Capitolo
18: Provare a rialzarsi
Sabato 2 Gennaio
Mathieu Leroy era
seduto sui gradini gelati davanti all’ingresso, gli occhi
fissi sul viale di
ghiaia, quasi in attesa.
Teneva i gomiti
appoggiati sulle gambe e la mani coperte dai guanti intrecciate tra di
loro, la
schiena piegata leggermente in avanti.
Faceva piuttosto
freddo, molto più rispetto a Beauxbatons… moriva
dalla voglia di andare dentro
e fare merenda con una tazza extra large di cioccolata calda, ma si era
ripromesso di aspettarla fuori e così avrebbe fatto.
Le labbra del
ragazzo si incurvarono istintivamente in un sorriso quando scorse la
figura
assolutamente inconfondibile di Camila, i capelli tinti ancora come al
Ballo.
Non indossava la divisa, e Mathieu si rese conto di non averla quasi
mai vista
senza… forse solo al primo giorno, ma all’ora non
ci aveva fatto pii molto
caso.
Camila era…
beh,
colorata. Una vera e propria esplosione di colori che esprimeva quel
carattere
spumeggiante, particolare che forse le riusciva difficile manifestare
appieno.
Quello che le sue parole non dicevano, lo facevano i suoi vestiti e i
suoi
capelli.
“Mat!
Ciao!”
Camila sorrise a
sua volta mentre il francese si alzava per andarle incontro,
sorridendole
mentre infilava le mani nelle tasche del cappotto blu… ma
dovette tirarle fuori
per forza quando Camila gli trotterellò incontro e quasi gli
planò in braccio,
ricambiando la stretta.
“Buon
compleanno
ancora… mi dispiace di non esserci stata. Ma sono tornata in
anticipo, così nel
weekend potrò romperti le scatole.”
L’americana
sfoggiò un sorriso allegro e Mathieu sospirò,
sfoggiando un’espressione quasi
sofferta:
“Che
strazio. Devo
passare i prossimi due giorni a sopportarti.”
“Si, mi
spiace.
Dai, aiutami con le valige!”
“Ma sbaglio
o non
avevi COSI’ tanta roba quando sei partita?”
Mathieu
inarcò un sopracciglio,
scoccando un’occhiata quasi perplessa ai bagagli
dell’amica… c’era una borsa in
più in effetti, che Camila prese sorridendo:
“Può
essere. Io
porto sempre un mucchio di regali, cosa pensavi? E buon anno, comunque!
Dai,
andiamo dentro, ho freddo.”
“Buon anno
anche a
te. Io ho fame, comunque… portiamo la tua roba al Dormitorio
e poi andiamo a
fare merenda.”
*
Era
tornata, quindi.
Phoebe
era in piedi accanto alla finestra della camera di Faye, smettendo per
un
attimo di ascoltarla.
Osservò
sua sorella sorridere e abbracciare Mathieu prima di prenderlo
sottobraccio e
avvicinarsi insieme a lui alla porta d’ingresso della scuola.
Non
l’aveva più vista dalla Vigilia di Natale, in
effetti: Camila era partita prima
di pranzo e aveva passato circa mezza giornata con il padre prima di
andare in
America e passare Natale e Capodanno con la famiglia della madre. Lei
invece
era stata via solo il 25, ma ne avrebbe fatto volentieri a
meno… suo padre però
insisteva sempre, voleva che ci fosse alla cena che organizzava sempre.
Forse
più per usarla come bambolina da sfoggiare che per altro, in
effetti…
Lei
e il padre non avevano parlato di Camila, ma si chiese come avessero
passato
LORO il tempo insieme. Si era resa conto di non averli praticamente mai
visti
insieme, chissà come sarebbe stato il loro rapporto.
Forse
un po’ distaccato, visto che conoscendo suo padre era
difficile che accettasse
completamente l’aspetto e il carattere un po’
stravagante della figlia.
“Phoebs?
Cosa stai guardando?”
“Niente.”
La
voce di Faye la riportò improvvisamente alla
realtà, voltandosi verso l’amica e
facendo un passo indietro al contempo, allontanandosi leggermente dalla
finestra.
Faye
inarcò un sopracciglio, come a volerle chiedere che cosa
avesse… era tutto già
abbastanza complicato, senza che anche lei cominciasse a fare
l’evasiva.
