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Autore: Signorina Granger    13/04/2017    5 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
Agli occhi di molti la Cimmeria Academy è solo l'ennesima scuola privata, con le sue divise perfette e i suoi brillanti e ricchi studenti. La scuola ospita i figli delle più influenti e importanti famiglie di tutto il mondo, i ragazzi più promettenti e destinati a ricoprire ruoli di spicco nella società, come i loro genitori.
Ma mai giudicare un libro dalla copertina: la Cimmeria è molto di più e nasconde dei segreti, come alcuni suoi studenti già sanno... e presto anche altri se ne renderanno conto.
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Night School '
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Ed eccomi di nuovo qui! Ultimamente ho messo il turbo… beh, tanto meglio! 
Allora… in questo capitolo compaiono solo tre OC. State tranquille, non vuol dire che gli altri subiranno una morte atroce nel seguito… ma avevo bisogno di scrivere un capitolo solo con loro, anche perché essendo molto frammentato è un po’ particolare. 
 
Beh, buona lettura! 
 
 
 
 
Capitolo 28: Cercando risposte 
 
 
Mercoledì 9 Marzo, 22:00 
 
 
 
Si fermò davanti alla porta e bussò frettolosamente, impaziente di parlare. 
Venne aperta quasi subito, ma l'accoglienza fu diversa da come se l'era immaginata: Isabelle lo guardò con gli occhi carichi di sorpresa prima di guardarsi intorno con lieve preoccupazione:
 
“Che ci fai qui?” 
“Ti devo dire un paio di cose. Mi fai entrare o devo stare qui fuori come un cretino?” 
“Veramente… ok, ma facciamo in fretta.” 
 
Isabelle sospirò e si spostò per farlo passare, chiudendogli in fretta la porta alle spalle. 
Ci mancava solo che suo zio arrivasse con Jude presente… non era affatto una buona idea. 
 
“Sembri nervosa e sorpresa di vedere me Isabelle… aspettavi qualcun altro?” 
“Può essere. Che cosa devi dirmi?” 
 
Jude esitò mentre sedeva sulla sedia davanti alla scrivania, osservandola per un attimo prima di parlare:
 
“Come già sai ho passato la giornata chiuso in Biblioteca… Quello che cerchi è un libro giusto? Appartenuto direttamente a Callaghan. Ieri notte hai detto che ci fece un incantesimo… puoi essere più precisa?” 
“Non ne sono sicura Jude, come ti ho detto sono più che altro… storie. E tutte le dicerie che circolano su di lui, di come fosse intelligente, egocentrico e molto geloso di tutto ciò che era suo… il libro non è mai stato trovato, almeno non si è mai saputo, immagino che debba averlo nascosto molto bene. Ma questa era casa sua, quindi chiunque conosca la storia ipotizza che sia qui… non so di preciso che cosa possa fare quel libro Jude, mio zio non me l'ha esplicitamente detto… ma lui sa qualcosa.” 
 
“Come fa a saperlo? Ha studiato qui?” 
“Si. Mia madre ha studiato a Beauxbatons… ma mio zio, suo fratello più grande, è stato mandato qui. Immagino sia stato così perché era l'unico figlio maschio e questa scuola è molto prestigiosa. Conosce schifosamente bene la scuola.” 
 
Jude annuì, ripensando per un attimo al Ballo: l'aveva visto ballare in effetti… quel valzer così caratteristico. Per forza aveva studiato alla Cimmeria se lo conosceva così bene. 
 
“Isabelle. Devo chiedertelo… tuo zio lavora da solo? O magari per conto di qualcuno?” 
“Non ne ho idea. Davvero, non lo so.” 
 
Isabelle scosse il capo e Jude annuì con amarezza: ancora non aveva dea se ci fosse davvero la sua famiglia, specialmente sua nonna, dietro a tutto quanto… dopotutto quella donna gli rendeva la vita impossibile da sempre, non sarebbe stato troppo strano scoprire che c'era lei dietro a tutto quanto.
Ma allo stesso tempo… perché prendere di mira Isabelle e non lui allora? 
Suo zio aveva anche fatto domande su di lui… quindi non sapeva chi era, non aveva relazioni con la sua famiglia? O invece era tutto il contrario e l'aveva fatto solo per non far sorgere sospetti? 
 
