Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |       
Autore: starmars    03/03/2017    3 recensioni
Sono passati dieci anni da quando Arya Stark è entrata nella casa del bianco e del nero. Dopo aver imparato a combattere e ad uccidere, deciderà di tornare nel continente occidentale per ottenere vendetta.
“Perchè il Nord non dimentica, e di certo non l'avrebbe fatto lei.”
Non sarà la sola a compiere questa scelta. Anche i Targaryen stanno tornando e i regni del Westeros, dopo una pace durata anni, ricadranno in un periodo di tumulti e di guerre.
**La fanfic prende in considerazione le vicende delle prime quattro stagioni della serie Tv, alcune nozioni aggiuntive sono state prese dai libri della saga. Non c'è alcun riferimento alla quinta stagione.**
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Daenerys Targaryen, Nuovo personaggio, Tyrion Lannister
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 36

Una chiazza verdastra e luminescente ancora galleggiava nell'acqua come un'alga alla deriva. Erano le minime tracce dopo la battaglia durata tutta la notte.

Ho sempre trovato l'Altofuoco intensamente interessante. La voce soddisfatta di Cersei Lannister rimbalzava come un'eco, mentre il mare calmo e silenzioso non le dava alcuna risposta.

Era tardo pomeriggio, il sole arancione, e una tiepida luce rischiarava le stradine ormai quiete quando Arya si era messa a passeggiare da sola per Approdo del re senza avere una meta precisa. Le persone stremate dalla lunga notte e in attesa della nuova alba non la consideravano nemmeno al suo passaggio, erano come fantasmi di una città distrutta, quella che i draghi avevano risparmiato dal fuoco.

Era passata di fronte a quello che fu il tempio di Baelor senza avere un briciolo di pensiero, con la mente libera dagli incubi e dai ricordi, quell'ultima battaglia era come se l'avesse finalmente liberata dalla sua oscurità.

Anche se c'era ancora qualcosa di cui preoccuparsi.

Tyrion.

Era vero che il suo amico nano aveva sempre avuto la straordinaria capacità di sopravvivere nonostante le numerose avversità, ma anche dopo essersi presentata decisa e convincente davanti all'imperturbabile Cersei circa la sua sorte, ancora riusciva a covare un piccolo dubbio. Se quella fosse stata la volta definitiva per lui? Non l'aveva visto ritornare trascinandosi con gli stracci zuppi, su per le strade di Approdo del Re come molti altri soldati, né così era stato per Yara, né per Theon. Perché lui avrebbe dovuto essere diverso? Perché avrebbe dovuto essere uno dei pochi fortunati a vivere?

Perché lui lo merita.

Sospirò con rimorso a quel pensiero. L'idea che adesso sarebbe finalmente potuto essere libero, ritornare ad essere un vero Lord, ora che la regina non lo teneva appeso ad una condanna e ora che il re Tommen aveva preferito la via dell'esilio, quell'idea la stava lacerando. Scrollò la testa chiudendo gli occhi, oscurandosi la vista da quella melma verde luminescente.

Tu devi essere vivo.

Delle campane in alto dietro di lei suonarono e con un rimbombo acuto e pieno invasero la capitale e la baia delle Acque Nere. Aegon Targaryen stava per essere incoronato nella sala del trono, ma non aveva lo spirito per potervi assistere. Il richiamo alla cerimonia continuò per altri minuti, disturbando il silenzio di lutto che permeava le strade della città.

“Dovresti venire anche tu.” la voce limpida e serena di Aerys la raggiunse alle sue spalle.

Arya si voltò stupita, guardandolo con quella punta di felicità che le colpiva la mente ogni volta che incrociava i suoi occhi.“Come sapevi dove trovarmi?”

Il principe aveva l'espressione distesa in un viso deturpato dalla guerra, i capelli radi e neri pronti a ricadere lunghi ancora sopra al suo collo, e nonostante la posizione eretta e fiera, tentava di dissimulare ad ogni respiro il dolore per un corpo stremato dagli acciacchi. Quella caduta dal drago poteva essergli stata fatale.

“Tutto ciò che ti rimane da fare adesso è fissare il mare in cerca di qualcuno. Potevi essere solo qui, lontano dal gran chiasso della Fortezza rossa.”

Arya gli sorrise dolce e sincera, allungò la sua mano sfiorandogli con delicatezza il viso. Un gesto che finalmente compiva con estrema naturalezza. “Ed è qui infatti che voglio rimanere, lontano da tutto.”

Le campane ripresero a suonare, annunciando l'inizio della cerimonia, ma tutto quello che avrebbe voluto in quel momento era restare lì in pace, a fissare il mare fino alla notte, con lui al suo fianco.

“Non puoi lasciarmi andare da solo.” pronunciò forte, cercando di farsi sentire al di sopra delle campane.

