Ancora qualcosa da desiderare
di Breed 107
Rieccomeeeee! Pensavate di averla scampata, vero?! Ah ah ah ah! Speravate fossi
sparita per sempre, vero? E invece no! Puntuale (si fa
per dire…) come l'influenza, le tasse, le formiche ai picnic, il vento
all'uscita dal parrucchiere, l'interrogazione di matematica il lunedì mattina, sono tornata… Questo
è il primo capitolo della mia nuova fic, che in
realtà è il continuo di quella precedente, come ai più attenti di voi avrà
fatto pensare il titolo (in effetti non ho fatto un grande sforzo di fantasia
per trovarlo 'sto titolo…). Finalmente ho più tempo da dedicare a questa mia
ardente passione (purtroppo per voi…) ed ora vi tocca subirne le conseguenze,
perciò rassegnatevi. Che altro dire? Ah, si certo: grazie a tutti quelli che hanno continuato a
commentare l'altra fic, vi ringrazio davvero tanto.
Fatemi sapere anche cosa ne pensate di questa, mi
raccomando. Ed ora, potete leggere…
Capitolo primo
Ancora no, come non detto, manca la solita frase: i
personaggi che uso in questa fic non mi appartengono (come
mi mancava!!!), ma sono frutto della sempre più
geniale maestra Takahashi. Io li ho presi in prestito solo per un pochino.
Ora potere leggere… sul serio… su avanti, leggete!
Akane sospirò, nel
vano tentativo di allentare la pressione che le opprimeva il petto. Era così…
felice. Quella piacevole, calda, quasi soverchiante
sensazione di felicità le impediva a tratti di respirare regolarmente.
Le sembrava, a momenti, di boccheggiare per la troppa gioia.
Con occhi
brillanti d'emozione osservò il suo fidanzato effettuare
l'ennesimo kata; ne osservò il bel viso concentrato,
le movenze fluide ed esperte, osservò rapita persino la sua ombra che nitida si
stagliava sulla liscia superficie del dojo… Non si sarebbe mai stancata di
guardarlo allenarsi, la forza che lui le trasmetteva, ma anche la tranquilla
esperienza dei suoi gesti, il suo aspetto così… attraente. Tutto in quei
momenti le donava gioia, felicità pura.
Sentì le guance
imporporarsi e sorridendo inconsciamente poggiò il capo alla parete alle sue
spalle, perdendosi per qualche istante nell'ascolto della pioggia battente che
continuava a cadere su Nerima. Anche quel suono
contribuiva alla sua gioia, alla sua sensazione di sentirsi felice.
Per un anno e
passa si era dannata, osteggiando quel sentimento che stare accanto a Ranma le
dava: aveva negato fino allo spasimo di poter provare alcunché
per quel ragazzo che ora stava allenandosi davanti ai suoi occhi, ma adesso…
beh, adesso che il suo orgoglio era stato finalmente messo da parte, poteva
pienamente assaporare quella sensazione senza sentirsi in colpa o sciocca.
Erano passati appena tre mesi dal giorno del suo diciassettesimo compleanno,
dal giorno in cui Ranma le aveva detto di amarla. E lei aveva fatto altrettanto.
In apparenza nulla era cambiato: i loro battibecchi
erano ricominciati, dopo la pausa del
breve periodo in cui lei aveva accuratamente evitato Ranma in seguito al
disastro del loro tentato matrimonio; certo, ogni tanto Ranma meritava ancora
qualche solenne martellata per la sua boccaccia, soprattutto in
presenza di altre persone…
Non che discutessero ad
uso e consumo degli altri, no, questo no, ma Akane aveva la netta sensazione
che quelle liti avessero più a che fare con il dare alla loro nuova relazione
una parvenza di normalità che con una vera voglia di litigare. Insomma, né lei
né tanto meno Ranma erano tipi da camminare mano nella mano o scambiarsi
nomignoli affettuosi, nessuno dei due aveva abbastanza esperienza per poter fare queste cose con naturalezza, perciò litigare
dava loro quella sensazione di familiarità che li rendeva meno imbarazzati
sullo stato delle cose. Quindi, in apparenza, nulla
era sostanzialmente cambiato tra loro, ma in realtà, in profondità, tutto era
così diverso. Così nuovo.
