Mary e Sirius era stato osservato con curiosità da Peter e James.

« Ma di che state parlando? » domandò proprio quest’ultimo, non riuscendo a tenere a bada la propria voglia di capire il senso di quella conversazione.

« Oh, non credo tu voglia saperlo davvero » rispose Sirius come se nulla fosse. 

« Non te lo avrei chiesto, allora » gli fece notare James.

« Prongs, lo sai che ti considero un fratello e che affiderei a te la mia stessa vita… » sospirò Sirius con il suo solito fare melodrammatico, « ma, in questo caso, non penso che tu voglia sapere di cosa sto parlando ».

James e Peter si scambiarono un’occhiata perplessa, ma quando il primo fece per aprire di nuovo bocca fu interrotto da Mary.

« Sesso » disse semplicemente, mettendo a tacere il proprio migliore amico e facendo arrossire leggermente Peter. « Stavamo parlando di sesso ».

« Be’, mica sono una ragazzina! » protestò James dopo qualche secondo di silenzio, mentre Sirius rideva. « Lo so che andate a letto insieme, non siete mai stati particolarmente interessati a tenerlo nascosto! »

« Perché dovrei nascondervi il fatto che la mia ragazza sia una bomba sotto le coperte? » fece Sirius, come se non si trovassero in Sala Grande in mezzo a buona parte della scuola. 

« Ah, sarebbe così che descrivi la tua ragazza? » gli chiese la diretta interessata, guardandolo con interesse e senza nascondere un sorrisetto divertito. « Davvero molto romantico. Cosa sarà mai un “è bellissima, intelligentissima e simpaticissima” rispetto ad un “è una bomba sotto le coperte”? »

« Be’, dici sempre che devo essere sincero… se ti definissi come bellissima, intelligentissima e simpaticissima mentirei… soprattutto vista la tua scarsa simpatia… » la prese in giro lui, ironico.

Mary inarcò le sopracciglia, guardandolo con aria di sfida, ma fu James a parlare per lei.

« Sai, non penso che questo sia il metodo migliore per far sì che la bomba sotto le coperte rimanga la tua fidanzata » gli fece notare, ridacchiando insieme a Peter.

« Lo credo anche io » gli diede infatti manforte quest’ultimo.

Con aria di sufficienza Sirius mosse la mano, come se volesse scacciare le loro insinuazioni, prima di passare rapidamente un braccio intorno alla vita di Mary e tirarla verso di sé, facendola così cozzare contro il proprio petto e ignorando le sue deboli e finte proteste.

« Non potrebbe mai trovare nessuno migliore di me, però » fu la sua risposta agli amici, prima di affondare il viso tra i capelli della ragazza per qualche secondo. « E non deve neanche azzardarsi a provarci » aggiunse a bassa voce, così da farsi sentire solo da lei.

Mary non disse nulla, limitandosi ad appoggiarsi ancora di più contro di lui e allargando le labbra in un sorriso a trentadue denti. 

Nonostante i loro caratteri fossero molto forti e ciò li portasse spesso a cozzare l’uno con l’altra, c’erano alcuni momenti tanto dolci quanto brevi che la portavano a dirsi che nessuna discussione fosse abbastanza per porre fine a tutto quello che finalmente stavano riuscendo a creare. Ad esempio odiava vedere qualsiasi altra ragazza guardarlo troppo a lungo, così come odiava mostrare a Sirius la propria gelosia - ma quando lui la stringeva, dopo aver riso della sua faccia indispettita, e la prendeva in giro senza cattiveria, Mary si convinceva sempre di più che mettere da parte l’orgoglio fosse stata davvero la scelta migliore che potesse fare. 

Tra di loro in fondo nessuno era veramente bravo con le parole, ma la maggior parte delle volte erano i silenzi o i piccoli gesti a parlare per loro, come quella sera che Sirius l’aveva rincorsa fuori dall’ufficio di Silente e l’aveva stretta a sé senza dirle nulla.

Sempre col sorriso sulle labbra, Mary girò leggermente il viso per poter osservare dal basso il volto di Sirius, che era tornato dritto senza però lasciare la presa sui suoi fianchi. 

« Certo che siete strani forti, voi due » commentò Peter, che d’altro canto ancora faticava a comprendere come quei due riuscissero a litigare per poi baciarsi il secondo subito dopo.

