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Autore: Padmini    20/03/2017    2 recensioni
Sono trascorsi diciannove anni dalla fine della guerra ... ma è davvero finita per tutti?
Dopo tutta la distruzione molti sono riusciti a rinascere dalle ceneri, altri sono rimasti ancorati al passato e, tra rabbia e risentimento, cercheranno di riportare le cose come un tempo, quando la paura regnava sovrana ed era legittimo odiare ...
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Una delle cose che la guerra aveva insegnato a Harry era che il pregiudizio era qualcosa di sbagliato, sempre, da qualsiasi parte provenisse.
Dopo la sconfitta definitiva di Tom Riddle tutti avevano reclamato un pezzetto dell'eroe, un po' della sua preziosa attenzione, un sorriso, un abbraccio, una pacca sulla spalla, anche solo uno sguardo, qualcosa che gli facesse sentire importanti e gli desse speranza per ripartire.
Lui aveva accolto tutti, non aveva potuto fare altrimenti, prigioniero di un ruolo che ormai gli stava stretto, perché nessuno sembrava aver capito che, prima di tutto, anche lui aveva bisogno di ricostruire la sua vita.
Tutti si avvicinavano a lui per chiedergli qualcosa … tutti tranne due persone.
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Harry Potter | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'Grifone e Serpente'
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La Camera dei Segreti

 

 

 

 

 

 

Il mondo di Harry parve congelarsi. L'aria era diventata irrespirabile, ogni rumore sembrava amplificato e rimbombava nella sua mente, ferendola. Si sentiva distrutto, niente avrebbe potuto salvarlo se Albus …

Qualcuno gli posò una mano sulla spalla. Chi era? Il peso di quella mano era lieve ma forte. Si voltò e vide Hermione. La donna gli sorrideva. Perché? Perché sorrideva? Non aveva visto che teneva tra le mani la divisa sporca del sangue di suo figlio?

“Harry … non è detto che sia successo qualcosa di irreparabile …” sussurrò “Sono certa che sta bene. D'altra parte è pur sempre tuo figlio, no?”

“Ha ragione lei!” esclamò John “In fin dei conti non abbiamo trovato … be', se fosse … hai capito, no?” chiese, incapace di pronunciare fino in fondo una frase che potesse far pensare anche lontanamente alla morte del giovane Potter.

“Lo troveremo.” asserì Neville.

Harry annuì lentamente, ma i suoi pensieri erano lontani … in un luogo che nessuno di loro poteva vedere, una stazione bianca, candida, con un treno che partiva per andare oltre e, tra le nebbie, una voce che lo chiamava … la voce di Albus …

“Papà!”

 

 

 

 

 

 

 

Mezz'ora prima

“Come sarebbe a dire?! Non è possibile!”

“Te l'ho detto, non c'è!”
“Sai cosa farò, vero? Scorpius non starà molto bene, te l'assicuro.”

“Ma … ma … non è colpa mia! L'ho disarmato! L'ho rinchiuso! Come potevo prevedere che riuscisse a fuggire? Le segrete non hanno porte o finestre da cui uscire o entrare! Ci si può accedere solo tramite la magia!”

“Eppure è riuscito a fuggire, o sbaglio?”

“Non ho idea di come!”

“Io sì. È stata la tua elfa domestica, quella Tinkie.”

“B-blinkie ...”
“Quello che è. In ogni caso dovrai punirla per questo errore. Lui ora è lì fuori e si sta nascondendo, Merlino solo sa perché. Lui … lui non sa di me, vero? Non gli hai rivelato la mia identità.”

“N-no! Mai! No! Non sa nulla!”

“Bene, meglio così, almeno per ora. Alla fine lo saprà … ma sarà troppo tardi. Ora invece mi dovrò occupare di tuo nipote ...”

“No! Ti prego! Non lui!”

“Ti avevo promesso che ti avrei punita! Ora capirai cosa significa soffrire, cosa significa perdere chi ti è caro!”

Scorpius, nascosto nella biblioteca deserta, guardò incredulo James e Albus mentre dallo specchio, gemello di quello che aveva infilato nella tasca del padre quella mattina, sentivano le voci di Narcissa e Ronald Weasley. Sembrava impossibile, ma Ron era proprio intenzionato a fargli del male.

“Hai visto?” gongolò James “Ho fatto bene a dargli di nascosto lo specchio! Almeno ora siamo preparati!”

“C-cosa facciamo?” chiese, impaurito “Sta venendo qui!”

