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Autore: Pupulewahine    01/02/2017    0 recensioni
«[...] È arrivato. Il momento tanto temuto da maghi e streghe, è arrivato.
Schiere di persone innocenti si ritroveranno a dover combatter contro la morte. Contro quella vecchia amica, che tante volte ho ingannato. Sin dalla più tenera età. I maghi più potenti e i ragazzini di soli quindici anni combatteranno contro la mia nemesi più grande. Contro la persona che odio di più al mondo, ma che ha contribuito a rendermi quello che sono adesso. Ma la domanda più grande è, tu sei pronto a combattere con me, e a salvarti definitivamente?»
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Voldemort | Coppie: Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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«Harry!» i due ragazzi si allontanarono, così velocemente, da far credere alla rossa che fosse un'illusione. Draco si allontanò di vari passi, come a volere mettere quanta più distanza possibile tra lui e lo Sfregiato. E Potter corse dalla rossa, che sorrise, felice. Abbracciò, baciò -sulla guancia- e tempestò di domande il povero Harry. E Draco rimase in disparte. Con la mente vuota. Si sentiva... in realtà non sapeva neanche lui come si sentisse. Sapeva solo che sentiva. Sentiva il cuore battere. L'ossigeno entrare nei polmoni. E sentiva il chiacchiericcio, quasi come fosse lontano. E rimase così, con lo sguardo fisso sulla giacca di Potter riversa per terra, sentendo di vivere. E i giorni passarono. I due ragazzi litigarono -e a volte, poche volte, si ritrovarono a scherzare tra loro-. E così, in poco più di un mese, si ritrovarono nella tenuta dei Black. E Draco continuava a vivere. Confinato nel suo piccolo angolino, dove so rintanava spesso. E il trio partiva, molto spesso. Andavano via per giorni, settimane, lasciando Draco da solo. Come se fosse la zavorra di quella nave. E quando tornavano parlavano -anzi, borbottavano-, e Draco si sentiva sempre più inutile. Ma non lo diede mai a vedere. Spesso gli chiesero informazioni, lasciando che rivivesse i momenti più oscuri della sua vita. A rivedere quei volti arcigni, sempre con un ghigno stampato sul volto. E Draco soffriva, ma non lo dava a vedere. Contraeva la mascella, faceva scontrare i denti tra loro, ma non demordeva. Lui era fondamentale, lo sapeva. E anche gli altri lo sapevano, ma dire al figlio di un Mangiamorte che è parte integrante della Grande Guerra Magica -contro Voldemort, per di più- era chiedere troppo. E così, si ritrovava sul suo letto -polveroso- a leggere dei libri presi in prestito dalla libreria dei Black. E -in segreto- faceva delle ricerche. Per quanto l'etichetta gli avesse insegnato che origliare conversazioni era da persona oltremodo scostumata, non poteva non cedere a quella tentazione. Era come vedere un pacchetto di caramelle Mou che ti levitano vicino al volto, e non prenderne. Assolutamente impossibile. E cercava, tra tomi polverosi, e vecchie stanze abbandonate. «Dra- Malfoy... potresti darci una mano?» chiese, Harry, contorcendosi le mani. Malfoy alzò lo sguardo dalle righe ormai quasi sbiadite di Orgoglio e Pregiudizio -trovato per caso nella valigia della Granger- e inarcò un sopracciglio. Ormai il moro vedeva quell'espressione così tante volte da aver -quasi- voglia di sorridere. Ma non lo fece, lasciò solo le guance imporporarsi, e mantenne lo sguardo fisso in quello del biondo. «A fare cosa?» chiese, sospetto, Malfoy. In realtà era felice di poter aiutare -in qualche modo- la caccia al tesoro. Ormai per Malfoy -strano a dirlo- i libri babbani era pieni di... novità. Non li amava -non di certo- ma erano stimolanti. Stranamente riusciva ad immedesimarsi in quasi tutti i personaggi. Un paio di loro li odiava profondamente -e non poteva farci niente- ma cercava sempre di capire il perché di determinati comportamenti. E spesso si chiedeva se