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Autore: Chupacabra19    31/01/2017    2 recensioni
Kendra, una semplice ragazza, vittima anch'essa del nuovo mondo infetto. In queste pagine virtuali leggerete la sua storia, il suo passato, i suoi incontri, ciò che il destino le ha riservato dopo l'epidemia. Questa è la mia prima ff dedicata alla serie twd e segue parte della trama originaria, partendo dalla drammatica situazione della terza stagione.
[Dal capitolo 5] : Mentre Rick, ancora in preda al terrore, poggiava il viso fra i capelli del ragazzo, questo aveva gli occhi fissi su di me. Tornai in piedi lentamente, sperando che quella commovente scena terminasse. D'un tratto, bruciore. Una terribile fitta mi travolse. Un dolore acuto, straziante. D'impulso, mi irrigidii. La lima precipitò al suolo. Abbassai lo sguardo, per capire da dove provenisse tale sofferenza. Un dardo. Un dardo dalle alette verdi conficcato nel fianco. D'improvviso, mi sentii fiacca, debole. La vista mi abbandonò e tutto si fece scuro.
Genere: Avventura, Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Il Governatore, Nuovo personaggio, Rick Grimes, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 37 : Frida Kahlo



Riuscivo a fatica a tenere gli occhi aperti. Abraham continuava a riempirci i bicchieri quasi fosse acqua. Nessuno osava fermarlo, ormai eravamo partiti tutti per la tangenziale. Un fastidioso cerchio alla testa continuava ad insistere affinché ponessi un freno a tutto ciò, eppure una piccola parte di me voleva continuare a divertirsi. Per una volta dopo mesi, mi stavo divertendo con tutti senza bisticciare. Perfino il rosso sembrava a suo agio con me accanto. Insomma, valeva la pena approfittarne. Dopo poco però, percepii dei crampi allo stomaco. Avevo bevuto troppo, questo era ovvio. Mi tirai su a fatica, poggiando le mani al tavolo come per trovare il giusto equilibrio. Michonne mi strattonò, pregandomi di non andare. Ricaddi sulla sedia. E inutile dirvi che continuai per un'altra oretta. Quando mi fu versato l'ennesimo bicchiere, capii di essere arrivata davvero al limite, dato che non riuscii nemmeno ad arrivare alla bocca che lo rovesciai addosso. Ridemmo tutti fino a piangere, trattenendoci la pancia dal dolore. Rick si voltò nella nostra direzione, occupato com'era a parlare con Deanna, e scosse la testa sorridendo. Penso fosse contento di vedere i suoi amici ubriachi ma felici. Dato comunque il macello e l'alcool ghiacciato addosso, decisi di salutarli sul serio. Glenn mi fece il broncio, mentre Tara era già k.o. stesa sul tavolo. 

-Mi dispiace, ma se non smetto finisco in coma etilico. – sbiascicai.

Abraham mi guardò stringendo gli occhi come per focalizzarmi.

-Ma se siamo solo all'inizio. – obiettò, ruttando.

Al suono del rutto tutti scoppiarono di nuovo a ridere. Eravamo ridicoli, ma era troppo divertente. Non seppi resistere. Comunque ormai avevo preso la mia decisione e li salutai, cercando di non ribaltarmi. Poggiai una mano alla parete, sperando di non cadere, e camminai lentamente verso la porta. Probabilmente barcollavo terribilmente, perché con la coda dell'occhio vidi Maggie scompisciarsi. Tsk, voglio vedere voi dopo. Ero quasi alla porta quando qualcuno mi afferrò per il girovita, facendomi roteare. La testa vibrò come se fossi stata gettata in una centrifuga.

-Sicura di farcela? – domandò Spencer sorreggendomi.

Annuii con un sorrisino ebete, muovendo la mano come se stessi scacciando un mosca a rallentatore.

-Lo prendo per un no. – confessò.

Risi ed egli mi accompagnò fuori. Il ghiaccio esterno mi diede uno schiaffo al volto, fu quasi utile per riprendersi un poco. All'improvviso era diventato davvero freddo fuori. Spencer mi guardò rabbrividire e corse in casa lasciandomi lì come una beota. Feci qualche passo, stringendomi nella camicetta. Udii alcuni passi, era tornato.

-Tieni questo. – disse, mettendomi sulle spalle un giacchetto.

Rimasi stupita di quel gesto.

-Grazie. – balbettai.

