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Autore: Crystal25396    14/03/2017    3 recensioni
Che non ci si possa smaterializzare all’interno dei confini di Hogwarts è un particolare che chiunque abbia mai letto “Storia di Hogwarts” conosce. Eppure quella mattina, qualcuno vi era riuscito.
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Dal secondo capitolo:
Quando Hagrid, dopo aver bussato, ottenne il permesso di entrare, i due trovarono il preside seduto alla sua scrivania, che li osservava dietro i suoi occhiali a mezzaluna.
«Oh, Hagrid! Qual buon vento ti porta? Qualche problema o questione che vorresti discutere sul tuo nuovo incarico?»
«No signore. Non ho problemi con quello, ma con questo qui» rispose Hagrid facendo cenno allo strano tizio col cravattino, che si stava guardando attorno incuriosito, con un’espressione innocente e bambinesca sul volto.
Quando si rese conto che l’attenzione era rivolta tutta verso di lui, l’uomo fece un profondo inchino verso il preside, salutandolo con un amichevole «Salve!»
«L’ho trovato vicino al Lago Nero. Credo che abbia qualche rotella fuori posto…»
«Ehi!» esclamò l’uomo con aria imbronciata.
«…e che sia un Babbano.»

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Cross-over Harry Potter / Doctor Who
La storia può essere letta anche da chi non ha mai visto Doctor Who.
Genere: Fantasy, Science-fiction, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Remus Lupin, Rubeus Hagrid, Severus Piton, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Capitolo 9
La paura di Hermione
 

 
La mattina successiva i ragazzi vennero svegliati di buon ora dai professori. Dopo aver risistemato la Sala Grande, la vita a scuola riprese il suo normale corso e gli studenti poterono tornare nei loro dormitori. Il quadro della Signora Grassa fu temporaneamente sostituito con quello di Sir Cadogan – l’unico che aveva avuto il coraggio di accettare quel compito, ma nessun Grifondoro sembrava esserne molto felice: il cavaliere passava la maggior parte del tempo a sfidare la gente a duello e il restante a inventare complicate parole d’ordine, che cambiava almeno due volte al giorno.
A scuola non si parlava d’altro che di Sirius Black. Gli studenti sembravano quasi divertirsi nell’inventare il modo che l’evaso potesse aver utilizzato per infiltrarsi ad Hogwarts. Inutile dire che le idee erano una più stramba dell’altra.
Quelli che però non si esponevano troppo nel fare ipotesi erano Harry, Ron e Hermione, a quanto pare gli unici che erano riusciti ad udire le parole di Silente e Piton. Si erano ripromessi di parlarne la sera dopo il fatto, ma per un motivo o per un altro, il momento del confronto venne rimandato di continuo. Hermione era sempre sommersa dai libri, china sulle pergamene che rapidamente riempiva di appunti, schemi, riassunti o temi. Ron continuava a dire che era umanamente impossibile riuscire a seguire tutti quei corsi e rimanere al passo con il programma. Se non fosse incappata in qualche sufficienza, di certo prima o poi sarebbe crollata dalla stanchezza.
Durante la settimana fu quasi impossibile scollarla dallo studio e ogni volta che tentavano di distrarla, lei li scacciava malamente. Nel suo caso, rimandare quell’importante discussione a causa dello studio non era poi una scusa così campata per aria.
A tenerli impegnati, poi, arrivarono anche gli allenamenti di Quidditch. Baston era deciso più che mai a vincere la Coppa, essendo quello il suo ultimo anno ad Hogwarts, e sottoponeva la squadra ad allenamenti talmente faticosi che la sera Harry crollava sul suo letto prima ancora di riuscire a togliersi gli occhiali.
Alla fine dovettero aspettare il finesettimana per potersi concedere una pausa e poter affrontare finalmente l’argomento “infiltrato”.
 
