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Autore: piccolo_uragano_    14/02/2017    1 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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“Non finisce qui.”
Le parole di Martha risuonarono chiare e tonde nella testa di Sirius, mentre, attraverso lo Specchio, Harry gli raccontava delle lezioni di Occlumanzia.
“L’Ufficio Misteri, Harry, sei sicuro?” chiese, sperando che Martha non stesse ascoltando.
“Sono sicuro! L’ho visto!”
“Sei assolutamente sicuro che fosse quello?”
“Assolutamente sicuro.”
Martha, è un arco. Vuoto. Non può piacere o non piacere, dannazione, è un semplicissimo arco vuoto!”
Impossibile dimenticare quella litigata. Martha, per la prima volta, aveva sentito che Sirius non la capiva. Si erano urlati contro un paio d’ore, con Anya che ancora non parlava, e lei aveva concluso dicendo che lui, semplicemente, aveva scelto di ignorare il problema come suo solito.
“Non sto ignorando il problema, sto dicendo che non ci vedo una logica.”
“Allora lo stai sminuendo.”
“Non c’è logica in quello che dici, Martha.”
“Non deve essere sempre una logica per tutto, sai?”

“Harry, qualsiasi cosa succeda, ti prego, ti prego non parlare mai di questa cosa con Martha.”
L’ultima cosa che avrebbe lasciato accadere, si disse, sarebbe stato lasciare che Martha si preoccupasse ancora per la faccenda dell’Ufficio Misteri. Non ora che Nicole era nata, Rose non dormiva praticamente più e Remus sembrava parlare solo bambinese.
Harry, dall’altra parte, si mostrò stranito. “E perché no?”
Sirius strizzò gli occhi e con il pollice e l’indice si premette la base del naso. “Diciamo che quel posto non le piace. È convinta … convinta che accadrà qualcosa di davvero brutto, lì.”
“Beh, il signor Weasley è stato attaccato dal serpente, lì …”
Non finisce qui.” Ripeté di nuovo Martha, nella sua testa.
“Non credo sia solo quello.” Disse. “Credo si preoccuperebbe troppo, e credo che al momento preoccuparsi per una cosa del genere sia l’ultima cosa di cui ha bisogno. Quindi, ti prego, fino a nuovo ordine, non una parola con Martha.”
“Agli ordini!” disse Harry, sorridendo.

Così, anche febbraio arrivò con una certa rapidità. Tra compiti, allenamenti e riunioni dell’E.S., il tempo sembrava volare, ma tutti all’interno del castello sapevano bene che le cose stavano peggiorando, e che peggio quella bolla di cristallo in cui erano rinchiusi, sarebbe scoppiata, sbattendo loro in faccia la realtà.
Fino ad allora, però, era più comodo fare finta di nulla.
Per San Valentino, Fred, George, Kayla, Robert, Hermione e Ron erano seduti ad un tavolo ai Tre Manici di Scopa, discutendo di cosa sarebbe stato meglio regalare a Martha per il suo compleanno (sei giorni dopo), quando Harry entrò nel locale con aria sconfitta.
“Credevo fossi con Cho.” Lo appellò il fratello.
“Mi ha scaricato.” Rispose il Prescelto.
“Il giorno di San Valentino?!” domandò George, ridendo. “Non è male come idea!”
“George!” lo richiamarono Kayla ed Hermione.
“Oh, è facile parlare per voi gente accoppiata!”
“Accoppiata?!” si stranì Robert. “Sono accoppiato con una secchiona che sta studiando per prendere i migliori G.U.F.O. di sempre, e se non la vedessi dormire sui tavoli della biblioteca e ogni finesettimana, la darei per dispersa!”
“Che bello quando dice queste cose e si dimentica che quando io potrei stare con lui, lui si sta allenando.”
“E qui ci si ricollega a George, perché è colpa sua, del suo gemello e di Harry se ci stiamo allenando come bestie.”
“La prossima volta cercherò di non farmi cacciare dalla squadra, se ti fa piacere.” Rispose Fred.
“La prossima volta, mi raccomando.” Replicò il suo amico. “Hai intenzione di rimanere qui un altro anno?”
“Se le cose andranno di questo passo, non auguro a nessuno di essere qui il prossimo anno.” Riprese Hermione. “Solo io penso che la Umbridge stia per licenziare la Cooman?”
“Il punto non è che lo stia per fare, il punto è che lo possa fare.”
“E credo che la stessa sorte toccherà a Hagrid, se non sta attento.” S’incupì Harry.
“Hagrid?” domandò Ron. “Non possono licenziare Hagrid, è una colonna, Hagrid è come … come Ollivander! Non esiste Hogwarts senza Hagrid, e non esiste Diagon Alley senza Ollivander!”
“Si, ma avete visto come è ridotto?” domandò Kayla. “Sempre pieno di sangue! E settimana scorsa aveva un livido gigantesco sullo zigomo!”
“Ollivander?” scherzò Fred, beccandosi una gomitata.
“Non sei nella posizione di dire cosa sia strano e cosa no, Kayla.” la riprese Robert. “E neanche tu, Fred, sei tornato con le scarpe piene di sabbia, giovedì!”
Sabbia?” domandò Ron. “Perché sabbia?”
“Roba del negozio di scherzi.” Si giustificò lui, mentre Kayla fissava la sua Burrobirra con interesse.  “E non devo dare spiegazioni e te, Ronnie!”
Robert rise e scosse la testa. “La verità, amici miei” concluse “è che più invecchiamo, più i conti non tornano.”
Kayla gli tirò il sottobicchiere. “Vecchio sarai te!”
E, scoppiando a ridere, brindarono ai conti che non tornavano.

