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Autore: padme83    17/02/2017    11 recensioni
"Apre gli occhi, di colpo.
Il respiro è affannoso, il cuscino madido di sudore.
Le dita sono rigide, serrate intorno ai polsi sottili di una ragazza.
Il viso di lei è ad un soffio dal suo; lo sguardo terreo con cui lo scruta è carico d'ansia, e le iridi, trasparenti come schegge di vetro, splendono ardenti e vivide nella penombra, simili a lampi al di là del nero impenetrabile della notte.
È successo. Di nuovo.
Un incubo dal quale non è riuscito a svegliarsi.
Nonostante la terapia, le pillole, i mesi trascorsi.
Nonostante Jyn."
________________________________________________________
Raccolta di short-stories War!AU (leggibili quindi come originali), autoconclusive ed indipendenti, dedicate a Jyn e Cassian.
Sulle note di "La morte (non esiste più)", dei Baustelle.
https://www.youtube.com/watch?v=o7rpn1I_tis
«Una storia non ha principio né fine, soltanto porte d'ingresso.» (C.R.Zafòn)
Sta a voi scegliere da quale porta entrare.
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cassian Andor, Jyn Erso
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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- Credimi, morire non è niente se l'angoscia se ne va -



 


 



 

"La morte non esiste più non parla più
non vende più mio folle amore.
La vita non uccide più i nostri baci
i nostri sogni e le parole.
Il tempo non le imbianca più
e non si seccano a lasciarle stese al sole.
Credimi, morire non è niente
se l’angoscia se ne va."

 


 

 

 

 

Barcellona, 31 gennaio 1939


 

L'eco del suo respiro è lugubre, in quel sotterraneo sudicio e dimenticato da Dio.
Il tanfo di umidità e orina prende alla gola, e il freddo, pungente, ghiaccia la pelle e penetra indisturbato nella carne, nelle ossa.
Nel cuore.
Maledetti. Siate tutti maledetti.
Cassian si morde con furia la lingua, fino a farla sanguinare.
Sapore di ruggine e bile gli invade il palato.
Un rigurgito acido risale rapido dalle viscere alla bocca: a stento riesce a ricacciarlo indietro.
Il ronzio cupo del generatore, posto in un angolo nascosto della cella, fa oscillare la lampadina sul soffitto, che palpita e proietta un baluginio opalescente sui muri scrostati e ricoperti da chiazze grigiastre di muffa, ragnatele e solo il diavolo sa che altro.
Cassian reprime un gemito, imponendosi di mantenere sollevate le palpebre.
Ormai ha perso quasi del tutto la sensibilità di braccia e gambe, legate alla sedia con un filo di ferro talmente stretto da lacerargli la cute sottile dei polsi e delle caviglie scorticate.
Davanti a lui, al capo opposto di un tavolaccio di legno disseminato di macchie scure la cui sfumatura vermiglia lascia ben poco spazio all'immaginazione, siede il sovrintendente Krennic.
Il suo sguardo tagliente, gelido, non tradisce alcuna emozione, mentre, con voce serica e melliflua, – così simile al sibilo velenoso di una serpe, tanto più pericolosa e letale quanto mansueta all'apparenza –, si ostina a ripetergli la medesima domanda.
- Allora, Capitano Andor, vuole dirci dove sono nascosti i suoi compagni? Avanti, non mi faccia perdere altro tempo. I miei ragazzi, qui, mi hanno detto che lei ha dimostrato un'inaspettata capacità di resistenza. Tuttavia, è mio dovere avvertirla che ciò a cui è stato sottoposto finora non è niente rispetto alle mie... beh, alle mie straordinarie doti persuasive, se capisce quello che intendo. -
Le labbra di Cassian – ruvide, spaccate, divorate dall'arsura e da giorni di stenti e disidratazione – si increspano in una smorfia beffarda.
- Capisco benissimo, sovrintendente, ma, come ho già più volte ripetuto ai suoi gentilissimi ufficiali, io non so proprio di cosa stiate parlando. -
- Eccolo qui, un altro che vuol fare l'eroe. - Krennic si alza dalla sedia, e si accosta a passi lenti al prigioniero; piano, senza alcuna fretta, si china leggermente su di lui, portando il viso ad un soffio dal suo orecchio sinistro. Un sentore stucchevole – un misto fra sudore, tabacco e acqua di colonia – riempie le narici di Cassian. - Ma non ti rendi conto che resistere non serve a nulla? Pensa alla tua vita, perché nessun altro lo farà, stanne certo. E, comunque, sappi che li troveremo lo stesso. In un modo o nell'altro. Se non sarai tu a tradirli, sarà qualcun altro. E sì, prenderemo anche lei, naturalmente. E, te lo posso assicurare, con lei non saremo affatto comprensivi come lo siamo stati con te. -
Per un istante, il cuore di Cassian, ridotto allo stremo, perde un battito.
Schifoso bastardo, non l'avrai vinta, non ti permetterò mai di arrivare a lei. Mai, hai capito? Mai.
- Ho detto... - occhi negli occhi con Krennic, il giovane non trema nel pronunciare queste parole - … ho detto che non so di cosa cazzo state parlando. -
- D'accordo, lurida feccia, lo hai voluto tu. -
Ad un suo cenno, gli uomini del sovrintendente – finora rimasti appostati nell'ombra, immobili e muti – si avvicinano al tavolo, cominciando a stracciare i vestiti lordi di Cassian a colpi di forbici. Il Capitano non riesce – non può – trattenere un grido strozzato mentre uno dei tre agenti – quello smilzo, con la faccia da faina –, gli fissa un paio di pinze metalliche ai testicoli.
Eppure, dentro sé, non ha più paura.
L'angoscia se n'è andata, cedendo il posto ad un barlume di dolce consapevolezza, di quieta rassegnazione.
In fondo, ha solo compiuto il suo dovere.
Non ha parlato. Non si è arreso.
I suoi compagni sono salvi, per il momento, e anche i preziosi documenti in loro possesso.
E, soprattutto, lei sta bene. Forse, forse, è già riuscita a scappare, e a lasciare la Spagna per sempre.
Jyn. Jyn, polvere di stelle, luce splendente, guerriera ribelle. Jyn, vento di libertà, profumo d'estate. Jyn, mare in tempestaanima ardente. Lasciami morire con il tuo nome sulle labbra. Lasciami morire con il ricordo dei tuoi baci nei miei respiri. Lasciami morire sapendo che sei viva, e che un giorno, spero non troppo lontano, potrai tornare a essere di nuovo felice.
Cassian percepisce chiaramente la vibrazione del pavimento sotto le punte dei piedi.
La lampadina, sovraccarica, sfarfalla per un tempo che appare infinito.
Poi, tutto è fuoco, e tenebra, e silenzio [1].