“Ma non sei solo, tuo fratello e tua zia sono sul trono adesso.” l'ironia di quella risposta andò forse a pungerlo un po' troppo perché come sempre capitava riportando alla luce quell'argomento, la malinconia offuscò il suo sguardo. Così Aerys per un attimo non si mosse, poi come se fosse tornato dal profondo dei suoi pensieri, le afferrò la mano. “Dico davvero.” la guardò, lasciando trapelare attraverso il blu dei suoi occhi quello che non riusciva a esprimere con le parole.

Arya, allora, incrociò le sue le dita con quelle del principe, in un incastro perfetto. “ Andiamo.” e lo accompagnò piano fin su alla fortezza.

 

 

 

 

 

 

Dalla quiete della baia, alla bolgia all'interno della sala del trono, fu come ritrovarsi in battaglia di nuovo. Spintonati dagli incuranti aristocratici e borghesi di Approdo del re giunti ad assistere all'incoronazione dei famosi Targaryen, assordati dalle grida di dissenso e malcontento, generate solo per l'incertezza di un nuovo avvenire e per le loro sorti.

Passarono faticando a rimanere vicini, tra i corpi stretti e ammassati, ignorati da tutti. Non era più interessante guardare la regina del Nord e un principe Targaryen qualunque, quando di fronte a loro c'erano i due sovrani dai capelli argentei.

Qualcuno con voce profonda e forte richiamò i sudditi alla calma e al silenzio, ma non bastò, servirono una trentina di soldati e un altro forte grido perché tutto si facesse improvvisamente quieto.

Arya da dietro delle persone riusciva a vedere solo attraverso gli spazi tra le loro spalle. Un gruppo di immacolati formavano una barriera compatta tra gli spettatori e il trono di spade. In piedi al di sotto degli scalini il generale dorniano dalla pelle scura e Lord Connington. Accanto all'imponente scranno di ferro, era stato posizionato un altro più piccolo, ma rifinito con ricami dorati e rossi.

Aerys, che avrebbe dovuto stare lì in piedi davanti a tutti, osservava invece vicino a lei la scena con estrema attenzione, come se non volesse perdersi un singolo passaggio. Aveva lo sguardo talmente concentrato che nemmeno chi spingeva dietro di lui per riuscire a vedere meglio, poteva distrarlo.

Se in quella sala ci fosse stato anche il minimo brusio o chiacchiericcio, quando i leggeri passi della regina Daenerys risuonarono, si spense e come appartenenti a un unico corpo gli aristocratici di Approdo del re si voltarono a guardare l'ingresso della donna argentea. Indossava un vestito inusuale per le sue solite abitudini, di color avorio era lungo e pesante dal taglio tipico di un'aristocratica occidentale. Passò tra la folla con il mento alto e lo sguardo fisso sul trono, Arya ebbe la sensazione che stesse camminando verso il patibolo. Ma fiera rimase anche quando saliti gli scalini, attese il suo consorte in piedi davanti al piccolo scranno dorato.

L'espressione di Aerys, da concentrata e imperturbabile si fece cupa e tesa, i suoi occhi blu violacei si posarono sul portone d'ingresso, dove insieme al levarsi di un pesante brusio, si mostrò il re Targaryen. Vide Aegon farsi strada tra gli spettatori sudditi, veloce e visibilmente infuriato, mentre tutti intorno a lui cominciarono a urlargli contro. Dietro Arya un blocco di persone la spintonarono in avanti e per poco non si ritrovò schiacciata. Aerys la trascinò in fretta lontano da quella bolgia.

Prima che il re potesse raggiungere Daenerys sopra la scalinata, gli immacolati si infiltrarono nella folla, per cercare di sedare gli animi. Un uomo tirò qualcosa in testa a uno dei soldati e improvvisamente il tumulto si intensificò.

Arya e Aerys indietreggiarono ancora fino a trovarsi con le spalle al muro, ma nessuno dei dei due sembrava minimamente preoccupato. La regina Stark si sentì divertita dalla situazione, nemmeno i cittadini di Approdo del Re avrebbero voluto vedere Aegon in quel trono, come se già vedendolo in volto avessero capito che razza di sovrano sarebbe stato. Il principe accanto a lei, osservava tutto con un sorriso che gli stirava le guance da una parte all'altra, quasi a voler trattenere una grossa risata per la scena.

Il tutto durò purtroppo molto poco, la grande presenza di Daenerys Targaryen si rivelò per quello che era. Scese di nuovo gli scalini con calma e posatezza e nel mentre che questo accadeva le persone abbandonavano la rissa per osservarla in silenzio. Si pose al centro del salone, con Aegon che ormai giunto a sedere sul trono, la guardava infastidito.

Non una sola anima si azzardò a fare rumore quando Dany cominciò a parlare.