“Fantastico… che bella situazione. Come hai fatto a non impazzire in questi mesi?” 
“Non è stato di sicuro facile… a volte è difficile anche alzarmi dal letto. Ma continuo ad aggrapparmi al dover agire per evitare che le persone continuino a morire. E dopo quello che è successo a Francisca devo trovare quel libro in fretta.” 
 
 
“Lo troveremo. Tuo zio non ha idea di dove possa essere? Niente di niente?” 
“Immagino di no, altrimenti lo prenderebbe da solo… usa me perché sono interna alla scuola. E se mi scoprissero suppongo che lascerebbe che la colpa ricada su di me. Alla fine ne uscirò danneggiata in ogni caso.” 
 
 
Isabelle sospirò, abbassando lo sguardo ed evitando di dire al ragazzo di tutti i sogni che faceva dove le sembrava sempre di avere la risposta davanti a lei, ma troppo in alto perché potesse afferrarla. Si sentiva così… stupida. 
 
Per un attimo fu tentato di dirle che avrebbe cercato di fare in modo che ciò non accadesse, ma si morse la lingua e decise di tacere, preferendo guardandosi semplicemente intorno. Gli occhi del ragazzo caddero sulla scrivania di Isabelle e in particolare sul suo album da disegno. 
 
“È da un po’ che non lo vedo in giro…” 
“Si, beh, ho avuto altro a cui pensa- Jude, no!” 
 
Isabelle si mosse verso di lui, ma sfortunatamente la curiosità del ragazzo lo aveva già spinto ad aprire l'album per dare un’occhiata si suoi disegni. 
“Dammelo! Sono cose personali!” 
“Io sono un maestro ad invadere la privacy altrui, infatti.” 
 
Isabelle sbuffò e si sporse per riprenderlo, ma disgraziatamente la presa di Jude era piuttosto solida e non riuscì a strapparglielo di mano. Aveva appena iniziato a considerare l'idea di prenderlo e atterrarlo con un calcio come aveva imparato a fare l'anno prima quando vide Jude bloccarsi, gli occhi eterocromatici fissi su un paio di disegni che, beh… lo raffiguravano. 
 
Non disse niente, restando immobile per un attimo prima di voltarsi verso di lei. Isabelle invece sbuffò e approfittò della sua distrazione per riprendersi il quaderno, piuttosto rossa in volto.
 
“Perché mi hai disegnato?” 
“Non lo so, immagino che mi servisse un bersaglio per giocare a freccette.” 
 
La ragazza sbuffò e gli diede le spalle per andare verso la porta, mentre un piccolo sorriso si faceva largo sul volto di un Jude improvvisamente un poco allegro. E non solo per l'ironia della campagna, certo. 
 
“Se non hai altro da dirmi, credo sarebbe meglio che tu vada…” 
“Sei una vera esperta a scappare Isabelle Van Acker… ma non lo puoi fare per sempre, lo sai?” 
 
Jude sorrise, guardandola quasi con aria divertita mentre si fermava davanti a lei, sulla soglia della camera. 
Isabelle non disse niente, continuando ad evitare di guardarlo in faccia. Anche quando lui allungò una mano, sistemandole distrattamente una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio. 
 
“Stasera verrà qui tuo zio?” 
“Penso di si… infatti dovresti sparire, non è una buona farti trovare qui.” 
“Immagino che – stranamente – tu abbia ragione. Buonanotte Van Acker… se hai bisogno sai dove trovarmi.” 
 
 
“Buonanotte.” 
“Comunque utilizzando la mia faccia quello sarebbe il più bersaglio per le freccette di sempre…” 
“Te ne vai o no?” 
 
 
                                                                                          *
 
 
Devi dormire 
Chiudi gli occhi e dormi
Conta le pecore
Non pensarci 
 
Sbuffò, dandosi dell'idiota da solo mentre si alzava e iniziava a misurare la sua camera per la terza volta da quando era tornato in camera sua. 
Continuava a pensare ad Isabelle, al fatto che molto probabilmente in quel momento fosse con suo zio… moriva dalla voglia di sapere cosa stesse succedendo, cosa si stessero dicendo.
Forse era anche un po’ preoccupato, ma continuava a ripetersi che non le avrebbe fatto nulla, che lei gli serviva.
Lo sperava, almeno.
 
 
Intanto quelle maledette farfalle svolazzavano ancora, dandogli una strana sensazione… quasi di nausea. 
 