Il ticchettio piacevole della pioggia contro le
finestre del dojo era piacevole, un sottofondo ideale
ai pensieri di Akane; i cambiamenti erano nelle piccole cose, nei piccoli gesti
che stavano diventando quotidianità tra loro: Ranma non camminava più sulla
ringhiera andando a scuola, ad esempio, ma le restava accanto, magari senza dir
nulla oppure parlando del più e del meno; non scappava più via quando lei
provava a cucinare…
Certo, si disse con una smorfia Akane, questo non significava affatto che Ranma ora accettasse ciò che lei
preparava di buon grado, anzi! I motivi di lite erano infatti
per lo più concentrati sui suoi tentativi di fargli assaggiare la sua arte
culinaria, però molta dell'arrogante cattiveria di Ranma nel rifiutare i suoi
piatti era svanita, il che aveva avuto l'indubbio vantaggio per il ragazzo di
subire un notevole sconto sul numero delle martellate!
E poi… e poi c'erano quei
momenti.
Le guance di Akane avvamparono
di colpo. Stava ripensando a quei piccoli ma importantissimi momenti che lei e
Ranma vivevano in privato. I baci, le piccole carezze,
gli abbracci… brevi istanti emozionanti, rubati alla loro affollata vita,
briciole d’intimità che forse erano tanto preziosi proprio
perché difficili da ottenere. Non che avessero fatto
chissà che, anzi, probabilmente in confronto ai loro coetanei loro due avevano
maturato l'esperienza degna di ragazzini delle medie, ma andava bene così.
Anche qui l'inesperienza avrebbe giocato brutti scherzi, non occorreva correre
troppo, si disse mentre un sorriso contento aleggiava
sul suo volto.
--- --- ---
Ranma lanciò l'ennesima occhiata verso la ragazza
rannicchiata contro la parete. Come aveva immaginato,
lei non lo stava guardando più; se n’era reso conto nel momento stesso in cui i
suoi occhi si erano allontanati da lui, perché in un modo o nell'altro Ranma
sapeva sempre quando lei lo guardava. Lo sentiva sul
proprio corpo.
A volte lo sguardo di Akane
era come una piacevole carezza, lieve e calorosa; a volte come una sferzata di
energia che lo colmava, altre come una fitta morsa al petto, quando lei lo
guardava con rabbia. Sentiva gli occhi d’ Akane fissi
su lui, così come avvertiva quando quegli stessi occhi si allontanavano. Chissà
a cosa stava pensando quel maschiaccio, si disse continuando i suoi esercizi;
aveva notato il piccolo sorriso lieve sulle labbra di lei
e il rossore sul viso rilassato… Che stesse pensando a qualcosa di romantico?!
Ranma deglutì nervoso e tornò a guardare verso di lei, ora sembrava star
ascoltando il rumore della pioggia, godendosela un mondo.
Personalmente Ranma detestava la pioggia e tutto
ciò che era legato a questa per ovvi motivi, ma se la pioggia ed il suo suono ipnotico
erano il motivo dell'espressione felice di Akane, beh,
benvenuta fosse la pioggia! Era così… bella! Non bella in assoluto, Akane era
semplicemente bella per lui come
'Bleach! Sto proprio
diventando uno smidollato! Sai che risate si farebbero tutti se dicessi queste
cose ad alta voce?' si chiese, portando un altro affondo con un pugno ben teso
all'invisibile avversario che stava affrontando. Ma non c'era pericolo: Ranma
Saotome non avrebbe mai detto quelle cose ad alta voce.
'E se lei volesse sentirsele dire?' si chiese, sferrando un calcio all'indietro.
Cercò di nuovo Akane con lo sguardo, lei stava ancora fissando un punto
indistinto del soffitto.
Ma che aveva da essere così distratta?! Perché se
ne stava lì se poi non lo guardava allenarsi? Se aveva da pensare ai fatti suoi
poteva farlo anche in un altro posto, no? No, ripensandoci, non voleva averla
lontana, anche se la sua mente non era concentrata su di lui, non importava: la
voleva in ogni caso accanto. Però continuava a non avvertire il suo sguardo su
di sé.
