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Autore: Adamsberg94    12/02/2017    3 recensioni
Harry Potter stava nascondendo qualcosa, ora ne era certo, e quella cosa pareva riguardare anche lui. Avrebbe scoperto di che cosa si trattava, giurò a se stesso mentre seguiva la McGranitt verso i sotterranei, anche a costo di seguire Potter a tutte le ore del giorno.
Harry è pronto a sacrificarsi ancora una volta per il Mondo Magico. Draco non intende permetterglielo.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Capitolo terzo – In punizione

 

Sabato era arrivato troppo in fretta per i suoi gusti. Draco si era alzato già di cattivo umore dopo l'ennesima notte insonne. Gli ultimi giorni erano trascorsi veloci, occupati per la maggior parte del tempo dalle lezioni.

Potter aveva fatto di tutto per evitarlo, come Draco si era aspettato. Due giorni dopo la loro lite, si era presentato a colazione con la faccia completamente guarita, ogni traccia del loro scontro scomparsa.

Un'altra stranezza da aggiungere alla lista.

I Grifondoro avevano accolto sorridenti il loro eroe, come se fosse appena tornato sano e salvo da una sanguinosa battaglia. Per il resto, a parte qualche occhiata furiosa di tanto in tanto, non avevano tentato alcuna vendetta nei suoi confronti. Il che confermava quanto gli avevano raccontato Blaise e Pansy: Potter aveva provveduto un'altra volta a parargli il culo.

Quel sabato mattina, Draco decise di trascorrerlo in riva al Lago Nero. Nonostante fosse la metà di novembre, il tempo era ancora abbastanza tiepido da permettergli di studiare all'aperto. Afferrò il mantello e un paio di libri e uscì dal dormitorio. Dopo gli ultimi giorni, aveva solo bisogno di trascorrere qualche ora in solitudine e di una boccata d'aria.

Gli altri stavano ancora tutti dormendo, quindi fu facile sgattaiolare via nel silenzio più totale. I corridoi erano ancora vuoti, così come la Sala Grande. Anziché fermarsi a far colazione, Draco afferrò un paio di panini e si diresse verso il lago. Si sistemò su una roccia e aprì il libro di Pozioni.

Trascorse tutta la mattinata a leggere e studiare, nel tentativo di non pensare a cosa sarebbe successo di lì a poche ore; e per la prima volta da qualche mese a quella parte si sentì meno stanco.

 

 

***

 

 

La McGranitt e Potter lo stavano già aspettando davanti all'ufficio di Gazza.

«Ora che anche il signor Malfoy è arrivato potete cominciare. Manderò il signor Gazza ad avvertirvi quando potrete lasciare quest'ufficio.»

I due ragazzi aspettarono di vedere l'insegnante andarsene, prima di mettere piede nella stanza. Draco imprecò interiormente di fronte al grande caos che regnava. Gli archivi erano talmente colmi che gran parte delle pergamene erano finite per terra. Molte si erano deteriorate a causa dell'umidità che aleggiava nell'aria e ora erano praticamente illeggibili. Altre erano state rosicchiate dai topi o erano macchiate da impronte di gatto, quelle di Mrs Purr probabilmente. La scrivania invece era quasi sgombra, tranne che per un paio di lettere e alcune piume.

Potter raccolse tutte quelle buste e le spostò su un tavolino basso in un angolo. Poi afferrò una vecchia poltrona tarmata e la trascinò fino alla scrivania, posizionandola dal lato opposto rispetto alla sedia dove probabilmente sedeva Gazza di solito.

«Allora... come ci organizziamo?» chiese, sedendosi sulla poltrona.

Draco raccolse alcune delle pergamene per terra e si posizionò sulla sedia di Gazza. «Iniziamo a copiare queste.»

Potter si limitò ad annuire e ad afferrare una delle piume sul tavolo. Senza aggiungere più nessuna parola, si misero a lavorare con le teste chine.

 

 

***

 

 

Dopo due ore Draco non ne poteva già più. Non riusciva a decifrare la maggior parte delle parole scritte su quei fogli consumati e la mano iniziava a dolergli. Senza contare che aveva saltato il pranzo per restarsene in riva al lago e ora se ne stava pentendo.

Potter doveva essere della sua stessa idea visto che continuava a sbuffare, infastidendo il Serpeverde. All'ennesimo sbuffo, Draco scattò. «Piantala» sibilò a denti stretti.