“C’è
qualcosa che non va?”
“No.
Ho solo visto Camila, stavo pensando a come avrà passato le
vacanze, tutto qui.
Continua, ti ascolto.”
Faye
esitò ma decise di ascoltarla, riprendendo a parlare mentre
l’amica prendeva
nuovamente posto davanti a lei, sulla poltroncina color polvere.
“Ok…
Mi chiedevo solo se a te ha detto qualcosa.”
“No.
In effetti l’ho vista appena da quando sono
tornata… a volte non è nemmeno in
camera sua. Ma non riesco mai a trovarla, quando sparisce.”
“Mio
cugino ha detto di averla vista nel Dormitorio maschile un paio di
volte… forse
va in camera di Al.”
Phoebe
sbuffò debolmente, ricordando quando era tornata a scuola,
il 26: era subito
andata a cercare Isabelle per vedere come stesse, e quando non
l’aveva trovata
in camera sua le era quasi preso il panico seduta stante… e
trovare la finestra
aperta non aveva certo contribuito.
Quando
era andata a cercare Bas, lui si era limitato a guidarla verso la
camera di
Alastair… e quando il ragazzo aveva aperto la porta Phoebe
aveva visto la sua
migliore amica seduta sul letto ormai senza coperte, accucciata sul
materasso
candido e lo sguardo fisso sul muro.
“Belle…”
“Oh, ciao
Bibi. Passato un
bel Natale?”
Il
tono piatto, il volto inespressivo… pura apatia. Si era
voltata verso Bas e lui
si era limitato a scuotere debolmente il capo prima che la ragazza si
avvicinasse all’amica, chiedendole di tornare in camera sua.
E
magari di togliersi finalmente quel vestito bianco.
“Sono…
preoccupata anche io. Insomma, Alastair diceva che era diversa
quest’anno, e
aveva ragione. Ma se la vedesse ora… la guardo e non la vedo
neanche. E sembra
che nemmeno lei ci veda.”
“Lo
so, Bas dice che a Natale l’ha incrociata in corridoio e
sembrava quasi in
trance… dici che le passerà? Vorrei starle
vicino, davvero, ma non me lo
permette. Non lo permette a nessuno.”
“Hamilton
voleva parlarle stamattina… spero solo che si presenti nel
suo ufficio e la
smetta di giocare a nascondino. Per il suo bene.”
Phoebe
si voltò di nuovo verso la finestra, ripensando alla notte
del Ballo, quando
aveva visto Isabelle insieme a Jude e al copro di Alastair.
Probabilmente non
avrebbe mai scordato quell’immagine.
Jude
aveva sostenuto di aver trovato il corpo fuori dalla porta. E lei aveva
confermato la sua teoria. Non aveva ancora capito del tutto
perché lo stesse
facendo, perché stesse aiutando Isabelle…
Ma
si parlava pur sempre di Jude Verräter. Probabilmente avrebbe
richiesto
qualcosa in cambio.
*
Si chiuse la porta
alle
spalle e si avvicinò al suo letto, lasciandocisi cadere
sopra.
Era appena stata da
Hamilton…
e non era stato né facile, né piacevole.
“Isabelle…
so che stai passando
un brutto momento, per questo abbiamo aspettato per parlare con te. Ma
vorremmo
chiederti se Alastair ti era sembrato strano, quella sera. Era
preoccupato?”
Si era dovuta
trattenere affinché
una risata nervosa non la scuotesse.
Oh, no. Era stata lei
quella
strana. Lei quella preoccupata, ma ovviamente non dovevano o potevano
saperlo.
“No. Era
come sempre…
tranquillo.”
“Quando
l’hai visto l’ultima
volta?”
Era morto, appeso a
testa in
giù nel Padiglione.
Ma ovviamente non
poteva dire
nemmeno quello, non dopo il teatro che aveva costruito Jude.
“Quando ci
hanno fotografati
insieme… poi io sono tornata nella Sala delle feste. E non
l’ho più visto da
quel momento.”
Continuava
a torturarsi le mani quasi in un tic nervoso, e tremava leggermente.