« Penso che la parola giusta sia: lunatici » lo corresse James. « Ad ogni modo, Lucas, cosa volevi dirmi? » fece poi, mentre gli altri tre continuavano a parlare tra di loro, girandosi verso Remus e il loro quinto compagno di stanza. 

Lucas si girò subito verso di lui, sgranando gli occhi.

« Sì, ecco! » esclamò, mettendosi in grembo la propria borsa e tirandone fuori diversi fogli scarabocchiati. « Visto che oggi abbiamo l’allenamento subito dopo le lezioni, volevo rivedere subito alcune delle strategie che dobbiamo mettere in atto nella partita di questo weekend ».

James corrugò le sopracciglia, confuso e pronto a ribattere, ma solo in quel momento si ricordò che effettivamente quel pomeriggio, subito dopo le lezioni, avrebbe avuto il penultimo allenamento prima della partita contro Serpeverde. 

« Vai, fammi un po’ vedere! » disse, finendo velocemente gli ultimi due bocconi che aveva nel piatto e lasciando poi che quest’ultimo scomparisse per magia. 

Dopodiché, mentre gli altri Malandrini e Mary prendevano a parlare tra loro, James incrociò le braccia sul tavolo di legno e si sporse in avanti per vedere meglio cosa c’era scritto sui fogli che Lucas aveva tirato fuori dalla borsa. Erano fatti molto bene ed era chiaro che il Capitano ci si fosse messo di impegno, perché neanche James riuscì a trovare chissà quale difetto o possibile falla all’interno delle strategie che voleva mettere in atto durante la partita. 

Per tutto il resto della pausa pranzo lui e Lucas si scambiarono idee e pareri su come poter migliorare ulteriormente il tutto; tuttavia quando Remus disse loro che mancavano solo dieci minuti all’inizio della lezione successiva i due dovettero porre fine alla discussione e dirigersi insieme agli altri verso la classe di Difesa.

Durante il tragitto, mentre gli altri camminavano e chiacchieravano, la mano di Mary si posò sul suo avambraccio e lo costrinse a rallentare leggermente la propria andatura; James le lanciò un’occhiata interrogativa, ma prima di dire qualunque cosa lei gli si fece un po’ più vicina.

« E da quando tu e Lucas Abercrombie sareste amici? » lo prese in giro, scherzando. 

« Dai, quando non si comporta da maniaco del controllo non è poi così male » rispose lui con un sorrisetto sghembo, facendola ridere e imitandola subito dopo. « Che c’è, gelosa? »

« Dopo aver lottato con Sirius per il titolo di migliore amica, di certo non mi faccio spaventare da Lucas » ribatté Mary, senza smettere di ridere, prendendolo poi sottobraccio e affrettando il passo per raggiungere gli altri. 

La ragazza infine si staccò da lui solo una volta che furono entrati in aula perché doveva occupare il banco dove lei e Lily erano solite sedersi; quest’ultima, tuttavia, non era ancora arrivata, sebbene mancassero giusto una manciata di minuti all’inizio della lezione. 

Borbottando contro la sfortuna che quel giorno sembrava davvero non volerlo abbandonare neanche per un istante, James seguì Sirius e si diresse svogliatamente verso il proprio banco. Buttò la propria borsa a terra, prima di spostare la sedia da sotto il tavolo e sedersi, lanciando ancora un’occhiata alla porta della classe.

« Guarda che non l’hanno mica rapita » gli disse Sirius a metà tra il divertito e l’esasperato. « Non iniziare a dare di matto ».

« Non sto dando di matto » protestò James, spostando la propria attenzione verso di lui: in fondo, sapeva che il suo amico aveva ragione e che non aveva il benché minimo senso darsi così tanta pena per qualcosa che non poteva controllare o cambiare.

« Come no » commentò Sirius, piegando le labbra in un sorriso ironico. « Ad ogni modo, una di queste sere ti va di sgattaiolare a Hogsmeade per prenderci una Burrobirra? Un po’ come ai vecchi tempi ».

« Ci sta » acconsentì James, subito elettrizzato dall’idea di uscire dal castello di sera. « Sabato è meglio di no perché rischiamo di trovarci qualche insegnante, ma già da domenica si potrebbe fare ».

« Sabato sicuramente no, ma solo perché saremo occupati a festeggiare in Sala Comune » ribatté Sirius, riferendosi ad una possibile vittoria a Quidditch contro la squadra avversaria.

« Ottimista » commentò James, ricambiando il sorriso tronfio che l’altro gli stava rivolgendo. « Mi piace ».

