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Autore: kway831    29/04/2017    3 recensioni
Il naso freddo di Remus, da sotto il cappuccio, sfiorò il suo.
«Promettimi che non lo farai» mormorò con il respiro corto. «Promettimi che non tenterai di raggiungere i boschi di Dunkeld».
Tonks chiuse gli occhi. Era da tanto tempo che non appoggiava la fronte contro quella di Remus, che non si lasciava prendere il viso tra le mani, che non avvertiva l'impulso di mettersi in punta di piedi per raggiungere le sue labbra.
«Ti amo» sorrise tristemente Tonks.
Lo baciò, e quel bacio sapeva di neve.
ATTENZIONE: Storia in revisione, specialmente per quanto riguarda i primi capitoli. Leggere con cautela!
Genere: Angst, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Fenrir Greyback, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Un po' tutti | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Altro contesto, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Il tramonto si protendeva coi suoi colori sanguigni sulle colline brulle di Perth-Kinross, in Scozia, fendendo il blu della notte con abili pennellate. Di tanto in tanto un uccello solcava il cielo come un dardo infuocato, planava, atterrava sull'erba secca della prateria, beccava la terra in cerca di un vermiciattolo e spiccava di nuovo il volo con versi striduli. L'erica e i rovi scricchiolavano e si spezzavano sotto gli stivali di due adulti; dietro a loro, trotterellava distrattamente una bambina.

Il lupo e la cucciola si incamminano lungo la distesa. Davanti a loro c'è una lupa. La lupa è forte e intelligente, ma non è buona. È imprevedibile. È furba. È una volpe grigia, non un lupo: una volpe sporca e senza maschio.

Lynlee alzò gli occhi. Alistaire si era fermato, guardava lontano. Il vento gli muoveva i capelli.

«Seiche» la chiamò piano, senza voltarsi. «Vieni a vedere».

La ghalla raggiunse l'abaich. I suoi occhi si assottigliarono sull'orizzonte.

«Sembrano cavalli» osservò.

La cucciola è una principessa, il lupo in realtà è suo padre. Ma è un segreto degli stregoni, nessuno lo sa: il lupo è un difensore grande e buono. La salverà dai tutti i mostri.

«Perchè mi hai chiamato così?» chiese Seiche a bruciapelo.

«Come?»

«“Seiche”».

Alistaire si strinse nelle spalle. «Ho sentito la bambina chiamarti in quel modo e ho pensato…»

«Capisco» tagliò corto lei.

Lynlee si era avvicinata ai due adulti, li aveva osservati per conferma e si era messa a sbirciare anche lei verso l'orizzonte. I cavalli, in lontananza, sembravano piccole formiche.

«Si stanno avvicinando» osservò Alistaire.

«Saranno viaggiatori».

«Potrebbero essere predoni».

La risata di Seiche risuonò nell'aria fredda del mattino.

«Oh, non predoni» disse. «Predatori. E non immagini quanto».

Il rumore pesante degli zoccoli sul terreno aumentava. Lynlee strabuzzò gli occhi. Presto si delinearono visi irsuti di barba, sguardi truci, grosse braccia e mantelli che si sollevavano al vento insieme alla polvere. Rabbrividì. Facce Ruvide a cavallo: brutto segno.

***

In men che non si dica gli uomini li avevano circondati. Seiche e Alistaire si guardarono intorno. I cavalli sbuffavano. Il rumore degli zoccoli si alzò nell'aria ventosa della mattina, unito al respiro un po' ansante di qualcuno, i grugniti che incitavano i cavalli a calmarsi, il fuoco delle torce. Un uccello gridò in lontananza.

«Ma che piacevole sorpresa» disse la voce roca di un grosso uomo dalla pelle nera e sudata, due spaventosi occhi azzurri e un ghigno da far accapponare la pelle. «Una cagna, una cagnetta e un forestiero».

«Oh, buongiorno anche a te, Kuumo» rispose freddamente Seiche. «Vedo che vi state dando da fare».

«E sembra che non siamo i soli».

Le Facce Ruvide sghignazzarono, i cavalli a briglie tirate si muovevano nervosi.

«Dovrei punirti per la tua insolenza, dannata cagnetta, lo sai?» proseguì Kuumo, smontando di sella. «Sempre che non ci abbia già pensato il forestiero».

«La cosa ti entusiasma?»

