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Autore: Cladzky    30/03/2017    4 recensioni
Quanti mesi avrà passato Cladzky nel suo isolamento auto-imposto nello spazio? Molti, ma quando sembra che gli altri autori di EFP l'abbiano dimenticato, organizzando un party a cui parteciperanno tutti i personaggi del Multiverso, ha un'improvvisa voglia di tornare a casa.
Un po' per malinconia.
Ed un po' per vendetta.
[Storia non canonica e piena di citazioni]
Questa è una storia dedicata a voi ragazzi. Yep. I'm back guys!
E spero di farvi fare due risate, va'!
Genere: Commedia, Introspettivo, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Premessa
...
 
Ok ragazzi, ammetto che avevo perso le speranze che la storia potesse interessare, ma a quanto pare ad alcuni folli l'idea garba e quindi, ho il dovere di portarla avanti.
Un ringraziamento speciale quindi a Karma Neutral e Lelq, che ci hanno creduto e che ringrazio per essersi interessati ed buona visione...

No, scherzavo, non mi sono dimenticato di te xD
Un ringraziamento specialissimo a Kishin Shruikan, auore con cui ho uno stretto rapporto qui su EFP e che mi ha dato un certo lasciapassare per inserire qualcosa o qualcuno nella storia, eheh...

Come vedrete la storia comincia ad animarsi e le citazioni a dientare esorbitanti, vediamo se riuscite a contarle tutte ;)
***
Il portellone del disco si aprì cigolando e la figura di Cladzky si stagliò sopra il cielo stellato. Si slacciò il casco e lo gettò sul sedile dietro di lui, sapendo che non gli sarebbe più servito.
Con i capelli d’un marrone delicato scompigliati da una brezza leggera, il ragazzo azzardò un passo per scendere. Mise male il piede, incespicò, inciampò, rotolò sul fianco del disco e cadde sul duro asfalto sottostante. Meno male che aveva il casc… ah no.

-Figura di merda numero uno – prese nota ad alta voce il computer di bordo.

Il ragazzo evitò di ribattere e si alzò dolorante da terra. Si scosse un po’ per riprendersi e si rese conto di essere ricoperto di un liquido vischioso e profumato.

-Ma che… - si portò un braccio al naso per verificare –ma sono inzuppato di ananas!

-Inzupposo – commentò un individuo dai lineamenti spagnoleggianti, che si era fermato ad osservare la scena per poi riprendere il cammino.

-Banderas? – esclamò stupito il giovane pilota che si stava strizzando la tuta grondante d’ananas e mozzarella non proprio di bufala –hanno invitato anche lui?

-E non solo lui – precisò Mark0 –Rilevo un tale concentrato di vip in quest’area che esauriresti una penna a forza di autografi. E sono tutti diretti verso un’unica direzione.

Cladzky sollevò la testa. Dietro una collina c’era un tripudio di mortaretti, luci stroboscopiche, macchine del fumo e nell’aria si propagava una musica talmente ignorante che aveva portato al suicidio per srotolamento tutta la sua raccolta di cassettine a nastri.

-Suppongo che sia quello il posto.

-Prima che tu combini qualche guaio, e sono sicuro che ne farai, sarebbe il caso di pensarci su – propose Mark0 –sei proprio sicuro di quello che fai?

-Niente di ciò che faccio è certo Mark. L’unica cosa di cui sono certo è che voglio dirgliene quattro.

-Avresti potuto trovare una via meno diretta.

-E perdermi la soddisfazione di rovinargli la festa? Mi hanno escluso Mark, ed io voglio delle scuse, ora, faccia a faccia, di fronte a tutti.

-Valuta bene la situazione Cladzky – lo avvertì Mark0, la cui voce ora usciva tagliente dalle casse del velivolo –Lì dentro si stanno svagando gente del calibro della Lucas Force, le principesse di Equestria, senza dimenticare eventuali invitati provenienti da ogni angolo del Multiverso, dèi, creature leggendarie, eroi di mondi lontani. E tu chi saresti per importunarli?

-Io? – ripeté intimorito il ragazzo, grattandosi la nuca imbarazzato, tenendo lo sguardo basso. Poi gli si allargò di colpo un gran sorriso sul suo volto.

-Io? IO SONO CLADZKY! Il vagabondo spaziale! L’eterno viaggiatore! L’anima della scoperta! L’audacia fatta a persona! Io sono…

Non terminò la frase che dopo pochi passi scivolò sul succo d’ananas che allagava tutto il terreno circostante, atterrando di fondoschiena gemendo.

-E con questo siamo a due – Aggiunse il cervello positronico.
***

Com’era giusto che fosse, la festa si teneva in casa di Gyber, che per l’occasione, dovendo ospitare tanta gente, era stata ampliata di un paio di isolati, rubando così la terra a dei poveri e miserabili contadini.
Ma Gyber era una persona brava e giusta, così aveva offerto ai poveri e miserabili contadini un sicuro posto di lavoro nelle sue miniere di diamanti in Cile ed una generosa polizza sulla vita.