Sirius scoppiò a ridere e lui lo seguì subito dopo, fermandosi tuttavia dopo neanche dieci secondi. La ragazza a cui aveva pensato per tutta la giornata era finalmente entrata in classe, i capelli un po’ arruffati e la borsa che rischiava di scivolarle dalla spalla da un momento all’altro. 

Lily camminò rapida verso il proprio banco, mentre la professoressa Hale entrò subito dopo di lei e si chiuse la porta alle spalle. James avrebbe tanto voluto poterle parlare immediatamente, ma dovette limitarsi a sillabarle « Tanti auguri » dal proprio posto; tuttavia il sorriso con cui la ragazza rispose fu così bello che, sul momento, lui si disse che forse non c’era bisogno di parole. In fondo, lui non riusciva più neanche a trovare le parole adatte a descrivere quel sorriso. 

James si limitò a ricambiare, scoprendo così una chiostra di denti bianchissimi e continuando a guardarla finché lei non interruppe il contatto visivo per poter prestare attenzione alla professoressa, che aveva cominciato a parlare proprio in quel momento. 

Per tutta la durata della lezione James cercò di seguire il più possibile e di limitare il numero di sguardi a Lily; alla fine delle due ore poteva dire di essere riuscito a seguire quasi tutta la spiegazione, ma nonostante ciò una certa chioma vermiglia aveva attirato la sua attenzione fin troppe volte. 

La cosa non gli pesò particolarmente, perché la maggior parte delle volte che posava lo sguardo su di lei aveva poi incrociato il suo sguardo smeraldino e il suo sorriso appena accennato.

Quando la Hale li lasciò definitivamente liberi di sfruttare il resto della giornata come meglio desiderassero, James fu uno dei primi a posare il proprio tema sulla scrivania; ripose libro e appunti all’interno della borsa, mettendosi poi quest’ultima in spalla e affrettandosi verso il banco di Lily.

Lei era in piedi e stava ancora finendo di mettere a posto le proprie cose, ma si bloccò non appena si accorse della sua presenza; se inizialmente le sue sopracciglia erano corrugate in un’espressione concentrata, subito il suo viso si rilassò solo nel guardarlo.

« Finalmente riusciamo a vederci, eh? » fece James, passandosi una mano tra i capelli e scompigliandoli ancora di più.

« Sembrerebbe » commentò lei, prima di scoppiare a ridere.

Rise di una risata cristallina, sistemandosi la chioma su una spalla e smettendo di dare eccessiva importanza al contenuto della propria borsa. Si limitò a prendere il tema da consegnare e posarlo sulla cattedra, sempre affiancata dal ragazzo, per poi incamminarsi verso la porta ed uscire. 

« So che teoricamente te li avrei già fatti, ma non sono certo che quelli possano definirsi davvero degli auguri… » cominciò James una volta che furono nel corridoio, fermandosi di fronte alla porta ed in prossimità di un’ampia vetrata. « Perciò: tanti auguri, Lily! E scusa se non sono riuscito a farteli stamattina, ma sono uno stupido e non mi sono svegliato e davvero, capirei se tu adesso fossi arrabbiata e— ».

Con ogni probabilità, James sarebbe andato avanti a parlare e scusarsi ancora a lungo, ma lei lo bloccò prima che ciò potesse accadere; con le labbra piegate in un sorriso divertito, Lily si affrettò a posare entrambe le mani sulla bocca di lui, mettendolo così a tacere. 

Il ragazzo non si divincolò, limitandosi a lanciare un’occhiata stralunata prima alle sue mani e poi direttamente a lei. Prima che potesse trattenersi, le sue sopracciglia si sollevarono in un’espressione a metà tra il divertito e lo scettico.

« Non devi scusarti » si sbrigò a dirgli. « In fondo l’ho sempre saputo che eri uno stupido » aggiunse con un sorriso furbo, le braccia di nuovo stese lungo i propri fianchi dopo aver allontanato le mani dal suo viso.

James ridacchiò, prima di stringersi nelle spalle e mettere su un’espressione scaltra. 

« Vorrà dire che da parte mia non riceverai nessun regalo… » le disse con fare casuale, come se si stesse parlando del tempo.

« Ma come, vorresti interrompere la tradizione dopo tre anni che mi mandi regali? » ribatté Lily.

« Ah, quindi è diventata una tradizione anche per te? »

« Potrebbe anche darsi ».

