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Autore: WibblyVale    18/04/2017    1 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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La battaglia era ricominciata, quando all’improvviso Shiori sentì delle forze avvicinarsi. Gli Hokage, Sasuke e Orochimaru si presentarono davanti a loro pronti a combattere. Kakashi, accanto a lei, guardava il suo maestro a bocca aperta.
“Sei cresciuto, Kakashi!” gli disse, mentre Naruto stesso gli si avvicinava. Minato sorrise al figlio e lo guardò con dolcezza. “Mi dispiace, figlio mio.”
Non c’era tempo, però, per chiacchierare o chiarire, i nemici non glielo avrebbero dato. La battaglia doveva proseguire a qualunque costo.
“Come ci organizziamo?” chiese Shikamaru.
In quel momento, lo Zetsu bianco apparve accanto a Madara e Obito, circondato dai dieci cloni rimasti.
“Io mi occupo di lui!” esclamò Shiori.
“Non da sola!” disse Kakashi.
“Tu devi occ…”
“Non darmi ordini, Nara!” esclamò lui con un sorriso.
“Voialtri occupatevi del resto!” ordinò la donna.
Una figura alta si affiancò a Shiori, facendola rabbrividire. “Vi do una mano anche io.”
Kakashi era pronto a colpire, ma la kunoichi lo fermò. “Va bene!”
Lo Zetsu e il suo piccolo esercito si avvicinò a loro.
“Come fai a controllarli?” domandò Kakashi sconcertato.
Il nemico si limitò a fare un sorrisetto malvagio.
“Un’idea di Kabuto immagino” spiegò Orochimaru.
Shiori si voltò verso il burattinaio che aveva gestito la sua vita per molto tempo.
“Non dirmi che non te ne sei accorta. Su di loro è stato fatto un piccolo impianto” spiegò lui, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Hashirama” capì lei.
Lo Zetsu scoppiò a ridere. “Ovviamente non potevamo fidarci del tutto di Yoharu, così ci siamo fatti un’assicurazione. Io posso controllarli perché siamo accumunati dallo stesso patrimonio genetico, quello del Primo Hokage.”
“Cazzo!” esclamò Kakashi.
“Non per molto” ribatté Shiori.
 
Il sole stava tramontando, ben presto la luna si sarebbe alzata in cielo e un brutto presentimento tormentava Shikamaru, mentre combatteva al fianco dei suoi amici. Naruto e Sasuke erano diventati così forti che era quasi impossibile star loro dietro. Il biondo, inoltre, sembrava aver ricevuto nuova forza dalla possibilità di poter collaborare con il padre.
Il Nara strinse i pugni, quando sentì Hinata affiancarsi a lui.
“Che succede?” chiese la ragazza.
Lui la scrutò attentamente, sentiva di aver una domanda per lei proprio sulla punta della lingua, ma non voleva uscire.
“Non ti sforzare, non è il momento” rispose.
“Per cosa?”
Lei fece un sorriso enigmatico, leggermente spento.
“Mi dispiace per Neji” le disse lui.
Lei chiuse gli occhi per ricacciare indietro le lacrime. “Non è il momento nemmeno per questo, Shikamaru, ma grazie.” Poi, cambiando argomento, chiese: “Cosa ti preoccupa?”
“Non ti sembra troppo semplice?”
La ragazza piegò la testa di lato e guardò verso la battaglia. Naruto era appena stato scaraventato a terra, mentre l’esercito combatteva allo stremo delle sue forze.
“Credo che dipenda da cosa intendi per semplice.”
Il Nara si sfregò la fronte, cercando di capire. “Credo che dovremmo batterli prima della notte, pensi sia stupido?”
“No, non lo penso affatto.”
 