“Fratelli e sorelle di Approdo del Re. Abbiamo passato una notte tremenda insieme, di morte e di distruzione. Abbiamo entrambi perso tante vite e con loro sono andate perdute molte speranze. Capisco i vostri sentimenti nell'assistere a due sovrani che giungono nuovi sul trono del vostro regno e comprendo il vostro desiderio di pace. Credetemi, non c'è fine più alto che io possa perseguire in questo momento. Pace, prosperità e ricchezza, per un regno che merita più dell'avidità e dell'ignoranza. Io sarò molto di più che la vostra regina. Il re sarà molto di più che il vostro sovrano. Noi saremo la vostra guida, così che non abbiate più timore per la vostra sorte.”

Un piccolo e timido applauso si fece sentire, tra le frasi sempre più incoraggianti della regina argentea.

“Le vostre case saranno ricostruite, e il cibo e i vostri averi vi saranno restituiti!” gridò con grande entusiasmo e fu allora che tutto il salone del trono si riempì di un rimbombo assordante, uno scroscio di urla e applausi che invasero la fortezza. Molti di loro le andarono intorno per renderle finalmente i dovuti omaggi.

Nel mentre che questo accadeva, Aegon non si era mosso di un solo millimetro dal suo trono e solo con un lieve sorriso si rivolgeva a quei borghesi che si erano fatti strada per inchinarsi dinanzi a lui.

Dopo pochi minuti tra i ritrovati sorrisi e gli animi allietati, videro l'arrivo dell'unico septon sopravvissuto all'attacco del tempio di Baelor e lì sotto il loro sguardo ammirato, incoronò il re Aegon VI della casa Targaryen, signore dei sette regni.

Il sovrano di una dinastia risorta, da quel momento in avanti rinominato il Rinato.

 

**

 

La sera arrivò portando con sé aria di festa. Fuori dalle mura della fortezza, nei giardini addobbati e illuminati, erano in corso i banchetti per i nuovi regnanti. Arya sedeva accanto ai suoi generali, in un tavolo lontano da quello dei signori dei draghi, che era posizionato proprio più in alto degli altri. Aegon beveva ogni boccale con avidità mentre accanto a lui Daenerys intratteneva il generale dorniano Vanente Othar.

Quella stessa sera era riuscita a intervenire ai festeggiamenti perfino Arianne Martell, una donna bellissima, dall'aspetto provocante e particolare, che colpiva subito gli uomini che su di lei posavano lo sguardo. Sedeva accanto al suo promesso consorte, Aerys. Gli appoggiava la mano delicatamente nel braccio e con l'espressione compiaciuta gli si avvicinava per sussurrargli qualcosa all'orecchio. Il principe non ne sembrava affatto infastidito o imbarazzato, anzi appariva divertito sotto lo sguardo di Arya Stark che di tanto in tanto, tentando invano di non dare peso a quel comportamento, si voltava verso di loro.

Le posate accanto al suo piatto erano lisce ed affilate, le accarezzò non curante e sovrappensiero. Basterà un solo colpo diritto in fronte. Prese mentalmente la mira, sul volto di Arianne poi come se fosse tornata improvvisamente in sé scrollò la testa, scacciando ogni pensiero.

Se Tyrion fosse qui riderebbe delle mie sciocchezze.

“Vostra maestà.” la chiamò distraendola Lord Mormont e Arya lasciò andare la sua attenzione dal tavolo dei sovrani per riporla su di lui.

“Vostra maestà, non so se questo sia un buon momento o meno per chiedervelo. Ma vedete, gli altri Lords con i loro alfieri pensavano fosse il caso di tornare al Nord il prima possibile. È troppo tempo che siamo via.”

Gli occhi dei suoi generali si posarono all'istante su di lei, nessuno più al suo tavolo mangiava, in attesa di risposte.

Era vero, erano passati mesi, quasi un anno dalla loro partenza da Grande Inverno, anche a lei mancava casa, come mai le era capitato in quei lunghissimi anni a Bravoos, e sorprendendosi con se stessa, pensò subito a sua sorella, in ansia e in attesa del suo ritorno e di quello dei suoi fratelli. Bran, Rickon. Quei due nomi le scaldarono il cuore, riempiendola di nostalgia.

“Comprendo pienamente i vostri sentimenti. So bene quanto sia dura starsene lontano dalla propria casa. Ebbene la nostra guerra è finita, siate liberi di ritornare al Nord quando ne avrete l'occasione.”

Mormont di fronte a lei le sorrise soddisfatto e così anche altri come lui levarono il calice di vino e brindarono in suo onore.

“Ad Arya Stark, Regina del Nord!”

Anche lei bevve un sorso di quella dolce bevanda e poi asciugandosi la bocca tornò seria a parlare di fronte a loro. “Io non me ne andrò di qui finché non otterrò il documento scritto e firmato dal re, che dichiara l'indipendenza del nostro regno. Potrebbe richiedere alcuni giorni, viste le difficoltà in cui si trovano ora i sovrani.”

“Mia signora permettetemi allora di restare qui insieme ai miei uomini a farvi da scorta fintanto che tutto non si sarà concluso.” Lord Deene accanto a lei, la guardò con ammirazione, e Arya annuì a quella richiesta. “E sia, vi ringrazio.”