« Queste tue risposte vaghe non mi piacciono granché » si premurò di farle sapere, affondando le mani in tasca con nonchalance; tuttavia con la coda dell’occhio vide Lucas uscire dall’aula e avviarsi a passo svelto verso l’Ingresso del castello, ricordandogli così dell’imminente allenamento che lo attendeva.

« Ma io ho solo queste » gli disse lei, fingendo di imbronciarsi, prima di farglisi appena più vicino. « Hai davvero un regalo per me? » gli domandò poi, inclinando appena il capo di lato, un luccichio incuriosito negli occhi. 

« Potrebbe anche darsi » la scimmiottò James, stringendosi nelle spalle e sospirando. « Ma penso dovrai aspettare un po’ per averne la certezza » aggiunse, scoccandole rapidamente un bacio sulla guancia e allontanandosi quasi di corsa da lei.

Era già lontano qualche metro quando Lily si riscosse dal momento di confusione che l’aveva colta, e la sua voce lo costrinse a rallentare la propria andatura e girarsi verso di lei. 

« Tu sei tutto matto! » esclamò infatti lei a voce sufficientemente alta, attirando anche l’attenzione di qualche altro studente. 

James si limitò a scoccarle uno sguardo divertito e scoppiare a ridere, prima di riprendere la propria corsa verso il campo da Quidditch. 

Gli altri membri della squadra erano già tutti arrivati e intenti ad indossare le rispettive divise, ma nessuno gli fece notare il lieve ritardo - neanche Lucas, che in realtà lo aveva visto insieme a Lily e, per bontà d’animo, gli aveva fatto il favore di non mettergli fretta. Sempre con il sorriso sulle labbra, James tirò fuori i propri vestiti e si cambiò in tutta fretta, palesemente tra le nuvole; mentre aveva posato la borsa sulla panca, infatti, aveva intravisto al suo interno il regalo che aveva preso per Lily. 

« Ehi Potter, ci sei? » gli domandò Zach, che era già pronto, sedendosi di fronte a lui.

« Potrei non esserci? » ribatté James con un ghigno irriverente, facendo ridere l’altro ragazzo; tuttavia il suo sguardo si posò poi su Kevin Smith, un altro Cacciatore della squadra, che era seduto su un’altra panca e sembrava totalmente assente. « Senti, Zach, ma Kevin…? » chiese poi, stando attento a tenere la voce bassa per non farsi sentire da orecchie indiscrete.

Anche Zach lanciò una rapida e discreta occhiata a Kevin, prima di incassare la testa nelle spalle e sospirare.

« Non ha preso bene quello che è successo a Parker » rispose solo, il tono dispiaciuto. « Noi due non siamo molto amici, anche se dividiamo la camera, ma ogni tanto l’ho sentito parlare con Michael di lei… non credo ci fosse nulla di ufficiale, però si sono frequentati per un po’. Da quel che ho capito, avevano deciso di prendersi una pausa prima delle vacanze, ma non trovarla più lo ha steso… ».

James rimase in silenzio, non sapendo bene cosa dire. Dopotutto, se al posto di Kevin ci fosse stato lui, non avrebbe saputo dire come avrebbe potuto reagire. L’idea di non trovare più Lily, una volta tornati ad Hogwarts, lo aveva fatto riflettere numerose volte durante l’estate, ma non osava immaginare come poteva essersi sentito Kevin. 

« Ne era innamorato? » domandò stupidamente, un po’ sorpreso, visto che lui non aveva mai saputo niente di questa nuova - o vecchia, che dir si voglia - storia di Miriam.

« Innamorato non credo » fece Zach, alzando le spalle. « Però ci teneva, questo è poco ma sicuro ».

« Che merda » commentò James, scuotendo mestamente la testa. 

« Puoi dirlo forte » convenne Zach, mogio. « Tu la conoscevi, no? » gli chiese dopo, come se gli fosse appena venuto in mente.

« Sì » rispose lui, senza guardarlo. « Non era una delle mie più care amiche, ma lei e Mary erano molto legate perciò mi è capitato di uscirci qualche volta ».

« Cavolo, è vero… » fece Zach. « Per questo Mary era così giù nell’ultimo periodo, immagino ».

« Lascia stare, guarda » fu l’unica cosa che James disse a riguardo, non volendo toccare mai più quel discorso e, soprattutto, desideroso di non dover rivedere più Mary in quello stato. 