Mam – ma.”
“Ma … ah!”
Mam – ma.”
“Ma … aah!”
Martha scosse la testa. “Sei una piccola ingrata, Anastasia.” Intanto, le avvicinò il cucchiaio con il cibo alla bocca.
“Non metterle fretta!” sospirò Tonks, entrando in cucina.
“Robert a cinque mesi ha detto ‘Prongs’.” Si lamentò lei.
“E da allora procrei in attesa che la prima parola dei tuoi figli sia ‘mamma’?”
Martha la guardò, sorridendo, per poi notare che portava una gonna a palloncino nera e delle calze a rete fitta, sotto ad una maglia degli AC/DC che a malapena sfiorava l’ombelico. I capelli, di un rosso più che  acceso, sembravano avere una forma più o meno decente, e lei era euforica.
“Ninfadora Tonks.” La appellò Martha. “Quelle sono forse le mie scarpe?”
Tonks diede un rapido sguardo alle Converse di pelle scura che portava ai piedi. “Può essere.”
Oh! Non bastava Kayla a rubarmi i vestiti! Anya, amore di mamma, vuoi qualcosa dal mio armadio anche tu?”
“Andiamo, Martha, ho vissuto a casa tua per mesi e sono la migliore amica del tuo primogenito, sono un po’ tua figlia anche io.”
“Eppure stai per uscire con il mio migliore amico!” sbuffò Martha.
Tonks le rivolse una faccia sconvolta. “Te lo ha detto lui?”
“No, ma nessuno di voi ha un turno stasera, stai chiaramente per uscire – insomma, sono le dieci di sera – e se stessi per uscire con qualcuno che non vive in questa casa aspetteresti in strada.”
“Non vale, così!”
“Dubito che tu stia per uscire con Damian, Sirius o Arthur, e i maschi che vivono qui non sono tanti.”
“Magari esco con Alex Dixon e la bambina.”
“Alex Dixon ti sta sulle palle da quando ha fatto soffrire Robert.”
Tonks inclinò la testa. “E anche se uscissi con Remus?”
Martha, pulendo la bocca di Anya, alzò le spalle. “Hai la mia benedizione da secoli per uscire con Remus.” Prese la bambina in braccio, e con un colpo di bacchetta rimise a posto il seggiolone, il piatto ed il cucchiaio. “E lui lo sa.”
“Gli ho chiesto io di uscire, però.”
“Oh, tesoro, menomale: se avessi aspettato che lo facesse lui, avresti aspettato in eterno.”

