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Autore: piccolo_uragano_    21/03/2017    5 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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 "(...) ho visto che l'amore cambia il modo di guardare;
è tutto scritto, ed è qui dentro, e viene tutto via con me."

(Luciano Ligabue, atto di fede)




No.
Razionalmente, non sapeva cosa stesse facendo: sapeva solo che un mondo senza Sirius non aveva alcun senso.
Era già stata in un mondo senza di lui, ma era stato diverso: se in quel momento il mondo avesse perso Sirius Black in quel modo, nulla avrebbe mai più avuto il minimo senso. Era già successo, ma se il lampo verde avesse raggiunto il petto di Sirius, sarebbe stato anche peggio dell’ultima volta.
No.
Non di nuovo.

Non era, si disse, decisamente quello il modo in cui l’uomo che amava sarebbe morto. Sirius meritava di morire anziano, così anziano da non ricordare più nemmeno quanti anni avesse, meritava di morire circondato da amore in un momento che doveva essere solo suo.
Non così.
Se qualcuno doveva morire in quel giorno e in quel modo, si disse, doveva essere lei. Non Sirius, lei.
Mentre era sospesa a mezz’aria, più che decisa a interporsi tra il marito e l’incantesimo fatale, si rese conto che qualcuno era stato più veloce di lei: qualcuno che amava da molto tempo, che amava in modo diverso rispetto a come amasse Sirius, qualcuno che aveva condiviso con lei ogni cosa fin dall’inizio e che le aveva letto nel pensiero.
Rose.
Sirius era steso a terra, immobile, ma Rose, Rose era sopra di lui,e prima che tutti i suoi boccoli toccassero terra, Martha vide l’Anatema centrarla in pieno, per poi sentire Robert gridare di dolore come se fosse stato colpito lui.
Guardando gli occhi di sua sorella spegnersi, sentì una rabbia montarle nel petto, una rabbia nuova, matura, terribile e che faceva male.
Niente le era mai bruciato nel petto così tanto come il vedere due corpi immobili dell’uomo della sua vita e di sua sorella. E non ebbe il tempo di pensare.
Crucio!” fu la prima cosa che fece. Ma guardare Bellatrix contorcersi sotto a quella rabbia nuova non la soddisfò. “Tu, lurida puttana! Crucio!” ripeté, verso la riccia Mangiamorte piegata a terra, mentre i  ricordi di lei e sua sorella le scorrevano nella mente, inevitabilmente.
Sentiva le urla di Harry, trattenuto a forza dalle braccia di Robert e poi sentì la voce del suo primogenito urlò un incantesimo di Disarmo verso di lei. Quando si girò per guardarlo vide puro dolore sul volto del ragazzo lui sussurrò “Mamma … no, basta”.  Si perse nell’espressione di Robert, nel tentativo di decifrarla, e Harry approfittò della momentanea debolezza del fratello per liberarsi dalla sua presa e correre via.
Sirius non vorrebbe che la ammazzassi. Sirius non mi permetterebbe di ammazzarla.
Martha si guardò attorno. “Dove è lei?” ringhiò. “Dove è finita lei?”
“È scappata.” Sussurrò Robert, passandosi una mano nei capelli.
Sirius. Non voleva pensare che fosse morto anche lui.
Sentiva la ragione abbandonarla al pensiero che entrambi fossero morti: non poteva permettersi di perderli.
No.
Sirius.

Rose.
Cinica, stronza, puntigliosa, ma con un cuore d’oro. Rose. Tutto ciò che rimaneva della loro famiglia, dei Redfort, quelli che non mollano mai. Rose, la bambina dai boccoli rossicci che era bravissima in tutto. Rose, la più bella della scuola, Rose, mamma e matrigna, Rose, compagna, Rose, sorella, Rose, che si era innamorata di nuovo dopo mille paure, Rose e gli occhi pieni d’amore per quella bambina dai riccioli biondi.
Rose.
Sirius.
Sirius, quel bastardo cane puzzone insolente che l’amava come nessuno mai aveva amato un essere umano. Sirius, il padre dei suoi figli, Sirius, l’uomo con cui sentiva di dover passare il resto della vita. Sirius e i dieci anni lontani, Sirius e ogni momento insieme, Sirius e la complicità quasi fraterna con Robert, Sirius e il primo abbraccio con Kayla, Sirius e gli occhi pieni di lacrime quando prese Anya in braccio per la prima volta. Sirius che vedeva così tanto James in Harry da esserne accecato, Sirius e le mille litigate, Sirius e ogni bacio, dal primo all’ultimo, Sirius e quell’amore immenso che nessuno avrebbe mai capito.