Era scossa
dai tremori da giorni, ma si rifiutava di andare in Infermeria e di
prendere
qualcosa…. Phoebe insisteva perché prendesse
qualcosa per dormire, ma lei non
voleva dormire.
Non
faceva altro che vederlo quando chiudevo gli occhi.
Non
aveva più ricevuto visite o biglietti, non dà
dopo il Ballo… ma anche lei aveva
smesso di fare qualunque cosa. Non ci provava, non ci pensava, non
cercava
neanche. Tutti i suoi pensieri erano rivolti al suo migliore amico e a
quanto
si sentisse in colpa… anche se c’era anche una
buona dose di rabbia che, lo
sapeva, sarebbe straripata nel momento in cui avrebbe avuto davanti chi
glie
l’aveva portato via.
Isabelle
guardò i disegni abbandonati sulla scrivania, i fogli che
non toccava da
giorni… amava disegnare da sempre, ma non aveva voglia di
farlo. Non sapeva
nemmeno cosa rappresentare, l’unica immagine che aveva in
testa era Alastair.
Si
alzò lentamente e si avvicinò alla scrivania,
raccogliendo i fogli che raffiguravano
Jackson, la Cappella e tutti quelli che aveva fatto
nell’ultimo periodo.
Li
staccò con un gesto secco e brusco dall’album e
poi aprì la finestra con quelli
in mano, saltando fuori dalla sua camera come aveva fatto milioni di
volte…
solo che non l’avrebbe più fatto per andare da
Alastair, purtroppo lo sapeva.
E
faceva un po’ male, anche se non osava ammetterlo.
*
“Ehy…
Come è
andata?”
Faye sorrise,
facendo cenno a Sebastian di sedersi accanto a lei, su uno dei
divanetti in
Sala Comune.
Il ragazzo si
strinse nelle spalle prima di avvicinarsi alla cugina, posando gli
occhi sul
camino acceso che illuminava leggermente l’ampia stanza
circolare.
“Niente di
rilevante. Ho detto la verità, e non hanno insistito
oltre… penso abbiano
capito che io non ne so niente.”
“E la cosa
non ti
piace.”
No, Faye aveva
ragione. Non gli piaceva proprio per niente… Aveva parlato
con Jude, era sicuro
che ci fosse qualcos’altro sotto, che Isabelle fosse
più coinvolta di quanto
non avessero sostenuto lui e Phoebe.
Non poteva essere
rimasta tanto sconvolta solo per la notizia della morte di
Al… doveva aver
visto qualcosa di più, il suo profondo stato di shock
l’aveva colpito
parecchio. E qualcosa gli diceva che non stava ancora poi molto bene.
“No, non mi
piace.
Era il mio migliore amico, non sopporto di non saperne
niente… e anche per Jax.
Insomma, ora non possono più dire che era stato Etienne
Lacroix, no? Vorrei
solo che Belle mi parlasse.”
Il tono cupo del
cugino fece sorridere leggermente la ragazza, che appoggiò
la testa sulla sua
spalla prima di parlare:
“Lo
so… Lo
farà, vedrai. Non parla nemmeno con me e
Phoebe, diamole tempo. E’ molto orgogliosa e riservata, non
è tipo da andarsene
in giro e fare la povera martire in modo plateale. Si tiene sempre
tutto
dentro. Tu invece cuginetto, come stai?”
Sebastian non
rispose, limitandosi ad osservare il fuoco prima di appoggiare a sua
volta il
capo contro quello della cugina, parlando a bassa voce e con tono
piatto:
“Non lo so.
Sai,
devo ancora realizzare appieno che se n’è andato.
Sono convinto di vederlo
entrare da un momento all’altro, come se fosse solo tornato a
casa per le
vacanze.”
“E’
strano,
pensare di non vederlo più. So che è difficile
per te, hai perso sia Jackson
che Alastair… ma guarda il lato positivo, hai sempre la tua
splendida cugina!”
“Ora
sì che sono
sollevato…”
“Ma
piantala, so
che mi vuoi tremendamente bene! Sono la tua famiglia, non negarlo. E
sappi che
tutta la scuola è sconvolta, da dopo al Ballo…
sia per Al, sia perché non ti
hanno più visto insieme a nessuna ragazza.”