Shiori cadde a terra, mentre uno dei cloni le si gettava addosso, premendo le mani sul suo collo, facendole sentire la sensazione di annegare. Un po’ più avanti rispetto a lei, Orochimaru e la sua evocazione sbaragliavano i cloni con le loro tecniche.
Kakashi, invece, si era immediatamente lanciato su Tenzo, o meglio sullo Zetzu bianco, tenendolo occupato. Schivò un colpo diretto alla sua testa con facilità. Lo Zetzu non era particolarmente forte, ma sapere che lì dentro c’era il suo amico, lo faceva desistere. Lo colpì con un kunai al braccio e arretrò un po’ cercando di prendere tempo per capire cosa fare.
“Ten! Combatti, cazzo!” Si voltò per controllare i suoi compagni. Era piuttosto strano definire Orochimaru un compagno, ma pareva che per ora fosse quello.
Vide Shiori muoversi freneticamente per trovare il respiro, mentre il nemico la stringeva per il collo. La donna piegò le ginocchia e lo colpì dritto allo stomaco allontanandolo da lei. Si rialzò a fatica prendendo grosse boccate d’aria.
Orochimaru eliminò un nemico che stava per colpirla alle spalle e lei si voltò verso il serpente. I due si scambiarono un lungo sguardo, carico di emozioni discordanti. Avrebbero dovuto parlare un giorno, chissà, forse quel giorno sarebbe arrivato prima di quanto entrambi si aspettavano.
Kakashi tornò a concentrarsi sullo Zetzu, che lo fece colpire da un paio di cloni, facendolo cadere a terra. Il ninja fece una capriola e attivò il Raikiri eliminandoli in un colpo solo.
“Shiori, cosa puoi fare?”
“Fermare Tenzo! Ho già conv… No no no no!” Shiori cadde in ginocchio e Kakashi le si mise accanto.
“Shiori!”
La donna era in lacrime. “Naruto e Sasuke… Sono… troppo flebili, quasi scomparsi.”
Il Copia-ninja sbarrò gli occhi. “No!” Ogni singola speranza uscì da lui. Avrebbe voluto urlare, dare la sua vita per loro. Non aveva mai provato una disperazione del genere.
“C… C’è speranza… Tu va! Devi aiutarli” cercò di incitarlo Shiori, non era il momento per perdersi nella disperazione.
“Non posso lasciarti con lui” ribatté Kakashi, indicando Orochimaru, che manteneva i nemici lontani da loro.
Lei gli sorrise. “Lui non è un problema ora. Devi andare.”
Kakashi che, per l’ennesima volta, aveva sentito il mondo crollargli addosso, sapeva che doveva andare, voleva andare. Li doveva proteggere, finché non sarebbero tornati. Perché loro sarebbero tornati. Dovevano tornare.
Lui le accarezzò il volto e fece sfregare il naso contro il suo. “Va bene. Salva Ten.”
“Non c’è bisogno che tu me lo dica.”
Si alzarono entrambi da terra e si scambiarono uno sguardo deciso. Lei inviò a lui alcune sensazioni, sapendo che forse non era il momento giusto, che forse avrebbero dovuto parlarne poi, ma c’era la possibilità che non potessero più farlo.
“Shiori… io…”
“Non spiegare. So tutto, no? Volevo solo che nel caso io… Non volevo che ti sentissi in colpa. Ti conosco e per te qualunque scusa è buona per incolparti.”
“Ti odio quando fai così.”
Lei gli sorrise. “Lo so.”
A quel punto, lui corse via per raggiungere il corpo di Naruto, che stava su una nuvola di sabbia, nel tentativo di essere curato.
 
Shikamaru schivò il colpo di uno degli Zetzu bianchi, mentre Ino e Choji, combattevano al suo fianco. Attivò la tecnica del controllo dell’ombra e prese possesso di uno dei nemici, utilizzandolo per combattere.
La terribile sensazione che aveva sentito fino a qualche momento prima era sparita, lasciando lo spazio alla sicurezza che di lì a poco sarebbero morti. Naruto era a terra, probabilmente in punto di morte. L’unica cosa che lo manteneva in vita era la mano di Sakura, che manteneva in movimento il suo cuore.
Shimakaru sapeva benissimo che se Naruto se ne fosse andato tutto sarebbe stato perso. Era lui l’unico che poteva mettere fine a tutto. Poi, c’era quella cosa proprio in fondo alla sua mente che chiedeva di uscire dal momento in cui Neji era morto.
Probabilmente era lo shock, per aver perso l’ennesima persona cara, o chissà forse c’era qualcosa che voleva chiarire con lo Hyuga. Cazzo, sarebbe stato tutto più semplice se….
“Se cosa?” gli chiese Ino nella sua testa.
“Non spiare i miei pensieri!”
“Shika, non è il momento per pensieri!” sbottò lei.
“Concordo, amico, dobbiamo fare fuori questi bastardi e presto,” l’appoggiò Choji.
“A quanto pare prima che la luna sia alta in cielo. Mi spieghi perché?” chiese Ino confusa.
“Non lo so…” disse Shikamaru altrettanto confuso.
Lo Zetsu nelle mani del Nara fu ucciso dai propri compagni. “Merda.”
“Sei di nuovo con noi?” chiese Choji a voce.
“Sono di nuovo con voi!”
 
