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Autore: Lola1991    25/02/2017    1 recensioni
[...]
« Tornerai da me stanotte? » chiese raggiante, guardandolo negli occhi.
« E tu mi aspetterai? » disse lui, perdendosi nel mare verde dei suoi.
« Io ti aspetterò sempre. »
« E io tornerò sempre da te. »
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A caccia di elfi

Pochi giorni dopo l’incontro ad Erebor con gli elfi silvani, Laswynn dormiva sonni tranquilli nella sua camera, avvolta da un doppio strato di coperte. Nella stanza accanto riposava sua madre, nel grande letto in cui una volta anche suo padre era solito coricarsi.
 
Stava sognando – come sempre – luoghi incantati e verdi prati in cui perdersi, e ripidi dirupi e valli scoscese, quando improvvisamente una presenza vicina la destò da quei pensieri. Aprì gli occhi, e prima ancora di poter mettere a fuoco qualsiasi cosa, una mano forte le premette sulla bocca, intimandole il silenzio.
Terrorizzata, tentò in tutti i modi di divincolarsi e mettere a fuoco l’immagine del suo assalitore, ma quando finalmente ci riuscì, si ritrovò ancora più spaventata di prima.
Era Thorin.
 
Il principe si premette eloquentemente un dito sulla bocca e lasciò libera quella della giovane. Laswynn si mise seduta, ad occhi sgranati, lanciando uno sguardo interrogativo al ragazzo e sperando vivamente che il sonno solitamente pesante della madre fosse tale anche quella notte.
« Che diavolo ci fai tu qui? » sibilò seccata.
« Posso portarti a vedere gli elfi di Bosco Atro » rispose l’altro, con un ghigno.
 
Laswynn non perse nemmeno tempo a chiedere spiegazioni o motivi; con un rapido scatto scese dal letto, appallottolando le coperte sotto le lenzuola, di modo che al buio potessero essere facilmente scambiate per una forma umana. Solo allora si accorse che indossava la tunica corta di lino per la notte, le cui trasparenze certo lasciavano poco all’immaginazione.
Fece segno a Thorin di voltarsi, mentre prendeva i vestiti dalla sedia, indossandoli velocemente.
 
Dal canto suo Thorin era arrossito lievemente, poiché si era accorto dell’indumento notturno della giovane. Le diede il tempo di cambiarsi e si voltò verso il muro, dandole le spalle, mentre il cuore riprendeva gradualmente il suo battito normale.
 
Le parole di Laswynn riguardo alla sua vita monotona e prevedibile  che conduceva a Erebor gli erano risuonate nelle orecchie per giorni, e in nessun modo era riuscito ad allontanare quel pensiero dalla testa.
Doveva fare qualcosa. Doveva dimostrare a sé stesso di essere coraggioso e impavido, proprio come gli eroi che i suoi istitutori insistevano affinché ne studiasse le gesta e le imprese. Ed eccolo lì, nel cuore della notte, insieme a una ragazzina, mentre cercava di eludere la sorveglianza di Erebor per raggiungere un gruppo di elfi arroganti e spocchiosi.
 
Raramente usciva dalla fortezza, se non per accompagnare suo nonno o suo padre o per assistere a riunioni del Consiglio. Tuttavia aveva studiato la struttura della montagna, come parte della sua preparazione, e conosceva meglio di chiunque altro ogni corridoio, ogni scala e ogni possibile uscita verso il mondo esteriore.
Certo, non avrebbe mai pensato di dover utilizzare quelle conoscenze in una situazione del genere, ma sentiva la necessità di doverlo fare…
 
Laswynn si preparò velocemente e si acconciò i capelli sciolti in una lunga treccia. Insieme uscirono dalla camera, cercando in tutti i modi di fare meno rumore possibile. Le torce alle pareti gli consentirono di trovare facilmente la strada e Thorin la percorse con sicurezza.
Ci misero però più del previsto, poiché poco distante dall’uscita laterale era presente una guardia di pattuglia, e dovettero attendere, ben nascosti, che questa se ne andasse, lasciando la zona completamente libera.
 
Premendo con forza, Thorin aprì il passaggio nella parete e tese il braccio per issare Laswynn. Il primo soffio di aria pura e fresca fu un sollievo per entrambi e si sorrisero complici, scendendo velocemente dal lato della montagna.
« E ora? » chiese Laswynn eccitata.
« Prendiamo un pony, le scuderie non sono distanti » rispose Thorin, facendo cenno di seguirlo.
 