“Ehi, ti stai annoiando?” Akane sobbalzò, strappata
ai suoi pensieri dalla voce improvvisamente vicina di Ranma; stupita vide il
ragazzo chinatole dinanzi, un sopracciglio inarcato e le mani languidamente
poggiate sulle ginocchia.
“Oh no, ecco…”
“Se vuoi puoi tornare in casa, io ho quasi finito
qui.”
“No, ti aspetto.”
Ranma aggrottò le sopracciglia e le sfiorò una
guancia, ancora arrossata ''Ehi, non è che ti sei presa un raffreddore? Hai il
viso tutto rosso.” In realtà sapeva benissimo che il motivo di quel rossore non
era qualche malanno, ma piuttosto qualche pensiero misterioso ed imbarazzante, ma
la tentazione di prenderla un po' in giro era stata troppo forte; Akane arrossì
ancor di più sotto il suo tocco e scosse la testa.
“Sto bene! Bene, non ho nulla!”
“Allora perché sei tutta rossa?” insisté,
divertendosi un mondo per l'espressione imbarazzatissima
di lei.
“Ecco… Ma tu non devi allenarti? Su, vai, non
perder tempo!” gli sventolò una mano davanti, evitando accuratamente di
rispondergli. Che dirgli poi? Che era arrossita ripensando ai loro momenti
d’intimità?! Momenti in cui erano vicini e soli, proprio come… proprio come in quel
momento.
Ranma sorrise e le
carezzò la fronte, scostandole le ciocche vaporose “D'accordo, tu cerca di
restare sveglia però.”
“Io sono sveglia!
Mi sono solo distratta… per la pioggia.”
“Uhm, come vuoi… Allora torno ad allenarmi.”
“Sì, vai pure.”
“Sì, vado” ma
restò fermò lì, lo sguardo basso. In fondo, si disse nervoso, erano soli, un
evento più unico che raro e lei era così carina con quelle guance rosate… “Ora
vado…” ripeté a bassa voce, continuando però a non muoversi; Akane si morse le
labbra, il cuore improvvisamente le batteva fortissimo. Lo guardò e quando
anche lui rialzò lo sguardo fissandolo nel proprio, trattenne il respiro per un
breve istante. Finalmente Ranma sembrò trovare il coraggio e dopo una rapida
occhiata in giro (con Nabiki ed i loro genitori non c'era mai da stare
tranquilli) la baciò. Un bacio lieve, lungo abbastanza però da far accelerare
il battito di entrambi.
Quando si ritirò, a bacio finito, Akane lo guardò
sorridendo “Oh, guarda: anche tu devi avere il raffreddore, Ranma, hai il viso
tutto rosso” scherzò, carezzandogli lievemente una guancia.
“Scema!”
--- --- ---
Ukyo sbuffò chiudendo alle sue spalle la porta
scorrevole del piccolo ristorante. Era stanca morta, però non poteva lamentarsi
per gli affari: procedevano alla grande, si disse con un sorriso trionfante.
Stiracchiandosi ben bene, si avviò verso le scale,
decisa a fare un bel bagno e filare a letto “Konatsu, pensa tu a ripulire i
tavoli per favore, io sono distrutta!” urlò all'indirizzo del suo assistente
che prontamente le andò vicino, sorridendo raggiante.
Ukyo sorrise tra sé e sé: quel ragazzo era davvero…
una ragazza stupenda! Era così aggraziato e femminile, certo più di lei… “Sì,
signora, penserò a tutto io, vada pure!”
“Ti ringrazio. Oggi è stata davvero una giornata
stancante: sembrava che tutta Nerima volesse mangiare okonomiyaki!'”
Il ragazzo annuì chinando il capo “Le vacanze
estive sono appena iniziate, immagino che l'Ucchan sarà sempre così pieno per
tutto la durata di queste.”
“Infatti, di solito è sempre così… Allora io vado,
lascio tutto nelle tue mani!”
“Sì, signora – Konatsu si inchinò rispettosamente –
lasci fare a me.”
“Ok, buonanotte.”
“Notte… ah, mi scusi signora. Io ecco, forse non è il
caso, ma stavo chiedendomi… se posso osare… ecco, porle una domanda… no, forse
sarebbe meglio tacessi…” Ukyo sospirò, incrociando le braccia al petto: aveva
rinunciato da tempo all'idea che il suo assistente si comportasse in modo più rilassato nei suoi confronti, così come
aveva rinunciato al farlo desistere da chiamarla signora, però sapeva che se
non ci dava un taglio il ragazzo avrebbe continuato a tentennare per ore e lei
era troppo stanca.