Kakashi combatteva contro Obito al fianco del suo maestro e di Gai. Sakura stava facendo di tutto per Naruto, ma il ragazzo sembrava non voler tornare da loro. Il Copia-ninja avrebbe dato la sua vita per lui, avrebbe scambiato qualsiasi cosa per essere al suo posto.
“Kakashi, va tutto bene. Naruto è più forte di quello che sembra” gli disse Gai, mentre Minato tentava un attacco sul suo ex-allievo.
“Lo so, ma…”
Gai gli posò una mano sulla spalla. “Dobbiamo aver fiducia nella nuova generazione.”
Minato fu scaraventato dall’altra parte del campo. Gai sospirò, un sorriso stanco apparve sul suo volto.
“Forse dovremmo smettere di comportarci da ragazzini. Dobbiamo mettere la forza della giovinezza a disposizione dei giovani, e lasciare il passo.”
“Gai che…”
“Mi lasceresti provare una cosa? Senza interferire?”
Obito si stava rialzando a fatica da terra, nonostante ciò non aveva un graffio.
“No, non ti lascio provare niente” sbottò, conoscendo quello sguardo e intuendo cosa aveva in mente.
I ninja verde scoppiò a ridere. “Te l’ho chiesto solo per cortesia, mio eterno rivale. Non è che puoi veramente fermarmi.”
“Gai stai per fare una stronzata! È compito mio, io devo…”
“Tu non sai fare quello che so fare io, e vale la pena provare. Promettimi che proteggerai Lee e Ten Ten per me nel caso…”
Kakashi lo bloccò stringendo un braccio. “No!”
“Usa il cervello…” gli suggerì l’amico. Il Copia-ninja abbassò la testa e lasciò andare il suo eterno rivale. “Obito!” gridò Gai. “È ora che tu veda la forza della mia giovinezza!”
 
Quando anche l’ultimo clone fu eliminato, Shiori e Orochimaru rimasero soli davanti allo Zetsu bianco.
“Vai da Sasuke. Di lui mi occupo io” gli disse Shiori.
“Anche lui è una mia creatura, ci tengo” sibilò l’altro.
“Vaffanculo, Orochimaru!” sbottò lei. “So cosa gli hai fatto. Io avevo una famiglia, lui… Vai da Sasuke. Sta arrivando qualcuno che sicuramente ti interesserà rivedere” spiegò lei, cercando di mantenere la calma. “Se puoi, mandalo al diavolo da parte mia.”
Il serpente annuì con un sorrisetto enigmatico e se ne andò.
Lo Zetsu non aspettò un secondo per attaccarla. Lei schivò il colpo e lo gettò a terra, ma lui si rialzò in fretta. Tutto attorno a lei era dolore, sentiva i suoi compagni cadere, sentiva il terrore. Quell’albero in mezzo al campo era ricco di forze, tra di esse c’era anche Isobu, lo sentiva chiaramente, così come l’aveva sentito in Naruto. La luna stava sorgendo all’orizzonte, e più che mai le sembrava un brutto segno. Doveva combattere e voleva Tenzo al suo fianco.
“Non ti lascerò usare lo stesso trucchetto su di me” l’avvertì il suo avversario, colpendola allo stomaco. “C’è solo una soluzione per finirla. Devi uccidermi.”
Il braccio di Shiori si riempì di fiamme e in quel momento, in lontananza, sentì rinascere la speranza. Sorrise. “Credi davvero che ucciderei il mio amico. Morirei piuttosto.”
“Allora muori…” Esclamò lo Zetsu scagliandosi verso di lei.
 