«Per me è un’assurdità, Hermione» disse Ron sedendosi accanto ai due amici.
Nonostante fosse inverno, quel giorno l’aria era più mite del solito e il sole che splendeva alto nel cielo aveva spinto la maggior parte degli studenti ad uscire nel parco. La Sala Comune dei Grifondoro era quasi totalmente deserta, così i tre ragazzi avevano l’occasione perfetta per discutere tranquillamente senza rischiare di essere sentiti da orecchie indiscrete, occupando il divano e le poltrone libere davanti al camino.
«Pensaci, Ron. A chi altri avrebbe potuto riferirsi?»
«Silente non avrebbe mai permesso a qualcuno di poco raccomandabile di insegnare» osservò Harry.
«Ma Silente è umano. Può sbagliare anche lui» insistette Hermione, seduta fra i due ragazzi.
«Non ti fidi di lui?»
«Certo che mi fido di lui, Harry! Dico solo che potrebbe aver sbagliato il suo giudizio, può capitare! Guarda cosa è successo con Raptor: era uno degli insegnanti che proteggeva la pietra, ma era sotto il controllo di Voi-Sapete-Chi già da tempo. Pensi che Silente avrebbe assunto Raptor se avesse conosciuto i suoi piani? Per quanto sia uno dei più grandi maghi della storia, non significa che non possa fare errori.» disse Hermione cercando di non alzare troppo la voce. Le sue parole colpirono molto i due ragazzi e per qualche minuto fra loro calò il silenzio più totale.
«Non ha i tutti i torti» ammise Harry con un sospiro.
«Io però continuo a non crederci. Il Dottore? Quel tizio è uno dei migliori insegnanti che abbiamo mai avuto! Fred e George lo considerano quasi uno di loro.»
«Il fatto che sia un bravo insegnante, cosa su cui avrei qualcosa da ridire, non significa nulla. Rifletti, cosa sappiamo esattamente di lui?»
«Ma che domande fai? Voglio dire, a parte Hagrid, neanche degli altri professori sappiamo nulla di particolare e non mi pare che la cosa ti abbia mai creato problemi…»
«Ti sbagli, Ron» lo interruppe Hermione facendosi ancor più seria di prima «Del Dottore non sappiamo nulla, neanche come si chiama»
«E’ il Dottore!»
«E a te questo basta?»
Ron non rispose, si limitò ad osservare i due amici, senza sapere effettivamente come rispondere. Gli bastava? Bastava sul serio essere semplicemente “il Dottore” per guadagnarsi la sua fiducia? Sì. Qualcosa gli diceva che sì, poteva fidarsi. Quel tipo gli piaceva: era simpatico, esuberante, era riuscito a mettere in riga Malfoy senza farsi intimidire e poi sapeva un mucchio di cose. Anche ai suoi fratelli piaceva. Ma una cosa del genere non poteva convincere Hermione Granger. Guardò Harry in cerca di aiuto e supporto, ma vide l’amico abbassare lo sguardo e sistemarsi gli occhiali sul naso nervosamente.
«Credo che Hermione abbia ragione» disse Harry facendo nascere un sorriso vittorioso sulle labbra della ragazza. «Come possiamo fidarci di una persona di cui non conosciamo neanche il nome?»
«Si fa chiamare Dottore, ma è impossibile che sia quello il suo vero nome. Perché non vuole dircelo?» insistette Hermione.
«Va bene, d’accordo. Ammetto che è un tipo strano e che spesso dice cose senza senso, ma non mi sembra il tipo che farebbe del male a qualcuno, tantomeno aiutare Black ad entrare ad Hogwarts. E poi, quella sera è stato tutto il tempo in Sala Grande, tutta la scuola lo ha visto. Se è come dici tu, come avrebbe fatto?» disse Ron felice di aver trovato qualcosa che andasse a favore del Dottore.
«Non lo so, ma c’è dell’altro…» sussurrò Hermione cambiando improvvisamente espressione. Era pallida e sembrava non riuscire a sollevare lo sguardo, fisso sulle fiamme nel camino.
«Da quella volta in cui lo abbiamo incontrato, dopo l’incidente con Fierobecco, ho la sensazione che ce l’abbia con me per qualcosa. Mi sento osservata ogni volta che siamo nella stessa stanza o che ci incrociamo lungo i corridoi.» Il suo tono era basso e tremava lievemente. Harry le mise una mano sulla spalla e la avvicinò a se, come per farle sentire la sua presenza, fissandola sconcertato.
«Non l’avevo notato…» sussurrò con tono colpevole.
«Io sì.» disse Ron attirando l’attenzione dei due amici che lo fissarono ad occhi sgranati.
«Cosa?» bisbigliò Hermione, non riuscendo a credere a quelle parole.
«E’ successo anche a lezione con Lupin, quella sul Molliccio»
«E come puoi continuare a difenderlo?» chiese Hermione confusa.
«Non ci ho dato molto peso, pensavo ti guardasse perché fai sempre la parte della saputella, oppure perché anche lui ha notato che ultimamente sei strana, cosa che tu continui a negare…»
Hermione lo fissò a bocca aperta, gli occhi lucidi. Harry la vide fremere, mentre stringeva i pugni con forza, fino a far diventare le nocche bianche.
«Strana? Io strana? Sono piena di cose da fare, a differenza tua!» sbraitò alzandosi in piedi di scatto e attirando l’attenzione di quei pochi Grifondoro ancora chiusi nella Sala Comune.
«Ti dico che quel tipo mi spaventa, e tu sei capace di sminuire così la questione, dando la colpa a me!? Sai che ti dico? Vedetevela da soli, non mi interessa! Guai a voi se venire a chiedermi qualcosa. La “saputella” ha di meglio da fare!» gridò dirigendosi verso il passaggio nel muro «E sai una cosa, Ronald Weasley? Spero davvero che Grattastinchi riesca a mangiarselo quel tuo stupido topo!»
Lasciò la Sala Comune furente, senza curarsi degli sguardi curiosi dei Grifondoro che avevano assistito alla scena, di Ron, che l’aveva fissata a bocca aperta, sconcertato, e di Harry, che si era limitato a sussurrare più a se stesso che a lei, un flebile «E io che c’entro, adesso?»
 