La mano di Potter lasciò andare la penna e i suoi occhi si alzarono dal foglio per incrociare quelli di Draco. «Altrimenti cosa fai? Mi prendi a pugni? Ah no, aspetta, lo hai già fatto.»

Draco non si scompose, si limitò ad alzare un sopracciglio e ad incrociare le braccia. «Non ti ho chiesto io di mentire alla McGranitt» replicò. «Se ti fa tanto schifo stare qui, perché non le hai detto la verità?»

Potter riabbassò la testa sul foglio davanti a lui e riprese a scrivere, senza rispondergli. Draco ghignò, divertito all'idea di mettere l'altro in difficoltà. «Dai, Potter, dimmi quello che stai combinando. Perché hai mentito alla McGranitt?»

Quando erano entrati in quella stanza, un paio di ore prima, Draco non pensava che avrebbero mai avuto l'occasione di parlarsi. Non che lui e Potter avessero mai discusso civilmente, in realtà. Negli anni, erano state poche le parole che si erano scambiati e per la maggior parte si trattava comunque di insulti o provocazioni.

In quel momento, però, Draco pensò di approfittare del fatto che nessuno di loro due sarebbe potuto scappare per scoprire qualcosa di più sull'altro. Non intendeva continuare a trascorrere le sue notti a porsi interrogativi su interrogativi, a chiedersi cosa avesse quell'idiota che non andava.

«Lasciami in pace, Malfoy. Non sono affari tuoi.» La risposta non lo sorprese, ma non per questo si diede per vinto.

«Pensi davvero che ti lascerò andare via senza una risposta? Mancano almeno altre due ore prima della fine della punizione e posso andare avanti a tormentarti finché non ti decidi a rispondere.»

«Fai pure, posso ignorarti per le prossime due ore.»

Draco strinse irritato la piuma tra le sue mani. «Già,» replicò, «ultimamente sei diventato bravo ad ignorare

Quelle parole erano uscite dalla sua bocca prima ancora che avesse il tempo di riflettere sul loro significato. Non era riuscito a trattenere tutta l'irritazione che lo aveva colpito in quel momento e una nota di fastidio aveva impregnato le sue parole, rendendo palese il senso di frustrazione nascosto dietro ad esse.

Anche Potter sembrava essersene accorto. Risollevò la testa per guardarlo, ma contro ogni aspettativa non lo derise. «Perché la cosa ti infastidisce tanto?» chiese solamente.

Draco non voleva rispondergli. Era lì per cavar fuori informazioni all'altro, non il contrario. Un'idea gli balenò per la mente. «Io rispondo a te se tu rispondi a me» propose.

«Sì, come no.» Potter rise, ma il divertimento non raggiunse i suoi occhi. «Chi mi dice che non è un trucco da Serpeverde?»

«Se la metti così,» Draco fece una pausa per riflettere, «potrei cominciare io. Tu fai una domanda a me e io ne faccio una a te, finché uno di noi non si stanca. Ci stai?»

Un lampo di interesse balenò negli occhi verdi. «Mi stai davvero dando carta bianca?»

«Ovvio che no.» Un ghigno increspò le labbra del biondo. «Ricordati che sono un Serpeverde. Per ogni domanda che mi farai, ne toccherà una anche a me.»

Non intendeva permettere a Potter di scoprire qualcosa di sé – non amava confidarsi nemmeno con i suoi migliori amici –, ma l'idea di poter manipolare l'altro per estorcergli le informazioni di cui aveva bisogno lo eccitava. Potter era un idiota Grifondoro con il suo senso dell'onore e altre stronzate, non si sarebbe approfittato troppo di quella situazione. Cosa che invece Draco aveva intenzione di fare.

«Va bene...» Potter non sembrava molto convinto. «Quindi... comincio io?»

«Quando vuoi, Sfregiato.»

L'altro sbuffò spazientito per via dell'insulto, ma non disse niente. Si limitò a umettarsi le labbra, come se volesse prendere tempo. «Ehm... quindi... posso sapere perché mi hai preso a pugni l'altro giorno?»

Aveva immaginato quella domanda. Era la stessa che gli aveva fatto Blaise, quindi era pronto a rispondere. Decise di essere sincero, giusto per vedere la reazione di Potter. «Non mi piace essere ignorato.»

«Tutto qui?»

