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Autore: Sunny    12/04/2005    22 recensioni
I missing moments della saga di BAWM! Ormai sono diventati troppi...meglio farne una raccolta! E si comincia con...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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E alla fine una dedica se l’è beccata anche il buon vecchio Strek

E alla fine una dedica se l’è beccata anche il buon vecchio Strek! ^_____________^ Buon compleanno, amicissimo, cento di questi giorni da parte mia, di tutto lo staff dei giovanotti qui, e soprattutto da parte della tua affezionatissima Julie! ^______________-

 

P.S.: la shotty è ambientata durante le vacanze di Natale, abbiamo tutti i baldi giovani a casa… contate che Julie è al quarto anno, come riferimenti d’età, ok?

 

 

 

 

 

WHAT A MESS, JAY-JAY POTTER!

 

 

 

 

 

Salve. Il mio nome è Julianne Lilian Potter.

 

E la mia vita è un inferno.

 

Mio padre è uno psicopatico cronico convinto che tutti i ragazzi della mia età siano potenziali stupratori o drogati pericolosi.

 

Mia madre è una folle evasa da qualche manicomio, che dice di ascoltare con onestà le nostre richieste ma alla fine si fa sempre come ha stabilito lei.

 

Mio fratello è la degna somma dei due, con la stessa testardaggine della dittatrice e lo stesso cervello dello psicopatico.

 

I miei zii sono due calamite anche un tantino disgustose, se non stai attento giri l’angolo e te li ritrovi nelle più svariate situazioni di intimità.

 

I miei cugini sono completamente, dichiaratamente, ufficialmente e ufficiosamente definibili come soggetti ai limiti della pazzia.

 

E tutta la mia famiglia è una specie di guscio da tartaruga, solo che la tartaruga il guscio normalmente lo vuole, la sottoscritta al momento no…

 

…l’ho menzionato che la mia vita è un inferno?

 

 

 

*****************

 

 

“Aaahh… ok, puoi anche chiudere la boccuccia, tesoro.” Ginny si rivolse ad Hermione. “E’ la stessa influenza di Simon, se la sono passata fra loro.

 

“Che allegria.” Brontolò Simon, sdraiato scompostamente sul suo letto.

 

Katie si lasciò coccolare da Amelia, sulle cui ginocchia si stava trastullando beatamente. “Io invece sono contenta, così papà mi compra la sorpresina. Papà mi compra sempre la sorpresina quando sono malata, sai zia?”

 

Ginny sorrise e accarezzò il visetto accaldato della piccola biondina. “E te la meriti, Katie, non fosse altro per il fatto che non ti lamenti mai.”

 

“Allora vanno bene le stesse medicine anche per lei?” domandò Hermione a sua cognata, coprendo la bambina con una copertina di lana e lottando col suo nervosissimo figlio minore per farlo mettere sotto le coperte.

 

“Vanno benissimo.” La rassicurò Ginny. “Ma a lei dimezza le dosi di tutto. Te li vedrai senza febbre in un paio di giorni, sta’ tranquilla.”

 

“Sentito?” Amelia prese a fare una treccina coi capelli spettinati della piccola Katie. “In un paio di giorni torniamo fuori a fare pupazzi di neve.”

 

Katie annuì, con la boccuccia allungata in un’espressione che la faceva sembrare una trombetta. “Ne abbiamo fatti troppo pochi, e tra un po’ arriva l’anno nuovo e neanche abbiamo fatto il pupazzo dell’anno vecchio da distruggere a mezzanotte. Uffa.”

 

“Che sfiga.” Borbottò Simon. “Giusto la fine dell’anno con la febbre, così ce le passiamo decisamente in allegria queste feste.”

 

“Ah, vedo che il morale è alto.” Commentò divertita Ginny.

 

Katie fece un sorrisino. “E’ perché la sua amica Mel è partita per passare le vacanze a Parigi.”

 

“Ma a te chi te le dice certe scemenze, piccola pulce che non sei altro?!” protestò Simon.

 

Katie si nascose nell’abbraccio di Amelia. “Non sono stata io… è Jack che dice che tu ci fai i succhiotti… ma perché giocate con le cose dei bimbi piccoli, scusa?”

 

“Mamma!!!”

 

“Hai ragione, tesoro, hai ragione…” fece stancamente Hermione, prendendo in braccio Katie. “Katie, tuo fratello Jack dice solo fesserie e per favore non ripeterle, va bene?”

 

“Menomato che non è altro…” Simon si rimise sotto le coperte. “…aspetta che gli metto le mani addosso, poi altro che succhiotti…”

 

Amelia ridacchiò. “Lascialo perdere, è scemo col cuore, credimi.”

 

Ginny incrociò le braccia sul petto e inarcò un divertito sopracciglio. “Noto con piacere che allora non è solo casa nostra che sembra l’arena dei gladiatori…”

 

“Figurati, qui non ci facciamo mancare niente… gladiatori e tigri, e chi più ne ha più ne metta.” Hermione fece un sorriso stanco, mentre la figlia si divertiva a sistemarle i capelli. “Che ti devo dire, sarà la differenza d’età…”

 

“Ti capisco bene. A casa mia ci sono cane e gatto.”

 

“Ecco, e qui abbiamo cane, gatto e topo.”

 

“Beh, però domani sera è serata di distrazioni.” Fece vispa Amelia, scansandosi i capelli dalla fronte col suo solito gesto un po’ brusco. “C’è la festona…”

 

“Uh, si!” esclamò Katie, illuminandosi. “Quella che papà ha detto che non vede l’ora che viene perché così vede mammina che si fa bella e ci salta addosso…” Amelia si coprì la bocca con una mano, ridendo.

 

“…famiglia di depravati…” borbottò Simon.

 

“Ma come devo fare io con questi che mi stanno turbando la bambina?!” fece esasperata Hermione.

 

Ginny rise e scosse la testa. “Tanto non c’è modo, tesoro. Anch’io combatto una battaglia persa.”

 

“…ma se ti dico che non sono gente simile!”

 

“…quello che tu mi dici conta meno di zero, mentre valgono i fatti!”

 

“E certo, parla il Grande Padre e tutti ci dobbiamo calare le mutande!”

 

“Risparmiatelo pure, farai un favore alla comunità!”

 

Ginny si voltò verso la scaletta da cui provenivano le voci, sempre più vicine e più forti, e le riconobbe subito… guardò Hermione e le vide passarsi stancamente una mano sulla faccia.

 

“…tanto si deve fare sempre quello che decidi tu!” Jack ignorò il padre e salì di corsa gli ultimi gradini. “Ma’! Sentimi almeno tu, tuo marito è un invertebrato!”

 

Simon inarcò un sopracciglio. “Sai cosa vuol dire invertebrato? Wow, mio fratello ha imparato a pronunciare una parola di più di tre sillabe…”

 

“Si dà il caso che qua dentro a comandare sia proprio l’invertebrato.” Fece durissimo Ron, che raggiunse il gruppetto decisamente scuro in volto. “Perciò l’argomento è chiuso.”

 

Hermione vide Jack farsi di tutti i colori, e decise che quello era il momento di intervenire. “Ok, frenate un minuto tutti e due… che succede?”

 

Jack sbuffò. “C’è una festa domani sera, e Amelia e io vogliamo andarci.”

 

Hermione inarcò un sopracciglio. “Non mi sembra che ci sia nulla di male, basta rispettare il coprifuoco…”

 

“Aspetta, aspetta bella mia… credi davvero che sia così facile?” Ron scosse la testa e fece una smorfia. “Il giovanotto e la signorina, qui, vogliono andare a una festa a casa di un amico maggiorenne, dove ci sarà da bere in abbondanza e di tutte le qualità, e come se non bastasse conosco la famiglia di questo tipo… gli Auror hanno pizzicato il fratello con le mani in un giro di pozioni illecite e droghe leggere… niente di che, ma non mi sembra affatto il caso di andarci a cercare rogne, no?”

 

“Ma noi non cercheremo rogne, davvero!” fece subito Amelia. “Vogliamo solo andare alla festa, non toccheremo niente da bere né altro, però è importante… ci vanno tutti! Che figura ci facciamo?”

 

“Tesoro, se vuoi possiamo darla qui una bella festa quando vuoi con invitati anche illimitati, ma per quanto mi riguarda voi due non ci andate in quella casa.”

 

“In quel luogo di perdizione.” Jack fece il verso a suo padre, accompagnandolo con una smorfia.

 

“Allora anche voi con questa festa, eh?” Ginny fece una smorfia. “Dan ha fatto la stessa richiesta… e si è beccato la stessa risposta.”

 

Amelia sbuffò sonoramente. “Ma noi siamo responsabili!”

 

“Amelia, te l’ha mai detto nessuno che a mettere la paglia vicino al fuoco si crea un incendio?” le disse maternamente Hermione. “Sono assolutamente d’accordo con papà, per me a quella festa non ci andate.”

 

“E due!” protestò con forza Jack. “E che dovremmo fare, sentiamo, restare a casa a fare da balia ai due malati?!”

 

Ron fece una buffa faccia divertita. “Ottimo, così risparmiamo pure i soldi della babysitter.”

 

Simon lo guardò in cagnesco. “Se ti azzardi a mettermi una babysitter…”

 

“La babysitter pure fa i succhiotti?”

 

Katie!!!”

 

Ginny rise e prese la sua borsa dalla poltrona su cui l’aveva appoggiata. “Ok, suppongo che questo si possa risolvere facilmente… vengono anche Dan e Julie qui e vi fate compagnia tutti quanti, va meglio così?”

 

Katie battè le manine felice. “Si, viene Julie!”

 

“Grazie, Gin, è un’ottima soluzione.” Hermione sorrise, un po’ più rilassata. “Vieni, ti accompagno.”