«Oh, non molto, in verità». Sfilò un grosso coltello dalla cintura e se lo rigirò tra le mani, davanti allo sguardo teso e ostinatamente fisso di Seiche. «Ma te lo meriteresti. Quanto a te, forestiero». Alzò pigramente il viso e lo rivolse verso Alistaire. «Cosa diavolo ci fai in questa terra desolata e dimenticata da Dio in compagnia di femmine che non ti appartengono? Dovrei tagliarti la gola per questo, sai…».

«No!» esclamò spaventata Lynlee. «Lui è…»

«Stupida ragazzina!» ringhiò Kuumo avanzando di un passo. «Ti avevo avvertita che se avessi trovato di nuovo il tuo brutto musetto fuori dall'accampamento di Greyback ti avrei spezzato le ossa, o forse ricordo male? Rispondi, lurida schifosa, o giuro che…»

«Lasciala stare» lo interruppe forzatamente Alistaire.

«Cos'hai detto, lurido forestiero?»

«Ti ho detto di lasciarla stare».

Tutti scoppiarono in fragorose risate — tutti, tranne Kuumo, Alistaire, Seiche e Lynlee. L'abaich sembrava teso. Accanto a lui, la ghalla socchiuse gli occhi a labbra strette. Avanzò un passo verso Kuumo, gli accarezzò con delicatezza una guancia ispida di barba corvina, si voltò verso Alistaire e lo indicò con un dito accusatore. Lynlee si sentì mancare il respiro. Fece per stringersi al mantello dell'abaich, ma una mano di Alistaire la respinse fermamente con dolcezza. Gli occhi dell'uomo fissavano cauti ed amareggiati il volto di Seiche: una piega sottile gli era comparsa fra le sopracciglia.

«Non è pazzo» sibilò gelida la ghalla, guardandolo di rimando. «È solo un dannato forestiero, non ha diritto di stare qui. Ma mi ha messo le mani addosso. Deve pagare».

«Taci, bambolina» ghignò Kuumo, afferrandola con le mani unghiose per le spalle. «O ti assicuro che non sarà il solo».

Le risate si fecero più feroci e agitate. Lynlee indietreggiò di un passo, terrorizzata, lanciando un'occhiata ferita a Seiche, che ringhiava minacciosa tra le braccia di Kuumo. Allora cercò disperatamente lo sguardo dell'abaich: Alistaire si limitò ad abbassare gli occhi per rivolgerle una breve occhiata dolce ma terribilmente desolata.

Andrà tutto bene.

«Ora basta» si alzò una voce cavernosa tra le Facce Ruvide.

Qualcuno si voltò, altri sollevavano le sopracciglia con aria sorpresa, altri ancora presero a grattarsi la barba, nervosi ed eccitati per quello che parve l'inizio di uno scontro. In un attimo scese di nuovo il silenzio, rotto solo dallo sbuffare irrequieto dei cavalli. Tutti si voltarono a guardare il proprietario della voce, un uomo grosso quanto un orso e dall'espressione scontrosa, che usciva a grandi falcate dalla schiera degli altri compagni. Lynlee sollevò lo sguardo con timore: non ci mise molto a riconoscere la barba castano-rossiccia che andava ingrigendosi, le spalle larghe, la statura forte e massiccia, gli occhi da lupo, la lunga cicatrice che gli solcava il braccio sinistro. Era Will Ferguson.

«Torna al tuo posto, Will» ghignò Kuumo, ignorando i soffi agitati di Seiche. «Non vedi che mi sto divertendo?».

«Divertiti all'inferno, allora» fu la risposta. «Hai scelto il momento sbagliato per intrattenere il branco con le tue pagliacciate da due soldi».

Il sorriso sul volto di Kuumo si affilò, gli occhi si allargarono in un'espressione di profonda ilarità, la voce gli cambiò di tono. Lasciò andare Seiche, che cadde a terra con una smorfia furente e sconfitta.

«Oh, sento odore di invidia, Will. Invidia marcia».

«Chiudi quella dannata fogna e ascolta» intimò Will avvicinandosi truce. «Abbiamo un appuntamento a Perth, questa sera, al quale io intendo presentarmi. Se le tue stupide trovate da buffone ci fanno ritardare, giuro che nulla mi tratterrà dal prenderti a calci fino davanti alla tenda di Greyback».

Erano faccia a faccia. Kuumo gli puntò un dito sul petto con fare giocoso.

«Non provare a dirmi cosa devo fare, Will. Non ci provare proprio».

«Allora vedi di sbrigarti» rispose piano Will.

Si guardarono intensamente negli occhi, gelidi e infastiditi, o forse solo un po' annoiati. Tutti gli uomini per un lungo istante di silenzio sembrarono trattenere il repiro. Un cavallo da dietro sbuffò un mezzo nitrito.

