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Autore: WibblyVale    23/04/2017    1 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Shiori aprì gli occhi di soprassalto, il suo petto si alzava e si abbassava in fretta, attorno a lei tutto era buio. Qualcosa si mosse accanto a lei e una luce si accese. Fu in quel momento che si accorse di ritrovarsi in un letto e di due braccia che la stringevano forte.
“Amore, che succede?” chiese la voce calda e confortante di Kakashi.
“La guerra, il dolore…” Shiori sentiva strane sensazioni, che minavano quella predominante sensazione di calma e pace che l’avvolgeva.
“Era un incubo. Solo questo.” Lui le accarezzò dolcemente il volto e la fece girare verso di sé. “Stai bene?” le chiese.
“Sì, scusa. Non volevo svegliarti.”
Kakashi le sorrise e le pose un dolce bacio sulle labbra. “Be’ ora che ci siamo…” Scese lungo il collo, posando leggeri baci.
“Domani dobbiamo lavorare…” disse lei arrendevole.
“Io sono il capo” le sussurrò all’orecchio. “Faccio io le regole.”
Lei le infilò una mano tra i capelli, quando la porta si aprì lentamente.
“Mamma, perché ti sei agitata?” chiese Hikaru entrando.
Kakashi alzò gli occhi al cielo, mentre Shiori scendeva dal letto e prendeva il figlio in braccio. “Ho fatto un brutto sogno, piccolo mio.”
“E papà cosa sta...”
“Niente, tesoro” rispose la madre, cercando di non arrossire. “Ora ti porto a letto. La mamma sta bene non devi preoccuparti per me.”
Il bambino la abbracciò dolcemente. “Va bene, mamma.”
 
La mattina dopo Shiori si alzò con un gran mal di testa, si sentiva completamente fuori fase, c’era qualcosa che non andava. I bambini e Kakashi mangiavano al tavolo la loro colazione, erano felici, sereni, ma lei sentiva qualcosa di strano, di indefinito.
“Mamma! Oggi andiamo dallo zio Shikaku, vero?” chiese Amaya.
L’immagine di una forte luce le apparve nella mente della donna, insieme ad un forte dolore, dovette trattenersi al lavello per non cadere a terra. Kakashi fu subito accanto a lei. “Ti tengo!”
La donna deglutì e si voltò verso i figli sorridendo per non farli agitare. “Sì, certo. Quindi andate a prepararvi.”
I due bambini uscirono dalla cucina un po’ preoccupati, ma rassicurati dal comportamento della madre.
“Sei sicura che vada tutto bene?” chiese il Copia-ninja stringendola a sé.
Lei si accoccolò sulla sua spalla. “Non lo so. È come se… La mia testa… Io…”
Kakashi la scostò da sé. “Ehi! Forse dovresti andare dagli Uchiha, giusto per farti controllare.”
Shiori sorrise. “È un ordine, Hokage-sama?”
“Assolutamente. Porto io i bambini da tuo fratello. Io e te ci vediamo al lavoro, d’accordo?”
“Va bene.” Gli posò un bacio sulla guancia. “Qualunque sia il problema, sappi che io sono felice. Farò di tutto perché continui ad essere così.”
“Siamo pronti!” gridarono in coro i bambini entrando in cucina.
“Forza date un bacio alla mamma!”
“Non viene” esclamò Hikaru deluso.
“Devo andare dagli zii” disse lei, posando un bacio sulla guancia di entrambi. “Ma ci vediamo a cena, promesso.”
Si alzò in piedi e diede un bacio al suo compagno. “Non fare tardi al lavoro.”
“Sono l’Hokage, non sono mai in ritardo.”
“Certo, come no!” ridacchiò lei.
 
Quando entrò nella piccola villetta al limitare del villaggio fu invasa da una sensazione di gioia indescrivibile. Due chakra conosciuti la invasero, facendola sorridere, e facendole quasi scordare le sue preoccupazioni. Entrò silenziosa nel giardino curato e superò il vialetto. Delicatamente aprì la porta entrando, come suo solito, senza bussare, in quella che praticamente era il suo rifugio dai problemi della vita quotidiana.
Dalla cucina sentì due voci allegre chiacchierare e scherzare tra loro.
“Stai facendo un casino!” disse una voce.
“Ma che dici! È questa cosa che è diventata tutta colla!” ribatté l’altra.
Il primo uomo scoppiò a ridere. “Eri proprio un bambino viziato!”
“Ehi! Se mi devi pren…” La seconda voce si era zittita all’improvviso.