 

“Tieni duro, altre storie pure da me per questa festa… cerchiamo di tenerli occupati e vedrai che sapranno gestirsi, ormai sono grandicelli.” Ginny le diede un piccolo bacio sulla guancia, mentre prendeva una manciata di Polvere Volante.

 

“Eh, speriamo che non abbiano preso tutto dai padri.” Replicò Hermione, scoccandole un occhiolino.

 

“Ci vediamo domani.” Ginny gettò la Polvere nel caminetto e raggiunse casa sua in meno di pochi secondi… c’era un relativo silenzio in giro, probabilmente Dan era di sopra in camera sua a tenere il muso al mondo intero e in particolar modo a suo padre, che gli aveva negato il permesso di andare a quella festa. Certe volte era quasi incredibile come Dan assomigliasse a Harry senza nemmeno saperlo… anche lui aveva il viziaccio di rintanarsi da qualche altra parte quando si sentiva l’incompreso di turno.

 

L’unico rumorino che si avvertiva era quello di un mestolo che si rotolava in una terrina… Ginny sorrise pensando che sua figlia aveva ereditato da lei tutto il suo amore per la cura della casa, e soprattutto il suo talento in cucina… beh, quello era della nonna, molto probabilmente. Julie era quella che si poteva definire la classica giovane quattordicenne in via di sviluppo, ma aveva una bellezza in crescita decisamente notevole… una bella linea, il viso appena leggermente paffuto, e dei bellissimi capelli lisci ramati che portava lunghi fino alle spalle e che erano il suo vanto. Le lentiggini sul naso evidenziavano bene il suo sangue per metà Weasley, ma la bocca, il naso e il mento erano decisamente quelli di Harry. Per non parlare del caratterino collerico… come tutte le ragazzine, Julie cercava la sua indipendenza con una certa grinta e quando trovava qualche ostacolo sulla sua strada, invece di cercare di aggirarlo ci sbatteva contro il muso finchè uno dei due non finiva per sfracellarsi… e questo per la verità era una caratteristica di entrambi i suoi genitori.

 

Vedendo entrare sua madre, Julie fece un largo sorriso. Ma continuò a girare rapidamente il mestolo nella terrina, sporcandosi marginalmente il grembiule con il suo contenuto. “Allora, come stanno i malatini?”

 

Ginny si tolse la borsa e la giacca di dosso, e li appese all’attaccapanni. “Con la tosse, la febbre e il mal di gola, come previsto se la sono attaccata all’istante.”

 

Julie ridacchiò, scansandosi col braccio il ciuffo di capelli che le era scivolato sugli occhi. “Questa è sfiga, speriamo che passi presto.”

 

“Passerà in un paio di giorni, non temere.” Ginny assaggiò un po’ dell’impasto che stava preparando con tanta cura la figlia. “Mmh… buono! Cosa ci stai preparando?”

 

“Dei biscotti.”

 

“Ah, brava… e per chi sono?”

 

“…per Simon e Katie.” Julie fece un sorriso un po’ esagerato, parlando più in fretta. “Per aiutarli a tirarsi un po’ su col morale.”

 

“Sei proprio una cuginetta adorabile.” Ginny le accarezzò i capelli. “Simon e Katie saranno in buone mani domani sera.”

 

“Si…” Julie spalancò gli occhi e fissò sua madre con un’espressione accigliata. “Come hai detto?!”

 

Ginny inarcò un sopracciglio. “Ho detto che i tuoi cugini saranno contenti di stare con te domani…”

 

“M-Ma io non devo andare da loro domani…” balbettò Julie, lasciando perdere la terrina col suo impasto. “Credevo che stessimo ognuno per conto proprio…”

 

“Doveva essere così, ma tuo fratello, Amelia e Jack ci danno da pensare… vogliono andare a quella festa a cui tuo padre si è opposto, e così…”

 

“E che dovrei fare io, da babysitter a tutti e cinque?!”

 

“Assolutamente no, ci mancherebbe altro… nessuno farà da babysitter a nessuno, si tratta solo di farvi un po’ di compagnia.” Le spiegò con calma la madre. “Invece di restartene sola sola a casa darai un occhio a Simon e Katie, giusto per vedere se hanno bisogno di qualcosa, e per gli altri tre… è sufficiente la tua presenza, sanno bene che sei una brava soldatessa.”

 

Julie si fece paonazza, ma serrò la mascella e annuì. “E va bene, ho capito. Tanto alla fine si fa sempre quello che decidete voi.”

 

Ginny si accigliò. “Non mi sembra di averti imposto nulla, Julie… se è un problema dimmelo, ma pensavo che ti facesse piacere passare una serata tutti insieme… cos’è, ho rovinato qualcosa che avevi in mente?”

 

“Non avevo in mente proprio niente.” Replicò stizzita Julie, togliendosi il grembiule e lasciandolo cadere sulla sedia senza grazia. “E comunque non ti preoccupare, farò il soldato cattivo come vuoi tu… tanto che c’è di diverso dal solito.”

 

Ignorando volutamente sua madre che la chiamava per una spiegazione, Julie sbuffò e corse di sopra, nella sua stanza. Ecco, perfetto! Proprio come si aspettava, tutti i suoi piani in fumo! La ragazzina si passò una mano fra i capelli e prese a torcersi un ciuffetto fra le dita… era così nervosa che se lo sarebbe volentieri strappato di testa. Ma possibile che non le andasse mai bene niente?!

 

“Beh, che è successo? Ti sei spezzata un’unghia mentre facevi la brava massaia?”

 

Julie alzò gli occhi al cielo. L’ironia di suo fratello non era esattamente l’ideale visto che al momento era uno dei bersagli del suo odio sconfinato… e vederlo sulla soglia della porta della sua stanza, con braccia e gambe incrociate e quell’aria da saputello stampata in faccia, quasi la fece esplodere. “Senti, vedi di andartene da qualche altra parte, prima che ti stacco la testa e ne faccio una pluffa.”

 

Dan emise un fischio di scherno. “Però, non ti ho insegnato proprio niente in tutti questi anni, eh?”

 

“Ma che vuoi da me?!” Julie si voltò verso di lui con gli occhi decisamente feroci. “Non ti basta che per colpa tua mi hanno rovinato la serata?!”

 

“Allora avevo fiutato giusto che avevi altri programmi…”

 

Julie gli diede le spalle e si sdraiò su un fianco sul letto, mordendosi le unghie nervosamente. Si sentiva profondamente incompresa, adesso anche suo fratello le stava addosso…

 

“Andiamo, Jay, ti stai complicando la vita in un modo assurdo.” Dan si allontanò dalla porta per venire a sedersi sul letto accanto a sua sorella. “Noi dovremmo aiutarci fra fratelli, non farci la spia… abbiamo un segreto a testa, perché non seppelliamo l’ascia di guerra e facciamo una bella alleanza?”

 

Julie lo guardò… Dan aveva stampata in faccia quell’aria sicura e fiera di sé che la irritava non poco… ma conosceva suo fratello, era tanto sicuro di sé da sembrare perfino tracotante a volte, ma era anche bravissimo a risolvere le situazioni più complesse… e poi gli voleva molto bene, questo era innegabile, magari poteva anche aprirsi con lui…

 

“Allora? Non hai veramente niente da dirmi?”

 

Julie sospirò e si scansò un lungo ciuffo ramato dal viso. “…se te lo dico, prometti di non raccontarlo a mamma e papà?”

 

Dan le strizzò l’occhiolino. “Sarò muto come un pesce.”

 

Julie esitò. “Ecco… si, insomma, domani sera volevo approfittare della festa dei grandi perché… avrei un mezzo appuntamento con un ragazzo.”

 

“Ma davvero!” esclamò vispo Dan. “E chi è il fortunato?”

 

“Lo conosci Tim Delany?”

 

“Quello di Tassorosso con i capelli che sembrano acciughe sotto sale?”

 

“E finiscila!”

 

Dan rise, ma si sforzò di darsi un contegno. “No, scusa… però devi ammettere che ha dei capelli assurdi… per non parlare del nome! Dai, Jay, puoi avere di meglio…”

 

Julie lo guardò male. “Non ho chiesto il tuo parere. E poi Tim è un ragazzo adorabile, è dolcissimo e sempre disponibile.”

 

“…si, si, ho inquadrato il tipo.” Dan scrollò le spalle. “Da un lato è anche meglio che te ne esci col buon samaritano, così almeno siamo tranquilli che più di un bacio non ci scappa.”

 

Julie gli diede uno spintone. “Fatti gli affari tuoi.”

 

“E infatti me li sto facendo eccome, sto organizzando la serata a me e a quella peste ingrata di mia sorella.” Dan si guardò un attimo in giro, per assicurarsi che sua madre non fosse nei paraggi, e abbassò la voce. “Ascolta, tu e Tim dovevate uscire insieme, no? Beh, ti posso assicurare che qualunque posto andrà bene per quello che dovete fare voi, voglio dire… al primo appuntamento si parla un po’ per rompere il ghiaccio e poi c’è la pomiciata finale, ma per quello non è necessario che siate per strada…”

 

Julie arrossì. “Ma certo, lo invito a casa e ci mettiamo a baciarci davanti a voi…”

 

“Qua casca l’asino.” Dan fece un sorrisetto furbastro. “Avrai campo libero, noi non ci saremo… Amelia, Jack e io andremo a quella festa, e Simon e Katie non ti daranno nessun fastidio, se ne staranno per conto loro… poi a mezzanotte noi rientriamo, Acciuga Salata se ne torna a casa, e quando il gruppo genitoriale torna sarà tutto come ci hanno lasciato. Che ne dici?”

 

Julie esitò, e si mise a sedere. “E’ rischioso…”

 

“Ma ha un buon novanta per cento di probabilità di riuscita.”

 

“…e se qualcosa andasse storto?”

