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Autore: ethelincabbages    22/02/2017    2 recensioni
Questa è la storia di quello che sarebbe successo se Harry e Hermione non fossero stati quei retti e leali eroi che noi conosciamo. Questa è la storia di quello che sarebbe potuto succedere in una tenda nascosta nel nulla inglese, una notte di dicembre, tra due ragazzi soli, spaventati e alla ricerca di un po' di calore. Questa è la storia di un errore.
Chi sei, Chris? Chi sei?
Un’incrinatura sul percorso lineare del destino. Sei un pensiero scritto frettolosamente nella stesura di una lettera altrimenti perfetta, una frase sbagliata che hanno cercato con sollecitudine di cancellare, sistemare, riordinare in qualche modo. E non ci sono riusciti.

Avvertimenti: Questa storia contiene una buona dose di drammaticità postmoderna, qualche triangolo amoroso, diversi cliché, personaggi che potrebbero essere considerati Out of Character e personaggi non presenti nella saga originale.
Genere: Angst, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Teddy Lupin | Coppie: Harry/Hermione
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da VII libro alternativo
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Capitolo 24
Giocare alla guerra
Bacchetta, cartella, mantello e tanta pazienza. Harry si curò di raccogliere tutto il necessario prima di correre verso il punto di incontro. Si era addormentato sulla scrivania mentre correggeva i compiti sulle tecniche base di protezione dei ragazzi del secondo anno: mano sotto la guancia e punta della piuma sul naso.
La sera prima aveva tardato alla Testa di Porco in compagnia di Ron e di un paio di calici di Whiskey Incendiario. I due amici avevano bisogno di parlarsi guardandosi negli occhi.
Ron si era impossessato del pugnale di Bellatrix Lestrange con la leggerezza e l’arroganza della sua posizione di capitano del corpo Auror; lo facevano tutti d’altronde, lo aveva fatto anche lui. Quando Hermione lo aveva posto di fronte al proprio errore, aveva fatto finta di non sentire per acquietare il senso di colpa. Sapeva bene quanto fosse stato sciocco e avventato, quella che aveva rubato non era affatto una lama qualsiasi, ma per ammetterlo ad alta voce aveva avuto bisogno di un po’ di tempo in più.
“Le cose stanno cambiando, Harry. E tu sei l’ultima persona con cui dovrei parlarne, ma si sta allontanando. E io non so cosa fare,” gli aveva confessato a fine serata.
Harry non aveva saputo cosa rispondergli. Gli aveva offerto un altro bicchiere e lo aveva visto mentre annegava i suoi sensi di colpa e la sua confusione nel doppio-malto ambrato del Blishen's.
Alla fine si erano ritirati ben oltre l’ora della buonanotte di Lily e Hugo.
E adesso era in ritardo. Responsabile e ligio al dovere. Sempre responsabile e ligio al dovere, vero, professor Potter? Si precipitò, sbagliando un paio di rampe di scale, verso il capanno di Hagrid, il punto d’incontro con i ragazzi del sesto anno era dietro l’orto delle zucche. Sarebbe dovuto arrivare un po’ prima per controllare il perimetro, assicurandosi che non ci fosse qualche bizzarro pericolo per i ragazzi – tipo l’ultimo cucciolo di Hagrid; un Erumpent di neanche tre mesi, presente di Luna da uno dei suoi viaggi in Africa.
Aveva organizzato questo ciclo di lezioni all’aperto per simulare un tipo di duello più vicino alla realtà. La parola chiave era ‘simulare’ non ‘realtà’, non c’era affatto bisogno che i suoi sedicenni fossero costretti ad affrontare un piccolo rinoceronte magico.
Per sua fortuna, quando raggiunse il punto d’incontro il numero di studenti presenti era ancora ridotto, c’era solo Sybil Joyce che chiacchierava con un paio di Tassorosso. Salutò i ragazzi e mormorò un “Goruch site”, uno dei primi incantesimi che insegnavano in Accademia. L’incanto si espanse per un’area di circa duecento metri, senza rimbalzare su alcuna entità magica, era ancora il mezzo più sicuro per dare il cessato allarme. Restava solo un’ultima accortezza: si recò sul lato ovest, in prossimità delle zuccone di Hagrid, dove il territorio di giurisdizione hogwartiana confinava con la Foresta, per lanciare un paio di incantesimi di isolamento. Si fermò giusto in tempo, prima di bloccare due ignari studenti in quella parte di Foresta per un paio di ore, tra gli abeti c’era qualcuno che litigava vigorosamente e Harry non ebbe difficoltà a riconoscere le voci. Chris e Teddy avevano quindi ricominciato a parlarsi? A modo loro, ovviamente.