“Avanti, sputa fuori il rospo, vorrei andare a
letto entro domani.”
Konatsu la guardò stupito per alcuni istanti, poi
chinò il capo timidamente “Io mi chiedevo, come mai da quando sono cominciate
le vacanze scolastiche, non ho avuto il piacere di rivedere il signor Saotome e
la signorina Akane Tendo. Ecco, credevo che ogni malinteso fosse stato
appianato dopo… dopo…”
Ukyo inarcò un sopracciglio, stupita. Era vero!
La scuola era chiusa da ben due giorni e Ranma non
si era fatto vedere al ristorante. Il che aveva dell'incredibile: di solito nei
periodi di vacanza, la più giovane delle ragazze Tendo si dedicava senza sosta
alla cucina… o quell'orrore che lei chiamava cucinare, si corresse mentalmente
Ukyo aggrottando pensosa le fini sopracciglia. E questo, solitamente, portava a
due conseguenze: liti furibonde con Ranma e fughe del ragazzo al suo ristorante
per mangiare qualcosa di decente.
“Ora che mi ci fai pensare…” sussurrò, stupita più
che altro per non essere stata la prima a rendersene conto. Non poteva certo
essere ancora per la storia di quello stupido matrimonio, ormai Ranma l'aveva
perdonata, o almeno così le aveva detto.
I primi tempi dopo il tentativo di matrimonio era
stati terribili: Ranma le rivolgeva appena la parola e nel suo sguardo c'era
una tale animosità da farle male. Aveva provato a spiegargli il suo punto di
vista, ma lui l'aveva ascoltata con sufficienza per poi liquidare la questione
con un'alzata di spalle. “Non è il fatto che non mi sia potuto sposare, ma tu e
quelle altre due mezze matte avete tentato di uccidere Akane. Lo capisci che è
una cosa folle?”
“Se avessi voluto ucciderla l'avrei fatto! Non era
certo quella la mia intenzione!” aveva provato a difendersi, ma il suo sguardo
glaciale l'aveva ridotta al silenzio.
“Qual era la tua intenzione, allora? Cosa ti eri
prefissata, Ukyo? Credevi davvero di cambiare le cose così?”
Lo aveva lasciato andare senza una risposta, mentre
il cuore le doleva per lacrime trattenute. Era stato davvero un periodo orrendo
e in un primo momento lei aveva addossato tutta la colpa ad Akane, ma con suo
sommo stupore era stato il maschiaccio la prima a riavvicinarsi.
Ukyo non le aveva mai chiesto scusa per ciò che era
accaduto quel malaugurato giorno(una piccola parte di sé le rimordeva per
questo, ma era una parte trascurabile…) e le due si erano praticamente ignorate
per un po', poi all'improvviso, un giorno che erano rimaste in classe per le
pulizie, Akane aveva cominciato a parlarle, a chiederle del negozio, di
Konatsu, di come si sentiva ora che Ranma la teneva a distanza. Le aveva
risposto con rabbia malamente trattenuta
che naturalmente stava male per questo ultimo fatto e Akane, con il
sorriso più innocente del mondo le aveva dato una risposta incomprensibile per
lei “Parlerò con Ranma. Credo che la rabbia gli sia passata e sono certa che
anche lui sente la tua mancanza, così come gli mancano le tue okonomiyaki.”
Ukyo ne era stata scioccata e il suo stupore era
aumentato quando il giorno dopo Ranma si era presentato al locale ordinando una
okonomiyaki speciale. Così, come se nulla fosse…
“Tu sei mia amica, Ucchan. Akane dice che tutto
sommato hai fatto quello che hai fatto pensando al mio bene, perciò non ne
parliamo più, d'accordo?” il sollievo per il fatto che lui fosse tornato ad
esserle almeno amico le aveva fatto metter da parte la rabbia per il dover ringraziare
Akane per questo. Non c'era da farsi illusioni, infatti, era fin troppo palese
che se Ranma era tornato a parlarle il merito era della sua rivale più
pericolosa.