Sebastian
sbuffò,
roteando gli occhi mentre Faye invece sorrideva, guardandolo con
sincero
affetto, come a volergli dire a modo suo che era quasi fiera di lui.
“Ho ben
altro a
cui pensare, adesso.”
“Lo
immagino. E
poi sei impegnato a sprizzare cuoricini da tutte le parti per una certa
persona…”
“Ti ho detto
di
finirla Faye Cassel, altrimenti ti… defenestro!”
“Provaci e
ti
atterro in un attimo, Ryle.”
*
Isabelle
respirò
profondamente prima di mettersi in piedi sul cornicione, tenendo i
disegni
stretti in mano.
Abbassò lo
sguardo
sui fogli, osservandoli per un attimo prima di puntare di nuovo gli
occhi sulla
tenuta davanti a lei.
Faceva piuttosto
freddo, moriva dalla voglia di tornare dentro…
così decise di non indugiare e
di fare in fretta, strappando i fogli che teneva in mano con movimento
secchi e
decisi.
Deglutì,
mentre
l’aria fredda le muoveva i capelli castani intorno al viso e
guardava i suoi
disegni diventare solo frammenti di carta spessa.
Era stata su
quella parte del tetto decine di volte… circa due settimane
prima lei e
Alastair avevano discusso proprio lì.
Isabelle
esitò, ma
poi allungò le mani che stringevano i pezzi di carta e
lentamente allentò la
presa, lasciando che le scivolassero dalle dita.
Riportò
lentamente
le braccia distese lungo i fianchi e sospirò mentre guardava
i frammenti di
carta disperdersi prima di lanciare un’occhiata proprio sotto
di lei.
Una sensazione di
vertigini la colpì alla testa, facendogliela girare
leggermente e portandola a
fare un passo indietro, scivolando dal cornicione.
Isabelle
rabbrividì, incrociando le braccia al petto prima di fare un
altro passo
indietro e allontanarsi ancora di più dal cornicione.
Perché?
Si sfiorò
una
guancia con le dite, quasi sperando di non essersi accorta di aver
iniziato a
piangere.
Ma niente.
Perché non
piangeva?
Non aveva ancora
piato da quando Al era morto… e non l’aiutava
nemmeno un po’, la faceva sentire
solo ancora più in colpa.
Aveva sperato che
liberandosi di quei disegni avrebbe provato, sentito
qualcosa… e invece ancora
niente.
Che cos’ho
che non va?
*
“Phoebe?”
Phoebe Selwyn si
fermò sentendosi chiamare, voltandosi e accigliandosi
leggermente quando vide
Camila che le si stava avvicinando, sorridendole:
“Ciao…
sei tornata
prima.”
“Sì,
mi piace
passare qualche giorno a scuola quando non c’è
nessuno. Come sta… Isabelle, la
tua amica, come sta?”
Phoebe
esitò, non
sapendo davvero cosa dire. La realtà era che non lo sapeva
bene nemmeno lei…
“Non
benissimo.
Ultimamente è un po’…
fragile.”
Camila
annuì,
guardandola come se fosse sinceramente dispiaciuta… ma poi
gli occhi della
ragazza si spostarono dal viso della sorella e l’americana
sorrise nel vedere
qualcosa appeso al collo di Phoebe:
“Mi fa
piacere
vedere che l’hai messa!”
“Cosa? Oh,
sì… mi
piacciono i delfini.”
Phoebe si strinse
nelle spalle, sfiorando con un dito il ciondolo a forma di delfino che
le aveva
regalato Camila qualche giorno prima, appena prima di partire.
L’americana
le
rivolse un sorriso allegro, annuendo come se lo sapesse già:
“Sì,
so che ti
piace molto l’acqua, nuotare… Beh, vado a salutare
Frankie. Ci vediamo!”
Camila
superò la
sorella con un ultimo sorriso, affrettandosi lungo il corridoio mentre
Phoebe
si accigliava leggermente, pensando alle parole della ragazza: in
effetti amava
nuotare, era probabilmente l’unico sport che le piaceva
davvero… ma di sicuro
non ne aveva mai parlato con la sorellastra, quindi Camila doveva
averlo
chiesto a qualcuno… al padre, magari.
“Camila?”
