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Autore: Padmini    17/03/2017    2 recensioni
Sono trascorsi diciannove anni dalla fine della guerra ... ma è davvero finita per tutti?
Dopo tutta la distruzione molti sono riusciti a rinascere dalle ceneri, altri sono rimasti ancorati al passato e, tra rabbia e risentimento, cercheranno di riportare le cose come un tempo, quando la paura regnava sovrana ed era legittimo odiare ...
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Una delle cose che la guerra aveva insegnato a Harry era che il pregiudizio era qualcosa di sbagliato, sempre, da qualsiasi parte provenisse.
Dopo la sconfitta definitiva di Tom Riddle tutti avevano reclamato un pezzetto dell'eroe, un po' della sua preziosa attenzione, un sorriso, un abbraccio, una pacca sulla spalla, anche solo uno sguardo, qualcosa che gli facesse sentire importanti e gli desse speranza per ripartire.
Lui aveva accolto tutti, non aveva potuto fare altrimenti, prigioniero di un ruolo che ormai gli stava stretto, perché nessuno sembrava aver capito che, prima di tutto, anche lui aveva bisogno di ricostruire la sua vita.
Tutti si avvicinavano a lui per chiedergli qualcosa … tutti tranne due persone.
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Harry Potter | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Grifone e Serpente'
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Sono ancora qui! Ormai sapete che Jack non è altri che Ron, ma di certo non sono finiti i colpi di scena e le emozioni! Ormai manca poco, ma più di qualcuno si farà del male …

 

Domani andrò alla fiera del fumetto di Padova con il mio bellissimo abito vittoriano, non vedo l'ora!

 

Un abbraccio!

Mini

 

 

 

 

 

Dubbi, fiducia e terrore

 

 

 

 

Non aveva tempo da perdere. L'idea di mettere Narcissa con le spalle al muro era ormai inutile, dal momento che aveva visto con i suoi occhi Ron confermare la sua colpevolezza. Ora doveva capire come muoversi per anticiparlo. Non aveva un gufo a disposizione e inviare un patronus avrebbe potuto seminare il panico, dal momento che non sapeva dove si trovava Scorpius in quel momento. Non gli restava altro che materializzarsi a Hogsmeade e da lì proseguire lungo il passaggio segreto, sperando di riuscire ad arrivare prima di lui.

Il sole era ancora alto, se Ron avesse voluto far del male al ragazzo avrebbe agito di notte, non in pieno giorno, con il rischio di essere riconosciuto. Arrivando lì per primo avrebbe potuto parlare con i ragazzi e metterli in guardia. Ron non poteva sospettare che lui sapeva dei suoi delitti né della sua intenzione di far del male a Scorpius, perciò se la sarebbe presa con calma.

Si materializzò a Hogsmeade e stava per spostarsi nella cantina di Mielandia, quando vide un gruppetto di studenti di Hogwarts camminare nella strada principale. Si ricordò in quel momento che era sabato e i ragazzi approfittavano di quella bella giornata per passeggiare per il villaggio. Scorpius, Albus e James sicuramente si trovavano al castello e, dal momento che sarebbe stato praticamente vuoto vista l'assenza di tanti studenti, avrebbe potuto parlare con loro tranquillamente. Riconsiderò per un istante l'ipotesi di entrare tramite Mielandia, ma la scartò, dirigendosi invece verso la Stamberga Strillante. Fu facile non farsi notare tra tutti gli studenti che giravano, incuriositi da quel luogo che ormai era diventato un edificio storico. Sgattaiolò dentro e, trovato il passaggio, vi si infilò. Non ricordava se fosse sempre stato così stretto o fosse stato lui ad essere diventato più grande. In ogni caso, non senza difficoltà raggiunse il Platano Picchiatore. Per prudenza, una volta fuori, assunse la forma di cervo e si avviò verso il castello. Avrebbe fatto un giro del giardino, tanto per assicurarsi che Scorpius non fosse fuori o al campo di Quidditch, poi avrebbe continuato la sua ricerca all'interno.