“-trascinarmi di qua e di là?” A Harry sfuggì la prima parte della frase che Chris stava urlando contro Ted, ma non era difficile da indovinare. Si avvicinò con l’intenzione di riportarli in mezzo alle zucche e ai loro compagni di classe, ma nessuno dei due si accorse della sua presenza. Ted stringeva il polso di Chris e non sembrava avere intenzione di lasciarlo andare nonostante i ripetuti strattoni di lei.
“Dobbiamo parlare,” chiarì Ted, sguardo fisso e mascella serrata.
Adesso dobbiamo parlare?” Nonostante la distanza, Harry ebbe la percezione che Chris alzasse gli occhi al cielo. “E lasciami il braccio!” insisté, convincendo Teddy ad allentare la presa.
Chris strinse le braccia contro il petto, in segno di stizza e sfida. Cosa avevano combinato quei due da essere ridotti a strascinarsi nella Foresta Proibita per poter parlare?
“Questa cosa è ridicola,” iniziò Ted, con un filo di imbarazzo nel tono. Harry avrebbe voluto interromperli, avrebbe dovuto interromperli, ma, come tante altre volte gli era successo, il bisogno di sapere dove quella conversazione sarebbe andata a parare fu più forte, e scelse di non palesarsi. “Passiamo settimane senza parlarci e non mi piace questo tira e molla, quando non ci sei, mi manchi,” continuò Ted, si era avvicinato e stava accarezzando la spalla di Chris cercando di ottenere un po’ di empatia da parte della ragazza, ma lei scelse semplicemente di abbassare lo sguardo e scostarsi. “E poi te ne vai in giro con Damian Blackwood. Sì, questa cosa è assolutamente ridicola,” concluse Teddy, ritornando a usare un tono piccato.
Chris e Blackwood? A Harry parve di aver perso qualche passaggio in tutta quella situazione. Chris e Blackwood non era un pensiero che gli piaceva intrattenere, quel ragazzo era ambiguo, e per Chris non era il momento giusto per sperimentare con i ragazzi. Forse tra un paio di anni. O una ventina.
“Cos-, che fai? Mi spii?” domandò Chris, nuovamente infervorata. Scostò infastidita la ciocca di capelli che il vento le aveva portato sugli occhi e Harry credette di vederla resistere all’impulso di spintonare Ted. “Stai usando la Mappa per tenermi d’occhio. E non provi nemmeno a scusarti?”
“Chris, non mi fido di Blackwood e non dovresti neanche tu.” Su questo, Harry non aveva nulla da obiettare.
“Da quando sono di nuovo fatti tuoi, Ted? Perché da quel che ricordi, non sono stata io ad alzare i tacchi e scappare via dopo ch-,” Chris morse sulla lingua la fine di quel discorso, stringendosi nelle spalle. Harry dovette resistere all’impulso di correre ad abbracciarla. Era arrabbiata, era furiosa con Ted econ buona probabilità anche con il resto del mondo, ma agli occhi di Harry appariva anche tanto piccola e vulnerabile. Poi parve ricomporsi, fissando di nuovo lo guardo su Ted. “Damian è-, lui mi sta aiutando con … una ricerca.”
“Una ricerca? Si dice così adesso?” domandò Ted indignato. Non riusciva a stare fermo un momento: le gambe tremolanti d’anticipazione e fastidio, le mani tra i capelli, nelle tasche, tra i bottoni del mantello. Harry lo vide abbassare il capo e ritirare la mano che sembrava nuovamente voler accarezzare la ragazza. “Chris, sono preoccupato per te. Blackwood è quello che ti chiama sang- in quel modo, per soddisfare la sua curiosità e i suoi giochetti sadici… non vorrei che a furia di giocare col fuoco finissi per rimanere scottata.”
“Oh, Teddy, dici sul serio? Parli proprio tu?” rispose Chris. A Harry non era mai piaciuto prendere parte nelle discussioni tra i due ragazzi. Non che fossero mai state molte prima dell’estate precedente, solo sciocche questioni, piccole gelosie. Adesso invece il tono di Chris sembrava implicare qualcosa di diverso, più profondo; come se quello di cui ora accusava Teddy l’avesse ferita irrimediabilmente. “Sai benissimo che sono già stata bruciata. E non è stato Damian ad accendere il fuoco,” concluse lei, fissando Ted negli occhi. Poi distolse lo sguardo e iniziò a dirigersi verso Hogwarts, e lo vide, “Harry,” disse sorpresa. Aveva gli occhi lucidi.
