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Autore: Dragonfly92    09/04/2017    13 recensioni
Severus Piton era un uomo incapace d’amare.
Harry Potter era un bambino indegno d’amore.
Uno scoppio di magia involontaria particolarmente violento.
Un Preside che bussa sempre prima di entrare ma non chiede il permesso di stravolgerti la vita.
Una porta che si spalanca, un vento di nuove, non gradite responsabilità, dalle sfumature verdi.
"Quegli occhi. Gli occhi della mia Lily nel volto di quel cane di Potter; Un oltraggio!"
Ma cosa nascondono davvero quelle iridi così.. spente?
Quella è la storia di due solitudini e del loro difficile viaggio alla scoperta del tesoro più grande di tutti..
L’Amore.
"Continuavo a ripetermi che eri solo il figlio di Potter. Ed ho provato ad ignorare i tuoi occhi che gridavano il contrario. Maledizione, ci ho provato davvero! Ma poi, ti ho guardato. Non so per quale dannatissimo, assurdo motivo, ma l'ho fatto."
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Famiglia Dursley, Harry Potter, Poppy Chips, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Famiglia Legittima  





Severus porta la tazza alle labbra con calcolata lentezza.
Ama inspirarne l’aroma.
Lasciare che irretisca tutti i suoi sensi.

Processo che richiede tempo ed assoluto silenzio.
Processo che da qualche tempo viene prontamente interrotto da un balbettato buongiorno.

Ma non quella mattina.
La notte era trascorsa faticosamente, per entrambi.
Non si sorprese, quindi, di non scorgere ancora quella chioma arruffata e quegli occhi stropicciati per scacciar via il sonno.

Meglio così, si convinse, tornando a concentrarsi sul suo rituale.

L’udito.
Quello era il primo dei sensi ad esser solleticato.
Il gorgoglio dell’acqua che lentamente raggiungeva la giusta temperatura, bollendo.

Il tatto.
La carezzevole sensazione delle dita gelide tenute a contatto col calore della ceramica.
Sublime.

L’olfatto.
Cannella e zenzero.
L’intensità delle loro note quasi piccanti che solleticano il naso.

Il gusto.
Amaro, pungente.
Necessario per il risveglio della mente.

Severus posa la tazza, allungando poi le mani verso il basso.
I pugni chiusi, i muscoli che si stirano.
Il collo piegato a destra e a sinistra nel vano tentativo di scacciare i postumi di una notte scomoda.
Poi, rumori quasi afoni ma captati nell’immediato da una mente allenata come la sua.
Può percepire l’incertezza dal modo in cui quei passi si muovono.
Piccoli movimenti che si arrestano e riprendono.
Per poi fermarsi definitivamente a poca distanza.

Uno sguardo a quell’esserino che si mordicchia il labbro inferiore.
Un senso di completezza.
Da quando, la presenza di quel Bambino è diventata parte del suo rituale?
Non ne ha idea Severus.
Ma a quella Vista, il processo è concluso.



-Buongiorno Harry…-
-B-buongiorno S-Signor S-Severus…-

C’è qualcosa che lo turba, ne è pienamente convinto il pozionista.
Harry raramente balbetta pronunciando il suo nome.
O quell’appellativo.

-Fai colazione?-
-Si S-Signore…-

Ma non si muove.

-C’è qualcosa che non va bambino?-

Harry lo guarda, per poi distogliere i suoi occhi di giada.
Le mani che giocano nervose.

-S-Signore…
Il bambin…-
Un arrestarsi per radunare le idee, chiarire i pensieri.

-I-io v-volevo d-dire…
Scusa…-

Un inspirare profondo.

-P-per ieri e…
S-se il Signore v-vuole d-dare…-

Deglutire diventa difficile.
Gli occhi si appannano.

-U-una l-lezione…-
-Harry…-

Un piccolo sguardo timoroso.
La volontà ad accettare tutto quello che il suo tutore vorrà fare.
Ha detto cose brutte.
È stato davvero cattivo.
E se il Signor Severus vorrà punirlo, allora lui lo capirà.
E non piangerà nemmeno.
Sarà forte e si toglierà la maglietta.
E farà silenzio.
E…

-Harry, non hai fatto niente per meritarti una lezione.
Né mai lo farai.
Niente di ciò che potrai fare o dire, necessiterà di quelle lezioni, mi capisci?-
-M-Ma i-il b-bambino v-vuole c-chiedere scusa e…-
-Lo hai fatto, no?-
Harry lo scruta.
Si, lo ha fatto.
Ma non è abbastanza.