Mi sorrise e continuò a starmi vicino nel caso avessi bisogno.

-Divertita?

-Molto. – ammisi.

Se fossi stata ancora meno coscienziosa, avrei continuato a bere col gruppo.

-Bene, ne sono felice. – affermò sempre sorridente – Mi sarebbe piaciuto unirmi, ma temevo di essere di disturbo. Eravate un bel quadretto.

Rise. Probabilmente eravamo stati molto chiassosi. Per il resto del tragitto però restammo in silenzio e quando giungemmo di fronte alla casa, mi sentii in colpa di aver lasciato la festa. 

-Da qui in poi posso sbrigarmela da sola. – dissi, gesticolando. 

Si scompigliò i capelli alla nuca, sforzandosi di credermi. Doveva vedermi proprio in pessimo stato. Levò comunque le mani al cielo in segno di resa.

-D'accordo Kendra, mi fido! – esclamò, facendo retrofronte.

Fui grata che non avesse insistito. Feci un sospiro, cercando di riprendere il controllo del mio corpo, ma la strada sembrava ondeggiare sotto i miei piedi. In un modo o nell'altro, riuscii lo stesso ad arrivare alla porta sana e salva. Gran parte del percorso era stato fatto e ne ero uscita per il momento incolume. Stavolta non avrei vomitato, stavolta avrei vinto. Però, forse, qualcosa di caldo prima di andare a letto mi avrebbe fatto bene. Girai il pomello e richiusi la porta alle mie spalle, notando con tristezza che l'interno era completamente buio. Chissà dove si era cacciato quel coglione di Daryl. Adagiai la mano sulla parete alla mia destra, cercando di trovare l'interruttore della luce, ma ogni mio sforzo fu vano. Sbuffai arrancando fino alla cucina, sperando di trovare almeno quello della canna fumaria sopra i fornelli. Tastai i mobili in cerca del piano cottura, fungendomi questi pure da sostegno. Più camminavo e più mi sentivo fiacca. Bingo. Accessi la luce e fui accecata da quel bagliore intenso bianco neon, tanto che mi tappai gli occhi guaendo. Gli occhi mi bruciavano da far schifo. Non era poi stata una buona idea. 

-Porca puttana! 

Un urlo mi fece sobbalzare.

-Vuoi spegnere quella fottuta luce del cazzo? – ordinò Daryl.

Mi voltai cercando di capire dove fosse, sebbene le mie pupille vedessero al momento sfocato. Scorsi la figura di Daryl fare capolino dallo schienale del divano. Aveva qualcosa in mano, una bottiglia. Sembrava vino. Con l'altra invece si copriva gli occhi.

-Cazzo Daryl! – brontolai farfugliando – Mi hai fatto prendere un accidente. 

Cercai di tappare quella cavolo di luce, ma mi serviva per fare la camomilla. Lo stomaco stava praticamente implorando.

-Tipo che ne so, dire : ciao Kendra, sono qui. Non spaventarti se all'improvviso urlo. – continuai.

Egli sbuffò, facendomi il verso.

-Mi ero appisolato. Scusa se non ti ho salutato, principessina. – borbottò, attaccandosi alla bottiglia.

Gettai il giacchetto sulla canna, in modo da impedire che la luce si propagasse per tutto il soggiorno. Così facendo illuminava lo stretto necessario in cucina.

-Contento? 

-Ci puoi giurare. – disse ancora infastidito.

Aprii più sportelli prima di trovare una brocca ed una bustina. Purtroppo della camomilla non vi era traccia, perciò mi accontentai di un Earl Grey. Certo, la teina mi avrebbe tenuto sveglia, ma almeno avrebbe dato agio al corpo. Versai l'acqua nella brocca e accesi il fornello, sperando che il liquido si riscaldasse in fretta. Poggiai il dorso della mano sulla fronte. Stavo sudando freddo. Proprio un buon segno. Nell'intento di lavarmi le mani, mancò poco che finissi col cadere a terra. Daryl soffocò in una risata.

-Sei ubriaca. – disse, affermando l'ovvio.

Ma il fatto che se ne fosse accorto soltanto adesso, mi diede da pensare. Lo guardai meglio e a giudicare dalla sua espressione affatto sveglia, capii che anch'egli ci era andato giù pesante. 

-Lo sei anche tu.

-Nah non è vero. – replicò, stropicciandosi gli occhi.

