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Autore: id_s    13/03/2017    2 recensioni
You were red, and you liked me 'cause I was blue: you touched me and suddenly I was a lilac sky, then you decided purple just wasn't for you
[…]
STORIA IN REREVISIONE: ex Cuore di Drago
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'Elastic Heart - Dramione.'
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V. PRIDE AND POISONS

 
All I want is,
all I need is
to find somebody,
I'll find somebody
like you.


Hermione Granger era in preda al nervosismo più funesto che  la sua persona avesse mai conosciuto e, pensando ai suoi capelli sempre crespi per lo stress del troppo studio e alla sua indole da persona perennemente ansiosa, quel dato poteva significare solo una cosa: guai in vista per chiunque avesse avuto la cattiva sorte di pestarle il mantello anche solo per errore, quel giorno. La ragazza continuava a sottolineare furiosamente i concetti sul libro di Pozioni, quasi a voler bruciare la pagina con la forza che imprimeva nelle doppie linee nere tracciate dalla sua piuma; Ginny Weasley era quasi sicura che, se l’amica non avesse legato i capelli in una crocchia disordinata sulla nuca, avrebbe potuto tranquillamente vedere riccio per riccio vibrare febbrilmente al ritmo veloce del battito del cuore della Grifondoro.
- Hermione? – tentò la rossa, preoccupata, inarcando elegantemente le sopracciglia – credo che tu abbia bucato la pagina. -
La bruna si fermò solo per un momento, rivolgendo di scatto uno sguardo infastidito alla più piccola Weasley, lì accanto a lei, per poi focalizzare la propria attenzione sulla pagina consunta del libro dal quale stava studiando: effettivamente, recava un buco laddove lei aveva calcato troppo con la piuma, sovrappensiero.
Sospirò esasperata. – Reparo. - 
Ginevra aveva, nel frattempo, continuato a gettare occhiate lugubri al proprio testo di incantesimi, come se le parole scritte lì fossero per lei presenti in una qualche lingua incomprensibile, come per esempio Antiche Rune –  materia nella quale, invece, Hermione eccelleva.
- Potresti spiegarmi questo incantesimo? – pregò l’amica, prendendosi la testa tra le mani. Forse in parte era anche colpa sua se, quel pomeriggio, non riusciva davvero a concentrarsi: d’altra parte, Hermione Granger non era l’unica sommersa dai problemi più diversi, capaci di toglierle il sonno e la fame, oltre che la capacità di concentrazione – inaudito, per la studentessa migliore di Hogwarts.
La mente di Ginny continuava a vagare tra gli eventi delle ultime sere: la tristezza per avere così bruscamente allontanato la persona di cui era ancora follemente innamorata era coperta solo in parte dal fastidio che le provocava il sentirsi poco desiderata; d’altra parte lei, Ginevra Molly Weasley, era conosciuta ad Hogwarts come una delle streghe più apprezzate dal genere maschile, e invidiate da quello femminile. Con i suoi capelli rossi, il suo temperamento sbarazzino e focoso