“Forse dovrei chiamare casa Tendo. Non vorrei che
quel maschiaccio stavolta fosse riuscita ad avvelenarlo sul serio!
Probabilmente il povero Ranma sta soffrendo le pene dell'inferno e non può
muoversi dal letto!” sbottò con aria preoccupata; quella doveva essere la
ragione, di sicuro. Konatsu non ne sembrava ugualmente convinto.
Osservò la sua amata Ukyo avvicinarsi velocemente
al telefono e scosse il capo, triste; se solo non fosse stata così accecata dal
proprio amore, Ukyo avrebbe capito perfettamente quello che persino lui, così
all'asciutto d’esperienza in quel tipo di sentimento, aveva compreso… Sospirò e
mentre Ukyo componeva il numero del dojo, si rimise a lavoro con la solita
alacrità.
--- --- ---
Il telefono squillò in una casa Tendo insolitamente
tranquilla. L'ora di cena era passata da pochi minuti e i membri delle due
famiglie erano ancora riuniti intorno al basso tavolino. “Vado io, forse è
qualcuno dei miei amici” asserì Nabiki scattando in piedi. Akane scambiò
un'occhiata d'intesa con Ranma, entrambi avevano pensato che forse clienti sarebbe stata più azzeccata come parola rispetto
ad amici…
In effetti, era proprio da parte di un suo
affezionato cliente che Nabiki Tendo sperava di ricevere una telefonata quella
sera, dal più affezionato anzi; sorridendo si avviò verso il telefono,
pregustando già i soldi che in seguito a quella telefonata avrebbe incassato e
tutto grazie alla sua dolce sorellina minore ed il suo ambivalente fidanzato.
'Kuno impazzirà quando vedrà le foto che ho scattato ad Akane e Ranma. Dovrei
chiedergli il doppio rispetto al solito…'.
“Pronto? Sei tu, Kuno?” chiese con voce quasi
allegra.
“Ehm, non proprio… Nabiki? Sono io, Ukyo…”
“Ukyo?” Nabiki inarcò un sopracciglio, perplessa.
“Sì… io ecco…”
“E' da un po' che non ti si vede in giro, Ukyo.
Credevo che fra te e Ranma ci fosse… come dire? Una pausa di riflessione?”
“E' finita da un pezzo, Tendo – ribatté l'altra con
voce irritata – potrei parlare con Ranma, per favore?”
“Stai scherzando, vero?” Nabiki sorrise, scotendo
la testa leggermente, come se quella richiesta la divertisse sul serio.
“Perché dovrei star scherzando?! Me lo passi o no?”
“Sai, forse rammento male, ma non sei tu quella che
in compagnia di altre due degne compari, mi ha semi-distrutto la casa appena
tre mesi fa? Sei anche quella che ha tentato di ferire, se non peggio, la mia
sorellina, vero? Sai, abbiamo rimesso in senso la palestra con tanta fatica e…”
“Ok, ho capito dacci un taglio: quanto vuoi?”
“Uhm, 2500 yen andrebbero bene, tanto per
cominciare.” [N.d.A. circa 24, 53 € ]
Nabiki non fu sorpresa dal silenzio che seguì quella
richiesta, così come non fu sorpresa di sentirsi dire dopo un sospiro
rassegnato “Te li darò al nostro ritorno a scuola, Tendo. Ora posso
parlare con Ranma?”
“Certo, aspetta in linea.”
Canticchiando una canzone, la seconda delle sorelle
Tendo entrò nella sala, dove gli altri erano intenti a guardare un film appena
iniziato; sedette al suo posto e poi si volse verso Ranma che, vedendo il suo
sorrisetto soddisfatto, rabbrividì 'Guai in arrivo…' pensò deglutendo nervoso.
“E' per te.”
“Eh? Per me? – il ragazzo s’indicò stupito, poi si
volse verso Akane che lo guardava a sua volta sorpresa – E' Hiroshi?”
“No, no. E' una ragazza, la tua fidanzata carina.”
'Ecco, lo sapevo…' Erano davvero guai, si disse il
povero Ranma deglutendo ancora: aveva la gola stranamente secca e sentiva lo
sguardo di Akane puntato su di sé; non aveva il coraggio di voltarsi nella sua
direzione, ma non doveva guardarla per capire se fosse arrabbiata o meno.