“Lascia che ti aiuti.”
Shiori aveva ormai raggiunto la cucina e, quando entrò, trovò i due uomini stretti in un abbraccio che si baciavano con passione. Shisui stringeva Itachi tra sé e il tavolo, ricoperto da una poltiglia informe, che doveva essere l’impasto per qualche dolce. Nel vedere l’Uchiha più giovane la donna ebbe un flash, sentì una forte sofferenza, che le ricordava la morte. Fece un passo indietro inciampando, rivelando la sua presenza ai due uomini.
“Shiori!” Itachi la sorresse. “Tutto bene?”
“Tu eri morto…” sussurrò lei.
“Ti assicuro che è piuttosto vivo ora” commentò Shisui, facendo alzare gli occhi al cielo al suo compagno.
“Ho usato la stessa tecnica che ha usato Madara per liberarmi dalle costrizioni, ricordi? Poi, con l’aiuto di Orochimaru sono tornato indietro.”
“Sì, lo so. Ma è da stanotte che ho dei flash… Kakashi dice che dovresti controllarmi…”
Itachi e Shisui la guardarono preoccupati. “Siediti”, le ordinò l’Uchiha più giovane, puntando i suoi occhi rossi nei verdi di lei e guardandole dentro. Passò qualche minuto prima che i suoi occhi tornassero neri e lui le sorridesse.
“Credo che tu sia solo stressata, Shiori. Lavori troppo.”
La donna sospirò. “Devo tenere dietro a una famiglia e a un Hokage, quando credi che possa trovare il tempo per rilassarmi?”
Shisui le si sedette accanto. “Fatevi una vacanza.” Shiori lo guardò dritto negli occhi per qualche secondo, poi entrambi scoppiarono a ridere.
“Una vacanza… ahahah… davvero divertente, Uchiha!”
“Assurdo, vero?” continuò lui.
“Si può sapere perché siete così idioti?” domandò Itachi esasperato, appoggiandosi al tavolo.
Shisui posò una mano sulla sua gamba. “Perché ti piacciamo così” disse tirando fuori la lingua.
Gli occhi di Shiori si inumidirono. “È così bello vedervi felici.”
“Shiori non puoi fare così ogni volta!” commentò Itachi con un sorriso.
“Venite stasera a cena?” chiese la kunoichi.
“Sì,” confermò Shisui. “Stavamo cercando di fare la torta, ma il principino qui, è piuttosto imbranato. Forse al millesimo tentativo ce la faremo. Sai quanto ci ha messo per imparare a cucinare le uova?”
“Forse tu non sei un bravo maestro?” domandò l’altro retorico.
“O forse perdete troppo tempo. Quando sono entrata non stavate affatto cucinando” disse lei facendoli arrossire. Poi, sorridendo si alzò, ma in quel momento un altro flash le passò la mente, qualcuno stava soffrendo… Kakashi… “C’è qualcosa…” La testa cominciò a girarle. “Che ca…” Le cose attorno a lei si facevano sempre più sfocate.
“Devi accettare questo posto. Sarai felice” sentì le voci degli Uchiha dirle, prima che diventasse tutto nero.
 
Quando riaprì gli occhi, Shiori si ritrovò in ospedale. Accanto a lei c’era un preoccupatissimo Kakashi e un altrettanto preoccupato Shikaku.
“Fratellone” disse lei. Lui le strinse la mano e lei sentì una stretta al cuore accompagnata dal forte desiderio di piangere.
“Ci hai fatto preoccupare” le disse il capoclan.
“Davvero tanto” sottolineò Kakashi.
“Siamo corsi come dei pazzi per farti arrivare all’ospedale!” esclamò Shisui, che stava in un angolo della stanza assieme ad Itachi.
“Mi… mi dispiace!” esclamò lei. “Mi avete detto una cosa strana quando stavo svenendo” ricordò.
“Ma che dici?” Shisui la guardò stralunato.
Lei scosse la testa. “Si sa che cosa…” cominciò a chiedere, ma in quel momento fu interrotta dall’ingresso di Tsunade.
“Ho i risultati degli esami” li informò.
L’Hokage scattò in piedi e guardò la bionda preoccupato. “Che cos’ha?”
“Forse volete restare soli…” consigliò il medico.
“No” disse Shiori. “Voglio che ci siano.” Non voleva che nessuno di loro si allontanasse da lei. Li voleva tutti accanto.
“Sei incinta, Shiori.” La kunoichi sbarrò gli occhi.
“Di un bambino?” chiese Kakashi.
