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Autore: Monique Namie    07/02/2017    2 recensioni
Ambientazione steampunk.
Da una parte, un sensitivo guidato da una premonizione giunge in una città sconosciuta: un posto meraviglioso in cui architetture del passato e del futuro si mescolano. Dall’altra, una principessa, soggiogata da un re e una regina alquanto manipolatori, è sulla soglia di una crisi di pazzia. Le loro strade sono destinate a incrociarsi e i due, in apparenza così diversi, scopriranno di essere in qualche modo legati.
- NOTA: È presente una scena lime che è uno dei motivi principali per cui ho scelto il rating giallo.
{Questo racconto ha partecipato al contest "È una storia sai..." indetto da Najara sul forum di EFP}
[Storia da revisionare]
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Princess Sci-fi Story'
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7.

 

La sera stessa, dopo la fallimentare udienza di Dannick con i sovrani, Fenna lo aveva cercato nella stanza che gli era stata assegnata, ma lui si era barricato dentro e non sembrava intenzionato a voler aprire. Ben presto la principessa si era resa conto che era preoccupata per lui, che provava affetto nei suoi confronti e desiderava stargli vicino. Si accucciò fuori dalla porta, le movenze un po’ ingombrate dall’ampio abito principesco. Poi iniziò a parlare senza essere certa che lui la ascoltasse.

«È stata colpa mia», iniziò esitante. «Se non ti avessi fatto chiamare ora non saresti qui, accusato da mio padre di oltraggio, non dovresti preoccuparti di trovare una soluzione per uscirne vivo e, soprattutto, non avresti a che fare con un’incapace come me».

«Prometto che troverò una soluzione, anche se non dovessi riuscire a insegnami. Comunque ne uscirai vivo, non permetterò che ti succeda niente.» Pronunciò le ultime parole quasi in un sussurro, poi si rialzò e si spostò poco più in là, davanti a una grande finestra. Lì, si mise a osservare le luci della città al di là delle mura di cinta del palazzo. Seresix era uno spettacolo quando calava la notte. Le luci delle abitazioni, ammassate una sull’altra, formavano una cortina magica: sembravano tante stelle incastonate poco più in alto dell’altezza dell’orizzonte.

In quel momento Dannick aprì la porta, uscì e si affiancò alla principessa. Lei sorrise e senza girarsi a guardarlo annunciò: «Stai tranquillo, ho un buon presentimento.»

«Inizieremo proprio da questo», dichiarò lui.

Fenna non era sicura di aver capito. «Da che cosa inizieremo?»

«Tu hai chiaramente una sensibilità fuori dal comune. Ti sei accorta di un sensitivo in mezzo a una folla di migliaia di persone, inoltre percepisci certe cose prima che accadano. Insieme cercheremo di sviluppare queste tue capacità, così…» Per qualche motivo s’interruppe, lasciando la frase a metà, come colto da un improvviso ricordo che lo aveva portato con i pensieri altrove.

La giovane si giro verso di lui. Erano entrambi più o meno della stessa altezza.

«Mi puoi raccontare la premonizione che ti ha condotto qui?», gli chiese.

Visto che l’altro non accennava a voler rispondere, Fenna sospirò e buttò lì alcune ipotesi: «Hai visto la mia morte per mano di qualcuno? No? Almeno potresti dirmi se ci sono vicina o se sono completamente fuori strada! Cosa hai visto? Cadrà un meteorite sopra la città? Scoppierà una guerra per causa mia?»

«Fen! Nulla di tutto questo», la bloccò il ragazzo. «Ti ho vista uscire dal Sacro Memoralium accerchiata dall’odio del popolo. Mi è sembrato che la tua anima urlasse “ci sono anch’io”[3]. La verità è che gli altri, in realtà, non ti vedono. Guardano solo un’immagine costruita di te.»

Il volto della principessa s'illuminò in un sorriso pieno di calore. Osservò il volto di Dannick e, improvvisamente, gli sembrò che non ci fosse niente di più bello al mondo. Desiderò di abbracciarlo, ma si limitò a sfiorarlo con la mano per poi dargli la buonanotte.

«Ci vediamo domani nel rifugio segreto», disse lui. «Buonanotte principessa Fen

 

La mattina seguente, Fenna si diresse nel laboratorio dove il sensitivo gli aveva dato appuntamento. Con “rifugio segreto” era certa che lui intendesse proprio quello.

Il laboratorio era uno spazio di circa una ventina di metri quadrati con il pavimento piastrellato. Le quattro pareti erano coperte da imponenti mobili in legno, con ante in vetro che lasciavano intravedere al loro interno una miriade di provette e vasi decorati. Per arrivare al laboratorio bisognava percorre un angusto corridoio con dei muri spogli di rozzo cemento.

L’accesso era segreto: per poter aprire la porta che conduceva al passaggio bisognava far scattare un meccanismo scegliendo un preciso volume della libreria nella camera da letto della principessa. A quanto le risultava, quella era l’unica via d’accesso: per questo, quando entrò, fu sorpresa di trovare Dannick già lì, seduto oltre il tavolo di marmo al centro della stanza. Aveva un’aria spossata, quasi come se non avesse mai chiuso occhio durante la notte. Stava per chiedergli spiegazioni, ma il ragazzo iniziò a parlare per primo facendole dimenticare ciò che voleva dire.