Sapevo che sarebbe successo.” Sospirò Robert, accanto a Ron e Hermione, guardando la Cooman piangere al centro dell’ingresso del castello. La Umbridge, intanto, sembrava godere del suo dolore.
“Tutti sapevamo che sarebbe successo.” Disse Harry, raggiungendoli.
Robert si girò verso il fratello. “Ti pare una cosa abbastanza importante da interrompere Occlumanzia?”
Harry scosse la testa. “Non mi sarei perso questo per niente al mondo.”
“Harry, sai che devi …”
Harry scosse la testa, riportando l’attenzione del fratello sulla Umbridge che ordinava alla Cooman di lasciare il castello, e la McGranitt le diceva che non era assolutamente obbligata a farlo. Silente fece un maestoso ingresso nel castello e comunicò alla Umbridge (che aveva gonfiato il petto per sentirsi più sicura) che aveva trovato un nuovo insegnante di Divinazione, che, tuttavia, non aveva bisogno degli alloggi, così che la Cooman potesse continuare tranquillamente a vivere all’interno del castello. Così, Silente presentò Fiorenzo il centauro alla professoressa Umbridge, la quale assunse un’espressione che scatenò l’ilarità di Robert.

“Non capisco perché ridere del suo razzismo.”
“Oh, Kayla, che avrei dovuto fare?”
“Renderti conto di quanto tutto questo sia grave? Non finirà bene, Robbie, tutto questo non finirà affatto bene.” Porse al fratello una tazza di tisana e si sedette accanto a lui davanti al camino. Lui le accarezzò i capelli con affettò e le baciò la testa.
“Prima o poi mi dirai cosa comini, vero?”
“In che senso?”
“Odori di cibo portoghese, Kayla.”
Lei sorrise.  “Prima o poi te lo dirò.”
“Ti rende felice, la cosa che ti fa odorare di cibo portoghese e che fa tornare Fred con la sabbia nelle scarpe?”
“Mi rende più leggera. Mi … mi permette di non pensare a tutte le cose brutte che vanno di male in peggio qui.”
Robert la guardò. “Stai crescendo troppo in fretta, principessa, sai? Fino a due ore fa avevi paura del buio e mi chiedevi di dormire con te.”
Kayla posò la testa sulla sua spalla. Certa che anche lui lo stesse facendo, pensò a tutte le volte in cui era corsa in camera sua perché era convinta di aver visto un mostro sotto il letto o di aver sentito degli strani rumori provenire dal suo armadio. Apriva la porta, della stanza di Robert e, con le lacrime agli occhi, balzava nel suo letto. Spesso poi, all’alba, venivano svegliati dalle urla provocate dagli incubi di Martha, e tutti e tre dormivano nel lettone della stanza matrimoniale.
Il tempo era passato però: Sirius era tornato a casa, i ragazzi erano cresciuti tanto da fare fatica a dormire nello stesso letto e Kayla aveva capito che nell’armadio non c’erano mostri. Avevano cambiato casa, avevano adottato Harry ed era nata Anya, eppure, loro due, davanti al fuoco, erano ancora quei bambini che erano stati.
Perché la paura, del buio, poi?, si domandò Kayla. Il buio è ignoto. Il buio è essere persa nel non sapere chi o cosa ci sia davanti a te. E – di questo era sicura – nonostante tutte le cose che erano cambiate, non sapere la spaventava ancora parecchio. Sapeva che, comunque fossero andate le cose, aveva la sua famiglia su cui contare, aveva Fred che l’amava moltissimo e George che le voleva bene, ma nonostante tutto, non sapere cosa le sarebbe successo, cosa sarebbe successo al mondo in cui viveva, la spaventava ancora come quando sgattaiolava in camera di suo fratello.
“Robbie?”
“Sì?”
“Ho ancora paura del buio, a volte.”

“Correte!”
Robert, Harry e Kayla, si guardarono con complice spavento.
Erano stati scoperti. Dobby era corso ad avvertire l’ES: la Umbridge stava arrivando. Era tutto finito. Ron aveva urlato a tutti di mettersi in salvo, di sfuggire alle conseguenze di quello che avevano fatto, ma Kayla, riuscì ad aggiungere qualcosa prima che tutti raggiungessero l’uscita.
“Non andate verso i dormitori, non sarebbe furbo, andate verso la Guferia, la biblioteca, e non muovetevi in massa!”
Il panico riprese il sopravvento, mentre tutti correvano lontano, Harry, George, Ron uscirono, mentre Kayla e Hermione  riuscirono a vedere Robert e Fred che parlavano con Dobby. “Torna nelle cucine, veloce” disse il rosso “e se ti chiedono se sei stato tu ad avvertirci, menti.”
“E ti proibisco di farti del male, Dobby, hai fatto la cosa giusta.”  Concluse Robert, prima di alzarsi da terra e cercare Hermione con lo sguardo. Fred raggiunse Kayla, le tese la mano, e, insieme, iniziarono a correre, con Hermione e Robert al seguito.
Avevano percorso giusto qualche metro prima che Fred inciampasse improvvisamente.
“Incantesimo d’Inciampo, Weasley!” sbottò la voce di Draco alle loro spalle.
Kayla si voltò e prese in mano la bacchetta, ma prima che riuscisse a dire qualcosa, Draco richiamò l’attenzione della Umbridge dicendo ‘ne ho presi altre quattro’.
Altri quattro.
Altri.

