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Autore: trenodicarta    30/01/2017    2 recensioni
Simone e Viola si avvicinano, lui le offre la sua amicizia e lei la accetta con diffidenza. Lei nasconde una storia tormentata e lui un segreto doloroso. Lei è ferita, lui è l'ultimo che possa guarirla. Il loro rapporto si fortifica ogni giorno sempre di più, fino a quando Viola non scopre la vera identità di Simone, da quel momento ogni sua certezza si distrugge, di nuovo.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 8

Viola non era brava con le parole, specie quando si trattava di pronunciarle davanti a tante persone. 
Sarebbe dovuto essere tutto semplice: lei sarebbe entrata, avrebbe raccontato la sua versione dei fatti e in seguito se ne sarebbe andata, sfuggendo dal suo passato, da ciò che era successo, da Riccardo.
Quest’ultimo però non era della stessa idea. Il ragazzo teneva gli occhi neri puntati su Viola, aveva atteso impaziente di vederla e quando ciò era successo, quando lei gli era passata accanto, aveva sentito quasi un brivido lungo la schiena. 
Riccardo aveva abbozzato un sorriso, pensando che fosse graziosa mentre si muoveva lenta e con gli occhi bassi, il suo sorriso si ampliò quando si rese conto che Viola guardava ovunque tranne lui. All’inizio si sentì offeso, ignorato, ma poi comprese che quella di Viola non era indifferenza, era paura. Riccardo si sentì sadicamente potente, per questo tenne fissi gli occhi su di lei, scrutandola attento. 

- Signorina, quindi non ricorda nulla di ciò che è avvenuto in seguito all’aggressione? – Viola fece un breve cenno davanti alla domanda dell’avvocato di Riccardo, il quale sospirò, prima di mormorare un’ultima domanda: - Posso chiederle un’opinione personale, signorina Agostini? –

Viola si sentì presa in contropiede, ma annuì, cos'altro avrebbe potuto fare?

- Il mio cliente aveva motivi di essere geloso di lei? O era solamente paranoico? –

Fu la domanda peggiore che potesse farle, per questo Viola sbattè più volte le palpebre, nervosa. Giulia intervenne, esclamando: - Non siamo qui per parlare della gelosia del signor Pollini, siamo qui per parlare del tentato omicidio che ha attuato a danno della mia assistita! –

Tutti si voltarono, ma non verso Giulia. Qualcuno era entrato rumorosamente all’interno della sala, attirando l’attenzione di molti, di Viola in particolare. Era lui. Simone. 
Di colpo Viola si risvegliò, come se qualcuno l’avesse appena schiaffeggiata, ma non si trattò di uno schiaffo violento, tutt’altro. Simone era venuto, nonostante le parole dure che lei gli aveva rivolto al citofono giorni prima, nonostante il suo fuggire e la sua freddezza, lui era lì per lei. 
Il poliziotto le rivolse un fugace sorriso, rimanendo in disparte e osservandola. 
Simone si era accorto di provare qualcosa per lei nel momento in cui l’aveva vista danzare su quella pista di ballo, Viola comprese di sentire qualcosa per lui in quell’esatto istante. 
Non fu la sola a soffermarsi sulla figura del ragazzo: Riccardo, notando il cambiamento sul viso di Viola, si era voltato. Non appena vide il suo fratellastro lì, perse il suo sorriso trionfante. Era violento, ma non stupido. 
Loro due si conoscono? Pensò nella propria testa. 
Non ebbe bisogno di risposte, gli bastava vedere il modo in cui Viola lo osservava. 

- Voglio rispondere alla domanda. – Esordì di colpo quest'ultima, causando un leggero stupore, specie in Giulia, la quale la osservò preoccupata. – Ho tradito il mio ex fidanzato una volta. - Rispose infine, mentre un brusio si levava per l’aula. - Non sono stata fedele, lo so. Però so anche qualcos’altro… io non meritavo quello che mi è successo, nessuno lo meriterebbe. Sono stata picchiata e ho quasi rischiato la morte nel caso non se lo ricordasse, avvocato. Quindi tornando alla sua domanda: no, la sua follia non era giustificata, nulla giustifica una tale violenza. Di una sola cosa mi ritengo colpevole…– La ragazza spostò lo sguardo dall’avvocato alla persona che più aveva temuto in quell’aula: Riccardo. – Aver amato qualcuno che alla fine non ha fatto altro che cercare di distruggermi, senza riuscirci. – Sentenziò alla fine, lasciando tutti ammutoliti. 
***

- Sicura di non voler rimanere fino alla fine? - Chiese Giulia, mentre accompagnava Viola fuori dall'aula. 

Quando furono nel corridoio d'entrata del tribunale, Viola annuì, mentre rivolgeva una leggera occhiata pochi metri più in là: verso Simone. 
Giulia intercettò il suo sguardo e sorridendo le disse: - Vai da lui, è un bravo ragazzo. -

- Non saprei cosa dirgli. - 

- Che hai fatto una stronzata per esempio. - Le consigliò Giulia, ripensando alle parole che Viola aveva pronunciato prima di entrare in aula. 

La ragazza rivolse un sorriso all'altra, pensando che oltre ad essere bella, professionale e gentile, era anche una brava persona. In seguito Viola seguì il consiglio di Giulia e si incamminò verso Simone, andando verso di lui. 

- Ehi, sei stata fantastica. - Si complimentò Simone vedendola arrivare. 

Lei si limitò ad annuire, prima di avvicinarsi ulteriormente fino a baciarlo per qualche secondo sulle labbra. - Scusa. - 

Simone meritava delle scuse migliori, ma lei non era in grado di dargliele al momento e a lui non importava. 