“Sì, ma abbiamo svariati punti a nostro favore.” disse James, e iniziò a contarli sulle dita “Prima di tutto, anche nostro padre sa dei suoi piani e verrà a salvarci; secondo, noi abbiamo la Mappa del Malandrino, e vederemo quando Ron entrerà nel castello attraverso uno dei passaggi segreti. Terzo, siamo tre contro uno.” concluse, esibendosi in un sorriso malandrino.

“Seh, certo!” borbottò Scorpius “Ti devo ricordare io che lui è un Auror e noi solo tre studenti di undici anni?!”

“Cosa vuol dire? Alla nostra età nostro padre e i nostri zii hanno protetto la Pietra Filosofale!”

“Esatto!” aggiunse Albus “Magari non riusciremmo a batterlo in duello, ma almeno possiamo provare a disarmarlo, no?”

“Sì … sì … certo … in ogni caso dobbiamo stare attenti.” James tirò fuori la mappa “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni” pronunciò, e la mappa si rivelò con i saluti dei Messeri Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso.

“Dobbiamo tenere sotto controllo i passaggi segreti, in particolar modo quello del Platano Picchiatore e della Strega Orba.” disse Albus, indicandoli sulla mappa.

“Dici che ci metteranno molto?” chiese Scorpius.

“No, una decina di minuti, almeno credo. Se si sono materializzati a Hogsmeade, gli servirà il tempo di raggiungere i confini della scuola. Adesso però state zitti.” concluse James, fissando i punti in questione.

Restarono in silenzio, osservando nella mappa le uscite dei vari passaggi segreti, quando un rumore di materializzazione dietro di loro li fece voltare. Albus fece appena in tempo a scansarsi, ma sentì un dolore fortissimo alla schiena e capì che l'intruso lo aveva colpito con una lama affilata. Sentì chiaramente la stoffa della divisa squarciarsi e diventare appiccicosa del suo sangue, ma riuscì ad allontanarsi per evitare un secondo affondo. Scorpius lo accolse tra le sue braccia, lo aiutò a sedersi e gli tolse la divisa per controllare la ferita. Perdeva molto sangue, ma non sembrava grave.

“Sapevamo che saresti venuto qui, zio” disse James, furibondo “Mi chiedo come tu sia riuscito ad arrivare tanto presto però! Non ci si può ...” si interruppe un secondo, notando Blinkie, tremante di paura nascosta dietro le sue gambe “ … materializzare a Hogwarts ...”

“Esatto, proprio per questo ho chiesto aiuto a questa deliziosa elfa domestica” rispose lui, dandole qualche pacca sulla testa. Ha accettato per forza, altrimenti avrei ucciso la sua padrona.”

“Perché stai facendo tutto questo?!” domandò Albus, ricacciando indietro le lacrime dovute al dolore e alla delusione “Non ti abbiamo fatto niente di male!”

“Ah! Questo è quello che credete voi!” rispose lui.

“Spiegaci, allora!” lo aggredì James.

“Non qui, non è prudente” spiegò Ron, voltandosi verso Blinkie “Andiamo?”

L'elfa annuì e con un gesto rapidissimo agguantò uno alla volta i tre ragazzi e li materializzò in un luogo buio e umido, infine fece fare quel viaggio a Ron.

James si alzò subito e si guardò attorno, mentre Scorpius stava ancora con Albus. La ferita era dolorosa e la perdita di sangue lo stava indebolendo. Quando arrivò Ron, i tre lo fissarono atterriti.

“Sapete dove ci troviamo?” chiese.

“N-no … non lo so ...” rispose Albus, la voce bassa per lo sforzo.

“Questa è la Camera dei Segreti!” intervenne James, notando le numerose statue di serpenti “Non ti ricordi? Nostro padre ce ne ha parlato!”

“È vero!” confermò Scorpius “m-ma … perché siamo qui?!” chiese.

“Sono qui per spiegarvi con calma perché ho deciso di fare quello che ho fatto.” rispose Ron, come se stesse parlando a degli allievi in una classe.

“Commovente!” lo prese in giro James “Peccato che noi lo sappiamo già! Sei pazzo!”

Lo schiocco dello schiaffo risuonò nella camera.

“No! Ragazzino insolente! Non sono pazzo! Sono l'unico sano di mente tra tutti questi idioti!”

Il suo viso era rosso per la collera e i suoi occhi comunicavano quanto ormai il suo senno si fosse perduto. Il suo sguardo si posò su Scorpius e le sue labbra si incurvarono in una smorfia di disgusto.

“Tuo padre è un uomo crudele, è un Mangiamorte, uno sbruffone che non si cura della sofferenza altrui. Se sapessi cosa ci ha fatto in passato, non saresti così fiero di essere suo figlio, oppure lo sai e ti sta bene, allora meriti di essere punito, come lui.”