-Lo sei eccome. – insistetti.

-Ti ho detto di no, rompiballe. 

Pure le parole erano strascicate. Fra tutti e due non sapevo proprio chi fosse messo meglio.

-Dimostralo.

Mi guardò in cagnesco. Sapeva che se si sarebbe rifiutato, avrebbe ammesso di essere ubriaco fradicio. Perciò, tanto valeva provarci e mostrarmi il contrario. Dopotutto sapeva reggere l'alcool molto meglio di me, quindi era pure possibile che sarebbe rimasto in piedi senza problemi. Ma la scena che mi si presentò, mi lasciò abbastanza di stucco. Invece che scendere tranquillamente dal divano, voleva raggiungermi scavalcando lo schienale. Rimasi zitta a fissarlo. Si aggrappò affondando le dita nella stoffa, tenendo la bottiglia in bocca per il collo di questa. Incrociai le braccia come per godermi quella scena ridicola. Si sporse in avanti, cercando di allungare una gamba per scavalcare, ma non appena l'ebbe sollevata, si ribaltò tornando al punto di partenza. Non ricordo bene quanti altri tentativi dovetti sorbirmi, ma alla fine si catapultò dall'altro lato, ritrovandosi seduto a terra con la braccia spalancate, come se fosse soddisfatto della prestazione.

-Wow, non ho parole. – dissi applaudendo.

Daryl borbottò qualcosa, ma avendo ancora il fiasco serrato fra i denti, mi fu impossibile capire. Camminò carponi fino ad una sedia che utilizzò come appoggio. Finalmente era in piedi. Forse era messo un poco peggio di me. Risi, guardandolo come se fosse la cosa più buffa al mondo. Riattaccò a bere. 

-Per essere conciata in quel modo ti devi essere divertita alla festa. – osservò, come se lui fosse lucido.

Controllai l'acqua sul fuoco, ma ancora non era abbastanza calda.

-All'inizio insomma, poi bevendo.. sai com'è. – risposi sbrigativa.

Non volevo che si sentisse in colpa per non essere venuto.

-Niente di che, davvero. – farfugliai – Te invece, alla fine cos'hai fatto?

Si pulì la bocca con la mano, essendosi rovesciato un poco di vino addosso.

-Ho mangiato spaghetti.

Notai infatti una chiazza di pomodoro sulla camicia blu notte. Quel colore gli donava molto. Effettivamente faceva uno strano effetto vederlo tutto tirato e ben vestito, anche se l'atteggiamento a burbero era sempre lo stesso. Non sarebbe mai cambiato.

-Non pensavo sapessi cucinare. – lo punzecchiai. 

-Che stronza. – sbottò – E non ho cucinato io. 

Lo guardai curiosa, sperando che continuasse a raccontarmi la sua serata. I suoi occhi mi stavano studiando, era come se non fosse del tutto convinto di dirmi qualcosa, ma cercai di fare un'espressione impassibile.

-Aaron mi ha invitato a cena.

Mi venne da ridere. Spaghetti e vino sapevano molto di appuntamento romantico. 

-Uh. – smorzai un sorriso – E' stato gentile.

Continuò a bere.

-Sì. – ammise – C'era anche Eric.

Lì non seppi trattenermi e scoppiai a ridere. Mi vedevo troppo la scenetta romantica a lume di candela. Aaron ed Eric composti a godersi la cena, e Daryl quasi sdraiato sul piatto a rimpinzarsi come un cafone. Un bel triangolo romantico. La mia risata però fu interrotta dalla sua reazione. Scattò in piedi con forza, facendo cadere a terra la sedia di legno. 

-Cosa hai da ridere, eh? – urlò sbraitando – Sentiamo. 

Cercai di ricompormi, tappando la bocca ogni qual volta che mi tornava da ridere. Ma sarò sincera, l'ubriacatura non aiutava affatto.

-Niente, assolutamente niente. – risposi gesticolando.

Ma egli si incazzò maggiormente, vedendo che non lo prendevo sul serio. 

-Pensi che sia gay? – abbaiò agitando il vino.

Scossi la testa velocemente, ma egli continuò.

-Rispondimi mocciosa. Pensi che sia gay? 

Per quanto mi sforzassi di stare seria, sentivo i crampi alla pancia tanto volevo ridere.

-Questo lo stai dicendo tu. – replicai. 

