Killers Family
- Together again -
“Quello
è il Monte Kukuru.” spiegò Lolika,
indicando attraverso il vetro
del finestrino dell'autobus, prima che la guida turistica la
precedesse “La tenuta Zaoldyeck si trova in cima.”
- si era
tirata su il cappuccio della felpa viola che aveva addosso, ed
osservava mesta il panorama.
Gon
vi si appiccicò col naso, guardando la vasta vegetazione che
circondava tutta la montagna e da cui non vedeva spuntare ne edifici
ne tetti in lontananza.
“Non
ci hai ancora detto perché tu e Killua vi
conoscete...” esclamò
improvvisamente Leorio, aggiustandosi la cravatta distrattamente.
“E'
vero!” esclamò il ragazzino, staccandosi dal
finestrino ed
osservando sorridendo la ragazza.
Lolika
alzò un sopracciglio per poi sospirare e chinarsi verso i
tre,
parlando a bassa voce e guardandosi intorno circospetta “La
mia
famiglia e quella di Killua si conoscono da molti anni, sono due
delle famiglie più conosciute e temute tra quelle degli
assassini.”
Kurapika
però aveva altro da aggiungere “Sembrava che ci
fosse più che una
semplice conoscenza tra di voi...”
L'occhiataccia
che gli rivolse era di puro gelo, tanto che i suoi occhi sembravano
lame affilate e pronte ad attaccare, ma ci ripensò e
fissò il
finestrino “Io e Killua siamo promessi sposi.”
I
tre trattennero il fiato e non riuscirono più a dire nulla,
distogliendo lo sguardo dalla ragazza, visibilmente a disagio, cosa
per cui ne fu grata ma dovette ricredersi.
“E
non è una cosa bella?” - Gon la osservava con le
guance
leggermente imporporate e gli occhi luminosi ma si beccò una
gomitata da Leorio, che si schiarì la voce.
“Scusalo.”
- Lolika scosse il capo e fissò distrattamente Gon grattarsi
la
testa dove l'aveva colpito l'uomo e capì perché
Killua si fosse
interessato tanto a quel ragazzo: era di una innocenza disarmante.
Era talmente diverso da loro che era impossibile non rimanerne
colpiti, non solo per la sua innocenza, ma anche per la sua
spontaneità e per la sua aura pura e gentile. Sorrise tra
sé mentre
lo vide bisticciare con Leorio e con Kurapika che cercava di
placarli. Sembravano felici.
L'autobus
turistico si avvicinò all'entrata della proprietà
della famiglia di
assassini, facendo scendere i turisti e spiegando cosa capitasse a
chi tentava di entrare nella tenuta: non tornava indietro vivo.
Lolika
tirò per un braccio Gon quando questi chiese alla
“Signorina
Guida” come si facesse ad entrare, giusto il tempo per
scansarlo da
due individui che volevano entrare con forza, dall'entrata
secondaria, scaraventando a terra il guardiano e rubandogli la
chiave, entrando.
“Tutto bene?” chiese il ragazzo,
affiancandosi al vecchio ed aiutandolo a rialzarsi, ma si
bloccò
quando vide un'enorme mano pelosa verdastra aprire la porta e tirar
fuori due scheletri intatti, con ancora i vestiti addosso.
I
turisti lanciarono un grido e si affrettarono a rientrare
nell'autobus, mentre la guida cercava di richiamare i quattro che
erano rimasti attorno al guardiano.
“Cosa state facendo? Fate
presto a salire sul bus!”
Gon
indicò sé e poi gli altri “Vogliamo
rimanere qui.”
“Signorina
Lolika, non l'avevo riconosciuta!” si affrettò a
scusarsi il
guardiano, chinando ripetutamente il capo “Cosa ci fa lei
qui?”
La
ragazza si era tolta il cappuccio e si rigirava tra le mani una tazza
di tè che il vecchio aveva offerto a lei ed i ragazzi
“Voglio
accompagnargli da Killua. Sono suoi amici.”
Il
Guardiano li osservò bene “E' un piacere per me
avere dei
visitatori questa volta e non i soliti normali assassini... Comunque,
non posso lasciarvi entrare e voi dovreste saperlo, Signorina
Lolika...”
“Ammetto di aver dimenticato un dettaglio
peloso...” sbuffò la ragazza “Mi ero
dimenticata di Mike.”
ammise verso i ragazzi, facendo spallucce.
“E
ti sembra un dettaglio da poco?!” sbraitò Leorio
verso la
ragazza.