 

“Niente può andare storto, ognuno reggerà il segreto all’altro. Basterà non fiatare coi nostri vecchi.”

 

“Quindi fammi capire bene…” Julie fece un piccolo sorrisetto… l’idea era pericolosa ma validissima. “Se io reggo il gioco a voi e non dico che siete andati a quella festa…”

 

“…noi reggiamo il gioco a te, e non diciamo che ti sei vista con un ragazzo di nascosto.” Dan le strizzò un occhiolino. “Secondo me ci possiamo solo guadagnare. Allora? Accetti?”

 

Julie guardò la mano tesa del fratello… in effetti non le piaceva mentire ai suoi genitori, soprattutto considerando che aveva sentito quanto era stato duro suo padre nel negare a Dan il permesso di andare a quella festa, quindi accettare significava andare due volte contro le regole della casa…ma in fondo loro le avevano mandato tutto all’aria solo per fare da babysitter! Se l’erano cercata!

 

“Ok, ci sto.”

 

 

***************

 

 

“Quanto sei bella…” commentò sognante Amelia mentre guardava Hermione, che si stava sistemando gli ultimi dettagli del vestito da sera. Stava davvero bene, sembrava una vera donna di classe, e questo le faceva piacere soprattutto perché a furia di fare la mamma e il Maggiore finiva sempre per trascurare i suoi diritti di donna e di moglie… mentre aveva una gran voglia di sentirsi fisicamente bene per passare un po’ di tempo da sola con suo marito.

 

“…ma con che cuore ci lasci qua?” brontolò Simon, che insieme alla sorella si era sdraiato scompostamente sul lettone. Sembravano ancora più piccoli, tutti e due col pigiama e il naso rosso a furia di soffiarselo.

 

Katie annuì, accucciandosi sulla pancia di suo fratello. “E’ vero, io mi sento sola così…”

 

“Altro che sola, amore mio, stasera avete la casa a disposizione per fare i pazzi scatenati.” Hermione arruffò affettuosamente i capelli ad Amelia. “E anzi, vediamo di intenderci… niente incendi né impiccagioni, se non vi dispiace, ok?”

 

Amelia ridacchiò. “Promesso.”

 

“Mamma, voglio venire pure io alla festa!” protestò Katie. “Se mi vesto elegante mi porti con te?”

 

“Eh no, patatona mia, stasera mamma e papà se la chiamano di vacanza. Anche Ron, che era appena entrato nella stanza, aveva l’aria elegantissima… smoking, capelli pettinati, neanche un filo di barba… l’occasione richiedeva, e i coniugi Weasley si erano ampiamente regolati di conseguenza.

 

“Mamma mia, quanto sei bello!” esclamò Amelia.

 

“E’ vero, papino, sei bellissimissimissimo!”

 

“Belle, quelle bambine mie.” Ron diede un bacio sulla guancia a entrambe, soffermandosi ad accennare un po’ di solletico sul fianco di Simon. “E tu, campione? Che mi dici?”

 

“Ho mal di gola.” Brontolò il ragazzino.

 

“Un po’ di pazienza, già oggi sei stato meglio, vedrai che domani sarà quasi passato tutto.” Hermione infilò il rossetto nella borsa e si voltò. “Allora? Vado bene?”

 

Ron fece un sorrisone tutto Weasley. “Vai bene per una favola in cui sei la regina, amore.”

 

Hermione gli accarezzò la guancia, ma a rispondere fu una sognante Amelia, che sospirò rumorosamente. “Ma dove li vendono gli uomini belli e romantici così, che ne voglio uno anch’io?”

 

“Al supermercato no, sai che folla.” Commentò annoiato Simon, facendo sorridere tutti.

 

“Ehi, gente!” Jack fece capolino dalla porta. “C’è l’altra metà di famiglia qui!”

 

“Si può?” anche Harry e Ginny erano elegantissimi e distinti, e Katie subito balzò in piedi per essere presa in braccio dallo zio.

 

“Come siete bellissimi pure voi!”

 

“Grazie piccolina mia!” Harry le baciò la guanciotta paffuta, imitato da sua moglie. “Ah, direi che ci siamo tirati tutti a lucido.”

 

“Tutti tranne noi.” Bofonchiò Dan, infilando le mani nelle tasche dei jeans. “Che dobbiamo restare a casa di venerdì sera.”

 

“Non vi farà male.” Ginny gli diede un piccolo scappellotto dietro la nuca.

 

“Beh, io direi anche che è ora di andare…” Ron diede un’occhiata all’orologio. “Ragazzi, in linea di massima saremo qui per mezzanotte, minuto più minuto meno… pensate sia possibile non dare fuoco alla casa né far saltare in aria tutto il quartiere?”

 

Jack fece una piccola smorfia. “Vedremo cosa possiamo fare.”

 

“In frigo c’è qualcosa che potete mettere sotto i denti, invece per Simon e Katie c’è il brodino caldo…”

 

Simon fece una faccia avvilita. “Mamma, no… il brodino è una cosa così triste…”

 

Hermione lo ignorò. “Amelia e Julie, mi fido di voi.”

 

“E non aprite a nessuno, chiaro?” fece Harry.

 

“Chiaro.” Replicarono in coro i ragazzi.

 

Ci fu qualche minuto di confusi saluti ad incrocio… la più tenace di tutti fu Katie, che si attaccò al collo di suo padre e lo supplicò in tutte le lingue di portarla con lui, ma per il resto filò tutto normalmente… e Harry, Ginny, Ron e Hermione uscirono di casa per infilarsi nell’auto e avviarsi alla festa di Natale che aveva dato il Ministero.

 

“Anch’io voglio andare a una festa vestita bella.” Fece convinta la piccola Katie, intenta a salutare i genitori dalla finestra mentre Amelia la teneva in braccio.

 

Dan controllò l’orologio, lanciò un’altra occhiata alla finestra… “…ok, la strada è sgombra.”

 

Simon e Katie fecero tanto d’occhi quando Dan e Jack si sfilarono i felponi per indossare delle magliette ben più eleganti, e Amelia corse per un attimo di sopra per poi scendere anche lei con una graziosa magliettina aderente e un paio di jeans scuri a vita bassa che le stavano proprio bene.

 

“…ma che…”

 

“Mi raccomando.” Fece Jack, mentre Dan ancora controllava alla finestra se i suoi genitori non fossero sulla via del ritorno per un qualsiasi caso. “Noi torniamo verso le undici e mezza, così precediamo…”

 

“State andando a quella festa!” protestò Simon.

 

Jack inarcò un sopracciglio. “Qualcosa in contrario?”

 

“Si, perché se mamma e papà lo vengono a sapere, qui il guaio lo passiamo tutti!”

 

“Non verranno a sapere niente se tenete la bocca cucita! Non ti preoccupare, pannolone, è stato già tutto perfettamente organizzato e pianificato prima, non sbaglieremo.”

 

Amelia gli diede un bacio sulla guancia. “Ti prego, non dire niente a nessuno!”

 

Simon si rivolse verso la cugina. “Jay Jay, diglielo tu!”

 

Julie si morse le labbra. “…faremo attenzione, non ti preoccupare.” Mormorò, spiazzando Simon.

 

“Ok, possiamo andare.” Dan passò il giubbotto ad Amelia e indossò il suo, mentre Jack teneva aperta la porta per entrambi. “Mi raccomando, eh!”

 

“Ciao!” Amelia si soffermò un secondo ad abbracciare Katie lungo la strada, poi uscì anche lei e si chiuse la porta alle spalle.

 

“…non ci posso credere…” Simon scosse la testa. “Cioè, vi rendete conto che se li scoprono, come minimo li mettono in punizione fino a che non prendono la pensione?”

 

Julie rovistò in una bustona che aveva appoggiato sul divano. “Non è un problema nostro… se sono usciti di nascosto senza dirci niente.”

 

Katie si sporse per guardare nella busta. “Che stai facendo?”

 

Julie emerse dalla bustona con una graziosa camicetta rosa e una gonna a pieghe in mano. “Vi piacciono, che ne dite?”

 

Katie spalancò gli occhioni azzurri. “Vai a una festa anche tu? E noi?”

 

“Oh, no piccola, no…” Julie appoggiò sul divano i vestiti e si chinò all’altezza dei cugini con un sorriso amorevole. “Sentite… me lo fareste un favore grande grande?”

 

Simon arricciò il naso. “Perché ho la sensazione che questo ci porterà solo guai?”

 

“Io stasera avevo un appuntamento… mi è saltato per venire qui, però io ci tengo molto…” Julie si passò i capelli dietro un orecchio. “Tutto quello che vi chiedo è il salotto per un paio d’ore…”

 

“Cioè hai invitato questo tipo con cui devi uscire… qui?”

 

“Solo per un paio d’ore, niente di più!” fece subito Julie. “Ti giuro che non combineremo niente, non metteremo casino, assolutamente nessuna traccia… staremo solo un po’ a parlare, nient’altro.”

 

Katie sbattè gli occhioni. “E ci posso parlare anch’io col tuo amico?”

 

“Ma non hai capito, Katie?” Simon fece un sorrisetto furbastro. “Questo è il fidanzato di Jay Jay.”

 

“No, non è il mio fidanzato.” Puntualizzò subito Julie. “E’ un ragazzo che mi piace… se voi due poteste fare i bravi solo per qualche ora, io vi prometto che mi farò perdonare!”

 

“E se arrivano mamma e papà?”

 

“Gli dirò la verità, che la colpa è solo mia!”

 

“Mh…” Simon annuì. “Ok, basta che non mettete casino.”

 

Felice come una Pasqua, Julie abbracciò forte i suoi cugini. “Quanto vi adoro, grazie! Vi devo un favore!”

 

“Io un favore da chiederti ce l’ho.” Esclamò la piccola Katie, aggiustandosi il codino in cui teneva racchiusi i riccioletti. “Possiamo buttarlo il brodino e mangiamo le cose buone?”