-Si Signore ma…
I-il b-bambino n-non v-vuole che il Signore…
È a-arrabbiato o che…-

Non vinceranno, quelle lacrime.
Ne è più che certo Harry, quando prende un bel respiro per ricacciarle indietro.

-I-il b-bambino f-forse può e-essere ancora…
P-può diventare b… B-bravo c-con il Signor Severus e…-
-Harry…-

Una mano allungata, occhi che si Serrano.
Ma non si scansa quel bambino.
E gli occhi si schiudono piano per constatare quella realtà.
Il suo tutore non vuole colpirlo.
Sta facendo la magia.
Sta muovendo piano, la sua mano, sulla sua testa.
Come ha fatto a capire che aveva paura?
Eppure lui non ha detto.

-Io penso che se tu non fossi un bravo bambino…
Sotto l’ albero non troveresti alcun regalo, non trovi?-
-Si Signore…-
Commenta un po’ sconfitto, lo sguardo che torna verso il pavimento.
-Allora credo proprio che dovresti guardare lì…-

Due dita che fanno una leggera pressione per far voltare il suo mento.
E lo sconforto che scivola via, soppiantato dall’incredulità.
Due manine che corrono a coprire la bocca spalancata di stupore.
Ci sono dei pacchetti, sotto l’albero.
Dei pacchetti con il suo nome!

-P-per m-me Signore?-
Una domanda retorica che retorica non è.
Un annuire, una conferma, ancora stupore ed emozione.

-B-babbo N-Natale è v-venuto per m-me?-
-Si Harry…-

Occhi che si allargano ancora, brillando.
Un sorriso malcelato di uomo inspiegabilmente appagato.

-Avanti, va’…-
Una leggera spinta su quella schiena ancora un po’ curva.
Manine tremanti che afferrano il pacchetto argenteo quasi con devozione.

-P-per me?-
-Per te, Harry.-

È bellissimo, quell’incarto.
È bellissimo, quel biglietto.

Perché sopra c’è il suo nome.
E le dita tremano un pochino accarezzando la scritta.
Harry.
Sì, è proprio il suo nome quello.

-D-devo aprirlo Signore?-
-No, certo che no…-

Il bambino lo guarda perplesso per poi notare il sopracciglio inarcato del suo tutore.
In quel modo buffo.
Azzarda un sorrisino verso il tutore che a sua volta scuote la testa, ridendo.

-Dai, aprilo…-
Lo sprona, osservandolo trillare d’entusiasmo.

-D-dobbiamo c-chiamare Senny, Signor Severus!
I r-regali si s-scartando tutti insieme a N-Natale!-
-Ah si?-
-Si Signore! I-io l’ho v-visto a P-Privet Drive!
Ho g-guardato solo u-un pochino però!-
Aggiunge alzando una mano sulla difensiva.
-E i S-signori D-Dursley l-li scartavano tutti i-insieme!
S-sul tappeto d-davanti all’albero!
T-tutta la f-famiglia Signore!-
Conclude entusiasta, ignaro del senso d’irritazione che ha attanagliato lo stomaco del pozionista.
Irritazione che ha lasciato spazio allo sconcerto, nel sentire quella parola: Famiglia.

Era quello che lui e Senny erano per il bambino?
Una famiglia?

-P-però se il Signore n-non ha t-tempo il…-
-Vai pure a chiamare Senny.
Non ci perdonerebbe mai altrimenti, non credi?-
-Oh, Si Signore!-

L’emozione che adesso Harry prova, si riversa nel suo sorriso così difficile da contenere e da quei passi che scattano veloci in direzione dell’elfa.
Ma non sa, il Signor Severus, che quell’emozione deriva anche da qualcos'altro…

Perché il bambino, in quelle settimane, si è davvero impegnato.
Ed ha impiegato tempo e concentrazione per realizzare quel che aveva in mente.
E ne ha parlato con Senny, ed è stata lei a convincerlo che fosse un qualcosa che poteva fare.
Lei ha giurato che il Signor Severus non si sarebbe arrabbiato e allora Harry si è convinto.
Ma non può far a meno di sentirsi un po’ agitato, quando rientra nella stanza.
Ed anche se Senny ora lo sta spronando, non è più tanto sicuro.