Continuarono con il banchetto, sempre più chiassosi e sempre più allegri ora che sapevano di poter fare ritorno a casa come e quando volevano. Facevano a gara con gli uomini delle Isole di ferro a chi beveva e mangiava di più, mentre i dorniani e i signori di Approdo del re sedevano composti ai loro tavoli infastiditi dalle grida.

Quando più tardi, molti si erano già ritirati nelle loro stanze, altri avevano preso a ballare. Aegon danzava impacciato con la principessa Arianne, mentre Aerys con una sorprendente eleganza conduceva Daenerys fluidamente seguendo le note della musica. Al tavolo della regina Stark erano rimasti solo pochi ubriachi e alcuni di quei Lords avevano tentato inutilmente di chiederle un piccolo ballo, ma lei sempre molto gentilmente aveva declinato.

Non era più dello spirito per rimanere oltre, si sentiva estranea a quell'atmosfera di festa e di sfarzosità, si alzò facendo attenzione a non disturbare gli altri e con passo veloce si diresse all'estremità di quel giardino. La musica sembrava solo un lontano ronzio, l'unico rumore piacevole che le rimaneva da ascoltare era l'infrangersi delle onde contro le rocce della fortezza.

Nel buio di quel piccolo angolo di oscurità rifletté ancora sulla possibilità di potersene finalmente andare via da lì. Era pronta, non vedeva l'ora di scorgere in lontananza le alte torri di Grande inverno, di camminare nella neve in mezzo alla foresta del lupo, far visita ai corvi della barriera una volta per tutte. Ma c'era anche un pensiero che la intrappolava, che le impediva di compiere quella spinta necessaria per allontanarsi definitivamente dal Sud di Westeros e fu solo allora che si rese conto di essere diventata come non avrebbe mai voluto essere. Legata ad un uomo, così profondamente da essere impedita nelle scelte più facili e razionali.

Si sedette su di una panca di marmo freddo, stropicciandosi il vestito lungo color azzurro scuro, l'ultimo regalo di sua sorella e sbuffò nel rendersi conto di quanto fosse lontana dall'essere se stessa. I capelli acconciati, l'abbigliamento elegante, le occhiate di gelosia, i sospiri di incertezza. Tyrion riderebbe di me. Constatò ancora una volta e con una nota malinconica sussurrò tra e sé e sé. “Riderei anche io di me.”

Un leggero soffio di vento spostò le foglie ingiallite di fronte ai suoi piedi e accompagnò passi felpati. Si voltò pensando di vedere gli occhi rosso rubino del metalupo, ma ebbe invece un piccolo sussulto nel vedere che in realtà altri non era se non Aerys, che abbandonata anche lui la festa l'aveva raggiunta nel buio silenzioso.

“Stufo di volteggiare insieme a regine e principesse?” lo accolse con un sorriso mellifluo mentre lo osservava sedersi accanto a lei.

“Presumo sia gelosia questa.” la stuzzicò sorridendole sardonico a sua volta.

Gelosia. Arya fu come colta da un' improvvisa agitazione interiore la stessa che la afferrava poco prima di uccidere qualcuno. Si alzò di scatto in piedi, furiosa. “Gelosa io? Di grazia, di chi dovrei essere gelosa? Di te Aerys?”

Si mise in piedi anche lui, di fronte alla ragazza, il sorriso era scomparso dal suo volto e ora la guardava serio e contrito.

“No, aspetta.” lo interruppe ancora prima che potesse ribattere. “Chi credi che io sia Aerys?” chiese calma, ma fredda come il marmo su cui si era seduta poco prima. “Credi che io sia la principessa dal vestito elegante e i capelli acconciati pronta a fare due giri di ballo con il suo bel principe?”

Lui la guardò ancora più infastidito, come se non arrivasse a capire da cosa era nata tutta quella ostilità. “So chi sei. Tu sei la regina del Nord. Se volessi avere a che fare con una principessa qualunque, non sarei qui a parlare con te. Non sarei qui a chiederti di farmi venire con te, a Grande inverno.”

Quell'ultima frase lasciò Arya di stucco, spalancò lievemente la bocca nello stupore e rilassò il volto. Lo guardò con apprensione sapendo quanto di quello che aveva detto gli era costato nell'orgoglio. Aerys se ne stette in silenzio, lasciando che quelle parole le fluissero bene in testa, che le elaborasse per la schiettezza con cui erano state pronunciate.

“Vorresti venire con me.” non era una domanda, Arya se lo ripeté come a volerselo confermare, ma il principe annuì comunque. “Sì. Ovviamente se non hai niente in contrario.”

Il fastidio, i dubbi e le paure svanirono dopo quella frase nel nulla. Una punta di emozioni la trascinò con il volto vicino a lui e senza pronunciare altro, lo baciò nelle sue labbra sottili, assaporandone il sapore di vino. Aerys la strinse a sé, rispondendo delicatamente con un schiocco dietro l'altro e poi sempre più con desiderio si abbandonò in quell'intreccio di calore.