La risposta non lo soddisfò. Scaraventò la bottiglia alla parete dietro le mie spalle. Il vino si riversò sul muro e i frammenti di vetro si sparpagliarono sul piano cucina e sul pavimento, dividendosi in altrettanti frammenti verde oliva. Il rumore dello schianto fu così forte e inaspettato, che sobbalzai tappando le orecchie e abbassandomi poi d'istinto, come per scansare quel vetro tagliente. Daryl era proprio come quei cocci, appuntito e affilato. Bastava una parola, uno sguardo per ferirti, per ritrovarti ricoperta di cicatrici indelebili. Avanzò lungo la cucina con fare minaccioso, sebbene i suoi passi non fossero del tutto stabili. Indietreggiai lentamente fino a toccare il mobile, ma egli non parve affatto intenzionato a fermarsi. Portai le mani in avanti, sperando di bloccarlo, ma quando fu abbastanza vicino da farvi aderire il petto, premette fino a farci ritrovare faccia a faccia. Le nostre fronti sudate erano unite ed egli faceva pure forza. Spingeva come un matto, ma anch'io feci lo stesso, sebbene fossi abbastanza spaventata. Non era la prima volta che faceva scenate del genere, ma stavolta nel suo sguardo c'era qualcosa di diverso, qualcosa che non avevo mai visto. 

-Non hai ancora risposto. – sottolineò, scandendo lettera per lettera.

Il suo respiro frenetico e caldo. I nostri corpi uniti. Il suo petto di marmo, le spalle larghe. Le sue labbra così vicine. Il cuore scalciava, i muscoli tremavano. Ero in trappola, eppure mi sentivo stranamente eccitata ed imbarazzata allo stesso tempo. La sua vita premette con più forza sulla mia, permettendomi di sentire un rigonfiamento. 

-Daryl io.. –

Provai a dire, prima che quello mi cingesse con rabbia il collo e mi tirasse a sé, facendo scontrare le nostre labbra con ingordigia. Non fu un bacio sentito, non fu un bacio dolce, gentile e delicato, tutt'altro. Fu un bacio rabbioso, violento e insaziabile. Le nostre lingue danzavano intrecciandosi e scacciandosi fra loro, quasi avessero molto da dirsi, quasi avessero lasciato in sospeso svariati momenti e molteplici occasioni. Ci assaporammo, ci nutrimmo di quell'attimo infinito. Era bello e doloroso allo stesso tempo, era come stringere fra le mani una rosa per odorarne i petali, ma sanguinare a causa delle spine. Era come se il tempo a noi attorno si fosse bloccato, era come se esistessimo noi e noi due soltanto. Il ticchettio dell'orologio in sala finì con l'affievolirsi fino a svanire, il rumore del gas acceso fece lo stesso, e così tutti gli oggetti o i suoni all'interno di quella stanza. Percepivo unicamente i nostri cuori, i loro battiti accelerati, i loro desideri. Non avrei mai voluto staccarmi da quelle labbra sottili eppure morbide e aspri. Non avrei voluto sciogliere le nostre lingue, ma anzi, inebriarmi del suo sapore quasi fosse ambrosia. Non avrei voluto spingere via il suo volto, allontanarmi da quella barbetta che mi pizzicava il mento. Non avrei voluto, eppure lo feci, costretta dal mio stesso corpo, costretta dal bisogno incessante di prendere aria.

Annaspai quasi, una volta liberata da quella sua morsa letale, riempendomi i polmoni d'ossigeno fino alla loro massima estensione. Daryl si leccò le labbra, come se volesse sedurmi, come se pensasse di non esserci già riuscito. I nostri corpi erano ancora costretti l'uno sull'altro, quasi non avessero intenzione di lasciare un benchè millimetrico spazio. Fissavo quei suoi occhi diabolici col fiatone, cercando di capire se tutto questo fosse stato soltanto un gioco, soltanto un modo per umiliarmi poi o sprezzarmi con qualche sua solita frase. Invece mi afferrò per i fianchi, sollevandomi fino a farmi sedere sul piano di lavoro. Non fu delicato nemmeno in quell'azione, tanto che mi fece sbattere la testa contro i pensili della cucina. Ridacchiò e si tuffò nuovamente sulle mie labbra, allargandomi le gambe con una mano affinché potessi avvolgerlo. Intrecciai queste lungo i suoi fianchi ed egli spinse maggiormente. La gonna però lo infastidiva. Le sue dita percorrevano i miei polpacci, fino a giungere alle ginocchia e alle cosce, riempiendomi di brividi lungo la spina dorsale. Daryl se ne accorse e ne parve divertito. All'improvviso mi morse il labbro inferiore facendomi sussultare e con uno scatto veloce mi tirò su la gonna, la quale, a mo' di fisarmonica, andò a piegarsi su se stessa in vita. Fu allora che mi spalancò le gambe con brama, tirandomi verso di sé come se volesse ingabbiarmi. Nel frattempo tenevo in pugno i suoi capelli, intrecciandoli fra le dita in modo da seguire o pilotare i suoi movimenti durante quel bacio selvaggio. Di nuovo le nostre labbra si separarono e di nuovo i nostri polmoni si ripresero ciò che spettava loro, ignorando i nostri istinti. Accarezzandomi, passò a giocherellare con la lingua lungo il collo, facendomi fremere. Mordicchiò il lobo dell'orecchio, sussurrandomi poi a questo.