 

 

{Words Count, 765; RebelCaptain SpanishCivilWar!AU}

 

 


 


 

[1] Questo capitolo è stato direttamente – e profondamente – ispirato dalla lettura de "Il labirinto degli spiriti", di Carlos Ruiz Zafòn, ultimo capitolo della tetralogia dedicata a "Il cimitero dei libri dimenticati", ambientata sul finire (e dopo) la guerra civile spagnola tra repubblicani e nazionalisti, che terminò nel 1939 con la vittoria di questi ultimi e l'instaurazione del regime franchista, che dominò la Spagna per più di quarant'anni. https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_civile_spagnola
Ho lasciato i nomi originali perché, comunque, cambiarli non avrebbe avuto senso. In qualsiasi caso, anche se Krennic non è decisamente un nome spagnolo (mentre Cassian Andor si adatta praticamente ad ogni situazione), quello del sovrintendente imperiale è un personaggio che non avrebbe certo sfigurato come esponente di spicco delle milizie fedeli al Generalissimo.


 



 

Nota:

Ehhh rieccomi.

Cosa volete che vi dica? Vi avevo avvertito che scrivere questo capitolo sarebbe stato tremendamente difficile (e se non fosse stato per Zafòn sarei ancora in alto mare). Vi chiedo umilmente perdono e prego che non siate troppo dur* nell'esprimere un giudizio a riguardo.

Come sempre, ringrazio chi legge, silenziosamente o meno, chi ha già recensito e chi recensirà, chi ha aggiunto\aggiungerà la raccolta in una delle liste messe a disposizione da EFP :)
La mia pagina fb, Lost Fantasy, nonostante Mr Facebook cerchi ogni giorno di cancellarla, rimane vigile e attiva e vi aspetta a braccia aperte! (per raggiungermi in fretta, basta cliccare sull'icona con i due gioppini vicino all'immagine del profilo).

Il prossimo aggiornamento è l'ultimo, eh!

A presto (#dipendesempredalPiccoloPadawan. Se avessi twitter, questo hashtag diventerebbe un trend nazionale)!

Baci :*


padme

   
 
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