Draco fece un sorriso furbo. «Tutto qui» rispose. «Ora tocca a me. Perché mi hai parato il culo con la McGranitt?»

Potter fece una smorfia strana. «Ti avrebbero espulso, no?»

Bene, dritti al punto quindi. «E come mai non vuoi che mi espellano?»

«Ehi, ora tocca a m-»

«No.» L'espressione stupita di Potter fece quasi ridere Draco. «Prima mi hai fatto due domande, tocca di nuovo a me.»

Potter ci mise qualche secondo prima di capire, poi la consapevolezza si fece strada sul suo viso. «Fottuto bastar-»

«Attento, Potter. Non è colpa mia se ti sei lasciato fregare» replicò. «Ora rispondi.»

Occorsero diversi minuti prima che l'altro si decidesse a parlare. Draco moriva dalla voglia di sentire quello che Potter aveva da dire, ma aspettò pazientemente in silenzio. Stava per ottenere le risposte che gli servivano e non avrebbe rovinato tutto mettendo fretta all'idiota.

«Ehm... Uhm...» Potter sospirò e Draco alzò gli occhi al cielo. «Non ho fatto tanta fatica l'estate scorsa per permetterti di rovinare tutto per un paio di pugni.»

Draco non si era aspettato tutta quella sincerità da parte dell'altro. Sembrava che le parole avessero fatto fatica a uscire dalla bocca del moro, quindi probabilmente non era stato facile per lui dire quelle cose. Perché lo aveva fatto allora?

Contro ogni aspettativa, stavano tenendo una discussione civile. Draco si ritrovò a pensare che forse non era poi così male. Di certo, molto meglio che essere evitato come se fosse stato affetto da pustole contagiose.

«Bene, è di nuovo il mio turno...» Potter sembrò riflettere molto attentamente sulla domanda da fargli. «Perché non parli più con gli altri Serpeverde?»

«Cosa?»

«Hai capito bene. Perché continui ad evitare quelli della tua Casa?»

Quindi Potter lo aveva studiato. Si era accorto dei rapporti sempre più freddi tra lui e gli altri Serpeverde. Peccato che fosse un pessimo osservatore: non era lui ad evitare gli altri, semmai il contrario.

«Sono loro che non parlano con me. E il motivo è semplice, anche un idiota come te dovrebbe riuscire a capirlo.» Non diede all'altro il tempo di replicare. «Quindi, perché mi hai difeso al processo?» sputò fuori, irritato. Potter stava iniziando a toccare dei tasti che non gli piacevano, quindi aveva intenzione di non andarci piano con lui.

Potter sospirò di nuovo e si appoggiò con le spalle allo schienale della poltrona, incrociando le braccia dietro la testa, come a voler mettere la maggior distanza possibile tra loro due. «Non credevo che avrei mai avuto questa conversazione con te» disse. «Forse non dovrei nemmeno risponderti...»

«Ma?»

«Ma» continuò «potrebbe essere l'occasione per mettere alcune cose al loro posto.»

Draco non sapeva cosa pensare. L'atteggiamento di Potter nei suoi confronti era cambiato troppo repentinamente perché lui potesse capirci qualcosa. Com'erano passati dagli insulti a quello? Ora non era più certo di voler sapere quello che l'altro avesse da dirgli. Aveva iniziato quello stupido gioco per tornare ad odiare Potter, non per ascoltare le sue confessioni.

«Io ti ho visto quella notte. Ti ho visto abbassare la bacchetta.»

Draco trattenne il respiro. «Cosa?»

«È per questo che ho testimoniato per te. A loro mi sono limitato a raccontare di Piton, ma io ti ho visto abbassare la bacchetta quella sera. Non avresti ucciso Silente, io lo so.»

Era troppo. Draco si alzò di scatto e spinse in avanti la scrivania, contro il petto di Potter, facendo cadere alcuni fogli per terra. «Non osare. Tu non sai un cazzo di me, Potter!»

Potter si spinse con i piedi e allontanò la poltrona da lui. «Cosa cazzo stai facendo?» ringhiò, cercando di spingere via la scrivania. «Sei impazzito?!»

Draco perse di nuovo il controllo. «Non provare a intrometterti nella mia vita, Sfregiato! Io non ti ho chiesto niente, cazzo!»

«Lo so!» Ora anche Potter stava urlando. «Allora dimmi perché non lo hai ucciso?!»