Forse avrebbe dovuto ammazzarle in qualche modo…
Sbuffò e si infiló di nuovo sotto le coperte, ripetendosi che era ora di dormire. 
 
Ma poi ripensò a quei disegni. E ad Isabelle che si preoccupava per lui, in qualche modo… ripensò a quando la notte precedente gli aveva detto di fidarsi di lui e lo aveva persino abbracciato. 
Ripensò a Phoebe, a quello che in qualche modo gli aveva fatto capire…
 
Forse infondo una piccola speranza ce l'aveva? 
 
 
Smettila! 
Si trattenne dal prendersi a sberle da solo per togliersi quel sorriso beota dalla faccia. 
Stava diventando ridicolo… 
 
Basta, ora dormi! 
 
 
                                                                                  *
 
 
 
Venerdì 11 Marzo 
 
 
Adrianus fece per replicare ma le parole gli morirono in gola quando Francisca gli allacciò le braccia intorno al collo, appoggiando il capo contro il suo prima di parlare di nuovo:
 
“Sebastian lo fa apposta Steb, si diverte... te l'ho detto, non c'è niente tra di noi.” 
“E allora spiegami le sue continue allusioni, mi irritano.” 
 
Adrianus sbuffò mentre quasi senza volerlo circondava la vita della ragazza con un braccio per non farla scivolare, fulminandola con lo sgaurdo quando la vide sorridere con aria divertita:
 
“Secondo me sei geloso Steb.” 
“Te lo ripeto, non sono geloso! O forse un pochino si, non lo so.” 
 
 
“AHIA!” 
Le pupille di Frankie si dilatarono quando realizzò CHI aveva appena atterrato, inarcando un sopracciglio come se non capisse:
“STEB? Cosa ci fai qui? … Oddio, ma perché mi devi sempre venire a trovare quando sono appena svegliata e in condizioni pietose?” 
In un batter d'occhio Francisca si era alzata, allontanandosi da lui e lasciandolo con il braccio dolorante e indolenzito.
“Da quando sei diventata un ninja? Ma perché l'hai fatto? E perché non riesco a muovermi…” 
“Scusami, ma stavo facendo un sogno dove un branco di rapinatori mi inseguivano… beh, se tu avessi bussato non sarebbe successo, maleducato!”  Frankie sbuffò, mettendosi le mani sui fianchi e quantomeno provando a fare l'arrabbiata, anche se ovviamente Steb rese vano ogni suo tentativo:
“Non ti volevo disturbare, ma volevo venire a salutarti…” 
Adrianus sfoggiò gli occhioni da cucciolo, parlando con un tono vagamente grave che la fece sorridere, gongolando leggermente:
“Ah si? Ti mancavo?” 
“No. Mi mancava il tuo pigiama con le nuvolette.” 
 
 
 
“Ehm… ciao Frankie.” 
“Steb? Sbaglio o ultimamente tu giri spesso da queste parti?” 
“Si, beh, ti cercavo.”   Frankie inarcò un sopracciglio, guardando il ragazzo andarle incontro con un paio di lunghe falcate, fermandosi davanti a lei guardandola dall'alto in basso, gli occhi chiarissimi che lasciavano trapelare un po' di nervosismo:
“Davvero? Che cosa c'è?” 
“Beh… negli ultimi giorni non ti ho vista perché stavi male e non ti volevo disturbare. Perciò te lo chiedo solo ora… ti va di venire con me al Ballo?” 
 
 
 
Voltandosi, la prima cosa a cui Adrianus pensò furono le parole di Camila, capendole: in effetti anche lui e Frankie si erano accidentalmente vestiti praticamente abbinati, visto che il vestito della ragazza riprendeva sulla gonna il grigio.
Francisca sorrise debolmente, alta praticamente quanto lui grazie ai tacchi e guardandolo con lieve nervosismo:
“Ciao… scusa se ci ho messo tanto, ma Camila non mi mollava più.” 
 
Adrianus però non le rispose subito, limitandosi a guardarla senza dire niente per qualche istante mentre un secondo pensiero si faceva strada nella sua testa… ovvero che era indubbiamente bellissima.
 