“Mh?” L’americana
si fermò e si voltò,
osservandola con lieve curiosità mentre Phoebe esitava prima
di inclinare le labbra
in un lievissimo sorriso:
“…
buon anno
nuovo.”
Camila
esitò come
se fosse sicura di non aver sentito bene… ma dopo un attimo
sorrise di nuovo,
annuendo con la sua solita aria allegra prima di girare sui tacchi e
andarsene:
“Grazie,
anche a
te!”
*
Jude era seduto
alla sua scrivania, osservando pigramente il cielo ormai grigio.
Mai le vacanze
erano state così statiche… la scuola si era
praticamente svuotata, non aveva
niente da fare, nessuno da importunare. Forse, se Alastair Shafiq non
fosse
morto, si sarebbe divertito a tormentare Isabelle.
Ma nemmeno lui era
sadico a tal punto, dopotutto.
Non l’aveva
più
vista da Natale, in effetti. O meglio, l’aveva vista ogni
tanto in Sala da
Pranzo o di sfuggita in un corridoio, ma per la maggior parte del tempo
era
chiusa in camera sua.
Avrebbe voluto
fare una chiacchierata con lei per, finalmente, poterci capire dio
più in tutta
quella storia… ma forse lei lo sapeva, e proprio per questo
lo evitava.
Stava quasi pensando
di andare a fare una passeggiata per occupare il tempo quando per poco
non fece
un salto sulla sedia.
Forse perse un
anno di vita, ma tirò un sospiro di sollievo nel vedere la
figura voltarsi
dritta verso di lui… aveva preso un infarto quando qualcuno
era piombato dal
nulla davanti alla sua finestra, ma nel rendersi conto che era proprio
Isabelle
si rilassò leggermente.
I due si
guardarono per un istante prima che Jude allungasse la mano per aprire
la finestra,
pensando che la ragazza volesse parlargli… magari proprio a
proposito di
Alastair.
Lei invece si
limitò a rivolgergli un debole, tetro sorriso mentre alzava
una mano, muovendo
appena le dita in un lieve cenno di saluto prima di sparire, voltandosi
e
saltando sula cornice della finestra successiva.
Non avrebbe mai
capito come facesse a muoversi sui tetti in quel modo, doveva dargliene
atto.
Jude aprì
la
finestra, sporgendosi e cercandola con lo sguardo prima di chiamarla,
chiedendosi che accidenti fosse andata a fare sui tetti… non
poteva essere
andata da Alastair, la sua camera era prima della sua dopotutto.
Isabelle
però era
già sparita e sbuffando Jude si ritrasse, chiudendo la
finestra.
Era brava a
nascondersi, doveva ammetterlo. Ma prima o poi l’avrebbero
fatta, quella
chiacchierata, poteva giurarci.
*
Mercoledì 6
Gennaio
Francisca
Lothbrock aprì il suo baule, guardandone il contenuto con
espressione torva:
non aveva nessuna voglia di rimettere tutto a posto.
La ragazza
tirò
fuori prese la bacchetta e con un lieve movimento indirizzò
tutti i vestiti di
nuovo dentro l’armadio, limitandosi a sistemare il pigiama
sotto al cuscino.
Si lasciò
cadere
sul letto, non sapendo cosa provare per essere tornata a scuola.
Di sicuro stare un
po’ con sua madre e lontana da tutte le voci, le idee, le
morti le aveva fatto
bene.
Era stata felice
di rivederla e poter stare di nuovo con lei, ma la donna si era accorta
di
quanto fosse stata un po’ distante la figlia, specialmente
negli ultimi giorni.
Continuava a
pensare ai suoi amici, a come stessero, a come andassero le cose a
scuola.
Pensava ad Alastair, a come stessero i suoi amici. Pensava a come si
era
sentita lei quando era morta Alexa.
C’era anche
qualcos’altro a cui aveva pensato parecchio, ma aveva
continuato a rimandare
per tutte le vacanze… e ora erano finite, avrebbe dovuto
affrontarlo.
Non era certa che
ci sarebbe riuscita, conoscendosi era sicura che sarebbe diventata
bordeaux o
sarebbe inciampata da qualche parte.