Orochimaru aveva raggiunto Sasuke, che era di nuovo in piedi accanto a Kabuto. Il medico era cambiato, il serpente poteva vederlo dai suoi occhi.
“Shiori ti manda al diavolo” lo informò.
Obito si tolse gli occhiali e li pulì con il tessuto dei pantaloni. “Le chiederò perdono, se mai sarà in grado di farlo.”
Sasuke si rialzò a fatica. “D… Devo raggiungere Naruto” li avvertì.
“Vai. Credo che d’ora in poi saremo nelle vostre mani.”
L’Uchiha annuì e si voltò verso la battaglia, doveva raggiungere il suo amico, solo insieme avrebbero potuto sconfiggere i nemici, ora lo capiva. Era difficile per uno come lui accettare di farsi aiutare, ma forse era arrivato il momento di rinunciare all’orgoglio.
 
Kakashi aveva visto morire il suo eterno rivale, e aveva sentito il mondo crollargli addosso. Non poteva essere… Gai lui era… Si scagliò contro Obito con tutta la rabbia che aveva, ma non era abbastanza forte. Fu scagliato a terra, trattenendo le lacrime di dolore che volevano uscire.

 
“Credi davvero che il tuo talento naturale ti faccia essere migliore di me? Hai idea di quanto mi alleni io ogni giorno?” Gai gli stava urlando contro, pieno di rabbia, cosa rara per lui, ma Kakashi gli aveva fatto saltare i nervi una volta di troppo con quella sua supponenza.  “Ho sudato e lavorato tutta la mia vita per arrivare dove sono, tu… tu…”
“Io ti rispetto” aveva mormorato il Copia-ninja.
“Cosa?” chiese Gai bloccandosi a mezza frase, insicuro di quello che aveva sentito.
“So quanta fatica e quanto impegno ci hai messo. Non che io… cioè anche io ne ho fatta, ma… Gai io ti rispetto davvero.”
Il verde aveva sorriso. “Lo sapevo! Ti costava tanto ammetterlo?”

 
Un sorriso amaro apparve sul volto di Kakashi, poi una mano si posò su di lui.
“Lascia fare a me” disse Naruto, che brillava davanti a lui, ed emanava una forza indescrivibile.
Kakashi non sapeva dare un nome a ciò che provava nel rivedere il suo allievo, felicità sarebbe stato riduttivo. Quando, poi, lo vide riportare indietro Gai fu come se le speranze tornassero in lui.
Il Copia-ninja sorrise. Potevano farcela. Sì, questo era il loro momento, come Gai si sarebbe sacrificato se fosse stato necessario, per il futuro, per i suoi figli.
Si avvicinò all’amico che ansimava e gli si inginocchiò accanto.
“Dovevi farmi proprio preoccupare?” chiese sorridendogli.
“Sai com’è, mi piace… vivere al limite… Poi, ora sei costretto…”
“A fare cosa?” chiese il ninja confuso.
“A fare meglio, mio eterno rivale. Questa è una sfida!”
Kakashi scosse la testa e batté con affetto una mano sulla spalla dell’amico. “Accetto!”
 