« Mi dispiace, amico ».

« Anche a me, Zach. Anche a me » mormorò, continuando a ripetersi che tutta quella situazione era folle, sbagliata: non era giusto che delle vite venissero sconvolte a tal punto per una questione tanto stupida quanto la purezza del sangue. 

Come se ci fosse qualcosa di davvero diverso tra il mio sangue e quello di chiunque altro - si disse, a metà tra il nervoso e il desolato.

« Scope in spalla, tutti in campo! » gridò Lucas, in piedi vicino alla porta, uscendo per primo dallo spogliatoio. 

Zach lanciò a James un sorriso d’incoraggiamento, prima di prendere la propria scopa e seguire l’esempio del loro capitano; James lo imitò pochi secondi dopo, contento di poter sfogare qualunque sentimento attraverso il volo e il Quidditch. 

L’allenamento durò più di due ore, alla fine delle quali l’unica cosa che il giovane Potter avrebbe voluto fare era chiudersi nel bagno dei Prefetti e rimanere a mollo nella vasca fino al mattino seguente. E se una certa rossa avesse voluto fargli compagnia, be’, lui non si sarebbe lamentato poi tanto… Gli sarebbe piaciuto continuare a crogiolarsi nell’immagine che si era formata nella sua testa, ma l’arrivo di Lucas glielo impedì.

« Direi che è andata abbastanza bene, che dici? » fece il capitano, lanciando una rapida occhiata al resto della squadra. « Kevin era un po’ distratto, ma sembra stare meglio rispetto agli scorsi allenamenti ».

Effettivamente, Kevin era stato ripreso due volte da Lucas per alcuni errori di distrazione, ma giusto due ore prima James era convinto che sarebbe andata molto peggio. 

« Se ce la giochiamo bene, i Serpeverde non hanno scampo » rispose quindi, incoraggiante, prima di correre a cambiarsi. 

Per quanto stanco potesse essere, infatti, non aveva intenzione di sprecare neanche un secondo.

Si preparò in tempo in record e quindici minuti dopo era già fuori dallo spogliatoio. In realtà i suoi capelli erano ancora un po’ umidi e più scarmigliati del solito, la cravatta annodata male e la camicia infilata nei pantaloni alla bell’e meglio, ma non gli importava. La prima cosa che si premurò di fare fu tirare la Mappa fuori dalla borsa, così da poter controllare dove si trovasse Lily in quel momento.

« Giuro solennemente di non avere buone intenzioni » mormorò, puntando la bacchetta sulla pergamena. 

Quando quest’ultima fu interamente ricoperta di cartigli e inscrizioni varie cominciò a cercare il nome di lei, trovandolo poco dopo.

Si trovava al quarto piano, ma, nonostante l’avesse trovata, non fu felice di vedere che era da sola. Lui e Lily avevano deciso gli orari delle ronde insieme e quel giorno, dal momento che lui aveva avuto gli allenamenti, lei avrebbe dovuto pattugliare insieme a un Prefetto di Tassorosso del sesto anno: il cartiglio con il nome di quest’ultimo, tuttavia, si trovava al terzo piano.

Maledicendo mentalmente entrambi, accelerò ulteriormente e superò poco dopo il portone d’ingresso, ritrovando poi quasi a correre per le scale. Con il fiatone e i muscoli in fiamme, era sicuro di non essere mai stato così felice di aver raggiunto il quarto piano.

Lanciò un’ultima occhiata alla Mappa per vedere in che zona si trovasse Lily, prima di borbottare un rapido « Fatto il misfatto » e riporre la pergamena in borsa.

Non ci mise molto a trovarla, e quando la vide non riuscì comunque a trattenere un sorriso; lei gli dava le spalle, continuando a camminare imperterrita lungo il corridoio scarsamente illuminato. La luce delle lanterne dava i suoi capelli una tonalità leggermente più vibrante e aranciata, e mai come in quel momento desiderò poterli sfiorare e spostarglieli con delicatezza su una spalla. 

Le si avvicinò lentamente, e solo quando le fu abbastanza vicino si azzardò ad aprire bocca.

« Lo sai che non dovresti girare da sola a quest’ora, vero? »

La sua voce risuonò forte in quel corridoio deserto, e dallo scatto che mosse il corpo della ragazza James capì che non si era neanche accorta del suo arrivo, probabilmente perché soprappensiero come suo solito. 