Draco scavalcò la scrivania e si lanciò contro l'altro. Lo afferrò per il colletto e lo spinse a terra. Potter si agitò sotto di lui nel tentativo di liberarsi, ma la presa sulla sua camicia era troppo stretta. Draco voleva solo prenderlo a pugni finché la sua faccia non fosse diventata irriconoscibile, colpirlo fino a zittirlo per sempre.

Poi Potter smise di divincolarsi e lo guardò dritto negli occhi. «Tocca a me, rispondi. Perché hai abbassato la bacchetta?» sussurrò.

Le mani del Serpeverde lasciarono la presa. Draco si lasciò cadere sul pavimento accanto a Potter, improvvisamente troppo stanco per essere arrabbiato. «Non lo so» rispose sinceramente, gli occhi fissi su un angolo lontano della stanza. Non riusciva a fermarsi, sembrava che le parole volessero uscire a tutti i costi dalla sua bocca. Non voleva incontrare lo sguardo di Potter, non mentre diceva quello che stava per dire. «Suppongo di non aver mai voluto davvero farlo sul serio. Ho avuto paura» confessò.

Non lo aveva mai detto a nessuno. L'idea che fosse Potter il primo a sentire quelle parole lo fece quasi ridere. Era una situazione talmente assurda, cazzo, che se non fosse stato lì non ci avrebbe mai creduto. Lui e Potter a parlare di fottuti sentimenti dopo quasi essersi picchiati di nuovo, come due scolarette del cazzo.

Era tutto sbagliato, fottutamente sbagliato. Non era così che sarebbero dovute andare le cose. Doveva essere lo sfregiato quello in difficoltà, non lui.

«Quando ho deciso di testimoniare per te, si sono opposti tutti.» La voce di Potter era talmente flebile che Draco si dovette sforzare per sentire. «Erano tutti arrabbiati con me, perché non riuscivano a capire come potessi perdonare quello che avevi fatto.»

Draco rimase in silenzio, in attesa che l'altro continuasse. Ci volle un'eternità.

«Hai una seconda opportunità, Malfoy. Io ti sto dando una seconda opportunità. Vedi di non buttarla al cesso.» Detto questo, si alzò e incominciò a raccogliere i fogli che avevano fatto cadere. Dopo qualche secondo, Draco lo imitò.

Ripresero a lavorare in silenzio senza più guardarsi.

 

 

***

 

 

Gazza venne a chiamarli quando ormai era ora di cena. Non avevano combinato molto quel pomeriggio, erano a malapena riusciti a finire di copiare le schede che ricoprivano il pavimento.

Il vecchio custode non sembrava per niente soddisfatto. Ignorando le imprecazioni, Draco raccolse le sue cose e fece per dirigersi verso la porta.

«Potter, il preside mi ha detto di dirti di presentarti nel suo ufficio dopo cena» Gazza ghignò divertito. «Scommetto che ti aspetta una bella punizione.»

Potter emise solo un breve sospiro e uscì dalla stanza, seguito da Draco.

Per tutto il tragitto verso la Sala Grande nessuno dei due parlò, come se quanto accaduto alcune ore prima non fosse mai successo.

Draco aveva trascorso le ultime due ore a pensare a quello che l'altro gli aveva detto. Non aveva mai visto il suo fallimento nell'uccidere Silente come una seconda opportunità. Non essere stato capace di portare a termine i piani del Signore Oscuro era costato caro alla sua famiglia.

Potter aveva ancora una volta stravolto la situazione, sorprendendolo. In un singolo pomeriggio era riuscito ad estorcere al Serpeverde più informazioni di quante se ne fosse fatte scappare con i suoi amici. Draco non sapeva perché gli aveva risposto così sinceramente; c'era stato qualcosa negli occhi dell'altro, nella sua convinzione così ferma che lui potesse essere davvero innocente, a convincerlo a parlare. Sentiva il bisogno di riflettere su quelle parole.

«Ehi Potter» lo chiamò. L'altro si bloccò, ma non si voltò. Questo non fermò Draco. «Riguardo a quello che hai detto prima sulle seconde possibilità e il resto... io credo di poterci pensare.»

Non sapeva perché lo aveva detto ad alta voce, ma all'improvviso si sentì meglio. Più leggero, come se si fosse tolto un peso.

Potter non disse niente, ma Draco poté giurare di averlo visto sorridere mentre si dirigeva al tavolo dei Grifondoro.

 

Continua...

 

   
 
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