Si allontanarono poco dopo aver sciolto il loro abbraccio nell'oscurità dei giardini, attenti a non essere scoperti da nessuno.

 

 

Vanente Othar era un generale dorniano appartenente a quelle casate di spicco nell'estremo Sud del continente, ma nonostante fosse abituato allo sfarzo e al luccichio delle feste, si era sentito stanco. Salutata con garbo la principessa Arianne, si era congedato da lei, inoltrandosi poi nei giardini del palazzo, in cerca di un po' di pace e tranquillità, ben lontano dal chiacchiericcio inutile.

Era stato allora che, nel silenzio pesante, aveva sentito delle voci trasportate dal vento. In una di quelle non appena si era avvicinato abbastanza, aveva riconosciuto quella del principe Targaryen. Nel buio due figure appena distinguibili si stavano trattenendo in un bacio lungo e desiderato. Aveva rilevato presto la loro vera identità.

Vanente Othar era un generale dorniano, un uomo dai più alti e sani principi. Una persona a cui erano molto care le promesse e gli accordi, sopratutto se fatte in nome del suo stimato principe Doran.

Non aveva avuto altro in mente, dopo aver assistito a quel tradimento, se non guerra.

 

 

**

 

 

Passarono alcuni giorni prima che Arya si presentasse al portone di legno massiccio che chiudeva le stanze private del re Targaryen. Bussò prima svogliatamente, solo l'idea di dover fronteggiare ancora una volta Aegon sull'annosa questione dell'indipendenza del suo regno, la faceva stare peggio che avere un mal di stomaco.

Nessuno dall'altra parte rispose, così sempre più forte batté il suo pugno. Era tornata a indossare i suoi abiti comodi quelli con cui si sentiva se stessa. Pantaloni in cuoio e una casacca morbida che le ricadeva sopra ai fianchi. I capelli sciolti, un po' spettinati. In questo modo si presentò di fronte al sovrano di Westeros quando finalmente le aprì la porta.

“Stark, non avete niente di meglio da fare oggi che venire ad importunarmi?” la accolse con il suo solito cipiglio scontroso e saccente, non spostandosi di un millimetro dall'ingresso per farla passare.

“Sapete bene perché sono qui. Avanti fatemi entrare, Aegon.”

Il re insistette nella sua posizione, osservandola dall'alto in basso come se avesse di fronte un'estranea. “Vostra maestà.”

Arya lo fissò sbigottita. “Come prego?”

“Vostra maestà, non Aegon. Sono il re, Stark, non un vostro amico.” ripeté con fermezza.

Per fortuna, non lo è davvero.

“Se è proprio questo, quello che vi interessa di più, anche io sono la regina Stark e non ci tengo ad esservi amica. Adesso fatemi entrare.” lo scansò con un gesto veloce, intrufolandosi nelle sue stanze di scatto.

Il re chiuse arrendevole la porta dietro di lui e la raggiunse al centro della sua camera. “Regina certo. Ma non mi pare di avervi firmato ancora nessun documento che possa approvare tale cosa.”

Arya lo guardò severa con l'espressione di sfida, avrebbe potuto metterlo a tacere in un secondo, non gli servivano armi, solo una mossa repentina e gli avrebbe potuto spezzare il collo. Tuttavia rimase impassibile per il momento. La posta in gioco era alta, non poteva rischiare di rovinare tutto, solo per la sua rabbia.

“È per questo che sono qui. Vi ho dato abbastanza tempo per poterlo scrivere e firmare, il documento che dichiara il Nord indipendente dai vostri domini. Un patto è un patto, re Aegon e voi alleandovi con me in guerra avete deciso di sottostarvi. Non potete tirarvi indietro.”

Il sovrano scoppiò in una risata che colse Arya del tutto impreparata. Era finta e forzata, come a voler rimarcare la ridicolezza delle sue parole. Lo osservò in silenzio bruciandolo con gli occhi, mentre quello si teneva la pancia tra le grosse sghignazzate. 

“Patto!” disse infine riprendendo compostezza. “Mi parlate di patti, quando siete stata proprio voi a mandare all'aria quello che avevo stretto con i Martell.”

“Non vedo come questo possa centrare con me.”

Stavolta il re non rise ma le si avvicinò pericolosamente al viso. Minaccioso, la sormontava con tutta la sua stazza e Arya dovette stirare il collo per continuare a mantenere un contatto visivo. “Siete stupida forse? O credevate davvero che noi tutti, compresi i dorniani, potessimo essere ciechi di fronte all'evidenza.” sentenziò lapidario, mantenendo la minima distanza di fronte a lei. “Mio fratello ha deciso di fottersi una donna del Nord, anziché sposarsi con una del Sud.”

Ci fu un gelo improvviso dopo quella frase. Arya deglutì serrando la mandibola più forte che poté. Si trattenne così tanto dal tirargli un pugno che le sue mani strette le ferirono i palmi.