-Allora segretaria, credi ancora che sia gay?

-Non l'ho mai pensato. – risposi, premendo delicatamente le labbra alle sue in un innocente bacio a stampo.

Mi sorrise e poggiò le mani all'anta alle mie spalle, incorniciando praticamente il mio volto con le sue braccia. Il respiro era corto e il suo amichetto faceva di tutto pur di farsi notare. Ormai si era formato un rigonfiamento più che notevole. Notò che gli stavo fissando il pacco e non ebbe ripensamenti. Si gettò un'altra volta su di me, cercando di sbottonarmi la camicia di fretta e furia. Ad ogni bottone che incrociava, imprecava a bassa voce, non riuscendo a liberarli del tutto. Avvolsi le sue calde mani, fermandolo. Mi guardò serio.

-Daryl, siamo ubriachi.

Ma egli riprese l'azione, ignorandomi.

-Daryl, ce ne pentiremo. – insistetti, afferrando nuovamente le sue grandi mani.

Si fermò, accarezzando le mie dita che sembravano minuscole in confronto alle sue.

-Sì. – disse ansimante – Mi pentirei se domattina mi svegliassi da solo nel letto, capendo di non aver approfittato di questa notte.

Non appena ebbe terminato la frase, riprese a sbottonarmi la camicia con più impegno, ridendo quasi ad ogni piccolo bottone. Mi guardava da dietro quei ciuffi nocciola, come se avesse paura che potessi avere dei ripensamenti. Ed effettivamente, era così. Non riuscivo a capire bene cosa volessi. La testa mi girava vorticosamente, eppure il mio corpo sembrava desiderarlo. Per una volta, per una volta volli agire senza pensare, volli lasciarmi guidare dall'istinto, dagli impulsi. Non sapevo se il nostro fosse amore od una semplice avventura, ma non aveva importanza, perché in quel momento non desideravo altro che avvolgermi del suo corpo bollente e statuario. 

L'amore? Non so.

Se include tutto,

anche le contraddizioni e i superamenti di sé stessi,

allora sì, vada per l'amore.

Altrimenti no.
 

Diceva Frida Kahlo. E quella notte volli seguire il suo consiglio. Finalmente riuscii a liberarmi della camicetta ed egli se ne compiacque, ritrovandosi ad osservare il mio seno ancora costretto nel reggipetto. Ero leggermente in imbarazzo, ma la luce era fioca, debole, e questo mi aiutò a non vergognarmi delle mie forme. Mi baciò delicatamente fra l'incavo di questo, ma poi premette con forza le labbra, mordicchiando e succhiando allo stesso tempo. Mi scappò un gemito ed egli non mollò la presa, anzi, morse con più forza. Gli tirai uno scappellotto ed egli si staccò con un ghigno soddisfatto, pulendosi la bocca dalla bava con il dorso della mano. Il petto frizzava da morire. Osservai l'attacco dei seni e vi notai una macchia violacea e rossastra apparire pian piano. Era il succhiotto più doloroso e grosso che mi fosse mai stato fatto. 

-Che c'è? – domandò eccitato – Ho fatto male alla tua pelle tanto delicata?