Non erano i primi. Robert si sentì lo stomaco in una morsa d’acciaio: chi avevano preso? Harry era in salvo? Qualcuno si era ferito?
La risposta arrivò chiara e tonda quando sentirono Harry urlare dall’altra parte del corridoio. Kayla, d’istinto, corse verso il punto da dove veniva la voce, ma fu fermata da Draco, che dopo pochi metri le afferrò il braccio. “Non così in fretta, Kayla.”
Non osare toccarla.” Ringhiò Fred.
“A quello ci pensi tu, immagino.” Ribatté Draco, trovandosi immediatamente il naso colante di sangue dal pugno di Robert.
“Robert!” lo richiamò Kayla.
“Robert?” chiese la voce di Harry dall’altra parte del corridioio.
Harry!” risposero Robert, Kayla e Hermione all’unisono, vedendo apparire il ragazzo, tenuto a forza da due ragazzi con la cravatta verde-argento. Lui si dimenava, con un gigantesco graffio pieno di sangue sulla fronte, ma loro, con aria soddisfatta, lo tenevano stretto.
“Draco?” domandò uno dei due Serpeverde. “Oh, Black, immaginavo che anche tu fossi coinvolta in questa stronzata.”
“Zitto, razza di troll, nessuno ha chiesto il tuo parere. Perché ti porti dietro loro, oggi, Draco, e non Tiger e Goyle? Ti hanno stancato?”
“Tiger e Goyle ne stanno cercando altri.” Rispose lui, cercando di tamponarsi il naso con un fazzoletto.
“Di cosa, esattamente?” domandò Hermione.
“Di delinquenti traditori, Granger, ecco di cosa.”
“E una volta che avranno trovato  tuoi genitori, cosa faranno?”
Robert, dopo questa battuta, stava per vedersi tornare il pugno che aveva tirato poco prima a Draco, ma Kayla, con dei riflessi notevoli, bloccò il pugno del suo compagno di casa a mezz’aria, tenendo il suo polso ben stretto tra le dita. “E da quando ti abbassi a picchiare la gente alla babbana?!” domandò fingendosi, stupita. “Non ti starai mica abbassando al livello dei fratelli Black, Draco?”
“Non siete degni del vostro nome.” Disse lui, liberandosi della sua stretta.
“E tu decidi chi è degno di cosa?” domandò Fred.
“Nessuno ha chiesto il tuo parere, Weasley.”
“Decidi anche chi può parlare, ora, grandioso, Malfoy, davv-“
Fred non fece in tempo a finire la frase perché la Umbridge, nel suo completo rosa confetto, apparve davanti a loro, mostrando fiatone e viso paonazzo per la corsa appena fatta. “Draco! Grandioso! Li hai presi!  Cinquanta punti a Serpeverde!”
Kayla, ridendo, afferrò gli argini della gonna della divisa con le mani e mimò un inchino. “Grazie, professoressa, ci faranno comodo!” ma l’insegnante la ignorò.
“Andate a cercarne altri! Chiunque abbia il fiatone, forza! Controllate anche nei bagni, se è necessario! Quanto a voi … nell’ufficio del Preside, con me, ora!”

