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Autore: Jordan Hemingway    20/04/2017    6 recensioni
Scarborough, costruita intorno a una Fiera.
Una città di creature magiche dove la magia è proibita, dove è possibile trovare l'impossibile, dove chiunque può entrare ma pochi possono uscire indenni.
“Dadi truccati?” La domanda fu accompagnata da un calcio tanto violento quanto improvviso.
“Una ragazza deve pur prendere delle precauzioni.” Riuscì a boccheggiare la giovane donna prima di sputare un grumo di sangue sul pavimento sporco.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1
“Mamma, guarda lì!” Un bambino tirò la manica della madre, indicando la figura snella che saltava di tetto in altana proprio sopra le loro teste.
“E’ solo Cecilia che scappa un’altra volta, tesoro.” Replicò quest’ultima, senza alzare gli occhi dal proprio banco: con tutti quei ladri in circolazione e nessun Guardiano a vigilare decentemente come poteva sopravvivere un’onesta commerciante di amuleti?
Il vecchio coboldo della bancarella accanto si accarezzò la barba. “Mi domando chi abbia fatto arrabbiare questa volta.”
“C’è chi può permettersi di divertirsi ogni giorno e c’è chi invece deve lavorare.” Borbottò sua moglie, gettando il resto a un cliente con un’occhiata talmente truce da farlo fuggire.
 
 

Allegramente ignara di ogni pettegolezzo Cecilia salutò con la mano i bambini che strillavano frasi di incoraggiamento e continuò a correre, concedendosi il tempo per ammirare lo spettacolo della Fiera che si espandeva sotto di lei.
 
Le sfumature di rossi e marroni degli edifici addossati l’uno contro l’altro si riflettevano a fatica nell’acqua torbida degli innumerevoli canali che percorrevano la città. Piccoli ponti, a volte solo due travi gettate quasi per caso tra un muro e l’altro, permettevano il passaggio degli abitanti e dei visitatori.
 
Perché quella era la Fiera di Scarborough: ogni via e ogni vicolo erano coperti da file di banchi ammucchiati in modo caotico per sfruttare ogni spazio disponibile, al punto che da alcune finestre pendevano corde e carrucole su cui erano fissati contenitori di merce pronti per essere fatti scendere all’altezza di eventuali compratori.
Il profumo di spezie, erbe e incensi provenienti da regni lontani, lo sfavillare dei ciondoli da quattro soldi e dell’argento del vero antiquariato, le urla dei venditori d’acqua e di sabbia, i mille colori e fogge delle vesti dei visitatori intenti a contrattare questo o quell’articolo.
 
Alzando lo sguardo, Cecilia poteva vedere alla propria sinistra lo splendore del quartiere dei postriboli e della piazza dove si teneva il mercato degli schiavi, mentre più lontano, a destra, le giostre di legno e acciaio pitturate a colori vivaci e il fumo proveniente dai piccoli tendoni sotto ai quali erano distribuiti cibo caldo e bevande alcoliche.
 
In fondo, quasi un punto invisibile allo sguardo, oltre i due grandi fiumi che dividevano Scarborough in tre parti, ecco la Porta della Fiera: il limite oltre al quale era permesso il libero uso della magia.
 
Le Regole della Fiera: niente imbrogli all’interno della Fiera, niente scontri all’interno della Fiera, niente magia all’interno della Fiera.
 
Agli albori dei tempi gli Organizzatori della Fiera avevano creato una barriera per impedire l’uso libero della magia all’interno della città, assieme ad un corpo di Guardiani immune a essa incaricato di vigilare sull’ordine e sul buon andamento degli affari.
 
Diversamente, come sarebbe stato possibile far sopravvivere una tale quantità di creature magiche nello stesso perimetro? Cecilia provò a immaginare che ne sarebbe stato della Fiera senza le Regole e senza i Guardiani a farle rispettare.
Il pensiero le causò uno scoppio di risa.
Dopotutto, con o senza magia, le Regole erano fatte per essere infrante.
 
Atterrò con agilità sulla terrazza (probabilmente abusiva) di un edificio che pareva sul punto di crollare da un momento all’altro.
I raggi del sole facevano brillare la superficie dell’acqua creando riflessi colorati sui muri coperti da chiazze di muschio variopinto.
A Malvina sarebbe piaciuto quello spettacolo. Un pensiero che Cecilia si affrettò a reprimere, allacciando meglio le stringhe della sua fidata borsa di cuoio e riprendendo la corsa.
 
 

La luce del sole entrava dalle finestre ampie: perfino la polvere che volteggiava nella stanza diventava pulviscolo dorato. Pergamene e libri di ogni genere accatastati sugli scaffali; in un angolo decine di carte geografiche, arrotolate e gettate in secchi di metallo, facevano compagnia a mappamondi usurati. Se qualcuno si fosse avvicinato di più avrebbe notato che le terre e le città indicate su di essi non comparivano da nessun’altra parte, nemmeno sulle mappe più moderne della Royal Society of Geography.
 
D’altronde la persona cui appartenevano non era esattamente il prototipo dell’esploratore della Royal Society of Geography.
 
Al centro della stanza una ragazza dai capelli rossi sedeva su un cuscino buttato sul pavimento, consultando una sorta di dizionario: le pagine, sfogliate con attenzione, ritraevano erbe e piante medicinali disegnate con cura; effetti e utilizzo erano ampiamente illustrati sotto ogni immagine, corredati da note aggiunte a mano in una calligrafia minuscola.
 
La ragazza corrugò la fronte e aggiustò sul naso gli occhiali dalla montatura dorata. Con un sospiro insoddisfatto afferrò una penna d’oca e iniziò ad aggiungere un’altra nota a fianco di una pianta particolarmente elaborata.
 
“Sempre a correggere gli errori degli altri, sorella.” La voce proveniva da una delle finestre aperte. “Non ti stancherai mai?”
Un corvo si posò sul balcone.
“Senti questa: l’elleboro giapponese ha la capacità di tramortire gli animali che annusano il profumo dei suoi fiori quando invece tutti dovrebbero sapere che è una pianta praticamente innocua, mentre è la mandivora arborea che…”
Altri corvi si radunarono accanto al primo, uno accanto all’altro, così vicini da sembrare sul punto di fondersi assieme.
 
“Ti prego, risparmiami!” I corvi erano scomparsi. Una testa bionda e un viso abbronzato fecero la loro comparsa sul balcone. “Non capisco nulla ma sono d’accordo su tutto.” Rise Cecilia, e si issò all’interno.
“Lo sai che esistono le porte?”
“Malvina, lo sai che le porte sono per i vecchi”
L’altra sospirò, arrendendosi all’evidenza che, per quanto fosse la più grande delle due, sua sorella non sarebbe mai cresciuta davvero. 
°°°
  
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