 

“Ma certo!”

 

Simon schiacciò il cinque alla sorella. “Ottima mossa, Kat.”

 

“Adesso datemi un consiglio…” Julie mostrò di nuovo a entrambi i vestiti. “Vi piacciono?”

 

“Tanto tu sei bella sempre.” Le disse Katie.

 

Simon scrollò le spalle. “Si, secondo me vai bene così.”

 

“Ok, allora mi vesto.” Julie diede ancora un bacio a entrambi prima di correre di sopra. “Vi adoro!”

 

Simon scosse la testa, avvilito. “Qui è chiara solo una cosa… che se papà e mamma tornano prima, come minimo succede la fine del mondo.”

 

Katie si grattò il nasino. “Si arrabbieranno anche con noi?”

 

“Nah, noi siamo le vittime…” Simon le strizzò l’occhiolino. “I poveri malati trascurati… stai scherzando? Si ammazzeranno fra di loro in grande stile.”

 

Katie annuì, seguendo il fratello mentre si avviava in cucina. “E noi che facciamo mentre loro si ammazzano, Simon?”

 

“Secondo te perché stiamo andando a prepararci i pop-corn?”

 

 

***************

 

 

“…là…” Julie s’inumidì le labbra colorite dalla tinta chiara del rossetto, controllando che non avesse fatto sbavature, mentre aveva la testa quasi completamente schiacciata contro lo specchio.

 

“Sai quanto sarebbe contento zio Harry se ti vedesse truccata?” ridacchiò Simon, sdraiato sul lettone, mentre Katie giocherellava con una bambola seduta accanto a lui.

 

“Nemmeno un po’, ma è per questo che io mi fido del vostro silenzio.” Julie si voltò verso di loro e si lasciò guardare. “Allora? Sto bene?”

 

“Sei bellissima.” Esclamò felice Katie.

 

Simon sollevò i pollici. “Perfetta, ma io al posto tuo farei qualcosa per quelle pantofole che sono inguardabili.”

 

“…santa pazienza, me l’ero dimenticate, che scema.” Julie afferrò la sua bustona e la frugò fino ad estrarne qualche attimo dopo un paio di stivali scuri con dei lunghi lacci.

 

“E come si chiama lui?” le chiese il cugino. “Lo conosco?”

 

“Non so se ci hai mai fatto caso, è di Tassorosso ed è del mio stesso anno…”

 

Il campanello fece sussultare Julie, che spalancò gli occhi. “Ma è in anticipo! Non… non sono ancora pronta, devo pettinarmi…!”

 

“Tira un respiro profondo e rilassati, Jay Jay, ce la gestiamo noi.” Simon balzò in piedi, facendo un sorrisetto perfido. “Faremo i bravi bambini.”

 

“Bravissimi!” esclamò Katie, mentre si avviava di corsa verso il piano di sotto.

 

“Non lo terrorizzate, per favore!” gli urlò dietro Julie, che scosse la testa sconsolata mentre prendeva rapidamente la spazzola e si pettinava energicamente. “…come me lo sento scendere che in un modo o nell’altro qua va tutto a rotoli…”

 

 

 

 

 

Katie aprì la porta e fece un sorrisone dei suoi, mentre il codino riccioluto le cascava sul collo armoniosamente. “Ciao! Tu sei l’amico speciale di mia cugina?”

 

Il ragazzo sulla porta fece un sorrisino incerto. Era piuttosto magrolino, portava un gran paio di occhiali sul naso e i capelli erano decisamente troppo lisci… abbastanza simili a delle acciughe. “Ehm… si, ciao… sei la cuginetta di Julie, giusto?”

 

“Si si.” Katie spalancò la porta. “Vieni dentro, che non ti mordo!”

 

Il ragazzo abbozzò un sorrisino ed entrò, stringendosi nelle spalle. “Julie non c’è?”

 

“Sta arrivando, si sta facendo bella per te.” Simon saltò gli ultimi gradini della scala e gli si avvicinò con un gran sorriso da bravo Weasley, tendendogli la mano. “Ciao, io sono Simon, l’altro cugino… tu sei?”

 

“Tim, piacere.” Il ragazzo gliela strinse.

 

“Ciao, Tim. La bella bionda qui è mia sorella, Katie… eh, mi rendo conto che in pigiama non siamo esattamente il massimo dell’eleganza, però…”

 

“Non ti preoccupare, non è un problema.” Il timidissimo Tim si aggiustò gli occhiali sul naso e fece un piccolo sorriso.

 

“Quanti anni hai?” gli chiese Katie. “Io ne ho sei, sono grande… vado anche a scuola! Faccio la prima, e tu?”

 

“Tim.” Julie attirò l’attenzione dei presenti su di sé. Tim arrossì di colpo: era veramente carina, forse anche troppo per lui. “Ciao, benvenuto… vedo che hai già conosciuto i miei cugini. Pestiferi, eh?”

 

“E dove sta scritto che se noi siamo pesti, tu sei la santarellina del gruppo?” Simon fece un angelico sorrisetto irritante.

 

“Ok, ok… allora andate di là? Se avete bisogno di qualcosa mi chiamate, va bene?”

 

“Come vuoi, vi lasciamo soli così potete fare tutte le porcherie che volete.” Simon fischiettando si avviò verso la cucina e lasciò la porta aperta per far passare la sorella, che trotterellò allegramente fin nella stanza.

 

Julie scosse la testa e sorrise. “Scusali… sono più discoli del solito perché hanno l’influenza.

 

“Oh, no… sono molto simpatici, non ti preoccupare.”

 

“Non ci romperanno le scatole, o almeno così hanno promesso…” Julie gli fece un sorriso intrigante. “Ehi, perché mi stai fissando?”

 

Tim arrossì e abbassò gli occhi. “N-No, è che…uhm… sei molto carina, ecco.”

 

“Grazie.” Julie lo prese per mano. “Vieni, sediamoci di là.”

 

Tim fu ben felice di seguirla fin nel salotto… era ampio e spazioso, ma soprattutto aveva un bellissimo caminetto in cui scoppiettava un accogliente fuocherello. “E’ molto bello qui… è casa dei tuoi zii, giusto?”

 

Julie fece una piccola smorfia. “Si, perché come ti ho spiegato, io sono di turno come babysitter stasera… è un po’ una rogna, ma non importa. Riesco a bilanciare le cose.”

 

“Ti ho portato una cosa.” Tim si sfilò dalla tasca un piccolo barattolo pieno di marmellata. “Ecco… è la marmellata che ti ho fatto assaggiare l’altra volta a scuola… quella buonissima di fragole che fa mia mamma.”

 

“Che pensiero carino, grazie!” Julie aprì subito il barattolo e ne annusò il contenuto con un’espressione estasiata. “Mmh… che buon profumo! Ti dispiace?” senza aspettare conferma, inzuppò il dito nella marmellata e l’assaggiò. “Che buona… devi fare i complimenti a tua madre, è strepitosa!”

 

“Sono contento che ti piaccia.” Tim fece un sorrisone un po’ sbilenco. “Le ho dato una mano a prepararla, sai?”

 

“Davvero?” Julie sorrise allegramente. Si sentiva davvero a suo agio con quel ragazzino timido eppure dal cuore così tenero… “Beh, allora andiamo bene, perché io ho preparato questi per stasera.”

 

Tim si ritrovò davanti una guantiera piena di biscotti perfettamente cotti, a forma di stella e cuore. Subito ne prese uno per assaggiarlo. “…ehi, ma te la cavi proprio bene ai fornelli tu… è molto buono.”

 

“Aspetta, possiamo fare di meglio…” Julie intinse il suo biscotto nel vasetto di marmellata e lo addentò. “…mmh…perfetto!”

 

Tim ridacchiò e fece lo stesso. “Ottima idea.”

 

La serata andò avanti nel più gradevole dei modi… Tim era un ragazzo timido, ma anche molto simpatico e sensibile e con Julie si sentiva perfettamente a suo agio… e lei, inutile a dirsi, con la sua dolcezza e il suo brio trovava quel salotto col caminetto la sua situazione ideale. Avevano parlato di tutto un po’… si erano raccontati tante cose, e avevano scoperto di avere in comune molto più di quanto sembrasse a prima vista. E il tutto con un’armonia che stupiva entrambi.

 

Julie si passò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e gli fece un piccolo occhiolino. “Non si potrà mai dire che resteremo senza lavoro, allora…”

 

“Vero.” Tim ridacchiò. “Se la magia ci va male, almeno sappiamo già che cosa dobbiamo tentare… apriremo un ristorante.”

 

Julie rise e scosse la testa. Tim le fece un sorriso timido, ma anche se sembrava volerle dire qualcosa poi alla fine richiuse la bocca e si guardò le mani.

 

Ok, ho capito… qui se non comincio io, possiamo anche aspettare che si fa notte…

 

“Tim… se ti chiedo una cosa, tu mi rispondi onestamente?”

 

“Certo, dimmi.”

 

“Io ti piaccio un po’?”

 

Tim ingoiò a fatica e si sistemò gli occhiali. “…piacermi? Altrochè se mi piaci, Julie… i-io penso che tu sia la più bella ragazza della scuola.”

 

“Dici sul serio?” sorridendogli, Julie gli si avvicinò.

 

“Si, ma vedi… è proprio per questo che non capisco bene che cosa vuoi…” Tim fece spallucce e trovò il coraggio di guardarla in faccia. “Nel senso che tu sei bellissima, e sei famosa a Hogwarts… e poi sei in gamba, sicura di te… io invece sono uno che si vergogna anche dell’ombra sua, non mi conosce nessuno, e non sono neanche tanto bello… diciamo pure che non lo sono affatto, eh.