Fuori dalla villa c’era una fila enorme di celebrità, immaginarie e non, che sgomitavano per entrare e buttarsi sui salatini o farsi un tuffo nella piscina in scala 1:1 della barriera corallina, con tanto di pesci in via d’estinzione che vi sguazzavano dentro, importati in maniera non del tutto legittima.
Per tutto il complesso di piscine, buffet, discoteche e gallerie di trofei da guerra, scorrazzavano dei piccoli inservienti robotici, dei piccoli Wall-e che andavano a destra e sinistra a servire vivande come camerieri.

Nel frattempo, oltre la cinta di muro elettrificato, la coda procedeva con regolarità. Tra la folla, esattamente in mezzo ad un gruppo di Evroniani vegetariani e dei soldati della Legione Esplorativa di Attack on Titans, vi era proprio Cladzky.

-Ehi ragazzo, puzzi di ananas – gli fece notare uno dei soldati.

-Grazie dell’informazione – Disse il ragazzo mentre digrignava i denti.

-Ehi, il tipo di fronte a noi emette onde di nervosismo intenso! – esclamò sorpreso un Evroniano dietro di lui.

-Sembra squisito! – si leccò il becco un suo compagno.

-Per favore Gourmhet, lo sai che ci cacciano un’altra volta se succhi le emozioni a qualcuno. Hai già reso dei vegetali gli attori di Cinquanta Sfumature durante le riprese, non ti è bastato?

-Bah, quel Grey però era un po’ insipido – si lamentò in risposta l’altro.

Finalmente giunse al varco d’entrata, dove un grosso cancello socchiuso permetteva agli invitati di accedere. Ai lati stavano due colossi con una camicetta bianca e cravatta nera, che verificavano la regolarità degli inviti. Quello di destra era un minotauro, largo come un armadio e con due occhiacci gialli che facevano accapponare la pelle. L’altro era un grifone con una benda su un occhio ed un sigaro in bocca, che continuava a farfugliare frasi incomprensibili, mentre armeggiava con una collanina che aveva al collo.

Il gruppo della Legione Esplorativa si fermò per farsi controllare i biglietti. Uno per uno entrarono dentro, fino a che l’ultimo di loro si bloccò, controllandosi freneticamente ogni tasca.

-Accidenti, non lo trovo!

Il grifone rimase impassibile, ancora immerso a mormorare strane parole e a soffiare anelli di fumo. Il suo collega cornuto invece lo squadrò dall’alto al basso.

-Hai perso il biglietto? Questo è un problema – Esclamò con voce roca, mentre distrattamente convalidava il biglietto ad un piccolo Titano nano sorridente.

-Ehi, quello è il mio biglietto! Quel Titano mi preso il biglietto! – tuonò il Legionario.

-Spiacente, per le lamentele dovete rivolgervi all’ufficio lamentele.

-E dov’è l’ufficio lamentele?

-Dovete chiedere all’ufficio informazioni.

-E dove si trova l’ufficio informazioni? – chiese esasperato il ragazzo.

-Vi sembro l’ufficio informazioni?

-Ora basta! – Gridò il soldato sguainando le due lame –Ho sudato per avere quel foglietto e non sarà un ridicolo Titano affetto da nanismo a soffiarmelo!

Detto questo fece scattare gli arpioni che si incastrano nel muro di cinta della casa ed usando gli appositi comandi dell’equipaggiamento per i movimenti tridimensionali scattò a razzo oltre di esso.
Pessima idea.
Il tipo andò ad impattare contro una barriera invisibile che sembrava circondare l’enorme villa ed al contatto ne scaturì una violenta scossa. Mentre giaceva a terra abbrustolito, il ragazzo cominciò d’improvviso a provare immensa pena per le zanzare.

Questa lezione servì a dimostrare come ogni tentativo d’approccio aereo fosse inutile per espugnare la villa.

“Shining Armour dev’essersi allenato parecchio” constatò il ragazzo, cercando di ignorare lo staff medico che portava via la grigliata vivente.

-Ehi ragazzo – Cladzky si girò di scatto, richiamato dalla voce cavernosa –hai il biglietto?

-Beh, ecco… - non sapeva assolutamente cosa dire e lo spettacolo di prima l’aveva lasciato alquanto turbato. Alla fine disse la prima cosa che gli passava per la testa.

-Girate sempre senza pantaloni?

Calò un silenzio di tomba sui due.

-Buffo detto da uno che puzza di ananas– disse con voce acida il minotauro, facendo schioccare le nocche –Hai
scelto un pessimo modo per iniziare la conversazione.

