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Autore: Emmastory    14/02/2017    4 recensioni
Anche se il tempo continua a scorrere, le cose nell'un tempo bella e umile Aveiron sembrano non cambiare. La minaccia dei Ladri è ancora presente, e una tragedia ha ora scosso l'animo dei nostri amici. Come in molti hanno ormai capito, quest'assurda lotta non risparmia nessuno, e a seguito di un nobile sacrificio, la piccola ma coraggiosa Terra sembra caduta in battaglia, e avendo combattuto una miriade di metaforiche e reali battaglie, i nostri eroi sono ora decisi. Sanno bene che quest'assurda e sanguinosa guerra non ha ancora avuto fine, ma insieme, sono convinti che un giorno riusciranno a mettere la parola fine a questo scempio, fatto di sangue, dolore, fame, miseria e violenza. Così, fra lucenti scudi, affilate spade e indissolubili legami, una nuova avventura per la giovane Rain e il suo gruppo ha inizio. Nessuno oltre al tempo stesso sa cosa accadrà, ma come si suol dire, la speranza è sempre l'ultima a morire.
(Seguito di: Le cronache di Aveiron: Miriadi di battaglie)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Capitolo VIII

Sorelle per sempre

Era fatta. I miei genitori mi avevano raccontato tutto su Alisia, e il nostro viaggio di ritorno ad Aveiron stava per iniziare. Guardando in basso, mantenevo il silenzio. Stefan mi fissava, ma senza proferir parola. Intanto, Terra sembrava essersi addormentata con Bunny fra le braccia, e mentre il tempo scorreva, il suono di una voce mi distrasse. “Rain! Aspetta! Ti prego, fermati!” gridava quella voce, invocando il mio nome e sperando di essere sentita. Rispondendo a quella sorta di richiamo, mi voltai quasi per istinto, e fu allora che la vidi. Era lei. Alisia. Aveva gli occhi velati dalle lacrime, piangeva, e sembrava davvero disperata. Al suo arrivo alla carrozza, il cavallo nitrì sonoramente, e per un singolo attimo, quel maestoso animale si erse sulle zampe posteriori. Allarmato, Drake strinse forte le redini tirandole a sé,e solo in quell’istante, il destriero si calmò. “Ascolta, mi dispiace. Mi dispiace davvero. Te ne avevo parlato, è vero, ma c’è un’altra cosa che devi sapere.” Mi disse, con la voce spezzata e corrotta sia dal dolore che dalla tristezza. Guardandola, non dissi nulla, ma sentendo improvvisamente le guance bruciare come fuoco vivo, mi lasciai vincere dai sentimenti e dalla forza del nostro legame. In quel momento, lei mi tese la mano, che io afferrai saldamente, quasi fosse stata un’ancora di salvezza. Così facendo, l’aiutai a salire in carrozza con noi, e poco dopo, il viaggio ebbe davvero inizio. Ad ogni modo, lei continuò a piangere per minuti interi, e sentendola singhiozzare, Terra finì per svegliarsi. “Che è successo?” chiese, incerta e dubbiosa. “La zia verrà con noi.” Le rispose Stefan, in tono calo e neutro. A quella notizia, la bambina sorrise. Sapevo bene che aveva avuto modo di legarsi profondamente a lei, e che le voleva bene, ma allo stesso tempo temevo per lei. In fin dei conti, aveva solo cinque anni, e non avevo idea di come avesse potuto reagire alla realtà. Per qualche strana ragione, finii per fantasticare sul discorso che Alisia voleva e doveva farmi, e una volta tornata alla residenza di Lady Fatima, le spiegai tutto, tentando di far leva sulla sua gentilezza. “Può restare.” Disse semplicemente, dopo aver sentito le mie ragioni. “Grazie. Grazie davvero.” Rispose Alisia, mostrandosi genuinamente grata di essere appena stata accolta dalla Leader in persona. Subito dopo, le mostrai la mia stanza, unico luogo in  cui io e lei avremmo potuto parlare restando lontano da orecchie indiscrete. Come mi ero ripromessa infatti, né Terra né Rose