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Autore: ferao    03/06/2009    7 recensioni
- Cos’è quello, Bunbury? - domandò a bassa voce Evangeline, vedendo arrivare Percy.
Bunbury smise di osservare un gruppo di maghi e puntò gli occhi da avvoltoio sul ragazzo. - Temo sia lo sposo, Evangeline.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Percy Weasley | Coppie: Audrey/Percy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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- Questa storia fa parte della serie 'Una brezza lieve' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Ma salve!!! Speravo che sarebbe stata un po' più visibile questa storia, ma in fondo ho sbagliato io a non avvertire direttamente chi ce l'aveva tra i preferiti... snifff...
A proposito... Sophonisba!!! Ben trovata! meno male che hai trovato la storia!è bello ritrovare i tuoi commenti! Oltre a qualche elemento stilistico ho modificato un po' il carattere di Audrey: la descrizione iniziale mi sembrava un po' piatta, le ho dato un caratterino un po' più deciso ma è sempre lei!! e sta per tornare alla ribalta Adams!!!!
per i nuovi lettori che ho trovato: salve e grazie per aver messo la storia nei preferiti e nei seguiti. Piccola introduzione per facilitarvi la lettura: Questa è la terza storia che scrivo su Percy Weasley. Le prime due parlavano della sua storia con Penelope Light, la sua morosa Rowlingiana; consultando il sito di JKR, ho scoperto che, alla fine, Percy risultava accoppiato con una certa Audrey, di cui non si sapeva assolutamente nulla, così mi sono divertita ad immaginare la storia...
ok, basta così. Divertitevi e commentate, io scrivo per la gloria!!!



Tra capo e naso



Du-dududu-dudu-duuu…
Du-dududu-dudu-duuu…

Il giro di basso di “Seven Nation Army” le rimbalzava nella testa, mentre emergeva da un sogno non particolarmente gradevole.

Du-dududu-dudu-duuu…
Ricordassi almeno come fa la strofa…
Quel suono però non la disturbava; non che amasse particolarmente i White Stripes, ma piacevano a Ben e questo bastava. No, c’era un suono di sottofondo che, assonnata com’era, non riusciva a distinguere bene.
Vabbè, ci dormirò su un altro po’…

Capì che il suono sgradevole proveniva dalla sveglia quando la sentì suonare per la quarta volta; imprecando si trascinò a fatica verso di essa, cercando di metterla a tacere.

Per chi non lo sapesse, i modelli magici di sveglia sono precisi al millesimo di secondo e dalle forme assolutamente adorabili (quella di Audrey era a forma di pulcino, rotonda e con tanto di piumette e un becco imbronciato che l’aveva fatta impazzire a prima vista); l’unico problema delle sveglie magiche è che finché non ti alzi non la smettono di suonare. E quando ti alzi, per fermarle devi comunque inseguirle in giro per casa.
Un simpatico regalo della signora Bennet per il compleanno della sua unica figlia.

Dopo aver perso un quarto d’ora solo per stanare il pulcino pigolante dall’angolo della cucina dove si era infilato, Audrey finalmente guardò l’orologio e percorse le sue tre fasi di risveglio.
“...” (occhi socchiusi e ragione ritardata)
“…” (occhi spalancati e neuroni connessi, coscienza ancora confusa)
“…ommerlinocom'ètardi!!!!!!!” (ritardataria non più confusa e arzilla come un toro)

Sebbene sua madre si lamentasse spesso per la sua lentezza, quel mattino batté il suo record personale di velocità nel vestirsi e lavarsi. Aveva giusto un quarto d’ora prima di essere considerata ufficialmente in ritardo dal suo capo; non voleva assolutamente fare brutte figure con quello spocchioso, soprattutto per un motivo così insignificante come il tempo.
Mise su un vestito leggero, cercò di togliersi dalla testa “Seven Nation Army”, e mentre con la bacchetta rifaceva il letto tentò di districare la selva incolta dei suoi capelli, che anche se corti sopra le spalle erano piuttosto resistenti alla spazzola.
Alle otto meno un minuto si Smaterializzò dalla cucina… … per ritrovarsi davanti al Ministero, proprio di fronte al capo.
O meglio, sul piede destro del suo capo.