e i sorrisi smaglianti, era sempre stata capace di ottenere qualsiasi cosa – o persona – desiderasse. Era ironico che, in realtà, lei non volesse nessuno se non l’unica persona che aveva deciso, in un momento di rabbia, di allontanare definitivamente dalle proprie giornate. In ogni caso non avrebbe mai ammesso il proprio dispiacere ad anima viva, preferendo trincerarsi dietro barriere di orgoglio e menefreghismo, aiutata dagli attacchi di mutismo di cui era preda ogni qual volta Lizzie Steeval, Melissa Sartre o anche semplicemente Hermione provavano ad affrontare l’argomento.
La bruna in quel momento chiuse il proprio libro, osservando invece il testo dell’amica.
- Harmonia Nectere Passus – annuì tra sé, indicando la pagina con fare assorto – non è particolarmente complicato, devi semplicemente ricordare di mantenere un’estrema concentrazione mentre pronunci la formula. L’incantesimo di spostamento è ottimo per spostare un oggetto, un animale o anche una persona, talvolta, senza usare la smaterializzazione… sicuramente Vitious vi farà esercitare con oggetti inanimati, in ogni caso, perché un minimo errore nell’incantesimo potrebbe causare la morte dell’animale o anche della persona che si sta cercando di spostare. È semplice, però: un leggero tocco sull’oggetto da incantare, e la formula va pronunciata con sicurezza. Così – Hermione ripeté le tre parole con decisione, accompagnandole ad un tocco elegante della propria bacchetta contro il testo di pozioni, che videro spostarsi fino al davanzale della finestra più lontana dalla loro postazione sui divanetti della Sala Comune.
Ginny annuì. – Ho capito. Credo di dover provare quando sarò mentalmente più concentrata – mormorò quasi tra sé stancamente.
Hermione si strofinò il dorso della mano sul viso stanco, pensando al proprio, comodo letto e a quanto quella sera avrebbe preferito dormire, anziché andare alla scampagnata di gruppo; ma d’altra parte Lizzie era stata davvero implorante, e – anche se a se stessa non lo avrebbe mai ammesso – iniziava anche a sentirsi stanca di dover vestire sempre la reputazione della guastafeste, perfettina incapace di divertirsi. Anche se, in effetti, fingere un entusiasmo che non provava sembrava ai suoi occhi anche più difficile di un esame G.U.F.O.
- Sai che con me puoi parlare di qualsiasi cosa, vero, Gin? – rivolse i suoi occhi di caramello sull’amica, posandole una mano sulla spalla in un moto di spontaneo affetto. Le iridi scure della rossa si illuminarono brevemente, l’ombra di un sorriso ad incresparle le labbra fini.
- Lo so, ‘Mione. Devo solo fare prima chiarezza con me stessa. E comunque la cosa vale anche al contrario: quando sarai pronta a dirmi cosa ti sta capitando… -
Hermione sorrise mestamente. Si chiese come avesse fatto a pensare, anche solo per un attimo, che alla attenta, intuitiva, premurosa Ginevra Weasley potesse sfuggire un qualsiasi cambiamento nel suo umore.
- Già, lo so. Lo so, il problema è che… non lo capisco neanch’io -