 

Julie scosse la testa e gli prese una mano. “Non devi mica avere il nome scritto nell’annuario di Hogwarts per piacermi… né tantomeno devi essere il più bello della scuola, o chissà che altro… ti ho invitato qui perché mi trovo bene con te, mi fai sentire a mio agio e mi diverto e mi rilasso contemporaneamente… e mi piaci così come sei. Anche se sei timidissimo.”

 

Tim azzardò un sorriso. “E non ti vergogneresti di me?”

 

“Vergognarmi?” Julie fece una smorfia. “Ma allora non mi conosci proprio, eh?”

 

Finalmente Tim sorrise in modo più rilassato… quella ragazza gli piaceva moltissimo e gli aveva appena detto che anche lui piaceva a lei… e per quanto incredibile questo potesse sembrare, era una realtà e lui non era abbastanza scemo da sprecarla. Così si sporse leggermente in avanti per avvicinare il viso a quello di lei… Julie gli strinse la mano nella sua, cercando il suo sguardo. Era perfetto, dolcissimo come aveva immaginato che sarebbe stato…

 

“Jay Jay?”

 

Julie sbuffò e si voltò. “Che c’è, Katie?”

 

La piccola si pulì il nasino sporco con la manica del pigiama. “Simon non si ricorda quanta medicina dobbiamo prendere.”

 

Julie controllò l’orologio. “Ma non è l’ora della medicina…”

 

Katie scosse la testa, facendo rimbalzare il codino riccioluto. “Noi un cucchiaio l’abbiamo preso…”

 

“…ma no!” Julie balzò in piedi. “Scusami un attimo, Tim…”

 

“Vai.” Il ragazzino si sistemò gli occhiali, non disdegnando di lanciare un’occhiata a Julie mentre correva come una gazzella nell’altra stanza. La vide ricomparire pochi secondi dopo, e si trascinava per un braccio il cugino.

 

“Io veramente non lo so questi lampi di genio dove li cacciate! Avanti, siediti qui!” senza particolare delicatezza, Julie fece sedere Simon e gli controllò la fronte. “Non mi sembra che la febbre sia alta… uffa, non dovevate prendere la medicina se non ce n’era bisogno!”

 

“Ehi, ci brucia la gola!” protestò Simon, mentre la sorella gli correva in braccio.

 

“E me lo dovevi chiedere prima!”

 

“Veramente non ti volevo disturbare, pensavo che ti stessi sbaciucchiando col tuo amico qui.”

 

Julie arrossì furiosamente. “Sempre la solita storia, come al solito tutto storto a me…”

 

“Uhm… sai, Julie, forse ti stai preoccupando per nulla.” Provò a dire Tim. “In fondo le medicine si danno sempre quando c’è la febbre, adesso che sia poca o tanta dovrebbe essere la stessa cosa…”

 

“Ma sei un genio della medicina, capo, complimenti!” Simon gli fece un beffardo salutino militare, quindi si rivolse alla cugina. “Si può sapere dove l’hai preso questo, ti è uscito in omaggio dai cereali?” Katie rise forte.

 

Julie gli tappò la bocca. “Chiudi quella boccaccia! E adesso statemi a sentire, tutti e due… non muovetevi da qui, devo tenervi d’occhio… va tutto bene, si? Cioè vi fa male qualcosa?”

 

“No.” Disse tranquilla Katie.

 

“A me fa male l’idea di dover stare qui a guardarti mentre vi baciate, sinceramente.” Replicò seccato Simon.

 

Tim si schiarì la gola. “Julie, forse se preferisci che vi lascio soli…”

 

“No, non se ne parla!” Julie lo prese per la mano e lo fece sedere di nuovo. “Dammi solo cinque minuti, mi assicuro che stanno bene e poi riprendiamo da dove ci eravamo interrotti.”

 

Katie scivolò giù dalle gambe del fratello e si avvicinò a Tim. “Senti, ma tu ce l’hai grosso?”

 

Tim diventò di tutti i colori possibili e immaginabili, Simon si piegò in due per le troppe risate e Julie proruppe in uno scandalizzatissimo “Katie!”

 

La piccola scrollò le spallucce. “Mio fratello Jack dice che a lui tutte le ragazze lo vogliono perché ce l’ha grosso. Ce l’hai grosso pure tu?”

 

“A-Aehm…” Tim si massaggiò la nuca nervosamente. “Veramente io…”

 

“Scusala.” Julie afferrò la cugina in tutta fretta e la rimise in braccio a Simon, che non riusciva a smettere di ridere. “Quante volte ti ha detto mamma che queste cose non si ripetono? Sono da grandi, le brave bambine non le dicono!”

 

Katie inclinò la testolina. “Si, ma cos’è che ha grosso Jack?” Simon si teneva lo stomaco per le troppe risate.

 

“La bocca.” Ruggì Julie, al limite della sopportazione. “Jack ha una bocca che è una caverna.”

 

“Aah…” fece tranquillamente Katie.

 

“Ehi, non devi sentirti in imbarazzo…” Tim appoggiò una mano sulla spalla di Julie. “Ho anch’io un fratello piccolo, e mi capitano le stesse cose… è normale, sai.”

 

Julie gli sorrise grata. “Grazie, Tim… a volte essere l’unica persona responsabile in famiglia è un po’ pesante.”

 

Tim sorrise. “Eh, lo so.”

 

“Senti, ho un’idea. E se…”

 

Julie s’interruppe. Fuori dalla casa si sentivano dei rumori strani… risate, risate sguaiate e canzoni completamente stonate. La ragazza controllò l’orologio… erano appena le undici, nessuno doveva essere già a casa per quell’ora… si sforzò di non andare in panico, e provò a distinguere le voci per capire almeno chi le avrebbe fatto quella sgraditissima sorpresa.

 

Simon fece un sorrisetto. “Sembra che la festa sia andata proprio come l’aveva prevista papà.”

 

Tim si accigliò. “Ma chi sono?”

 

La porta si spalancò senza la minima moderazione, e Dan cadde sulle ginocchia come se ci si fosse buttato contro per aprirla ma continuò a ridere come stava facendo. E come stavano facendo anche Jack e Amelia, che sembravano ancora più instabili di lui… Amelia era sulle spalle di Jack, e insieme a Dan intonavano delle note decisamente scordate di una canzone assai poco lusinghiera.

 

Julie si coprì gli occhi con le mani. “Oh no, questo no…”

 

“Svelta, Kat.” Simon mise in piedi la sorella. “Vai a prendere i pop-corn.” La bimba, elettrizzata dall’emozione, corse in cucina.

 

“Saaaaaalve a tutti, signori e signore…” Dan entrò trionfalmente nel salotto a braccia spalancate. “Diamo il benvenuto a… rullo di tamburi… Supergirl!!!”

 

Neanche finì la frase che Jack prese Amelia per i fianchi e le fece fare un volo fin sul divano; lei strillò e riprese a ridere come una pazza. Tim, che se la ritrovò a un centimetro di distanza, spalancò gli occhi e arretrò. Amelia alzò gli occhi, lo vide, rise e gli fece un sorriso a trentadue denti. “Ma ciao, cosetto…”

 

Tim ingoiò a fatica. “C-C-Ciao.”

 

“Insomma!” Julie afferrò per la camicia Dan, che ancora rideva, e lo costrinse a guardarla. “Che cosa diavolo sta succedendo qui?! Si era detto che sareste tornati alle undici e mezza, no?!”

 

Ridendo, Jack le piombò alle spalle e la fece sussultare. “Si, ma sai che cosa…Jaaaaaaay? Tuo fratello è convinto che io e il Koala siamo ubriachi!”

 

“Jack non è solo ubriaco…” Dan rise forte. “…è fradicio!!!” a questo tutti e due scoppiarono a ridere sguaiatamente.

 

Julie si coprì la faccia con le mani. “Ma perché tutto a me…”

 

Simon passò alla sorellina una manciata di pop-corn. “Secondo te papà lo confina a casa per un mese?”

 

Katie ingoiò il suo boccone. “No, forse per sei mesi.”

 

Tim si alzò in piedi. “Senti, Julie, forse sarebbe meglio che io…”

 

“Uuuh, guarda chi abbiamo qui!” Dan lo afferrò per le spalle e lo voltò verso gli altri. “Ragazzi, guardate qua! L’appuntamento di mia sorella… Tim Tutte Acciughe!”

 

Jack e Amelia sprofondarono sul divano a forza di contorcersi dalle risate, ma Julie spinse bruscamente indietro il fratello. “Smettila di comportarti così!”

 

“Ehi, che ho fatto?”

 

“Sei arrogante e maleducato, e poi sei completamente fuori!”

 

“Aah, ho capito… non l’ho salutato, te la prendi per questo!” Dan avvicinò il suo faccione sorridente a quello decisamente inorridito di Tim… e poi a sorpresa gli sollevò la frangia. “Ehi, come va là sotto?” Jack rise così forte che cadde dal divano, e lo stesso Dan si lasciò andare su una poltrona dove potersi sbellicare.

 

“Sono mortificata, io…” Julie si avvinghiò a un braccio di Tim. “Devono aver bevuto… in genere sono degli imbecilli, ma non così tanto…”

 

Tim scrollò le spalle e le accarezzò la mano. “Può capitare, dai… non sentirti in colpa, non c’entri niente tu.”

 

“Ehi Tim, dove li hai lasciati Tom e Tam?” urlò Jack, e ne seguì un’altra scarica di risate.

 

“Se non la finite immediatamente ve la faccio pagare!” strillò Julie, rossa per la vergogna. “Aspettate che arrivino i nostri genitori…”

 

“E poi che fai?” la provocò Jack.

 

“Ci sputtana, mi sa.” Fece Amelia, mentre anche lei non riusciva a fare altro che ridere.

 

Dan fece una smorfia. “Nah, la signorina tutta d’un pezzo non ci può sputtanare stavolta… perché altrimenti noi sputtaniamo lei poi, e non ne usciamo più… non è vero, Jay Jay?”

