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Autore: LaVampy    11/03/2017    2 recensioni
e se Max ormai abbastanza grande non riuscisse a controllare il suo potere? c'è una scelta da fare farlo diventare un apprendista stregone come vorrebbe Magnus o lasciarlo vivere come un semplice bambino come vorrebbe Alec?
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Max Lightwood, Max Lightwood-Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Malec's family'
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Primo extra tratto dalla storia: 
 
Alec e Magnus avevano adottato Max, quando Simon l'aveva trovato sulla soglia dell'accademia, avvolto in una copertina gialla e un biglietto : chi potrebbe mai amarlo. E dopo i primi attimi di sconcerto, i due, con l'appoggio della famiglia avevano preso con loro il piccolo stregone, crescendolo come un figlio "normale". Per quanto possa essere normale la vita di uno stregone, appena nato , con un padre pluricentenario e l'altro cacciatore fin dentro il midollo. Alec, voleva che quel bambino avesse tutto quello che a lui era stato negato, che non si sentisse sbagliato ma amato, Magnus invece voleva che il bambino esplorasse la sua parte magica, o meglio definita demoniaca. Quella parte che a lui aveva regalato due magnifici occhi da gatto e a Max, una colorazione azzurra. Negli anni Magnus, aveva iniziato a chiamarlo Mirtillo, e tutto andava liscio. Il bambino cresceva, Magnus aveva eretto delle protezioni intorno alla casa, ma anche se non l'aveva detto al compagno, sentiva ogni giorno, il potere crescere dentro il piccolo stregone, un potere difficile da contenere. Aveva quindi iniziato a fare ricerche, la magia di un piccolo stregone, solitamente, viene trasmessa dal padre e di Max non si sapeva nulla. Ma le ricerche erano state infruttuose, e di certo non aveva intenzione di evocare un demone e metter in pericolo Max. C'era pure sempre un "nonno" principe dell'inferno che sovente, mandava messaggi a Magnus in svariati modi. Da quando gli era sfuggito ad Edom, Magnus spesso sentiva la presenza sgradita del genitore, tanto che aveva interrotto un po' la sua pratica, addicendo come scusa il piccolo Max. Ma aveva il sospetto che il compagno sapesse che gli stava mentendo. Non mancavano infatti frecciatine ,del compagno, da un apio di giorni, e la ricomparsa del libricino che gli aveva donato anni fa, sul comodino. 
 
Ma come poteva dire al compagno, che il figlio poteva diventare un pericolo?  
 
Poi una mattina, mentre era nella sua libreria, tra fogli e pergamene vecchie come la notte dei tempi, ci fu una piccola scossa, come di terremoto, e dalla libreria cadde un libro. Parlava dei principi dell'inferno, e quando lo raccolse una scossa gli percorse il corpo. Fu trasportato in una dimensione parallela, i profili della stanza sbiaditi dalla nebbia. Una figura gli venne incontro, troppo famigliare  per lui, anche se non lo voleva. Un uomo alto con una corna di spine, il viso spigoloso e ossuto. 
 
-Figlio mio- disse senza muovere le labbra. 
 
-Asmodeo-rispose semplicemente lo stregone. -Non ti ho invocato, per quale motivo sei qui?-. 
 
-Potresti anche chiamarmi Padre- rispose piccato il demone. 
 
-Non credo che lo farò mai-rispose Magnus, mentre sentiva le forze venire meno. -Te lo richiedo, come mai sei qui? In Casa mia? Non ti era proibito, passare tra i mondi?-. 
 
-Io sono un Principe, posso entrare e uscire dal mio mondo, ho sacrificato parte della mia linfa, ma, ahimè, ho saputo di avere un nipote. Quando me lo presenti? Sono certo che avrà tanti ricordi felici e non solo...-. 
 
-Stai lontano da mio figlio- urlò Magnus. 
 
-Guarda, guarda che caratterino- disse ridendo Asmodeo. -Ma vei, forse sei nuovo a queste cose, mentre io ho avuto tanti figli-. 
 
-Avrai di certo il premio padre dell'anno-rispose sarcastico Magnus, per cadere in ginocchio poco dopo. 
 
-Non essere arrogante con me, ricorda sempre chi sono-disse il Principe, guardando il figlio dolorante per terra. 
 
-Lascia in pace la mia famiglia, non abbiamo debiti con te- rispose dolorante Magnus. 
 
-Sei al mondo grazie a me, tu hai un enorme merito nei miei confronti- rispose il principe. 
 
-Dimentichi che hai quasi ucciso mia madre-. 
 
-Ah tua madre, una bella donna, facile. Un vero peccato- rispose ancora il demone. 
 
-Non mi feriscono più le tue parole- disse ancora lo stregone, alzandosi. 
 
-Oh ma io non voglio te. Non più, ma ricorda...-disse Amodeo sparendo nel buio. -E' uno stregone durante il suo allenamento, che determina da che parte stare, se con me, un Principe o come te, una femminuccia priva di coraggio, amico di Angeli-. 
 
Una luce accecante colpì lo stregone, che si ritrovò sbattuto contro il muro, il libro ancora stretto tra le mani, la pagina del Principe Asmodeo che lentamente bruciava, senza però rovinarsi. Prese il libro e lo gettò lontano, una agghiacciante risata risuonò nella sua testa. 
 
Non puoi scappare da quello che sei. 
E sentendo quella frase, Magnus capì che erano tutti in pericolo, ed era solo colpa sua. La sua maledizione, non c'è pace per i demoni. 
 
   
 
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