dovevano saperlo. Soffrivano già abbastanza conoscendo la situazione ad Aveiron, e no, in nessuna occasione, avrei permesso che soffrissero ancora. Avrei messo le carte in tavola a riguardo certo, ma non subito. Essendo loro madre, potevo affermare di conoscerle perfino meglio di me stessa. Due bambine dolci, adorabili e sensibili, che avevo messo al mondo dopo essermi unita al mio Stefan, e che avevo giurato di proteggere finchè la mia ora non fosse definitivamente scoccata. “Rain, no. È tua figlia. Ha ogni diritto di saperlo.” Mi disse Alisia, quasi intuendo il mio volere nel vedermi mandare Terra nella sua stanza.“Hai ragione, ma ora parla. Dimmi tutto.” Pregai Alisia, guardandola dritto negli occhi con fare serio e al contempo supplichevole. “È tutto iniziato in quel giorno. Te lo ricordi?” esordì, ponendomi poi quella semplice domanda. Muta come un pesce, mi limitai ad annuire, e appena un attimo dopo, lei riprese a parlare. Seduta sul mio letto, Terra restava in silenzio, tenendo in grembo Ned e Bunny, quasi come se fossero suoi figli intenti ad ascoltare una storia. “Come forse non sai, sono nata dal primo ma falso amore di nostro padre. Lui ha finto di amare la vera regina, e lei ha dato alla luce una bambina.” “Che bambina?” fu la domanda di Terra, dolce e ingenua come sempre. Esitando, Alisia la guardò negli occhi, e la sua calma divenne tristezza. “Io, piccola.” Disse in un sospiro, fissando poi lo sguardo sul pavimento della stanza al solo scopo di nascondere il dolore. “Cosa?” non potei fare a meno di chiedere, quasi scioccata da quella rivelazione. “È tutto vero. Sono figlia della prima regina. Lei è morta poco dopo la mia nascita, ma prima di andarsene, ha pregato nostro padre di tenermi con sé. Lui l’ha fatto, ed è per questo sono qui.” Concluse, facendosi seria come mai prima. “Alisia, io non… non ne avevo idea. Abbiamo litigato per tutto quel tempo, e solo ora scopro che… che…” biascicai non avendo la forza d’animo né quella fisica necessaria a proseguire. La frase mi morì quindi in gola, e mentre le lacrime iniziarono a rigarmi il viso, la voce di Terra ruppe il silenzio creatosi nella stanza. “Basta.” Disse soltanto, attirando la nostra attenzione. In quel preciso istante, Alisia ed io ci voltammo verso di lei, stupefatte. “Che cosa vi è preso? So che vi volete bene, e non voglio più sentirvi litigare!” gridò poi, iniziando anche lei a piangere. A quella vista, provai una profonda pena, così come una fitta al cuore. “Ha ragione. Che cosa abbiamo fatto?” dissi, guardando Alisia dritto negli occhi. Mantenendo il silenzio, lei non fece che guardarmi. L’abbraccio che seguì quell’istante fu fortissimo, e tenendola stretta a me, la sentii sussurrare qualcosa. “Non importa. Non importa come, ma saremo sorelle per sempre.” Una frase che mi colpì il cuore e l’anima, finendo per esservi scolpita e incisa come un graffito sulla rocciosa parete di una spelonca. “Per sempre.” Ripetei in un sussurro, staccandomi da lei solo dopo la fine della frase. Poco dopo, Terra si avvicinò a noi, e un secondo abbraccio, contante stavolta tre elementi, ci unì tutte. Non appena questo si sciolse, Alisia guardò la bambina negli occhi, abbassandosi al suo livello. “Ora devo andare, ma tornerò presto. Continua a proteggere la mamma, piccolina.” Le disse, per poi rimettersi in piedi e lasciare la mia stanza. Dì lì a poco, fu di nuovo in strada, e affacciandomi dalla finestra, la vidi salutarmi. Sorridendo, ricambiai il saluto, e vedendola allontanarsi a piedi per raggiungere di nuovo Ascantha, ripensai alle sue parole. Sangue o non sangue, era vero. Noi saremmo state sorelle per sempre.
   
 
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