“Beh, visto il risultato ha fatto ben- cioè, volevo dire… sei molto bella Frankie.” 
Adrianus piegò le labbra in un sorriso, risvegliandosi dal momentaneo stato di trance in cui era caduto e allungando una mano per prendere quella della ragazza, sollevandola leggermente per sfiorarne il dorso con le labbra. 
“Grazie. Anche tu.” 
Frankie si trattenne dal scappare e sbattere la testa ripetutamente contro il muro mentre invece Adrianus sfoggiò un sorriso divertito, strizzandole l'occhio prima di offrirle teatralmente il braccio:
 
“Mi permette?” 
 
“Ma certo… anzi, ne approfitto per chiederti se sei disposto a prendermi al volo se dovessi inciampare… sai, con queste scarpe non si sa mai quando si tratta di me.” 
“Tranquilla, ti tengo io.” 
 
 
 
“Steb? Dì qualcosa, per favore.” 
Francisca sospirò, sedendosi accanto al ragazzo che teneva gli occhi fissi con ostinazione sul pavimento, senza muoversi di un millimetro o dire qualcosa. Adrianus era rimasto fermo ad osservare il corpo dell'amico morto, con la gola brutalmente mozzata, per qualche minuto prima di rientrare senza dire niente. Francisca, impegnata a discutere con Camila e Mathieu di quanto successo, ci aveva messo qualche minuto a capire che era tornato dentro.
 
“Adrianus… mi dispiace. Davvero. Ma parlami, per favore.” 
 
Francisca sospirò, allungando una mano per metterla su quella del ragazzo che alzò gli occhi di riflesso, voltandosi lentamente verso di lei. 
Francisca sperò che dicesse qualcosa, che le rispondesse… le sarebbero andate bene persino delle lacrime, ma Adrianus restò in silenzio., gli occhi grigi fissi nei suoi.
Si limitò a scostare la mano dalla sua, spostandola per metterla tra i capelli castani di Frankie: si sporse verso di lei e appoggiò le labbra sulle sue, baciandola dolcemente.
Quando si staccarono Frankie sbattè le palpebre, chiedendosi se non fosse nel pieno di un’allucinazione… ma poi posò gli occhi su quelli chiarissimi di Adrianus e trovandoli leggermente lucidi smise di pensarci, capendo che aveva davvero bisogno di lei in quel momento.
Sospirò e sollevo una mano per accarezzargli i capelli castani prima di abbracciarlo, lasciando che lui appoggiasse la testa contro la sua.
 
“Mi dispiace, Steb… Ma andrà tutto bene, vedrai. Insomma, ci sono sempre io. E non vado proprio da nessuna parte.” 
Una lieve risata uscì dalle labbra del ragazzo, che le sorrise prima di prenderle il viso tra le mani, guardandola con gli occhi grigi ancora lucidi:
 
“Ti conviene, Francisca. Non azzardarti a farti ammazzare, ho bisogno di te.” 
 
 
 
“Frankie, ciao… mi sei mancata.”
Senza esitare lui l’abbracciò, mentre la ragazza mormorava che anche lui le era mancato e diventava, manco a dirlo, di una lieve tonalità di rosso.
“C’è qualcosa che non va? Mi spiace di non averti scritto molto durante le vacanze, ma avevo bisogno di… riflettere.”
Il ragazzo si staccò nel notare quanto Frankie fosse insolitamente silenziosa e anche un po’ rigida, osservandola con lieve curiosità mentre la ragazza si torturava nervosamente le mani, guardandosi i piedi.
“No, va tutto bene.”
“Frankie, andiamo. Che cosa c’è?”
Francisca esitò e Adrianus fece per tornare al tavolo per riprendere il libro mentre aspettava che parlasse, sentendo la sua voce come affrettata e nervosa, come se non vedesse l’ora di pronunciare quella determinata frase:
“Beh, ecco… Ci ho pensato e volevo dirti che quando mi hai… beh, quando è successo eri ovviamente sconvolto, forse poco lucido. Quindi se ti sei pentito o per te non è significato niente non è un problema, davvero, lo capisco.”
Frankie tirò quasi un sospiro di sollievo per aver finalmente detto quelle parole ad alta voce, certa che si sarebbe sentita sollevata… ma quando Adrianus si voltò verso di lei e la guardò come se fosse una pazza cambiò idea, desiderando solo di sprofondare nel pavimento:
“Come scusa?”
“Beh, insomma… capisco se hai agito solo d’impulso e vuoi fare finta di nient-“
“Oh, per l’amor del cielo. Ma come ti vengono certe idee, me lo spieghi?”
Adrianus sbuffò e le si avvicinò quasi a passo di marcia, osservandola con una punta di irritazione.
Francisca fece per replicare ma si zittì quando il ragazzo la prese per i fianchi, incollandosela al petto e chinandosi per baciarla quasi avidamente, in modo molto diverso rispetto a quando l’aveva fatto la prima volta.
Quando si staccarono lui le sorrise, sollevando un sopracciglio mentre continuava a tenerla stretta tra le sue braccia, con le mani di Frankie sulle sue spalle:
“Ti basta? Hai finito di dire cretinate?”
“Io non dico cretinate, poteva anche essere che quando mi avevi baciata non eri del tutto lucido e non avresti voluto farlo sul serio.”
“Oh, per favore, vieni qui... mia piccola, adorabile, sciocca Frankie.”
 