«Tagliamogli la gola» decise infine Kuumo.

«Tagliamogli la gola» approvò lanconico Will.

«Prendete la mocciosa. Voglio che guardi».

Accadde tutto troppo rapidamente. Qualcuno l'afferrò dal dietro, strappandola dal mantello dell'abaich, e un istante dopo li avevano separati.
Gridò, scoppiò a piangere, cacciò le unghie nelle grosse braccia che la stringevano, si dimenò con tutte le proprie forze. Fu tutto inutile: la Faccia Ruvida che la tratteneva le mollò un ceffone, e qualcosa di caldo prese a scorrerle sul viso, entrarle in bocca insieme alle lacrime, a percorrerle il collo e sporcarle il vestito.
Al sapore salato si unì quello ferruginoso del sangue. Lynlee tentò di deglutire, ma il pianto le aveva reso il respiro spezzato e tremante. Fece per gridare, ma si ritrovò senza voce. Era finita.

Cedette tra le grosse braccia della Faccia Ruvida, che la sollevò da terra. Sentì l'uomo stringerla a sè, premerle il viso ispido di barba contro il collo e inspirare a fondo con forzata lentezza. Inspirò ed espirò, una volta, due, tre, con l'avidità di un animale. A poco a poco parve calmarsi.

«Non volevo farti sanguinare» mormorò poi in un sussurro profondo, appoggiando la fronte contro la sua testa con leggero affanno. «Perdonami».

Ma Lynlee guardava Alistaire, e il resto non contava. Lasciò che Will Ferguson si sporcasse il naso e le labbra del suo sangue, che le accarezzasse i capelli, che le cancellasse con le dita arrossate le lacrime che le bagnavano il viso. Le forze l'avevano abbandonata.
Allungò la mano verso il vuoto e, scossa dai singhiozzi, guaì piano.

«A'aich…»

Lo circondavano, lo avevano preso. Ormai non c'era speranza per il suo Alistaire, per il suo Protettore.
L'ultima cosa che vide fu Kuumo che gli puntava la punta affilata del coltello alla gola. Alistaire lo guardava dritto negli occhi, immobile, con lo stesso sguardo fermo da abaich che aveva mostrato il giorno prima nei confronti con Seiche.

Poi Lynlee chiuse con forza gli occhi, si coprì le orecchie con le mani, voltò la testa dall'altra parte, e tutto in un istante si fece buio. Pregò che finisse presto. Non voleva vedere il corpo senza vita di Alistaire accartocciato sull'erba secca, la gola recisa sotto il bavero del mantello e una pozza scura che si allargava sotto di lui. Non voleva bagnarsi del suo sangue ancora caldo. Voleva solo tornare a giocare con Bunny e Akemon, scappare via, andarsene lontano da quella prateria, dalle Facce Ruvide e dai loro coltelli maledetti.

La volpe lo ha tradito, e ora il lupo è accerchiato dagli sciacalli. Sono decine, lo guardano con gli occhi malvagi che brillano: ma il lupo è forte e grande, li spaventa e li sconfigge. Gli sciacalli scappano via. Il lupo li sconfigge. Li sconfigge, e loro scappano… salverà la cucciola… corrono via… il lupo li sconfigge… li sconfigge…

Qualcuno le strappò rudemente le mani dalle orecchie, prima di afferrarla per i capelli.

«Ti avevo detto di guardare, dannata ragazzina!» le ringhiò in faccia la voce di Kuumo. «Apri quegli occhi, o giuro che te li cavo con questo stesso coltello!».

Lynlee sollevò tremando le palpebre. La vista era tutta confusa e sfocata, non distingueva nulla che non fossero macchie di colori scuri sul cielo che albeggiava. Kuumo strinse la presa sui suoi capelli e le strattonò il viso verso l'alto.

«Guardalo, il tuo forestiero» lo sentì proseguire col fiato grosso e un ghigno feroce sul volto, indicandolo con la lama del coltello. «Guardalo. E vedi di fare attenzione mentre lo sgozzo, intesi?».

Lynlee si fregò gli occhi bagnati con il dorso della mano. E lo vide.
Le Facce Ruvide lo circondavano, rudi ed eccitate come cani attorno ad una preda, ma Alistaire non le degnava di uno sguardo.
Kuumo ghignò.

«Tienila d'occhio» disse poi a Will, facendo un cenno verso Lynlee. «Voglio che impari la lezione».

«Fa' quello che devi» grugnì di risposta Will. «Ma che sia rapido. Tutto questo sangue mi sta dando alla testa».