Hermione percorse a passo spedito i corridoi di Hogwarts, diretta neanche lei sapeva dove.
L’unica cosa che voleva era stare un po’ sola, così da sbollire la rabbia.
«Stupido… Stupido Ron Weasley» borbottò fra se mentre scendeva velocemente le scale e usciva dal portone principale di Hogwarts, avviandosi verso i margini della Foresta Proibita, dove sapeva che gli studenti non osavano andare.
Si avvicinò al punto in cui le acque del Lago Nero bagnavano i primi alberi della Foresta e con rabbia tirò un grosso sasso la cui unica colpa era estata quella di essersi trovato sul cammino della ragazza.
Immerse le mani tremanti nel suo folto cespuglio crespo e si poggiò con la schiena al tronco di un grosso albero, lasciandosi scivolare giù, fino a nascondere il volto nelle ginocchia strette al petto. E in quella posizione, finalmente sola, si lasciò andare in un pianto liberatorio. Le lacrime le scorrevano incessanti lungo le guance, mente le spalle erano scosse da profondi singhiozzi.
Rabbia. Frustrazione. Paura. Hermione stava lasciando che tutto lo stress accumulato la abbandonasse, smettendo di soffocarla.
Rimase lì, in quella posizione, per diversi minuti; la testa piena di pensieri che le impedivano di fare un ragionamento di senso compiuto. L’unica cosa che nella sua mente era chiara era una: Ronald Bilius Weasley era uno stupido. Uno stupido idiota.
Decise di rimanere lì, nascosta da tutto e da tutti, almeno fino all’ora di pranzo: aveva bisogno di silenzio e di stare un po’ da sola, per calmarsi e schiarire le idee.
Chiuse gli occhi, cercando di lasciarsi cullare dal suono del vento fra gli alberi o dal lieve sciabordio delle acque, quando la pace venne improvvisamente rotta da un rumore improvviso. Un ramo che si spezzava.
 