 
 
“E poi… menta, forse anche rugiada.” 
“Altro?” 
“C'è qualcos’altro, in effetti… non so, è strano ma credo che sia torta di mele.” 
 
Francisca sfoggiò un’espressione confusa per qualche istante, mentre invece un sorriso piuttosto ampio si faceva largo sul volto di Adrianus. Poi a Frankie si accese come una lampadina, portandola a voltarsi istintivamente verso di lui mentre l’ex Corvonero aveva già allungato le mani per prenderle il volto, fregandosene improvvisamente dell'essere in classe mentre la baciava. 
 
 
 
Aprì gli occhi e solo qualche istante dopo realizzò cosa avesse sognato… oltre a tutto quello che era successo solo un paio di giorni prima.
Senti una specie di incudine piombargli sullo stomaco e rimase immobile, per niente deciso ad alzarsi da letto. 
 
No, non aveva nessuna voglia di andare a lezione… 
Sospirò e si rigirò per sprofondare con il viso sul cuscino, cercando di non continuare a pensare a tutta quella carrellata di ricordi. 
 
Era quasi ironico… quando Alexandrine era morta Francisca non era quasi uscita dalla sua camera per tre giorni interi… e lui era andato da lei, alla fine, per cercare di consolarla e starle vicino. 
Ora quello distrutto era lui… peccato che lei non potesse ricambiare il favore, ormai.    
 
 
Si, quella situazione era di un’ironia davvero crudele.
 
 
                                                                                         *
 
Morgan Shafiq Image and video hosting by TinyPic
 
 
“Non sei riuscito a scoprire nient’altro?” 
“No tesoro… mi dispiace.” 
 
“Ne sei sicuro? Qualcosa cosa sia, devo dirmelo. È importante.” 
 
Isabelle si passò una mano tra i capelli, cercando di controllarli visto il leggero vento che tirava mentre passeggiava insieme a Morgan Shafiq. 
 
“Isabelle… Un tuo compagno di scuola non si chiama Verrater di cognome? Perché mi hai chiesto informazioni sulla sua famiglia? È successo qualcosa?” 
“No… è solo… Sai, è sempre molto riservato, schivo sul suo passato o sulla sua vita fuori da qui. Vorrei saperne di più per sapere cosa aspettarmi.” 
 
“Non credo che Alastair me ne abbia mai parlato… vuoi saperne di più perché non ti fidi? Davvero Isabelle, se c'è qualcosa che non va dovresti dirmelo. Non voglio perdere anche te.” 
 
“Stai tranquillo zio… non c'è nulla che non va. Ma sei sicuro di non aver trovato altro? Quando ero piccola eri il mio super eroe in grado di muovere mezzo Regno Unito…” 
 
Isabelle sorrise mentre lei e Morgan si fermavano, ricordando quando da piccola lo vedeva davvero come un super eroe. Ci aveva messo del tempo a capire davvero che lavoro facesse, ma da bambina lo vedeva solo come qualcuno che con una lettera o con una chiacchierata riusciva a smuovere chiunque. 
 
“Lo so. Credo di avere ancora, da qualche parte, il disegno che mi hai fatto dove mi indichi “super zio Morgan”.” 
“Ti prego, non farlo vedere a nessuno, ho una reputazione da difendere.” 
 
L'uomo rise prima di allungare le braccia e stringerla a sé, lasciando che appoggiasse il capo sul suo petto come faceva da quando era piccola. Alastair spesso non trovava un punto d'incontro con lui, ma Isabelle aveva sempre avuto un legame molto speciale con il suo padrino.
 