**
'Cause everybody knows (she's a femme fatale)
the things she does to please (she's a femme fatale)

Blaise Zabini non riusciva a capacitarsi dell’assurda stupidità dei Grifondoro.
E non si trattava del caro, vecchio astio tra Case, no: lui era sicuramente superiore a sciocchezze del genere come una qualche faida centenaria di poco conto; il suo era semplice e puro stupore, educatissima perplessità nell’osservare i comportamenti di quei tronfi ragazzi. Erano soliti andarsene in giro come fossero stati i padroni del mondo, loro, i Grifoni, impavidi e coraggiosi; e non erano da meno neanche le “regine” della Casa rosso-oro, Ginevra Weasley e Hermione Granger. In qualche modo che il ragazzo non riusciva davvero a spiegarsi, sembrava che – lì, nella torre dei Grifoni – avere capelli rossi e un milione di efelidi, oppure essere insopportabili “so-tutto-io” altezzosi e più snob di un Malfoy ed uno Zabini messi insieme – e sembrava assurdo anche solo a pensarlo – assicurava un posto nell’élite, nel gruppo degli amati, venerati e anche un po’ temuti. Perché era ovvio che chiunque, lì ad Hogwarts, sembrava nutrire una sorta di reverenziale rispetto per il trio delle merdaviglie, come era solito definirli Draco nei suoi momenti migliori, e per chiunque facesse Weasley di cognome e nutrisse un’insana passione per qualsiasi cosa appartenesse, fosse appartenuta o fosse anche solo stata toccata da un babbano.  
Era perciò con perplessità crescente che il ragazzo osservava Ginevra Molly Weasley, rinomata femme fatale della scuola nonché quella con la battuta sempre pronta, prendersi la testa tra le mani e nasconderla tra le ginocchia piegate, seduta all’ombra di un albero nel parco, nel fresco della sera che andava calando.
Che la piccola Weasley si struggesse per il magico Potty, il Ragazzo che Non Capiva Mai Niente, era uno di quei segreti così segreti, così irrivelabili, che a scuola ne erano al corrente praticamente tutti – tranne, ovviamente, il diretto interessato, ma lui sembrava davvero non capire mai nulla, quindi probabilmente non faceva testo. E i Grifondoro avrebbero potuto dire qualsiasi cosa contro le serpi, infimi, ambiziosi Serpeverde, ma una cosa era certa: se l’orgoglio impediva loro di agire al meglio senza esporsi troppo per appropriarsi di ciò che desideravano, allora il Cappello Parlante lo aveva smistato decisamente bene – non che ci fossero mai stati dubbi.
- Cosa guardi, Blaise? – la voce di Daphne Greengrass lo riportò alla realtà. Il ragazzo si voltò verso la bruna che gli si avvicinava con passo sinuoso, scrollando elegantemente le spalle.
- Niente – fu la serafica risposta – ammiravo il mio riflesso nel lago. Non trovi che oggi i miei occhi risultino particolarmente luminosi? -
La Serpeverde alzò gli occhi al cielo, tirando uno schiaffo scherzoso al braccio dell’amico. – Trovo che il tuo cervello risulti particolarmente piccolo, mio caro -
- Oh! Beh, qualcosa mi dice che dovremo lavorare sul tuo intuito, Daphne – il moro inarcò divertito un sopracciglio – allora, mi porti notizie di stasera? -
Gli occhi scuri come la notte della Greengrass si assottigliarono, illuminandosi di una luce diversa, la luce che sempre brillava in lei quando si parlava di fare qualcosa di tremendamente illegale e tremendamente divertente. – Come sai non ci si può smaterializzare per arrivare ad Hogsmeade, ma possiamo utilizzare il passaggio segreto che sbuca da Mielandia con tranquillità: il negozio sarà aperto, a quanto pare il proprietario deve un favore a Lizzie Steeval, credo che sia uscita con suo figlio o qualcosa del genere, e se l’ha fatto ha davvero un enorme coraggio: insomma, hai presente Thomas Hopkins? – Daphne fu scossa da un leggero brivido – assolutamente tremendo. In ogni caso ci vediamo direttamente dietro la Stamberga Strillante, ognuno andrà per conto proprio, l’orario stabilito è intorno alle undici… -
Blaise annuì distratto, notando con la coda dell’occhio un gruppo di ragazzine del primo anno che, appostate dietro un albero con il pretesto di ripetere qualcosa, continuavano a lanciare occhiate adoranti a lui e omicide alla bruna al suo fianco: il ragazzo rivolse loro un sorriso smagliante, e un coro di sospiri ed urletti si sollevò dal piccolo branco – “ha sorriso proprio a me!” e “no, stupida, sorrideva a me!”.
- Blaise, per Merlino, mi ascolti? Sei così pieno di te che a volte credo dovresti crearti un clone solo per avere più spazio in cui distribuire il tuo ego – la voce di Daphne Greengrass, tagliente come il vetro, ebbe l’effetto di ingigantire ancora di più il sorriso sul volto di Zabini, illuminando a giorno il parco.
- Tu dici? In effetti è una splendida idea, Daphne, non ci avevo mai pensato! Vado ad informarmi… - iniziò ad allontanarsi a grandi falcate, parlando tra sé.
La bruna restò a guardarlo con un’espressione scioccata, quasi non credesse che un ragazzo magro, di un metro e settantotto, potesse contenere dosi così alte di egocentrismo e narcisismo allo stato puro: incrociò con uno sbuffo le braccia al seno, alzando gli occhi al cielo. – Maschi! – sbottò, allontanandosi anche lei.
Il piccolo gruppo del primo anno, nel frattempo, continuò ad incenerirla con lo sguardo.
 