A Robert non fu ben chiaro come successe, non ricordava di aver camminato verso l’ufficio di Silente ne di aver salito le scale dietro il gargoyle, ma, di fatto, si trovò davanti al Preside, che mostrava la solita espressione rilassata, alla McGranitt, che tesa evitava i loro sguardi, a Percy Weasley, che si finse indifferente alla vista del fratello ma non mancò di lanciare uno sguardo di disprezzo alla mano di Fred e Kayla intrecciate, Kingsley, che conosceva da quando era bambino, e Cornelius Caramell, che sembrava soddisfatto quanto la Umbridge.
Non ricordava la strada percorsa ma ricordava bene cosa avesse pensato: che cosa succederà, ora? Che ne sarà di noi?
I suoi sapevano benissimo quanto stesse succedendo. Quindi, nell’ipotesi di un’espulsione, sarebbero tornati a casa. Kayla e lui avrebbero aiutato Fred e George per il negozio di scherzi, Harry avrebbe trovato un modo per combattere Voldemort stando lontano dalla scuola, ma … Hermione? Strinse la mano della ragazza più forte.
Ti amo, Hermione. Ti amo e ti proteggo, pensò. Lei lo guardò, e lui seppe che aveva sentito chiaramente quanto avesse appena sentito.
“Bene, bene.” Disse Caramell. Harry e Robert, con la stessa sfacciataggine, alzarono la testa per sostenere il suo sguardo. “Avete idea del perché siete qui?”
“No.” rispose Harry, istintivamente. Robert e gli altri si voltarono verso di lui alla velocità della luce.
“Forse i tuoi amici hanno qualcosa da ridire?”
“No.” replicò Fred, freddo.
“Signor Black?”  Robert scosse la testa. Lui guardò anche Hermione e Kayla, che scossero la testa sostenendo il suo sguardo, mentre Fred cercava di capire per quanto tempo Percy avrebbe evitato il suo. “Dunque” continuò Caramell “non vi rendete conto di aver infranto le regole della scuola?”
“No, signore.” Rispose Kayla, sfoggiando la classe dei Black.
“E prima ancora delle regole della scuola, i Decreti del Ministero?”
“No, signore.” Si ripeté Kayla.
“Quindi, deduco sia una novità per voi apprendere che in questa scuola è stata scoperta un’organizzazione illegale?”
“Davvero?” ghignò Kayla, risultando convincente persino a Robert. “Non ne sapevo niente.”
Fred non poté fare a meno di sorridere e Hermione strinse la mano di Robert più forte, sentendo nello stomaco, come lui, che le cose stavano peggiorando.
“Ritengo, Silente” intervenne la Umbridge “che potremmo compiere qualche progresso se avessimo il permesso di chiamare qui la nostra testimone.”
Silente accordò loro il permesso, e in pochi secondi i ragazzi si trovarono davanti a Marietta, l’amica di Cho, che, tremante, evitava di guardare qualcosa che fosse più in alto delle scarpe di Harry. I ragazzi sapevano fin troppo bene perché: se Marietta li aveva davvero traditi, sulla sua faccia erano esplosi dei brufoli di dimensioni imbarazzanti che formavano la parola spia. La Umbridge raccontò che Marietta era andata nel suo ufficio, raccontandole che avrebbe trovato qualcosa di molto interessante nella Stanza Delle Necessità, al settimo piano, recandosi lì dopo cena, ma quando l’insegnante le aveva chiesto qualche informazione in più, la fattura della spia si era attivata e Marietta era troppo sconvolta per aggiungere altro.
“Poco prima di Haloween” proseguì la Umbridge “sono venuta a conoscenza di una strana riunione di Potter, i suoi fratelli adottivi e molti altri studenti, alla Testa di Porco, con lo scopo di persuadere più ragazzi possibili a prendere parte ad un’organizzazione illegale per apprendere incantesimi e maledizioni che il Ministero ha ritenuto inadatti a ragazzi così giovani …”
“A questo punto, Dolores, scoprirà di essersi sbagliata.” Intervenne Silente.
“Oh, sentiamo!” esclamò Caramell. “Sentiamo la tua solita storiella per salvare Potter, i Black ed i loro amici … cosa ti inventerai questa volta? Dirai che quello alla Testa di Porco era il fratello gemello di Harry Potter? O ci troveremo davanti alla solita spiegazione semplice che coinvolge un morto che torna in vita, dei Dissennatori invisibili e, perché no, un viaggio nel tempo?”
Kayla e Fred si irrigidirono sentendo l’ipotesi di Caramell circa i viaggi nel tempo, e questo non sfuggì di certo a Silente – e nemmeno a Robert.
“Nessuno negherà che quel giorno i ragazzi si trovarono alla Testa di Porco per reclutare studenti al fine di formare l’organizzazione illegale di cui adorate parlare. Mi limito a sottolineare il fatto che la tale organizzazione, all’epoca, non era affatto illegale. Il Decreto che dichiarava tale organizzazione illegale è entrato in vigore il martedì della settimana successiva a quell’incontro, per questo, alla Testa di Porco i ragazzi non hanno infranto un bel niente.”
Caramell ed i suoi seguaci si trovarono a dover dare ragione al Preside.
Uno a uno. Pluffa al centro.
Silente riuscì a sviare e mentire le due successive prove che la Umbridge aveva contro i ragazzi, che mai, nemmeno per un secondo, abbassarono la testa.
“Mi è bastato vedere il nome di Potter sulla lista che la signorina Parkinson mi ha procurato” stava dicendo la Umbridge “ho capito di cosa si trattasse.” Porse la lista a Caramell e Harry sentì un brivido percorrergli la schiena.
“Per tutti i tuoni!” esclamò. “Ha visto che nome hanno scelto? Esercito di Silente!”
Kayla lo guardò, sogghignando. Non era forse questa, si chiese, la cosa che Caramell temeva di più? Un esercito contro le sue decisioni. Per di più, esercito di Silente. Silente, l’unico uomo che temesse; almeno, fino al momento in cui non avesse accettato il ritorno di Voldemort.
La pergamena con le loro firme passò di mano in mano, fino ad arrivare in quelle del Preside. “Benissimo.” Disse, senza mostrare stupore. “Gradisci una confessione scritta, o ti basta la presenza di questi testimoni?”
Confessione?!” domandarono Kayla, Caramell e la McGranitt.
No.” sussurrò Robert. “No.
Esercito di Silente, Cornelius. Non di Potter, o di Black. Esercito di Silente.”
“Tu?” domandò Caramell, diventando del colore dei capelli di Fred.
“Esatto.”
“L’hai organizzato tu?!”
“Proprio così.”