Cavalcarono oltrepassando la città di Dale e lasciandosi alle spalle Erebor, l’unico luogo che avessero mai conosciuto in vita loro. Thorin cavalcava con sicurezza e Laswynn sedeva davanti, lasciando che lui avesse il controllo delle briglie, poiché la sua mente era già al mondo degli elfi e all’avventura di quella notte.
Thorin sentiva l’adrenalina scorrere nelle sue vene e fu più volte distratto dal profumo dei capelli di lei, così vicini al suo volto.
Non poté fare a meno di osservarla, sorprendendosi di sé stesso, perché in tutti quegli anni l’aveva vista, certamente, ma quella notte le parve di vederla davvero per la prima volta.
 
Cavalcarono per una buona mezz’ora, fino a quando finalmente scorsero dei fuochi in lontananza, in una radura poco distante.
« Gli elfi si sono riuniti per la festa della luce stellare » spiegò Thorin, rallentando il passo e costeggiando la boscaglia accanto alla radura.
Potevano scorgere, seppure fossero ancora lontani, i begli abiti degli elfi, e udivano chiaramente le melodie che producevano e la musica che alcuni di loro suonavano.
 
Rimasero lì, qualche istante, a cavallo del pony, ad osservare in silenzio quello spettacolo magnifico. Per Thorin era sufficiente osservare gli elfi da lontano e, pur non nutrendo particolari simpatie per loro, rimase comunque affascinato da quello spettacolo; ma Laswynn voleva avvicinarsi a tutti i costi ed osservare meglio che poteva ogni singolo dettaglio e movimento.
« Se costeggiamo il bosco non ci vedranno, avviciniamoci un po’ di più… » propose speranzosa.
« Assolutamente no. Siamo arrivati fino a qui, li abbiamo visti. Faremmo meglio a tornare subito a Erebor prima che sia l’alba e che qualcuno si accorga dei nostri letti vuoti » sentenziò lui contrariato, tirando le redini in senso contrario.
 
Prima che il pony potesse cominciare l’andatura, tuttavia, la ragazza era già scivolata agile dal lato destro e si stava avvicinando furtiva agli alberi del bosco, lo sguardo fisso al gruppo di elfi.
Thorin si maledisse per aver avuto quell’idea idiota e per aver coinvolto una nana così stupida. Per un momento fu indeciso se lasciarla sola e ritornare di corsa a Erebor. Gli venne però in mente, improvvisamente, la frase che anni prima sua madre aveva pronunciato quando gli aveva cacciato tra la braccia Laswynn appena nata.
" … sarà anche tua responsabilità occuparti di lei, quando crescerà! "
 
Lasciò il pony vicino ad un grosso abete e seguì la giovane, che oramai distanziava davvero di poco il gruppo di elfi e che, certamente, si sarebbe fatta scoprire. Laswynn si stava arrampicando in cima ad un albero per osservare meglio la scena e Thorin non ci pensò nemmeno a seguirla. Cercò piuttosto di attirare la sua attenzione e con gesti evidenti le intimò di scendere immediatamente.
Laswynn sembrò non farci assolutamente caso, e raggiunto un ramo abbastanza forte per reggere il suo peso, osservava estasiata quella festa sontuosa e i fulgidi capelli degli elfi che risplendevano intorno al fuoco. Molti avevano con sé strumenti dorati e suonavano dolcissime melodie e canzoni.
 
Non si accorse subito, concentrata com’era, di un giovanissimo elfo biondo che, alzandosi in piedi, aveva voltato le spalle al gruppo e si stava avvicinando pericolosamente all’albero su cui stava Laswynn. Thorin se ne accorse immediatamente; sapeva fin troppo bene che la vista degli elfi, anche di quelli più giovani, era formidabile anche al buio. Con un salto veloce, afferrò il piede della giovane e riuscì a farla scendere, seppur in modo brusco. Laswynn intravide l’elfo che si avvicinava e capì, assecondando i movimenti del principe. Corsero velocemente verso il pony e fuggirono nella notte, troppo ansanti per parlare, e preoccupati che quel giovane elfo avesse fatto rapporto su quello che aveva visto.
Thorin era furibondo con sé stesso e soprattutto con Laswynn, la cui curiosità poteva averli spinti in un grosso guaio.
 
Arrivarono alle pendici di Erebor che ancora non albeggiava; lasciarono il pony nel recinto, percorsero a rotta di cuffia il lato della montagna fino al passaggio laterale. Thorin entrò per primo, e prese Laswynn per i fianchi mentre questa scendeva a sua volta, richiudendo la porta dietro di sé. Affrettarono il passo e passarono il primo corridoio, e poi un altro ancora.
Subito dopo la terza curva, però, trovarono il passaggio sbarrato da una figura massiccia, stagliata contro l’oscurità.
« Scappatina notturna, stanotte? »
 
Thráin li stava guardando furibondo.
   
 
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