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Autore: Emmastory    18/02/2017    2 recensioni
Anche se il tempo continua a scorrere, le cose nell'un tempo bella e umile Aveiron sembrano non cambiare. La minaccia dei Ladri è ancora presente, e una tragedia ha ora scosso l'animo dei nostri amici. Come in molti hanno ormai capito, quest'assurda lotta non risparmia nessuno, e a seguito di un nobile sacrificio, la piccola ma coraggiosa Terra sembra caduta in battaglia, e avendo combattuto una miriade di metaforiche e reali battaglie, i nostri eroi sono ora decisi. Sanno bene che quest'assurda e sanguinosa guerra non ha ancora avuto fine, ma insieme, sono convinti che un giorno riusciranno a mettere la parola fine a questo scempio, fatto di sangue, dolore, fame, miseria e violenza. Così, fra lucenti scudi, affilate spade e indissolubili legami, una nuova avventura per la giovane Rain e il suo gruppo ha inizio. Nessuno oltre al tempo stesso sa cosa accadrà, ma come si suol dire, la speranza è sempre l'ultima a morire.
(Seguito di: Le cronache di Aveiron: Miriadi di battaglie)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Capitolo IX

Nebbia e tempeste

Era così passata un’altra settimana, e con gran gioia, avevamo tutti celebrato il compleanno di Rose. Aveva appena compiuto un anno di vita, e tutti, nessuno escluso, le avevamo fatto un regalo. Perfino sua sorella maggiore Terra, che guardandola dormire nella sua culla, le rimase accanto fino al suo risveglio, per poi ottenere il permesso di prenderla in braccio e compiere un gesto che non mi sarei certamente aspettata, ma che come tanti altri, ricorderò per sempre. Sorridendo, mi porse una piccola scatola che aveva decorato completamente da sola. “Dici che le piacerà?” mi chiese, attendendo in completo silenzio il mio parere. “Ne sono certa.” Dissi semplicemente, sorridendole apertamente. “C’ è solo un modo per scoprirlo.” Continuò, in tono serio e solenne. Subito dopo, con muta ammirazione, continuai a guardarla. In completo silenzio, Terra porse alla piccola il suo amato coniglietto di pezza. “Ned è il mio cavaliere, e quando lei sarà grande, Bunny sarà il suo.” Un pensiero dolce tanto quanto lei, rivolto alla sorellina che tanto aveva aspettato, e che amava persino più dei suoi giocattoli. Per tutta risposta, Rose sorrise, e prendendo quel morbido pupazzetto in mano, iniziò a giocarci. I sorrisi e i versetti che emise ci apparvero adorabili, e poco tempo dopo, Stefan ed io aprimmo per lei gli altri regali. Un sonaglio, una nuova bambola, e in ultimo, ma non per importanza, una copertina per la sua culla, che mia madre affermava di aver realizzato a mano. Rosa, calda e morbida, le avrebbe sicuramente permesso di fare dolci sogni. Ad ogni modo, il tempo continuò a scorrere, e quella sera, Lady Fatima bussò alla porta della mia stanza. “Dobbiamo parlare.” Disse sia a me che a Stefan, guardandoci entrambi negli occhi con aria seria. Mantenendo il silenzio, la incoraggiammo a parlare, e fu allora che ce lo disse. “Rain, Stefan, ascoltatemi. Posso proteggervi e lo farò, ma sappiate che la vostra famiglia è in pericolo.” Confessò, provando poi un più che motivato senza di paura misto a vergogna. Non riuscivo a capire perché, ma il luccichio nei suoi occhi, unito al tremore presente nella sua voce tradiva le sue vere emozioni. Difatti, era come se lei sapesse qualcosa. Qualcosa di grosso e importante, che certamente non poteva aspettare per vedere la luce. “Che succede? È grave?” osai chiedere, spaventandomi da sola e immaginando cosa sarebbe potuto accadere di lì a poco. “Molto più di quanto pensi.” Fu la sua risposta, che spinse Rose e Terra a cercare conforto fra le nostre braccia. Avevano entrambe paura, e in quel momento, la nostra piccola iniziò a piangere. Stringendola a me, iniziai a cullarla, ma nulla parve funzionare. Avvicinandosi a me, Stefan si offrì di tenerla con sé, e solo allora, la bimba parve calmarsi. “Ci dica cosa dobbiamo fare.” Continuò poi il mio amato, più pronto e serio che mai. “Dovrete solo prepararvi. I Ladri stanno tornando. Avete ancora le vostre armi, giusto?” concluse, ponendoci poi quella domanda. In completo e perfetto silenzio, ci limitammo ad annuire, e una volta ricevuta tale risposta, la Leader scelse di lasciarci da soli. Non appena se ne fu andata, decidemmo di mettere le bambine a letto, ma proprio mentre stavo rimboccando le coperte a Terra, lei mi pose una domanda tanto lecita quanto difficile, dettata solo dalla sua ingenuità.”Dovremo combattere ancora?” mi chiese, con la voce che tremava come una foglia. “Sì, principessa.” Le rispose il padre, guardandola negli occhi. “E secondo te vinceremo?” continuò la bambina, attendendo in silenzio una qualsiasi risposta. “Dipenderà tutto da quanto ci impegneremo, tesoro, ma almeno stavolta resta con papà, d’accordo?” risposi, completando quella frase con quella domanda. “D’accordo.” Rispose lei, facendomi eco e sbadigliando appena un attimo dopo. “Buonanotte, mamma.” Soffiò, guardandomi mentre mi allontanavo dal suo caldo lettino per raggiungere la porta della sua stanza. Poco prima di farlo, la guardai, e chiudendola, le soffiai il bacio della buonanotte. Una tradizione che avevamo iniziato nel giorno in cui era nata, e che per nessuna ragione al mondo avrei osato rompere o lasciar morire. “Buonanotte, mia piccola guerriera.” Sussurrai lievemente, chiudendo poi la porta della sua stanza e spegnendo la luce perché riuscisse a dormire. In quel preciso istante, Stefan mi strinse entrambe le mani, e spostando il mio sguardo e la mia attenzione su di lui, mi lasciai baciare. Le nostre labbra si staccarono solo poco dopo, e sentendomi ancora preda dei miei stessi sentimenti, così come dai miei pensieri concernenti i dubbi di Terra il nuovo attacco da parte dei Ladri, raccolsi le mie forze e il mio coraggio, per poi porgli una semplice e al contempo ardua domanda. “Cosa ne pensi?” azzardai, tenendogli le mani e stringendole con forza ancora maggiore. Mantenendo il silenzio, Stefan si limitò ad accompagnarmi nella nostra stanza, e una volta lì, si preparò a dirmi la verità. “Penso che ce la faremo, nonostante centinaia o anche migliaia di tempeste.” Una risposta che ascoltai senza parlare, e che continuò ad echeggiare nella mia mente finchè, felice e fiduciosa, non mi addormentai.
   
 
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