 

 

 

 

 

 

John e Gregory erano rimasti senza parole per quello che gli aveva detto Ron. Quando l'Auror dai capelli rossi se ne era andato, si erano guardati, ed era bastato quello sguardo per capire che nessuno dei due credeva che quello che gli era stato detto potesse avere un briciolo di verità. Ron Weasley era forse impazzito?

“Cosa ne pensi?” chiese John.

“Credo che dovremmo continuare a cercare Harry.” rispose Gregory, pensieroso “Non credo che lui sia scomparso perché è l'assassino, ma perché probabilmente lo ha trovato e sta nascondendo da lui.”

“Sì, ha senso.” ammise John “Dici che dovremmo andare davvero a Hogwarts?”

“No, c'è una sola persona a cui possiamo rivolgerci.” spiegò, prendendo la giacca “L'altro membro del Golden Trio.”

John lo fissò con la bocca spalancata per un istante, poi prese al volo la sua giacca e si materializzò con lui.

 

Hermione Jane Granger in Weasley era quella che si poteva definire una donna paziente. La sua saggezza, maturata in anni di esperienze sul campo, era basata sulla conoscenza dei fatti, su una profonda cultura e sulla meticolosità con la quale affrontava ogni problema. Non si faceva influenzare dai sentimenti, non permetteva a teorie strampalate di prendere il sopravvento sul ragionamento più stretto e, soprattutto, esigeva prove concrete. Erano trascorsi ormai cinque giorni da quando Harry era scomparso senza lasciare traccia. Ginny, che in quel momento ospitava Astoria, non lo aveva visto né sentito, ma era rimasta con una sensazione sgradevole quando lui era uscito per non tornare. Ricordava distintamente che aveva salutato lei e Lily dicendo che, qualsiasi cosa fosse successa, dovevano ricordare che lui le amava. Era dunque preoccupato per la sua vita? L'unica idea che le era venuta in mente era quella, non c'erano altre opzioni. Ron aveva ventilato l'idea che si stesse nascondendo in quanto complice di Malfoy e lei aveva finto di credergli, ma aveva anche continuato a rimuginare sulla reale motivazione della sua assenza. In quel momento entrò il suo segretario.
“Signora Ministro, ci sono due Auror che vorrebbero parlare con lei” disse.

“Oh … certo, certo … falli passare.”

John e Gregory entrarono trafelati ma alla vista della donna che consideravano la loro eroina si gelarono sul posto.

“Hey, tranquilli!” li rassicurò lei, notando la loro agitazione “Non vi mangio mica! Avete notizie di Harry?”

“N-no.” rispose John con evidente disagio “Ma vorremmo parlarle di suo marito.”

“Ha esposto anche a voi le sue teorie secondo cui Harry è diventato un assassino?” chiese lei, anticipandoli.

“Esatto!” esclamò Greg, sollevato “L-lei non ci crede, vero?”

Hermione si alzò e aggirò la scrivania per trovarsi davanti a loro.

“Conosco Harry da quando avevamo undici anni. Abbiamo affrontato insieme molte cose, tante erano spiacevoli. L'ho visto combattere contro la sfortuna, il dolore e la paura. So com'è quando è felice, quando è triste, quando cerca di nascondere qualcosa. Chi ci conosce e ha soprannominato lui, Ron e me il “Golden Trio”, crede che il legame più stretto sia tra Harry e Ron … ma si sbagliano. Io e Harry siamo come fratelli, ci capiamo senza parlarci, e sappiamo quando l'altro ci sta mentendo. È vero, non ho avuto modo di parlare con lui ultimamente, credo che sia arrabbiato per … be', il comportamento di Ron, ma non credo affatto che sia arrivato ad uccidere qualcuno. Non lo farebbe mai, non potrebbe.”

Il discorso di Hermione parve rassicurarli.
“Quindi crede che Ron si sbagli?” chiese John “La soluzione deve essere per forza un'altra. Noi abbiamo pensato che si stia nascondendo dall'assassino perché lo ha trovato e teme per la sua vita.”