-Signorino Harry, Senny crede che sia il momento…-
Bisbiglia l’elfa alle spalle del pozionista.
-Senny i-io non…-
-Il Signorino non deve preoccuparsi. Senny sa che andrà tutto bene e che…-

-Cosa state confabulando voi due?-
La voce del pozionista blocca il bambino, ma Senny approfitta di quel momento.

-Signor Severus Signore! Il Signorino deve darle una cosa, Signor Severus Signore!-

Harry la guarda agitato, ma ormai non può tirarsi indietro.
L’elfa gli sorride incoraggiante, mentre lo accompagna vicino al suo tutore.

-Signore… Io… C-cioè… io v-volevo…-
Gli occhietti non accennano ad alzarsi ed il suo tutore non proferisce parola.
Sente il suo sguardo dritto sulla sua testa però, e deve dire qualcosa.

-Q-questo è p-per il...
PerteSignore!-
Conclude tutto d’un fiato, allungandogli una scatolina.
La testa incassata fra le spalle, le braccia allungate al massimo e gli occhietti quasi chiusi.
È nervoso, non ha mai fatto un regalo prima d’ora.
Cioè, in realtà ne aveva fatto uno, a scuola, per la Signora Petunia.
E lei si era arrabbiata davvero molto.
-E cosa dovrei farmene di questo?- gli aveva gridato spingendolo via.
E lui si era accorto di esser stato stupido perché, in effetti, cosa doveva farsene la Signora Petunia di una sasso malamente decorato?
Non serviva a niente, ecco.
Per questo si era concentrato tantissimo, per quel dono.
Il suo tutore meritava qualcosa.
Che doveva essere utile.
E magari non brutto come quel sasso.
Così aveva optato per quella scatolina.
Senny gliel’aveva procurata e lui aveva fatto di tutto per renderla bella.
L’aveva dipinta con tantissimi colori.
E ci aveva anche attaccato una Margherita che però poi era appassita.
E c’era rimasto davvero male.
Ma Senny gli aveva poi spiegato come far essiccare i fiorellini.
Per poterli attaccare ai lati della scatola.
E ne aveva rotti un sacco. O faceva troppa pressione oppure rimanevano tutti appiccicati alle sue dita invece che al contenitore.
La colla non era proprio adatta a quel tipo di lavoro!
Aveva quindi chiesto a Senny se poteva usare dello scotch.
E l’elfa era rimasta sconvolta.
Alcool, quel bambino voleva dell’alcool?

Superato il fraintendimento, Senny era riuscita a procurarglielo.
E lui l’aveva ripagata con il suo sorriso più sincero quando le aveva mostrato l’opera conclusa.
-È molto bello, Signorino!-
Aveva dichiarato visibilmente commossa.

Ma se al suo tutore non fosse piaciuto?
Se non ne avesse avuto bisogno?
Eppure quello gli era sembrato così adatto.
Era un contenitore.
Per i semini.
Come quelli che gli aveva fatto separare quella volta, nel suo laboratorio.
Oh, e lui ce lo aveva anche scritto, sulla scatola!
Forse aveva sbagliato a scrivere!

Un’occhiata a quell’oggetto.
Oh.

Non era più fra le sue mani.




Severus teneva quell’involucro fra le dita.
Lo aveva sfilato da quelle piccole dita con delicatezza.
Quasi con la stesso rispetto col quale Harry aveva raccolto il suo pacco.

Era imbarazzato, ovviamente.
Non era abituato a certe cose.
Non era abituato a certe attenzioni.

Quel bambino aveva creato un regalo per lui.
Pensando a lui.

E contrariamente a quel che poteva pensare, non aveva bisogno di fingere che quella scatola gli piacesse.
Non che fosse bella, sia chiaro, con tutto quel nastro adesivo e quei fiori che avevano visto giorni migliori.
Ma era…
Suo.
C’era persino il suo nome sopra.
Ed era anche specificato cosa dovesse infilare, in quella scatolina.
“Semi”, recitava una scritta.

Un po’ vaga, certo.

Ma non aveva importanza.
Perché fra le sue dita, c’era qualcosa di più, di una scatola.
C’era un’emozione.



-Grazie Harry…-

Quello fu tutto ciò che riuscì a dire.
Ma il bambino se lo fece bastare.
Perché il suo tutore stava sorridendo.
E questo lo rendeva tanto felice.