“Di cos’altro” ridacchiò Tsunade, facendoli scoppiare tutti a ridere.
“S… Sono incinta…” balbettò Shiori confusa, poi si rivolse a Kakashi. “Sono incinta!”
L’uomo le sorrise e la baciò dolcemente. “È tutto a posto ora” le sussurrò.
Anche suo fratello l’abbracciò. “Avrò un altro nipotino!” esclamò felice.
“Shikaku…” Shiori lo guardò dritto negli occhi. “Sono felice” terminò stringendosi a lui.
 
Quella sera avevano festeggiato e tanto. Shikamaru e Yoshino erano così felici che era quasi indescrivibile. Tenzo la guardava come se si potesse rompere da un momento all’altro ed era estremamente servizievole. I piccoli, oh i piccoli erano così su di giri quando avevano scoperto che ci sarebbe stata un’aggiunta alla famiglia.
Shiori aveva ignorato quella strana sensazione per tutto il tempo. Cazzo, tendeva a rovinarsi i momenti felici, e non avrebbe permesso a niente e a nessuno di farlo con questo, soprattutto a sé stessa.
Lei e Kakashi si infilarono a letto, dopo aver messo a dormire i bambini. Lui, più di tutti, era la personificazione della gioia, e non smetteva di sorridere un secondo. Le stava dolcemente accarezzando i capelli, mentre lei teneva la testa appoggiata sul suo petto.
“Non dovrai più preoccuparti per nulla. Penserò a tutto io” le disse.
Lei si puntellò sui gomiti. “Non sono malata. Me la so cavare. Piuttosto tu… stai bene?”
Lui la guardò confuso. “Certo che sto bene! Perché non dovrei?”
“Be’…” la kunoichi guardò in basso. “Per quanto riguarda i ricordi che possono affiorare sull’altra gravidanza. Tu… Io… Insomma…”
Lui la baciò dolcemente. “Ti ho già perdonato tanto tempo fa, amore mio. Ora sono solo felice.”
Shiori scandagliò i suoi sentimenti e sembrava proprio così. “È vero!” esclamò.
“Certo che è vero, sciocca!” Le diede un bacio sulla fronte.
“C’è una cosa che non capisco…” cominciò lei. “Perché io e Hika non l’abbiamo sentito?” chiese toccandosi la pancia. “Con i nostri poteri noi…”
Kakashi alzò il suo occhio sano al cielo. “Ti fai troppe domande, Nara. Sempre troppe domande.”
Lei ridacchiò. “Cercò problemi ovunque.”
Lui la baciò ancora una volta. “Non dovresti. Ti meriti questa felicità e anche di più.” I suoi baci scesero lungo il collo di lei, facendosi sempre più caldi, più desiderosi. “Ti amo” le sussurrò. “E voglio che tu sia felice per sempre.”
Lei prese il mento di lui e gli intimò di guardarla. Gli diede un bacio appassionato, poi gli sorrise. “Sono felice” gli disse.
Tornarono a baciarsi, le loro mani vagavano sul corpo dell’altro, cercando di eliminare l’impiccio dei vestiti, cercando di liberare quanta più pelle possibile. Shiori sentiva il così forte il bisogno di lui, del suo tocco, del suo sguardo, come se gli fosse mancato per anni. Lui la guardava con amore, con desiderio, nel suo occhio bruciava quel desiderio.
Fecero l’amore con passione, perdendosi l’uno nell’altra. Il corpo di Kakashi sul suo, le loro pelli che si toccavano aveva un che di rassicurante, ma allo stesso tempo faceva paura. Temeva il momento in cui si sarebbero separati.
Le sensazioni di Kakashi la riempivano e facevano esplodere i suoi sensi. Fu proprio in quelle sensazioni, però, che notò una piccola stranezza. Mentre lui spingeva in lei, e lei infilava le unghie nella sua schiena, ansimando, sentiva il suo desiderio e sentiva il proprio, ma… Le sensazioni di lui era come se fossero “riciclate”. Ogni volta che facevano l’amore, lui provava emozioni nuove, invece in quel momento… era come se lei avesse già sentito quei sentimenti, come se lui fosse una copia, un ricordo.
I loro bacini si scontrarono e lei inarcò la schiena, gemendo. “Kakashi…” sussurrò. Forse quelle sensazioni erano dovute all’abitudine della vita di coppia, ma no non era quello. Lei lo sapeva. C’era qualcosa di sbagliato. “Sei bellissima” le disse lui all’orecchio.