Hermione annuì, convinta.

“È esattamente ciò che ho pensato anch'io. Se Harry fosse davvero colpevole, lui ...” si interruppe, incapace di continuare.

“Sì?” la incoraggiò John “Cosa farebbe?”

“Non ne ho idea.” rispose lei “Non posso pensare a cosa farebbe se fosse colpevole perché non posso nemmeno concepire che lo sia.”

Greg e John si guardarono. Andare da Hermione era stata davvero una bella idea e ora anche loro si sentivano più sicuri circa l'innocenza del loro capo.
“C'è una sola cosa che mi turba ...” mormorò Gregory “Perché Ron insiste nel dire che Harry è colpevole?”

“Credo che sia perché è arrabbiato con lui.” confidò Hermione “Non gli va giù il fatto che abbia stretto amicizia con Draco Malfoy e che abbia accettato che suo figlio sia stato smistato in Serpeverde.” la donna sospirò tristemente “Ron è un amico fedele e leale, ma quando perde il controllo può diventare una vera furia. Quando si arrabbiò con Harry perché pensava che avesse messo il suo nome nel Calice di Fuoco, non gli rivolse la parola per molto tempo. Credo che sia arrivato a quella conclusione per lo stress. Non badate a lui, le teorie non ci servono, abbiamo bisogno di fatti.”

“Quindi cosa faremo?” chiese Gregory.

“Per prima cosa dobbiamo trovare Harry. Ho cercato di inviargli un patronus, ma non lo ha trovato. Sono andata a Grimmauld Place, ma non era lì. Sua moglie non sa dove possa essere e non ha ricevuto messaggi da lui. L'unico altro posto che potrebbe considerare come un rifugio è ...” si interruppe, il suo sguardo si illuminò “Hogwarts! Ma certo! Dobbiamo andare lì. Ci sono tanti posti in cui potrebbe nascondersi. La Stamberga Strillante, la Camera dei Segreti … Sì, dobbiamo andare lì! Ci materializzeremo a Hogsmeade e da lì proseguiremo per andare alla scuola.”

I due annuirono e obbedirono.

 

 

 

 

 

 

 

Aveva ispezionato il parco, osservandolo restando ai confini della foresta, ma era ovvio che non era abbastanza. Doveva trovare Scorpius e doveva farlo prima che fosse troppo tardi e troppi studenti tornassero da Hogsmeade. Si trasformò in umano e, forte del suo travestimento, si avvicinò alla scuola. Se voleva passare inosservato avrebbe dovuto fingere una disinvoltura che in realtà non aveva. Gli studenti erano troppo occupati a combattere le loro piccole battaglie per accorgersi di un estraneo che passeggiava tranquillamente nel parco, probabilmente era un genitore o qualcuno che doveva parlare con la Preside McGranitt, cosa potevano saperne loro e, soprattutto, perché avrebbero dovuto impicciarsi? Sorrise pensando che, al contrario, lui, Ron ed Herimione avrebbero iniziato ad indagare … ma erano altri tempi, i ragazzi non avevano ragione di temere il ritorno di un signore oscuro.

Aveva appena raggiunto il portone principale, quando sentì una voce familiare. La Preside stava parlando animatamente con Neville. Harry si nascose giusto in tempo dietro a un'armatura, quando i due gli passarono davanti.

“Non dovrà saperlo nessuno, almeno per il momento, non voglio seminare il panico.”

“Professoressa, è assurdo!” esclamò Neville “Non posso credere che siano … insomma, non abbiamo trovato … be', lo sa, no?”

“No, non li abbiamo trovati, ma temo che lo faremo presto.”

Sentendo quelle parole sì sentì gelare il sangue nelle vene. Chi era scomparso? Di cosa stavano parlando? Stava quasi per uscire allo scoperto per chiedere spiegazioni, quando vide arrivare da lontano delle persone conosciute. Non era abituato a portare le lenti a contatto e non vedeva benissimo, ma era certo che si trattassero di Hermione, Gregory e John. Camminavano spediti, sembravano animati da una certa urgenza. Anche la preside e Neville li avevano visti e si fermarono ad aspettarli nell'atrio.