**
And I lived in your chess game,
but you changed the rules every day


 
La serata non avrebbe potuto essere organizzata in maniera più perfetta neanche impiegandoci dieci anni, ed Elizabeth Steeval ne era perfettamente cosciente. Mentre terminava gli ultimi incantesimi intorno alla tenda incantata, per essere certa che non potessero essere né visti, né sentiti, lanciava continui sguardi d’approvazione all’enorme spiazzo perfettamente organizzato: all’interno della tenda le ragazze, tra cui Melissa e Ginny insieme ad alcune Grifondoro ed una silenziosa Tassorosso  - com’era il suo nome, Sasha? Masha? – avevano posizionato alcuni stereo incantati dai quali la musica da discoteca veniva diffusa ad un volume improponibile, capace di rompere i timpani a chiunque, probabilmente, ma non a loro.
All’esterno era allestito un gran fuoco, intorno al quale i ragazzi ridevano e chiacchieravano del più e del meno, raccontandosi aneddoti dell’estate appena finita, ricordando vecchi guai e facendo congetture sul proprio ultimo anno di scuola. La bionda Corvonero intercettò la Caposcuola Granger, quella sera particolarmente piacevole nonostante il suo abbigliamento modesto: indossava una gonna di jeans a metà coscia ed una semplice t-shirt azzurra, ma i suoi occhi – spenti nell’ultimo periodo – sembravano particolarmente luminosi mentre rideva a qualcosa che Goldstein le stava raccontando.
- Caposcuola Granger! – Lizzie si avvicinò con un sincero sorriso, scoccando un bacio volante alla sorridente ragazza, che ricambiò entusiasta il saluto.
- Ciao, Lizzie -
- Sono felice che tu sia venuta, anche se non approvi… - la Corvonero rise apertamente, ammiccando ironica al viso rosso d’imbarazzo dell’amica; Hermione si strinse nelle spalle, vestendo un sorriso di circostanza.
- Visto che sono qui, tanto vale godermela. Anche se sto sognando il letto – replicò ingenuamente – e comunque, ho appena detto ad Anthony che mi chiedevo sinceramente perché io mi sia nuovamente stupita della fantastica organizzazione, sapendo che dietro a tutto questo ci sei tu. –
Il ragazzo rise con leggerezza, scompigliandosi i capelli – Sai, dicono che quando si tratta di organizzare feste i migliori siamo noi Corvonero, ma quello che intendono è: la migliore è La Corvonero – lo sguardo di ammirazione che lanciò alla sua compagna di Casa fu sufficiente, per la Grifondoro accanto a loro, a indurla ad allontanarsi per lasciare ai ragazzi l’intimità che, ne era certa, entrambi desideravano, anche se probabilmente solo Goldstein aveva già compreso la cosa.
- Vado a prendermi qualcosa da bere, a dopo! – e si allontanò quasi di corsa, entrando all’interno della tenda.
Il volume della musica era più che assordante, ma quello che più di tutto la stupì furono le dimensioni degli interni: non era affatto la prima volta che la ragazza si ritrovava in una tenda magica, ma sicuramente non si sarebbe mai aspettata qualcosa di così grande, sontuoso e incredibilmente… magico. Non c’era altro termine per descriverlo. Le Sorelle Stravagarie, la cui voce si diffondeva da enormi stereo incantati, urlavano contro la società che impediva ai ragazzi di godersi la propria adolescenza, mentre loro avrebbero solo dovuto divertirsi e “non pensare al domani” – Hermione era abbastanza certa che fosse quello, il titolo della canzone, perché nell’ultimo periodo era stata la preferita di Ginny. Si avvicinò al tavolo delle bevande e le analizzò scettica, individuando poi quella che le sembrò essere meno nociva: dell’innocuo ponce dal colore rossastro, che si versò in un bicchiere di carta dello stesso identico colore.
Alle sue spalle qualcuno si schiarì la voce con educato divertimento, e un attimo dopo un odore di sapone e dopobarba – odore che lei conosceva fin troppo bene – giunse alle sue narici, inebriandola.