Tuttavia quando si girò ed incrociò il suo sguardo divertito, Lily si tranquillizzò immediatamente e lasciò che dalle sue labbra rosee scappasse una risata.

« E tu non dovresti farmi prendere certi colpi! » protestò, scherzosa, premurandosi comunque di colpirlo sul braccio con un leggero schiaffo non appena le si fu avvicinato a sufficienza. 

« Non è colpa mia se qualcuno qui è perennemente con la testa tra le nuvole » ribatté, ricevendo in risposta altri piccoli e veloci schiaffi sul braccio già precedentemente colpito. « A cosa pensavi? »

« Non te lo dico » rispose Lily, fingendosi offesa. 

« So di occupare costantemente i tuoi pensieri, ma non c’era bisogno di renderlo così ovvio… » la prese in giro lui, facendola ridere.

« Certo, sogna pure » ribatté la ragazza, sebbene quel pomeriggio le fosse capitato fin troppo spesso di pensare a lui. « Com’è che te la stai prendendo con calma, ora? Non hai nessun posto in cui correre, cose da fare…? » domandò poi, cercando di dissimulare la sua reale curiosità.

Lui scosse la testa con convinzione, strappandole l’ennesimo sorriso.

« No, Evans ».

« Quindi posso finalmente averti un po’ per me? » gli chiese, prima di riuscire a fermare le proprie parole.

Non appena la sentì parlare, James la guardò colpito: non si aspettava una frase così diretta da lei. 

« Vuoi che io stia un po’ con te? » le domandò, un po’ per accertarsi che lei lo volesse davvero e un po’ per compiacersi dell’imbarazzo che colorò leggermente le gote di Lily. 

« Forse » ammise lei nonostante tutto, mostrandogli un timido sorriso.

« Perfetto » fece James, ricambiando con un sorriso a trentadue denti. « Anche perché sennò ti avrei comunque obbligata a passare il resto della serata con me, quindi meglio così! Almeno sei consenziente, no? »

Lily sollevò un sopracciglio, cercando di mostrarsi scettica, ma alla fine non riuscì lo stesso a trattenere una risata. 

« Suppongo di sì » convenne quindi, divertita. 

Il sorriso di James non vacillò neanche un secondo, e non appena il silenzio cadde tra di loro il ragazzo l’affiancò e le circondò amichevolmente le spalle con un braccio. Lily non disse nulla per un po’, limitandosi a godersi il calore che il corpo vicino al proprio emanava; dopodiché girò il viso di lato e lo sollevò leggermente per poter guardare in faccia James, che d’altro canto aveva già gli occhi su di lei.

« Allora, giornata frenetica? » gli chiese per fare conversazione.

« Lascia stare » rispose lui, sbuffando. « Non ho ancora capito perché la McGranitt mi abbia graziato e non mi abbia dato una punizione, ma è stata l’unica nota positiva della giornata ».

« L’unica? Stai forse dicendo che la mia compagnia non ti è gradita? » lo prese in giro, fingendo di volersi allontanare da lui. 

James alzò gli occhi al cielo e, le labbra piegate in un sorriso divertito, glielo impedì; aumentò la stretta sulle spalle di Lily e infine la tirò verso di sé, facendola cozzare contro il proprio petto e stringendola anche con l’altro braccio. 

« Sei stupida » le disse, parlando tra i suoi capelli. « Sei tutta stupida » ripeté, rifiutandosi di lasciarla andare. 

Lei non aprì bocca e sorrise, sebbene James non potesse vederla dal momento che continuava a tenerla stretta al petto. Rimasero in quella posizione per un po’, con lui che le ripeteva quanto fosse stupida e lei che di tanto in tanto gli punzecchiava i fianchi. 

Lily sapeva che se avessero continuato così qualcuno li avrebbe beccati, ma nonostante questo non riusciva a trovare la forza di volontà necessaria per spostarsi; infatti fu James ad allontanarsi da lei dopo un tempo che a entrambi parve troppo poco. 

« Signorina Evans » fece lui, aprendo la propria borsa a tracolla e iniziando a frugarci dentro. « Spero lei possa accettare questo mio dono » proseguì, tirando fuori un pacchetto rettangolare. 

Lily fece vagare per qualche volta lo sguardo dal suo viso al pacchetto e viceversa, finché lui non tese il regalo nella sua direzione per incoraggiarla a prenderlo. Lei non si fece pregare ulteriormente pregare e strinse le dita ai bordi del pacchetto, chiedendosi cosa potesse contenere. 

