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Autore: Emmastory    11/02/2017    4 recensioni
Anche se il tempo continua a scorrere, le cose nell'un tempo bella e umile Aveiron sembrano non cambiare. La minaccia dei Ladri è ancora presente, e una tragedia ha ora scosso l'animo dei nostri amici. Come in molti hanno ormai capito, quest'assurda lotta non risparmia nessuno, e a seguito di un nobile sacrificio, la piccola ma coraggiosa Terra sembra caduta in battaglia, e avendo combattuto una miriade di metaforiche e reali battaglie, i nostri eroi sono ora decisi. Sanno bene che quest'assurda e sanguinosa guerra non ha ancora avuto fine, ma insieme, sono convinti che un giorno riusciranno a mettere la parola fine a questo scempio, fatto di sangue, dolore, fame, miseria e violenza. Così, fra lucenti scudi, affilate spade e indissolubili legami, una nuova avventura per la giovane Rain e il suo gruppo ha inizio. Nessuno oltre al tempo stesso sa cosa accadrà, ma come si suol dire, la speranza è sempre l'ultima a morire.
(Seguito di: Le cronache di Aveiron: Miriadi di battaglie)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Capitolo VII

Il gran segreto

Avevo faticato a dormire, e una volta in piedi, mi ero vestita con una semplice intenzione. Tornare ad Ascantha e parlare con i miei genitori. Quel che desideravo sapere era estremamente importanza, ed ero convinta che una lettera non sarebbe stata abbastanza. Certo, avrei potuto scriverne una e attendere una loro risposta, ma no, non volevo. Avevo atteso per anni, e sapevo che ora non c’era più tempo. La mia pazienza aveva ormai raggiunto il limite, e volevo vederci chiaro. Avrei, in un modo o nell’altro, fatto luce su quel mistero, andando subito alla fonte della risposta stessa. I miei genitori. Due anime gentili, che mi avevano donato la vita. Svegliando anche Stefan, raccolsi le mie forze e il mio coraggio, per poi raccontargli la verità riguardo ai miei desideri. “Noi due torneremo ad Ascantha.” Gli dissi, in tono fiero e solenne, che non tradiva altro che sicurezza. “Cosa? Perché? Qui stiamo bene!” replicò lui, stranito dalle mie parole. Non riusciva davvero a crederci. L’avevo colto di sorpresa, ma ad essere sincera, speravo davvero che come ogni altra volta mi sostenesse. “Ti prego, è davvero importante.” Esordii, sentendo la voce tremare come le foglie in autunno, ormai vicina a morire staccandosi dall’albero a cui appartiene. “Rain, calmati. Cosa ti succede?” fu la sua domanda, alla quale risposi prontamente. “Tu non lo sai, ma si tratta di Alisia. Ho sempre creduto che fosse mia sorella, ma ora i dubbi mi divorano.” Vedi, lei potrebbe non esserlo, e… e…” pronunciai quelle frasi con una velocità incredibile. In quel momento, ero letteralmente devastata. Il dolore mi stava controllando, e il mio obiettivo era ormai diventato uno solo. Ad ogni modo, quella frase mi morì in gola, non trovando mai una vera fine. Nervosa, tremavo incontrollabilmente, e mentre i secondi scorrevano, sparendo lentamente dalla mia vita, Stefan provò ancora a parlarmi. Il mio racconto sembrava averlo davvero preoccupato, e guardandomi negli occhi, mi posò una mano sulla spalla. “Rain, ascoltami. Verrò con te, e tu scoprirai tutto, ma la cosa importante è che saremo insieme.” Mi disse, supportandomi con amore anche stavolta. Ad essere sincera, credevo fermamente che non l’avrebbe fatto, ma invece era successo, e ora ero felice. Quel desiderio mi stava ormai consumando, tanto da impedirmi di ragionare lucidamente, ma sapevo che con il suo aiuto, ce l’avrei davvero fatta. Sorridendo, lo strinsi in un abbraccio, e avvisando prontamente Lady Fatima del nostro viaggio verso Ascantha, la vidi mostrarmi completamente a favore. In fin dei conti, le avevo parlato al lungo del mio rapporto con i miei amata genitori, che grazie al loro amore, mi avevano offerto il dono della vita. Li amavo davvero, e il pensiero che avessero potuto mentirmi riguardo a lei mi feriva. “Era vero? Alisia ed io non eravamo sorelle? Se sì, perché l’avevano fatto?” non lo sapevo, e sembrava che fossi realmente destinata a brancolare nel buio a riguardo. “Ci tieni molto, vero?” mi chiese Stefan, notando la tristezza e il dolore dipinti sul mio viso. “Potrebbero avermi mentito.” Risposi soltanto, in tono nettamente mesto. “Nonno e nonna non lo farebbero mai.” Osservò Terra, apparendo quasi indignata ai miei occhi. Proprio come me, anche lei voleva bene ai miei genitori, e li credeva persone buone e prive di