No.
Non loro, non adesso, no.

Sentì delle lacrime salate, piene di ira rigarle il volto ma non le importava, lasciò che i singhiozzi le rubassero il respiro e stava per correre nel buio che aveva inghiottito Harry, quando sentì due forti braccia bloccarla da dietro.
Si concesse un solo secondo di sollievo, quando si rese conto che quelle, quelle erano le braccia di Sirius.
No!” strillò. “No, Sirius, lasciami!” gli ordinò.
“Oh, Martha, vorrei davvero che tu la seguissi e la ammazzassi, ma non sarebbe corretto.”
“Ma Harry! Harry è con lei! Harry! Harry!” strillò di nuovo l’ultima Redfort, rendendosi conto che l’assassina di suo padre e sua sorella era sparita nel nulla con suo figlio.
Sirius la sollevò leggermente da terra, con estrema facilità, mentre lei tirava calci al vento come una bambina capricciosa.
“Silente è con lui. Ricorda, Martha, lo hai detto qualche settimana fa: finché c’è Silente, Harry è al sicuro.”
Ma ciò che Martha aveva nel petto non era un capriccio: era dolore puro, era una voragine, era un buco nero, era la cosa peggiore che avesse mai sentito. Bruciava perché era un vuoto freddo, perché Rose era calore, perché Rose era molte cose bellissime, perché erano cresciute tenendosi per mano e non era concepibile che una delle due dovesse morire per prima.
Sirius la strinse a sé, e lei sentì anche il suo respiro spezzarsi.
“Sei vivo.” Sussurrò, nel pianto.
“Sono vivo.” Rispose, stringendola più forte che riuscì. Buttò uno sguardo a Robert, trovando sollievo anche nei suoi occhi grigi, seppur misto a dolore per aver perso sua zia. Il pianto di Martha, in quel momento, tornò ad essere dominato dalla rabbia. Rabbia pura, vera, tagliente.
“Come fai?” gli strillò contro senza preoccuparsi di controllare il tono della voce, sciogliendo l’abbraccio per piegarsi a terra. “Come fai a … vivere … ogni giorno … con questo vuoto nel petto?!”
Robert, che stringeva Hermione come se ne andasse della sua stessa vita, rimase stupito dal comportamento della madre. Sembrava che stesse attaccando Sirius, a primo impatto, quando era chiaro che la sola persona con cui ce l’avesse era sé stessa. Era alquanto complicato, ma Robert la capiva e, in qualche modo, sentiva la sua stessa voragine nel petto.
“Martha, respira.” Le disse il marito, mentre lei si portava una mano sul petto.
“Ho saltato … Ho saltato anche io, Sirius!” strillò, di nuovo, china a terra mentre dava le spalle a Rose, perché non aveva il coraggio di guardare ciò che aveva dietro. “Ho saltato … anche io! Dovevo morire io!! Io, non lei! Io!”
Sirius scosse la testa, chinandosi per trovarsi alla stessa altezza della moglie, senza vergognarsi delle lacrime salate che rigavano il suo volto segnato dal tempo. “Non dirlo mai.”
“Io ho saltato per … per i ragazzi … s-senza di me si, ma senza di te … senza di te mai più …”
“Lo so.” Le disse lui, mentre Martha si accoccolava sulla sua spalla.
“Ho saltato perché … non voglio più stare in un mondo in cui tu non ci s-sei …” Martha cacciò un urlo carico di dolore, ma non riuscì ad alleggerire il peso che sentiva sullo stomaco. “Ho saltato p-perché … i ragazzi sono g-grandi abbastanza per spiegare tutto ad Anya … perche mi f-fido di loro …”
“Lo so, amore mio, lo so.”
“Ma lei … lei deve sempre essere quella p-più veloce … p-più bella, più intelligente, p-più agile …” cacciò un altro urlo. Più forte.
Quando erano morti James e Lily era diverso, erano più giovani, meno consapevoli, e non avevano idea di cosa sarebbe accaduto dopo. Ora lo sapeva, cosa sarebbe successo – sapeva che sarebbe ricominciato tutto daccapo, probabilmente sarebbe scoppiata una Seconda Guerra Magica, e chissà, magari Voldemort questa volta avrebbe vinto; ma che importava, senza Rosalie?