Raggiunsero il piacere, zittendosi con un bacio. Fu in quel momento che i flash popolarono di nuovo la mente della kunoichi
: dolore, morte, guerra, il decacoda, l’albero, le radici, la sofferenza, Itachi, Shikaku, Kenta…
Tornò in sé, avendo compreso molto di più di quello che avrebbe dovuto. Kakashi rotolò sulla schiena e lei si appoggiò al suo petto, stringendosi a lui come se fosse la sua ancora di salvezza. Una lacrima le scese lungo la guancia ricadendo su di lui, e percorrendo il suo busto sinuosa.
“Che succede?” chiese.
Shiori deglutì e si mordicchiò il labbro. “Ti amo tanto” gli disse.
Lui le alzò la testa e la baciò. “Anche io, Shiori. Ma perché piangi?”
La donna gli accarezzò il volto con dolcezza. “Perché sono felice” mentì, mentre lo stato di calma e serenità di quel mondo falso, veniva soppiantato dalle difficoltà e dai patimenti di chi era riuscito a scampare a tutto ciò, e ancora combatteva nel mondo esterno.
 
La mattina successiva finse, così come fingeva quel mondo attorno a lei. Era così bello lì, avrebbe potuto accettare di starci, di farsi assorbire tutte le energie, finché non vi fosse morta, ma non poteva. L’aveva capito quella notte, mentre Kakashi, il finto Kakashi, la stringeva. Il vero Kakashi stava combattendo per salvarla, insieme a Naruto, Sasuke, Sakura e Obito. Li sentiva a sprazzi, ma era così.
L’aveva capito quella mattina, mentre dava la colazione ai suoi figli, mentre loro l’abbracciavano e le toccavano la pancia per sentire la piccola creatura che cresceva al suo interno. Poteva sentire i suoi veri figli a Konoha, con Shisui, che cercava di mantenerli al sicuro. Non poteva abbandonarli in un mondo oscuro.
Passeggiò per Konoha, cercando il modo, cercando le risposte al suo dilemma. In quel mondo Itachi era vivo e felice. In quel mondo suo fratello era vivo. Come poteva andarsene facendoli morire per sempre? Come poteva poi vivere sapendo di essere la causa della loro scomparsa definitiva.
Arrivò alla riserva e si appoggiò a un albero. Un cervo camminò verso di lei e le toccò la spalla con il muso. Lei gli accarezzò la testa delicatamente e sospirò. “Non posso restare” sussurrò.
“Lo immaginavo” disse una voce dietro di lei, facendola voltare di scatto. Non lo aveva sentito. Certo, era finto, come poteva.
“Shikaku, se sei qui per convincermi che questa felicità è…”
Lui scosse la testa, zittendola. “Sarebbe il mio scopo, sai? Lo scopo di tutti noi, qui nella tua testa, qui in questo mondo di gioia, ma… Credo che il ricordo che hai di me, mi abbia reso diverso dagli altri.”
“Cosa…”
Lui la abbracciò e la strinse a sé, e lei lo accolse. Sapeva che non era suo fratello, ma quell’abbraccio restava confortante.
“Sei diversa dagli altri. Gli altri non sentono il mondo esterno, quindi possono permettersi di essere inconsciamente felici, ma tu lo senti. È un problema. Ciò che questa persona che io rappresento ha sempre voluto è che tu fossi felice. Non sarai mai felice qui dentro.”
Shiori cominciò a singhiozzare. “Tu sei vivo… Itachi è vivo… Ho… aspetto un…”
“Non è vero” le sussurrò lui. “Niente di questo è vero, e tu lo sai.”
“Ma Shikaku, io…”
Lui la allontanò da sé e gli impose di guardarlo. “Non mi stai uccidendo Shiori. Io sono un ricordo utilizzato ad arte per imprigionarti qui. Ma io non imprigionerei mai la mia sorellina.”
Una nuvola oscura si posò sul cuore della donna in quel momento, veniva dal mondo esterno. Alzò lo sguardo terrorizzato su Shikaku. “Lo senti?” chiese.
“Sono nella tua mente” si limitò a rispondere.
“I miei bambini sono in pericolo?” Il Nara annuì. “Come faccio a uscire? Come faccio a salvarli?”
In quel momento i due fratelli furono circondati da delle figure. Erano Itachi e Shisui, Kakashi e i bambini, Tenzo e Shizune, Shikamaru e Yoshino, insieme a molti loro amici del villaggio.
“Vuoi distruggere un mondo in cui siamo felici?” chiese il Copia-ninja. “Il me là fuori, ce l’ha con te!”