Fece un passo indietro, respirando. “Aerys è un principe Targaryen e un uomo libero. Può decidere da solo il suo destino.” le parole le uscirono con calma forzata, ma impercettibili, quasi stesse tenendo la bocca a denti stretti.

Vide il sovrano alzare le braccia al cielo e indietreggiare anche lui fino alla poltrona di velluto rosso, accanto alla finestra.

In quel momento le vennero in mente le parole di Daenerys e quello che le aveva rivelato ad Harrenhal. Lei non avrebbe mai potuto avere figli, Aegon non avrebbe mai avuto eredi da lei. Il primo che doveva temere era Aerys. Solo lui avrebbe potuto prendere il suo posto. Ma non se viene al Nord con me e diventa il re di un regno indipendente.

Quella verità le attraversò la mente molto rapida, perché subito dopo la seguì l'incertezza.

Allora perché Aegon non vuole cedere?

“Mi sta bene.” pronunciò il re interrompendo il filo dei suoi ragionamenti. “Aerys viene con voi al Nord, fa di voi quello che vuole. Sua moglie, la sua puttana. Non mi interessa. Ma voi non vi scrollerete così di dosso le vostre responsabilità. Doran Martell saputo dell'accaduto, ha subito dichiarato guerra al regno. Vogliono diventare indipendenti anche loro, a quanto pare.”  Giocò sull'ultima frase con ironia, guardandola pungente.

Ecco spiegato tutto.

“Avete due draghi e una manciata di immacolati. Potete benissimo occuparvene anche voi.”

No!” gridò forte sbattendo la mano sul bracciolo della poltrona. “È qui che vi sbagliate. Non ho un vero esercito, Rhaegal è morto durante la battaglia e Viserion sembra essersi particolarmente attaccato a mio fratello, quindi mi resta un solo drago. Infine non ho una flotta e sappiamo entrambi quanto questo significhi contro Dorne.”

Arya incrociò le braccia e lo osservò impaziente. “Fatemi capire. Voi non mi concederete l'indipendenza se non vi aiuto a combattere contro i Martell? È lì che volete arrivare!”

“Bene allora non siete stupida.” applaudì con scherno, mentre lei ancora se ne stava in piedi, pietrificata dalla rabbia.

“No.” fece secca.

“No, cosa?”

“No, questo è un problema vostro. Siete stato voi a stringere questo patto con Doran Martell, coinvolgendo Aerys a sua insaputa. Siete stato voi a non trovare un'alternativa che avrebbe potuto giovare alla pace nel vostro regno. Sono stanca di combattere per una causa che non mi appartiene. Vi ho aiutato a riottenere il trono di spade. Adesso datemi il Nord.”

Seguì ancora un gelido silenzio. Aegon scrollò la testa abbassando lo sguardo, poi si rivolse di nuovo a lei con un sorriso compiacente. “Fottiti Stark.”

Quelle parole la colpirono all'improvviso, rischiando di farla cedere alla rabbia. Si sentì tremare, perché trattenersi non era da lei. Fece uno sforzo enorme per tornare a parlargli con estrema calma.

“A quanto pare avete dimenticato molto facilmente con chi state parlando. Ve lo rammenterete molto presto.”

Fu la sua ultima parola, si voltò per uscire di lì prima che potesse accadere qualcosa, ma Aegon la richiamò ancora per poco.

“Siete voi, che non avete mai imparato chi sono io.”

 

 

Dopo quell'incontro, calpestò i ciottoli che separavano il corridoio dal porticato che l'avrebbe condotta fino all'uscita.

Ribolliva di rabbia come mai le era capitato.

Non avrebbe fatto un'altra guerra, non avrebbe più acconsentito agli ordini di quel re. Voleva tornare a casa, voleva il Nord libero. In quel momento in cui la mente le risultò più annebbiata che mai, le affiorò una sola soluzione da mettere in atto e fu così che quando la sera incontrò Aerys gli comunicò molto esplicitamente la sua intenzione.

“Preparati a rimanere solo in famiglia.”

Furono poche semplici parole, che lasciarono il principe con l'amaro in bocca, senza sapere come poterle interpretare.

 

 

 

 

**

 

 

Cercò tutta la notte di dormire quieta tra le braccia di Aerys e in un certo senso il suo respiro profondo che gli muoveva il petto in un ritmo regolare, le rasserenò l'animo.

Le venivano però mille pensieri in mente. Dopo quello che gli aveva comunicato, il principe Targaryen non aveva assunto alcuna posizione. Non le era apparso preoccupato o felice. Impassibile come l'acqua di un torrente dopo che qualcuno ci getta dentro un sasso. Perché alla fine era quello che Arya aveva da poco fatto. Aveva gettato un macigno tra loro due non sapendo come lui avrebbe potuto prenderla.

Ma Aerys era lì con le sue braccia avvolte intorno alle sue spalle, il viso di fronte al suo, disteso dal sonno.