-Scusate, perdonatemi, è solo che… - cominciò a fissarlo negli occhi gialli.

-E’ solo una pessima secrezione dei bulbi oculari – spiegò il colosso -Vuoi farmi un intervista o pensi di tirar fuori il biglietto?

-Il fatto è che… io non ce l’ho.

-Perfetto, puoi andartene.

-No, aspettate, sono un vecchio amico degli organizzatori! Potete chiedere a loro.

-Ti sembro una persona pagata per chiacchierare con i datori di lavoro?

-Non è quello che intendevo…

-Ecco appunto, ora smamma che rallenti la coda.

-Un attimo – prese tempo il ragazzo, scavando nelle tasche della tuta –e se vi offrissi qualcosa?
Il minotauro inarcò un sopracciglio dubbioso.

-In tal caso se ne potrebbe parlare. Naturalmente dipende da ciò che puoi offrirmi – disse il colosso, esibendo un
ghigno coi denti aguzzi.

-Penso di avere qualcosa che faccia al caso tuo.
Il pilota sfilò dalle tasche una mazzetta di foglietti, sbandierandola davanti al muso del guardiano. I suoi occhi cominciarono ad assottigliarsi ed il suo sorriso a calare.

-Questi sono buoni per la lavanderia – disse lentamente il bestione mentre soffiava col naso.

-Beh – rise nervosamente il ragazzo –ma questi hanno anche lo sconto del 50% sui pantaloni… Ops.
 
Non comprese del tutto le dinamiche dell’accaduto, ma il ragazzo si era sentito per un attimo venire appallottolato e scagliato come un rifiuto a diversi metri di distanza. Ancora per terra, mentre si rialzava, cominciò ad esibirsi in epiteti molto coloriti, inserendoci anche qualche divinità in mezzo.

Poi, quando si voltò verso il cancello, vide il grifone, fino ad un attimo fa immobile, rizzare le orecchie udendo quelle parole e scagliarsi verso di lui cogli artigli in vista.
Solo allora accorse che le frasi misteriose che il grifone andava recitando all’infinito con la collanina erano un Rosario.
***

A quanto pare il grifone doveva aver essersi esercitato nelle palestre del Vaticano, poiché, oltre ad avergli recitato i Salmi, dato l’ostia e ribattezzato a forza con l’olio di palma (nelle cucine non si trovava altro) ci aveva aggiunto qualche personale presa e colpo segreto che lo avevano ridotto alquanto male.
Una volta avuta la benedizione ed essersi confessato, gli aveva finalmente permesso d’incamminarsi, o meglio, trascinarsi al suo disco, dove sperava di rilassarsi un poco e dimenticare le disavventure con un po’ di Nuka Cola scaduta dal minibar.

Ma il destino quella sera non gliene voleva far andare bene una.

-Cosa accidenti…? – Esclamò sorpreso, mentre armeggiava con uno strano affare incollato sul fianco del suo disco –Una ganascia?

-Nel nome della legge ti dichiaro ganasciato! – Esordì una voce autoritaria dietro di lui.

Voltandosi di scatto, Cladzky riconobbe subito la strana figura dal costume nero e rosso. Sebbene non capiva perché la strana figura aveva indosso un berretto da poliziotto.

-Deadpool? – Esclamò sbigottito il ragazzo –Sei proprio tu?

-Agente Deadpool prego – precisò lui, tirando fuori un block notes e scarabocchiandoci sopra –Deduco sia tuo questo mezzo non in regola.

-Ma che cosa stai dicendo? – protestò furibondo Cladzky –Che storia è questa?

-Oh, immagino che tu non sia stato informato degli ultimi sviluppi. Vedi, sono stato cacciato dal party.

-Cacciato?

-Già, un brutto incidente involontario con un accendino ed un Krut Champagne del ’43 conservato per l’occasione – spiegò, grattandosi la nuca con la biro –lo sapevo che mi sarei dovuto allacciare le scarpe.

-Ma tu non hai i lacci.

-Dettagli! Ad ogni modo hanno deciso di farmi fare qualcosa di socialmente utile e quindi mi hanno detto di sorvegliare il parcheggio.

A dir la verità, i ragazzi avevano solo detto a Deadpool di andare all’inferno, ma lui non vide nulla di sbagliato nell’approfittare della situazione.

-Tornando a noi, ho paura che il tuo velivolo non sia in regola.

-Come sarebbe a dire? – S’espresse aspramente il ragazzo. Gli pareva impossibile, dopotutto l’aveva fatto visitare qualche giorno fa.

-Andiamo Cladzky, non mi vorrai dire che tu te ne vai in giro senza targa.
Il pilota controllò. Effettivamente la targa era stata asportata dal retro del disco. Poi guardò Deadpool e vide la sua targa nella sua tasca.