“Preside McGranitt!” la chiamò Hermione, quando finalmente la raggiunse “Speravo proprio di incontrarla!”

La Preside guardò Neville, che le restituì lo sguardo smarrito.

“La vostra visita è in effetti provvidenziale.” sussurrò l'anziana strega, guardando i due Auror “Oggi è successo qualcosa di alquanto spiacevole, qui a Hogwarts …”

“Cosa?” chiese Gregory “Possiamo essere d'aiuto?”

“Abbiamo trovato una cosa … una … una divisa!” spiegò Neville, balbettando per l'agitazione.

“Non capisco.” rispose Hermione.

“La divisa era … lacerata, macchiata di sangue!” sussurrò lui, guardandosi attorno per accertarsi che nessuno li sentisse.

I tre visitatori impallidirono.

“Uno studente è stato aggredito?” chiese Hermione, cercando di apparire professionale nonostante la preoccupazione avvertibile nella sua voce.
“Più di uno, almeno è quello che temiamo.” rispose la Preside “Al momento non abbiamo prove, ma non possiamo che pensare al peggio. C'era molto sangue sulla divisa e il ragazzo è scomparso ...”

Harry, sentendo quelle parole, uscì dal suo nascondiglio.

“Professoressa McGranitt, Neville.” disse, salutando i due professori “Hermione, John, Gregory.”

I cinque lo guardarono, senza riconoscerlo, ma quando lui si leccò una mano e la passò sulla fronte per eliminare lo strato di fondotinta, capirono chi era.

“HARRY!!” gridò Hermione, fiondandosi su di lui per abbracciarlo “Dove sei stato per tutto questo tempo? Perché sei travestito? Cosa ...”

“Con calma, Hermione, con calma ...” sussurrò lui, ricambiando però la stretta soffocante, incredibilmente felice di vederla. L'aveva evitata fin troppo a lungo, temendo che non credesse in lui o che fosse prevenuta nei confronti di Draco, ma dal suo sguardo aveva capito che era animata da buone intenzioni. Sciolse l'abbraccio e sorrise in segno di saluto ai suoi sottoposti, che lo accolsero con pacche sulle spalle e risate nervose.

“Finalmente è tornato, capo!” gridò John “Ci può spiegare perché è sparito?”

“Sì” rispose “Ora vi dirò tutto.”

La McGranitt lanciò un'occhiata spaventata a Neville, che ricambiò lo sguardo con altrettanta preoccupazione, e questo non fece che acuire i suoi sospetti. Ciò nonostante, proseguì.

“Sono stato imprigionato per quattro giorni al maniero dei Malfoy” spiegò, ma si affrettò a continuare, quando vide le espressioni sgomente dei suoi colleghi “Ero andato lì per parlare a Narcissa del ritrovamento della bacchetta e del fatto che il gemello rinvenuto nel luogo del delitto non comparisse tra i beni confiscati ai Malfoy, quando lei mi imprigionò. Mi spiegò che aveva agito sotto minaccia e aveva aiutato l'assassino a costruire le prove per incriminare Draco.”

“Era stata minacciata?” chiese Neville.

“Sì” rispose Harry “L'assassino le aveva detto che, se non avesse obbedito, avrebbe fatto del male a Scorpius. È stato proprio grazie a lui, a James e ad Albus che sono riuscito a fuggire dalle segrete del maniero.”

“Cosa?!” esclamò la McGranitt “I tuoi figli e Malfoy ti hanno liberato? Com'è poss-no, niente, non importa” disse, rispondendosi da sola “Non mi serve un grande sforzo di immaginazione per capire da chi abbiano preso tanta intraprendenza.”

Harry sorrise, poi proseguì.