Si districò lentamente dall'abbraccio, scivolando via dalle lenzuola. Doveva pianificare la sua prossima mossa e una camminata fuori nella capitale sarebbe riuscita a distrarla. Vestitasi con quello che poté trovare al buio abbandonò la loro stanza velocemente, accompagnata dal fedele metalupo albino che si era prontamente svegliato. Poi nel corridoio la luce delle torce e il silenzio notturno che dominava nel castello, la guidarono verso l'esterno.

Rallentò il passo una volta giunta sulla strada principale, Spettro la superò trotterellando in discesa sulla collina di Aegon. Svoltò dopo molti metri sulla sinistra, scomparendo nei vicoli più stretti. Arya cercò di stargli dietro, allungando l'andatura e si ritrovò dopo poco a correre nella notte, tra case distrutte e pozze d'acqua.

Arrivarono alla Porta del fiume, un posto immerso nell'odore nauseabondo del mercato del pesce. Spettro affamato, si mise alla ricerca di scarti su cui poter affondare i denti, mentre Arya si allontanò passeggiando verso la riva.

Il fiume delle rapide nere era ricoperto dal legno delle imbarcazioni distrutte durante la battaglia e sotto probabilmente galleggiavano nascosti i corpi dei caduti, che non erano stati ancora recuperati.

Un rumore la distrasse all'improvviso. Proveniva da una delle piccole bagnarole appoggiate sulla spiaggetta. Ci si avvicinò lentamente cercando di distinguere una qualche figura. Forse era un animale, o forse un uomo. L'unica sagoma che riuscì a individuare era quella di un'ombra nera bassa e tozza.

Il cuore le mancò un battito per qualche secondo mentre lei rimaneva in attesa. Tyrion! Pensò subito, ma era solo un pensiero irrazionale, generato dalla voglia di rivederlo. Infatti, quella piccola figura si rivelò presto essere un bambino robusto in cerca di scarti. Scattò al di fuori della barca di legno, scappando verso Approdo del re, non appena vide Arya osservarlo.

La delusione e la consapevolezza che forse non avrebbe più rivisto il suo amico la indebolirono e con l'amaro sentimento in corpo, si sedette sulla sabbia.

Poco dopo fissò Spettro bere nell'acqua del fiume con la bocca sporca del sangue di pesce.

Sarebbe potuta entrare nel corpo del metalupo e azzannare Aegon, ma sarebbe stato troppo evidente un suo coinvolgimento. Perché non avvelenarlo? Una morte indiretta, difficile da ricollegare a lei, ma non era nei suoi desideri, e non avrebbe ottenuto di certo la soddisfazione che cercava. Aegon sa quali sono i miei metodi. La conosceva, sapeva chi fosse. Un'assassina senza volto. Per questo non poteva contare nemmeno sulla sua ignoranza, avrebbe certamente fatto di tutto per stare alla larga da facce sospette, che potessero in realtà nascondere quella della ragazza Stark.

Come si uccide un drago? E le tornò in mente che la maggior parte dei Targaryen nella storia, erano morti cercando di provare a loro stessi e agli altri di poter resistere al fuoco.

Lui non è un vero drago. Ma come? Co...

Delle campane suonarono rumorosamente nel cuore della notte. I suoi pensieri si interruppero in quell'istante.

Sia lei che Spettro si voltarono di scatto con lo guardo verso la Fortezza rossa dove il frastuono aveva alzato stormi di uccelli in volo.

Le attraversarono la testa mille dubbi e mille supposizioni, ma solo uno tra questi la fecero correre all'impazzata di nuovo su per la collina di Aegon.

Aerys!

 

 

 

Quando arrivò con l'affanno per la corsa e per l'ansia davanti all'ingresso della camera, dentro non vi trovò più nessuno.

Non c'erano corpi distesi, cadaveri insanguinati, niente di quello che aveva immaginato nel suo percorso a ritroso.

Eppure dentro, le rimaneva sempre una sensazione di sconforto che le appesantiva il petto.

“Che ci fai qui?”

Aerys le apparì come una visione da dietro la porta. Era sano, era vivo, ma non aveva niente nel suo sguardo che rasentava la felicità nel vederla. Era come se fosse disgustato dalla sua presenza.

“Che cosa fai tu qui?” le ripeté ancora più lapidario.

“Ho sentito le campane e sono corsa indietro appena ho potuto. Cosa è successo?” pronunciò tra un respiro e l'altro, mantenendo lucidità, di fronte a quel suo comportamento ostile.

Aerys non rispose e l'afferrò fortemente per un braccio, trascinandola fuori dalla camera. “Vattene.” disse laconico, ma Arya non obbedì, nemmeno quando si districò dalla sua presa.

Dietro di lei sentì arrivare Spettro, che tra un digrigno di denti e un feroce abbaio, lo fece vacillare.