« Su, aprilo » la incoraggiò James, che nel frattempo aveva richiuso la borsa ed aveva infilato le mani nelle tasche anteriori dei pantaloni.

La ragazza gli lanciò un’ultima occhiata prima di fare come le era stato detto: scartò il regalo cercando di non mostrarsi troppo curiosa o impaziente, trovandosi poi tra le mani un libro dalla copertina verde scuro. 

« Visto che a settembre mi avevi detto che ti piaceva molto leggere, ho pensato che con un libro non avrei sbagliato » le spiegò, sperando che il regalo le piacesse. « Insomma, non credo avresti apprezzato un completino intimo… sai, dopo avertene regalato uno al quinto anno ed essere stato costretto a girarci io stesso per un giorno intero… be’, diciamo che ho imparato la lezione » scherzò, riferendosi al sedicesimo compleanno di Lily, quando lui aveva ben pensato di regalarle per scherzo un completino fin troppo sexy che lei poi gli aveva incollato magicamente addosso per tutto il resto della giornata. 

Lily ridacchiò, ricordandosi di quell’episodio, e si strinse appena nelle spalle.

« Effettivamente preferisco questo » ammise, lanciando ancora un’occhiata al libro e rigirandoselo tra le mani. « L’ho anche sentito nominare, questo scrittore » aggiunse poi, alzando gli occhi su James per guardarlo in viso mentre gli sorrideva.

« Devo dire che il titolo non mi convinceva granché » le disse lui. « Insomma, inizialmente mi ero detto che un libro chiamato Cent’anni di solitudine non fosse il massimo come regalo di compleanno, ma la commessa mi ha assicurato che era bellissimo… Diciamo che non ho una gran cultura per quanto riguarda la letteratura babbana ».

« Ah, la commessa insisteva? » fece Lily, incuriosita.

« Ma sì, diceva che le era piaciuto da morire, che non potevo lasciarmelo scappare, cose così » rispose James con tranquillità. « Perché? »

« Sai, James, a volte mi chiedo come tu abbia fatto ad avere qualche ragazza » gli disse, facendolo accigliare. « Credo che quella commessa stesse cercando di provarci » spiegò poi, vedendolo il suo sguardo. 

James non ribatté subito, realizzando solo in quel momento che probabilmente Lily aveva ragione. Era stato così impegnato a cercare il regalo perfetto per lei, che in libreria non aveva prestato particolare attenzione alla ragazza che lo stava aiutando a scegliere il libro. Forse era per quello che la commessa alla fine gli aveva detto che, quando l’avrebbe finito di leggere, avrebbero potuto parlarne insieme…

« Oh » disse solamente, prima di rinsavire: forse poteva usare la cosa a proprio vantaggio. « Cavolo, a saperlo prima… » aggiunse infatti, piegando le labbra in un sorrisetto malizioso.

La reazione non si fece attendere, e la ragazza lo colpì quasi subito sul braccio con il libro. 

« Ehi! Attenta al libro! » esclamò, evitando prontamente un altro colpo. 

« Sei un cretino » commentò lei, divertita, smettendo di minacciarlo di picchiarlo di nuovo. « Ma questo rimane un regalo bellissimo » proseguì, sorridendogli. « Grazie mille! »

Così dicendo, dopo essersi avvicinata di un passo, posò le mani sulle spalle grandi del ragazzo e si alzò sulle punte per diminuire la distanza tra i loro volti. Girò leggermente il viso per potergli dare un bacio sulla guancia, ma in quello stesso istante James si voltò per sbaglio dallo stesso lato. 

Fu un contatto lieve, uno sfiorarsi appena di labbra, ma fu sufficiente a far sì che il suo stomaco si contraesse e al suo cuore scappasse un piccolo battito. 

Veloce come gli si era avvicinata, Lily fu altrettanto veloce nell’allontanarsi da lui come se si fosse scottata; anche James, d’altro canto, sebbene si fosse a malapena accorto di ciò che era appena successo, non sapeva cosa dire o come comportarsi. Si accorse di aver chiuso gli occhi solo quando, per poterla guardare, dovette aprirli e la vista della faccia imbarazzata di Lily gli fece venire quasi da ridere.

Rimasero in silenzio per dei secondi che a entrambi parvero eterni, non sapendo cosa fosse giusto o sbagliato fare in una situazione del genere. 