Non risposi, guardandolo come se fosse la cosa più bella a questo mondo. Sì, il petto mi faceva male. Sì, i contorni di Daryl erano mezzi sfocati. Sì, ero ubriaca fradicia. Ma sapete una cosa? Avrei voluto che quella notte non fosse mai terminata. Non mi importava se il mattino seguente avessi dovuto lottare con dei terribili postumi da sbornia, desideravo godermi ogni singolo secondo in sua compagnia. L'acqua del thè ormai stava uscendo dalla brocca, bagnando le stesse fiamme che la scaldavano. Daryl allungò una mano per spengere il gas e poi si sfilò la camicia, sfoggiando quel petto ai miei occhi perfetto. Le sue braccia muscolose si contrassero nell'azione, facendomi quasi avvampare. Era dannatamente sexy, inutile mentire. Si avvicinò di nuovo, sfiorando delicatamente il succhiotto con l'indice.

-E questo non è niente. – disse, ridacchiando. 

-Sei uno stupido, Daryl Dixon. – esclamai, accarezzando l'abbozzo dei suoi addominali.

Mi afferrò con forza, lasciandomi a penzoloni sulla sua spalla destra. Mi ritrovai a faccia in giù ad occhi chiusi, sforzandomi di non vomitargli addosso. Sapevo benissimo cos'aveva in mente, ma al tempo stesso non avevo idea se fossi riuscita a trattenermi lungo le scale. Cercava di salire i gradini velocemente, ma le gambe non sembravano volergli dare molto ascolto. Ci mise più del necessario, fermandosi più volte e reggendosi al corrimano. Oltre che vomitare, adesso temevo anche di capitolare giù per le scale. Percepii lo stomaco incendiarsi. Portai immediatamente le mani alla bocca, sforzandomi con tutta me stessa.

-Ti prego. – parlai a denti stretti – Mettimi giù.

Rise e spalancò la porta della prima camera che dava proprio sulle scale, evitando così di dover fare altri metri lungo il corridoio. Mi lanciò sul letto quasi fossi un sacco di patate, facendomi rimbalzare. La nausea si affievolì, ma la testa peggiorò a causa della velocità con cui ero stata scagliata. 

-Contenta adesso? – sussurrò, curvandosi su di me. 

Allungò poi il braccio per accendere la luce del comodino, ma mi coprii immediatamente gli occhi. Non perché fosse forte od accecante, quanto perché non volevo vedere il mio corpo livido e magro.

-Potresti spengerla? – pregai arrossendo.

-No. – rispose baciandomi il seno – Mi sono sempre chiesto cosa ci fosse qua sotto.

Afferrò le calze in procinto di sfilarmele, ma controbattei sempre coprendomi il volto.

-Cosa vuoi che ci sia? 

-Stupida. – borbottò – Intendevo il tuo corpo. Ho sempre voluto vederti nuda, accarezzarti..

Mentre mi spiegava cosa avesse sempre voluto farne del mio corpo, sfilava pian piano le calze, baciando ogni centimetro di pelle che liberava. Era una sensazione bella, piacevole, eppure tanto imbarazzante. Continuavo a tenere chiusi gli occhi sotto i miei palmi, sperando che l'ansia e i timori scomparissero il più velocemente possibile. Non mi biasimavo, dopotutto questo sarebbe stato il primo rapporto dopo lo stupro subito dal gruppo dei claimers. Perciò mi sentivo molto a disagio, tanto da percepire i muscoli tesi ed affatto rilassati. Daryl gettò le calze dietro alle sue spalle, finendo queste nel pianerottolo fuori dalla stanza. L'arciere non aveva nemmeno chiuso la porta. Mi baciò la caviglia e poi mi guardò finalmente in faccia, accorgendosi che avevo ancora il volto nascosto fra le mani. Salì su di me, adagiandosi delicatamente in modo che il suo peso non gravasse sul mio esile corpo. 

-Guardami. – bisbigliò, adagiando le mani sulle mie – Va tutto bene. 

Sapevo quanto si stesse impegnando per apparire sobrio e dolce, ma il suo sguardo lo tradiva. Levai comunque la mani, immergendomi nelle sue iridi glaciali. 

-Sei bellissimo. – dissi, distogliendo lo sguardo.

Egli sorrise.

-Menomale, pensavo ti coprissi per non guardare la mia orrida faccia. – scherzò. 

Riuscì a farmi ridere, mettendomi stranamente a mio agio. La tensione era quasi scomparsa. Mi baciò e tornò nuovamente alle mie gambe. Mi morsi leggermente le labbra, percependo il suo sapore su di esse. Era avvolgente. Poi mi accorsi che stava fissando la cicatrice alla coscia.