“Mike obbedisce solo agli ordini della famiglia
Zaoldyeck ed è addestrato ad uccidere gli
intrusi.” spiegò
l'anziano, sorseggiando ogni tanto la sua tazza “Non posso
permettere che gli amici di Killua siano ridotti in ossa...”
Kurapika
parve pensieroso “Mi dica guardiano, perché lei
è disarmato? Può
entrare o no? Perché ha a un chiave?”
L'uomo
sorrise tra sé “Ottima osservazione. Questa non
è la vera chiave,
ma è una per gli intrusi. Hai visto anche tu... Queste
persone
vengono in gruppi e con arroganza si mettono davanti la porta e
quando non ci riescono, tentano di distruggerla... Sono noiosi. Ecco
perché ci sono due porte.” sorrise “Gli
intrusi che mi rubano la
chiave vengono uccisi e mangiati da Mike. Io sono l'unico che si
occupa di ripulire il caos di quell'animale.”
“Sulla vera
porta non c'è serratura.” dedusse il biondo.
“Esatto.” e li
condusse davanti alla porta principale, un enorme portone alto quasi
quanto le mura di cinta che delimitavano la proprietà della
famiglia.
“Questa è detta “Porta della
Verifica”, chi non
riesce ad aprirla non ha le qualità per entrare nelle
proprietà
Zaoldyeck.” - l'uomo si tolse di dosso la giacca e spinse con
entrambe le mani sulla porta, aprendola. Quando lasciò la
presa,
essa si richiuse con uno scatto.
“Non
attaccare le persone mentre entrano per la Porta della Verifica.
Questi sono gli ordini di Mike.”
“Io
andrò avanti. Mike già mi conosce e non mi
attaccherà. Cerco di
portarvi Killua a casa di Zebulo mentre voi vi allenate e Gon
guarisce.”
Perché
aveva rassicurato quei tre? Se lo stava ancora chiedendo mentre la
quarta porta sbatteva alle sue spalle, chiudendosi. Un brivido le
percorse la schiena quando vide Mike steso a terra, l'enorme testa
poggiata sulle zampe anteriori ed i suoi occhi neri che la fissavano
come pozzi profondi e freddi. Gli rivolse uno sguardo crucciato,
mentre continuava a dirigersi verso la tenuta Zaoldyeck. Nonostante
l'avesse lasciata mesi prima, non era cambiata poi molto: la solita
freddezza cupa. Entrò dalla porta principale, dirigendosi
verso i
sotterranei, sicura che l'avesse trovato lì, in qualche
cella,
magari a dormire o a subire qualche punizione ordita da quella pazza
di Kikyo, solo per ricordargli che non deve disobbedirle.
Sbuffò
mentre con la mano accarezzava la parete di pietra gelida cambiando
immediatamente idea. Lo avrebbe aspettato nella sua stanza, parlare
nei sotterranei con lui era pericoloso, dato che era pieno di
orecchie indiscrete come quelle di Illumi o Milluki. Chissà
se era
ingrassato ancora... Poi il suo sguardo fu catturato dalla felpa viola
che aveva addosso: era completamente lercia di fango, polvere,
sangue e sudore. Era meglio farsi una doccia prima, e poi anche
mettere qualcosa sotto i denti, dato che sentiva lo stomaco
lamentarsi.
Corse
nella sua stanza ed aprì l'enorme cabina-armadio che aveva
lì:
numerose pile di vestiti piegati e riposti accuratamente, decine e
decine di paia di scarpe, da quelle più sportive ad altre da
passeggio, diverse tracolle e zaini, cappotti ed altri indumenti
appesi alle grucce... Non ricordava nemmeno di avere tutti quei
vestiti nella tenuta Zaoldyeck, nonostante ci fosse stata da quando
aveva otto anni. Strinse in un pugno una T-shirt lilla, ricordando i
lunghi mesi a crucciarsi per l'abbandono di Killua.
“Basta!”
s'impose, aggrappando un po' di abiti e dirigendosi verso il bagno
privato che aveva nella sua stanza.
Erano
passate diverse settimane da quando aveva lasciato l'esame Hunter e
probabilmente, se le parole di Milluki erano esatte, anche Gon e gli
altri si trovavano sul Monte Kukuru da un paio di settimane.