Allontanò il viso dalla spalla del marito per guardarlo negli occhi. “Come fai a v-vivere con questa cosa nel petto? C-come si vive dopo che tua sorella muore?”
Sirius non rispose a parole. Lasciò che anche il suo pianto scoppiasse, ma lo rese più silenzioso, lasciando che lo logorasse dentro. Quindi, scosse la testa, prese il viso della moglie tra le mani e le baciò la testa più volte, come se volesse fermarne tutti i pensieri.
“Martha, amore mio, mi dispiace, mi dispiace … tantissimo.” Le disse, con la voce spezzata.
“Dovevo essere io, Sirius, dovevo …”
“Non dirlo.”
“Dovevo essere io per una volta quella più veloce …”
Sirius scostò i capelli di Martha dal suo viso. “Senza Rose sarà dura, ma senza di te, piccola, sarebbe stato insopportabile.”
Sarà insopportabile senza di lei, Sirius, lei è …”
“Martha, amore mio, Martha, guardami.”
Martha alzò gli occhi, più verdi che mai durante il pianto, e si trovò negli occhi pieni di lacrime dell’uomo per  cui sua sorella si era sacrificata.
“Martha, ti devi girare. La devi guardare, la devi vedere.”
Martha scosse la testa ripetutamente.
“So che è difficile, ma non l’accetterai fino al momento in cui non l’avrai vista.”
“Non voglio vederla, Sirius, non voglio … dovevo essere io … per una volta, cazzo, una sola volta, dovevo essere io!”
“Martha, ti prego, guardala.”
Martha scosse la testa, lasciando di nuovo che i singhiozzi le spezzassero il respiro. Tirò dei pugni ai gradini di marmo scuro su cui era seduta, fino a farsi sanguinare le nocche, ma quasi non lo notò. Stava per lasciarsi cadere all’indietro, quando Sirius la afferrò e le baciò i capelli.
“Fallo per me. Sarà doppiamente difficile se non lo farai.”
“Più difficile di così?” domandò lei, mostrando una voce acuta e impaurita.
Molto più difficile di così.”
Martha scosse la testa di nuovo.
“Martha, ti fidi di me?”
“Sì.” Rispose, sicura.
“Allora girati. Fallo per me.”
Martha strillò di nuovo dopo quella frase, portandosi una mano tremante e piena di sangue sul viso.
Robert sentì dei brividi lungo la schiena quando sua madre si girò per vedere la macabra e romantica immagine che aveva alle sue spalle.
Sirius la trattenne stretta a sé, tutto il tempo, come per paura che si lasciasse cadere.
Martha era china sul copro della sorella, sul suo viso angelico ancora perfetto dopo la caduta, gli occhi chiusi come se fosse addormentata. Remus era chino accanto a lei, seduto in ginocchio, chiuso in un pianto silenzioso, e passava una mano tremante sui capelli scuri di Rose, mentre Tonks teneva una mano sulla sua spalla.
Lentamente, Remus voltò la testa verso Martha: loro due erano le persone che Rose aveva amato più di tutti.
Martha non si rese mai conto davvero di cosa successe dopo: sapeva che Silente le aveva ordinato di non muoversi da lì, per nessuna ragione, sapeva che nemmeno per un momento aveva smesso di piangere, e sapeva che, nel momento in cui aveva trovato il coraggio di stringere la mano fredda di Rose, avrebbe desiderato non lasciarla mai più. Robert, per prima volta dopo mesi, abbracciò suo padre. Sirius, cercando di non farsi vedere, si commosse davanti a quel gesto. Remus rimase paralizzato a guardare Rose, Tonks gli strinse la mano, cercando inutilmente di non piangere.
Ad un certo punto, dopo un lasso di tempo indefinito, Martha parve svegliarsi. “Robert e Sirius sono qui. Kayla è rimasta al castello. Anya  è con Damian. Tu sei vivo. Dove è Harry?”
Robert la guardò qualche secondo prima di rispondere. “Harry ha rincorso Bellatrix.”
Martha parve reagire: gonfiò il petto e prese in mano la bacchetta. Senza dire una parola, stava per prendere il buio corridoio in cui Harry era scomparso, quando Tonks si parò davanti a lei. “Odio dovertelo ricordare, ma Silente ha detto di non muoverci da qui.”
Martha scosse la testa. “Ninfadora, non costringermi a farti del male.”