“Ukyo? Cosa vuole?”
“Non lo so. Sono sorpresa: credevo non foste più in
buoni rapporti, invece avete fatto pace.”
Ranma ignorò il commento malizioso di Nabiki e
aggrottò pensieroso le sopracciglia “Ci deve essere un buon motivo se ha
chiamato, non l' ha mai fatto prima… Forse è successo qualcosa.”
“Allora perché non vai a vedere cosa vuole? Non
farla aspettare troppo” lo esortò Akane con freddezza.
'Ci avrei giurato, è arrabbiata.’ Ranma si voltò
verso la sua fidanzata e non si lasciò ingannare dalla sua aria apparentemente
indifferente; Akane teneva il volto poggiato alle mani congiunte, gli occhi
fissi allo schermo televisivo dove il film continuava nel disinteresse
generale: l’imminente lite tra i due giovani fidanzati era certo più
interessante! Anche Nodoka li osservava, il bel viso leggermente corrucciato.
“Non le ho mica chiesto io di chiamarmi!”
Akane si strinse nelle spalle, continuando ad
ignorare un Ranma ora infastidito “Chi ti ha detto nulla, scusa? Non m’importa,
possono chiamarti tutte le ragazze del mondo per quel che mi riguarda” asserì
lei di rimando, con una tale sicumera da smascherarla: era chiaramente arrabbiata e quel suo voler celare la propria gelosia
irritava Ranma più che se l'avesse mostrata chiaramente.
“Davvero? Pensavo ti spiacesse. Se vuoi non vado a
risponderle, basta dirlo” assottigliando gli occhi per la rabbia, Akane
finalmente si volse a guardarlo: non gli avrebbe mai dato una soddisfazione
simile! Strinse i pugni per evitare di colpirlo, in modo da non rendere così
ancor più evidente la sua gelosia e inspirò nervosa.
“Non sono affari miei quello che tu e la tua
fidanzata carina avete da dirvi – si alzò e dopo un ultima occhiata glaciale
dedicata al ragazzo, si allontanò a passi pesanti – vado a letto.”
“E' proprio furiosa…” il commento di Nabiki ruppe
il silenzio sceso nella sala dopo che Akane era andata via; Ranma la guardò
irritato “Beh, che hai da fissarmi così? Non è mica colpa mia se Ukyo ti ha
cercato.”
“No, ma te la stai godendo un mondo, non è vero?”
lei sorrise e inarcò un sopracciglio.
“Più che altro mi diverte il fatto che ti prema
così tanto l'umore della mia sorellina, nonostante tu non faccia che predicare
a destra e manca che di lei non ti importa nulla.”
Borbottando qualcosa sul fatto che lui le donne
proprio non le capiva, il ragazzo si allontanò scortato dagli sguardi del resto
della famiglia, qualcuno sinceramente divertito come quello di Nabiki, qualcun
altro più preoccupato come quello della signora Nodoka.
--- --- ---
Ukyo sospirò per la decima volta almeno: cominciava
a sospettare che nonostante quanto pattuito Nabiki volesse tirarle un brutto
scherzo, lasciandola lì ad aspettare che Ranma le rispondesse… Aveva una brutta
sensazione e l'aspettar così tanto non faceva che
amplificarla, ottenebrandole l'animo.
Stava valutando se fosse il caso di aspettare
ancora o mettersi in cammino verso il dojo quando finalmente sentì la voce di
Ranma pronunciare il suo nome dall'altra parte della cornetta “Ci hai messo una
vita! Dov'eri?”
“E' successo qualcosa? Perché hai chiamato?” tagliò
corto lui, una certa nota ruvida nella voce.
Ukyo si attorcigliò nervosa il filo del telefono
intorno ad un dito, il cuore che le batteva all'improvviso “Non… non sembri
contento di sentirmi, Ran-chan” disse in un fiato,
indugiando solo nel chiamarlo col solito nomignolo affettuoso. Era da tanto che
non lo chiamava più in quel modo, dal matrimonio probabilmente, ma il ragazzo
non parve farci troppo caso; lo sentì sbuffare e sospirare e la tristezza
aumentò in lei, stringendole il cuore: evidentemente aveva ragione e lui non
era affatto contento di sentirla.