Percy era in piedi dalle sei: si svegliava in modo automatico, come se avesse un orologio interno che gli segnalasse l’ora esatta. Per questo, e per altri motivi, la sveglia morbidosa a forma di orsetto che la signora Weasley gli aveva regalato, e che a Penelope piaceva tanto, era relegata nell’anfratto più nascosto dell’armadio.
Riusciva sempre, in questo modo, ad essere sempre perfettamente pettinato, pulito e vestito per il lavoro, e gli avanzava anche del tempo che usava per annoiarsi dignitosamente.
Guardò l’orologio: erano le otto meno un minuto; l’idea che i suoi nuovi sottoposti erano già lì ad aspettarlo lo fece ghignare.
Bello essere il capo…
Si Smaterializzò elegantemente di fronte al Ministero…
… ritrovandosi col “dolce” peso della sua nuova impiegata non proprio magrissima sul piede destro.

Ops… Adesso il rosso malefico mi uccide qui e subito…
- Lei è in ritardo, signorina - disse invece Percy, senza scomporsi. Esaminò l’abitino che indossava (il primo che la ragazza aveva trovato, e nemmeno troppo ben sistemato) e storse il naso. Merlino, così combinata sembra che si sia svegliata un quarto d’ora fa… Dove andremo a finire?
Sebbene un po’ in imbarazzo, Audrey riuscì a rispondere prontamente. - Non proprio; anzi, direi che sono arrivata insieme a lei.
Percy gonfiò le guance. Non solo si stava controllando al massimo per non urlarle in faccia il dolore all’alluce che, lo sentiva, avrebbe potuto ucciderlo, ma doveva anche sopportare l’ironia di quella ragazzina maleducata!
- Faccia meno la spiritosa ed entri… - borbottò, con una tonalità vagamente minacciosa. Poi, trascinando leggermente il piede quanto bastava per dimostrarle il dolore che gli aveva provocato, si avviò verso l’entrata.
Borioso e antipatico. Adesso fa anche la sceneggiata… Bel lavoro mi sono scelta…

- Ecco il signor Adams - fece Percy, indicando un ragazzo dall’aria intelligente che li aspettava nel dipartimento. - Ora, prima che iniziate a lavorare…
Non gli ha detto nemmeno buongiorno.
- … devo avvisarvi delle poche e semplici regole che vigono nei miei uffici.
Strano che non ci obblighi a prendere appunti. Mi sembra proprio il tipo…
- La prima: sono sempre disponibile per qualunque vostra necessità…
Ma dai? Allora forse non è poi così cattivo…
- … dalle ore nove alle ore nove e trenta in punto.
Come non detto.
- La seconda: se proprio dovete disturbarmi, fatelo solo per cose di importanza straordinaria.
Chissà se posso chiedergli dov’è il bagno? Quello sì che sarebbe di importanza straordinaria…
- La terza: non tollero assolutamente ritardi, perdite di tempo e rivolte intestine - e guardò Audrey. - Il lavoro agli Archivi Magici è molto, e aumenta di continuo, perciò dovrete avere orari rigidi e poche distrazioni, altrimenti dovrete portarvi il lavoro a casa. Le pause le farete quando ve lo dirò io, o dovrete chiedermele. Sono stato chiaro?
- Limpido - rispose Audrey, mentre l’altro ragazzo annuiva. Grandioso… ho bisogno del suo permesso per fare pipì? Ma dove sono finita???
I pensieri di Adams dovevano essere molto simili, perché il suo volto pallido lasciava trasparire un disagio malcelato. - E non fate quelle facce- riprese il capo. - Lavorare al Ministero è un grande onore, nonostante tutto quello che si dice in giro. Buon lavoro.
Ciò detto, sparì nel suo ufficio.

Ho già detto che è antipatico?