“Shiori, io non ho avuto la possibilità di avere una vita” cominciò Itachi.
“Lasciacela, ti prego!” esclamò Shisui.
“State zitti!” esclamò Shikaku, poi si voltò verso la sorella. “Esci dal villaggio. Io li bloccherò per un po’. Sono sicuro che troverai il modo.”
“Shikaku io…”
“Ti voglio bene, peste. Vivi!” le disse, attivando il controllo dell’ombra per permetterle di scappare.
“Ti voglio bene anche io” gli disse. “A tutti voi!” Con le lacrime agli occhi corse. Era dura dover abbandonare un mondo di felicità, per quanto sapesse che era effimero. Corse combattendo contro ninja delle forze speciali che le impedivano di uscire dal villaggio, ma quella era la sua mente, poteva tenerli lontani per un po’.
Quando fu fuori dal villaggio tirò un sospiro e pensò a come fare per uscire. I suoi poteri l’avevano avvertita della falsità di quel mondo, forse i suoi poteri potevano salvarla. Raccolse tutti i sentimenti complessi dentro di sé, tutti i sentimenti delle persone che ancora combattevano nel mondo esterno, percepì le felicità degli altri rinchiusi in quella trappola, e le inviò tutte al suo bozzolo. Sapeva che non sarebbe bastato per distruggere il Decacoda, ma sarebbe forse bastato per liberare lei.
Il mondo attorno a lei cominciò a tremare, ma non si disgregava, anzi i suoi cari la stavano raggiungendo. Persino Shikaku ora era insieme a loro e le chiedeva con forza di non farlo. Quel mondo stava cercando di difendersi. Lei continuò imperterrita a inviare tutte le emozioni che poteva, a cercare di salvarsi, ma sembrava inutile.
“Sempre a combattere, eh bambina?” La voce di Isobu proruppe nella sua testa.
“Sei… sei tu?” chiese lei sentendolo più forte che mai.
“Si, e sto combattendo con la dea per fare questo, ma… prendi un po’ della mia forza.”
“Isobu, io… io voglio aiutarti!” esclamò lei.
“Aiuta te stessa, bambina, il resto verrà da sé.” Riversò in lei un po’ della sua energia, e il mondo cominciò a disgregarsi come se fosse stato un castello di carta.
“Ti punirà!”
Isobu ridacchiò. “Più di così non credo. Il fatto che fossi in pericolo, mi ha risvegliato.”
La donna si lasciò aiutare, ma voleva trovare il modo di aiutare anche lui. “Come faccio a salvare te?” chiese.
“Non preoccupartene ora. Pensa ai tuoi figli.”
Ormai attorno a lei era tutto nero, sapeva che stava per risvegliarsi. Doveva fargli una domanda però prima che anche il demone scomparisse. “Isobu, l’altro modo per fermarmi nel caso io… lo sai… è davvero impossibile?”
“Sì, ma tu mi hai dimostrato che niente è impossibile. Non è per quello, però, che non l’ho detto a Kakashi. Non volevo dare false speranze al ragazzo. Ma se fosse possibile, io Shiori sarei pron…” La voce di Isobu fu interrotta, una luce bianca scoppiò nella mente della kunoichi, che non vide più nulla.

 
Shiori riaprì gli occhi, Era affaticata e pezzi di bozzolo le ricadevano addosso. Una mano si allungò verso di lei, aiutandola a rialzarsi. Il volto cordiale del Terzo Hokage, la guardava sorridente.
“Sei sempre una sorpresa per me, Shiori” le disse.
La kunoichi scandagliò la zona attorno a sé. Sentiva tutti, tranne… “Dov’è Obito?” chiese.
“Non ce l’ha fatta” disse il Terzo dispiaciuto. “Tu ce la fai a stare in piedi?”
La donna annuì, anche se aver lanciato tutta quell’energia al bozzolo l’aveva scombussolata non poco. Sentiva che Kakashi soffriva, ma sapeva che era al sicuro, lei aveva una missione più importante da compiere.
“Shiori… Mi dispiace per quello…”
“Hokage-sama, lei ha fatto il meglio che poteva. Dico davvero.” Gli sorrise. “Ora io… Devo arrivare a Konoha… I miei figli… Non c’è tempo…”
Minato si fece avanti e le posò una mano sulla spalla. “Lascia fare a me” le disse con un sorriso.
“Minato-sama… Grazie!” esclamò lei.
“Be’… Per la famiglia si fa questo e altro” rispose lui, facendole l’occhiolino.

 
 
  
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