-Signore! Signore guarda!-

Harry schizzò in piedi non appena riuscì ad intravedere il contenuto del suo pacchetto.

-Guarda guarda!-
Continuava a gridare, trillando  Ed agitando quel libro a destra e sinistra.
-Se stai fermo, forse posso dare un’occhiata…-
Lo riprese bonariamente il pozionista, fingendo sorpresa a quella visione.

-È quello che avevi chiesto bambino?-
-Oh no Signore!-
Rispose prontamente continuando a sorridere.
-No?-
-No Signore!
Io a-avevo c-chiesto se il Signor Babbo Natale s-sapeva come f-finiva Pinocchio!
E l-lui mi ha p-portato tutto il l-libro!-
La sua voce era carica di sorpresa.
Gioia, stupore.
Non riusciva a smettere di muoversi sotto il flusso di quelle sensazioni così intense.

E rideva Harry, rideva mostrando tutti i denti e lasciando alla sua voce di esprimersi libera.
E continuava a guardare quella copertina colorata, a mostrarla al suo tutore, a Senny e di nuovo al suo tutore.
E l’ accarezzava, percorrendo con l’indice le scritte in rilievo.
Ed annusava quella pagine che profumavano di carta e di cose belle.

Ora poteva sapere se Pinocchio ce l’aveva fatta.
Poteva scoprire se era diventato un bambino vero.
Oh, ma prima doveva fare una cosa importante!

-Signore d-devo scrivere al Signor Babbo Natale!-
-E per quale motivo bambino?-
-D-devo ringraziarlo Signor Severus!-
La sua risposta aveva assunto un tono davvero serio ed al contempo quasi perplesso.
Era ovvio che dov’esse ringraziarlo, no?

Severus celò una risata dietro alla mano.
Quel bambino era un concentrato gentilezza ed ingenuità.

Carezzandogli i capelli e dandogli il suo silenzioso consenso, il pozionista si chiese come avessero fatto, quelle bestie, a trovare la forza di schiacciarlo in quel modo.
Con avevano potuto anche solo pensare di dirgli quelle cose.
Di Fargli, quelle cose.   

E mentre lo guardava impugnare quella piuma e muovere i piedini che avevano lasciato scivolare le pantofole a terra, non poté che rammaricarsi.
Sembrava un bambino come tutti gli altri.
Un po’ più piccolo forse, dato il suo essere così gracilino.
Nessuno, guardandolo in quel momento, avrebbe potuto immaginare quegli anni di dolore.
Nessuno, avrebbe potuto comprendere quegli sguardi sporadici che lanciava alle sue spalle, come ad assicurarsi di non esser colto di sorpresa.
Nessuno, poteva capire perché strizzasse gli occhi in quel modo, ogni volta che gli si avvicinava.

Nessuno, tranne lui.
Tranne quel pozionista così austero.
Che sembrava intento a controllare ogni suo movimento.

Ma che in realtà si assicurava che niente, potesse interferire con quell’apparente serenità.
Perché bastava così poco, per rendere felice quel bambino.
E così poco, per far crollare le sue certezze.

Ma Severus non avrebbe permesso a nessuno di interferire.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggere quel bambino.

Ma, si sa, a volte la buona volontà non basta…









La mattina del ventisei Dicembre, un gufo Lasciò planare un articolo sul tavolo da pranzo.
“Il bambino che è sopravvissuto affidato ad un ex spia mangiamorte: Il popolo magico pretende chiarezza”.

Severus non riuscì quasi a realizzare ciò che stava leggendo.
Perché qualcuno era appena uscito dal suo camino.
E non riuscì nemmeno a ringhiare la sua disapprovazione o ad accorgersi dello sguardo disorientato del bambino.
Perché quella donna vestita di rosa, aveva già preso parola.
-Signor Piton, Siamo qui in veste ufficiale per riprendere in custodia Harry James Potter.
Prendi le tue cose ragazzo, ti riportiamo dalla tua legittima famiglia.-













---SPAZIO AUTRICE---

Ahia.
Non cruciatemi, vi prego.

Grazie a chi sta, con pazienza, continuando a seguire la storia!
Non manca troppo alla fine, resistete un altro pochino!

Grazie le parole che spendete per me…
È solo grazie a voi se la storia è giunta fin qui.

Un abbraccio,
Dragonfly92








   
 
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