-Aspetta un attimo, ce l’hai tu la mia targa!

-E se anche fosse? Il codice stradale iperspaziale sancisce che la targa deve essere fissata sul mezzo ed il tuo non ce l’ha.

-E ci credo, ce l’hai tu bastardo!

-E con questo ci aggiungiamo offese a pubblico ufficiale – Sentenziò Deadpool scarabocchiando ancora più furiosamente sul taccuino. Cladzky si maledì la bocca.

-Non dimentichiamo inoltre che il tuo tubo di scappamento è intasato.
Cladzky verificò. Nel suo tubo di scappamento era stata infilata una patata.

-Oh, andiamo, non vorrai farmi credere che…

-Ultimo, ma non per importanza, puzzi di ananas.

-E con questo?

-Secondo l’articolo 13, in vigore dal 2007, nel quinto paragrafo, comma 17, firmato dal segretario degli arredi interni e convalidato dal presidente dei senatori insensati e controfirmato da me medesimo, è vietato puzzare d’ananas.

-Non credo di aver capito.

-La legge non ammette ignoranza – disse il presunto vigile, strappando il foglio dal suo block notes –ecco quanto devi versare.

Il ragazzo prese il foglietto e lo guardò attentamente.

-Ma questo è un tuo autoritratto con dedica.

-Bello vero? Naturalmente il prezzo è incluso nella multa.

Cladzky non ci vide più.

-Oh, insomma, tutto ciò è ridicolo!

-Pensala come vuoi, ma sarà il caso che sborsi.

-Altrimenti? – chiese il pilota, incrociando le braccia.

-Altrimenti ti rigo il disco volante – Esclamò Deadpool tirando fuori le due katane che aveva sulla schiena.

-D’accordo, d’accordo, non c’è bisogno di scaldarsi.

Detto ciò, Deadpool rinfoderò le lame, mentre Cladzky si frugò in tasca.

-E’ solo che al momento non ho un soldo con me.

-Mi accontenterò di quello che hai in tasca.

Il ragazzo tirò fuori i suoi buoni per la lavanderia e Deadpool li afferrò prontamente sgranando gli occhi.

-Uh, questi mi saranno davvero utili! Sai volevo mettere a nuovo un costume da coniglio che avevo comprato qualche anno fa.

-Perché hai comprato un costume da coniglio?

-Quando si è immortali la noia diventa un bel problema – rispose seccamente lui –Ad ogni modo ho paura che non basti.

-Cos’altro posso darti?

-Beh, non saprei, forse… Gulp! – Il suo occhio si posò su qualcosa di meraviglioso –Bellissimo, lo voglio!

Deadpool eseguì un triplo salto carpiato verso il disco e vi atterrò dentro, sollevando al cielo il cimelio.

-Erano anni che la cercavo!

-La mia bubblehead di Fallout! – Tuonò Cladzky, arrampicandosi sul disco –Ho dovuto letteralmente uccidere per averla, non ti permetterò di fregarmela.

-Alt! – Gli intimò Deadpool, mettendogli un dito sulle labbra –Dimentichi la multa?

-Oh, andiamo! Quella multa non può valere così tanto!

-Invece sì se ci aggiungiamo questo – Disse, sollevandogli davanti al muso la sua lattina di Estathé spaziale –Bevi molto quando guidi eh?

-A dir la verità guido io – Ci tenne a specificare Mark0 –O almeno quando ci manteniamo sulla rotta giusta.

-Zitto o ti mando a rottamare!

-Ma non è alcolico! – si lamentò il pilota.

-Che c’entra? Io ti accuso di bere quando guidi, non di ubriacarti.

-Io ti proibisco di…

-La proposta per il tagliuzzamento del tuo disco è ancora valida.

-Ed io non ho intenzione di rimetterci a causa tua – lo ammonì il computer di bordo.
Cladzky ci pensò su. Infine sospirò.

-Se accetto mi ridarai la targa?

-Ovvio, non sono mica un ladro.

-Insomma.

Detto questo, Deadpool gli porse la targa, per poi mettersi il prezioso bottino in tasca.

-Sayonara ragazzo, e grazie di tutto!

Mise una mano alla sua cintura e si teletrasportò via, lasciando un pizzico di polvere di fata nell’aria. Cladzky, ancora imbambolato, si limitò a rimirarsi la targa. Solo allora si accorse che non era neanche la sua.

-Ma vaffanculo! – Si lasciò sfuggire, scagliando via il pezzo di latta. L’oggetto volò per diversi metri, prima di risuonare contro il cranio di un tipo che passava di lì. Questi raccolse la targa, la controllò e trasalì dalla sorpresa, per poi guardare con aria assassina verso Cladzky e gridare.

-Ecco chi mi aveva fottuto la targa!
   
 
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