Colta di sorpresa, Hermione, estrasse con mani tremanti la bacchetta e si appiattì contro il fusto del grande albero che fino a quel momento era riuscita a proteggerla dall’esterno.
“Avventurarmi nella Foresta Proibita da sola… Ma che mi è saltato in mente?” si rimproverò mentalmente.
Trattenne per un attimo il respiro, tendendo l’orecchio in ascolto.
Silenzio. C’era solo il cinguettio degli uccelli, il rumore delle foglie e quello dell’acqua. Che si fosse immaginata tutto?
Silenzio. Probabilmente si, era stato uno scherzo della sua mente.
Abbassò la mano che stringeva saldamente la bacchetta, riprendendo a respirare e uscendo dal suo nascondiglio, quando si rese conto che qualcuno stava facendo esattamente la stessa cosa dall’altra parte dal tronco.
Un urlo si levò alto nel cielo e Hermione indietreggiò spaventata, il cuore che le batteva forte nelle tempie e gli occhi fissi sulla persona davanti a lei, che pallida in volto teneva una mano al centro del petto, mentre con l’altra stringeva uno strano strumento che portava il nome di cacciavite sonico.
«He-Hermione!» la chiamò lui ancora con gli occhi sgranati, passando a sistemarsi nervosamente il cravattino. A quanto pare il suo doveva essere una specie di tic nervoso.
«Professore! Mi ha spaventata!» disse la ragazza cercando di regolarizzare il respiro.
«Perdonami, credevo non ci fosse nessuno.» si scusò lui rimettendo al suo posto il cacciavite sonico «Anche perché, sbaglio o agli studenti è proibito entrare nella Foresta?»
Hermione arrossì di colpo. Colta in flagrante a trasgredire una regola e per giunta dalla persona che al momento la spaventava quasi più Sirius Black.
«Mi dispiace, non volevo.» si scusò abbassando il capo, tentando di trovare una scusa che giustificasse la sua presenza lì, ma si sentiva ancora la testa pesante e per quanto si sforzasse non riusciva a trovare qualcosa di sensato da dire.
L’unica cosa che riusciva a cogliere era il suo corpo che tremava. Ma dubitava fosse per lo stesso motivo di poco prima: sentiva chiaramente l’ansia e il terrore iniziare a crescere dentro di lei. In quel momento avrebbe preferito trovarsi da qualsiasi altra parte piuttosto che lì da sola, faccia a faccia con quello che si faceva chiamare il Dottore. La sola presenza di quell’uomo la bloccava e come se non bastasse, sentiva di nuovo il suo sguardo puntato su di lei. Si sentiva come spogliata ed esaminata dai suoi occhi.
Sentì un brivido  di paura percorrerle la schiena quando lo vide avvicinarsi. Subito avvertì il respiro farsi più pesante, il battito del suo cuore accelerare improvvisamente.
Il Dottore la raggiunse ad ampi e lenti passi, leggermente ricurvo in avanti, e portò le mani sul suo viso, sollevandoglielo.
 
«Stai piangendo…»
 
Hermione si ritrasse spaventata, toccandosi il volto e rendendosi conto solo allora delle lacrime che le riempivano gli occhi. Quando aveva ricominciato a piangere?
Con la manica della divisa si asciugò velocemente occhi e guance, tirando su rumorosamente con il naso.
“Calmati Hermione. Calmati.” Si ripeté mentalmente cercando di tirar fuori il coraggio che tanto contraddistingueva la sua Casa. Perché in quel momento di coraggio ne aveva bisogno. E anche parecchio.
«Ecco, io… Avevo bisogno di stare un po’ da sola e così… Mi scusi, non avrei dovuto addentrarmi nella Foresta, ha perfettamente ragione» disse stringendosi nelle spalle.
«Non c’è bisogno di scusarsi: eri triste e volevi un posto tranquillo e isolato dove stare, ti capisco. Io di solito vado nello spazio aperto…. Ad ogni modo, ti va di parlarne?»
Hermione lo fissò sorpresa e confusa più che mai, cercando di nascondere la paura che, ne era sicura, era visibilissima nei suoi occhi.
«Con… lei?»
«Certo! E con chi, altrimenti? Sai, sono piuttosto bravo ad ascoltare, le persone tendono per qualche assurdo motivo a confidarsi con me e… Ah. Giusto. Insegnante.» disse realizzando in quel momento perché ad Hermione l’idea di confidarsi con lui suonasse così strana.
Sospirò rassegnato e si avvicinò nuovamente alla ragazza, piegandosi in avanti e posando una mano sulla sua spalla.
«Deve essere successo qualcosa se hai deciso di venire qui da sola. Non voglio forzarti, ma parlare con qualcuno ti farà bene e per qualsiasi cosa conta pure su di me. So che sono un insegnante e la cosa risulterebbe bizzarra, ma se come professore posso essere una frana totale, come Dottore me la cavo abbastanza bene e come tale non sopporto di vedere qualcuno che piange.» le confessò, riuscendo incredibilmente a strapparle un timido sorriso.
«Sto bene ora… Grazie Dottore» disse Hermione, fissando quegli occhi piccoli e incavati. Le parole del Dottore l’avevano sorpresa e per qualche strana ragione erano riuscite a calmarla. I suoi occhi… Avevano una strana luce che, lei stessa si stupì, contrariamente a quanto pensava non la spaventarono. Erano occhi stanchi, come se avessero visto le disgrazie di questo mondo. Era strano come la tranquilla profondità di quello sguardo riuscisse a tranquillizzarla e a stuzzicare la sua curiosità.
«Bene» le sorrise felice lui, addrizzando la schiena. «Ora però sarà meglio rientrare nel Castello, tanto quello che stavo cercando continua a non volerne sapere di farsi vivo… E poi è ora di pranzo, non so te, ma io sto morendo di fame. Mi succede spesso quando il tempo sta cambiando»
«Cosa intende dire?»
«Esattamente quello che ho detto, che sta cambiando il tempo. Se i miei calcoli sono giusti, e ti assicuro che lo sono, dovrebbe scoppiare un temporale bello forte fra circa… - si umettò il dito indice con la lingua e lo sollevò in aria – cinque ore. Durerà anche un bel po’…» spiegò posando il braccio sulla spalla della ragazza e scortandola fino al castello.
 