-La odio. 

-Per me è affascinante. – disapprovò. 

Lo fulminai. Odiavo essere presa in giro. Ma Daryl inarcò le sopracciglia, come se mi stesse sfidando. Lo guardai inespressiva, non avevo capito dove volesse arrivare. Ridacchiò e leccò fugacemente la ferita, mordendo accanto a questa. Una fitta dolorosa mi pervase, tanto da costringermi a mordermi la base dell'indice per soffocare un gemito. 

-Sei uno stronzo. – replicai.

Egli fece spallucce ed agguantò le mutande, sfilandole così lentamente per provocarmi e darmi fastidio.

-Forse, solo un pochino. – disse con una smorfia – Kendra Moore.

Non fissava nemmeno cosa vi fosse sotto, restava con le pupille puntate sulle mie, sorridendo come se la scena fosse divertente. Anche quelle finirono fuori dalla stanza, ma le vidi sparire cadendo per le scale. Mi tirai su a sedere, poggiando una mano sulla sua spalla. 

-Potrebbe arrivare qualcuno. – osservai impanicandomi.

Ma Daryl adagiò un dito sulle mia labbra.

-Shhh. – sussurrò – Sono ancora tutti a quella inutile festa. Non saranno qua prima di qualche ora. Abbiamo un sacco di tempo per divertirci. 

Mi rassicurò e la passione si riaccese. Vederlo così vicino a me, così sicuro di sé e di noi, mi eccitava. Leccai quel dito osservandolo con occhi lascivi ed egli si infuocò tuffandosi fra le mie labbra con foga. Poi mi spinse, costringendomi a restare sdraiata. Stringeva i miei polsi sopra la mia testa con una sola mano, mentre con quell'altra sganciava il reggiseno. Quello cadde sul pavimento e Daryl leccò un capezzolo fino a farlo irrigidire. Si alzò sulle ginocchia, restando sempre sopra di me, e gli sbottonai i jeans scuri. Scivolò al mio fianco, sfilandosi i pantaloni di fretta, quasi non avesse intenzione di indugiare ancora. Come dargli torto, anch'io non riuscivo più a trattenermi. Avrei voluto saltargli addosso, ma avevo notato che gli piaceva condurre il gioco, quindi aspettai che fosse lui a fare la prima mossa. Ero lì, stesa su quel materasso nuda come un verme, ricoperta di lividi e speranze, mentre lui era tornato sopra di me. Respirava rumorosamente, come se la belva in lui stesse per esplodere ed uscire. Indossava ancora i boxer scuri, ma questi erano diventati così aderenti da mettere in bella mostra la rigidità e possenza del suo membro. Eppure, se non se li era ancora sfilati, aveva in mente qualcos'altro. Scese infatti all'altezza dell'ombelico, riempiendomi di baci alternati a morsi. Mi allargò le gambe affatto delicatamente, tirandole su per farsi spazio. Affondai le dita nel materasso, già sapendo cosa sarebbe avvenuto. La sua lingua si insinuò con ingordigia fra le mie membra, bagnandomi e stimolandomi. Un calore mi pervase il basso ventre, facendosi spazio fino a raggiungermi il cuore. Quel muscolo impazzì, accelerando quasi stesse per implodere. Cercavo di trattenere i gemiti, ma più mi impegnavo, più l'arciere solleticava il clitoride con la punta della lingua, rendendo inutili tutti i miei sforzi. 

-Perché ti trattieni? – domandò riemergendo per prendere fiato.

-Non lo so. – ansimai. 

Scivolò sul mio corpo, per tornare alle mie principali labbra.

-Non c'è nessuno qui. – spiegò – Nessuno può sentirci. 

Lasciai perdere le lenzuola ed accarezzai la sua liscia schiena. Una sua mano scese fra le mie cosce, addentrandosi fra altre calde labbra. Conficcai le unghie nelle sue spalle, all'altezza delle scapole. Lo graffiai seguendo i comandi del mio corpo dettati dall'eccitamento di quel momento, dai brividi che Daryl mi creava. Mugolò ed io con lui, sebbene tentassi ancora di reprimere il suono.

-Fammi sentire la tua voce. – sussurrava intanto, mentre mi baciava l'incavo del collo – Sono così belli i tuoi gemiti. 