Sirius si rese immediatamente conto di quanto quello che stava per succedere fosse rischioso: Tonks aveva indossato la maschera da Auror, ed ogni sua mossa e tecnica da professionista le era stata insegnata dalla strega che aveva davanti. Era come mettere Martha davanti ad uno specchio.
D’altro canto, Martha riusciva solo a pensare a mettere in salvo Harry: non escludeva affatto che Voldemort fosse nelle vicinanze, e Harry era scappato credendo che anche Sirius fosse morte e dopo averla vista Cruciare una persona. Proteggere Harry. Era ciò che aveva sempre promesso a Lily e James.
“Silente ha detto …”
“Silente può mangiare la mia polvere se pensa di potermi fermare.”
In quel momento, per un lunghissimo istante, Martha tornò ad essere lei: tornò ad essere la guerriera di cui Sirius era sempre stato follemente innamorato. In tutta risposta, si parò accanto a lei e le prese la mano.
“S-Sirius …” singhiozzò Remus. “Sirius, almeno tu, ascolta N-Ninfadora …” Remus era in ginocchio accanto al corpo di Rose, e guardava i suoi amici senza vederli. “Padfoot, per f-favore … ascolta Ninfadora.”
“Andate a fanculo.” Disse Martha. “Non permetterò mai a Robert e Kayla di provare quello che sto provando io adesso perché Silente ha ordinato a Tonks di tenerci in gabbia!” Per un secondo, i suoi occhi arrossati persero peso sull’espressione orgogliosa e furiosa. Poi, la tristezza tornò a sovrastare il suo volto. “Tonks, io non posso stare qui a pensare che sia stata lei quella più veloce.”
“Quella più veloce?” domandò Remus.
“Lei è sempre stata quella più veloce: è stata quella più veloce a crescere, imparare a truccarsi, a pettinarsi, e a uscire con i ragazzi. È stata più veloce a darsi da fare per il primo Ordine, è stata più veloce a capire come spiegare a Robert che Sirius fosse ad Azkaban, è stata più veloce a capire che ci sarebbe stato sempre qualcosa tra di voi, e che per questo doveva andarsene. È stata più veloce a mettere su famiglia di quanto nessuno qui pensasse e oggi, oggi è stata più veloce a saltare per impedire che la maledizione di Bellatrix sfiorasse Sirius.”
“Rose ti adorava perché tu eri l’ultima:  l’ultima a scappare, l’ultima ad arrendersi, l’ultima ad abbassare la testa.”
Martha si passò una mano tra i capelli, tremando. “Dora.”
“No.”
“Dora, non ho voglia di farti del male per poter andare da Harry.”
“Non sarà necessario.”
Sirius, più pallido che mai, seduto accanto a Robert che fissava un punto inesistente. “Martha, non …”
In quel momento, una voce fredda sembrò parlare dai muri. “Uccidimi adesso, Silente …”
“No.” fu tutto ciò che Remus e Tonks dissero, prima che Martha tirasse fuori la bacchetta dal mantello e la puntasse contro Tonks.
“Due secondi. Ti do due secondi.”
“Abbassa quella bacchetta.” Le disse Tonks, con la voce che cercava di nascondere un leggero tremolio.
“Se la morte non è niente, Silente, uccidi il ragazzo …”
Il ragazzo.
Uccidi il ragazzo.

Martha lanciò uno Schiantesimo non verbale e, prima che qualcuno si rendesse conto di quanto appena accaduto, iniziò a correre, sentendo Sirius e Robert dietro di lei. Corse a perdifiato per un lungo corridoio scuro. Non voleva assolutamente fermarsi. Dopo vari rumori, curve e porte, i tre si ritrovarono nell’Atrium, trovandolo pieno, freddo e distrutto.
Lui.
Voldemort era al centro della gigantesca stanza, incupendo il mondo intero. Martha fece appena in tempo a vederlo: sparì, un istante dopo, afferrando Bellatrix, e come due pipistrelli volarono via.  Harry era a terra,accanto a Silente, e Martha e Sirius gli corsero incontro.
“Caramell le giuro, giuro che era Lei-Sa-Chi …!” iniziava a dire qualcuno.
Harry strinse le braccia attorno al collo di Sirius, cercando di nascondere le lacrime ed il tremore. “Sei vivo!” sussurrò.
Sirius accarezzò i capelli del figlioccio. “Rose ha pensato di fare un’ultima stronzata.” Gli disse, con le lacrime agli occhi. “Alzati, ragazzo: è tutto finito.”