Il principe Targaryen osservò quella bestia con lo stesso disgusto e disapprovazione che stava riservando ad Arya, il suo sguardò si soffermò sulla bava rossa di sangue che pendeva dalle sue fauci. “Che cosa hai fatto?” domandò, con un tono di chi sapeva già la risposta.

Continuava a rimanere imbambolata di fronte a quell'uomo che le appariva come un estraneo. Cosa stava capitando? Un attimo prima erano nel letto abbracciati in una serenità che sembrava potesse essere infinita.

“Io non capisco. Cosa è successo? Dimmelo!”

Sembrava un gioco, uno scherzo. Entrambi si facevano domande, a cui nessuno dei due voleva rispondere, in una lotta continua.

Poi la risposta finalmente arrivò e il mondo di Arya Stark si sgretolò sotto ai suoi piedi.

“Daenerys è morta. È stata uccisa. TU l'hai uccisa!”

Vide nella sua mente la regina dalla pelle candida e dai capelli argentati ricoperta di sangue, priva di vita. Non ci poteva credere, una donna così forte che lei ammirava, era stata assassinata.

“Credimi, io non c'entro niente.” riuscì a dire con una voce flebile, ma ritrovò di fronte un muro d'uomo, una pietra irremovibile nelle sue convinzioni e nello sguardo con cui aveva creato un profondo legame, un odio assoluto.

“L'hai detto tu, che sarei rimasto l'ultimo Targaryen.”

Avrebbe voluto strapparsi la lingua a morsi per quella frase, pronunciata in un momento di estrema rabbia. “Non intendevo...”

BASTA!” urlò il principe e vide Spettro frapporsi con un balzo tra loro due, minaccioso e feroce. Il muso che lo sfidava direttamente negli occhi, quella forza che Arya non riusciva a trovare, lui la stava esprimendo in tutta la sua bestialità.

Aerys indietreggiò lentamente, mentre in lontananza si sentivano arrivare concitati i soldati armati.

“Vattene da qui, torna al tuo Nord.” rimarcò con più calma, con un velo di tristezza gli oscurava il volto.

“Perchè non lasci che mi mettano in prigione, se pensi che sia stata io?”

La fissò negli occhi con assenza, come se dentro di lui non ci fosse più nessuno. “Perchè io e Aegon verremo a cercarti per ucciderti.”

Solo l'essere trafitta da più spade, le avrebbe fatto più male. Le gambe cominciarono a tremarle e così le labbra, cercando di tirare fuori una qualche spiegazione. Ma quale?

I soldati si facevano sempre più vicino e Aerys gli voltò le spalle per andare loro incontro.

“Aspetta...” disse ma fu interrotta dal metalupo che la colpì in pancia, riuscendo a farla cadere sopra di lui. D'istinto si aggrappò al suo pelo folto e morbido e quando fu sopra il suo dorso ferma e salda, Spettro partì correndo verso l'uscita.

Arya tornò a guardarsi indietro più e più volte sperando di scorgere la figura alta e snella del principe Targaryen, mentre fuggivano verso la collina di Aegon in direzione della Porta del re, ma dovette constatare l'amara verità e di lì a poco chiuse gli occhi abbandonandosi a un pianto nervoso, bagnando il pelo albino.

 

 

 

Note dell'autrice: Ciao a tutti! Potrei cominciare questo messaggio con le mie solite scuse, perché davvero questa volta ve le meritate. Ho fatto molto ritardo, lo so. Purtroppo è stato un periodo difficile. Per non dire di m***a. Ho perso qualcuno di molto importante nella mia vita e ho subito una battuta di arresto, sia nello scrivere, sia nello studio. Questa settimana ho cercato di ritrovare la forza per rimettermi in pista e così mi sono rimessa al computer.

È un capitolo lungo, molto “tranquillo”, quasi privo di azione ma necessario per gli eventi futuri. Vi comunico che manca davvero poco, forse due capitoli alla fine. 

Spezzato. Come l'animo di Arya, come i sentimenti di Aerys, come i patti che erano stati fatti e forse come lo sono stata io in questo periodo.

Non mi dilungo oltre, vorrei solo che possiate esprimere un vostro giudizio, magari anche alla vera fine su tutto quanto.

Se avete trovato il cap noioso, brutto, o bello, se ci sono errori, fatemelo sapere. Accetterò volentieri ogni consiglio.

Ringrazio i “nuovi” arrivati: air, uri, celler per aver iniziato a seguire la storia.

VeVe92, hola1994 per aver inserito la storia tra le ricordate.

James Percy Holmes per aver inserito la storia tra le preferite.

Davos per aver inserito la storia tra le preferite e seguite.

Per avermi aggiunto agli autori preferiti Minerva6 e ancora Davos.

Grazie per il supporto che date a questa storia.

Un bacio, Valar Morghulis.

 

p.s. il sito continua a darmi un po' di problemi per quanto riguarda la numerazione dei capitoli, appena finisco la storia vedo di metterci le mani, ora ho paura di combinare un casino.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: starmars