Lily aveva ancora una mano posata sull’avambraccio di James, ma non riusciva a trovare il coraggio di spostarla da là; da quando avevano cominciato a interagire anche fisicamente l’uno con l’altra, infatti, doveva ammettere di averne approfittato il più possibile. La sua vicinanza le trasmetteva sicurezza, era sempre pronto ad attirarla a sé sia che volesse scherzare o volesse farlo solo per il gusto di farlo, e in fondo le piaceva che, dopo una serata passata con lui, il suo profumo rimanesse per un po’ anche sui propri vestiti. 

Dopo qualche secondo di silenzio, James fece per dire qualcosa, ma prima che riuscisse a dar voce ai propri pensieri un gruppo abbastanza numeroso di studenti arrivarono da un corridoio lì accanto e si fermarono in prossimità di una finestra non molto distante da loro due. 

Quando riportò lo sguardo sulla ragazza che aveva di fronte, capì di non essere l’unico in imbarazzo. 

« Che ne dici di iniziare a scendere in Sala Grande? » gli propose con un sorriso. « Tra poco dovrebbero iniziare a servire la cena e io a pranzo ho mangiato poco e niente ».

Senza neanche accorgersene, James si ritrovò a sorriderle di rimando.

« Come desidera » rispose, scherzoso, affiancandola.

Prima ancora che riuscisse a pensare ad un possibile discorso, Lily avvertì la mano di James stringersi intorno alla propria e le due dita intrecciarsi con le proprie; non c’era traccia di imbarazzo o di incertezza in tutto ciò, cosa che la stupì notevolmente. Non era abituata a certi comportamenti, ma quando James, sempre sorridente, si girò verso di lei per iniziare una conversazione, Lily in tutta quella situazione non riuscì a trovarvi neanche un difetto.

 

I don’t want to mess things up, Non voglio complicare le cose,
I don’t want to push too far, non voglio esagerare,
Just a shot in dark that you just might,  tiro solo a indovinare ma tu 
Be the one I’ve been waiting for my whole life. potresti essere quello che aspettavo da tutta la vita.

 

 

 

 

 

Note:

Alloooora… mi dispiace? 

No, davvero, mi dispiace un sacco. Con il capitolo avviso vi avevo detto che mancava poco, e poi avete comunque dovuto aspettare un sacco. A mia discolpa, come avevo scritto sulla pagina di facebook, il mio pc tre settimane fa (circa, era tipo il 10 gennaio) è stato portato in assistenza perché vi era caduta sopra dell’acqua. Ora è tutto a posto e per fortuna tutti i dati erano salvi ^^’’ Ad ogni modo, eccolo qui! 

Questo è stato un capitolo-prova… nel senso: ho voluto davvero dare il meglio di me in quanto a lunghezza, ma spero che nonostante questo il capitolo vi sia piaciuto! Fatemi sapere ovviamente!

Intanto parliamo della MacBlack perché insomma, sono bellissimi, diciamocelo. Io impazzisco, impazzisco davvero. Si è capito che li amo? E poi insomma! Sirius si è comprato una maglietta dei Led Zeppelin per far arrabbiare la cara Walby! Secondo me lui era un’anima rock. Probabilmente avremo altri accenni della sua anima rockettara in futuro, anche perché è da quando ho scritto quella scena che mi immagino Sirius che canta canzoni come Baba O’Riley o Stairway To Heaven. Preparatevi mentalmente perché il disagio, con i Malandrini, è sempre dietro l’angolo.

Su James… be’, James è uno sfigato patentato. Ed è un testone, ma anche Lily è una dannata testona, perciò… Oh, andiamo, lei continua a negare anche con Mary, ma quanto è ovvio che lei sia stracotta di James da 1 a Lily? Lily, appunto.

Sempre riguardo a James: so che potrà sembrare strano che Mary si sia sfogata con Sirius e non con James, ma Sirius (al contrario di James) è molto insistente e pretende molto. James è più pacato, ma tranquille che nel prossimo capitolo avrete una scena per loro due (anche se, tanto per essere oneste, c’è da dire che loro hanno già parlato un po’ quando Sirius e Lily s’incrociano in Sala Comune). 

Visto il finale, comunque, stavolta voglio assolutamente sapere che pensate! Vi ricordo che il countdown è iniziato definitivamente… :P 

Alla prossima! 

Un bacio,

Ale

   
 
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