 

Julie strinse forte i pugni. “Non ti permetto di ricattarmi!”

 

“Ooh, andiamo, non volete mica litigare?” Amelia si alzò in piedi, mostrando di essere chiaramente instabile. “Noooooon si può litigare stasera, noooo….”

 

“Guarda quant’è profonda questa donna!” fece Jack, provando ad alzarsi anche lui, ma ricadendo giù un attimo dopo e ridendo di se stesso.

 

“Senti, Tim, forse…” Julie sembrava decisamente esasperata.

 

“Ok, ok, ho capito tutto…. Raddrizziamo questo cesso di serata!” Amelia saltò sul tavolino. “Spoooooogiarello!!” Jack e Dan acclamarono la notizia con applausi e ululati di incoraggiamento. E la cosa non era un bluff, visto che Amelia ancheggiando si stava sfilando la giacca e i due ragazzi, oltre agli applausi, stavano provvedendo a farle anche da sottofondo musicale.

 

“Insomma basta!!!!” urlò Julie, ma chiaramente non venne assolutamente presa in considerazione.

 

“Vai così, bellezza!!” urlò Dan.

 

“Giù quei pantaloni!!” gli fece eco Jack.

 

Katie smise un attimo di mangiare pop-corn per coprire gli occhi al fratello. “No, non si guardano le femmine senza vestiti…”

 

“Ssh, buona Katie…” Simon le scansò la mano, osservando la scena con una curiosa espressione parecchio interessata.

 

Quando Amelia si tolse la giacca e la lanciò addosso a Jack, Julie raggiunse in due falcate il fratello, lo prese per il bavero della camicia, lo trascinò in piedi e gli piantò la faccia a un millimetro dalla sua. “APRI BENE LE ORECCHIE!! Portala giù da lì e piantatela immediatamente con questo schifo, o ti giuro che vado io stessa a chiamare papà e mamma e non me ne fotte un benemerito che ci sono anch’io nei casini, PERCHE’ TU CI SARAI MOLTO PIU’ DI ME!!!”

 

Dan sbuffò. “Sei una scassapalle, ecco cosa sei.”

 

“Oh, oh!” protestò Jack, quando il cugino salì sul tavolo e si caricò Amelia, fortunatamente ancora vestita,  su una spalla. “Ma che è, io me la stavo spassando!”

 

“Ciao, ciao, ciao, vi voglio bene tanto!” Amelia smanettava, salutando non si sa chi mentre Dan la portava giù di peso.

 

Tim era così rosso da fare invidia ai capelli di Jack. “…uhm…”

 

“Finitela tutti quanti, adesso basta!!” urlò Julie, a cui ormai le lacrime pungevano gli occhi.

 

“Mia sorella ha perfettamente ragione!” Dan balzò di nuovo sul tavolo. “Truppe!! State a sentire il vostro generale, mentre prepariamo l’assalto alle torri del castello…”

 

“Si spari una sega, generale!!” ululò ridendo Jack.

 

“Che cos’è una sega?” chiese Katie.

 

Simon continuò tranquillamente a mangiare. “E’ l’unica attività che il cervello di Jack è in grado di portare avanti.”

 

“…e vinceremo sui mari, in aria, per terra, sotto terra, sott’acqua, sopra e sotto il letto…nei giorni festivi anche sopra e sotto il divano…”

 

Amelia smise lentamente di ridere alle parole di Dan… assunse un colorito decisamente verdastro, si toccò lo stomaco… “…mmh… ho voglia… di vomitare…”

 

Julie chiuse gli occhi. “Non ce la faccio…”

 

Jack le diede una bottarella sulla schiena. “Su con la vita, bella donna!” Per tutta risposta Amelia schizzò in piedi in direzione della porta di casa, la spalancò, si chinò su se stessa e vomitò anche l’impossibile…

 

…a due centimetri dai piedi di un confusissimo Ron Weasley.

 

E dal resto della comitiva di genitori.

 

“Amelia!” Hermione subito si fece largo per inginocchiarsi accanto alla ragazza e tenerle la testa mentre dava di stomaco. Ginny fece altrettanto.

 

“…oddio…” Julie impallidì vistosamente quando vide entrare suo padre, che era a metà fra il confuso e il furente.

 

Simon allungò le labbra in una buffissima espressione sorniona. “Ora ti voglio.”

 

Katie si sfilò dalla tasca del pigiamino una busta di caramelle alla frutta. “Secondo round.” Disse tranquillamente, mentre le offriva a suo fratello.

 

“Qualcuno intende spiegarmi cosa diavolo è questo casino?” mormorò truce Ron, mentre si guardava in giro.

 

“E tu chi sei?” fece brusco Harry, rivolgendosi direttamente a Tim.

 

Il ragazzo arrossì violentemente, ma a parlare fu Julie. “Papà, ti posso spiegare tutto se me ne dai la possibilità…”

 

“Aaaalt, ci penso io! Faccio io le presentazioni!” Dan si reggeva in piedi per miracolo, e prima si gettò praticamente addosso a Tim, che lo sostenne a fatica. “Allora… questo, caro padre leggendario, è niente di meno che la nuova fiamma di tua figlia… Tim-Tom-Tam Acciugone… uno dei tre, insomma…”

 

Jack ridendo raggiunse gli altri. “Occhio, zio, questo è pericoloso!”

 

“E questo, caro Tammy…” Dan battè la mano sul petto di suo padre, che lo stava guardando con le sopracciglia tanto corrugate da farle appiattire. “…questo è l’unico, vero, originale e inimitabile Moccioso-Che-Di-Tirare-Le-Cuoia-Non-Ne-Ha-Voluto-Sapere… lo vuoi un autografo, te lo faccio fare sai!”

 

“Uno pure del Grande Padre!” fece Jack, che però smise improvvisamente di ridere quando suo padre lo afferrò per i capelli e gli avvicinò il viso al suo.

 

“…ubriaco…” Ron annusò l’alito di suo figlio e fece una smorfia. “Completamente fradicio.”

 

“Ah ah, vedi che avevo ragione??” canticchiò Dan. “Jack è fatto, Jack è fatto!”

 

“Pa’, stacca questi capelli!” protestò energicamente Jack, smanettando all’aria. “Alle femmine piacciono, ahia!”

 

“Siete andati a quella dannata festa, non è così?!” tuonò Harry.

 

“Ron, dammi una mano…” Hermione e Ginny facevano fatica a mantenere Amelia, che era ridotta a uno straccio a forza di vomitare.

 

“…non voglio più vedere neanche una burrobirra…” le sentirono mormorare fra i denti.

 

Ron subito la prese in braccio. “Guarda qua come vi siete ridotti… disgraziati, e dire che vi avevamo dato fiducia!! E’ questo il modo di comportarsi alla vostra età, eh?!?”

 

Jack tentò di sembrare sobrio. “Ma in fondo non abbiamo bevuto così tanto… oh!!!” Ron gli assestò una botta sulla nuca che gli fece fare tre involontari passi avanti.

 

Harry afferrò il figlio per un braccio e lo strattonò fino a lasciarlo cadere sul divano. “Pezzo d’imbecille che non sei altro, e meno male che credevo che essendo il più grande avresti avuto un briciolo di responsabilità anche per gli altri!! Ah, ma adesso ce la vediamo con calma, caro mio…”

 

Ginny li guardò disgustata. “Questa volta ve la siete veramente cercata, e vi posso assicurare che vi ricorderete la punizione da adesso fino a che non metterete un po’ di giudizio in quelle zucche vuote.”

 

Hermione abbandonò momentaneamente i colpevoli per rivolgersi ai due più piccoli… che erano stati furbi abbastanza da far sparire in tempo le caramelle. “Vi hanno lasciati da soli tutta la sera? Venite qua, fatemi sentire come state…”

 

“Va tutto bene, mamma.” Simon sorrise a sua madre, mentre appoggiava una mano sulla fronte di ciascuno dei due. “Ce la siamo cavata con un po’ di mal di gola, niente di più.”

 

Katie annuì tranquillamente. “Simon e io abbiamo giocato a un sacco di cose, e poi lui ha letto il suo libro sui draghi e io ho giocato a mamma e figlia con le bambole.”

 

Hermione sorrise, finalmente rincuorata. “Meno male che almeno ci siete voi…”

 

“…pazzi idioti senza cervello!!” Harry suonò un sonoro scappellotto al figlio, che protestò rumorosamente. “A ridurvi in questo stato per fare i bulletti!!”

 

Ron stese Amelia dolcemente sul divano, avendo cura di passarle un cuscino sotto la nuca, e lei gli prese una mano prima che potesse allontanarsi. “Mi dispiace tanto, non ti arrabbiare…” mormorò.

 

“…non è stata affatto una cosa saggia, sai…” Ron le accarezzò bonariamente la testa. “E pericolosa, per di più… non è un bel modo per cercare di attirare l’attenzione.”

 

“Ah, ecco!!” urlò Jack. “A lei tutte coccole e bacetti e carezze, eh?? Ohi!!”

 

Un’altra sberla gli era venuta proprio da Hermione. “Non ti permettere di aprire bocca, tu!! Cretino che non sei altro, sconsiderato senza cervello!! Hai lasciato tuo fratello e tua sorella a casa con la febbre!!”

 

“Ma non erano soli!!” protestò Jack, ora molto meno incline a ridere. “C’era Julie con loro!”

 

“Julie, Tim, Tom e Tam.” Precisò Dan.

 

Harry si voltò di scatto alle sue spalle non vedendo in giro sua figlia… Julie stava cercando di far uscire di soppiatto il suo amico, e ovviamente quando si vide scoperta rimase di sasso. “Voglio sapere chi è quel tizio, maledizione!!”

 

“E magari anche che ci fa a casa mia!” aggiunse Ron.