Lo accontentai ed egli se ne appagò. Sfilò le dita mostrandomele. Erano bagnate e non poco. Tentai di scacciare via quella mano, non c'era bisogno che guardasse quelle dita con fierezza, ma Daryl mi bloccò il polso e le assaporò. Non me lo ero mai immaginato così perverso, ma a conti fatti ancora non lo conoscevo del tutto. Poi mi baciò con forza, costringendomi ad assaggiare il mio stesso sapore. Ero giunta al limite, non avrei resisto un attimo di più. Afferrai i suoi boxer e vi lasciai entrare una mano, mentre con l'altra li spostavo lentamente. Egli mi guardava voglioso, ma non muoveva un dito. Fissava il mio volto, socchiudendo gli occhi per il piacere. Lo percepivo farsi sempre più duro contro il mio palmo, finché non si fu stancato di quello. Voleva di più, come me tutto sommato. Si sedette e mi sollevò bramoso, avido e ansimante. Mi adagiò su di sé ed intrecciai le gambe dietro la sua schiena. Eravamo faccia a faccia, labbra contro labbra, fronte contro fronte, già sudati e pronti per consumare fino in fondo quel rapporto carnale. Una sua mano si posò sul mio fondoschiena, mentre l'altra mi stringeva la nuca, intrecciandosi fra i riccioli, in modo tale da accompagnarmi nei movimenti. Mi alzavo e mi abbassavo a suo comando, era sempre lui a condurre il gioco, ma non mi importava. Fin tanto che entrambi godevamo del momento, ne ero appagata e felice. Mi sciolse i capelli, liberandoli dallo chignon. I riccioli rimbalzavano sui miei seni a ritmo delle nostre oscillazioni ritmate. Ci guardavamo entrambi negli occhi, quasi non curanti dei nostri corpi sudati, come se volessimo imprimere nella mente quell'immagine, quel ricordo. Mi fissava a bocca aperta, ansimante e sorridente allo stesso tempo.

Era magico, lui, noi. Il suo profumo, il suo odore. Mi sarebbe impossibile compararlo a qualcosa. Per me era il profumo più buono, dolce ed aspro che avessi mai sentito. Ma avendo ognuno di noi gusti differenti, provate a pensare all'odore per voi più bello, al suo ricordo. Ecco, Daryl era quello. Daryl era semplicemente se stesso. Non sapevo se egli provasse le stesse cose che percepivo io, se si trattava soltanto di una cotta o di un'infatuazione passeggera, ma per me era molto di più. Mi sembrava quasi di amarlo. Eravamo complicità, ferite ancora aperte, segreti da condividere. Un dolce sfiorarsi, un violento sentirsi, un delicato cullarsi. Un continuo cercarsi, nella paura di trovarsi, e il desiderio d'intrecciarsi nell'impossibilità di trattenersi. Con un colpo di reni poi, mi fece sdraiare ed egli si avvinghiò su di me ancora voglioso. Ci muovevamo simultaneamente, scandendo un ritmo che divenne man mano più veloce. I respiri si fecero più profondi, spezzati dai nostri stessi gemiti. Percepii il suo ventre contrarsi. Urlai di piacere ed egli venne, serrando poi di scatto la mascella. Posò con delicatezza la fronte alla mia, baciandomi esausto. Pian piano il mio respiro tornò normale, sebbene il mio corpo fosse ancora terribilmente eccitato. Ma la mia testa era in fiamme, non avrei sopportato altro movimento e a quanto pare, anch'egli sembrava provare lo stesso. Si sdraiò al mio fianco, abbracciandomi di lato. Adagiò una guancia al mio seno sinistro, che utilizzò come cuscino. Accarezzavo i suoi capelli, stringendolo a me, quasi temessi che potesse scappare, abbandonarmi. Restammo così, muti nel nostro silenzio, parlando di noi.


 

Angolo autrice
Questa parte è stata un vero e proprio parto, l'avevo modificata mille volte.. ma alla fine ho lasciato la versione originale.
Spero sia stato di vostro gradimento, incrocio le dita ^^'
Mi raccomando, ditemi tutto ciò che pensate!
E grazie mille a chi ha cominciato a leggere questa storia, a chi l'ha aggiunta fra i preferiti o fra le seguite.
Pensavo che nessuno mi avrebbe più considerata lol
un mega abbraccio, spero di leggervi fra le recensioni :*

  
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