Chissà
come stavano... Aveva voglia di vederli ma nello stesso tempo aveva
paura di cosa avesse visto nei loro occhi. Ricordava perfettamente
quelli di Leorio dopo che Gon gli aveva rivelato le sue origini:
avevano preso delle sfumature di paura e ansia. Pensò il
tutto
mentre si dirigeva nella sua stanza con ancora addosso le frustrate
del Maialino, il Vecchio che lo guardava con gli occhi avidi di chi
sa cos'ha tra le mani e il padre che lo aspettava per parlare, o
forse per fagli una strigliata. Per fortuna che sua madre non era nei
paraggi, non avrebbe sopportato la sua voce stridula.
Quando
entrò nella sua stanza per un po' si dimenticò di
pensare.
Lolika
era seduta a gambe incrociate sopra il suo letto, le mani che
stritolavano le caviglie pallide ed i lunghi capelli scuri che le
ricadevano ondulati sulle spalle. Addosso aveva dei semplici
pantaloncini di jeans ed una T-shirt lilla, un colore che le stava
bene addosso e che stranamente piaceva a Killua, nemmeno fosse una
maledizione per lui. Gli occhi erano grandi e luminosi e leggermente
più caldi di come gli aveva visti diverse settimane fa.
Lolika
gli strinse un po' quando con essi vagò sulla figura del
ragazzo e
sui diversi tagli e lividi che aveva sul corpo, chiudendoli per un
istante, come per metabolizzare quell'immagine. Con lo sguardo,
Killua le chiese di aspettare che si mettesse qualcosa addosso,
capendo che non era il caso di far rimanere troppo a vista le torture
del fratello e sparì della sua cabina-armadio. Vi
uscì poco dopo,
con addosso dei pantaloni lunghi ed una felpa scura e si mise di
fronte alla ragazza, che nel frattempo era scesa dal letto e lo
aspettava a schiena ritta.
Killua
la osservò bene per la prima volta ed il cuore gli si
strinse un
po': come aveva potuto lasciarla lì da sola?
I lineamenti del
viso si erano fatti un po' più maturi, nonostante non
fossero
cambiati molto, il nasino con la punta all'insù e gli occhi
grandi e
grigi, come una distesa di puro ghiaccio. Forse si era alzata anche
un pochino in altezza ed il petto sembrava un po' più pieno
rispetto
all'ultima volta che l'aveva vista. Distolse immediatamente lo
sguardo, sentendosi le guance andare a fuoco.
“I tuoi amici sono
qui.” gli disse improvvisamente lei con un tono piatto, che
Killua
stentava a riconoscere che fosse lo stesso della Lolika che
conosceva.
“Lo so...”
“Quando li ho lasciati, erano fermi
a casa di Zebulo... A quest'ora avranno raggiunto
Canary.”
“Probabile...”
Si
fissavano negli occhi, come se stessero facendo una gara a chi
distoglieva lo sguardo per primo e lì, Killua
capì: tra di loro
c'era qualcosa che andava al di là del contratto che avevano
stipulato le loro famiglie, al di là di una semplice
amicizia... Era
affetto ma, tra i due, lui era quello che non aveva rispettato quel
tacito legame che si era creato tra di loro ed era sempre lui ad aver
abbandonato lei. Anche se avesse potuto lasciare nuovamente la tenuta
Zaoldyeck altre cento volte, in tutte quelle cento volte non avrebbe
lasciato indietro lei, l'avrebbe costretta anche con la forza a
venire via con lui, pur di non doverla lasciare di nuovo da sola
lì
e pur di non dover sopportare quei suoi occhi gelidi su di lui,
quando una volta erano caldi ed erano il posto in cui si rifugiava.
Killua
strinse forte i pugni, fino a conficcarsi le unghie nella carne
“Mi
dispiace.” sussurrò a testa bassa e con un filo di
voce “Mi
dispiace.” ripè con più foga e voce.
Lolika s'irrigidì. Mai e
poi mai si sarebbe aspettata una cosa del genere. Che si stesse
scusando? In un primo momento, quando lo avevaq rivisto all'esame
Hunter, era come se una vecchia ferita avesse ricominciato a
sanguinare, più copiosamente di prima, ed il dolore aveva
fatto
presto a scemare in rabbia e odio, ma poi aveva avuto modo di passare
un po' di tempo con i suoi nuovi amici ed aveva iniziato a scoprire,
e forse anche a comprendere, le ragioni che avevano spinto Killua a
lasciare la tenuta ed a non portarla con sé. Non gli aveva
mai dato
sentore che la sua vita non gli piacesse, anzi si era anche abituata
a quell'idea che non ne vedeva altre come opzione e glielo aveva
anche detto. Era perfettamente logico che poi, quando
scappò, non
pensò minimamente di prenderla e portarla via.