difetti. A mio avviso, lo erano davvero, ma nonostante questo, non sopportavo di non conoscere tutta la verità su Alisia. Forse era mia sorella, forse non lo era, ma una cosa era certa. Io lo avrei scoperto una volta per tutte. “A volte lo si fa senza volerlo.” Le rispose lo zio Drake, in tono neutro ma serio al tempo stesso. Era venuto con noi solo perché la Leader gli aveva chiesto di accompagnarci, e notando il modo in cui avevo ignorato la bambina, aveva sentito necessario intervenire. Intanto, il nostro viaggio in carrozza continuava, e ascoltando il suono degli zoccoli del destriero appartenuto a Lady Fatima che colpivano quasi ritmicamente il terreno, mi misi a pensare. In quel preciso istante, mille ricordi mi passarono davanti agli occhi. Il giorno in cui mi ero arresa alla presenza dei Ladri ad Aveiron, quello in cui Alisia era sparita dopo avermi intimato di chiamarla sorellastra, e ultimo, ma non per importanza, quello in cui Stefan ed io l’avevamo soccorso dal freddo e dalla pioggia anni prima, vedendola poi perdere i sensi sul pavimento di casa. Per pura fortuna, si era poi ripresa, ma sin da allora, questo dubbio mi massacrava, lacerandomi la mente e le membra. Una parte di me era convinta che fossimo realmente legate da un vincolo di sangue, ma un’altra continuava a dirmi che era il contrario, e che per tutta la vita, noi non saremmo mai state sorelle. Improvvisamente, il cavallo nitrì con forza, e fermandosi, arrestò la sua corsa. Guardandomi brevemente intorno, scoprii di aver raggiunto la mia destinazione. Scendendo quindi da quella carrozza, attesi di riavere Stefan accanto, e facendomi poi coraggio, bussai a quella porta. Poco tempo dopo, mia madre mi accolse in casa, e dopo averla salutata, la informai del motivo della mia visita. “Devo saperlo.” Esordii, mettendola evidentemente alle strette. “Sapere cosa?” mi chiese lei, confusa e stranita da quelle parole. “Perché mi avete mentito?” chiesi poi, alterandomi di colpo e quasi urlando. “Rain, noi non lo faremmo mai, e Alisia…” biascicò, sentendo quella frase spezzarsi a metà e arrivare alla fine della sua esistenza. “Non è mia sorella, giusto? La incalzai, attendendo in silenzio una qualsiasi risposta. Forse mi stavo comportando male, forse esageravo, ragion per cui, guardandola negli occhi, provai a calmarmi. “Ti prego, dimmelo. Dimmi la verità, mamma.” La pregai, con la voce corrotta dal dolore e non più dalla rabbia, che soppiantata dalla tristezza, cessò di esistere. “No, lei non lo è, e non è neanche mia figlia.” Una frase che ebbe il suono di una confessione, e di fronte alla quale, mi sciolsi come neve al sole. Iniziando quindi a piangere, mi lasciai abbracciare, e fra una lacrima e l’altra, non potei che soffrire. “Mi dispiace.” Singhiozzai, scusandomi con lei della durezza che avevo mostrato in quei momenti. “Non fa niente, Rain. Avremmo dovuto dirtelo, e tu meritavi di saperlo. Non è tua sorella, ma lo sarà finchè la consideri tale. Ricordalo sempre.” Stavolta fu mio padre a parlare, sentendosi in dovere di farlo e non volendo che tentare di consolarmi. “Vi voglio bene.” Dissi allora, abbracciandoli entrambi e smettendo poi di piangere. “Anche noi, piccola. Anche noi.” Questa fu la loro risposta, che accettai senza proferire parola. Guardandoli in faccia per un’ultima volta, li salutai in silenzio, ma poco prima che potessi andarmene, mio padre mi fermò. “Fa attenzione, e sii forte, Rain.” Mi disse soltanto, stringendomi poi in un nuovo abbraccio, nel quale, dopo quanto era accaduto, desiderai soltanto perdermi. Non appena questo si sciolse, tornai alla carrozza, e con l’inizio del nostro viaggio di ritorno nella nostra bella Aveiron, li salutai ancora con un cenno della mano, non vedendo poi altro che il selciato scivolare via. Finalmente, mi sentivo meglio. Mi avevano mentito, certo, ma a fin di bene. In fin dei conti, non volevano che evitare di ferirmi, e a quanto sembrava, c’erano riusciti. Inutile è dire che non li odiassi per questo, perciò ciò che mi legava a loro è un sentimento di forte, fortissima amicizia e amore, perfino più grande di quello che mi legava a Stefan. Spostando lo sguardo, notai che Terra si era ormai addormentata. Avvicinandomi, le carezzai una guancia, e per il resto di quel viaggio, fui felice. Finalmente, il dolore e la rabbia erano scomparsi dal mio animo, così come questo grande e pesante segreto, che, ormai rivelato, aveva smesso di essere tale.
   
 
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