Shiori aveva lasciato che lo Zetsu bianco le si avvicinasse abbastanza da poterla colpire. Sentiva che il suo aiuto si stava avvicinando, doveva trattenerlo ancora un po’. Combatterono per un po’. Shiori riconosceva alcune delle mosse di Tenzo, mosse che avevano studiato insieme, o mosse che caratterizzavano la sua personalità. Le dava il voltastomaco che quell’essere le usasse per i suoi luridi scopi.
Colpì il nemico allo stomaco, me lui la schivò e trafisse il suo polpaccio con un kunai, facendola cadere a terra. Era pronto per colpirla di nuovo quando un urlo lo fermò: “Tenzo no!” Shiori approfittò del momento di distrazione per colpirlo e allontanarlo da sé, poi si voltò verso Shizune.
“Grazie!”
“Mi sembrava te la stessi cavando” commentò la mora.
“Sì, ma rivoglio Ten.” Chiuse gli occhi e assorbì i sentimenti della donna accanto a sé, poi li inviò verso lo Zetsu bianco.
“Credi basti così poco?” commentò lui ridacchiando e scagliandosi verso Shizune con tutte le sue forze, sperando così che l’attacco di Shiori smettesse.
Shiori non si mosse, ma la kunoichi mora parò il colpo, mentre lo Zetsu bianco si sentiva sempre più debole. Shiori combatteva con i suoi sentimenti e Tenzo si era risvegliato. Lo Zetsu puntò il kunai nella sua direzione.
“Morirai anche tu!” gridò.
“Non importa!” rispose la stessa voce.
“Ten resisti” urlò Shiori affaticata, mentre intimava a Shizune di allontanarsi. La donna però non si mosse, anzi si avvicinò di più e prese le mani dell’avversario, rivolgendo il kunai verso di sé.
“Uccidimi.”
Lo Zettsu bianco premette l’arma sul suo petto, ma qualcosa lo fermò, facendolo cominciare a tremare.
“Non ti… permetto di uccidere… la donna che… amo…” L’involucro che conteneva il ninja cominciò a farsi a pezzi e ad aprirsi. Il kunai cadde a terra e Tenzo si liberò da quella costrizione. Shiori lanciò una palla di fuoco verso quell’involucro bianco, poi cadde in ginocchio.
Nel frattempo Tenzo abbracciò Shizune, che si strinse a lui in lacrime. “Credevo… Credevo di averti perso!”
Lui le prese il volto fra le mani e la baciò con dolcezza. “Sono qui. Sono qui” le sussurrò appoggiando la fronte sulla sua.
Shiori si rialzò barcollando, guardandoli con un misto di felicità e malinconia. Quando si voltarono verso di lei, però, cancellò quell’ultima emozione e sorrise.
“È bello riaverti fra noi!”
Lui le si avvicinò e l’abbracciò. “Grazie. Senza di te…”
“Oh non dire sciocchezze! È tutto merito di Shizune e del tuo amore per lei!”
In quel momento qualcosa di strano colpì la donna. C’era una forza inarrestabile che si stava alzando dalle viscere della terra. Anche Tenzo e Shizune se ne erano accorti. Guardarono tutti verso il cielo. La luna era alta e l’albero con i dieci demoni al suo interno si era messo in moto. Avrebbe preso tutti loro.
 
Shikamaru vide gli shinobi allontanarsi dal centro. Correre e scappare da quell’albero che li avrebbe intrappolati dentro di sé. Ino e Choji lo tiravano, ma lui non riusciva a muoversi. Aveva fallito.
“Non fare l’idiota!” lo redarguì Ino.
“Shikamaru dobbiamo almeno provarci!” gli fece notare Choji.
Una chioma riccia e due occhi verde petrolio si puntarono su di lui. “Svegliati, Nara!” urlò Temari correndo verso di loro. “Non azzardarti ad arrenderti! Ti prendo a calci in culo!”
Shikamaru prese la mano della ragazza e la tirò di modo da spingerla il più lontano possibile da quelle radici. “Corri seccatura, sono dietro di te.” Nel dire questo però inciampò.
“Shikamaru” gridarono in coro i suoi tre amici, ma ormai era stato preso.
“Continuate a correre” gridava, ma loro non lo ascoltarono.
Furono presi anche loro e avvolti da un bozzolo biancastro tra le urla più atroci. Poi, anche le urla cessarono.
 
Kakashi capì troppo tardi quello che stava succedendo. Corse verso Shiori, era la prima persona che aveva pensato di salvare. Ma come, se non sapeva nemmeno come salvare sé stesso? Corse verso di lei, ma Sasuke lo prese dentro il Susanoo, insieme a Naruto e Sakura.
“Corri! Dobbiamo salvarla!” urlò disperato.
“È troppo tardi. Siamo soli” rispose l’Uchiha con uno sguardo freddo. Quello che Kakashi non vedeva era il conflitto interiore del ragazzo. Avrebbe voluto salvare tutti anche lui.
“Che cazzo dici! Assorbiranno le loro energie!”
La mano di Naruto si appoggiò sulla sua spalla. “Li salveremo” lo rassicurò.
 