- Ah, Granger, Granger… così non va proprio bene, lo sai? – la voce che le si rivolgeva era sottile, fredda, ironica; due mani gelide le si posarono sulle spalle, e la ragazza si tese come la corda di un violino a quel tocco – prima la festa, poi questo piccolo party, ora addirittura bevi? Cos’è successo alla mezzosangue-zannuta-io-non-mi-diverto? -
Le gote della ragazza si tinsero di rosso.
Rabbia. Quello era il sentimento giusto, si disse, l’unico che avrebbe dovuto provare nei confronti di una tale serpe, l’unico che era disposta a concedergli: si voltò di scatto, scrollando dalle proprie spalle quelle mani sottili da pianista, e per poco non andò a sbattere contro il torace tonico del ragazzo, fasciato da una semplice camicia nera.
- Certo che sei noioso, Malferret. Cambia solfa, questa la abbiamo già sentita -  alzò orgogliosamente il viso, puntando uno sguardo deciso su quello del Serpeverde davanti a lei evitando, però, il contatto con gli occhi. Era l’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento.
Non poteva permettersi alcuna distrazione, e tuffarsi in quei pozzi di argento colato, freddi e taglienti, sarebbe stata la peggiore distrazione, soprattutto perché l’ultima volta che li aveva realmente osservati era stato nei suoi sogni, e il contesto di quei sogni era così terribilmente sbagliato, peccaminoso… Non gli avrebbe permesso di capire nulla della sua agitazione, del suo tormento interiore: anche se la sua semplice presenza la feriva dolorosamente, non avrebbe lasciato trapelare niente di ciò. Fredda come lui, ma orgogliosa come una Grifondoro.
- Per Merlino! Morde, la bambina. Abbiamo anche dimenticato le buone maniere, Granger? Mi sei caduta davvero in basso. -
Insolente.
Idilliaco… no, insolente.
La bruna gli rivolse uno sguardo di fuoco, stringendo più forte il bicchiere tra le mani, le nocche che sbiancavano. – Lasciami passare, Malfoy, non ho tempo da perdere. Devo cercare… -
- Se intendi cercare la piattola – la interruppe lui, divertito – un attimo fa l’ho vista impegnata in un interessante discorso con Blaise su chi dei due potesse essere più bravo con gli incantesimi offensivi. Credo che tra poco passeranno alle dimostrazioni pratiche, non ti conviene disturbarli –
- Oh, cielo. Togliti, ci mancava anche l’altro idiota -
- Come hai detto, Granger? -
- Niente. Ti sposti? -
- E se non volessi?... Cos’è questo odore? -
Hermione si spazientì. – E se non volessi sarei costretta a farti spostare a modo mio, caro il mio furetto nervosetto, e credimi che non aspetto altro che una scusa per farlo e… quale odore? -
Il biondo assunse un’espressione guardinga, lanciando occhiate intorno a sé, una mano a scompigliare i serici capelli così biondi da sembrare quasi bianchi - pallore quasi lunare, quel brillio mortale suo unico totormento. Hermione sentì per un attimo la assurda, terribile tentazione di sfiorarli per sapere finalmente come sarebbero stati al tatto: soffici, setosi come nel sogno? Lo sguardo sospettoso del ragazzo, però, la riportò con i piedi per terra.
- Malfoy – lo richiamò, esasperata – sei uscito di senno. -
Avvicinò il bicchiere alle labbra, prendendo un grande sorso di ponce – era amaro, disgustosamente amaro e non capiva come la gente potesse bere quella roba – e in quel momento il ragazzo si voltò nuovamente verso di lei.
- Viene da… aspetta, Granger, non berlo! -
Quelle furono le ultime parole che Hermione sentì, poi tutto intorno a lei si fece confuso.



**
Ciao a tutti!
Ho deciso di tornare presto con un nuovo capitolo per ringraziare quanti hanno letto quell'obbrobrio che è stato il quarto e che, inoltre, non hanno dimenticato questa storia neanche il tempo passato: questo capitolo è un po' lunghetto, per cui spero che non vi siate annoiate a leggerlo.
Purtroppo non ho molto tempo per postare quindi vado via in fretta, volevo solo dirvi grazie di cuore per il vostro supporto!
A presto,
Ida

 
   
 
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