Robert si parò dinnanzi al fratello e gli tese la mano per aiutarlo ad alzarsi, per poi stringerlo in un silenzioso abbraccio colmo di parole.
Sirius osservava quella scena commosso, notando il pallore di Robert solo dopo pochi secondi. “Non l’avevi mai visto, eh?” disse, riferendosi a Voldemort.
“Io, beh … n-no.” ammise lui. “Ho sentito questo freddo nelle ossa, papà, è normale?”
Sirius e Harry annuirono sconfortati.
Martha, intanto, appellandosi ad una forza che non sapeva di avere, si schierò accanto a Silente; con in viso un’espressione sconvolta, Cornelius Caramell camminava verso di loro. “Come … come è possibile?! Per la barba di Merlino … era qui! Qui! Nel Ministero della Magia!” poi parve accorgersi delle persone davanti a lui. “Silente! I Black! Voi qui … io … ma …”
“Se avesse tanta pazienza da scendere nell’Ufficio Misteri, Cornelius” iniziò Silente. “troverai parecchi Mangiamorte evasi chiusi nella Camera della Morte.”
“Tutti tranne Bellatrix Black, che hai visto scappare poco fa, e che ha cosparso le sue mani di altro sangue.” Disse Martha, e per la prima volta Caramell – e tutti i maghi dietro di lui – la videro senza la maschera da dura ma con del sincero dolore dipinto in volto.
“Altro sangue? Redfort, cosa … cosa stai dicendo?”
“Fossi in lei, Ministro” intervenne Sirius, da dietro Martha “scenderei e controllerei con i miei stessi occhi; d’altro canto, non mi risulta le sia d’abitudine credere a cosa esce dalle nostre bocche.”
Lui parve davvero sconvolto, e, osservando attentamente i tre maghi che ormai aveva raggiunto, decise di credergli. “Molto bene, allora! Dawlish! Williamson! Fate come hanno detto! E voi tre verrete con me, dovete raccontarmi tutto per filo e per segno!”
“Non prima che i miei figli siano al sicuro tra le mura di Hogwarts.” Disse Sirius.
Silente prese la parola. “E perché i ragazzi siano al sicuro all’interno del castello serve che a Dolores Umbridge venga ordinato immediatamente di lasciare il castello.”
Robert, nonostante tutto, accennò un sorriso.

Harry si mostrò spossato quanto Robert dall’uso della Passaporta, mentre Martha e Sirius riuscirono ad atterrare in piedi. Mentre Sirius si sistemava la giacca, Martha si sedeva davanti alla scrivania di Silente: posò la testa sul tavolo, e, silenziosamente, scoppiò a piangere.
“L’abbiamo lasciata là.” Disse, con un filo di voce.
Sirius si inginocchiò davanti a lei. “Martha Redfort.”
“No, Sirius, io non …”
“Martha Redfort Black, per favore, guardami.”
Era, paradossalmente, estremamente difficile trovare la ragione negli occhi verdi sempre razionali di Martha. In quel momento, con l’iride sotterrata da lacrime salate, sembrava che la ragione non fosse mai appartenuta a quella donna. Sembrava che nulla, a parte quanto successo quella notte, fosse mai esistito.
L’abbiamo lasciata là!” urlò.
“Remus e Tonks se ne occuperanno.”
“Remus e Tonks dovrebbero occuparsi di Nicole, e … Damian! Damian non sa ancora niente!”
“Nessuno sa ancora niente.” Precisò Sirius.
“Dovevo essere io.” disse lei, prendendosi la testa tra le mani e iniziando a muoversi avanti e indietro. “Ho saltato anche io perché dovevo essere io! e non solo sono ancora viva, ma l’abbiamo lasciata là! Mia sorella, Sirius, è rimasta davanti a quell’arco del cazzo!”
“Perché dobbiamo dirlo a Kayla.” disse lui, mettendole una mano sul ginocchio. “Devi ricominciare a respirare perché Kayla non sa ancora niente.”
Quello sembrò, momentaneamente, zittire Martha e tutti i suoi pensieri confusi sul da farsi. Sirius, guardando la notte vegliare su Hogwarts, non poté fare a meno di chiedersi cosa sarebbe successo da quel momento in poi. Prima dell’alba, tutti avrebbero accettato l’idea che Voldemort fosse in giro per il mondo magico con l’idea di tornare a dominare su tutto. Non era ancora chiaro come i ragazzi fossero finiti nell’Ufficio Misteri, perché era stata Rose a correre nella stanza di Fierobecco, in cui erano riuniti tutti, e dire “i ragazzi sono in pericolo”.