 
“Sai qual è la cosa per cui mi dispiace di più? Non sono mai riuscito a chiarire davvero con lui… non ho mai capito perché si ostinasse tanto a contrastarmi.” 
“Non lo so… su questo non l'ho mai capito nemmeno io. Ma ti voleva bene zio, davvero. E poi hai sempre la tua fantastica figlioccia!” 
 
“Testarda come un mulo, orgogliosa, sveglia, sarcastica, impertinente… sei bella come tua madre, ma la somiglianza finisce qui. Sei molto più forte di lei.” 
 
“Spero che tu abbia ragione zio… e grazie per essere passato a salutarmi.” 
 
 
Gli sorrise con sincera gratitudine, lieta di poter avere a che fare con qualcuno di esterno a quella scuola, a quello che stava succedendo… qualcuno che la conosceva da sempre e che la faceva sentire a casa.
Qualcuno che le ricordava tanto Alastair. 
 
Nessuno dei due si era mai accorto di quanto si somigliassero, troppo occupati a discutere su tutto. 
 
 
                                                       
“Tornando da Londra ho pensato di passare… se dovessi trovare qualcosa su quello che mi hai chiesto ti informerò, promesso.” 
“Sei sicuro di non avere nient’altro? Ti conosco zio. Quando menti muovi la bocca come faceva Al.” 
 
“C’è qualcosa… ma prima voglio cercare più a fondo de esserne assolutamente sicuro.” 
 
Isabelle lo osservò con attenzione, chiedendosi a cosa si stesse riferendo… ma sapeva anche che se aveva deciso di non dirle nulla non sarebbe mai riuscito a smuoverlo. Da piccola ci aveva provato molte volte usando gli occhi dolci, e non era mai riuscita a far cambiare idea a quell'uomo. 
 
 
                                                                                   *
 
 
Sentendo bussare alla porta era andato ad aprire trascinandosi verso l’uscio, non avendo nessuna voglia di sorbirsi qualche compagno di scuola che gli chiedeva qualche favore…
Quando però si trovò davanti a lei rimase di stucco, guardandola sfoggiare un debole sorriso:
 
“Ciao!”
“Sentiamo, che vuoi?” 
“Che accoglienza… vengo in pace, infatti ti ho portato questi.” 
 
Isabelle sorrise, porgendogli un contenitore cilindrico di porcellana bianca con disegni azzurri. 
“Emh… che cosa sono?” 
 
 
Jude aprì il coperchio con aria sospettosa, guardando il mucchio di cialde che conteneva.
 
“Stroopwafel.” 
“CHE?” 
“Sono dolci olandesi… dentro c'è caramello. Me li ha portati oggi mio zio e ho pensato di fare un atto buono e di darli a te.” 
 
“Come sei gentile… Ripeto: che cosa vuoi?” 
“Jude, smettila! Io non sono come te, non mi faccio viva solo quando ho bisogno di qualcosa!” 
 
Isabelle sbuffò mentre entrava nella camera, superandolo e ignorando la sua espressione vagamente divertita:
 
“Se lo dici tu… quindi sei venuta qui solo er chiacchierare con me?” 
“Circa… allora Sherlock, hai qualche idea su dove possiamo trovare il libro? Mio zio diventa sempre più pressante.” 
 
“Sei sicura di non avere nemmeno un'idea, nemmeno un minimo indizio?” 
“Non lo so.” 
 
Isabelle sbuffò, sedendosi sulla scrivania e ripensando a tutti quei sogni, a Jackson che sosteneva che la risposta fosse ovunque, intorno a lei. Forse stava cercando troppo a fondo, la strada da seguire era più in superficie?
 
 
“Secondo me sai molto più di quanto pensi.” 
 
Jude si avvicinò a sua volta alla scrivania, appoggiandocisi contro e incrociando le braccia al petto mentre, come Isabelle, teneva gli occhi fissi sulla porta, pensando. 
 
Rimasero in silenzio per qualche istante finchè lui non parlò di nuovo, rompendolo:
 
“Sai… c'è una cosa che vorrei chiederti. Quando ti ha avvelenata con l’Arsenico, prima che Sebastian bussasse alla tua porta… quando probabilmente pensavi che stessi per morire. Insomma, com’era? A cosa pensavi?” 
 