Kuumo annuì con un verso, lasciò la presa sui suoi capelli, si voltò e tornò da Alistaire. Lynlee gemette piano.

«N-no… lui… lupo mannaro… per favore…»

«Oh, taci, ragazzina» mormorò Will Ferguson. «Voglio ascoltare».

La voce di Kuumo si alzò nel vento della prateria.

«Abbassa gli occhi, lurido cane».

«L-lupo… come noi…»

«Non hai il coraggio di uccidere un uomo che ti guarda?» sentì mormorare la voce profonda dell'abaich in tono forzatamente gentile. «Mi aspettavo di più dal branco di Greyback».

«N-no… lupo… per favore…»

«Non osare parlare di cose che non conosci, dannato forestiero!» ringhiò Kuumo.

«Uccidimi». Il ronzio degli insetti riempì le orecchie di Lynlee per un lungo istante, e la bambina tacque. Il viso in fiamme le pulsava. Non aveva fiato. «Fallo. Avanti».

«Hai paura, forestiero».

Si sforzò e strizzò gli occhi. Attraverso un velo di lacrime vide Alistaire scuotere impercettibilmente la testa, la lama alla gola e gli occhi fissi in quelli di Kuumo.

«Sei tu ad averne».

«Non sfidare la mia pazienza, lurido cane» lo avvertì Kuumo.

Lynlee si aggrappò debolmente al mantello di Will Ferguson. L'uomo la guardò infastidito.

«No... » riuscì a guaire con un filo di voce. «Ti prego…»

«Si può sapere che diavolo ti prende, ragazzina?».

«Lupo mannaro… come noi…»

Il ringhio di Kuumo fece vibrare l'aria.

«Intendi prenderti gioco si me, forestiero? Abbassa quei luridi occhi quando ti parlo!»

«Kuumo» mormorò ad alta voce Will, guardando con esitazione Lynlee. «Kuumo, aspetta».

Le Facce Ruvide si voltarono di nuovo verso di loro. Will Ferguson, a terra con la bambina stretta tra le braccia, alzò il viso verso Kuumo e Alistaire. Poi lasciò sciolse la presa su Lynlee, si tirò in piedi e li raggiunse.

«Forestiero» disse. Gettò una breve ma eloquente occhiata a Kuumo, appoggiò una mano su quella tesa del compagno che stringeva il coltello, glielo sfilò dalle dita e mormorò: «Sono cicatrici, quelle che ha addosso».

Tutti videro Will Ferguson gettare il coltello a terra con disprezzo, sotto lo sguardo astioso e deluso di Kuumo.

«Ehi, Will» esclamò confuso qualcuno tra le Facce Ruvide. «Che succede? Perchè non lo sgoz…?».

«Taci, Filnan» ringhiò seccato Will, afferrando le briglie di un grosso ed imponente cavallo bruno. Il giovane chiamato Filnan impallidì. «Siamo già fin troppo in ritardo».

Montò in sella e le altre Facce Ruvide lo imitarono. Persino Kuumo, recuperato il proprio coltello e gettato uno strano sguardo su Seiche, seguì di malavoglia i compagni. Alistaire trasse un profondo respiro, le sue spalle si rilassarono. Lynlee balzò in piedi e arrancò una debole corsa.

«Abaich

Alistaire la vide, si accovacciò, e Lynlee si rifugiò tra le sue braccia. Lo strinse con tutta la poca forza che le rimaneva dopo quella terribile mattina. Lui era rigido. Forse non se l'aspettava.

La volpe è sconfitta dalle sue stesse trame, gli sciacalli fuggono via: il lupo e la cucciola sono salvi.

***

Quando ebbe il controllo del proprio cavallo, Will Ferguson lanciò un'occhiata ad Alistaire: lo straniero, che si era accovacciato per consolare in un abbraccio la piccola Lynlee, gli rispose con uno sguardo riconoscente.






Note dell'autrice: Dovrei utilizzare questo spazio per dire qualcosa di serio, e difatti sarà quello che farò… se solo mi venisse in mente qualcosa di serio da dire. Altrimenti vi invito alle solite recensioni buone\cattive\lancio di pomodori e patate\quello che vi pare. Spero che la storia non sia assimilabile ad un omogenizzato di seconda marca (come invece temo); ad ogni modo, lasciatemi un piccolo commentino! Mi fareste strafelice. Intanto grazie a tutta la bella gente che mi supporta, che recensisce e che ha infilato questa umile storia tra le sue preferite, seguite o ricordate.
Ciao e alla prossima,

- Kway


   
 
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