qualcuno -se Potter- si fosse mai posto certe domande. Ma poi evitava di pensarci. Lui era lì solo per sé. Egoistico, certo, ma se fingere di morire davanti ai propri cari significava avere più possibilità per continuare a vivere, non se ne sarebbe mai pentito. Scese a cena, dunque, camminando a pochi passi dietro a Potter. Lo guardava. Lo analizzava. Era diverso dal solito. Più... teso. Come se l'effettiva convivenza con il biondo gli causasse preoccupazioni. Quando scesero nella sala da pranzo, Draco si fermò sul posto. Gli altri due componenti del trio parlavano amabilmente. Poteva scorgere indistintamente gli occhi luminosi della Granger, e le guance rosse come tizzoni roventi di Weasley. Era quasi imbarazzante rimanere lì, mentre i due si scambiavano effusioni. Strano a dirsi, ma Draco ne fu quasi invidioso. Voleva anche lui il cuore a mille, gli occhi lucidi, e la testa leggera. Si era innamorato, Draco, solo una volta. Era la piccola Greengrass, sorella di quell'oca giuliva di Daphne. Si erano conosciuti per caso, ma Draco ne era rimasto folgorato. La incontrava sempre più spesso, fino a far diventare le loro "scappatelle" una cosa del tutto normale. L'aveva amata, tanto. Ma all'inizio del sesto anno aveva rotto con lei. Non poteva, e non voleva coinvolgerla. Doveva rendere fiero suo padre, doveva uccidere Albus Silente. Doveva, sì, ma non ci era riuscito. E nel momento esatto in cui non aveva pronunciato l'anatema che uccide, aveva deciso da che parte stare. Si sarebbe cucito la bocca, piuttosto, ma non avrebbe mai ucciso una persona. Non poteva. Codardo, era codardo. Sapeva già da che parte stare durante la guerra. Si sarebbe nascosto, come un vigliacco. Ma in fondo era davvero un codardo. «Cosa... cosa dovrei fare?» chiese, senza distogliere gli occhi dalla coppia. Erano così... affiatati. «Draco... devi aiutarci a trovare un'horcrux» Draco sbiancò -più per la sensazione che gli aveva portato sentire il suo nome scivolare dalle labbra del moro che per la frase in sé-. «Horc- cosa? Potter, spiegati.» e rimase fermo, rigido, come se rivolgere la parola al moro lo congelasse sul posto. «Siediti Draco, ci sono molte cose che non sai» rivolse uno sguardo obliquo ad Harry, che stranamente sorrideva. Seguì il consiglio della Granger, e si accomodò. 
** 
«Ma è un pazzo! Chi mai farebbe una cosa del genere? Dividere la propria anima... per poi metterla in degli oggetti...» urlò, sconvolto, Draco, camminando per la sala da pranzo. Aveva le mani affondate nei capelli -ormai sconvolti- e li tirava dalla radice. Appena finita la spiegazione sintetica -o quasi- della riccia era scattato in piedi. E aveva camminato. E camminato. E imprecato, di tanto in tanto. Ron, ormai annoiato, contava le crepe sul soffitto. Hermione stringeva convulsamente un piccolo pupazzetto di stoffa -suo portafortuna- e fissava il biondo con gli occhi sbarrati. L'unico apparentemente calmo per Harry. Seguiva con lo sguardo la figura del biondo, mordendosi una gengiva. Era curioso. Non si aspettava una reazione del genere dal principe del self control. Anche se -dobbiamo precisare- non era mai stato a contatto con Draco. Se non per qualche scazzottata. Un sorrisino gli uscì spontaneo, notando il biondo mordersi un unghia. Il mito del principe purosangue -più che perfetto- era stato sfatato da settimane. Una sera, apparentemente normale, notò il biondo leggere un libro -babbano- mentre sgranocchiava patatine. Era appollaiato su di una poltrona, con le gambe costrette in una posizione scomoda. Aveva notato subito le gote lievemente rosate, e lo sguardo illanguidito. Era la prima volta che Draco Malfoy fosse umano. «Potter, Granger, Weasley quando dovremmo partire?» chiese, mentre un piccolo brivido d'eccitazione gli percorreva la schiena. «Stanotte, Malfoy. Prima partiamo, prima metteremo fine a questa inutile guerra»
   
 
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