“Ginny aveva scritto a James e ad Albus per dirgli che ero scomparso. Non voleva allarmarli, ma credeva che sarebbe stato più saggio farglielo sapere prima di un eventuale articolo della Gazzetta del Profeta, che per fortuna non è mai stato scritto. Nottetempo i ragazzi hanno preso un paio di ippogrifi e si sono recati a villa Malfoy, per chiedere a loro volta informazioni alla nonna o, credo, alla sua elfa domestica. È stato grazie a lei e alla bacchetta che James aveva portato con sé che, senza usare la magia, mi hanno liberato. Li ho riportati a Hogwarts e, opportunamente travestito, sono riuscito a trovare le informazioni necessarie a capire la vera identità di Jack. La mia intenzione era tornare da Narcissa, stavolta preparato, per affrontarla e metterla con le spalle al muro, per vedere la sua reazione di fronte a un nome specifico, ma non è stato necessario. Jack aveva già scoperto la mia fuga. Era lì, l'ho visto, ha praticamente confessato. Ha detto a Narcissa che avrebbe portato a compimento le sue minacce.”

Tutti lo avevano ascoltato con il fiato sospeso, ma a quel punto Harry sospirò.

“Sono venuto qui per cercare di prevenire il peggio. Pensavo che avrebbe agito di notte, per non rischiare di essere visto, ma a quanto pare … Vi chiedo scusa per aver origliato i vostri discorsi, ma non ho potuto fare a meno di sentire che stavate parlando di un'uniforme insanguinata ...”

Ci fu una lunga pausa di silenzio. Le mani della Professoressa McGranitt tremavano e lei sembrava incapace di trattenere la disperazione. Neville, al suo fianco, era pallido come un fantasma, ma gli sguardi di Harry, Hermione, John e Gregory la spinsero a spiegarsi.

“Sì, è così.” disse infine, parlando come se ogni parola le pesasse “Abbiamo trovato un'uniforme insanguinata e, nonostante i nostri sforzi, non siamo riusciti a trovare da nessuna parte ben tre studenti. Signor Potter, la sua ipotesi è corretta. L'assassino l'ha anticipata, arrivando a Hogwarts per primo e mettendo in pratica la sua minaccia. I ragazzi scomparsi sono Scorpius Malfoy, Albus e James Potter ...”

La donna si interruppe, incapace di proseguire. Fu solo con molta fatica che trovò la forza di parlare.
“Seguitemi.”

Si voltò di scatto e si diresse verso il castello. La seguirono lungo le scale e raggiunsero infine il suo ufficio. Su un tavolino c'era un telo, posto per nascondere qualcosa. Con un colpo di bacchetta la donna lo sollevò, rivelando un'uniforme scolastica. Harry si avvicinò e riconobbe lo stemma di Serpeverde cucito davanti. Anche nel nero del tessuto si vedeva chiaramente lo scarlatto del sangue che lo impregnava, e un lungo squarcio verticale, che non faceva presagire niente di buono.
“No … non … non è possibile ...” disse, accostandosi ancora di più. Afferrò l'indumento e cercò l'etichetta che ne potesse rivelare il nome. Quando infine lo trovò, lasciò cadere la divisa con un moto di orrore, guardandosi le mani insanguinate. Quel rosso era familiare, lo aveva già visto, sapeva a chi apparteneva. Era il sangue di quel bambino che cadeva dalla scopa giocattolo e si sbucciava le ginocchia, che scoppiava in lacrime mentre il fratello maggiore lo prendeva in giro e lui si preoccupava di medicarlo.

Si voltò verso Hermione, ma prima di poter trovare un appoggio cadde a terra, schiacciato da quella rivelazione.

La targhetta era macchiata di sangue, ma il nome era leggibile.

Albus Severus Potter

 

 

 

 

 

 

A qualche chilometro di distanza, Ronald Weasley, chino su un piccolo ruscello, con uno strano ghigno dipinto in viso, finì di pulirsi dal sangue. Il pugnale che aveva usato era tornato ad essere lucido, ma lui non era felice. Quel contrattempo avrebbe danneggiato il suo piano, doveva anticipare i tempi, Mary e Jane non avrebbero visto l'alba.

   
 
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