Harry le si accostò, incapace a trattenersi dallo sfiorarle i capelli. “Cosa succede?”
Chris strinse gli occhi e gli afferrò la mano, con l’intenzione di toglierla da lì. “Nulla. Assolutamente nulla,” gli offrì un mezzo sorriso e lo lasciò indietro, dirigendosi verso la scuola.
Teddy seguì Chris e quando incrociò lo sguardo di Harry si limitò a far spallucce, il viso contratto in un’espressione di rassegnata irritazione.
Tutte le domande che Harry avrebbe dovuto porgergli, tutte le parole di conforto e i tentativi di mediazione, erano scomparsi. “Stiamo per iniziare,” disse semplicemente.
 
*
 
Chris si diresse verso il gruppetto dei suoi compagni di classe che si era formato nei pressi dell’orto delle zucche. Ci mancava solo Harry ora, Harry con i suoi occhi verdi e grandi che volevano spiegazioni. Quali spiegazioni aveva? Nessuna. Teddy è un cretino. E averlo vicino fa male quasi quanto averlo lontano.
“Chrissie, non hai una bella cera. Cosa è successo con Teddy? Avete litigato ancora? Sapevo che non avrei dovuto lasciarti andare, cosa ha fatto? Vuoi che tiri fuori quella cosa che dicevamo? William mi ha detto che un suo cugino una volta ci è riuscito. E non ci servirebbe neppure usare la magia, quindi non violeremmo nessuna regola della scuola. Almeno credo.”
Chris ignorò la cascata di parole di Sybil, preferendo sedersi su una delle zucche di Hagrid più prominenti. Voleva tenere lontano tutto e tutti. Stupido, stupido mondo e stupida gente. Perché volevano entrare nella sua testa e confonderle le idee? E Blackwood con le sue folli idee e la sua nuova gentilezza senza apparente motivo, e Teddy che spariva e poi tornava e poi diventava geloso e protettivo e poi tornava da Blondie, e aveva rovinato l’unica cosa buona che le era accaduta negli ultimi mesi, e la cicatrice sul braccio che bruciava ancora e si muoveva ancora, e la mamma che non c’era e non c’era. E Harry con i suoi grandi occhi verdi e preoccupati e le sue braccia forti. Perché non la stringeva e proteggeva tra quelle sue braccia forti?
“Bene, ragazzi, vedo che ci siamo tutti, possiamo anche iniziare.”
Eccolo, al centro del prato, circondato da Tassorosso e Grifondoro impazienti di tuffarsi in una sfida all’ultimo incantesimo; eccolo, l’eroe per caso, con il sorriso sghembo e gli occhi tristi da orfano, l’uomo sincero e leale, il professore che tutti ammirano, giusto, onesto e divertente.
Sempre così buono, Harry Potter.
“Chris, sei sicura di stare bene? Andiamo in Dormitorio?” sentì appena l’offerta di Sybil. Si limitò a scuotere la testa, dopo l’ennesima discussione con Ted, non era disposta a perdere neanche un secondo di quello scontro. Magari sarebbe anche riuscita a sfogare in parte la rabbia e a dimenticare un po’ di tutto.
 “Allora, due squadre,” iniziò Harry a spiegare, “Grifondoro contro Tassorosso. Vi lascio un’ultima chance per approvare le formazioni miste. No, eh? Io ci ho provato. Avete a disposizione il perimetro che va dal limitare della Foresta alla capanna di Hagrid, al giardino dei Caduti. L’obiettivo è disarmare gli avversari. Potete usare tutti gli incanti e controincanti che abbiamo studiato finora. L’utilizzo di incantesimi non presenti nel vostro percorso studi sarà severamente punito, non fate scherzi. E… che vinca la squadra migliore,” concluse, guardando negli occhi i ragazzi uno per uno, anche Chris alla fine. Stai bene?, le chiese muto muovendo solo le labbra quando le si rivolse, lei scelse semplicemente di annuire, poi lui continuò sempre mimando Fai la brava, facendole l’occhiolino.