“Non lo ha fatto davvero, insomma, non …”
La McGranitt annuì, seduta nella cucina di Grimmauld Plauce, mentre Martha la fissava con stupore. Poi, sospirò. “Avevo come l’illusione che nessuno li avrebbe traditi, mai.”
“Lo so.” Rispose la strega anziana, posando una mano su quella di Martha. “I tuoi ragazzi sono fortissimi, Martha. Non dubitarne mai.”
“La cosa che mi preoccupa è che possano essere troppo forti. Insomma, Minerva, mi hai detto che hanno negato tutto dopo un cenno del capo di Silente. Un cenno del capo, per Godric. E Kayla sa essere più che convincente, Robert è testardo come suo padre e Harry … Merlino, Harry è così James in questo. Se hanno negato l’evidenza, rischiando tutto, cosa faranno là fuori, ora che siamo sull’orlo del precipizio?”
La McGranitt sorseggiò il suo tè. “Dovresti essere fiera di loro.”
“Lo sono, sono tremendamente fiera dei miei figli, ma ho anche paura che stiano giocando con il fuoco.”
“Come se tu non lo avessi mai fatto.” Sorrise l’altra. “Non sono troppo diversi da te, Sirius, James e Lily alla loro età.”
“Eravamo degli incoscienti, impazienti di crescere  e metterci in gioco: questo dovrebbe tranquillizzarmi?”
“Non si può dire che non abbiate lasciato un segno positivo nella storia del nostro mondo, però.”




Ci tenevo davvero a pubblicare oggi e ringrazio di cuore la mia Benny che è riuscita a preparare il banner con pochissimo preavviso. 
Ci tenevo che fosse oggi perchè mi piace l'idea che la data di oggi coincida con una data presente nel capitolo, e perchè, esattamente due anni fa, venvia pubblicato il primo capitolo di questa storia che spero significhi per voi almeno un pochino di quello che significa per me. 
Vorrei quindi, rinnovare il mio ringraziamento a tutti voi: senza di voi, non avrei mai pensato che questa storia potesse superare i primi mesi. Spero che la gente che passa di qui possa trovare un dettaglio di questa storia a cui affezionarsi, un dettaglio da fare suo e tenersi in tasca per alleggerire un po' questo mondo schifoso. 
Con tutto l'affetto, 

 
   
 
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