Fece per
nascondere la faccia nel cuscino quando la porta si
spalancò… e voltandosi,
temette davvero che si trattasse di Adrianus Stebbins. Sorrise con
sollievo nel
trovarsi davanti Camila, che cacciò un urletto prima di
saltellarle incontro e
abbracciarla:
“Frankie! Mi
sei
mancata… come stai? E’ bello vederti, senza di te
gli ultimi giorni qui sono
stati strani. Però è stato anche divertente, io e
Mathieu siamo andati in
esplorazione.”
L’americana
sorrise mentre sedeva accanto a lei, e Frankie si trattenne dal
raccomandarle
di strane attenta e di non ficcanasare troppo… alla Cimmeria
non finiva mai
bene quando lo si faceva.
Si costrinse
però
a sorriderle di rimando prima di parlare, stringendosi nelle spalle:
“Tutto
bene… è
stata una buona idea allontanarmi da qui per un po’. Come
vanno le cose?”
“E’
tutto un po’
un casino… credo che il Consiglio stia litigando di brutto
con Hamilton, ho
visto più una volta qualche sconosciuto aggirarsi nei
corridoi, quindi penso
che si siano riuniti un paio di volte di recente. Continuano a voler
parlare
con Jude Verräter, ma si limita a ripetere sempre le stesse
cose… ah, e poi c’è
Isabelle Van Acker. Sembra che non c’entri o ne sappia nulla,
ma non so quanto
ci credano.”
“Come sta
Isabelle?”
“Non saprei.
Non
la si è vista spesso in giro, durante le vacanze. Sai, Steb
ti ha preceduto di
un’ora, dopo vorrai andarlo a salutare, immagino.”
Camila
sfoggiò un
sorriso, quasi sperando che lei e Adrianus riuscissero a ripotare un
po’ di
colore tra quelle mura ultimamente tanto cupe e tetre… ma
l’espressione che
sfoggiò Frankie le fece cambiare idea, portando a sgranare
gli occhi:
“Che
cos’è questa
faccia? Che succede?”
“Niente…”
“Frankie.
C’è
qualcosa che non so, per caso?”
Francisca
sbuffò
leggermente, alzandosi dal letto per sedersi sulla sedia davanti alla
scrivania, osservando il cielo già piuttosto scuro, anche se
non erano neanche
le 17.
Camila non disse
niente, limitandosi a guardare l’amica con l’aria
di una che è in attesa di una
risposta… e alla fine Francisca, sapendo che prima o poi
avrebbe comunque
dovuto dirglielo, parlò con un filo di voce, con un tono
vagamente pensieroso:
“In
effetti… Mi ha
baciata, al Ballo.”
“CHE? E me
lo dici
ORA? Finalmente una buona notizia, qui è tutto un
mortorio!”
Camila sorrise con
aria allegra, ma tornò seria e vagamente accigliata quando
non vide Francisca
imitarla: perché non stava saltellando per la camera insieme
a lei?
C’era
qualcosa che
non tornava, evidentemente.
“Frankie?
Dovresti
essere felice! Cosa c’è?”
“Beh,
ecco…”
*
Un quarto
d’ora dopo
“FRANKIE,
MUOVITI!”
“No, non
voglio!
Cami, spostati!”
“Un cavolo. FILA!”
Mathieu
inarcò un
sopracciglio mentre Camila sollevava un braccio, indicando chiaramente
la
Biblioteca dove avevano visto entrare un certo ragazzo giusto poco
prima.
Il francese si
chiese quando la sua dolce amica fosse diventata una specie di generale
tedesco
mentre Frankie provava a scappare e una quarta figura si univa al
gruppo,
spuntando da dietro un arazzo con un’aria accigliata:
“Che
succede?”
“Frankie ha
paura di andare a parlare con
Adrianus.”
“Perché?”
“Si sono
baciati e ha paura ad affrontarlo. Frankie, prima o poi
ci dovrai parlare,
diamine! Vai!”
Camila
sbuffò,
cercando di spingere la ragazza verso la porta della Biblioteca mentre
Jude
sgranava gli occhi con sincera sorpresa, voltandosi verso Mathieu che
seguiva
la scena con le mani in tasca e l’aria vagamente esasperata:
“Ma
quand’è che si
sono baciati?”
“Al
Ballo.”
“Davvero? E io lo
scopro solo ora? Con la morte di Shafiq mi sono perso
tutte le novità del nuovo
anno... Perché io non ne sapevo niente?”