Scosse
il capo, chiudendo gli occhi “Lascia stare. Ormai
è passato.” -
era vero, eppure perché glielo stava dicendo? Forse per
girare un
pochino il coltello nella piaga oppure perché era davvero
passato e
voleva che lo sapesse? Lo vide alzare di scatto e guardarla
intensamente con quelle sue perle verdi... Perché
continuavano a
farle lo stesso effetto di anni addietro?
“Avrei dovuto portarti
con me!” insistette Killua.
Lolika sbuffò e per un attimo era
come se fossero tornati bambini, dove lui s'incaponiva su qualcosa e
lei gli rispondeva con uno sbuffo “Ti ho detto lascia
stare...” e
la sua faccia assunse una smorfia, non era proprio un sorriso ma era
un gran passo avanti.
“Sei stata promossa?”
Lei gli
sventolò la licenza da Hunter sotto il naso, tirata fuori
dalla
tasca dei pantaloncini “Ci riproverai l'anno
prossimo...”
Killua
strinse le spalle “Non è che proprio volessi
diventarlo...”
Alzò
un sopracciglio castano “Parli così
perché sei stato
bocciato.”
“Non è vero!”
“E' così.”
“Ti ho
detto di no!” replicò il ragazzo, con una vena che
pulsava sulla
fronte.
“Sì!”
“No!”
“Ho
detto sì!”
“Mi
sei mancata.”
Lolika
si zittì, spalancando un poco la bocca ed osservandolo con
gli occhi
sgranati e le pupille ridotte a due pagliuzze chiarissime.
Sentì le
dita della mano sinistra intrecciarsi con quelle di Killua e
stringerle lievemente. Aveva le mani gelide e con qualche callo ma a
lei piacevano e le davano sicurezza. Strinse gli occhi e si morse il
labbro inferiore, guardandolo poi intensamente negli occhi,
nonostante un piccolo panno umido le offuscava la vista. Non avrebbe
pianto e per molto tempi si era anche ripromessa di odiarlo ma
nonostante tutto non ci riusciva proprio: Killua è stato il
primo di
cui le sia mai veramente importato qualcosa e che l'aveva trattata
come una semplice ragazza e non come un'assassina.
“Anche tu...”
ammise, più a se stessa che a lui.
“Ma che bel quadretto...”
Una
voce roca fece modo che l'intreccio delle loro mani s'interruppe
bruscamente. I due ragazzi si voltarono immediatamente e Killua,
senza pensarci, si mise di fronte a Lolika in modo da proteggerla,
anche se sapeva fin troppo bene che serviva a ben poco dato che era
in grado di farlo da sola. La ragazza lo sentì grugnire tra
i denti
e con una mano gli strinse la stoffa scura della felpa sulla schiena,
per farlo calmare un poco e per calmarsi, dato che chi avevano di
fronte era tutto meno che sprovveduto o debole.
Era
Christoph.
So cosa
starete pensando...
L'ultimo aggiornamento risale al 2013 e dopo quasi quattro anni torno
ad aggiornare questa storia... Probabilmente, molti lettori iniziali
avranno anche completamente dimenticato questa storia e forse altri
nuovi non vi ci sono nemmeno avvicinati... In ogni caso, andava finita,
anche perché manca davvero poco, un altro capitolo e basta,
oltre a questo...
In questi quattro anni d'assenza, sono successe molte cose, sono
cambiate molte cose, ma non ho mai smesso di scrivere... In
realtà, ho anche molta paura a pubblicare questo capitolo...
E' passato tantissimo tempo, probabilmente molti lettori ci saranno
anche rimasti male della mia improvvisa sparizione... Forse nel
capitolo precedente si capiva che qualcosa non andava in me e spero che
con questo mi faccia perdonare per la mia assoluta mancanza di rispetto
verso di voi, e non solo nella pubblicazione dei capitoli, ma anche
nelle risposte alle recensioni (che farò immediatamente)...
Spero davvero con tutto il mio cuore che sia riuscita afarmi perdonare
per questa assenza ingiustificata e spero non solo che il capitolo non
sia pieno di errori ma anche che vi piaccia davvero...
Ringrazio quelle anime pie che hanno recensito lo scorso capitolo anni
e anni fa:
End of me, hiroto49,
Annalisa94, Asakura_Bloom, manucchi, hinata_chan e Dani o_O
Non so quando ci rivedremo, spero il più presto possibile
con l'ultimo capitolo...
Con affetto,
LumiK