Quando Hermione raggiunse la Sala Grande, si premurò di sedersi il più lontano possibile da Ron, giusto per sottolineare il fatto che era ancora arrabbiata con lui, lanciando invece uno sguardo di scuse ad Harry. Accecata dall’ira se l’era presa anche con lui e ripensandoci si sentiva terribilmente in colpa per questo. Harry non aveva fatto nulla, aveva anche tentato di difenderla. Quello che era irrimediabilmente stupido era un altro...
 
Portandosi il cucchiaio colmo di minestra alla bocca, lanciò un’occhiata al tavolo dei professori, dove il Dottore si stava allegramente riempiendo il piatto di cibarie.
Non doveva lasciarsi ingannare. Sì, pochi minuti prima era stato gentile con lei, per la prima volta lo aveva visto sotto una luce diversa, ma non aveva di certo cambiato opinione su di lui così all’improvviso: quell’uomo rimaneva strano e misterioso. Un po’ troppo per i suoi gusti. Era convinta nascondesse più di un segreto e aveva tutta l’intenzione di scoprirlo, che Harry e R… l’idiota avessero voluto aiutarla o meno.
 
Ridacchiò quando vide il Dottore che chiacchierava allegramente con Hagrid, mentre imitava chissà quale sconosciuta creatura che solo lui sembrava conoscere.
No, non si sarebbe fermata, esattamente come non si sarebbe mai fidata del Dottore. Ma per il momento, gli avrebbe concesso il beneficio del dubbio.










***
Angolo dell’autore
Ce l’ho fatta! In ritardo, chiedo scusa, ma finalmente eccovi il capitolo 9! Speravo di pubblicarlo prima, ma sono stata occupata con l’università e avevo un attimo bisogno di rivedere alcune cose nel libro per poter andare più sul sicuro con i prossimi capitoli: auspico a rendere la storia il più “canon” possibile, e questo implica rispettare ogni minimo dettaglio (tranne qualche ovvia eccezione) del libro, lo scorrere del tempo compreso.
Ma veniamo a noi!
Capitolo un po’ diverso rispetto ai precedenti e tutto raccontato dal punto di vista di Hermione. Diciamo che sono molto più soddisfatta della prima parte che della seconda, ma in qualche modo dovevo far interagire la nostra so-tutto-io preferita con il Dottore. Mi sono immaginata la scena in tantissimi altri modi, ma questa finale è quella che mi ha convinta di più.
Non ho altro da dire, penso che il capitolo di oggi sia abbastanza chiaro rispetto agli altri.
 
Vi invito a seguirmi sulla mia pagina Facebook, così da rimanere aggiornati sulle pubblicazioni e gli aggiornamenti, magari anche con qualche anticipazione o “dietro le quinte” ;)
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E poi mi farebbe molto piacere sapere che cosa ne pensate del capitolo o della storia in generale. Se mai voleste lasciare una piccola recensione, un commento, farmi notare qualche errore (se i personaggi sono OOC! Non mi stancherò mai di dirlo, se li trovate OOC ditemelo, è un particolare a cui tengo particolarmente) o quello che volete, sappiate che farete di me una persona felice ^_^
Ringrazio tutti coloro che si sono avventurati in questa storia e questa settimana ringrazio in particolare
- LettriceStravagante, pappy636, Sara87003 e Valedd32 che l’hanno aggiunta alle seguite;
- dralewho, Gersha86, LettriceStravagante e Madame Lestrange  che l’ha aggiunta alle preferite;
- Miss Loki-Riddle Gold che l’ha aggiunta alle ricordate;
- _purcit_, Valedd32 e ___HermionePotter___ che hanno lasciato una recensione.
 
Alla settimana prossima!
-Crystal-
   
 
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