“Pensavo a tutte le persone che erano già morte… a come tutti parlino della morte come qualcosa di spaventoso, una specie di tabù. E pensavo che forse non era poi così male, che almeno sarei uscita da una situazione pessima.” 
Isabelle si strinse nelle spalle e Jude non disse niente, pensando a sua volta alla morte: lui come avrebbe reagito in quella situazione? Lui, che da sempre vedeva la morte come un’inevitabile destino che però andava evitato il più a lungo possibile. 
Lui, che ne era terrorizzato anche se difficilmente l'avrebbe ammesso. 
 
 
“Non so se lo sai Jude… ma Jackson aveva paura di morire. Ci pensava spesso, diceva che era tremendo avere un destino comune ed inevitabile, senza però sapere quando sarebbe arrivato. Io penso che fosse per questo che viveva in quel modo, evitando le regole assiduamente e facendo sempre e solo quello che voleva. Penso reputasse la vita troppo breve per non godersela…” 
“Ironico. La sua è stata davvero una vita breve.” 
“Già. Tristemente ironico.” 
 
 
“E tu cosa pensi Isabelle? Tu hai paura della morte?” 
“Un anno fa forse avrei detto che si, un po’ mi spaventa… ma forse ormai neanche tanto. L'ho sempre detto anche a lui… non ha senso passare la vita a temere la morte, perché dove ci siamo noi non c’è lei, e dove c'è lei noi cessiamo di esistere.” 
 
 
Jude sorrise debolmente, chiedendosi se sarebbe mai stato in grado di pensarla in quel modo. Probabilmente no.
 
“Da quando sei diventata così saggia Isabelle?” 
“Che dici, io sono sempre stata tremendamente profonda… Stai ridendo per caso?” 
 
 
                                                                                   *
 
 
 
Domenica 13 Marzo
 
 
“Sai, mi fa piacere vedere che hai finalmente messo il naso fuori dalla tua camera… anche se solo per chiedermi i compiti, certo.” 
 
“Si, beh, non posso stare chiuso lì dentro per sempre, dopotutto.” 
 
Adrianus si strinse nelle spalle, abbassando lo sguardo mentre invece Jude sorrideva appena, annuendo con un cenno del capo:
 
“Direi di no. Aspetta, vado a prendere Trasfigurazione, credo che Le Faut debba ancora restituirmeli da ieri!” 
“Fammi indovinare, glieli hai fatti copiare in cambio di qualche preziosa informazione.” 
“Come mi conosci ormai… torno subito.” 
 
 
In un batter d'occhio Jude era uscito dalla sua camera, lasciando solo Adrianus. L’ex Corvonero sospirò e finì col sedersi sulla sedia davanti alla scrivania, facendo vagare gli occhi chiari su ciò che vi era sopra. 
 
C'era uno dei preziosi quaderni neri di Jude, ma non provo nemmeno ad aprirlo: lì dentro annottava di tutto, ma ci aveva già provato e non ci aveva capito nulla, era tutto scritto in un’assurdo codice che probabilmente solo lui conosceva. 
Ad attirare l'attenzione del ragazzo furono anche i suoi album da disegno… già, sapeva che gli piacesse disegnare, ma non aveva visto molti suoi lavori… non negli ultimi tempi almeno.
Prese il primo e lo aprì, curioso di vedere che cosa disegnasse il suo compagno…
 
Dentro vi trovò di tutto, dai paesaggi della Cimmeria a dei cadaveri. Riconobbe Jackson… e poi ce n'era un altro.
Si accigliò leggermente, prendendo un disegno tra le mani: non aveva senso…
 
C'era un corpo, legato per i piedi, appeso a testa in giù… era vestito elegantemente e aveva la gola mozzata. Alastair, presumibilmente. 
Ma il contesto… sembrava fosse dentro il Padiglione. 
 
Ma Jude non aveva forse detto di averlo trovato davanti all'entrata? E poi una figura attirò la sua attenzione. C'era qualcuno seduto sui gradini del padiglione, il capo chino… ma la riconobbe comunque, non ci voleva un genio per capire di chi si trattasse. 
 
Adrianus si accigliò leggermente ma cambiò pagina, chiedendosi che significato avesse quel disegno… avrebbe potuto chiederlo al suo proprietario, ma di certo avrebbe glissato. Forse poteva rivolgersi ad Isabelle… non sapeva perché, aveva sentito una strana sensazione guardando quell'immagine. 
 