“Questo è il passato, zio!” gridò James “Anche mio nonno, di cui porto orgogliosamente il nome, trattò male Severus Piton, eppure poi cambiò, divenne saggio e si sacrificò per proteggere mio padre! Tutti possono cambiare!”

“No! Nessuno cambia e niente può cancellare le azioni passate! Se non fosse stato per uomini come Draco Malfoy, mio fratello Fred sarebbe vivo! Malocchio Moody sarebbe vivo! Remus Lupin, Nifadora Tonks! Lavanda Brown! Silente! Dobby! Devo continuare?!” la sua voce si era fatta stridula, minacciosa come una lama.

“Erano in guerra, non puoi continuare a vivere con questa rabbia! Devi lasciare andare, perdonare!”

“Come ha fatto tuo padre?” chiese, ridacchiando “Perché credi che vi troviate qui, adesso? Draco ha già pagato e presto sarà processato per l'omicidio di quattro donne. Ora tocca a tuo padre. Mi ha tradito, ha preferito un … uno sporco Mangiamorte a me! Lui a me, che sono sempre stato il suo migliore amico! Ho sopportato anni vivendo nella sua ombra ed è così che mi ripaga?! Ora però verrà punito per la sua sfacciataggine. Sarà accusato dell'omicidio di due donne e … del vostro ...” dicendo così, estrasse la bacchetta di agrifoglio e gliela puntò contro, ma Albus, che non era stato calcolato da Ron in quanto ferito, fu più veloce.

“Expelliarmus!” gridò, disarmandolo.

La bacchetta volò verso di lui, che l'afferrò senza esitare.

“Bravo, fratellino!” lo lodò James.

“Ah, è così, eh?!” borbottò Ron “Vorrà dire che vi ucciderò in un modo più fantasioso ...” si voltò verso lo scheletro e agitò la bacchetta per far arrivare una zanna di basilisco “Chissà se ha ancora veleno ...” con un secondo colpo di bacchetta fece levitare la zanna verso i tre ragazzi. Albus e Scorpius, che erano a terra, furono colpiti per primi e anche James, che aveva tentato invano di correre via, sentì il dolore acuto della pelle che veniva rotta dalla grossa zanna e del veleno che entrava in circolo.

“Molto bene, possiamo andare, ma prima ...” si chinò e strappò la bacchetta di Harry dalle mani di Albus e se la infilò in tasca “Blinkie, portami via di qui.”

L'elfa afferrò la gamba di Ron, ma prima che potesse portarlo via, James gli saltò addosso e gli diede un pugno in faccia e, stremato per la ferita, cadde a terra mentre l'uomo e l'elfa svanivano davanti a loro.

“C-cosa facciamo?” chiese Albus, pallidissimo per la quantità di sangue perso “Non possiamo uscire di qui, inoltre ...” si guardò la ferita e inorridì “Moriremo per il veleno ...”

Né Scorpius né James osarono ribattere. Era vero, non avevano più scampo. Restarono in silenzio per un tempo che parve infinito, in cui l'unico rumore era quello delle gocce d'acqua che cadevano dal soffitto sul lucido e umido pavimento della sala. L'eco di quei tocchi copriva i loro respiri, sempre più fievoli e incerti … quando un altro rumore, acuto e penetrante, trafisse l'aria densa di paura e dolore. Un suono dolce come una musica, piacevole e rassicurante.

Era il canto di una fenice.

Fanny, che già molti anni prima aveva salvato Harry dal veleno del basilisco proprio in quel sotterraneo, planò dolcemente verso i tre ragazzi che, increduli, non poterono far altro che farsi curare da lei. La fenice pianse calde lacrime sulle ferite causate dalla zanna di basilisco e su quella più grave di Albus, che si rimarginò subito.

“Grazie, Fanny.” le sussurrò Albus, carezzandole la testa “Sei stata bravissima! Come facevi a sapere che ...”

Lei cantò ancora, in segno d'affetto.

“Credo che ci tenesse d'occhio.” spiegò James “Ora però dobbiamo chiamare papà!”

Il ragazzo prese lo specchietto dalla tasca interna della divisa e, con soddisfazione, vide che rifletteva ancora la il tessuto della tasca del padre.

“Non lo ha ancora trovato!” disse, rivolto ai due “Ora possiamo chiamarlo senza problemi, sarà qui in giro!”

Albus glielo prese dalle mani e gridò forte.

“Papà!”


 


 

   
 
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