- Accetto le scuse, ragazzina. - 
***

- E così questa è la tua tana. - Mormorò Viola incuriosita mentre metteva piede nell'appartamento di Simone. 
Quest'ultimo fece una risatina.

- Io preferisco chiamarla casa. - 

Viola si guardò intorno dopo aver rivolto un sorriso al ragazzo. Quell'appartamento era tutto l'opposto di quello che si sarebbe aspettata: era ordinato, pulito, non c'era nulla fuori posto, era come appena uscito da una rivista di mobili.

- Non sapevo fossi un tipo maniacale. -

- Non lo sono, non pulisco io. -

Viola ridacchiò, ecco dove stava il trucco. 

- Però sono un cuoco eccellente, per questo ti preparerò una carbonara coi fiocchi. - 

Così fu, dieci minuti dopo Viola osservava un attento e concentrato Simone ai fornelli. La ragazza se ne stava seduta appoggiata coi gomiti alla penisola della cucina. Aveva provato a offrire il proprio aiuto a Simone, ma lui l'aveva categoricamente rifiutato.

- Quel divano è terribile. - Mormorò all'improvviso la ragazza, lanciando un'occhiata al divano giallo che intravedeva in salotto. 

Simone si irrigidì appena davanti a quel commento. Viola si pentì di averlo fatto, non voleva offenderlo, poi però comprese quale fosse il problema.

- L'ha scelto la tua specie di ragazza vero? - Una volta gli aveva detto che era un interior designer, perciò non le ci volle molto per riordinare i pezzi del puzzle. 

Simone annuì lento. - Non chiamarla così, non era nemmeno una conoscente. - 

Viola non comprese il perchè di quella reazione irritata, ad ogni modo gli si avvicinò sfiorandogli un braccio. 

- E io cosa sono? - Chiese incuriosita.

Simone spostò lo sguardo dalla pancetta nella padella a lei. Per un secondo Viola giurò di aver notato uno scintillio di amarezza nei suoi occhi. 
Definirla la sua ragazza sarebbe stata una presa in giro, non era però nemmeno un'amica. La verità era che lei non sarebbe mai stata nulla se lui non le avesse rivelato la sua vera identità. Ma come poteva dirle di essere il fratellastro di Riccardo? Lo avrebbe fatto, ma non in quel momento. 

- Tu sei... - Le si avvicinò fino ad abbracciarla e spingerla con la schiena contro la cucina. Viola sentì il suo respiro sul collo, si aspettava un bacio ma lui... dopo averle sorriso seducente le sussurrò all'orecchio: - Sei la ragazzina che sta distraendo il cuoco. - Concluse la frase, lasciandola andare divertito.

 
***

Simone non aveva mai passato la notte con una donna senza portarsela a letto.
Viola non dormiva con un uomo da mesi.
Non potrei quindi ben dire chi dei due fosse più a disagio in quel momento. 
Simone si era seduto sul proprio letto fingendo di guardare la televisione.
Viola aveva indossato una maglia del ragazzo per dormire e dopo essere uscita dal bagno si era avvcinata al materasso lenta. Si sentiva impacciata, non sapendo bene se fosse stata una buona idea accettare l'invito a rimanere lì. Si sedette quasi in un angolo del letto, come a voler occupare meno spazio possibile. 
Simone d'altra parte cercò di non avvicinarsi troppo, impaurito di fare qualcosa che potesse essere frainteso. 
Osservavano entrambi la tv, senza realmente guardarla, questo fino a quando Simone non parlò:

- Non voglio venire a letto con te. -

Viola spalancò appena le labbra e solo in seguito Simone si rese conto di ciò che aveva appena detto.

- Ti ringrazio. - Mormorò ironica e offesa lei.

- Nono, non volevo dire questo... - Cercò di rimediare il poliziotto. - Voglio fare sesso con te. - Si corresse. - Dio, se lo voglio. - Mormorò con tono di voce più basso, mentre Viola lo osservava divertita. - Sto solo cercando di dire che... voglio che tu venga qui vicino a me. - 

Il ragazzo allargò le braccia muscolose e Viola non se lo fece ripetere: vi si tuffò quasi all'interno, appoggiandosi con la testa al suo petto.

- Per la cronaca... se a te va di fare sesso, per me va benissimo. -

- Sta' zitto Simone, non rovinare il momento. - 

Il poliziotto si zittì, mentre un sorriso gli si allargò poco dopo sul viso, sentendo Viola mormorare "Anche io ti voglio". 

 
***

- Lasciami! Lasciami! - Viola lanciò un grido nel buio, dimenandosi tra le braccia di Simone, il quale sobbalzò immediatamente.

- Viola che succ... - Sussurrò assonnato, prima di voltarsi a osservarla. Nella penombra della stanza la vide agitarsi, e contorcersi, con il viso segnato da una smorfia di puro terrore. La afferrò immediatamente per le braccia, scuotendola quel tanto da farle aprire gli occhi. - Viola, svegliati! - 

La ragazza era sveglia, ma credendo di star ancora sognando lo spinse via. Solo dopo qualche istante comprese ciò era appena successo. 
Si tirò su a sedere, guardandosi attorno confusa con quegli occhi marroni rigati di lacrime.  

- Scusa... - Sussurrò infine prendendosi il viso tra le mani. 

- Shh! Tranquilla, ci sono io qui. - La strinse quasi avesse paura di vederla scappareda un momento all'altro. - Non ti farà più del male, lo prometto. Penserò io a te. - Sussurrò al suo orecchio, mentre lei ancora singhiozzava. 

La abbracciò tutta la notte, anche quando lei si fu addormentata, lui non la lasciò andare. 
   
 
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