“Perdonami
Jude,
la prossima volta appenderò un avviso davanti alla tua
porta, così sarai il
primo a saperlo… Ma non avete un’altra ragazza da
importunare?”
“In effetti,
sì.
Qualcuno di voi ha per
caso visto Van Acker?”
*
Un lieve colpo di
tosse lo fece voltare, distogliendo lo sguardo dal libro che teneva in
mano.
Un sorriso
spontaneo incurvò le labbra di Adrianus Stebbins quando si
ritrovò davanti a
Francisca Lothbrock, che ricambiò con lieve nervosismo
mentre era ferma a
qualche metro di distanza, apparentemente restia ad avvicinarsi.
Non si erano
più
visti da dopo il Ballo, in effetti… ma al contrario della
ragazza l’ex
Corvonero lasciò il libro sul tavolo e le si
avvicinò senza smettere di
sorridere:
“Frankie,
ciao… mi
sei mancata.”
Senza esitare lui
l’abbracciò, mentre la ragazza mormorava che anche
lui le era mancato e
diventava, manco a dirlo, di una lieve tonalità di rosso.
“C’è
qualcosa che
non va? Mi spiace di non averti scritto molto durante le vacanze, ma
avevo bisogno
di… riflettere.”
Il ragazzo si
staccò nel notare quanto Frankie fosse insolitamente
silenziosa e anche un po’
rigida, osservandola con lieve curiosità mentre la ragazza
si torturava
nervosamente le mani, guardandosi i piedi.
“No, va
tutto
bene.”
“Frankie,
andiamo.
Che cosa c’è?”
Francisca
esitò e
Adrianus fece per tornare al tavolo per riprendere il libro mentre
aspettava
che parlasse, sentendo la sua voce come affrettata e nervosa, come se
non
vedesse l’ora di pronunciare quella determinata frase:
“Beh,
ecco… Ci ho
pensato e volevo dirti che quando mi hai… beh, quando
è successo eri ovviamente
sconvolto, forse poco lucido. Quindi se ti sei pentito o per te non
è
significato niente non è un problema, davvero, lo
capisco.”
Frankie
tirò quasi
un sospiro di sollievo per aver finalmente detto quelle parole ad alta
voce,
certa che si sarebbe sentita sollevata… ma quando Adrianus
si voltò verso di lei
e la guardò come se fosse una pazza cambiò idea,
desiderando solo di sprofondare
nel pavimento:
“Come
scusa?”
“Beh,
insomma…
capisco se hai agito solo d’impulso e vuoi fare finta di
nient-“
“Oh, per
l’amor
del cielo. Ma come ti vengono certe idee, me lo spieghi?”
Adrianus
sbuffò e
le si avvicinò quasi a passo di marcia, osservandola con una
punta di
irritazione.
Francisca fece per
replicare ma si zittì quando il ragazzo la prese per i
fianchi, incollandosela
al petto e chinandosi per baciarla quasi avidamente, in modo molto
diverso
rispetto a quando l’aveva fatto la prima volta.
Quando si
staccarono lui le sorrise, sollevando un sopracciglio mentre continuava
a
tenerla stretta tra le sue braccia, con le mani di Frankie sulle sue
spalle:
“Ti basta?
Hai
finito di dire cretinate?”
“Io non dico
cretinate, poteva anche essere che quando mi avevi baciata non eri del
tutto
lucido e non avresti voluto farlo sul serio.”
“Oh, per
favore,
vieni qui... mia piccola, adorabile, sciocca Frankie.”
Francisca fece di
nuovo per replicare, ma quando le labbra di Adrianus le baciarono una
guancia
prima di mormorarle che aveva voluto baciarla per tutte le vacanze
mandò definitivamente
la parola a quel paese, limitandosi a sorridergli con, finalmente,
sincera
gioia e incrudeltà insieme.
Poteva quasi
sentire la risata, l’appaluso divertito, poteva vedere il
sorriso di Alexandrine
e sentire la sua voce dirle “beh, io l’avevo
detto”.
*
Il giorno dopo
sarebbero ricominciate le lezioni… e ci sarebbe stato anche
il primo incontro
della Night School da dopo il Ballo.