Chris non seppe evitare di alzare gli occhi al cielo, ma fu trascinata via da Sybil che la tirava per una spalla, “Perché siamo nascosti dietro una zucca?”
William MacDonald stava cercando di riunire i Grifondoro per fare strategia di squadra, un’idea che in linea di principio non aveva nulla di sbagliato. Peccato che la sua grande tattica vincente fosse: nascondiamoci dietro le zucche e poi pietrifichiamoli tutti.
Chris non avrebbe puntato un centesimo sulla riuscita di quella strategia, ma, ad esser onesti, non stava ponendo molta attenzione alla discussione, tutto quello che riusciva a focalizzare era la testa blu di Ted, che ascoltava il blaterare dei suoi compagni di casa. Pensava davvero di avere qualche diritto di parola su chi o cosa lei volesse frequentare? Pensava davvero di poter uscire ed entrare dalla sua vita come se nulla fosse accaduto? Il suo migliore amico, proprio quando aveva più bisogno di una spalla su cui appoggiarsi, era scappato via. Lei gli aveva aperto il suo cuore e lui era scappato via.
Un luccichio blu colpì il picciolo della zucca dietro di loro, facendo esplodere la polpa e i semi addosso a Elise e Sybil.
“Ouch!” Sybil rispose all’attacco con un Rictumsempra ai danni dell’assalitore.
Presto il prato si colorò di numerosi fiotti di luce variegata. Chris si ritrovò senza accorgersene ad attaccare e proteggersi con un certo compiacimento. Micheal Coleman si era impuntato su di lei, continuava a lanciare fatture inutili che rimbalzavano sullo scudo di protezione che Chris stava mantenendo attivo senza grossi problemi. Era brava in questo tipo di cose. Era semplice duellare con le bacchette, molto più facile che dare di scherma, era quasi naturale. Le serviva solo mantenere la concentrazione. Quando si sarebbe stancato lo avrebbe colpito senza sforzo.
Con la coda dell’occhio, vide Ted che, dopo aver duellato con Susy Sprite avendo facilmente la meglio, si dirigeva a passo svelto verso Harry. Il professore gironzolava con la sua cartellina in mano e osservava con apprensione ogni angolo del campo di battaglia, aveva già recuperato tre bacchette di altrettanti studenti che erano stati disarmati e quindi finiti fuori dai giochi. Ted gli gettò in mano la bacchetta che aveva conquistato a Susy e gli si rivolse quasi urlando, il tono secco e duro: “Adesso, giochiamo a fare la guerra, professor Potter?”
Pensi a mamma e papà, eh, Teddy?
Chris decise di averne avuto abbastanza di Coleman, annullò l’incantesimo di Protezione e disarmò il ragazzo senza che lui avesse tempo di controbattere. “Scusa, Micheal,” disse, per niente dispiaciuta mentre prendeva possesso della sua bacchetta. Micheal Coleman, stabilì Chris, era fin troppo lento di riflessi per essere un buon duellante.
Lanciò la bacchetta di Coleman a Harry, interrompendo di fatto la sua discussione con Ted. Chris si accorse solo in quel momento che Teddy stava per cedere volontariamente la sua bacchetta. Si stava arrendendo.
“Non puoi mollare, Ted,” gli urlò, maturando dentro sé il coraggio di fare quello che, forse, avrebbe voluto fare fin dall’inizio di quella sciocca esercitazione. Magari così avrebbero finalmente scaricato tutte le loro frustrazioni l’uno sull’altra. “Non ancora perlomeno.”
Perché non mostriamo al piccolo Teddy come si fa la guerra?
 “Chris,” Harry avvisò, posando istintivamente braccia e cartellina tra i due ragazzi.
“Chris, non ho nessuna intenzione di duellare con te.” Ted voltò le spalle ad entrambi e fece per andare via, verso il gruppo di ragazzi che ormai ridacchiava a lato del perimetro.
“Scappa Teddy, corri sempre via. È così facile andare via quando c’è qualcosa che non capisci, non è così?” Sempre a correre via, Teddy Lupin. Via dalle proprie azioni, via dalle cose difficili da capire. Anche quel po’ che sapeva del turbinio di pensieri e paure che era il cervello di Chris lo faceva correre via. Era davvero così vile? Non era neanche capace di fermarsi un attimo. “Aguamenti,” gridò Chris.