Fortunatamente non trovo alcun disegno di Frankie o del suo cadavere, anche se un paio di schizzi rappresentavano effettivamente lei… insieme a lui. Si guardò sorridente mentre la teneva sulle ginocchia e sentendo un doloroso troppo in gola girò pagina, sorridendo appena nel vedere più disegni raffiguranti la stessa persona. 
 
C'era Isabelle vestita come al Ballo, Isabelle che si teneva la testa con la mano, cercando di ascoltare una lezione… l'aveva raffigurata di profilo o con il capo appoggiato sulle braccia sul banco a lezione, con i capelli lunghi che le sfioravano il viso. 
 
C'era anche un disegno che la raffigurava vestita di nero e con un fioretto in mano, durante un incontro…
E poi l'ultimo, forse il più bello. Era seduta su una sedia, davanti ad una scacchiera..
Ma dall'altra parte del tavolino non c'era nessuno, solo un posto vuoto. 
Isabelle guardava i suoi pezzi, i bianchi, come se stesse pensando alla mossa successiva… 
Sullo sfondo, incombeva un enorme orologio che occupava tutto il disegno, scandendo il tempo della partita. 
 
 
Adrianus chiuse l’album e lo rimise al suo posto, perfettamente consapevole che forse Jude non sarebbe stato molto contento di trovarlo a guardare i suoi disegni… in compenso però aveva appena capito per chi il ragazzo si fosse preso una cotta colossale. 
 
Effettivamente, si ritrovò a giudicarla la scelta più ovvia per lui. 
 
          
Adrianus sospirò, tamburellando con le dita sul ripiano di legno mentre continuava a guardarsi intorno… dopo aver posato gli occhi sul violino di Jude si concentrò su uno dei cassetti della scrivania, chiedendosi cosa mai potesse tenerci dentro un tipo come lui. Dire cosa nascondesse era difficile, poteva trattarsi di tutto o di niente. 
 
Lo aprì di un paio di centimetri, chiedendosi se il compagno tenesse davvero una specie di mini-dispensa di filtri in camera sua… e trovando effettivamente un mucchio di fialette non seppe se ridere o sbuffare, dicendosi che era decisamente da lui.
Stava per richiuderlo quando venne attraversato da un pensiero… e incapace di resistere frugò leggermente tra le piccole fiale, cercando una Pozione in particolare. 
 
Nel trovarla deglutì a fatica, tirando fuori la boccetta dal cassetto mentre la osservava: si, il colore era proprio quello… l'aveva preparata solo una volta ma se la ricordava benissimo.
Quasi senza pensarci la stappò, e l’avvicinò al suo naso quasi con timore. 
 
 
Libri, torta di mele, il profumo che sentiva sempre dentro le serre… e poi il muschio bianco. 
 
Deglutì di nuovo e si allontanò lentamente la fialetta di Amortentia dal viso per rimetterla di nuovo al suo posto, dentro al cassetto. 
Sentiva ancora il muschio bianco… sentiva ancora il suo profumo. Si passò una mano tremante tra i appelli mentre puntava gli occhi sul vetro della finestra, certo che sarebbe andata così ancora per molto tempo. 
 
 
                                                                                     *
 
 
Lunedì 14 Marzo 
 
 
 
“Passano diverso tempo insieme, dici?” 
“Assolutamente… parlano parecchio. Credi che possa davvero sapere più del dovuto?” 
 
“Può essere. Anche se, riflettendoci, forse non è poi una cattiva idea… se l'aiuta a prendere il libro, alla fine ci fa un favore.” 
 
Annuì distrattamente, gli occhi fissi sulla finestra della camera di Isabelle. Era vero, poteva anche essere un fattore positivo… ma potevano controllare Isabelle. Non lui. 
 
“Certo, ma non mi piace comunque… Forse se messa ancora più sotto pressione farà più in fretta.” 
“Pensi di uccidere qualcun altro? Una delle sue amiche?” 
“No Travers, non ancora… aspettiamo. Intanto potremmo solo farla sentire di nuovo sola, la conosco e so che va in crisi quando si sente oppressa e completamente sola. Ricordarle che deve farlo lei. Facciamo in modo di allontanarli un po’… recuperami la lettera di Shafiq.” 
   
 
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