Posò una mano sulla spalla di Martha, desideroso di trovare un modo per poterla aiutare.
Ricordava bene quanto fosse doloroso perdere un fratello.
Certo, perdere Regulus era stato strano: se lo aspettava. E, in qualche modo, lo aveva perso secoli prima. La cosa strana, anche anni dopo, era quando Kayla (anche Robert, in alcuni movimenti, ma Kayla sotto più aspetti) gli assomigliasse. Il che era paradossale, visto che Kayla aveva solo sentito parlare di Regulus, e Robert lo aveva visto una sola volta e per pochi secondi, anche se presumibilmente non se ne ricordava.
Perdere James era stato un dolore inimmaginabile: aveva ancora impressa sotto le palpebre l’immagine del corpo freddo di Prongs. In quel caso – in quella notte – era stata Martha a posargli la mano sulla spalla e a dargli la forza per alzarsi da terra e mettere in salvo Harry.
Harry si guardò i piedi. “È … è colpa mia.”
“Oh, questa è una stronzata.” Disse Martha, alzando lo sguardo. “Non dire mai più una cosa simile,Harry Potter, mai più.” Spostò lo sguardo da lui a Robert un paio di volte. “Dove potrebbe essere Kayla?”
“Vado a cercarla.” Disse Robert, senza aspettare il consenso di nessuno. Baciò in testa sua madre e uscì dalla stanza. Harry lo seguì, senza dire una parola. Appena finito di scendere le scale, successe una cosa che non si sarebbe mai aspettato: Robert, con spaventosa tranquillità, urlo come se qualcuno lo avesse appena pugnalato nel petto. Si prese il viso tra le mani, urlò di nuovo, e dopo pochi secondi tirò un pugno fortissimo al muro di pietra.
Harry rimase immobile, indeciso sul da farsi, quando lui, dal nulla, sembrò ricomporsi. Si passò una mano tra i capelli, apparentemente ignaro del sangue che scorreva lungo l’altra. Guardò Harry, e, silenziosamente, si rimisero a camminare l’uno accanto all’altro.
Incrociarono Kayla dopo pochi minuti, e, quando lei li mise a fuoco, a loro sembrò di non avere le parole. Sembrò che le parole non avessero peso e significato: avrebbero voluto prepararla, ma come? Avrebbero voluto proteggerla, ma era davvero possibile proteggerla?
Robert l’aveva sempre protetta. L’aveva protetta dagli incubi, dal buio, dal mostro sotto al letto, dai bambini al parco giochi che li prendevano in giro perché erano diversi. L’aveva protetta dalle delusioni e l’aveva protetta dal dolore della consapevolezza che persino il suo rapporto con Fred, basato su una purissima forma di amore, potesse cambiare. Ma ora? Come poteva proteggerla, ora?
Lei li raggiunse, e Robert nascose la mano insanguinata dietro la schiena poco prima che lei potesse vederla.
“Avrei dovuto darti ascolto.” Disse, guardando Harry.
“Avresti decisamente dovuto.” Rispose lui, cercando di nascondere il tremore nella voce. 
“È successa una cosa, Kayla.” disse Robert, con tono fermo. “Ti stavamo cercando.” 



Okay okay okay. 
Prima che mi tiriate qualcosa: doveva essere così. Dall'inizio.
Non è che mi sono girate le palle stamattina e allora ho deciso, doveva essere così dal principio.
E poi, io non ho 'deciso', io non ho 'ucciso', io non ho 'fatto':  io semplicemente scrivo, scrivo una storia che, a poco a poco, prende piede nella mia testa, ma vi giuro che io non decido nulla; Martha, Rose, Robert e chiunque altro sono personalità ben definite e ben distinte che, in qualche universo parallelo, godono di libero arbitrio. 
Questa scena viveva nella mia testa da quando questa storia è nata, così come la scena della morte di James e Lily e così come altre cose che arriveranno con il tempo. 
Ringrazio di cuore chi c'è, come sempre; ho aggiornato appena mi è stato possibile, e così farò anche per il prossimo capitolo. 
Vi mando un sacco di baci (e di fazzoletti,se servissero)
C

 
   
 
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