Il getto d’acqua che fuoriuscì dalla sua bacchetta fu sufficiente per infradiciare sia la cartellina di Harry sia la figura di Ted che si allontanava. Ted si rigirò di scatto verso di lei. Finalmente una reazione. Con una mano scostò i capelli che gli erano finiti sugli occhi e con l’altra stringeva forte la bacchetta, che alla fine non aveva affatto ceduto a Harry.
“Non ho intenzione di duellare con te, Chris!” ripeté. Aveva di nuovo gli occhi scuri. Solo una volta, lo aveva visto trasformare i suoi occhi in quel nero profondo.
Depulso.” Chris rispose con lo Schiantesimo più innocente che conosceva, Ted ribatté deviando l’incantesimo verso un’altra povera zucca. “Davvero non vuoi combattere, Teddy?” chiese lei. Quello sguardo non era di certo dei più pacifici.
Expelliarmus.”
Credeva davvero di farla finita così facilmente? Chris non si lasciò prendere di sorpresa e rinsaldò la presa sulla bacchetta. “Questo è l’incantesimo di Harry, non si fa!”
Ted a quel punto appellò un gruppo di foglie che Hagrid doveva aver raccolto per il suo Erumpent, e gliele oppugnò contro. “Dammi quella bacchetta, Chris!” Un’infinità di foglie puzzolenti le si catapultò addosso, facendola quasi rovinare a terra. Questo non l’aveva previsto.
“Chris, Teddy!” I richiami di Harry si stavano facendo sempre più insistenti, ma Chris decise di ignorarli. Adesso che Ted aveva deciso di ballare, niente l’avrebbe fermata.
 “Questa era bella, Teddy!”
“Chris, fagli vedere cosa sai fare!”
“Accidenti, questi due sono proprio idioti.”
Chris sentì le urla provenire da una parte e dall’altra, probabilmente i ragazzi che ancora erano impegnati a gareggiare erano stati distratti dal loro piccolo battibecco. Il campo di allenamento era diventato più confuso di un giardino infestato da gnomi.
Harry cercò invano di riportare un po’ di ordine, “Ragazzi, tornate alla vostra esercitazione. E voi due, smettetela,” si rivolse ad entrambi, ma Chris sapeva che, così come lei, neanche Ted era pronto ad ascoltarlo.
Si sentì sbalzare all’indietro, Harry aveva lanciato uno scudo di protezione che la divideva e allontanava da Teddy e dalla loro sfida. “Smettetela.”
“Qualsiasi cosa tu abbia deciso di credere, lo sai, devi saperlo che non avrei mai voluto farti del male di proposito,” disse Ted, abbassando il tono e la bacchetta. “Sei la mia migliore amica.”
Quante belle parole sapeva usare Teddy. Quante belle promesse. A Chris però le parole non bastavano più. Gli amici non si comportano come Ted. Gli amici restano anche quando hanno paura. Gli amici parlano e provano a risolvere i problemi. Gli amici si prendono cura l’uno dell’altro. Non a intervalli irregolari. Ma sempre, il più possibile. Gli amici non ti mandano via quando non sanno come capirti. Ci provano, a capirti.
Stringi. Tanto lui non capisce.
Lo scudo che li divideva scomparve non appena Chris rinsaldò la presa sulla bacchetta. Non era la prima volta che riusciva a fare qualcosa che andava oltre le sue capacità, persino oltre quelle che credeva fossero le sue volontà. C’era un Marchio Nero in fieri sul suo braccio, c’era una lista infinita di scelte sbagliate, come diceva Blackwood, e c’era la segreta convinzione di avere qualcosa di diverso lì nella testa, qualcosa che le suggeriva le mosse e la guidava.
“Quale amico ti lascia quando più hai bisogno di lui?”
Non capirà mai.
L’incantesimo Incarceramus partì prima ancora che riuscisse a pronunciare la formula per intero. Le corde si avvolsero rapidamente sul corpo di Ted, sempre più feroci, sempre più strette. Intorno al busto, alle braccia, fino a farlo cadere in ginocchio. Fino a serrargli la gola.
Stringi. Stringi. Non ti merita.
 
*
 
Diffindo!” L’incantesimo di Harry si infranse contro le corde che stringevano il corpo di Teddy, inerme, a terra. “Perché diamine non funziona, Chris?” Chris sentì finalmente la voce di Harry chiamarla, Harry con i suoi occhi grandi, verdi e preoccupati.
Enodo,” mormorò, sciogliendosi in ginocchio sul terreno, insieme alle funi che legavano Teddy.

 

   
 
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