Il lavoro all’archivio era duro e noioso. Dovevano controllare tutti i documenti in arrivo e sistemarli nei giusti scomparti. Appena finivano una massa di scartoffie ne arrivava subito un’altra, in genere (Audrey fece una rapida stima) alta il doppio della precedente. Oltre a ciò, ovviamente, dovevano ricontrollare più e più volte i fascicoli, nel caso vi fosse finito un documento sbagliato.
Nonostante ciò, Audrey era rapida e sveglia; lavorare lì non era molto diverso che lavorare nelle biblioteche Babbane, e poteva mettere a frutto tutto quello che aveva imparato fino a pochi mesi prima.
Alla faccia di quel razzista.
L’altro ragazzo (di cui Audrey sapeva solo che di cognome faceva Adams) era altrettanto capace, anche se non particolarmente portato per la conversazione.

Bisogna dire che i pensieri di Audrey rivolti al bagno non erano casuali.
Lei aveva bisogno del bagno come minimo una volta ogni ora.
Era sempre stato così, fin dai tempi di Hogwarts. Non si fermava di fronte alle prese in giro, alle occhiatacce dei professori, nemmeno di fronte alle condizioni igieniche peggiori o a un “orario rigido”. Se le scappava, le scappava.
Fu così che, dopo circa un’ora e mezza che sfogliava fascicoli e cestinava scartoffie, sentì il richiamo della toilette.
Terrorizzata, guardò l’orologio. Le nove e mezza erano passate, l’Ufficio Richieste al Capo era chiuso.
Oddio no, per favore… Non adesso. Non voglio andare dal capo e chiedergli il consenso per fare pipì!
Stoicamente, Audrey strinse i denti e preparò la sua vescica ad una lotta contro se stessa.
Dai… aspetta almeno che il capo ci dia una pausa...
Passò un minuto. Due minuti. Tre.
Durante quei tre, interminabili minuti passati quasi tutti a tamburellare con le dita e a guardare l’orologio, Audrey pensò davvero di non farcela. Ogni secondo era per la sua vescica una quaresima. Per la seconda volta in quella giornata stava battendo un record.
Fu un’occhiata di Adams a farla decidere. Evidentemente quel tamburellare lo disturbava assai.
Basta, ora vado dall’antipatico e glielo chiedo.
Si alzò come una furia, lasciando il già silenzioso Adams senza parole.
Percorse tutto il corridoio cercando di fare in fretta (muovendosi però a disagio; avete presente quando vi scappa proprio tanto e non sapete come muovervi? Ecco…); esitò un paio di secondi prima di bussare, ma ormai la natura l’aveva chiamata e doveva rispondere.
“Per il bene supremo!” pensò, senza un motivo, prima di alzare la mano e bussare.
La porta glielo impedì, aprendosi e arrivandole dritta dritta sul naso.

- Signorina… Signorina, mi risponda!
Mmmm… Che è successo? Dove sono?
- Signorina Bennet, torni tra noi, per favore!
- Cosa…
- Oh, meno male. Prenda.
Sulle prime Audrey non capì dove fosse. Era sdraiata su uno scomodo pavimento di quello che sembrava un corridoio, e una voce preoccupata la chiamava. La voce preoccupata apparteneva a un giovane coi capelli rossi dall’aria familiare che le stava vicino e le porgeva un bicchiere.
- Lei…
- Si tiri su, signorina, non è nulla…
Poi ricordò. Il bagno. La porta. Il dolore pazzesco al naso. Guardò il giovane. Ora capiva perché le sembrava familiare. Era il capo.

Morgana santa, sono svenuta davanti al capo!
Cercò di rialzarsi di fretta, ma le girò la testa.
- Non così, che le viene da vomitare. Resti giù.
Le mani del capo la costrinsero a rimanere per terra. Merlino, che imbarazzo.
Percy aspettò qualche minuto, poi le disse di alzarsi che il peggio era passato.
- Sono mortificato, le ho aperto la porta in faccia, mi dispiace…
Audrey farfugliò qualcosa che somigliava a “non è niente”. - La faccio portare in…
- Sto bene, non si preoccupi. È che ho… il naso un po’ sensibile - tentò di spiegare, pentendosi immediatamente delle sue parole.
Oh Helga, che ho detto… il "naso un po’ sensibile". Aud, sei una deficiente! Adesso ti prenderà per una pazza isterica!
Percy sembrò pensare la stessa cosa, perché rimase visibilmente interdetto.
Ma da quando esistono i nasi "un po’" sensibili?
Per un folle istante, però, la cosa gli sembrò terribilmente comica.
Sul volto serio e preoccupato del capo passò un’ombra, simile a un sorriso. Audrey lo guardò meglio, ma il volto di fronte a lei era impassibile come al solito.
Peccato… Se sorridesse non sarebbe male…
- Comunque, cosa stava venendo a fare nel mio ufficio? - fece Percy, cercando di salvare il salvabile da quella strana situazione.
- Volevo… ehm… ecco… volevo chiederle una pausa…
- Di già?
Ecco, ora mi sbrana… Sì, ho il naso sensibile e la vescica ancora più sensibile, e allora?
- Ehm…
- E perché mai, se posso saperlo?
- Ecco, io… avevo bisogno del bagno e…
- È in fondo a destra, lo si vede anche da qui. Poteva chiederlo anche a Minnie o ad Adams.
Era più duro di comprendonio di quanto pensasse. Audrey inspirò a fondo. - In verità, io stavo venendo a chiederle il permesso…