“Non è questo, è solo che… Perché hai chiamato?”
richiese, stavolta più gentilmente.
“Volevo solo accertarmi che stessi bene.”
“Eh? Che significa? Io sto benissimo, perché dovrei
star male?”
“Beh, ecco… non ti ho visto al locale, siamo in
vacanza e di solito…” la voce le si affievolì, la gola stretta tra le lacrime:
lui stava benissimo. Non era un malore a tenerlo lontano.
“Hai chiamato solo per questo?”
'Solo?! Come sarebbe a dire solo?!'
“Vuoi dire che quell'incapace di Akane non ti ha
cucinato nulla? E' strano, a quest'ora t’immaginavo già in preda a chissà quali
sofferenze!” fu volutamente astiosa nel dire quelle parole: se Ranma non era
andato da lei, la colpa era comunque di Akane, c'era da giurarlo!
“Non occorreva ti preoccupassi tanto Ukyo, forse
nei prossimi giorni io e Akane passeremo da te” quell'ultima frase che le parve
quasi una pietosa concessione, le fece tanto male da far sparire persino la
rabbia. Trattenne le lacrime che sentiva premerle prepotentemente in petto e
chiuse gli occhi.
“Ran-chan, perché non mi
chiami più Ucchan? Io credevo che mi avessi perdonata…” non sapeva perché stava
facendogli una simile domanda. Forse per metterlo alla prova, chissà… o forse
perché in realtà era più masochista di quanto il fatto di amare uno come Ranma
facesse supporre!
Il silenzio che sentì dall'altra parte le fece
sperare che lui fosse stato sorpreso da quella domanda… Probabilmente non ci
aveva fatto caso, già, doveva esser così, ma ora che lei gliel'aveva fatto
notare avrebbe ricominciato a chiamarla con il suo nomignolo, c'era da
giurarlo!
“Non lo so, non so come risponderti. So solo che
per me ora sei Ukyo, anche se ti ho perdonato… Ora vado, ci vediamo nei
prossimi giorni…” prima che lei potesse dirgli qualcosa, Ranma aveva messo giù.
La ragazza guardò la cornetta ad occhi sgranati, incredula: era davvero Ranma
quello con cui aveva parlato?! Lui non era così… così freddo con lei! Non più!
Di solito era con Akane che usava quel tono, non con lei!
La cornetta le tremò tra le dita e la mise giù con rabbia, chiudendo gli occhi
sulle lacrime che ora poteva finalmente lasciar cadere.
--- --- ---
Ranma sospirò; aveva messo giù la cornetta ed ora,
dritto al centro del corridoio, fissava l'apparecchio con l'animo in subbuglio.
Non era stato volutamente scostante con Ukyo, ma era consapevole comunque di
esserlo stato… Perché? Perché aveva chiamato Akane incapace? Sì, forse…
Akane era oggettivamente incapace di cucinare, non
lo si poteva negare: non avrebbe cucinato nulla di decente nemmeno se da questo
fosse dipesa la salvezza dell'umanità. Però… però Akane cucinava per lui, per
lui!
Nonostante i risultati, ciò che spingeva la ragazza
a cucinare imbastendo vere e proprie battaglie con la cucina e i suoi utensili,
era l'amore che provava per lui. Nessuno doveva chiamarla incapace, usando quel
tono tanto sprezzante, nemmeno Ukyo poteva permettersi di farlo. Ranma strinse
i pugni nascosti nelle tasche dei suoi pantaloni di foggia cinese, sapendo che
non era quello l'unico motivo di tanta freddezza. Il fatto era che il momento
si avvicinava, il momento in cui avrebbe detto la verità, a tutti. La verità
sui suoi sentimenti, sulle sue scelte. Presto avrebbe detto a quelle tre ciò
che era successo.
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Da oggi riposterò tutta AQdD, sperando di esser riuscita a correggere gli errori e reimpostando l'Html che soprattutto nei primi capitoli era alquanto ballerino. Spero che non mi sia sfuggito nulla, ma nel caso, sapete cosa fare, vero? Fatemi notare le sviste e le correggerò... di nuovo... -_-;
A presto e ancora grazie a tutti quelli che hanno letto già questa fiction e a quelli che invece si apprestano a leggerla per la prima volta: benvenuti!