 

“Julianne Lilian Potter, vieni immediatamente qui!!” ringhiò Ginny, posizionando le mani sui fianchi… segno evidente dello stadio di guerra a cui erano arrivati.

 

Julie strinse gli occhi per un attimo, sentendo Tim al suo fianco irrigidirsi spaventosamente. “Calmatevi, per favore… non abbiamo fatto niente di male, Tim e io abbiamo solo parlato…”

 

Parlato??” tuonò Harry.

 

“Coi tuoi cugini da soli di là?” replicò furibonda Ginny. “Senza aver chiesto il permesso di invitarlo a casa degli zii, senza aver detto niente a noi?!”

 

“Ehi, tu!” Harry attirò l’attenzione di Tim schioccando le dita un paio di volte. “Mi auguro caldamente per te che sia vero che non avete fatto niente, ma ti consiglio di aprire quella porta, uscire e non farti vedere per i prossimi cinquant’anni, sono stato chiaro?”

 

Tim naturalmente non se lo fece ripetere due volte, e Julie lo vide correre fuori a tempo di record. “Era questo il modo di cacciarlo??” strillò, mentre lacrime di rabbia le pungevano gli occhi.

 

“Non aprire bocca, signorina!” le rispose sua madre. “E meno male che mi ero fidata di te…”

 

“Chi te l’ha chiesto!!” urlò Julie. “Non vedo perché devo pensare sempre io a tutti!! E poi non ho fatto proprio niente di male, ho solo invitato un amico a casa e guarda come l’ha trattato papà!! Sono stati loro a combinare il casino, io non c’entro!!”

 

“Certo, come no!” le urlò il fratello. “Peccato che fossimo tutti d’accordo fino a qualche ora fa!”

 

“Tu sta’ zitto, brutto…”

 

Julie!”

 

“Ne ho abbastanza!!!”

 

“E’ tutta colpa tua!!”

 

Mia??? Non sono io che non riesco a spiccicare due parole di senso compiuto!!”

 

“No, chi sa come te lo sei slinguazzato il tuo Acciugone Salato, però!!”

 

“Io ti sbriciolo!!!”

 

“Chi cazzo vi ha dato il permesso di andare a quella maledetta festa a voi tre, eh???”

 

“E chi ti ha detto che potevi organizzarti l’appuntamento romantico qua dentro???

 

“Non urlate a quest’ora, che svegliamo tutto il vicinato!!”

 

Ma se stai urlando tu!”

 

“Non alzare la voce con tua madre!!!

 

Katie osservò la scena tranquillamente, restando sulle ginocchia di Simon, e si scansò un ricciolo dal faccino. “Adesso siamo sicuri che siamo tutti Weasley…guarda, hanno tutti le facce rosse rosse.”

 

“E’ proprio vero.” Simon rise e annuì. “Wow, che casino.”

 

 

***************

 

 

Dan continuò a strapazzarsi i capelli con l’asciugamano mentre si avviava dal bagno verso la sua stanza… la pozione di sua madre aveva restituito lucidità a tutti, ma il mal di testa era rimasto, e a quanto sembrava nemmeno la doccia calda era servita a qualcosa. Probabilmente non gli restava migliore opzione di una bella nottata di sonno… perciò lungo il percorso per raggiungere il letto su cui non desiderava altro che buttarsi, Dan cercò di asciugarsi una volta e per tutte i capelli. Inutile a dirsi, la capigliatura sembrava quella di un porcospino a furia di passarci sopra l’asciugamano.

 

Passando lungo il corridoio vide la porta della stanza di sua sorella… era socchiusa, e riusciva a vedere Julie sdraiata sul letto anche da lì. Era rivolta di spalle, guardando verso la finestra, ma dal modo in cui era appallottolata su se stessa ci voleva poco a capire che era in piena crisi. E Dan sentì un immediato bisogno di andare da lei.

 

“Jay Jay, sei sveglia?”

 

“Esci subito.” Piagnucolò duramente Julie.

 

Dan fece una piccola smorfia quando la sentì tirare su col naso, e facendo attenzione all’accappatoio si sedette sul letto vicino a lei. Julie aveva il viso per metà nascosto nel cuscino, e per metà mascherato dal fazzoletto che stava stritolando in una mano. “…con cosa te la sei cavata?” le chiese mestamente.

 

Julie fece una smorfia e lo guardò male, scansandosi bruscamente la morbida ciocca di capelli che l’era ricaduta sul viso. “Secondo te, genio del crimine?! Non posso uscire per due settimane.”

 

Dan fece un piccolo sorrisino. “Ti è andata di lusso perché è la prima volta che ti beccano con le mani nel sacco… io ho il divieto assoluto di andare a Hogsmeade per quattro weekend consecutivi. Mamma ha già scritto alla professoressa McCork, e ho idea che per Jack e Amelia la cosa non sia andata diversamente.”

 

“Ma perché ti ho dato retta!” protestò Julie, colpendo con una leggera pacca il cuscino.

 

Dan scrollò le spalle. “Perché qualche volta fa bene trasgredire… perché non sei un essere perfetto, perché sei una ragazzina… ci sono duemila motivi per cui puoi aver avuto voglia di fare una cosa contro le regole per una volta.”

 

“E ci ho guadagnato davvero tanto.” Borbottò lei.

 

“Io non direi, te la sei cavata con poco… andiamo, vuoi restare per sempre l’unica di noi che sempre rigato dritta senza rischiare mai?”

 

Julie inarcò un sopracciglio. “Non sono l’unica, Simon è altrettanto responsabile e non ha mai…”

 

Dan fece un sorrisetto. “Simon è maledettamente furbo e intelligente, combina il doppio dei nostri casini eppure non si fa beccare mai… beato lui, noi esseri mortali non riusciamo a fare altrettanto.”

 

Julie si raggomitolò ancora di più su se stessa. “Che bell’ aiuto che ti sei dimostrato… non solo mi hai consigliato male, ma mi hai anche fatto beccare subito, grazie mille.”

 

Dan si strinse nelle spalle. “Non l’ho fatto apposta… eravamo un po’ ubriachi…”

 

“Solo un po’?” Julie fece una smorfia. “A giudicare dal tuo alito, sembrava quasi che foste appena scappati da una distilleria in fiamme.”

 

Dan ridacchiò e si massaggiò la nuca ancora umida. “Diciamo che non è stata proprio una mossa da dieci e lode…”

 

Julie s’incuriosì… ora che era completamente sobrio, suo fratello aveva l’aria persino pentita… beh, quasi pentita. “Ma perché avete fatto una cosa così idiota? Che c’è di divertente nel farsi venire un mal di testa a forza di ingurgitare porcheria?”

 

Gli occhi vivaci e decisi di sua sorella misero non poco a disagio Dan, che abbassò lo sguardo. “Non è che ci stai a ragionare poi tanto su queste stronzate, sai… volevamo andare a quella festa perché ci andavano tutti i nostri amici, e quando si è cominciato ad alzare un po’ il gomito… insomma, dovevamo farci solo quattro risate in più. Non era previsto quel casino di dopo…”

 

Julie si allontanò il fazzoletto dal viso. “E ora che sai cosa significa una sbronza, pensi che ripeterai l’esperienza?”

 

Dan arricciò il naso. “Francamente penso proprio di no… te l’ho detto, all’inizio era divertente, però adesso questo mal di testa mega me lo devo sopportare io.”

 

Julie fece una piccola smorfia e annuì. Non ce l’aveva poi tanto con suo fratello… in fondo lui era fatto così le cose le doveva prima provare, poi magari ne traeva le conclusioni. Non era mai stato capace di guardare in faccia a una situazione rischiosa senza mettersi alla prova. Ce l’aveva nel sangue, da quando era piccolo.

 

“Mi dispiace davvero se ti ho incasinato la serata, Jay Jay…” Dan le appoggiò una mano amichevole sulla spalla. “Non volevo metterti in fuga il fidanzato… anche se, detto fra noi, ma dove l’hai pescato quel poveretto?”

 

Julie si mise a sedere. “A differenza di te e di quell’altro campione di tuo cugino, a me non piacciono i ragazzi solo perché sono belli o atletici… Tim è un ragazzo dolcissimo, di una tenerezza innata. E poi mi fa sentire a mio agio.”

 

Dan fece spallucce. “L’importante è che piaccia a te.”

 

“Ma tanto, ormai…” Julie fece un sorriso amaro. “Molto gentilmente papà l’ha congedato per la prossima metà del secolo, quindi credo che posso anche andarmene a letto con l’anima in pace.”

 

Dan le passò un braccio attorno alle spalle. “Sta’ su, Jay! Sai quanti soggettazzi come lui ci sono in giro per il mondo?”

 

Julie riuscì finalmente a sorridere, e gli diede una spintarella. “Non crescerai mai.”

 

“Può darsi, ma almeno mi godo la mia età.” Dan le strizzò l’occhiolino. “E adesso sono contento perché ho tramandato il messaggio anche alla nuova generazione di Potter.”

 

Julie ridacchiò. “Un messaggio utile e valido, da riutilizzare.”

 

“Ovvio.” Dan fece una smorfia. “Anche se in realtà non ti meritavi tanto…”

 

“Ah no?”

 

“Certo che no! Hai interrotto lo spogliarello di Amelia, e adesso quando mi capita di nuovo un’occasione di vederla nuda?”

 

Julie rise e gli tirò in faccia il cuscino. “Depravato che non sei altro.”

 

“…ehi, aspetta, aspetta…” Dan la fermò e le fece cenno di rimanere in silenzio… sentiva il rumorino di qualcosa che picchiava contro il vetro della finestra… e così era: un sassolino, poi un altro… i due ragazzi subito si alzarono per affacciarsi alla finestra… e mentre Julie apparve incredula, Dan fece un sorrisetto stupito nel vedere Tim Delany fuori dal loro giardino, che faceva cenno alla ragazza di raggiungerlo.