«Eccoti. Visto che ho solo cinque settimane di vita, non ti dispiacerà sapere che ho già iniziato la stesura del tuo percorso formativo», disse con un certo tono autocommiserativo. Senza aspettare risposta si mise ad aprire varie vetrine e a scegliere accuratamente alcuni dei recipienti. Con un contagocce estrasse da ognuno un po’ di liquido che andò a posizionare in altrettanti calici di vetro, sopra al tavolo centrale di marmo.

«È un laboratorio ben fornito», commentò.

Fenna sorrise e iniziò a spiegare: «I sovrani non sanno che io conosco l’accesso a questa stanza. Due anni fa c’è stata una ristrutturazione: il palazzo è così grande che la gestione dello spazio è lasciata a una cinquantina di consiglieri. Sono riuscita a far affidare questa zona alla supervisione di Thesel, mio fidato amico, oltre che un capace consigliere. L’hai conosciuto anche tu. Te lo ricorderai di sicuro, è l’uomo che ti ha portato da me.»

Dannick annuì.

«Nella nuova planimetria, questo spazio è indicato come costruzione di sostegno per i piani superiori», continuò lei. «Nessuno si sognerebbe mai di entrarci. Praticamente i miei pensano che il vecchio laboratorio sia stato smantellato.»

«Ogni settimana mando Thesel al mercato centrale in modo da non farmi mancare mai niente. Fa piacere sentirsi dire da un vero sensitivo che il proprio laboratorio è ben fornito.»

Si avvicinò a Dannick e si accinse a osservare quello che avrebbe creato con le sostanze che aveva preparato ma, contrariamente alle sue aspettative, il sensitivo si girò verso di lei.

«Che cosa hai imparato a distillare finora?», le chiese.

«Nulla di che. Ho provato a creare il Kuinto, ma devo aver sbagliato qualcosa.»

Il ragazzo sembrò sorpreso. «E dimmi, qual è l’effetto del Kuinto su chi lo beve?»

Fenna sembrò incerta. «Ehm, apre l’accesso al subconscio, se non ricordo male.»

«Più precisamente crea un collegamento tra mente conscia e subconscio. È un trucco per incanalare la propria energia psichica in una regione cerebrale normalmente esclusa. Un elisir di quel tipo agisce sul sistema primitivo simpatico e disattiva le sinapsi amnesiche. Perché hai creato questa pozione?»

«Che importanza ha? Tanto non ha funzionato», rispose Fenna. «Dunque conosci anche le tecniche dei majimensis

L’altro la guardò di sottecchi mentre si apprestava a mettere in ordine i calici che aveva davanti. «I manipolatori della realtà non usano mescolare pozioni. Loro sono più dei tecnici: creano strutture in grado di trasmettere particolari onde invisibili che influenzano la mente umana.»

«I portali!», esclamò Fenna.

«Esatto. I sensitivi, invece, sono più dei salutisti che amano creare intrugli mescolando sostanze naturali», le fece l’occhiolino. «Ti interessano molto i portali?»

Fenna annuì pensierosa.

«Allora metto nel tuo percorso formativo un’uscita scolastica per visitare i portali della stazione.»

«I sovrani non mi lasceranno mai uscire», disse la principessa.

«Tranquilla, loro non devono necessariamente sapere.»

«In ogni caso la gente mi riconoscerà e succederà il caos», replicò lei.

Dannick sospirò e, mentre iniziava a distillare una nuova pozione, continuò a parlare. «Ovviamente ti cercheremo un travestimento in modo che nessuno capisca chi sei. Potresti essere un po’ più collaborativa? Non è che adesso, a ogni cosa che dico, te ne salti fuori con un problema irrisolvibile?»

Fenna sorrise e continuò a osservare quello che faceva il ragazzo. Stava mescolando diverse sostanze colorate nello stesso calice. Riconobbe subito quello che veniva chiamato succo di Pascafòlia, dal caratteristico colore rosso vivo, e l’essenza di acqua vergine, un liquido trasparente che a tratti mandava riflessi bluastri.

«Che cosa stai preparando?», chiese incuriosita.

«Il Proferatio», rispose, come se fosse stata una cosa ovvia. Poi, visto che la ragazza lo squadrava con aria confusa, aggiunse: «È una pozione che favorisce la manifestazione di eventuali capacità di preveggenza. Ho quasi finito e dopo potrai assaggiarla.»

Prese tra le dita il gambo del calice e, con un movimento dolce del polso, fece roteare il liquido nella coppa. Dopodiché lo porse a Fenna che all’inizio, tentennante, assaggiò un piccolo sorso e poi bevve tutto.

«Ha un buon sapore», commentò.

Dannick sembrava soddisfatto. «L’unico difetto di questa pozione è che risulta inutile nel caso in cui una persona abbia il dono di fare sogni premonitori. Comunque ci metterà un po’ per fare effetto. Dunque mentre aspettiamo potremo realizzare il tuo travestimento per la visita ai portali.» Le fece di nuovo l’occhiolino e la ragazza rispose con uno sguardo complice.

«Hai degli abiti che non usi più?», s’informò lui.

«Ho qualcosa di meglio», rispose lei con tono accattivante.


 

Nota:

3-     “Ci sono anch’io” è un riferimento al titolo della canzone scelta per il contest.






"La principessa e il sensitivo"
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