Shiori aveva cercato di tenere quelle radici lontano da sé: combatteva scagliando contro di loro i suoi poteri empatici e per un po’ aveva funzionato. Si erano prese Tenzo e Shizune, ma se fosse stata in grado di contrastarle fino al prossimo sorgere del sole, li avrebbe potuti salvare.
Vedeva gli shinobi cadere nei bozzoli e niente sembrava capace di tenerli lontani da lei. I suoi poteri empatici sembravano attirare ancora di più quelle fronde. Sembrava addirittura che assorbissero la sua energia.
Sentì la voce di Kakashi anche in mezzo a quella confusione, ma non fu abbastanza per farla resistere, le radici la raggiunsero e si avvolsero ai suoi piedi. La kunoichi combatté fino alla fine, ma il bozzolo bianco si richiuse anche attorno a lei.
 
Anche a Konoha la luna si era alzata in cielo. Hikaru era a casa Nara, e alla sua famiglia si era unita Kurenai con la piccola Mirai, quando ad un tratto tutto si fece strano. Sembrava quasi che le persone si stessero addormentando, ma per sempre. Non era come morire però.
“Che succede?” chiese Shisui correndo fuori.
Piccoli rami apparivano nel giardino attorno a loro, pronti a prenderli e ad intrappolarli. L’Uchiha attivò il Susanoo per combatterli e vide quei rami allontanarsi da lui. Yoshino che aveva una gamba attorcigliata in un ramo, lo vide e urlò: “Prendi i bambini!”
Successe tutto troppo in fretta perché lui potesse fare qualcosa. Kurenai gli mise la piccola Mirai tra le braccia e corse ad aiutare Yoshino, mentre lui correva a portare i bambini sotto la copertura del Susanoo.
Quando si voltò verso le due donne era ormai troppo tardi: erano avvolte da un bozzolo bianco, che se il suo Sharingan non gli mentiva, stava loro succhiando le energie. Amaya tratteneva a stento le lacrime, mentre Mirai piangeva. L’unico fermo, immobile era Hikaru che guardava quello spettacolo in silenzio.
“Ehi… Hika?” cercò di risvegliarlo Shisui dai suoi pensieri. L’Uchiha era già abbastanza preoccupato così.
“Non c’è più nessuno” sussurrò il piccolo.
Shisui sbarrò gli occhi. “Che dici?”
“Sono tutti nei bozzoli e… sembrano felici… Io non…”
L’uchiha si inginocchiò. “Ora noi quattro ce ne andiamo nella riserva, al sicuro. Io vi devo proteggere.”
“Ci sono anche io” commentò la voce di Tora. “Su di me non funziona” spiegò con quello che poteva sembrare un sorriso.
“Bene.” Shisui era confuso, chissà se in battaglia qualcuno si era salvato?
“Papà è ancora fuori dai bozzoli…. Lui ci salverà” disse il piccolo, che data la minor presenza di persone poteva sentire meglio.
“E Shiori?” chiese Amaya che riuscì a riprendere parola.
“Lei è come…” Il bambino scoppiò a piangere. “Non sono morte, vero?”
Shisui tenne la piccola Mirai con una mano e strinse Hikaru a sé. “No. Riusciranno a risolvere tutto questo, bambini. Ve lo assicuro.”
“Noi restiamo qui però!” esclamò il bambino.
“Hika…” fece Shisui titubante. “Non puoi stare qui, ti fa male.”
Il moretto scosse la testa. “Non importa. Non abbandoniamo zia Yoshino. Non voglio!”
L’Uchiha sospirò. “D’accordo.” Si sedette a terra, mantenendo la tecnica attiva. “Il Susanoo ci proteggerà finché la luna non sarà tramontata.”
 
La grande dea Kaguya percepì che qualcun altro, oltre a quelle piccole formiche che la stavano combattendo era fuori dai bozzoli. Nessuno doveva essere fuori dai bozzoli. Un po’ distante dalla sua posizione, sul campo di battaglia, i rimasugli di uno Zetsu bianco giacevano a terra accanto a tre bozzoli isolati.
Fece penetrare quei rimasugli nel terreno e diede loro nuova vita. Dovevano cercare un corpo a cui attaccarsi da parassiti quali erano, ma non sarebbe stato difficile trovarne in un campo di battaglia.
“Uccidi chi ancora non è nei miei bozzoli. Io mi occupo di questi insetti.” Erano più di lei, ma non sarebbero durati molto. Dopotutto lei era una dea, e il mondo era suo.
  
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