Non era
nervoso…
ma si sentiva strano. Come sarebbe stato andarci senza Alastair?
Sebastian Ryle
sospirò mentre camminava sull’erba, diretto al
lago. Per farlo avevano deciso
di aspettare che tornassero tutti… e anche quel momento era
arrivato.
Teneva la sua
candela ancora spenta stretta in mano mentre scorgeva diverse figure
ferme
sulla riva, ma era troppo buio per poterle identificare per bene.
Isabelle sarebbe
andata? Non aveva avuto modo di chiederglielo, ma era sicuro che ci
sarebbe
stata. O almeno lo sperava, era giusto così
d’altronde.
Avvicinandosi
scorse sua cugina che parlava con Phoebe, e c’era anche
Adrianus poco distante,
che teneva un braccio intorno alle spalle di Francisca.
Sua cugina gli
rivolse un debole sorrise che il ragazzo ricambiò prima di
tirare fuori la
bacchetta e accendere magicamente la sua candela, imitato ben presto da
tutti
gli altri.
Gli sembrava fosse
passato così poco da quando avevano fatto una cosa simile
per Jackson… e invece
erano passati quasi due mesi. Settimane così intense che gli
erano sembrate
infinite.
Fu il primo a
farlo, ad avvicinarsi alla riva e a lasciare la candela
sull’acqua freddissima,
illuminando la distesa scura del lago con quella flebile luce rossastra.
Faye gli si
avvicinò e senza dire niente lo imitò, seguita
ben presto anche dagli altri.
Sebastian si
accigliò,
mentre tutti gli passavano davanti per lasciare una candela accesa
sull’acqua:
non aveva ancora visto Isabelle.
Fu l’ultima,
in
effetti. Si era fermata leggermente più indietro rispetto
agli altri, forse perché
non le andava di chiacchierare o non voleva sorrisi qualche domanda
curiosa… ma
quando la ressa si disgregò si avvicinò a sua
volta alla riva e senza dire
niente o soffermarsi con lo sguardo su qualcuno superò
Sebastian, mettendo i
piedi in acqua e lasciando la sua candela sulla superficie. Per qualche
istante
rimase ferma, osservandola seguire le altre in una scia luminosa.
Poi però si
voltò
e, sempre senza dire niente, si allontanò dagli altri:
“Belle…”
“Ci vediamo
domani
mattina. Scusa Bibi, sono stanca.”
Phoebe ebbe la
tentazione di insistere e di seguirla, ma decise che era meglio
assecondarla e
lasciare che tornasse a scuola da sola.
Qualcun altro
però
non sembrò essere della stessa idea, perché Jude
superò Phoebe con tutta
l’intenzione di parlare con Isabelle del Ballo, di chi fosse
l’uomo con cui
l’aveva vista ballare… aveva così tante
domande e nessuna risposta, non ci era
abituato e non gli piaceva per niente.
Quell’anno
le cose
stavano andando in modo decisamente insolito… e in un primo
momento era stato
curioso, quasi colpito piacevolmente da quella novità che
aveva reso le prime
settimane meno noiose, meno ordinarie.
Ma poi erano morti
Etienne e Alexandrine… e aveva cominciato a preoccuparsi, a
rendersi conto di
quanto quella situazione potesse aggravarsi e rendersi davvero
dispiacevole.
Jude si
fermò,
imprecando a mezza voce in tedesco mentre si guardava intorno,
cercandola con
lo sguardo ma senza ottenere risultati… eppure
l’aveva vista fino a poco prima,
e il suo occhio lo aiutava sempre in quelle situazioni visto che si
adattava
perfettamente al buio e alla scarsa luce.
Eppure non riuscì a trovarla comunque e alla fine si arrese, tornando a sua volta verso la scuola più amareggiato di prima.
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Angolo Autrice:
Buonasera!
Ho i minuti parecchio contati quindi, per la vostra gioia, non mi dilungo... Ma grazie come sempre per le recensioni che lasciate, mi fanno sempre molto piacere.
Ho una domanda per voi, ma solo per le autrici di Camila, Mathieu e Adrianus: come potrebbero reagire quando avranno la possibilità di entrare nella NS?
Ci sentiamo presto con il seguito, buona serata!Signorina Granger