Percy non rispose nulla, ma l'espressione sul suo viso era abbastanza chiara.
Diceva: "Cos'è che voleva fare questa sciroccata?"
Audrey iniziò a preoccuparsi. Che altro ho detto di sbagliato? Aiuto! Stupida sveglia, oggi dovevo rimanermene a letto…
- Ma, signorina… Non deve mica chiedermi il permesso per fare pipì! - quasi gridò Percy, e l’ombra del sorriso stava tornando minacciosamente sul suo volto.
Audrey alzò il sopracciglio. - Ehm… volevo dire… per andare al bagno… - fece Percy arrossendo per la gaffe e tornando serio.
- Ma se stamattina ha detto…
- Mi sono espresso male. Mi scusi.
Stettero qualche secondo senza parlare. - Ah... Va bene. Allora io vado…
- Sì. Buon lavoro, signorina…
- Anche a lei, capo.
- E mi scusi ancora…
- Non importa, sul serio…
- Ok.
- Ok.
Audrey annuì, poi spiccò una corsa verso la toilette. La sua vescica era arrivata oltre ogni limite.

Percy stava iniziando a chiedersi se avesse fatto bene ad assumere una squinternata come la signorina Bennet.
Tanto per iniziare, non si era nemmeno scusata per il modo in cui gli era planata sul piede, quella mattina (e pensando ciò se lo massaggiò, anche se non gli faceva più male). “Sono arrivata insieme a lei…” Arriva in ritardo il primo giorno di lavoro e fa pure la spiritosa!
Poi inventava cose assurde, come la storia del “naso un po’ sensibile”… Ma che razza di impiegata gli era capitata?
Certo è, che stava quasi per strappargli un sorriso, qualche minuto prima.
Lo aveva colto impreparato, quella situazione al limite del comico.
Ragionò, mettendo da parte una scartoffia. Ormai erano poche le cose che lo facevano ridere sul serio. Non era mai stato un amante delle barzellette né della comicità comune, figuriamoci se poteva farlo ridere un piccolo incidente quotidiano.
Eppure…
Eppure…
Eppure aveva avuto una voglia matta di scoppiare a ridere, quando aveva saputo che la Bennet voleva il suo permesso per andare al bagno.
Merlino… Credevo che fosse scontato che per quello non devono venirmi a chiedere il permesso! Ma sono forse io quello strano?
Dato che alcuni neuroni stavano formulando la risposta “Sì!”, decise di pensare ad altro.
Ecco, pensa ad altro, e non pensare che hai detto "fare pipì" in mezzo al corridoio, e che molto probabilmente questa frase finirà nella bacheca come la più ridicola della settimana…
Sbuffò sonoramente e si rimise gli occhiali. Al lavoro.

E comunque non mi sbagliavo affatto. Ha un profumo di mela meraviglioso…. Oh santo cielo, smettila, sembri un maniaco!

- Adams… Secondo te, il capo è un ossessivo – compulsivo?
Adams guardò Audrey con sguardo incerto, infine le chiese: - Un... che?
- I Babbani definiscono ossessivo – compulsivi i soggetti che hanno particolari manie o fissazioni… Tu che ne pensi? Il capo è uno di loro?
- Uno di chi? Dei Babbani?
- Lascia stare, Adams.

   
 
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