 

“E’… è Tim!” esclamò felice Julie, voltandosi verso il fratello.

 

Dan fece un sorrisetto e diede un occhiata all’orologio a muro. “Posso darti un massimo di dieci minuti di copertura.”

 

“Sei un amore.” Julie lo abbracciò e rapidamente corse fuori nel corridoio, facendo bene attenzione a non farsi vedere. Per aprire la porta ed uscire di casa aspettò che Dan avesse rumorosamente richiamato i suoi genitori dall’altra parte, e solo allora si mosse. Tim era nascosto dietro un albero, e lei lo raggiunse in pochi passi rapidi e leggeri.

 

“Ehi!” esclamò, confusa ma felice di vederlo lì.

 

“E-Ehi.” Tim le sorrise timidamente. “Non ti ho svegliata, vero?”

 

“Oh, no… no, non preoccuparti. Stavo accettando le scuse di mio fratello.” Julie si strinse nelle spalle e abbassò lo sguardo. “Anche se, a dire il vero, le scuse avresti dovuto riceverle tu… mi dispiace molto per quello che è successo stasera, dovrai esserti giustamente fatto un’idea terribile di me e della mia famiglia…”

 

“Julie…”

 

“…però credimi, non sono cattivi, solo irresponsabili e impulsivi, ma se li conosci ti rendi conto che…”

 

“No, è che…”

 

“Lo so, anche mio padre è stato maleducato, ma era così arrabbiato e aveva tutte le ragioni per esserlo, la colpa è mia che…”

 

Julie rimase di sasso per un momento… mai e poi mai avrebbe pensato che Tim sarebbe stato capace di interromperla in quel modo… un bacio così improvviso era l’ultima cosa che si aspettava da lui. Ma era anche quello che più aveva desiderato per tutte quelle ore di attesa… e quasi sorrise contro le sue labbra per la gioia. Esattamente il tipo di bacio che si sarebbe aspettata da lui… dolce e non pressante, amorevole e non eccessivo…un dolcissimo incontro di labbra anche un po’ timide e indecise, ma desiderose di condividere quella sensazione di benessere che si erano comunicati con le parole fino a qualche ora prima. Né tantomeno le mani di Tim erano i tentacoli che temeva tanto suo padre… erano stabili sui suoi fianchi, non chiedevano niente che lei non gli volesse dare di sua spontanea volontà, ma la loro presenza era confortante e dolce. E Julie fu ben felice di potergli passare la mani fra i capelli… altro che acciughe, erano solo più lisci, tutto qui… e lei timidamente glieli accarezzò, scoprendo a suo tutto vantaggio che doveva avergli fatto provare una bella sensazione, dato che il bacio diventò più intenso pur restando timido e incerto.

 

Fu Tim il primo a tirarsi indietro, e a inchiodare lo sguardo a terra senza rialzarlo. “Scusami.” Sussurrò.

 

“…e di che?” mormorò Julie, che sbattè gli occhi e scosse leggermente la testa. “A me non è dispiaciuto affatto… anzi! Perché, a te si?”

 

“Stai scherzando?!” Tim si accorse di essere stato irruento nel rispondere vedendo il sorrisetto della ragazza, e subito arrossì. “Cioè, scusa… non volevo… voglio dire, altrochè se volevo…”

 

“Tim.” Julie gli prese il viso fra le mani. “Sono contenta… sono fin troppo contenta. Ho passato una serata bellissima insieme a te, e non sai quanto ci ero rimasta male per il modo in cui era finita… ma poi ti ho visto qui, e non ci ho visto più dalla gioia… se ti scusi mi rovini tutto, è così romantico…”

 

Tim si strinse nelle spalle e fece una piccola smorfia. “Non sapevo se ti andava di baciarmi… te l’ho detto, tu sei bellissima mentre io sono il classico secchione… che ci fa una come te con uno come me?”

 

“Ci passa la serata più bella della sua vita.” Replicò sorridente Julie.

 

Tim fece un piccolo sorriso. “Vorrei… vorrei poterti invitare ancora ad uscire… vorrei fare coppia con te, ma so già che non…”

 

Stavolta fu lui a essere sorpreso da lei… piacevolmente sorpreso, perché quel bacio così improvviso che l’aveva colto alla sprovvista era dolce e soave, eppure vivace e pieno di gioia. Fu col massimo della felicità che rispose a quel contatto, passandole anche le braccia attorno ai fianchi.

 

Julie sorrise contro le sue labbra. “Ritieniti ufficialmente impegnato, e bada che io sono il tipo geloso.”

 

Tim rise e annuì, sentendosi improvvisamente meno teso del solito. “Non dovresti avere problemi con me, allora, anche perché non è che sono richiestissimo…”

 

“Beh, io ti richiedo eccome!” gli mormorò allegramente Julie. “Ancora non so con quale pazienza sei tornato dopo il trattamento di stasera…”

 

Tim scrollò le spalle. “Alle famiglie svitate ci sono abituato, te l’ho detto, anche i miei non scherzano… e mi sembrava assurdo buttare via una serata così bella, non è stata nemmeno colpa tua. Anzi, direi che sei stata grande, hai tenuto testa a tutti proprio bene… mi sei piaciuta dieci volte di più.”

 

Julie sorrise largamente, mentre il vento le scompigliava i capelli. Era così divertente abbandonare i panni della ragazza tutta d’un pezzo per vivere quelli della ragazzina vivace e libertina… Dan aveva ragione, c’era più gusto così. Il casino si addiceva molto di più alla sua età di quanto non lo facesse tutto quel senso di responsabilità che si era sempre voluta sentire sulle spalle… a ben pensarci, neanche i suoi genitori l’avevano mai fatta sentire la mammina degli altri, piuttosto si era assunta lei questo compito… ma adesso che aveva deciso di abbandonarlo, tutto sembrava più divertente.

 

Tim si strinse nelle spalle. “Io adesso dovrei andare… quando ci possiamo vedere?”

 

“Quando vuoi.”

 

“Non ti hanno messo in punizione o roba simile?”

 

Julie sorrise largamente. “Non è un problema, basta organizzarsi. Che ne dici se andiamo insieme alla festa di Michelle Ghuntar martedì prossimo?”

 

“Oh, mi piacerebbe molto.” Tim si avvicinò di nuovo e sorrise. “Allora… me lo dai il bacio della buonanotte?”

 

Più che volentieri, Julie si sollevò sulle punte dei piedi e lo baciò dolcemente… adesso entrambi si sentivano più sicuri, meno indecisi, e anche i movimenti erano meno impacciati… ma la cosa più bella era che stavano imparando insieme, senza fretta, come due complici… come ciascuno dei due aveva sempre voluto.

 

“Buonanotte.” Julie rimase a salutare Tim, che ogni tanto si voltava con un sorriso da ebete, finchè non se ne fu andato… poi fece attenzione a verificare se le voci dei suoi familiari provenivano dall’ingresso, e solo quando se ne fu assicurata entrò di soppiatto, camminando piano per non farsi scoprire.

 

Le voci di sua madre, suo padre e suo fratello provenivano dalla cucina, e lei ci passò davanti che la porta era ancora aperta… appena la vide, Dan smise di parlare. “Alla buon’ora, ci fai proprio la tenda nel bagno tu, eh? Mamma mia, che cosa impossibile…”

 

Uscendo, Dan le strizzò l’occhiolino e si diresse verso la sua stanza. Julie trattenne a fatica un sorrisetto e si voltò vero i suoi genitori. “Io andrei a letto ora.”

 

“Bada, signorinella, che domani mattina voglio parlare approfonditamente con te di quello che è successo stasera.” Le disse duro suo padre.

 

“Va bene.” Julie sorrise a entrambi. “Buonanotte.”

 

Harry la guardò allontanarsi con gli occhi spalancati. “Gin… ha detto veramente va bene senza negare prima cinquanta volte, hai sentito anche tu?”

 

“Ho sentito, ho sentito…” fece Ginny, altrettanto confusa. “…che abbia bevuto anche lei?”

 

 

 

“Dan!” Julie rincorse il fratello e lo fermò prima che entrasse nella stanza. “Me lo fai un favore?”

 

“Un altro?” Dan inarcò un sopracciglio, divertito. “Credevo non ti piacessero i miei metodi…”

 

Julie scosse la testa. “Mi sbagliavo… voglio imparare. Martedì devo andare a una festa ma sono confinata, come faccio?”

 

Dan fece un sorriso da un orecchio all’altro e schiacciò il cinque alla sorella. “Benvenuta nella coalizione anti-genitori, Jay Jay Potter, il regno dove in un niente anche l’impossibile diventa possibile.”

 

 

 

 

** The End **

 

 

Mi rendo conto, non ho ancora aggiornato FMI… ma ehi, un compleanno è sempre un compleanno e ha la precedenza su tutto! ^___________^ Vedrò di rimediare, promesso… nel frattempo voi potreste anche lasciarmi un bel commentuzzo, che li adoro tanto!

 

Rinnoviamo gli auguri al festeggiato! Anzi, Strek, Nenè ha fatto anche lei una cosuccia per te… non è una locandina vera e propria perché lei ritiene di non saperle fare (-________-“), è piuttosto la presentazione del casting della shotty… è stata così brava da trovare le foto dei famigerati giovanotti della seconda generazione con qualche annetto in meno, così sembrano molto simili alle loro versioni giovanili del mio regalo qui… è nel Sottoscala, naturalmente, nella sezione Locandine di BAWM! Insomma, per chi è iscritto, cercatela qui. Ha il nome di questa shotty.

 

Besitos a todos, muchachitos! Alla prossima (quanto prima) con FMI!!

 

Sunny ^_____________^ (tutta felice perché oggi si toglie il gesso alla mano)

 

 

  
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